Foto Blaco Abstract Un
approccio multidisciplinare per la sicurezza stradale: l’esperienza del polo
elasis Nel 1994 ELASIS ha intrapreso attività di ricerca sul tema del miglioramento della sicurezza stradale costituendo un Polo per l’analisi multidisciplinare degli incidenti. Il Polo, con sede in Pomigliano d’Arco (provincia di Napoli), ha operato con la collaborazione della Polizia Stradale (Compartimento di Napoli), che ha garantito l’attivazione di tutto il sistema di indagine, della Seconda Università di Napoli (Facoltà di Medicina) e dell’Istituto di Ricerche Psicologiche “E. Lugaro”. All’attività di analisi multidisciplinare degli incidenti stradali partecipano quindi varie competenze e figure professionali: ingegneri, tecnici, medici e psicologi. Una delle peculiarità del Polo è stata la sua diretta partecipazione ai rilievi sul luogo dell’incidente4. A questa fase iniziale, seguono normalmente numerosi approfondimenti successivi che permettono di meglio caratterizzare tutti gli elementi utili alla ricostruzione del fenomeno incidente: tipo d’urto e deformazioni delle vetture, tracciato e profilo stradale, ecc. Nella Figura 1 è descritto il processo sperimentato dal Polo ELASIS, nell’ambito di un progetto di ricerca e sviluppo, e validato poi attraverso la collaborazione con alcuni Enti gestori di strade, in particolare con alcuni progetti messi in campo nell’ambito del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale. L’esame tecnico dell’autovettura e dell’infrastruttura è condotto dagli esperti, ingegneri e tecnici, del Polo ELASIS. Gli specialisti visionano gli organi tecnici, lo stato di usura e manutenzione del veicolo, l’entità delle deformazioni. Vengono, inoltre, rilevate tutte le informazioni necessarie alla ricostruzione planimetrica del luogo dell’incidente: caratteristiche dell’infrastruttura, stato della pavimentazione, condizioni di visibilità e della segnaletica. Viene completato il rilievo fotografico sia delle vetture coinvolte, recandosi nei siti di ricovero delle vetture incidentate, sia dell’infrastruttura. Al termine dello studio approfondito di ogni incidente stradale, si procede all’identificazione delle cause5. Al fine di oggettivare questa fase, partecipano all’analisi tutti i ricercatori del Polo e vengono stimate le cause con relative percentuali per ogni fattore in gioco (veicolo, guidatore, ambiente). Durante il briefing, i ricercatori ridiscutono le dinamiche dell’incidente ed i risultati delle analisi approfondite. L’analisi delle cause prevede come risultato finale sia l’archiviazione del caso con giudizio unanime sia l’archiviazione con giudizio contestato (quando cioè non vi è una valutazione unanime sulle cause dell’incidente). Dall’analisi delle cause, condotta in maniera più approfondita di quanto sia possibile all’organo rilevatore di un incidente stradale6, si evince che comunque, anche con questo livello di accuratezza di indagine, la componente “veicolo” ha un ruolo decisamente inferiore, rispetto agli altri elementi (uomo e ambiente), nel provocare gli incidenti stradali.
Nella Figura 2 si riporta la distribuzione delle cause
identificata dal Polo ELASIS durante lo studio approfondito su base
multidisciplinare. Si osserva, quindi, sommando tutte le percentuali che
identificano ciascuna componente che è stata causa dell’incidente, che il
veicolo è quella con minore influenza rispetto alle altre. Il fatto che,
percentualmente, rispetto alle statistiche ufficiali, assume un ruolo di
maggior rilievo può comprendersi in quanto per il dato nazionale gli organi
rilevatori non possono esaminare i veicoli coinvolti con il grado di approfondimento
che invece è alla base degli studi in-depth, ed in particolare di quelle
effettuate dal Polo ELASIS, dove si analizzano nel dettaglio gran parte degli
organi meccanici (organi frenanti, organi di direzione, sospensioni…). Va però
rimarcato che gran parte delle circostanze che hanno dato al veicolo un ruolo
rilevante quale causa dell’incidente sono comunque riconducibili all’uomo, sia
esso il conducente o il proprietario (se diverso); infatti, nella maggior parte
dei casi, come si evince anche dai dati ISTAT, il deficit del veicolo è
riconducibile ad una manutenzione insufficiente, circostanza questa non correttamente imputabile al mezzo di
trasporto (scoppio o eccessiva usura di pneumatico, inefficienza dei freni…)8.
