Permettetemi una nota personale, non legata all’oggetto di
questa rassegna. Desidero esprimere
pubblicamente la mia solidarietà a Giovanni, Felicetta, Marina e a tutti gli
amici di “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato” di Cinisi (PA), sottoposti
negli ultimi giorni a due intimidazioni di stampo mafioso. Niente alcol, più
soldi dal Comune Ecco i primi «premi»
alle manifestazioni di NICOLA GUARNIERI In tutta Italia l’hanno già ribattezzato l’assessore senz’alcol. Il protocollo sui contributi alle feste campestri stabilito da Renato Manzana e avallato dalla giunta comunale è entrato in vigore ed ha raccolto applausi in tutto il Bel Paese. Ha invece provocato mugugni tra i giovani, specie quelli che organizzano ritrovi e che con la vendita di alcolici si finanziano. Il Comune di Rovereto, però, non ha vietato la somministrazione di vino e grappa ma ha semplicemente decretato che, alle associazioni virtuose perché «astemie», andranno più contributi, un regalo in denaro per portare avanti un messaggio di morigeratezza, per cercare di frenare una piaga, come quella dell’alcolismo, che in Trentino sembra essere a livelli preoccupanti. La prova del nove per palazzo Pretorio è finalmente arrivata. Tre associazioni di giovani, infatti, hanno aderito alla richiesta del Comune ed hanno presentato domanda di finanziamento per quattro grossi appuntamenti estivi rivolti ai ragazzi. Nel modulo della richiesta, ovviamente, hanno accettato di combattere l’alcol e per questo sono state premiate. Si tratta di «Rock e Altro», che organizza l’«Open Hands Festival», quattro serate in musica a piazzale Dedasperi a partire da domani; «Consorzio Musicisti Rovereto», che propone «Noisy Parade» il 21 luglio (sfilata musicale itinerante con conclusione in zona industriale) e «Something to do» (concerto l’8 settembre in piazzale Degasperi); «Gruppo Spazio Proposte», che presenta un torneo di calcio a fine agosto a Lizzana. Per le tre associazioni di giovani, la giunta Valduga ha previsto dei contributi supplementari in aggiunta a quelli già accantonati. Complessivamente saranno erogati 22.200 euro. Per l’«Open Hand», in piazza del Podestà avevano già stanziato 10 mila euro. Il progetto dei ragazzi, però, è piaciuto e quindi l’amministrazione comunale ha deciso di aggiungere mille euro perché alla festa si venderanno solo bevande di gradazione inferiore ai sei gradi (in pratica niente vino e superalcolici ma al massimo birra), altri 500 euro perché durante le quattro serate è prevista una discreta attività di sensibilizzazione sui danni causati da alcol, fumo e droghe, e un ulteriore contributo di 500 euro per l’impiego di materiali biodegradabili. Per la «Noisy Parade», ai 1500 euro già erogati saranno aggiunti 250 euro per la sensibilizzazione e 240 per stoviglie e bicchieri ecologici. Stessi contributi per «Something to do» mentre per il torneo di calcio, oltre ai 3100 euro previsti saranno regalati altri 1900 euro per il rispetto dei parametri fissati dal Comune. Le linee guida, come sancito da un’apposita delibera, prevedono infatti, durante le manifestazioni culturali e sportive, il divieto di ricorrere, per il nome, a prodotti alcolici (quindi niente festa della birra, per esempio); il divieto di somministrare superalcolici; la sospensione della vendita di bevande alcoliche un’ora prima della chiusura della festa; una o più giornate «alcol free» e prezzo di vendita degli alcolici non inferiore a quello dei bar. In cambio del rispetto di questo codice, il Comune, come detto, elargisce altri soldi da sommare ai contributi già concessi per le manifestazioni. A Rovereto, in
piazzale Degasperi, quattro giorni di musica con 27 gruppi Suoni estremi per
band locali di FABIO DE SANTI ROVERETO - Quattro giorni di musica, da domani, mercoledì 13 a sabato 16, con ben ventisette (27!) band pronte ad alternarsi sul palco di piazzale Degasperi. Sono quelli proposti da «Open Hands» il festival giunto alla sesta edizione dell’ Associazione «Rock & Altro» di Mori insieme al Comune di Rovereto. «Open Hands» si propone di dare spazio alle band locali che potranno suonare su di un palco appositamente allestito e di dare uno spazio di espressione a tutte quelle band che suonano generi musicali considerati estremi (dal punk-rock, metal verso il new metal passando per noise, crossover, hardcore) e che di solito trovano poca visibilità in altre rassegne musicali. Questa manifestazione (specialmente il venerdì e il sabato), pone l’attenzione su un modo diverso di concepire la musica. Una musica che, nonostante il suo estremismo espressivo (i ritmi ossessivi, le distorsioni sature, le voci strazianti…) nasconde contenuti fortemente emotivi, riflessivi e costruttivi. Quest’anno il festival vuole coinvolgere maggiormente ed in maniera importante le band locali dando maggior spazio a quelle giovanili che provano nelle sale gestite da «Rock & Altro». Per questo fine la manifestazione si arricchisce di due giorni - nei quali si esprimeranno le band