Rassegna stampa del 25 Gennaio 2005 |
Da "La Sicilia" del 25 gennaio 2005 la polstrada "Meno vittime per gli incidenti" Leone zingales. Palermo.
La patente a punti, secondo gli ultimi dati della polizia stradale relativi al 2004 ha ridotto il numero di vittime rispetto all’anno precedente. "Si tratta di dati incoraggianti - ha spiegato il comandante della polstrada Carmelo Vinci- che speriamo siano confermati anche quest’anno. I nostri numeri indicano comunque una tendenza in linea con il calo registrato nel 2003, quando ci fu una diminuzione dei morti rispetto al 2002 ". E’ stata confermata la diminuzione delle violazioni relative all’uso del casco e delle cinture di sicurezza già registrata all’indomani dell’entrata in vigore della patente a punti (1 luglio 2003). Le violazioni accertate per guida sotto influenza di sostanze stupefacenti sono state invece superiori a quelle fatte registrare nel 2003: tre in più nel 2004 rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda gli incidenti in autostrada, dove la Polizia stradale opera in via esclusiva in ragione delle convenzioni con le società concessionarie, si registra un risultato più favorevole: gli incidenti mortali sono infatti diminuiti. "Prima succedeva - ha aggiunto il colonnello Vinci - che i punti di detrazione sulla patente in caso di autoveicolo passato con il semaforo rosso, con personale impossibilitato alla identificazione del conducente, si comminavano al proprietario del veicolo. In molti casi, però, gli stessi proprietari sostenevano di non essersi trovati al volante di guida in quel momento ma che l’autoveicolo era stato utilizzato da altri. Adesso, sempre in riferimento all’infrazione di passaggio col semaforo rosso, al proprietario del veicolo si eleverà una multa di 143 euro e non si avranno conseguenze sui punti della patente". In pratica si toglieranno punti soltanto ai conducenti che verranno colti in flagranza di infrazione. Quando ci si troverà di fronte ad autovelox e ad altri strumenti elettronici che non saranno in grado di identificare chi è alla guida, scatterà soltanto la sanzione pecuniaria per i proprietari degli autoveicoli. Insomma solo con un sostanzioso numero di pattuglie, la polstrada potrà togliere punti agli automobilisti indisciplinati: solo la flagranza del reo consentirà la detrazione del punteggio. Da "Giornale di Brescia" del 25 gennaio 2005 Ha investito una ragazza ed è fuggito Il giudice scarcera l’autista "pirata" di viale Venezia
È stato scarcerato ieri mattina, dopo l’udienza davanti al
giudice monocratico, il bresciano di 33 anni che venerdì scorso
aveva investito una giovane donna in viale Venezia ed era poi fuggito
senza prestarle soccorso. La vittima, una ventiseienne, aveva riportato
alcune fratture giudicate guaribili in 60 giorni e l’investitore,
M. L. di 33 anni, originario della Sardegna ma residente da tempo a Brescia,
era stato rintracciato il giorno successivo dalla Polizia stradale ed
arrestato con le accuse di lesioni gravi colpose e omissione di soccorso.
Ieri è stato portato in Tribunale per il processo per direttissima
e il giudice, accogliendo una richiesta di rinvio avanzata dal difensore,
non ha convalidato l’arresto ed ha disposto la scarcerazione dell’imputato.
Con quelle accuse avrebbe dovuto essere fermato in flagranza per poter
essere arrestato e tenuto in carcere, e non quindici ore dopo l’incidente.
Gli agenti della Stradale sono riusciti a individuarlo perchè nell’incidente
l’Alfa 164 del trentatreenne aveva perso lo specchietto retrovisore
esterno. Da quel pezzo gli investigatori hanno rintracciato l’auto
e ovviamente il suo proprietario. L’incidente era avvenuto alle 21
di venerdì: la giovane donna che percorreva viale Venezia diretta
verso S. Eufemia, si è fermata al distributore automatico di sigarette
pochi metri dopo l’incorcio con via Benacense. Mentre risaliva sull’auto
è stata travolta dall’Alfa 164 che prima l’ha spinta
contro la portiera e quindi l’ha sollevata da terra e gettata da
alcuni metri di distanza. Mentre la ventiseienne veniva soccorsa, l’automobilista
investitore aveva preferito continuare la corsa e tentare di dileguarsi.