I vincoli legislativi sui veicoli Abbiamo
visto, quindi, che il veicolo è la componente cui più raramente può addebitarsi
l’incidente; tale circostanza, verosimilmente, è riconducibile principalmente a
due aspetti: l’evoluzioni di nuove tecnologie applicate ai veicoli e le restrizioni
legislative a livello comunitario che negli ultimi anni hanno sempre
maggiormente vincolato la costruzione e l’omologazione dei veicoli stradali, ed
in particolar modo l’autoveicolo. La disponibilità, e quindi l’introduzione, di
nuove tecnologie, basate soprattutto sull’evoluzione dell’elettronica
applicata, ha permesso negli ultimi decenni di rendere il veicolo più sicuro,
sia per ridurre (e gestire meglio) le condizioni di rischio in cui il
conducente si può imbattere durante la guida (sicurezza attiva) sia per ridurre
le conseguenze sul conducente e gli occupanti dei veicoli stessi quando avviene
una collisione (sicurezza passiva). In termini di sicurezza attiva dei
veicoli, i principali dispositivi introdotti sono l’ABS (Antilock
Braking System), che, evitando il bloccaggio delle ruote in frenata,
garantisce una maggiore stabilità e soprattutto la direzionalità del veicolo,
con riduzione degli spazi di frenata e di arresto, e l’ESP (Electronic
Stability Program), che, intervenendo in presenza di incipienti manovre di
sovrasterzo/sottosterzo, aiuta il veicolo a mantenere la traiettoria impostata
dal conducente, consentendogli di rimanere in carreggiata. Alcuni dispositivi
di sicurezza attiva sono stati introdotti in alcuni Paesi comunitari, tra cui l’Italia,
quali obbligatori mentre altri sono normalmente disponibili in alcuni
allestimenti, o comunque quali accessori su quasi tutti i veicoli di nuova
generazione. Per quanto concerne, invece, la sicurezza passiva, a
partire dal 1998, a livello comunitario, sono entrate in vigore numerose
normative che hanno imposto ai costruttori dei veicoli stradali di aumentare
gli standard di sicurezza: tutti gli autoveicoli omologati dopo il 1° ottobre
1998 devono sottostare a norme specifiche per la protezione in urto frontale e
laterale (rispettivamente dir. 96/79/CE e dir. 96/27/CE); a tali
restrizioni sono vincolate anche tutte le vetture immatricolate dopo il 1°
ottobre 2003. Tali normative hanno regolamentato un processo già in evoluzione,
intrapreso dai costruttori di autovetture per migliorare la protezione degli
occupanti. Infatti, nei primi anni ‘90 sono stati introdotti diffusamente
dispositivi atti a migliorare il trattenimento della cintura di sicurezza (i
pretensionatori) ed altri (gli airbag) che agiscono in maniera complementare
alla cintura stessa al fine di incrementarne l’efficacia. Questo processo di
miglioramento è stato chiaramente facilitato dall’utilizzo di nuove tecnologie
che consentono di raggiungere risultati prima impensabili, per limiti tecnologici
o perché troppo onerosi economicamente. Si può pertanto considerare che
l’introduzione di nuovi standard legislativi sia strettamente correlata
all’evoluzione tecnologica introdotta sui veicoli; si pensi infatti che
l’elettronica consente di attivare un componente meccanico in frazioni di
secondo (centesimi e talvolta millesimi). A ciò si aggiungano alcuni software
che sono in grado di simulare, nei minimi particolari, tutte le parti di una vettura e consentire quindi
simulazioni che riproducano fedelmente quello che accadrebbe in una prova
