Introduzione
Quando parliamo
di alcol, senza ulteriore specificazione, intendiamo di solito riferirci
all’alcol etilico (o etanolo), uno dei membri di una “famiglia” di composti
chimici, cui appartiene - per la cronaca - anche il metanolo (l’etanolo, ad
esempio, ha formula grezza C2H5OH, il metanolo CH3OH). Le “bevande alcoliche”
sono così dette perché contengono etanolo, prodotto dalla fermentazione degli
amidi e del glucosio contenuti nei cereali, nella frutta ed altro, oppure dalla
distillazione di tali prodotti. Quando un soggetto assume alcolici, l’alcol
viene rapidamente assorbito dallo stomaco e dall’intestino. Così assorbito,
essendo eccezionalmente solubile in acqua e di basso peso molecolare, viene
rapidamente distribuito in tutti i tessuti e fluidi del corpo. La gran parte
dell’alcol (90-95%) viene metabolizzata per via ossidativa dal fegato. In
riferimento alla sua concentrazione nel circolo sanguigno, questa raggiunge in
genere il massimo livello dopo 10-20 minuti dall’avvenuta assunzione.
assai sensibile alla presenza di etanolo. Questo fatto è di estrema importanza
in tutte quelle attività che richiedono, in termini di sicurezza, una costante
attenzione, in particolare la conduzione di un veicolo. I nefasti effetti
dell’alcol sulla sicurezza di guida sono ormai ben noti, e si è dimostrato che
crescono molto rapidamente all’aumentare della quantità di alcol assunta dal
conducente. La guida sotto l’influenza dell’alcol, disciplinata dall’art. 186
del codice della strada, rappresenta attualmente nel nostro paese il maggior
fattore di rischio per incidente stradale grave o mortale (anche in
considerazione del fatto che l’alcol interagisce con le droghe, purtroppo assai
utilizzate dai giovani). Nei paesi di lingua inglese questo fenomeno viene
spesso indicato con gli acronimi DUI (Driving Under the Influence) e DWI
(Driving While Intoxicated).
In questa sede ci interessa esaminare in che termini venga espressa la parte di
alcol che va in circolo: questa quantità, rapportata al volume di sangue
considerato, viene chiamata Alcolemia. Tuttavia, al fine di procedere
pianamente, non sarà inutile richiamare prima due concetti elementari di
statistica: quello di proporzione e quello di rapporto.
foto Coraggio
Proporzioni
Immaginiamo di avere una scatola contenente 96 palline, parte bianche e
parte nere. Ci chiediamo quante sono le palline nere. Per conoscere questo
dato, contiamo le palline nere e vediamo che ce ne sono 36. Risultato: delle 96
palline, 36 sono nere e (96-36)=60 sono bianche. Fine. Supponiamo ora che
un’altra persona abbia un’analoga scatola, contenente stavolta 400 palline dei
due colori. Si pone anche lui il problema, e conta le palline nere. Sono 150.
Conclude, quindi, che delle 400 palline nella scatola, 150 sono nere e
(400-150)=250 sono bianche. Fine anche stavolta. Tuttavia, una terza persona
potrebbe chiedersi chi dei due ha più palline nere. Messa così la questione, la
risposta è ovvia: è il secondo, che ne ha 150. D’altra parte, però, il secondo
ha nella sua scatola più palline del primo: può quindi essere di interesse
anche chiedersi chi dei due ha più palline nere, tenendo conto anche del numero
di palline da lui possedute. In questo caso, sembra naturale rapportare il
numero di palline nere al numero totale di palline presenti dentro la scatola.
