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Rassegna stampa Alcol e guida del 29 maggio 2007

A cura di Alessandro Sbarabasa e Roberto Argenta

 

CORRIERE SALUTE

 

Donato Greco: «25 mila morti all’anno per alcol»

Gli italiani bevono poco e bene

Lo dice una ricerca dell’Ispo di Renato Mannheimer.

Il Ministero della Salute : «Attenzione però a messaggi troppo rassicuranti»

ROMA - Gli italiani bevono poco e bene, associando il consumo di alcolici alla buona tavola. Il 90 per cento infatti afferma di bere poco, privilegiando la qualitá, mentre solo il 4% ammette di alzare talvolta il gomito. Il 48% non beve per nulla, mentre il 23% beve spesso ma in modo moderato (*). I dati sono stati forniti da una ricerca presentata oggi a Roma dall’Ispo, l’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione presieduto da Renato Mannheimer. Tuttavia Donato Greco, a capo del Dipartimento di prevenzione e comunicazione del ministero della Salute, punta il dito contro «messaggi tranquillizzanti come questo, che noi non condividiamo in alcun modo». E ricorda, a margine dell’incontro, che ben «il 14% degli italiani beve troppo», e che l’alcol «provoca 25 mila morti l’anno». Rappresenta, dunque, «un grosso problema del Paese su cui occorre tenere desta l’attenzione». «Non abbiamo misurato quanta gente si ubriaca in Italia - replica Mannheimer rispondendo ai giornalisti - nè tantomeno i morti provocati dall’alcol. Ci siamo limitati a fotografare, intervistando un campione di 806 italiani over 18, l’atteggiamento culturale della popolazione. Ed emerge chiaramente che gli italiani sono più moderati (**), più temprati sul fronte alcol, rispetto ad altri popoli europei. Non cambierò certo la mia ricerca - prosegue - per motivi politici. Ci limitiamo a rappresentare i fenomeni per quello che sono, e la fotografia che emerge dal nostro studio è quella da noi descritta».

 

 Video: il vino fa bene?

http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=ebd861d6-0de5-11dc-b87d-0003ba99c53b

(***)

 

IL MINISTRO: BENE MA ATTENZIONE

«I dati presentati oggi dall’istituto di ricerca del Professor Mannheimer sul rapporto tra gli italiani e l’alcol, messo a confronto con quello esistente in altri Paesi europei, appaiono in linea con quanto già rilevato da precedenti ricerche dell’Oms» ha commentato il ministro della Salute Livia Turco. «Queste ricerche evidenziano come l’ubriacatura, con conseguente intossicazione acuta da alcol, resti un fenomeno ancora limitato rispetto ad altri Paesi europei. Tuttavia sarebbe un errore sottovalutarlo, perché le stesse statistiche dell’Oms ci mostrano un pericoloso incremento dell’abitudine al bere per ubriacarsi, anche nel nostro Paese e soprattutto tra i giovani. Basti pensare che se nel 1999 la percentuale dei giovani italiani che si ubriacavano almeno tre volte in un mese era del 3%, nel 2003 (ultimo anno di osservazione disponibile) risultava del 7%. Quindi più che raddoppiata, anche se sempre inferiore a quella di molti Paesi europei. Per questo i risultati dell’indagine di Mannheimer, per quanto confortanti laddove mostrano una maggioranza di approcci corretti al bere (****), non devono fuorviarci da una forte attenzione alla correlazione tra abuso di alcol e salute.

RIMANE PROBLEMA ABUSO - Il Ministero della Salute nell’occasione ha diffuso alcuni dati che dimostrano come l’abuso di alcool resta infatti uno dei principali fattori di rischio di malattia e morte. (*****)

•In Italia l’abuso di alcool uccide almeno 20 mila persone ogni anno.

•7 mila muoiono per cirrosi epatica

•Oltre 2.500 giovani, perdono la vita per incidenti stradali causati dal bere.

•Più di 100mila italiani si ricoverano, ogni anno, in ospedale per conseguenze dell’abuso di alcool

•L’alcool contribuisce a tante malattie, dalle patologie epatiche ai tumori, dalle malattie cardiovascolari a quelle nervose. D’altra parte l’Italia è un Paese in cui il consumo di bevande alcoliche, e in particolare di vino, fa parte di una radicata tradizione culturale e l’assunzione moderata di alcol è una consuetudine alimentare molto diffusa, oltre che socialmente accettata.

 

(*) Nota: bastano questi primi dati per capire che il titolo è impreciso. Un titolo più corretto poteva essere “Gli italiani pensano di bere poco e bene”.

Anche il dato riportato del 48% di astemi/astinenti sta a significare che questi dati sono ben lontani dalla realtà.

 

(**) Nota: “pensano di essere”, “dichiarano di essere”, che è molto diverso da “sono”.

Forse sono solo meno consapevoli, riguardo al loro bere.

 

(***) Nota: questo video va visto, perché rappresenta uno dei rarissimi esempi di informazione corretta e scientifica in questo campo pubblicata su un organo di informazione di larga diffusione.

Complimenti ad Andrea Ghiselli, cui oggi questa rassegna viene inoltrata per conoscenza.