locali - a cui seguiranno altri due giorni che vedranno alternarsi sul palco di piazzale Degasperi band provenienti da tutta Italia e dall’estero affiancate da gruppi della zona che hanno saputo emergere per qualità compositiva ed espressione musicale. Prima serata quella di domani, amplificatori accesi dalle 19, con il «Birock» sottolineato dallo slogan «No alcohol day» con il live di Just another illusion, Joe pirletti and his incredible medicine men, Deep Alcool, I tamburi di Gaidè, Lipside e All ice’s sheep. Giovedì sera spazio al «Birock bis» con Thought Vacant, Porno Tax, Panama, Plebei, Hope Sunser e Dan&Franz. La serata di venerdì 15 è dedicata alle band hard core e metal con Day Shine Rising , Dead Return, Vilification, Etro, Out of touch e Kavea. A marcare la serata di sabato lo slogan «Revenge Of True Metal». On stage ci saranno la band britannica degli Onslaught, Warmonger, National Suicide, Assedium, Baphomet’s Blood, Death Mechanism, Torment e Fallen Fuckin’ Angel. Studenti e bevute:
«In effetti c’è un problema» «Abbiamo fatto il possibile per evitare il consumo di alcolici, ma siamo del tutto impotenti di fronte a scelte individuali che non condividiamo». È netto il giudizio dei ragazzi della Consulta provinciale degli studenti in relazione ad alcuni episodi di eccesso alcolico accaduti nella serata di sabato, quando dei giovani hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per riprendersi dagli effetti di colossali bevute. «Horror vacui», la manifestazione promossa dalla Consulta per festeggiare la fine delle lezioni, è andata bene, oltre ogni previsione. Merito delle capacità organizzative dimostrate dai ragazzi, ma anche della scelta di vendere solo bevande analcoliche, a differenza di quanto accade a Mesiano. «Purtroppo - affermano il vicepresidente Davide Sartori e il responsabile della commissione arte Alessandro Nicoletti -qualcuno non ha capito che la paura del vuoto si può sconfiggere con la cultura e con l’intelligenza. Alla musica, alla moda, alla pittura, alla creatività hanno preferito l’alcol. Siamo molto dispiaciuti». Gli studenti della Consulta non si sono limitati a non vendere alcolici nei punti di ristoro. Hanno spesso tentato individualmente di far desistere quei giovani che raggiungevano vie e piazze già provvisti di bottiglie «sospette». «Non possiamo fare niente - proseguono i due rappresentanti - se qualcuno entra in un supermercato e acquista di tutto e di più. Ognuno è responsabile delle sue scelte. Le nostre sono state chiarissime». Il problema del consumo di alcolici da parte dei giovani è peraltro ben noto. Non se ne sono accorti solo sociologi e psicologi, bensì gli stessi ragazzi. Nei cortei promossi dalla Rete degli studenti l’uso di alcolici è sempre stato notevole, con grande disappunto degli organizzatori che hanno espresso pubblica condanna verso chi abusa di alcol. Per cercare di capire la questione e l’eventuale disagio sotteso, la Rete degli studenti ha promosso un incontro con l’assessore provinciale all’istruzione Salvaterra e con Carlo Buzzi, esperto di problemi giovanili. «In effetti - commentano Sartori e Nicoletti - c’è qualcosa che non va. Eppure "Horror vacui" ha proposto molteplici occasioni per dare libero sfogo alla creatività. Non è bastato». «Noi giovani dobbiamo collaborare per definire una risposta a questo disagio - è l’invito -. Il primo passo lo chiediamo però agli adulti dicendo "non crocifiggeteci se sbagliamo". Spesso gli atteggiamenti giovanili a rischio seguono infatti modelli comportamentali trasmessi dagli adulti». P.B. L’ADIGE Troppe ragazzate
tollerate Ho letto sul giornale di oggi dei quindicenni che hanno
intasato il pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara di Trento... alcuni
accompagnati dai genitori. Ragazzate? Sarà. Poi ho ripensato ad alcuni fatti a
cui ho assistito negli ultimi mesi, l’ultimo domenica scorsa: una decina di
bambini (di età compresa tra i 5 e i 12 anni), al parco delle Gorghe, sopra
Vigo Meano, che si divertivano a giocare liberamente nel bosco e tra i vari
ospiti del parco, tra cui io e i miei amici, a tirarsi pigne (alcune delle
quali dirette a noi, senza una parola di scuse, anzi... ), sradicare alberi,
urlarsi parole che, sinceramente, suonano «forti» anche dette dalla bocca di un
adulto. I genitori? Comodamente seduti a debita distanza a godersi il meritato
pic nic della domenica! Bambinate? Sarà... Non più tardi di un mese fa io e
alcuni amici, al parco delle Coste di Cognola, abbiamo soccorso un diciannovenne, attorniato dagli amici ubriachi e
strafatti (età compresa tra i 17 e 20 anni) perché, nei fumi dell’alcol,
facendo «a botte» per scherzo con i suoi allegri soci, si era ferito gravemente
ad un occhio cadendo sull’ asfalto. Senza pensarci due volte abbiamo prestato
il primo soccorso e abbiamo chiamato un’ ambulanza. Gli amici del nostro
malcapitato? Non un grazie, non un cenno di gratitudine, alcuni non hanno
neppure accennato a staccarsi dalla bottiglia da cui stavano bevendo.