Sicché, divideremo il numero di palline nere per il totale delle palline,
ottenendo un numero che può andare da 0 a 1 (compresi). Se chiamiamo questo
numero p, avremo con chiara scrittura, che:
{foto3c}
Se nessuna pallina sarà nera; allora questo numero sarà pari
a 0; se sono tutte nere, allora sarà pari a 1; se parte sono nere e parte
bianche, allora sarà tra 0 e 1. Chiaramente, più questo rapporto è grande, più
palline nere ci saranno nella scatola in questione. La grandezza p si
chiama proporzione (in questo caso è la proporzione di palline nere contenute
nella scatola), è una grandezza adimensionale (palline diviso palline) e, fatto
da tenere ben presente, la quantità che compare al numeratore (NN)
compare anche al denominatore. Riprendendo gli esempi fatti, la proporzione di
palline nere nella prima scatola sarà:
{foto4c}
Analogamente, la proporzione di palline nere nella seconda
scatola sarà:
{foto5c}
Ed
ecco apparire qualcosa che prima non era immediatamente visibile: se teniamo
conto del numero di palline contenute nella scatola, la proporzione di palline
nere è la stessa nei due casi! In genere, il valore della proporzione viene
moltiplicato per 100 (o per mille, se del caso): parleremo così non di 0.375,
ma del 37.5%, e chiameremo questo numero “percentuale” (nel nostro caso,
percentuale di palline nere contenute nella scatola). Una percentuale (una
proporzione) può essere facilmente tradotta in una immagine diretta, del tipo “uno
su…”. Ad esempio, se la percentuale è del 50%, viene naturale presentarla
anche come 1 su 2; se è del 10%, come 1 su 10. Ma se è del 3.7%? In questo
caso, basta dividere 1 per la corrispondente proporzione. Avremo:
1/0.037=27.03, che ci indica che la percentuale in questione (3.7%) corrisponde
circa ad 1 su 27.
Rapporti
Come detto, una proporzione è adimensionale, in quanto abbiamo diviso, per
così dire, “patate per patate”. Ci sono però delle volte in cui ci
capita di dividere, sempre per così dire, “patate per carciofi”. In
questi casi si parla di “rapporti”. Ad esempio, se disgraziatamente un
medico ci informa che siamo probabilmente malati di diabete perché la nostra
glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue) è risultata pari a 160, egli
intende dire che in un certo volume del nostro sangue (100 millilitri, in
questo caso) c’è una quantità di glucosio che pesa 160 milligrammi. Un rapporto
non è quindi un numero puro, in quanto - riferendoci all’esempio fatto - stiamo
dividendo un peso per un volume (quindi, “patate per carciofi”). E’
quindi necessario indicare chiaramente anche che genere di cose si dividono (patate/carciofi…
peso/volume…spazio/tempo…), ovvero quella che si chiama “unità di misura”.
La quantificazione dell’alcolemia
L’alcolemia, ovvero la misura dell’alcol (etanolo) presente nel sangue,
viene determinata direttamente su detto liquido biologico con opportune
metodiche biochimiche. Essa può essere quantificata indirettamente anche
misurando l’alcol presente nell’espirato del soggetto, grazie al fatto che
esiste una stretta relazione tra l’alcol contenuto nel sangue e quello
contenuto nell’aria espirata (ad 1g di alcol in un litro di sangue corrisponde
mediamente un grammo di alcol in 2.100 litri di espirato). A livello
internazionale l’alcolemia viene in genere indicata con l’acronimo BAC (Blood
Alcohol Concentration), meno frequentemente con BAL (Blood
Alcohol Level); per l’alcol nell’espirato invece si usa l’acronimo BrAC (Breathing
Alcohol Concentration).
L’alcolemia espressa come concentrazione
L’alcolemia viene in genere riportata come concentrazione, ovvero facendo
un rapporto tra peso dell’alcol trovato e volume di sangue su cui si è
effettuata la determinazione. L’alcolemia, così espressa, non è una
percentuale, che è un numero puro, ma ha precise dimensioni: quelle di
peso/volume. La rappresentazione dell’alcolemia - intesa come numero che indica
la concentrazione dell’etanolo nel sangue - varierà dunque al variare delle
unità di misura di peso e di volume. Se per esprimere il peso dell’alcol si usa
il milligrammo (mg: millesima parte del grammo) e per il volume del sangue i
100 millilitri (ml: millesima parte del litro), avremo che il limite legale
dell’alcolemia dei conducenti sarà pari 50mg/100ml. Se, invece, per il peso
dell’alcol si usa il grammo e per il volume di sangue il litro, il limite
legale risulterà pari a 0.5 g/l (infatti, 50mg/100ml = 500mg/1000ml =0.5g/l). Questo
modo di riportare l’alcolemia è quello correntemente utilizzato in Europa. Si
osservi che nel caso di quantificazione dell’alcol nell’espirato, abbiamo
ancora un rapporto, tipo peso/volume, dove ora il volume però è quello
dell’aria espirata. Il dato così ottenuto viene poi trasformato nelle unità
alcolemiche viste (peso alcol/volume di sangue) usando il fattore che lega
l’alcol nel sangue all’alcol nell’espirato.