 

(****) Nota: ancora, mi ripeto: non sono “approcci corretti”, ma persone che ritengono di avere un approccio corretto. Chi si occupa di problemi alcolcorrelati sa bene l’enorme differenza.

 

(*****) Nota: riguardo all’utilizzo del termine “abuso”, indefinibile dal punto di vista pratico e scientifico, ho già scritto molte volte in rassegna su quanto a mio modesto parere sia un gravissimo errore, perché porta le persone a pensare che il problema riguardi sempre altri diversi da sé (ciascuno considera “uso” il proprio bere, “abuso” quello di qualcun altro), lasciando così le cose come stanno e vanificando in questo modo ogni possibilità di risultato in termini di prevenzione.



ASAPS.IT

Germania, addio bevute per i neopatentati

Il parlamento approva il divieto assoluto per gli under 21 e per tutti coloro che sono patentati da meno di 24 mesi

Nel paese della “velocità consigliata”, si stringono le viti in materia di sicurezza

(ASAPS) BERLINO, 29 maggio 2007 – Era nell’aria, ma nonostante le polemiche e tante, tantissime delazioni, la fermezza teutonica non si è smentita: venerdì scorso il Bundestag, la Camera Bassa del parlamento federale tedesco, ha detto sì al divieto per i neopatentati che intendano mettersi al volante, di assumere alcolici. Dunque, il codice stradale germanico si modifica ed integra una disciplina in materia di ebbrezza, già considerevolmente rigida, nonostante il paese dei lander sia uno dei principali produttori mondiali di birra e figuri tra i maggiori consumatori di vino e di superalcolici. Il pacchetto, prevede che i giovani al di sotto dei 21 anni e tutti coloro che abbiano conseguito il titolo alla guida da meno di 24 mesi, considerati per la loro inesperienza più soggetti ad incorrere in sinistri stradali, anche in condizioni di alcolemia entro gli 0,5 grammi di alcol per litro di sangue, non possano toccare alcolici prima di mettere in moto. Un divieto analogo, è già in vigore da tempo per i conducenti professionali (trasportatori, tassisti, sanitari ed autisti di veicoli a noleggio), con l’aggravante del raddoppio della sanzione oltre la soglia degli 0,11% g/l. Le forze di polizia tedesche, per legge, possono obbligare il conducente a sottoporsi sia all’analisi dell’alito che al prelievo di sangue presso una struttura ospedaliera. Chiunque violerà la legge, incorrerà però in una sanzione da 125 euro, oltre alla decurtazione di due punti dalla patente: il discorso diviene invece penale in caso di incidente stradale. Da tenere però in debita considerazione il fatto che se un conducente neopatentato, evidenzierà anche la minima traccia di alcol, vedrà raddoppiare il periodo di prova della patente, da due a quattro anni. Soddisfazione è stata espressa dal ministro dei trasporti Wolfgang Tiefensee e dagli organi federali e locali di polizia, visto che nel solo 2005, in Germania, più di 2mila giovani autisti, di età compresa tra i 18 ed i 21 anni, sono rimasti coinvolti in incidenti stradali sotto l’effetto di sostanze alcoliche. La camera bassa del parlamento, ha votato il provvedimento a larga maggioranza, ottenendo voti anche dall’opposizione, grazie all’impegno della Grosse Koalition. (ASAPS)


 
WALL STREET ITALIA

GB, ETICHETTE SALUTISTE SUI DRINK 

(9Colonne) - Londra, - Informativa sui rischi per la salute su tutte le bevande alcoliche in Gran Bretagna dall’anno prossimo: lo ha annunciato il governo, che ha raggiunto un accordo con le aziende produttrici del settore. Verranno create nuove etichette che includeranno dettagli su quante unità alcoliche ogni drink contiene e i livelli da non superare, per uomini e donne, se dopo aver bevuto ci si mette alla guida. (*) L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che in Gran Bretagna il binge drinking, cioè consumare 10 o più unità in una sola sessione per gli uomini e 7 o più per le donne, è un grosso problema di salute pubblica. Oltre 7,1 milioni di inglesi bevono in quantità che generano pericolo. Probabilmente le nuove etichette includeranno anche le raccomandazioni per le donne incinte o che desiderano concepire: il consiglio è di non bere alcol affatto, mentre in generale la dose giornaliera per un uomo sano è di 3-4 unità al giorno e per una donna di 2-3 unità. Un’unità di alcol equivale a 10 ml di alcol puro; in pratica, una pinta di birra o un bicchiere di vino rosso o bianco contengono due unità.

 

(*) Nota: prima di mettersi alla guida, il livello da non superare è zero.


 
IL GAZZETTINO

Ingegnere sgozza la moglie per gelosia

Belluno

NOSTRA REDAZIONE

Uccide la moglie con un coltello da cucina e si costituisce alla polizia. Erano le undici e 20 di domenica sera quando in Questura è arrivata una telefonata: «Credo di aver ucciso mia moglie». Immediatamente è scattato il pronto intervento. L’operatore del 113, registrato il nome e l’indirizzo dell’uomo, invia due pattuglie, una della Volante e un’altra della Squadra Mobile, che partono subito verso Cavarzano, destinazione l’appartamento al terzo piano del condominio in via Alpago 56. Quando i poliziotti arrivano nella abitazione trovano la donna a terra nel bagno, in un lago di sangue.