Ragazzate? Ma sì, certamente. Chi scrive è una ragazza di 27 anni, normale,
né di destra né di sinistra,che lavora ma che non disdegna i sabati fuori con
gli amici e che è stata bambina non troppi anni fa, ma che, sinceramente,
rimane perplessa davanti a queste nuove generazioni e, ahimè, a chi le sta
crescendo! Solo una riflessione, da una
giovane su altri giovani, che si rende tristemente conto che molti adulti e
soprattutto, molti genitori, fingono che vada tutto bene così. Eleonora Larentis - Trento L’ARENA.IT Alcol e giovani:
emergenza a Verona Malori nelle feste
di fine anno scolastico. Ai bar richieste sempre maggiori: è allarme Altre tre giovani ragazze colte da malore dopo aver bevuto troppi alcolici ed essere arrivate in classe già ubriache. E una di loro è stata trasportata in ospedale in ambulanza. Lo «sballo» di fine anno scolastico tra gli studenti veronesi, che quest’anno pare aver portato a inediti colpi di testa, riaccende l’attenzione sull’emergenza alcol tra i giovanissimi nella nostra provincia. Tra i ragazzini aumentano le richieste di sostanze alcoliche nei bar e gli stessi studenti confessano abitudini pericolose, sbronze a cadenze settimanali e sistemi per non farsi sorprendere dai genitori. Questo mentre tra i gestori dei locali si sta diffondendo la regola di non vendere alcolici ai minorenni, seppur i baristi non abbiano titolo per chiedere documenti d’identità, o ai ragazzi visibilmente alterati L’ARENA.IT Finale inatteso alla
festa di conclusione delle lezioni. Le giovani studentesse si sarebbero
presentate in classe già «brille» Ubriache a scuola,
altre tre colte da malore Una è stata soccorsa
dall’ambulanza. Il preside: «Prima volta che accade» Doveva essere una
bella festa di fine anno, con gruppi di ragazzi che si sono alternati agli
strumento a suonare le cover del momento. Un modo per vivere la scuola come
momento di aggregazione, salutare i compagni e darsi appuntamento al prossimo
settembre. Invece, ieri mattina, nel cortile del liceo Montanari di vicolo
Stimate, 4, non si parlava d’altro che della disavventura di una giovane
studentessa, accompagnata all’ospedale dall’ambulanza, intorno alle 11.30, dopo
essersi sentita male per aver bevuto troppo. «Fuori dal bagno c’era una ragazza di seconda che piangeva
e continuava a ripetere, "non è colpa mia", accanto a lei molte
persone. Subito pensavo che avesse litigato con qualcuno poi sono entrata in
bagno e ho visto un’altra ragazza riversa a terra nel bagno con la faccia sul
water e alcuni amici che la sostenevano», ha raccontato Stefania, di quarta.
«Anch’io prima ero un po’ fuori, ma dopo una mezz’ora mi è passata e adesso sto
bene». E ancora: «Avrebbe dovuto fare colazione questa mattina e invece non ha
mangiato niente e ha cominciato a bere presto». A parlare alcune compagne e
amiche della giovane, ancora impaurite e scosse. «Probabilmente la giovane è arrivata a scuola già ubriaca. Hanno
comprato al supermercato bottiglie di alcolici, hanno bevuto fuori, in
compagnia, e poi qui è stata male», hanno spiegato alcuni dei numerosi
insegnanti che si sono alternati alla sorveglianza nel cortile della scuola.
All’interno dell’edificio, infatti, le uniche bibite erano di aranciata, acqua
e coca cola. «A scuola nostra non si può
neanche fumare, nemmeno in cortile, figuriamoci consumare alcolici. Ma non
possiamo controllare quello che i nostri ragazzi fanno fuori», ha spiegato
il preside Carità, sottolineando che «negli oltre 6 anni in cui abbiamo organizzato
la festa, è la prima volta che si verifica un fatto tanto grave». Solo una
ragazza è stata accompagnata all’ospedale, ma alcuni studenti hanno riferito di
aver visto altre due studentesse stare male a causa dell’alcol, seppur in modo
meno grave. Con l’episodio di ieri mattina, non una novità per gli studenti che
hanno ammesso di aver già assistito a fatti analoghi soprattutto durante le
assemblee d’istituto, salgono a due gli interventi di pronto soccorso a giovani
che hanno bevuto troppo. L’altro lo scorso sabato, quando una giovane
studentessa del Marco Polo si era sentita male ed è stata portata d’urgenza in
ospedale. Ma a brindare alla
fine dell’anno scolastico con Prosecco e altre bevande alcoliche, come
testimoniano gli stessi studenti, sono stati molti istituti. La «Verona da bere», quindi, non è solo quella che sfila
in piazza Erbe facendo la spola tra un bar e l’altro ingurgitando litri di
apertivi, sprizzati e cocktail fino a tarda notte e che ha un’età media di poco
superiore ai trent’anni. Esiste anche
una componente molto giovane nelle notti brave veronesi, il cui coprifuoco
scatta prima ma le cui modalità di divertimento sono inesorabilmente scandite
dal consumo di sostanze alcoliche. Tra le bevande a disposizione, i giovanissimi sembrano
preferire soprattutto i superalcolici perché «più economici e più
"forti" rispetto a coktail e birra», come hanno indicato in molti. «In un mese mi
ubriaco 4 volte, il sabato sera», ha raccontato un altro giovane, 18 anni,
che ha appena finito di frequentare la quarta liceo al Fracastoro, «questo in inverno. L’estate invece si esce
di più e la media di bevute settimanali cresce in modo esponenziale. I miei
genitori però non sono preoccupati. A scuola vado bene e sanno che ho la testa
sulle spalle. Inoltre quando bevo, se devo guidare, vado piano e sto sulla
destra». «Altra cosa è il problema
delle patenti. Ma ormai conosciamo i posti dove di solito si mettono le
pattuglie e per tornare a casa la sera abbiamo studiato percorsi alternativi.
Impieghiamo di più», gli ha fatto eco un coetaneo, compagno di scuola e di
bevute notturne. «Non si beve per
ubriacarsi, ma si beve. A una festa senza alcolici di sicuro non verrebbe
nessuno», ha spiegato un gruppo di giovani, un ragazzo e tre ragazze, dai
15 ai 17 anni, l’altra sera in corso Porta Borsari. «Mia mamma pensa
che beva la coca-cola. Quando torno ubriaca vado dritta a letto e così non mi
hanno mai scoperto», ha commentato una giovane studentessa, delle San
Micheli, che ha raccontato anche la sua
passione per il buon vino rosso e l’ultima avventura in Fiera, con relativa
«balla», in occasione del Vinitaly. «Quando eravamo più giovani era peggio.
