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Belgio - Nuova campagna di sensibilizzazione
“Un eccesso di velocità può perseguitarti per sempre”. Intanto cresce la coscienza civile dei conducenti: il 63% di loro ritiene socialmente inaccettabile correre

(ASAPS) BRUXELLES (BELGIO), 13 giugno 2007 – “Un eccesso di velocità può perseguitarti per sempre”: è con questo slogan che l’Istituto Belga per la Sicurezza Stradale (IBSR), si rivolge agli amanti del gas, che nonostante l’irrigidimento del codice della strada ed il proliferare delle postazioni fisse per il rilevamento della velocità, continuano ad imperversare.
L’obiettivo del messaggio non è tanto quello di scioccare o di ricordare l’entità delle conseguenze sanzionatorie (amministrative e penali), quanto semmai di indurre ad una semplice riflessione: le conseguenze di un eccesso di velocità, possono essere assai più gravi di una contravvenzione, e spesso accompagnano la vittima di un incidente stradale molto a lungo, a volte per sempre. I manifesti, che tappezzano le strade di tutto il regno, sono stati realizzati proprio con questo scopo, e, sopra lo slogan della campagna, c’è il volto strappato di un uomo, dietro il quale appaiono gli occhi spaventati di un bambino: il viso “strappato” rappresenta il conducente che ha stroncato una vita e che dovrà vivere il resto della propria esistenza convivendo con il drammatico rimorso. Lo sguardo atterrito del bambino, invece, rappresenta la vittima.
Lo spot televisivo, che qui non possiamo proporre, mette invece in scena un uomo sul proprio posto di lavoro. Sembra una giornata normale, ma ad un tratto accade qualcosa: ogni volta che il protagonista guarda un oggetto di vetro, questo si sbriciola senza ragione. Quando l’interprete torna alla propria auto, anche il parabrezza si spezza.
Il messaggio è fin troppo chiaro: l’uomo, in passato, ha provocato un incidente mortale e non riesce a dimenticare l’immagine di quel terribile momento, che lo perseguita letteralmente. Dunque, la velocità torna sul banco degli imputati e l’IBSR cercherà, con questa nuova campagna, “…di rompere la sua immagine, ancora troppo positiva… 
In effetti, se l’azione di contrasto alla guida in stato di ebbrezza riscuote consensi più generalizzati, lo stesso non può dirsi della velocità, in relazione ad una somma di fattori: l’eccessiva autostima dei conducenti, la perdita del senso del pericolo dovuto alla scarsa conoscenza delle leggi della fisica, l’eccezionale confort offerto dai veicoli di ultima generazione, e via discorrendo. Dunque, a leggere tra le righe, lo scopo è quello di rendere la velocità eccessiva (ma anche quella non commisurata alle circostanze di luogo e di tempo) oggetto di “disapprovazione sociale generalizzata”, secondo un progetto che comincia comunque a dare i primi frutti: secondo uno studio demoscopico realizzato dallo stesso istituto belga, infatti, il 63,1% dei conducenti intervistati nel 2006 ritiene “socialmente inaccettabile” viaggiare veloce, mentre, nel 2001, solo il 56% delle persone aveva espresso analoga opinione.
Oggi, il 76,6% dei belgi ritiene inoltre che correre equivale a mettere in gioco la propria vita e quella altrui, contro una stima del 53% rilevata nel 2001. Ma l’indagine sul livello di coscienza raggiunta dai sudditi di Sua Maestà Giorgio II (il motto del regno è “l’unione fa la forza”) non si ferma qui ed entra nel merito dello spirito della campagna: se nel 2001 “solo” il 59% dei soggetti intervistati ritenevano che correre in auto consente di guadagnare tempo, nel 2006 la percentuale risulta essersi assottigliata – e di parecchio – fino al 21,7%.
Merito delle molte campagne che si sono succedute nel corso dell’ultimo lustro e del crescente coinvolgimento degli utenti della strada alle ricerche sulla sicurezza stradale. A Bruxelles e dintorni, infatti, tutti sanno che una velocità eccessiva (o non commisurata), è causa diretta di un incidente stradale su tre, mentre nel restante numero di eventi originati da cause diverse, costituisce comunque un fattore di aggravamento. Se in Belgio la velocità media diminuisse di 5 km/h, il numero di vittime della strada diminuirebbe del 25%. Ovviamente, quest’ultimo particolare vale per tutto il resto del mondo, Italia compresa. (ASAPS)

© asaps.it
Giovedì, 14 Giugno 2007
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