Antonio Soccol, 49 anni, ingegnere edile alla Diab di Fortogna, Longarone, azienda che produce materiali plastici, è stato subito arrestato per l’omicidio della moglie, Miriam Parissenti, 44 anni, ostetrica ai consultori dell’Ulss 2 di Feltre, entrambi di origini agordine. È stato l’uomo ad indicare agli agenti il luogo in cui si trovava la salma, il bagno, prima di mettersi nelle loro mani senza opporre alcuna resistenza. Inspiegabili al momento, i motivi alla base del folle gesto. Qualcuno dice che l’uomo bevesse un po’ troppo spesso, altri insinuano che la serenità familiare fosse stata turbata da un adulterio. Ma potrebbe trattarsi anche di una profonda crisi depressiva che ha avuto come conseguenza un’azione folle e imprevedibile. Questa sarebbe l’ipotesi più accreditata al momento dai poliziotti che indagano coordinati dal sostituto procuratore Roberta Gallego. Di certo, quando i poliziotti sono arrivati nel condominio signorile rosso mattone, in un quartiere residenziale del capoluogo, l’uomo era confuso ma non ubriaco. In uno sprazzo di lucidità Soccol ha affidato la figlia dodicenne ai vicini. Prima delle undici e mezzo ha suonato il campanello della dirimpettaia, l’ex assessore all’istruzione Maria Teresa Cassol, chiedendole di tenere la piccola, senza dare alcuna spiegazione.La ragazzina, come hanno accertato in seguito i poliziotti, non ha visto né sentito nulla. Mentre il papà ammazzava la mamma, lei dormiva nel suo lettino. La mattina dopo si sarebbe dovuta alzare presto, per andare a scuola, in prima media. Invece si è trovata a passare la notte dai vicini e la mattina è stata accompagnata dai nonni materni ad Agordo. «La mamma si è sentita male ed è dovuta andare in ospedale» le hanno detto. Ma chissà se con il sesto senso dei ragazzini la piccola ha intuito la tragica verità. Sul posto anche i vigili del fuoco, cui il Suem ha chiesto di intervenire con l’autolettiga. Ma appena giunti a Cavarzano, nella villetta fronte strada proprio davanti alla casa di riposo Gaggia Lante, sono stati rimandati indietro. Ormai, per la vittima, non c’era più niente da fare. La donna è stata uccisa con più coltellate, pare due, alla gola. Quando i poliziotti hanno aperto la porta del bagno hanno visto la vittima, che indossava il pigiama, distesa a terra con il collo squarciato, immersa in un lago di sangue. Non sembrerebbe che abbia reagito, né che abbia avuto una colluttazione con il marito. Così come lui non aveva macchie di sangue sul corpo e sui vestiti. Su un mobiletto era appoggiato un grosso coltello da cucina, con la lama insanguinata. La Polizia Scientifica ha effettuato i rilievi del caso, che saranno utili ai colleghi della Mobile per il proseguo delle indagini. L’appartamento è stato messo sotto sequestro. Il magistrato ha disposto l’autopsia.
Il caso è chiaro. Il colpevole ha confessato, costituendosi alla Polizia, per cui il lavoro degli inquirenti non sarà teso ad individuare l’omicida. Ieri mattina l’avvocato difensore di Soccol, Claudia Bettiol, ha visitato il suo cliente nel carcere di Baldenich. «È confuso, perso, quasi inebetito e preoccupato per sua figlia» ha riferito il legale. Ma non sembra sia emerso niente sulle ragioni alla base del gesto. L’indagine dovrà chiarire proprio questo, anche per formulare l’accusa di omicidio volontario o preterintenzionale. Sembra escluso l’omicidio premeditato.
I vicini e i conoscenti dipingono i Soccol come una coppia seria, riservata e tranquilla. Onesti lavoratori, genitori di una bimba coscienziosa, amante della musica (suona molto bene il pianoforte) e bravissima a scuola. Una famiglia di quelle che non danno nell’occhio. Finché non si trovano al centro della tragedia.

Simona Pacini

 
IL GAZZETTINO (TREVISO)

IN TRIBUNALE. Assolto giovane trentino 

Aveva bevuto mentre aspettava il carro-attrezzi

Bassano

Aveva bevuto, sì, ma mentre aspettava il carro-attrezzi, non prima di mettersi al volante. Ieri, in Tribunale, Michele Ghilardi, 22 anni, di Spera (Tn), è stato assolto da un’accusa di guida in stato di ebbrezza. Il 9 aprile 2006, mentre con due amici si recava a un concerto, il giovane uscì di strada con la propria vettura, a S. Nazario. Erano le 20.30, circa un’ora più tardi arrivò una pattuglia della Polstrada per i rilievi e solo verso le 24, in ospedale, fu sottoposto al test alcolimetrico, risultato positivo. Il giovane ha sempre sostenuto che, visto che il concerto era perduto e che aveva delle birre in macchina, le consumò coi compagni in attesa dell’autogru. I due amici hanno confermato la versione in aula. Il Ghilardi è stato assolto. (*)

 

(*) Nota: questo episodio rappresenta in maniera esemplare la vergognosa situazione della mancanza di una cultura dei controlli in materia di alcol e guida.

