(ASAPS) BRUXELLES (BELGIO), 13 giugno 2007 – “Un eccesso
di velocità può perseguitarti per sempre”: è con questo slogan che l’Istituto
Belga per la
Sicurezza Stradale (IBSR), si rivolge agli amanti del gas,
che nonostante l’irrigidimento del codice della strada ed il proliferare delle
postazioni fisse per il rilevamento della velocità, continuano ad imperversare.
L’obiettivo del messaggio non è tanto quello di scioccare
o di ricordare l’entità delle conseguenze sanzionatorie (amministrative e
penali), quanto semmai di indurre ad una semplice riflessione: le conseguenze
di un eccesso di velocità, possono essere assai più gravi di una
contravvenzione, e spesso accompagnano la vittima di un incidente stradale
molto a lungo, a volte per sempre. I manifesti, che tappezzano le strade di
tutto il regno, sono stati realizzati
proprio con questo scopo, e, sopra lo slogan della campagna, c’è il volto
strappato di un uomo, dietro il quale appaiono gli occhi spaventati di un
bambino: il viso “strappato” rappresenta il conducente che ha stroncato una
vita e che dovrà vivere il resto della propria esistenza convivendo con il
drammatico rimorso. Lo sguardo atterrito del bambino, invece, rappresenta la
vittima. Lo spot televisivo, che qui non possiamo proporre, mette
invece in scena un uomo sul proprio posto di lavoro. Sembra una giornata
normale, ma ad un tratto accade qualcosa: ogni volta che il protagonista guarda
un oggetto di vetro, questo si sbriciola senza ragione. Quando l’interprete
torna alla propria auto, anche il parabrezza si spezza. Il messaggio è fin troppo chiaro: l’uomo, in passato, ha
provocato un incidente mortale e non riesce a dimenticare l’immagine di quel
terribile momento, che lo perseguita letteralmente. Dunque, la velocità torna
sul banco degli imputati e l’IBSR cercherà, con questa nuova campagna, “…di rompere la sua immagine, ancora troppo
positiva…” In effetti, se l’azione di contrasto alla guida in stato
di ebbrezza riscuote consensi più generalizzati, lo stesso non può dirsi della
velocità, in relazione ad una somma di fattori: l’eccessiva autostima dei
conducenti, la perdita del senso del pericolo dovuto alla scarsa conoscenza
delle leggi della fisica, l’eccezionale confort offerto dai veicoli di ultima
generazione, e via discorrendo. Dunque, a leggere tra le righe, lo scopo è quello
di rendere la velocità eccessiva (ma anche quella non commisurata alle
circostanze di luogo e di tempo) oggetto di “disapprovazione sociale
generalizzata”, secondo un progetto che comincia comunque a dare i primi
frutti: secondo uno studio demoscopico realizzato dallo stesso istituto belga,
infatti, il 63,1% dei conducenti intervistati nel 2006 ritiene “socialmente
inaccettabile” viaggiare veloce, mentre, nel 2001, solo il 56% delle persone
aveva espresso analoga opinione. Oggi, il 76,6% dei belgi ritiene inoltre che correre
equivale a mettere in gioco la propria vita e quella altrui, contro una stima
del 53% rilevata nel 2001. Ma l’indagine sul livello di coscienza raggiunta dai
sudditi di Sua Maestà Giorgio II (il motto del regno è “l’unione fa la forza”)
non si ferma qui ed entra nel merito dello spirito della campagna: se nel 2001
“solo” il 59% dei soggetti intervistati ritenevano che correre in auto consente
di guadagnare tempo, nel 2006 la percentuale risulta essersi assottigliata – e
di parecchio – fino al 21,7%. Merito delle molte campagne che si sono succedute nel
corso dell’ultimo lustro e del crescente coinvolgimento degli utenti della
strada alle ricerche sulla sicurezza stradale. A Bruxelles e dintorni, infatti,
tutti sanno che una velocità eccessiva (o non commisurata), è causa diretta di
un incidente stradale su tre, mentre nel restante numero di eventi originati da
cause diverse, costituisce comunque un fattore di aggravamento. Se in Belgio la
velocità media diminuisse di 5
km/h, il numero di vittime della strada diminuirebbe del
25%. Ovviamente, quest’ultimo particolare vale per tutto il resto del mondo,
Italia compresa. (ASAPS)
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