Con l’età, invece, ci si rende conto dei pericoli legati all’alcol», ha
spiegato invece Mirco, 19 anni. «A
scuola la sensibilizzazione a questi temi è alta, ma poi quando esci è diverso
e i vari corsi non servono proprio a niente. Il problema non viene trattato
nel modo giusto», ha aggiunto Roque, il «nonno» del gruppo, appena 21enne. Ormai sfatato,
inoltre, il mito che vorrebbe gli adolescenti impazziti per le nuove bibite
fresche e colorate a basso contenuto alcolico, come il Campari mix o il Bacardi
breeze. «Quelli piacciono ai ragazzini di 12, 13 anni, non a noi», ha spiegato
una 15enne, in
libera uscita con alcuni coetanei. Ilaria Noro L’ARENA.IT La novità Ma in alcuni locali
serve la carta di identità In aula la sensibilizzazione è alta, ma quando esci le
cose cambiano e i vari corsi non servono Il pub Camelot di
via Leoncino è uno dei pochi locali in cui non vengono serviti alcolici ai
minorenni. Quella che dovrebbe essere la norma, la legge infatti vieta il
consumo di bevande alcoliche ai minori di 18 anni (*), si conferma invece un’eccezione. «A chi è visibilmente molto giovane, il banco serve solo
bibite gasate ma analcoliche e succhi di frutta», ha spiegato Filippo
Migliavacca, uno dei due proprietari del locale, sottolineando il vuoto legislativo che sta intorno al divieto. Se è
scritto che i minorenni non possono consumare alcolici, non è indicato invece
come controllare l’età degli avventori del bar. Il gestore, infatti, non è un
pubblico ufficiale e non ha alcun titolo per richiedere un documento di
identità, che sveli l’età anagrafica del cliente. «Insieme al mio socio
abbiamo deciso di tenere questa linea di comportamento dopo che, anni fa, un
ragazzino che aveva bevuto nel nostro locale, ubriacandosi, si era sentito male
in piazza Bra. Il giorno seguente la madre è venuta da noi e l’incontro è stato
veramente spiacevole. Tuttavia, questa è una scelta complessa che ha più di una
motivazione». E aggiunge: «Sicuramente la componente etica della
questione è importante, ma non è l’unica. Non diamo da bere ai ragazzini, come
a chi è già terribilmente ubriaco, anche per mantenere i buoni rapporti con i
residenti, che si lamenterebbero degli schiamazzi notturni ed eventuali danni
nella strada. In tal modo si può lavorare bene e in modo sereno, evitare
problemi gestionali ed eventuali risse, e mantenere una giusta atmosfera», ha
commentato Migliavacca. (i.n.) (*) Nota: non il consumo ma la somministrazione. Non 18 anni, ma 16 anni. L’ARENA.IT I dati Sono in crescita i
consumi di birra e vino Alcolici e
superalcolici ricoprono un ruolo fondamentale nel mercato italiano delle
bevande consumate nel canale Horeca, il circuito dei consumi fuori casa. È
quanto emerge dai dati presentati da Cda, Consorzio distributori alimentari, il
più importante gruppo indipendente italiano di distributori di bevande, con una
quota di mercato che sfiora l’11 per cento, nel corso del meeting dedicato
proprio a questa categoria di bevande. Gli italiani consumano ogni anno fuori casa circa 19
miliardi di litri di bevande (circa 328 litri pro capite), di cui «solo» l’1,2%
(235 milioni di litri) di alcolici, eppure questa categoria merceologica, che
comprende birra, vino e superalcolici, è di primaria importanza per l’intero
mercato. Produce infatti da sola ben il 63,8 per cento del fatturato dei
distributori di bevande. Ma quanto incidono gli alcolici sui consumi fuori casa? Birra, vino e superalcolici incidono per oltre il 60 per cento sul consumo totale di bevande nei pubblici esercizi così ripartito: 24,9 per cento alcolici, 23,7 (in costante crescita) birra e 13,5 vino. Gli analcolici rappresentano il 21,3 (in calo) dei consumi, mentre l’acqua minerale si attesta attorno al 16 in leggera salita. L’ARENA.IT Convegno della Fipe Alcolici vietati di
notte I baristi sono contrari Divieto di vendere,
somministrare e consumare prodotti alcolici dalle una alle 6 del mattino in
tutti i pubblici esercizi del Veneto: il Progetto di legge che lo prevede, e
che riguarda l’attività di somministrazione di alimenti e bevande, sta per
approdare in Consiglio regionale. E la Fipe Veneto, federazione che riunisce i ventimila
pubblici esercizi della regione, nell’intento di portare un contributo di idee
e proposte a un tema delicato come quello dell’uso e abuso di alcol e droghe, ha indetto una tavola rotonda alla quale è
invitata anche l’Associazione Familiari Vittime della Strada, dal titolo:
«Alcol, sicurezza e salute: vietare o educare?». L’appuntamento è per lunedì prossimo, alle 10.30,
all’hotel Holiday Inn di Padova, via Po 197, uscita autostradale Padova Ovest,
verso Bassano. Interverranno Lino Enrico
Stoppani, Presidente Fipe, Edi Sommariva, direttore generale Fipe, Emanuele
Scafato, dell’Istituto superiore di sanità, Giuliana Fontanella, presidente
della terza commissione consigliare regionale, Fabio Gava, assessore regionale
al Commercio e Arrigo Cipriani, dell’Harry’s Bar di Venezia; modera Roberto