Non è accettabile che chi ha un incidente venga sottoposto a controllo dell’alcolemia dopo più di tre ore.

Ci fosse una logica, e una cultura dei controlli, una persona che, uscito di strada, poi bevesse alcol sapendo (e qui sta il punto) che verrà sottoposto ad un controllo dell’alcolemia non solo non dovrebbe essere assolto, ma la sua manifesta stupidità dovrebbe casomai essere valutata come un’aggravante.

C’è ancora molto da lavorare.


 
L’ARENA.IT

Appuntamenti domani e il 6 giugno

Una vita senza alcol Due serate con Acat per capire come si fa

Bere fa male. Assunto forse banale, ma secondo l’Acat di Verona (Associazione Club Alcolisti in Trattamento) spesso sottovalutato. Ecco quindi due incontri, domani e il 6 giugno, alle 20.30, nella sala polifunzionale di via Brunelleschi 12, zona Stadio, per spiegare le conseguenze del consumo di alcol ed educare alla sobrietà come stile di vita.

«Le conseguenze non sono soltanto fisiche», spiega Giampaolo Mazzi, presidente Acat Chievo, «ma anche e soprattutto sociali». Gli incontri fanno parte del progetto «Un elefante non è una rosa», che si propone di sensibilizzare alla prevenzione dei comportamenti a rischio dovuti al consumo di alcolici e alla costruzione di una rete di solidarietà tra associazioni con diverse finalità.

Il progetto è rivolto a tutta la comunità, bambini, giovani adulti e anziani, in linea con la filosofia da sempre adottata dall’Acat: «Nei nostri club abbiamo sempre cercato di coinvolgere le famiglie degli alcolisti in un cammino condiviso, condividendone le diverse storie, le speranze, le gioie e i dolori». L’obiettivo dei Programmi Alcolici Territoriali è da sempre quello di contribuire allo sviluppo di una comunità con caratteristiche familiari. Gabriella, di un atro club Acat di Avesa, riferisce che il problema dell’alcol colpisce uomini e donne di tutte le classi sociali e professionali, con un aumento, negli ultimi anni, proprio delle donne. Nei due incontri organizzati verrà applicata una tecnica innovativa che prevede, accanto alle normali conferenze e dibattiti, un approccio teatrale per coinvolgere il pubblico attraverso la messa in scena di monologhi e personaggi che restituiranno le informazioni scientifiche e il luoghi comuni sotto forma di vissuto tramite l’emozione espressa dalla grammatica corporea e della parola recitata.

L’Acat è un’associazione onlus privata che si occupa dei problemi dovuti all’alcol secondo la metodologia dello psichiatra croato Vladimir Hudolin: «Non serve abbandonare l’alcol se non inizia un cambiamento della persona, della persona e della comunità». Per maggiori informazioni chiamare l’Acat Verona Chievo allo 045.57.63.95.

Alessio Pisanò

 
IL GAZZETTINO (PADOVA)

MONSELICE 

«La proposta del no all’alcol nei locali notturni va discussa al Tavolo sulle politiche giovanili»

 Monselice

(O.M.) I giovani dimenticati. Sono quelli di Monselice. Mai coinvolti nel dibattito sulla proposta di vietare l’alcol nei locali notturni della città dopo l’una. Il confronto, con toni talora accesi, ha coinvolto politici, gestori dei bar e associazioni di categoria. Mai loro, i diretti interessati.

A promuovere un’apertura verso i giovani è ora il gruppo di minoranza "Per Monselice". «Penso che nessuno possa negare che la concentrazione di tanti giovani nei locali notturni di Monselice , soprattutto nei fine settimana - dice Francesco Corso dell’opposizione - ha generato problemi. È necessario trovare una soluzione che tenga conto di tutte le esigenze. Quello che mi stupisce è l’assenza di una proposta che ritengo quasi ovvia: aprire un dialogo con i giovani».
Tuttavia gli strumenti per interagire con i giovani ci sono. Taluni sono stati istituiti recentemente. «C’è un assessore alle Politiche giovanili - afferma Corso - Il consiglio comunale ha istituito all’unanimità il Tavolo sulle politiche giovanili. Non è domandare troppo se chiediamo di coinvolgere i giovani nella soluzione dei problemi legati al divieto di somministrazione dell’alcol dopo l’una di notte e sui modo che usano per ritrovarsi e socializzare durante le ore notturne»
I rappresentanti del "Tavolo", composto in larga parte da ragazzi fra i 16 e i 29 anni, potrebbero rappresentare dei validi interlocutori per i politici locali. «Tante volte parliamo a sproposito di partecipazione. Ma quando c’è la necessità di praticarla - sostiene Pierluigi Pegoraro, anch’egli consigliere d’opposizione - ci dimentichiamo degli strumenti che sono stati creati per facilitarla. L’amministrazione comunale dovrebbe veramente fare un passo indietro e chiamare i giovani a discutere sui temi che sono sul tappeto e che li toccano da vicino. È necessario aprire un dialogo con tutto il mondo dell’associazionismo giovanile di Monselice. La gioventù non va criminalizzata, va coinvolta e valorizzata. Perché i giovani sono una risorsa, e non un problema».