fisica; tutto ciò permette di ripetere numerose volte le simulazioni senza
grossi aggravi di investimenti economici, molto onerosi, conseguenti alla
produzione di numerosissimi prototipi in fase di sviluppo. Oltre ai vincoli
legislativi, l’aumento della sicurezza dei veicoli è stato sollecitato anche da
organismi non legislativi (associazioni di consumatori, riviste specializzate,
…) che pubblicano periodicamente i risultati di prove condotte sui modelli di
vetture più venduti al fine di spingere i costruttori a progettarle sempre più
sicure: il più noto tra tutti è il Consorzio EuroNCAP (European New Car
Assessment Programme)9. Purtroppo, anche nel valutare
l’efficacia della sicurezza passiva del veicolo nel ridurre le conseguenze
degli occupanti, non bisogna trascurare la componente “uomo” che troppo spesso
vanifica gli sforzi dei legislatori e dei costruttori dei veicoli. In
particolare si fa riferimento specifico alla insoddisfacente percentuale di
occupanti che indossano le cinture di sicurezza, specialmente sui sedili
posteriori; tale aspetto non è assolutamente trascurabile se si considera che i
nuovi dispositivi, che intervengono indipendentemente dalla volontà degli
occupanti (per esempio gli airbag) hanno una percentuale di efficacia
decisamente inferiore rispetto alla cintura di sicurezza. A tal proposito
alcuni studi approfonditi di incidenti stradali hanno consentito di stimare
l’efficacia dei dispositivi di protezione di nuova generazione confrontandoli con
la cintura di sicurezza. Il risultato di questi studi evidenzia che la cintura
di sicurezza non è assolutamente sostituibile con l’airbag10,
mentre quest’ultimo può incrementarne l’efficacia migliorandone la protezione
offerta all’occupante. In
Tabella 2 sono riportati le percentuali di riduzione dei decessi
in incidenti stradali di severità elevata secondo uno studio condotto sugli
incidenti avvenuti negli ultimi anni negli Stati Uniti, dove gli studi
approfonditi degli incidenti sono molto frequenti. Da questi dati si evince che
l’air bag (14% di vite salvate), da solo, non è in grado di garantire
un’efficacia comparabile alla cintura di sicurezza (48% di decessi evitati);
inoltre questo dispositivo di protezione, associato alla cintura stessa, non riesce
ad incrementarne l’efficacia della stessa percentuale garantita da solo, ma
soltanto in misura minore (solo il 6% in aggiunta all’efficacia della cintura).
L’analisi delle statistiche nazionali ha confermato che gli utenti più
esposti al rischio di lesioni gravi o letali sono i pedoni; le normative
sugli autoveicoli promulgate negli ultimi anni hanno provveduto a valutare
anche questo aspetto. L’anteriore dei veicoli di nuova generazione devono
mostrarsi meno aggressivi verso i pedoni; tale restrizione viene imposta ai
costruttori dei veicoli attraverso prove di laboratorio che simulino l’impatto
della testa e delle gambe del pedone contro l’autovettura al momento
dell’investimento, registrando le sollecitazioni che il corpo del pedone
subisce nell’impatto11. *
ELASIS S.C.p.A. - Pomigliano D’Arco (NA)
**Ministero dei trasporti - DG Motorizzazione, Roma
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1- I dispositivi o sistemi di sicurezza
attiva riducono la possibilità che l’incidente si verifichi. I dispositivi di
sicurezza passiva, invece, riducono le conseguenze di un eventuale incidente.