L’alcolemia espressa come
percentuale
Negli USA, invece, l’alcolemia viene correntemente espressa in termini di
peso/ peso: si ha così una proporzione (numero puro, adimensionale) che viene
poi percentualizzata. Per ottenere questo, tuttavia, bisogna ricorrere ad una
approssimazione che ora vedremo, la quale comporta una distorsione della
misura. In pratica, per percentualizzare, si pone il peso di 100ml di sangue
pari a quello di 100ml di acqua, che vale 100g. Nella realtà, il sangue non
pesa come l’acqua, ma un po’ di più: un litro d’acqua pesa 1000 grammi; un
litro di sangue ne pesa (mediamente) 1050. Con questa approssimazione
50mg/100ml diventano 50mg/100g =0.05g/l00g=0.0005 che - percentualizzato - vale
0.05%. Nei fatti, con questa approssimazione si sovrastima il contenuto
percentuale di etanolo: con il vero peso specifico del sangue (1,05), avremmo
un valore percentuale (esatto) di 0.048%. Si osservi che se l’operazione viene
riferita al peso di un litro di sangue (posto uguale a 1000g), allora il
risultato sarebbe 0.5 per mille.
Conclusioni
L’utilizzo di diversi modi di esprimere una grandezza (es. unità di misura
differenti) non deve sorprendere. Esso deriva essenzialmente sia da motivi
storici (si pensi ai sistemi non decimali, nei fatti ancora in uso) sia dal
desiderio di avere sottomano numeri ritenuti più maneggevoli. Ma i numeri che
escono fuori dalle nostre misure dipendono molto dalla natura del problema e
dal fenomeno che stiamo studiando. Senza farla troppo lunga, è chiaro che, se
posso scegliere, preferirò avere a che fare con numeri tipo 7 o 0,7 o 70,
piuttosto che con numeri come 0.00000007 o 70.000.000. Sicché, tenderò a
mettere le cose (specie nella scelta delle unità di misura) in modo che i
numeri risultanti siano il più possibile “gradevoli”. E, ancora, se a qualcosa
come “mg/100ml” posso sostituire una semplice scrittura, quale “%”, che sembra
peraltro (falsamente, a volte) più intuitiva, la tentazione di farlo sarà
grande. Naturalmente, ogni scelta ha i suoi pregi e i suoi difetti. Nel caso
specifico, il modo europeo di esprimere l’alcolemia è corretto, e riflette
fedelmente la realtà delle cose; gli americani - con un piccolo peccato -
eliminano la necessità di riferirsi ad una unità di misura, esprimendo il tutto
in % o per mille. Approcci di vita diversi, abitudini diverse, e scelte
diverse più o meno equivalenti nel nostro caso. Comunque, quello che conta, a
mio parere, è far sì che sulle nostre strade smettano di circolare conducenti
ubriachi, quale che sia il modo di indicare l’alcolemia. Ma ho l’impressione,
anche da tanti segnali che ho avuto occasione di rilevare negli ultimi tempi,
dove l’attenzione a (presunti) diritti del singolo prevale su quella dovuta ai
diritti di tutti, la gravità di questo problema non sia ancora ben percepita
nel nostro paese.
Note: Come si sarà osservato, nel testo viene usato il
termine “alcol” e non quello classico “alcool”. Questa scelta è puramente
soggettiva, dettata da maggiore praticità di scrittura (il corrispondente
termine inglese, “alcohol” non è stato ovviamente variato). Va rilevato che, in
base alle metodiche utilizzate, il fattore per convertire la concentrazione
dell’alcol nell’espirato in quella nel sangue può variare (es. 2.300, 2.500,
ecc.). Il reparto “Ambiente e Traumi” ha prodotto diversi lavori sul tema
“Alcol” e su “Alcol & Guida”, molti dei quali in collaborazione con il
gruppo diretto dalla dott.ssa Teodora Macchia del Dipartimento del Farmaco
dell’ISS. Tali lavori possono essere reperiti (e scaricati) dal sito
www.iss.it/stra . [Bibliografia]
Bibliografia: V.Patussi, M.R.Biagini, S.Carloppi “Metabolismo
dell’alcol e patologia alcolcorrelata”, in Manuale di alcologia, pagg. 48-51. L.Evans “Traffic Safety”, 444 pp., Science Serving Society,
Bloomfield Hills, Michigan, 2004
*Reparto “Ambiente e Traumi” Dipartimento Ambiente e
connessa Prevenzione Primaria Istituto Superiore di Sanità
Da
“Il Centauro” n.112
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