O.M.


 
LA SICILIA

Giù dal viadotto per 30 metri Illeso l’automobilista 

che però è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza 

Un pauroso volo di 35 metri con l’auto dal viadotto Giulfo, lungo la Ss 640, complici un bicchiere di troppo e l’alta velocità. Alla fine del movimentato incidente verificatosi all’alba di domenica, C. F. nisseno di 29 anni, è uscito completamente illeso dall’abitacolo della sua Fiat “Punto”, ma non del tutto bene gli è andata quando gli agenti della Polizia stradale si sono accorti che s’era messo al volante della sua auto ubriaco fradicio. E, come se non bastasse, aveva pure esagerato nel pigiare il pedale dell’acceleratore (*). Per lui, a quel punto, in un sol colpo, è arrivata la denuncia all’Autorità giudiziaria per guida in stato di ebbrezza e la sospensione della patente con effetto immediato, da cui per di più gli sono stati decurtati 5 punti anche per l’alta velocità abbinati ad altri 10 punti.
Matinée certamente tutto da scordare insomma per il giovane automobilista che, al volante della sua “Punto”, era diretto verso Agrigento quando, nell’imboccare a missile una curva a destra al chilometro 48, ha perso il controllo della vettura, che è piombata in pieno e ha travolto segnali e transenne del cantiere che c’è sul viadotto Giulfo per lavori in corso. L’auto, finendo fuori strada, ha fatto un volo di trenta metri per poi “atterrare” nella scarpata sottostante dopo aver capottato più volte.
Nemmeno un graffio per il conducente che, trasportato al Pronto soccorso, non ha voluto farsi refertare. L’auto, invece, è andata distrutta. I guai per C. F. sono arrivati al momento di sottoporsi al test dell’etilomentro della Polstrada, che lo smascherato quando nel suo sangue ha rilevato una presenza di alcol oltre la soglia consentita.
Altre due patenti per eccesso di velocità sono state ritirate dalla Stradale durante i rituali controlli preventivi del fine settimana, mentre altri quattro automobilisti, cui è stata sempre contestata la velocità esagerata, sono stati multati ma per loro non è scattato il ritiro. Tra venerdì e domenica, inoltre, la Polstrada ha accertato 51 violazioni al Codice della Strada, sottraendo di riflesso 117 punti dalle decine di patenti per mancato uso delle cinture, del casco e mancata revisione dei veicoli.

Valerio Martines

 

(*) Nota: l’euforia alcolcorrelata può portare a sottovalutare il pericolo, e quindi ad andare più veloci.



TGCOM

Ex Blur: "Orge con alcol e cocaina"

Buttato oltre un milione di sterline

Alex James l’aveva detto: "Sono il secondo membro più alcolizzato della band più alcolizzata del Regno". (*) Oggi l’ex bassista dei Blur ratifica in un libro, "Bit Of A Blue", in cui racconta di aver speso più di un milione di sterline per acquistare champagne e cocaina. "Facevo orge e spendevo tutti i guadagni ottenuti con il gruppo in alcol e droghe" dice il musicista, che ha affiancato Damon Albarn nella sfida con gli Oasis.
La rivelazione choc di Alex James risalire proprio al periodo di maggior successo dei Blur, sul finire degli anni Novanta, quando tutta la Gran Bretagna cantava "Vindaloo". Proprio il successo portò con sè i party a base di cocaina e l’assalto delle fan, che però venivano "comprate" la sera a suon di coppe di champagne e dimenticate la mattina seguente.
"Una notte, nel 1998, ero al Copacabana Palace di Rio e il tour manager mi portò in camera un’enorme bottiglia di champagne - racconta James. - Intorno all’albergo c’erano moltissime fan, così decisi di invitare le più carine nella mia camera. Calcolai che ce ne volevano almeno cinque per finire quella bottiglia... Le feci salire e subito dopo ’collassai’ sul letto e lasciai che mi ricoprissero di champagne e di baci".
Dopo quella sera, James racconta di aver detto basta al sesso occasionale, non tanto per redimersi quanto per avere più tempo e soldi da spendere in droga. "Così potevo drogarmi di piu" spiega.
Sempre nel libro, rivela che Graham Coxon potrebbe riunirsi alla band, dopo averla abbandonata nel 2002. "Staremo tutti quanti in studio quest’estate - dice, - per vedere se ce la facciamo". Graham lasciò i Blur durante la registrazine di "Think Tank", settimo album della band, in Marocco. Le ragioni del suo addio non si sono mai sapute: forse la sua insofferenza verso Damon Alarn che si occupava della direzione artistica del gruppo, o forse la decisione di affidarsi al DJ Fatboy Slim come produttore.

 

(*) Nota: un titolo davvero prestigioso, bravo.