Aveva però lasciato sull’asfalto quello specchietto blu metallizzato
che lo ha poi "incastrato".
Da "Il Messaggero" del 25 gennaio 2005 Più agenti e segnaletica più chiara di FILIPPO SATTA* *
Ordinario di Diritto Amministrativo all’Università la Sapienza
Con la sentenza depositata ieri, con il n. 27, la Corte costituzionale ha fatto giustizia di una norma profondamente iniqua del codice della strada: quella che, in caso di mancata identificazione del trasgressore, imponeva di togliere punti alla patente del proprietario del veicolo. L’iniquità, di percezione intuitiva immediata, stava nel porre il proprietario del veicolo di fronte ad una alternativa secca tra due mali: fare il delatore e quindi denunciare il trasgressore o assumersi le conseguenze dell’infrazione altrui. Certo fare il delatore è mestiere antico quanto il mondo, in voga in tutti i regimi nei quali la polizia domina la vita quotidiana. La civiltà, neppure giuridica, ma in senso assoluto, senza aggettivi, non lo ama. Vuole che chi pretende qualche cosa la provi. Spetta alla polizia, ai carabinieri, ai vigili identificare chi ha commesso l’infrazione e punirlo; non è né dovere né diritto del proprietario denunciare il guidatore e quindi esonerare le forze dell’ordine da un loro preciso compito. Si possono fare due obiezioni, una “falsa” e l’altra serissima. Si può dire che così si lasciano impunite molte infrazioni e che questo è un male. L’obiezione non coglie nel segno perché è inevitabile che ciò accada. La percezione di ogni infrazione stradale diversa dalla sosta e dall’eccesso di velocità si consuma in un attimo. Per individuare tutti i trasgressori si dovrebbe organizzare un qualche gigantesco meccanismo di controllo, ad esempio per fotografare i conducenti con un grado di dettaglio sufficiente a consentirne l’identificazione. Sarebbe impresa titanica della cui sensatezza è ragionevole dubitare. Senza che ciò suoni come magra consolazione, non si dimentichi del resto che più del 90% dei reati rimane impunito. La seconda obiezione, serissima, è che dopo la sentenza della Corte il proprietario conducente, responsabile dell’infrazione, può sottrarsi alle proprie responsabilità ed alla decurtazione dei punti della patente, negando la propria presenza alla guida. L’obiezione è seria non tanto perché qualcuno può sfuggire alla sanzione che si merita, ma perché coinvolge profili etici e civili di qualche rilievo. Per evitare di perdere punti non ci si assume la responsabilità delle proprie azioni. Si nega quasi la propria identità. Come è palese, così facendo si afferma una sorta di diritto del più furbo. Questo sarebbe malamente accettabile se si parlasse sempre di violazioni del codice realmente meritevoli di sanzione. Il problema è che così non è. Gran parte delle contestazioni, da cui deriva il problema di identificare il conducente, nasce da vere e proprie vessazioni, come è di comune esperienza: in due parole, da appostamenti fatti ad hoc per cogliere in fallo di fronte a cartelli e limiti insensati. Vicende così giustificano il ricorso ad una sorta di legittima difesa, che chiede semplicemente di non dover sottostare ad onerose irrazionalità. Di male in peggio, in un certo senso. La conclusione è una sola. Il gioco spetta a chi ha il potere. Comuni, Province, Anas, da una parte, razionalizzino la segnaletica sulle strade, e gli organismi di polizia stradale, dall’altro, prevengano le violazioni e rilevino infrazioni reali, se così si può. Si conquisteranno un’autorità morale, che ben pochi avranno il coraggio di contestare, negando se stessi. Da "Corriere Adriatico" del 25 gennaio 2005 Secondo i dati di polstrada e carabinieri il calo è del 9,4% rispetto al 2003 In un anno 386 vittime in meno ROMA