Papetti, direttore de Il Gazzettino. La durata dell’incontro è prevista in un paio d’ore. Il
tema affronta un aspetto di grande interesse sociale e dai notevoli risvolti
commerciali e turistici, in considerazione della norma contenuta all’articolo
sei del Pdl regionale 117, la cui introduzione comporterebbe il divieto di
vendere, di somministrare e di consumare prodotti alcolici dalle ore una alle
ore sei del mattino in tutti i pubblici esercizi, attività commerciali e
similari, situati nel territorio veneto. Il divieto dovrebbe contrastare e ridurre fortemente i problemi legati all’abuso di alcol, mentre a parere dei rappresentanti dei pubblici esercizi sono altre le vie da percorrere per prevenire e controllare il fenomeno. All’inizio della tavola rotonda sarà presentato dai Dirigenti Fipe il «Codice etico di autoregolazione per la sicurezza stradale» sottoscritto recentemente dal ministero dell’Interno, quello delle Politiche giovanili e la Conferenza dei Presidenti delle regioni e da nove associazioni di categoria, tra cui la Fipe e il Silb (locali da ballo). HPMAGAZINE - ALBANESI.IT Lettera inviata a
Roberto Albanesi Laurea alcolis causa
Vorrei raccontarti un episodio che a me sinceramente un po’ demoralizza; sono andato recentemente ad un congresso di un famoso istituto di ricerca; il tutto è organizzato in modo fastoso e non ci manca niente, anzi spesso il cibo e le bevande sono nettamente esagerate... Nessuno si lamenta di questi sprechi (e nemmeno io, visto che comunque la cosa non mi dispiace né dal punto di vista scientifico né tantomeno alimentare/turistico) però il peggio accade come al solito la serata della festa: centinaia di persone si trasformano da antipatici ricercatori ad alcolisti consumati, bevendo a scrocco quantità inimmaginabili di drink: la disinibizione è totale; io mi sono rifiutato di partecipare a questa festa ma ero veramente tra i pochi ad andare a dormire ad un orario decente; il giorno dopo si vedevano centinaia di zombie che ostentavano le gesta della serata fingendo di non essere stanchi e distrutti (per non parlare delle centinaia di € spesi per finanziare questi divertimenti). Stessa cosa nel nostro istituto quando al momento di organizzare una festa di fine primavera si è passata più di mezz’ora a decidere che superalcolici comprare per ubriacarsi prima; io cerco di trovare i lati buoni di ogni persona ed effettivamente molti di questi, compreso il mio capo, sono ottimi ricercatori dai quali imparo un sacco di cose ma quando poi si comportano in certi modi è difficile apprezzarli… L’esagerazione è all’ordine del giorno ed è abbastanza difficile trovare persone equilibrate… Mi sa che la statistica che proponi dei 2/3 low people si sta allargando (oppure si allarga la mia capacità di riconoscerli...) fatto sta che da ricercatori si potrebbe passare tranquillamente a popolazione da studiare riguardo agli effetti dell’alcol (penso che almeno il 50% come minimo soffra di steatosi epatica...); ovviamente non voglio correlare il discorso necessariamente all’ambiente della ricerca. Christian. ADNKRONOS Al vaglio delle
autorità l’aspetto legale della vendita Dall’Olanda
’Booz2Go’, l’alcool in polvere Creata da un
laboratorio di alcuni studenti olandesi, la nuova bevanda gassata a bassa
gradazione alcolica è disponibile in bustine da 20 grammi dal costo di circa
1,00-1,50. E puo’ essere venduta a tutti Roma, 12 giu. (Ign) - Mojito, tequila sunrise, caipiroska,
non sono più un tabù per i giovani olandesi. Cinque studenti in prodotti alimentari hanno infatti inventato una
polvere che, mischiata all’acqua, si trasforma in bibita alcolica. Nel paese
l’età dei giovani a cui è possibile vendere alcolici e sigarette è di 16 anni,
ma con questa polvere i problemi sono risolti. “Poiché non si
tratta di alcol in forma liquida sarà possibile vendere le bustine anche ai
ragazzi di età inferiore ai 16 anni”, ha dichiarato Martyn van Nierop, uno dei
responsabili del progetto. Quindi la sostanza che tra l’altro è rinfrescante può essere venduta
a tutti. La questione nata da un’esperimento di laboratorio passa quindi alle
autorità olandesi che dovranno risolvere l’aspetto legale. La polvere
battezzata "Booz to go", contiene il 3% d’alcool. I giovani hanno
accolto questa invenzione con molto entusiasmo perché è nuova e semplice da
trasportare.
"I piccoli sacchetti sono facili da trasportare per esempio in viaggio, e
dell’acqua la si trova ovunque", commenta uno degli inventori, Martijn
Rijken. Disponibile in bustine da 20 grammi dal costo di circa 1,00-1,50 euro, assomiglia vagamente alla nostra cedrata, rimane solo da scoprire quale sia l’effettivo gusto. REDATTORE SOCIALE DIPENDENZE Droga e
alcol? ’’Niente a che fare con la dipendenza’’ Questionario del
dipartimento dipendenze asl 8 di Arezzo: il 61% dei giovani intervistati
considera droga ogni sostanza che può modificare le funzioni di un organismo.