 
LIBERO NEWS

Prima del sesso un goccetto

Eva Mendes è riuscita a vincere l’imbarazzo di girare scene hot bevendo vodka e succo d’arancia 

LOS ANGELES, - Eva Mendes ha rivelato il suo segreto per girare le scene di sesso davanti alla telecamera: l’alcol. Nonostante abbia un fisico invidiabile che mostra abitualmente sulle copertine dei giornali, la bella attrice ha infatti rivelato di provare particole imbarazzo nel girare scene di sesso sul set. La sua "prima volta" è stata con Joaquin Phoenix, che veste i panni del suo fidanzato in We Own The Night, film di James Gray presentato a Cannes.
«Ho preso una vodka con succo d’arancia, e mi sono sentita meglio», ha detto Eva. L’attrice ha precisato: «Sono molto professionale e non è mia abitudine bere al lavoro ma quella mattina l’ho fatto». La Mendes ha ringraziato il regista per aver deciso di girare la scena alla fine delle riprese, in modo che lei si sentisse più sicura e a suo agio.
La sua nuova missione dopo aver vinto l’imbarazzo sul set? Riuscire a entrare nel cast del prossimo film di Gabriele Muccino. (Libero News)


 
IL MATTINO (AVELLINO)

LIONI 

Si proietta il film su alcol e giovani

 FLAMINIO BROGNA Lioni. Sarà proiettato questa mattina alle 10,30 presso il Cinema nuovo di Lioni il cortometraggio «Autunno blu» che tratta dell’abuso di alcol tra i giovani e delle stragi del sabato sera. La manifestazione rientra nella giornata finale della sesta edizione della Rassegna «Il cinema con tematiche sociali 2007», curato dall’Associazione Chiara Project Onlus con la regia di Loreta Di Chiara. Protagonisti gli alunni delle scuole medie di Lioni, Conza, Teora coadiuvati dai loro docenti. «Il grande successo ottenuto dai cortometraggi "La Cantina di Zio Peppe" e "Cuore di Pane", presentati con successo dalla Regione Campania al Salone dell’editoria della Pace di Venezia - spiega Loreta Di Chiara - e soprattutto il dilagare dell’abuso di alcool presso le più verdi generazioni ci ha incoraggiati a portare avanti il progetto di un altro audiovisivo nato nell’ambito della campagna di informazione, educazione, prevenzione dell’uso e l’abuso di Alcool a cui l’associazione da anni lavora . "Autunno Blu" vuole essere un viaggio poetico nelle emozioni girato in ricordo del bimbo investito mentre nell’autunno dell’anno scorso era in strada con la sua mamma». Durante la cerimonia di presentazione del cortometraggio, come supporto alla campagna di informazione, educazione, prevenzione dell’uso e l’abuso di Alcool, sarà presentato anche l’opuscolo «No all’alcool sì alle tisane». Saranno presenti alla manifestazione tutti gli alunni delle scuole medie di Lioni, Conza e Teora, i sindaci di comunie i dirigenti scolastici.


 
LIBERO NEWS

Paris Hilton: in carcere o in beauty farm?

Gli amici dell’ereditiera sono fin troppo ottimisti

 Si sta avvicinando la data dell’incarcerazione di Paris Hilton: la bionda ereditiera dovrà passare 23 giorni dietro le sbarre per aver guidato senza patente (ritiratale dalla polizia perchè trovata ubriaca al volante).
Se inizialmente i suoi amici e sostenitori hanno addirittura firmato una petizione per evitare alla Hilton il carcere, ora sembrano aver cambiato idea.
Le persone più vicine alla cantante ed attrice, nonché protagonista insieme a Nicole Richie del reality "The Simple Life", quando parlano della loro cara amica dietro le sbarre sembrano descrivere una persona che si sta accingendo a fare una vacanza in beauty farm: "La prigione - ha dichiarato il fashion designer Alvin Valley, caro amico della Hilton - è la cosa migliore che le possa mai capitare". "Sta diventando più famosa che mai. Dietro le sbarre - ha affermato un’altra persona vicina all’ereditiera - potrà perdere peso e senza make-up o prodotti per i capelli e la pelle avrà la possibilità di farli respirare e così saranno ancora più belli". Insomma, a quanto si racconta, la galera potrebbe essere per Paris una sorta di Spa.
Ma, non tutti sono dello stesso avviso come lo scrittore David Patrick Columbia. Amico caro della famiglia Hilton, ha dichiarato al magazine Style di essere molto preoccupato per tutta questa faccenda: "Guidare ubriachi è un crimine serio. La gente muore per questo. Penso che la prigione potrebbe decretare la fine di Paris Hilton e della sua carriera".