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La patente a punti, secondo gli ultimi dati di polizia e carabinieri relativi al 2004 e resi noti una quindicina di giorni fa, ha ridotto il numero di vittime di poco meno del 10 per cento rispetto all’anno precedente. I morti su strade e autostrade sono stati infatti 3.735 nel 2004, contro i 4.121 del 2003, 386 vittime in meno per una diminuzione pari al 9,4%. Complessivamente, gli incidenti stradali sono stati 158.220, contro i 170.099 del 2003. Quelli mortali sono calati da 3.696 a 3.338 (-9,7%). Buone notizie anche sul fronte feriti: se ne sono registrati 7.606 in meno (-6,4%). “Si tratta di dati incoraggianti - spiegarono alla Polstrada - che speriamo siano confermati anche nei prossimi mesi, quando saranno conteggiati anche gli incidenti rilevati dalle polizie locali. I nostri numeri indicano comunque una tendenza in linea con il calo registrato nel 2003, quando ci fu una diminuzione dei morti rispetto al 2002 pari al 10,7% (dati Istat)”. Nel corso del 2004 Polizia stradale e Carabinieri hanno impiegato 4.073.115 pattuglie (+7% circa rispetto al 2003), accertando 3.124.395 violazioni, con una decurtazione di 4.108.432 punti patente (nel 2003 i punti decurtati sono stati, a partire dal 27 ottobre, 613.644). Le patenti ritirate sono state 99.071 (+16,8%). Confermata la diminuzione delle violazioni relative all’uso del casco (62.725, -55,5% circa) e delle cinture di sicurezza (233.407,-29,7% circa), già registrata all’indomani dell’ entrata in vigore della patente a punti (1 luglio 2003). I servizi con misuratori di velocità sono stati 42.424 e le violazioni accertate per superamento dei relativi limiti sono state 959.061 (+6,8%). All’aumento dei controlli sulle condizioni psico-fisiche dei conducenti con etilometri e strumenti precursori (148.118 conducenti controllati nel 2004, +24% circa ) è corrisposto l’aumento delle violazioni accertate per guida in stato di ebbrezza alcolica (39.641, +17,4%). Da "AltaLex" del 25 gennaio 2005 Patente a punti e Corte cost. 27/05: divagazioni a prima lettura! di Luca Guerrini E’
illegittimo togliere i punti della patente al proprietario di un veicolo
che non sia stato identificato mentre commetteva un’infrazione. Peccato che, se non Vi cautelate autodenunciandoVi, rischiate che la sanzione “accessoria” di soli due punti di patente si trasformi in una sanziona pecuniaria minima di Euro 343,35. Forse esagero, ne vengo da un disturbo febbrile, ma, procedendo con calma, proverò a chiarirmi. Come è noto, l’art. 126-bis del Nuovo codice della strada ha introdotto, con effetto a decorrere dal 1 gennaio 2003, la ormai celebre patente a punti. Da circa due anni, tutti noi sappiamo che, ogni qualvolta commettiamo un illecito amministrativo, quest’ultimo determinerà non solo la “solita” sanzione pecuniaria, ma anche la ben più temibile sanzione accessoria della decurtazione dei punti. Per primo in Italia, il Giudice di Pace di Voltri, nella persona del dott. Nativi, con ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale in data 8 novembre 2003 (in Nuova giur. lig., 2004, I, 5), ha rilevato un profilo di incostituzionalità dell’art. 126-bis, comma 2 laddove il medesimo prevede(va) che, nel caso di mancata identificazione del trasgressore, la decurtazione dei punti dovesse essere operata a carico del proprietario del veicolo, salvo che il medesimo non comunicasse all’organo di polizia