Circa il 70% del peso di un’auto uscita dalla
pressa dopo la bonifica del demolitore è composto da elementi metallici che
possono essere inviati alle fonderie e che oggi vengono efficacemente
recuperati, mentre il rimanente 30% è costituito da vari tipi di plastiche e
schiume poliuretaniche (provenienti da cruscotti, imbottiture e sedili) per le
quali il riutilizzo è ancora difficoltoso. È quanto rivela un’inchiesta
pubblicata da Quattroruote che, nel numero di giugno, ricostruisce l’intero
procedimento di riciclaggio delle vetture fuori uso, dalla consegna al
demolitore fino al "frantumatore" che le trasforma in materiali
riutilizzabili. Questi materiali per legge non potrebbero finire
in discarica. Tuttavia, una proroga consente quest’ultima soluzione fino al 31
dicembre 2008 proprio perché attualmente nel nostro Paese non esistono
alternative praticabili. Quattroruote sottolinea come lo stoccaggio di
questi materiali nelle discariche costa da 80 a 110 euro a tonnellata. Lo
spreco è causato dalla diffusa ostilità italiana nei confronti dei
termovalorizzatori (da noi in numero insufficiente, mentre potrebbero bruciare
il "fluff" ricavandone energia, come già avviene in altri Paesi
europei) e dall’assenza di uno sbocco commerciale per le plastiche riciclate,
il cui utilizzo non è incentivato. Le dimensioni del fenomeno sono diventate
particolarmente rilevanti quest’anno con gli incentivi alla rottamazione
introdotti dal Governo, che porteranno a demolire almeno 700 mila macchine nel
solo 2007.
Da help_consumatori.it
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