 
CORRIERE ADRIATICO

Le cose sono migliorate ma resta il problema integrazione

Quartiere in cerca di riscatto

FERMO - Africani, cinesi, slavi, sudamericani, rumeni. In una parola: stranieri. Ormai sono presenti in ogni comune ma non c’è dubbio che Lido Tre Archi resta una delle zone marchigiane in cui se ne trovano di più. Sono una buona parte della popolazione residente. La maggioranza, la minoranza? Poco importa. Il problema è che c’è un po’ di tutto: musulmani, cristiani, cattolici, induisti e chi più ne ha più ne metta. Tutti insieme in uno “scacco” di terra che si affaccia sul mare. Uno “scacco” che poteva essere il fiore all’occhiello di Fermo, l’unico sbocco sulla costa insieme a Marina Palmense del Comune capoluogo della nuova Provincia. Invece, le scelte urbanistiche scellerate, sbagliate, poco lungimiranti fatte nel passato ne hanno segnato il destino. In poche centinaia di metri quadrati si concentrano più di mille e quattrocento appartamenti. Di recente è stato costruito un nuovo grattacielo e a poca distanza, a San Tommaso, sono in costruzione altre due palazzine con decine di abitazioni. Palazzi, palazzoni, grattacieli. Tradotto: cemento. E tantissimi mini appartamenti, 40-50 metri quadrati. Affittati, spesso in nero e a prezzi esosi, ad extracomunitari che qui hanno stabilito da anni il loro quartier generale. Con fenomeni di violenza che hanno raggiunto, specie in passato, anche picchi molto preoccupanti. In passato, appunto, perché a fatica ma con grande tenacia, specie per la determinazione degli abitanti del quartiere che hanno scritto lettere, inviato fax e inscenato proteste per richiamare l’attenzione del Comune, le cose nel tempo sono via via migliorate. Anche se il problema delinquenza non è del tutto risolto. Bisogna lottare ancora.
Le forze dell’ordine predispongono servizi quasi giornalieri di pattugliamento della zona. Ma è difficile tenere la situazione sotto controllo. Il problema clou resta l’assunzione di alcol che tra gli stranieri dilaga, specie tra alcune etnie. E di fronte a gruppi di decine di ubriachi scalmanati e che danno alla vita un valore ben diverso a quello a cui sono abituati gli italiani, è difficile prevenire, frenare, tamponare. Più spesso capita di intervenire a fatti compiuti: danneggiamenti, risse, botte, schiamazzi e, quando va male e la situazione degenera, ci scappa pure il morto. Come è accaduto domenica sera. Una litigata per futili motivi è finita nel sangue.
Negli ultimi anni, come si diceva, grazie alla spinta arrivata proprio dai fermani residenti nel quartiere, il Comune ha cercato di rimediare ai gravissimi errori del passato: ha provato a “bonificare” il quartiere, a ripulirne le piazze, i giardini pubblici, a renderlo più bello, più vivibile, più appetibile. I risultati si vedono: oggi Tre Archi, nonostante la eccessiva concentrazione demografica, è un quartiere diverso rispetto a quello che si poteva vedere anni fa. Nel prossimo futuro, con l’apertura del ponte sul Tenna che collega a Porto Sant’Elpidio e con il casello dell’autostrada lì, a due passi, le cose potranno andare, non c’è dubbio, ancora meglio.
Resta da risolvere il problema della convivenza tra le varie etnie: come detto Tre Archi, in piccolo, rappresenta il mondo. E’ su questo, oltre che nella prevenzione dei crimini e nell’abbellimento urbanistico, che dovrà investire e tanto il Comune. Tre Archi ha grandi potenzialità, può riscattarsi da un passato nero e da cancellare. C’è bisogno di una grande forza di volontà per farlo. Non bisogna mollare.Affinché fenomeni di violenza come quelli di domenica sera restino isolati, marginali, statisticamente irrilevanti.


 
CORRIERE ADRIATICO

Nel centrosinistra sono emerse posizioni diverse anche nell’ultima riunione politica

Il caso Rom rischia di spaccare la maggioranza

Oggi in Consiglio la mozione di An contro l’insediamento di qualunque campo di nomadi