procedente, entro trenta giorni dalla richiesta, i dati personali e della patente del conducente al momento della violazione. Una simile norma, recita l’ordinanza menzionata, "appare in contrasto con l’art. 3 Cost. in quanto attribuisce una responsabilità oggettiva del proprietario del veicolo per fatto altrui con una sanzione di carattere personale". In altre parole, poiché la decurtazione dei punti è sanzione sui generis più facilmente accostabile alle sanzioni penali che a quelle civili, pare errato (e contrario ai principi di cui alla L. 689/81) costruire un sistema di solidarietà a carico del proprietario del veicolo per le violazioni commesse dal trasgressore. Trascorrono i mesi e l’opinione di chi vede nell’art. 126-bis, comma 2 N.C.d.S una norma palesemente configgente con il dettato costituzionale si moltiplicano tanto che, sul ruolo della Camera di consiglio della Consulta del 15 dicembre scorso, si legge che ben 10 sono stati i giudici di pace italiani che hanno sollevato questione di legittimità costituzionale del menzionato articolo. Fin qui nulla di nuovo, se non la speranza di noi trasgressori di poterci nel futuro limitare a pagare “multe salate” ma di avere salva la patente, naturalmente quando “non ci fermano”. Oggi 24 gennaio 2005 il sito web di Repubblica pubblica in mattinata (penso in anteprima) la notizia sullo “stop” della patente a punti a seguito della bocciatura dalla Consulta. E l’idea che la Corte costituzionale abbia “ristabilito le cose” la serbo durante la lettura di 14 delle 15 pagine che corro a stampare nel pomeriggio, quando la sentenza viene “pubblicata” dal medesimo efficientissimo sito. Come si legge nella motivazione sopra riportata, i giudici costituzionali hanno accolto le censure di violazione dell’art. 3, ritenendo l’art. 126-bis disposizione “irragionevole”. La Consulta spiega il perché della bocciatura e il punto 9.2.2 si chiude come segue: “l’art. 126-bis, comma 2, del codice della strada, nella parte in cui assoggetta il proprietario del veicolo alla decurtazione dei punti della patente quando ometta di comunicare all’Autorità amministrativa procedente le generalità del conducente che abbia commesso l’infrazione alle regole della circolazione stradale, deve essere dichiarato costituzionalmente illegittimo”. Fin qui bene, benissimo. Segue però un - a mio modesto parere – funesto presagio nel punto 10. Punto di poche righe ma capace di modificare la pregnanza dell’intera sentenza. “L’accoglimento della questione di legittimità costituzionale, per violazione del principio di ragionevolezza, rende, tuttavia, necessario precisare che nel caso in cui il proprietario ometta di comunicare i dati personali e della patente del conducente, trova applicazione la sanzione pecuniaria di cui all’articolo 180, comma 8, del codice della strada”. Detto altrimenti: non Vi ricordate chi era al volante? Peggio per Voi. La vostra patente è salva ma sarete tenuti a sborsare circa 350 Euro (questo appunto prevede l’art. 180, all’8 comma). Oltre alla somma prevista per la violazione commessa; questo va da sé. Gli effetti di questa pronuncia? La sanzione accessoria della decurtazione dei punti della patente a carico del proprietario del veicolo non potendo essere automatica (per Bacco, era incostituzionale!) diviene coattiva, o se si preferisce socialmente automatica. Per la serie, si stava meglio (e molto) quando si stava peggio. Da oggi, infatti, scordarsi di inviare la comunicazione con i dati del trasgressore significa correre concretamente il rischio di vedersi notificare un avviso di pagamento di