Il 40% pensa all’alcol come valido strumento per facilitare le amicizie AREZZO – “Cosa ne so” su droghe e alcol? La newsletter di
giugno del Cedostar – Centro documentazione e ricerca sul fenomeno della
dipendenze patologiche attivo presso il dipartimento dipendenze dell’Asl 8 di
Arezzo – pubblica i risultati di un questionario somministrato nell’anno scolastico
2006-2007 ad un campione di 105 ragazzi delle classi terze e quarte dell’Itis
S. Giovanni Valdarno. Dal questionario,
teso dunque a valutare le conoscenze in possesso dei giovani sul alcol e
droghe, emerge che la maggior parte del
campione (il 60,9% del totale) considera droga ogni sostanza che introdotta in
un organismo vivente può modificarne una o più funzioni e che ne determina uno
stato di dipendenza. Un dato rilevante sembra essere tuttavia il 36,7% delle quarte (ed il 32,4% del
totale), che definisce la “droga”
soprattutto in base alla punibilità/impunibilità tralasciando il concetto di
dipendenza: un elemento che, associato al 13,3% del totale degli intervistati
che non considera l’assunzione protratta nel tempo di alcol responsabile di un
meccanismo di assuefazione e dipendenza – farebbe ipotizzare che una parte del
campione, seppur piccola, non associa l’assunzione di alcol e delle altre
droghe al concetto di dipendenza. Un atteggiamento – rileva Cedostar – che
potrebbe essere in linea con il sentimento di “onnipotenza” tipico della fase
adolescenziale. Per quanto riguarda la
sezione relativa all’alcol, il 91,4% del totale degli intervistati è concorde
nell’affermare che è una sostanza psicoattiva presente nelle bevande alcoliche
e non solo in quelle superalcoliche, ma c’è anche una piccola minoranza, nelle
classi terze (il 5,3%) che lo considera presente solo nei superalcolici, come
se vino e birra non fossero considerati pericolosi per la nostra salute. Buone sembrano
essere le conoscenze riguardanti i danni dell’alcol al feto durante la
gravidanza, la definizione del concetto di gradazione alcolica, il
peggioramento delle prestazioni sessuali. Su questo specifico argomento, però,
abbastanza rilevante sembra la percentuale di coloro (18,1% del totale) che
considerano l’alcol un coadiuvante nei rapporti sessuali. In realtà l’alcol, se
a piccole dosi può avere un effetto disinibente e migliorare le prestazioni
sessuali, diminuisce il livello di testosterone nel sangue provocando a lungo
andare riduzione del desiderio, difficoltà di erezione, impotenza e frigidità. L’80,9% degli intervistati ritiene l’alcol una sostanza capace di
alzare la temperatura corporea, non considerando il fatto che tale sostanza è
invece un dilatatore dei vasi sanguigni e quindi è responsabile al contrario di
una dispersione di calore dell’organismo, nonostante una prima sensazione di
“accaloramento”. Il fatto poi che il 48,5% del totale pensi che sia consigliato
berne quando la temperatura si abbassa eccessivamente, è un dato molto in linea
con questo atteggiamento, per cui “se penso che l’alcol riscalda, allora penso
anche che posso berne quando fa freddo per riscaldarmi”. Se il 92,4% del totale considera
l’assunzione protratta di alcol responsabile di eventuali danni al sistema
nervoso centrale, sembra rilevante il dato riferito alle classi quarte che
ritiene l’alcol non responsabile di eventuali danni all’apparato digerente (39%
delle quarte), né di malattie del cavo orale (65% delle quarte), né
dell’insorgenza di tumori (53% delle quarte). In generale, benché
i ragazzi possano considerare l’alcol pericoloso per la salute psico-fisica del
nostro organismo, ignorano in realtà gli effettivi danni ai vari organi, sembra
non sufficientemente adeguata cioè la conoscenza delle conseguenze sul piano
fisico dell’assunzione di alcol. I ragazzi delle quarte sembrano tutti al
corrente dell’abbassamento del tasso alcolemico dallo 0,8 allo 0,5 per mille
nel codice della strada vigente nel nostro Paese, mentre una piccola
percentuale dei ragazzi delle terze classi (8,9%) pensa ancora che sia lo 0,8
per mille. Se i ragazzi sono quasi unanimamente concordi nell’affermare che
l’alcol non migliora le prestazioni sportive (93,4%), può causare incidenti
stradali (98,1%), litigi in famiglia, e rendere difficile la concentrazione, sugli effetti “relazionali” c’è meno
unanimità: il 39% del totale lo considera un valido strumento facilitatore nei
rapporti di amicizia. Un dato che conferma le informazioni più generali
rintracciabili in letteratura, riguardanti una difficoltà da parte dei ragazzi
(o una percezione soggettiva di difficoltà) nel rapporto con gli altri, tale da
considerare la possibilità di aiutarsi con “qualcosa”. (*) Nella stessa misura,
il 14,3% del totale degli intervistati ritiene che l’alcol renda allegri
(caratteristica generalmente apprezzata da un punto di vista sociale), così
come l’80,9% del totale lo considera un valido strumento per sentirsi meno
timidi e più adulti. Il 26,7% del totale afferma che l’alcol aiuta a digerire,
cosa vera solo a piccole dosi e a gradazioni non elevate. Per quanto riguarda il rapporto tra alcol e guida, il 21% del totale
dei ragazzi contattati si è trovato in una situazione di rischio perché il
conducente dell’auto su cui viaggiava aveva bevuto. I ragazzi delle quarte,
sembrano essere maggiormente consapevoli di quelli delle terze degli effetti
dell’alcol alla guida. (sm) (*) Nota: a mio parere questo dato conferma solo che i giovani hanno assorbito la cultura degli adulti. L’ADIGE coredo, un calcio
all’alcol e al fumo COREDO - Una normale partita di calcio tra due squadre
categoria giovanissimi, quelle del Predaia e del Valle di Non: ma con un messaggio chiaro, un «no» deciso ad
alcol e fumo, in sintonia con l’iniziativa che la Federazione provinciale
conduce da qualche anno. I giovanissimi impegnati nella sfida calcistica hanno
aderito con entusiasmo, predisponendo uno striscione e ideando lo slogan poi
scandito dinanzi al pubblico: «Se nello sport vuoi essere qualcuno dai un
calcio all’alcol e al fumo (*)». Messaggio semplice ma chiaro: per tutti i
ragazzi, un modo diverso di «andare in gol». «L’ As Predaia ha sposato