La loro simultanea presenza sul veicolo ed il loro utilizzo da parte del
conducente determina il livello generale di sicurezza connesso all’uso del
veicolo stesso. 2- Questo significa che l’utente debole (attore passivo dell’incidentalità stradale) è quello maggiormente esposto al rischio e, di conseguenza, è quello sul quale devono essere concentrate le maggiori attenzioni, cercando di ridurre la sua maggior esposizione e la sua vulnerabilità. 3- L’elevato numero di utenti deboli deceduti è confermato anche dalle più recenti statistiche ISTAT relative all’anno 2005. I pedoni morti sulle strade italiane nel 2005 sono stati 703, con quasi 19.000 feriti (il 13% dei decessi e il 6% dei feriti). 4- I rilievi sul luogo dell’incidente sono una caratteristica comune a tutte le analisi approfondite degli incidenti stradali. Un gruppo di esperti, allertati subito dopo l’accadimento del sinistro, giunge velocemente sul luogo e per mezzo di rilievi approfonditi e di interviste, prende atto di tutte quelle circostanze che ad oggi, durante le normali fasi del soccorso effettuate dai Vigili del Fuoco, Forze di Polizia e Servizio sanitario, di norma, non vengono accertate. 5- Le analisi di tipo approfondito (“in-depth”) hanno l’indubbio vantaggio di non essere focalizzate all’individuazione delle responsabilità, in quanto portate avanti da ricercatori e studiosi indipendenti; al contrario, queste sono tese in modo specifico alla ricerca di tutte le possibili cause e concause dell’incidente stesso. 6- Gli organi rilevatori, allo stato attuale non possono spingersi ad un livello di dettaglio così approfondito, sia per i loro compiti istituzionali di ricerca dei responsabili, sia per la numerosità dei casi di incidente da rilevare 7- Gli incidenti stradali possono essere analizzati con un approccio globale denominato “veicolo-guidatore-ambiente”. In questa ottica tutte le componenti che hanno avuto una influenza nell’incidente possono essere ricondotte ad una delle tre componenti principali o alle interazioni fra esse. E’ frequente che le cause dell’incidente possano essere ricondotte anche alle interazioni fra le componenti. Ad esempio, se l’utente assume una velocità non adeguata su un tracciato stradale con ridottissima visibilità (per errore di progettazione o mancata manutenzione) è corretto interpretare il fenomeno incidente come un’inefficace interazione ambiente-guidatore. 8- Una recente indagine di una associazione tra costruttori di pneumatici ha evidenziato che oltre il 50% dei veicoli controllati è risultato con una pressione di gonfiaggio non regolare (pneumatici sgonfi). Anche questa circostanza, troppo spesso trascurata dall’utente, è fonte di scarsa sicurezza ed anch’essa riconducibile al “fattore umano” e non certo alla componente veicolo. 9- Il programma europeo di crash-test “EuroNCAP” è stato avviato nel 1997. Questo impone prove più severe di quelle minime richieste per l’omologazione dei veicoli (con punteggi da una a cinque stelle), per quanto riguarda la sicurezza passiva. In aggiunta a queste, si effettua la prova per la protezione dei pedoni (con punteggi da una a quattro stelle), simulando l’impatto del capo e degli arti del pedone contro il frontale dell’autovettura (soprattutto paraurti e cofano motore). Negli ultimi anni, ai tradizionali test EuroNCAP (urto frontale, urto laterale ed investimento pedone), si è aggiunto quello di impatto laterale contro un palo. L’ottenimento di elevati punteggi (anche per le piccole utilitarie) dimostra come l’industria automobilistica sia riuscita a coniugare stile e design con alti standard di sicurezza e protezione. Tra i criteri che determinano punteggi aggiuntivi, vi sono, ad esempio, la presenza a bordo del reminder delle cinture di sicurezza; recenti studi, infatti, dimostrano 10-Anzi, nel caso di intervento di airbag senza cinture di sicurezza indossate, la funzione protettiva dell’airbag può essere vanificata con l’insorgenza di altre 11-Alcuni costruttori hanno già sviluppato dispositivi che riconoscono, in fase di impatto, la collisione con un pedone attivando immediatamente degli automatismi Questo articolo è tratto dal libri: “Salute e sicurezza stradale, l’onda lunga del trauma” a cura di Franco Taggi & Pietro Marurano, pubblicato da CAFI Editore, Roma Da “Il Centauro”
n.112 |
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