Euro 350,00 circa. E, visto che – personalmente - non me lo posso permettere, ogni qualvolta mi arriverà una “multa”, impiegherò ben meno di trenta giorni ad effettuare la comunicazione richiestami; e se non ero io al volante, pazienza, tanto la macchina in realtà la uso quasi sempre io! Queste le divagazioni di un praticante avvocato che legge una sentenza che, dovendosi pronunciare sulla possibile bocciatura di un sistema per diverse ragioni iniquo, lo ha modificato, rendendolo peggiore, e per giunta in palese contrasto con le linee guida che il Ministero dell’Interno ha dettato la scorsa estate con alcune note e circolari (l’invito è a leggere la circolare Min. Interno del 12 agosto 2003 “Disposizioni per l’applicazione della disciplina della patente a punti”, in cui al punto 3 si spiegano proprio le ragioni per cui non può trovare applicazione la sanzione prevista dall’art. 180, 8 comma). A proposito, cosa dice l’art. 180 N.c.d.S.? “Chiunque, senza giustificato motivo, non ottempera all’invito dell’autorità di presentarsi, entro il termine stabilito nell’invito medesimo, ad uffici di polizia per fornire informazioni o esibire documenti ai fini dell’accertamento delle violazioni amministrative previste dal presente codice, è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da Euro 343,35 a Euro 1.376,55”. Rimane una speranza: che “illuminati” Giudici di pace forniscano un’interpretazione estensiva della locuzione “senza giustificato motivo” ed affermino che non è possibile imporre ad un cittadino di ricordare, a distanza di mesi, se si trovava o meno alla guida della sua auto in circostanze di tempo e luogo ricostruibili attraverso non un evento (i “vigili” non lo hanno neppure fermato) ma una data e un’ora. Mi sembra di essere tornato a scuola, quando il Preside del Liceo aveva sempre qualcosa da dire sulla “giustificazione” che gli portavo. Chissà che i Giudici di pace non decidano di chiudere un occhio quando alla domanda “chi era quel giorno al volante?” diventerò rosso. Un po’ per l’imbarazzo di non saper rispondere, ma molto più per il timore di veder così aspramente sanzionata la mia scarsa memoria. Da "L’Unione Sarda" del 25 gennaio 2005 Inchiesta aperta La polizia stradale: non sono in regola i metodi di trasporto a. b Lo
sguardo fisso, immobile sul blocco di granito quasi conficcato nella
cunetta della statale Tempio-Palau. Ieri mattina, Filippo Delizos non
si è spostato un attimo dal suo autoarticolato. La Polizia Stradale
ha raccolto subito la sua ricostruzione dell’incidente che è
costato la vita a Salvatore Cassoni. Lui ha risposto alle domande degli
agenti, facendosi forza, senza tentennamenti. Forse il pianale reso
viscido dalla pioggia e una approssimativa sistemazione del blocco di
granito, sono alla base della tragedia. Il camionista di Luras però
non parla, se non con i poliziotti." Non è il momento ?
risponde ad un invito di ricostruire l’incidente ? sono scioccato. Non
sono situazioni che fanno piacere queste". Poche parole che non
servono a comprendere quale sia lo stato d’animo del camionista. Dice
molto di più lo sguardo di Delizos perso nel vuoto. Vicino ci
sono gli agenti della Stradale di Tempio che hanno iniziato subito gli
accertamenti disposti dal pubblico ministero Giovanni Porcheddu. L’ipotesi
dell’inchiesta aperta dal magistrato sulla fine dell’impiegato di Aggius,
è omicidio colposo aggravato dalla previsione del reato. In altre
parole, il pm ritiene che Salvatore Cassoni sia morto a causa del comportamento
di chi avrebbe dovuto e potuto prevedere le conseguenze del suo operato.