APPIGNANO - A distanza di poco più di un mese, la strage di Appignano del Tronto oggi (martedì) tornerà dolorosamente d’attualità sotto l’aspetto della discussione politica. Questo pomeriggio, infatti, a Palazzo San Filippo, è all’ordine del giorno la mozione presentata dai consiglieri di Alleanza Nazionale (Vittorio Crescenzi, Massimiliano Brugni, Pasqualino Piounti e Attilio Fedeli) in merito al “possibile ripristino del campo nomadi di Appignano del Tronto”. Un documento che si annuncia esplosivo e che potrebbe creare problemi alla tenuta della maggioranza. I consiglieri dell’opposizione chiedono esplicitamente all’Amministrazione provinciale di esprimersi contro l’ipotesi di insediamento di un altro campo nomadi Rom nel territorio piceno. Una richiesta forte, suggellata da motivi di ordine pubblico dopo che proprio un giovane automobilista Rom, Marco Ahmetovic quel maledetto 23 aprile investì ed uccise quattro giovani appignanesi. Su questa tragica vicenda il presidente Rossi ha mantenuto la sua posizione solidale esponendosi anche a feroci attacchi politici. Ha sostenuto che la tragedia è stata provocata non da un Rom perchè Rom ma da un’automobilista ubriaco al volante come purtroppo è avvenuto in altre disgrazie stradali. Ma nel centrosinistra non tutti la pensano allo stesso modo e le posizioni diverse sono emerse anche nell’ultima riunione politica. «E’ vero che la tragedia è stata provocata da un automobilista ubriaco - ha detto il capogruppo della Margherita - ma è anche vero che il problema dell’insediamento dei Rom era già stato denunciato dalla comunità appignanese che li sopportava a fatica». Come riuscire allora ad evitare che la maggioranza si possa spaccare «e che l’opposizione possa trarne vantaggio dalla speculazione politica» come sostengono alcuni consiglieri Ds? E’ ovvio che la mozione ha un valore strettamente politico ma scarsa efficacia. Non spetta al consiglio provinciale stabilire se una comunità Rom possa insediarsi o meno in un posto. E’ un compito, eventualmente del prefetto, impedire che ciò possa accadere. Ad esempio, se un proprietario terriero vende un appezzamento ai Rom con trattativa privata cosa può fare la Provincia? Ed è proprio l’impossibilità ad agire la tesi sulla quale punterà Rossi nella risposta ai consiglieri di Alleanza Nazionale i quali però chiederanno un pronunciamento del consesso su questa spinosa vicenda. Insomma si annuncia una battaglia a Palazzo San Filippo nell’auspicio che i lutti difficilmente accettati dalla comunità appignanese non siano il pretesto per accendere lo scontro politico e acuire i distinguoin entrambi i versanti. Forse anche per questo motivo, prudentemente, il sindaco di Appignano del Tronto, Nazzarena Agostini, non ha ancora indetto la seduta consiliare pubblica sull’intera problematica e sulla storia dell’insediamento Rom nel piccolo centro della Vallata del Tronto. Quale risultato amministrativo, quale sintesi potrebbe emergere da quel tipo di dibattito in un paese costellato, in un solo mese, da una serie impressionante di lutti? Intanto l’automobilista Ahmetovic, a distanza di più di un mese dal terribile incidente, resta rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto in attesa che le analisi sul suo sangue possano dare risultati probanti sia per l’accusa che per la difesa.

MARIO PACI


CORRIERE ADRIATICO

Lo zingaro è in carcere da oltre un mese e non supera lo choc

Una psicologa per Ahmetovic

APPIGNANO - Mercoledì mattina Marco Ahmetovic, il ventiduenne rom che il 23 aprile scorso ha spezzato la vita di quattro giovani appignanesi a seguito di un incidente stradale lungo la provinciale che da Appignano conduce a Castel di Lama, verrà sentito per la seconda volta da una psicologa.
Nella prima circostanza al giovane sono state rivolte alcune domande riguardanti la propria famiglia ma in particolare per chiarire se prima dell’accaduto fosse un bevitore abituale e se avesse in qualche circostanza assunto sostanze stupefacenti. L’incontro di domani servirà presumibilmente a completare il quadro generale del sistema di vita del giovane rom che si trova recluso presso il carcere di Marino del Tronto dal 24 aprile scorso, ossia il giorno successivo all’incidente.
Quando sul posto giunsero a distanza di pochi minuti i carabinieri, Marco Ahmetovic, in evidente stato d’ebrezza, si ribellò all’arresto opponendo resistenza. Dopo aver trascorso alcune ore piantonato in ospedale il rom venne trasferito all’infermeria del carcere ascolano per motivi di sicurezza in quanto si temeva che qualcuno potesse mettere in atto nei suoi confronti un’azione di ritorsione. Dopo essere rimasto in infermeria per una decina di giorni, Marco Ahmetovic è stato trasferito in cella in compagnia di un altro giovane, ma separato dai detenuti del giudiziario nel timore che potesse subire un’aggressione. Da quando ha messo piede nel supercarcere il rom non ha ancora rivisto la moglie, i due figlioletti ed i genitori, che sembrerebbe si siano stabiliti momentaneamente in un campo rom della Campania, anche se il magistrato li abbia autorizzati. Si teme che qualcuno possa attenderli all’uscita del carcere dopo la visita.
Fino ad ora l’avvocato Felice Franchi, che si sta occupando del caso per conto della famiglia Ahmetovic, non ha presentato in procura istanza di scarcerazione per il suo assistito. Il legale sta attendendo che il sostituto procuratore Pirozzoli abbia preso visione di tutti gli accertamenti che ha commissionato ai carabinieri per avviare la procedura di richiesta della concessione degli arresti domiciliari che avverrebbero in un campo nomadi.
Appare non ipotizzabile che il ragazzo, una volta fuori dal carcere, possa mettere in atto un piano di fuga dall’Italia.
“In tutto questo tempo - ci ha detto l’avvocato Franchi - Marco Ahmetovic non mi ha mai chiesto di sollecitare la sua scarcerazione. Il suo pensiero è costantemente rivolto al tragico incidente di quella sera, un pensiero che difficilmente riuscirà a cancellare dalla sua mente”. Il dottor Pirozzoli, rientrato da un breve periodo di ferie, appare intenzionato ad accelerare l’iter investigativo per arrivare poi a fissare la data del processo.

SANDRO CONTI


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I dati diffusi dal Comune

Giovani e alcol Scatta l’allarme

Mercoledì, 30 Maggio 2007
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