l’iniziativa anche per confermare come si possa tutti fare qualcosa per
veicolare messaggi importanti come questo e per ribadire, prima di tutto ai
propri atleti, come sia necessario essere di esempio concreto», scrive in una
breve nota il dirigente Marco Fuganti, «rispettando quanto si è dichiarato in
questa occasione, e perché giocare a football non significhi solamente dare quattro
calci ad un pallone». (*) Nota: posto che l’alcol non lo beve nessuno, ma viene
introdotto nell’organismo degli umani attraverso le bevande alcoliche, pensate
che questa iniziativa sarebbe stata accolta allo stesso modo se avesse
sostituito alla parola “alcol” la parola “vino”? Provate ad immaginare: “Un no deciso a vino e fumo” – “Dai un calcio al vino e al fumo”……. L’ADIGE Escrementi e vomito
in vicolo Gaudenti Giovani ubriachi, musica ad alto volume, bottiglie rotte, schiamazzi, vandalismi. La presenza di pub che restano aperti fino a tarda ora in centro città solleva un mare di proteste, ma fino ad ora, al di là degli sporadici interventi delle forze dell’ordine, non si è trovata una soluzione in grado di consentire una civile convivenza. Il problema segnalato dagli abitanti della zona di vicolo Gaudenti e via Santa Trinità è, però, di tutt’altro tenore, tanto che trentacinque cittadini invocano un intervento del sindaco, del questore e di Trentino Servizi. «Il pub Posta con le sue "happy hour" comporta l’assembramento di giovani di non meglio specificata estrazione sociale - lamentano i residenti -, i quali ubriacandosi non trovano di meglio che orinare, lasciare escrementi solidi alla stregua dei cani, e vomitare nel vicolo e nei posti limitrofi al pub. Questo senza contare il volume della musica che molto spesso raggiunge livelli impressionanti e si abbassa solo quando, raramente, appare qualche agente». I firmatari della petizione chiedono al sindaco, all’amministrazione comunale e al questore, di adottare «ogni provvedimento atto ad evitare il protrarsi di questa situazione», e a Trentino Servizi, «nell’attesa che la macchina burocratica possa fare il suo corso, di effettuare almeno due lavaggi alla settimana nelle zone adibite dagli incivili a servizio igienico». Insomma, lavare le strade per impedire che il tanfo ammorbi l’aria, e con il caldo la situazione peggiori, per tutelare la salute pubblica. Non è la prima volta che i residenti di via Santa Trinità protestano per la musica troppo alta e gli schiamazzi notturni. E dal canto suo il titolare del pub Posta ha provveduto a insonorizzare il locale, con tanto di certificazione. E assicura che prima di andare via, dopo la chiusura del locale, provvede anche a dare una pulita al marciapiede, portando via i resti. Ma riguardo alla sporcizia e agli escrementi nel vicolo respinge ogni responsabilità. Gruppi di extracomunitari e pankabbestia sarebbero soliti radunarsi sugli scalini del palazzo delle Poste, creando parecchi disagi anche alla clientela del pub. L’ultimo grave episodio risale a domenica sera, quando proprio il titolare del pub Posta ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine per un litigio tra extracomunitari all’esterno del locale. Durante la lite è comparso anche un coltello e uno degli stranieri è stato soccorso dai sanitari del 118 per una ferita alla mano. LA REPUBBLICA SPETTACOLI &
CULTURA dopo 9 anni a Imola, si sposta al Parco San Giuliano di Venezia DAL centro d’Italia al centro d’Europa. Dopo nove edizioni
all’autodromo "Enzo e Dino Ferrari" di Imola, l’Heineken Jammin’
Festival si sposta al parco San Giuliano di Venezia, e lì festeggia il proprio
decennale. Con un cast di assoluto rilievo che animerà la manifestazione, per
la quale sono stati già venduti 160 mila biglietti, e che nei precedenti nove
anni ha totalizzato un milione 35 mila presenze. Nei 750 mila metri quadrati
allestiti nel comune di Mestre, potrebbero entrare fino a un milione di
persone. Gli organizzatori ne aspettano almeno 200 mila: previsti treni e
pullman speciali da 20 città italiane ma anche arrivi dall’estero. Attrezzati
anche un campeggio da 1500 posti, e 400 bagni chimici. E per l’occasione il Comune di Venezia ha vietato la vendita di
superalcolici all’interno del parco e il commercio ambulante in varie aree
pubbliche di Mestre. Si apre il 14 giugno con gli Iron Maiden, si prosegue con
i Pearl Jam (il 15), con gli Aerosmith e gli Smashing Pumpkins (entrambi il 16
giugno), e si chiude con Vasco Rossi, domenica 17, che parte proprio dal Parco
San Giuliano con il suo tour. Non solo loro. I concerti in programma sono una
sessantina: nei quattro giorni si esibiranno anche i vincitori dell’Heineken
Jammin’ Festival Contest 2007. Passione, emozione, divertimento, artisti famosi, tanto
pubblico e tanta musica. Questi gli ingredienti che si sono miscelati
nell’Heineken Jammin’ Festival dalle origini a oggi. Fino a farlo diventare uno
dei più grandi raduni pop-rock europei. Ma anche uno dei più importanti
festival per ricchezza di iniziative collaterali. Numerose le attività di intrattenimento previste ogni
giorno, in attesa che i palchi si scaldino. Dai campi di calcio e basket fino
alla zona solarium. E quest’anno ci sarà
anche uno spazio per i bambini. All’interno dello spazio si troveranno,
oltre al resto, gadget, acqua e birra, che comunque non sarà mai venduta prima
del pomeriggio. "E’ la migliore di tutte le edizioni - dice Roberto De
Luca, di Milano Concerti, che organizza e promuove il festival - c’è grande
rimpianto per Imola, dove abbiamo trascorso nove anni stupendi ma era
necessario spostarsi più verso il resto d’Europa". Quattrocento i giornalisti accreditati, 720 persone
impiegate nell’organizzazione, 142 sistemi audio sul palco, dieci torri delay
(quelle per propagare il suono in tutta l’area), due maxischermi sul palco. Questi
solo alcuni numeri della manifestazione, ai quali si aggiungono otto campi da
basket, un campo da pallavolo, due campetti da football, una mongolfiera. Il biglietto costa 40 euro, ma per le quattro giornate c’è
un ticket unico di 140 euro. Una cifra che, dicono gli organizzatori, divisa
per i 60 appuntamenti in calendario, significa circa 2,33 euro a concerto.