Per questo sono stati disposti una serie di accertamenti sia sulla condotta
di guida del camionista di Luras, sia sulle modalità di sistemazione
del blocco sul pianale dell’autoarticolato. Dalle primissime verifiche
è emerso che il camion, al momento dell’incidente, non andava
oltre i 50 chilometri orari. Il pubblico ministero ha disposto il sequestro
della motrice, del semirimorchio e del cronotachigrafo, lo strumento
che registra la velocità del pesante mezzo. Ma il pm ha anche
chiesto agli agenti di esaminare le normative che regolano il trasporto
dei massi di granito. "In altre regioni ? spiega il dirigente della
Stradale di Tempio, Tonino Pintus ? questi tipi di trasporto avvengono
con l’ancoraggio dei massi, mediante catene o fasce di acciaio. Esiste
evidentemente un problema di sicurezza". A quanto pare, il sistema
dell’ancoraggio non viene adottato perché mette in pericolo la
vita dei camionisti. In caso di spostamento del carico, infatti, il
camion si ribalta insieme al masso. Tutto vero, ma la morte di Salvatore
Cassoni è assurda. Da "Corriere della Sera" del 25 gennaio 2005 Trucchi, scuse, bugie Le furbizie anti-multa Fabrizio Roncone ROMA
Gli italiani che fanno i furbi. Che non vogliono punti tagliati sulla patente. Facce toste. Senza vergogna. L’altro giorno, racconta un vigile di servizio in piazza del Parlamento, "ho fermato un automobilista che, guidando, parlava al telefonino". Non l’aveva riconosciuto. "Era un deputato. Ma gli ho contestato ugualmente l’infrazione, esattamente come hanno stabilito i giudici della Consulta e lui... beh, lui m’ha detto subito che non aveva alcun telefonino. Ma poi...". Poi s’è sentita una vocina metallica e isterica provenire dal basso, come stesse tra le gambe dell’onorevole. "Era la moglie che urlava: Mariooo!". L’onorevole aveva nascosto il cellulare, ancora acceso, in un posto non riferibile. Storie così, in un giorno che comunque rilasserà migliaia di automobilisti. La sentenza della Corte Costituzionale "purtroppo, ci farà fare un passo indietro", dicono i funzionari della Polstrada, che chiedono di restare anonimi, niente nome e niente cognome, perché su questa storia, "se diciamo la verità, rischiamo di farci male". Però, lo stesso, ripetono: ci sono voluti mesi di fatica vera "per modificare le abitudini stradali degli italiani, per incutergli un poco di timore" e adesso, invece, "tutto diventerà più complicato". Più di quanto già non lo fosse. Perché poi gli italiani s’erano fatti venire qualche ideuzza per riuscire a schivare i temuti punti. Esempio: certi avevano cominciato "a intestare l’automobile a due, tre persone diverse - racconta un funzionario della polizia Stradale -. E questo, ovviamente, ci complicava moltissimo il lavoro quando, per esempio, dovevamo sanzionare un eccesso di velocità rilevato in autostrada: come facevamo infatti a stabilire chi fosse al volante?". Ancora. "C’erano pure quelli che una volta ricevuta la multa a casa, entro i trenta giorni stabiliti dalla legge, ci scrivevano dicendo che alla guida del veicolo non c’erano loro, ma una certa tal dei tali". Che invece era... "O era la moglie, o la madre, che magari avevano la patente ma non guidavano più: o addirittura poteva essere la figlia minorenne. Che così si beccava il reato di "guida senza patente", facendoci però perdere mesi, con la multa che andava, veniva, tra ricorsi e controricorsi". Lasciamo stare che i siti web sono pieni di mappe degli autovelox. A Napoli, sulle prime, avevano cominciato a vendere magliette con la cintura di sicurezza disegnata. "Ma naturalmente - racconta Angelo Giuliani, comandante del primo gruppo dei vigili urbani di Roma - non mancano quelli che, appena fermati da una pattuglia, se la tendono addosso... e poi, quando gli facciamo notare che non è agganciata, ci guardano allibiti e ci dicono: certo che non è agganciata... l’ho appena sganciata, per parlare con lei. Non si può?". Paradossi dialettici. E anche giuridici. A Roma, racconta l’avvocato Giacinto Canzona, "un ciclista passò con il rosso un semaforo e, per questo, si vide togliere dieci punti sulla patente in un colpo. Il ricorso, così, si basò sul concetto che fosse appunto paradossale equiparare una bicicletta a una moto". A Torino, per questo genere di ricorsi, è stata addirittura aperta un’agenzia. "Il cliente entra e ci spiega il genere di ricorso di cui ha bisogno: e siccome noi li abbiamo prestampati...". Vigili urbani e agenti della Stradale sottolineano un pericolo: "L’obbligo di dover identificare chi commette l’infrazione peggiorerà la scena stradale soprattutto in città come Roma, Napoli, Palermo, Bari". Dove, temono, "si tornerà a passare con il rosso senza davvero mezzo scrupolo. Dove torneranno certo quelli che guidano, con disinvoltura, contromano. Dove troveremo sempre più automobili parcheggiate davanti alle fermate degli autobus o nei posti riservati ai disabili".Italiani furbi. Italiani disonesti. |
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