L’intera area sarà recintata da barriere alte circa tre metri, che
consentiranno l’accesso al pubblico solo dagli ingressi "ufficiali". Programma e informazioni sul sito del Festival. LA STAMPA Sos dei medici di
famiglia, "Aumenta fra i ragazzi l’uso di alcol e coca" Cresce l’allarme
anche per il fumo MARCO ACCOSSATO TORINO «Dottore, mio figlio non è più lo stesso. E’ nervoso,
menefreghista, non rispetta neppure la fidanzata». Cresce, negli studi del
medico di famiglia, la preoccupazione di mamma e papà. Sempre più dottori
raccolgono le confessioni di genitori allarmati: «Forse si droga». Piccoli e
grandi segnali si moltiplicano, fra le mura domestiche. E non è una
preoccupazione infondata: «Il numero dei dipendenti da sostanze e comportamenti
- conferma l’osservatorio 2006 in Piemonte - torna ad aumentare, pur senza
raggiungere i livelli del 2001». Il pericolo, per gli adolescenti, è in una «canna»,
nella cocaina, «ma soprattutto -
concordano alla Fimmg - nell’abitudine all’alcol che sta crescendo molto fra i
più giovani». Parlano i numeri. Gli alcol-dipendenti che hanno chiesto
aiuto ai Sert in Piemonte sono cresciuti dell’8 per cento, dal 2004 al 2006:
372 casi in più, per un totale di 5077 assistiti. La situazione a Torino non è ovunque la stessa, dipende
dai quartieri, ma un denominatore comune c’è. «Raccogliamo più l’ansia dei
genitori che le richieste di aiuto degli adolescenti», sostiene la dottoressa
Adriana Novara, Asl 2. «Quasi a tutti sarà capitato di sentirsi chiedere da una
madre spaventata se è possibile far fare un esame delle urine a un figlio,
nascondendo il vero obiettivo», osserva la dottoressa Silvana Lucà, che lavora
anche al Sert di Nichelino. «Aumenta in modo significativo - nota - chi arriva
ai Servizi con problemi di cocaina, mentre i casi di eroina tendono a essere
meno frequenti fra i nuovi casi». I medici di famiglia sono impotenti, disarmati. Meglio:
«Tutti abbiamo le competenze per agire - puntualizza il dottor Guido Giustetto,
medico di famiglia a Pino -: il punto è che non siamo figure significative per
i giovani, e di questo va tenuto conto nelle strategie. I loro riferimenti sono i personaggi dello spettacolo, ben più
“autorevoli” di noi. O gli amici più grandi». Occhi arrossati, incavati,
dimagrimenti improvvisi possono fare da campanello: «I genitori - aggiunge la dottoressa Lucà - facciano attenzione ai soldi dei figli. Comprare fumo e alcolici costa.
Un ragazzo troppo spesso “al verde” forse va controllato di più». Il dottor Giovanni
Cappello, responsabile del Sert a Nichelino, sostiene che occorre distinguere: «Esistono
due percorsi da non confondere: la dipendenza che porta alla patologia, e l’uso
cosiddetto “ricreativo” di alcol e fumo, legato alle uscite la sera o alle
feste con gli amici. Anche questi comportamenti possono produrre abuso, ma non
sfociano necessariamente nella dipendenza. Entrambi non vanno sottovalutati, ma
la risposta dei genitori, come quella degli specialisti, deve essere
profondamente diversa». (*) «E’ indubbio che il consumo di droghe leggere sia in
crescita, forse più diffuso di quanto si pensi», è il parere del dottor
Giuseppe Spatola, medico di famiglia ad Airasca. Tutti d’accordo alla Fimmg:
«Tradire la fiducia dei ragazzi sottoponendoli a esami con l’inganno non è una
strada percorribile». «Mai agito senza coinvolgere il ragazzo nelle decisioni»,
garantisce il dottor Mario Nejrotti, studio in corso Massimo D’Azeglio. «La
giusta partenza, in questi casi, è fondamentale - insiste la dottoressa Novara
-. E’ la giusta partenza è giocare a carte scoperte, con i genitori e coi
figli». (*) Nota: …peccato che tutti pensano che il loro “uso” di
alcol e fumo sua “ricreativo”, e che non li porterà mai alla dipendenza. Non solo, la questione è che sono molto di più i problemi
dell’uso “ricreativo”, piuttosto che dalla “dipendenza”. Mica tutti quelli che si schiantano in auto dopo avere
bevuto sono “alcolisti”… <
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