L’ARENA Appello del dottor Serpelloni
direttore dell’Osservatorio Regionale Dipendenze
Giovani e abuso di alcol: tavolo
di «emergenza permanente» In merito alla vicenda che ha visto alcuni giovani
veronesi colti da malore nelle proprie scuole a seguito di assunzione di
alcolici prende posizione il dottor Giovanni Serpelloni, direttore
dell’Osservatorio Regionale sulle Dipendenze del Veneto e del Dipartimento
Dipendenze Ulss 20. «L’alcol è la sostanza psicoattiva che fa più morti di
tutte le altre droghe e provoca danni permanenti all’organismo», dice il dottor
Serpelloni. «Fra i danni prevalenti vi sono disturbi neurologici (perdita di
coordinazione psicomotoria, riduzione della capacità di giudizio, rallentamento
dei riflessi, distorsione della visione, perdita di memoria, blackout),
disturbi cardiaci (innalzamento della pressione arteriosa, accelerazione del
battito, aritmie), disturbi allo stomaco (vomito in quanto l’alcol è tossico
per l’organismo, ulcere, cancro allo stomaco), danni epatici (cirrosi, epatite,
cancro al fegato), danni al sistema riproduttivo». L’assunzione di alcol può anche
aumentare il rischio di essere vittima di stupro o di incorrere in rapporti
sessuali non protetti, precisa Serpelloni. «Dalle nostre indagini
epidemiologiche e dalla nostra esperienza clinica abbiamo visto negli anni un
aumento dell’uso di alcol nei giovanissimi. Il 75 per cento dei giovani
veronesi beve alcolici e alcuni superalcolici. La stessa cosa accade per le
donne. Si registra un abbassamento progressivo dell’età dell’iniziazione
all’alcol: oggi la prima bevuta avviene fra gli 11 e i 12 anni. Esiste poi una
forte associazione del consumo di alcolici all’uso di altre droghe e questo
determina anche un aumento degli incidenti stradali dovuti ad alcol e
sostanze». È troppo facile dire «ve lo avevamo detto», continua
Serpelloni. «Da anni il nostro gruppo di ricerca segnala che c’è un trend che
vede sempre più giovani a età sempre più basse bere, non solo il sabato sera ma
anche la mattina e nei giorni infrasettimanali. Già le scorse settimane avevamo
segnalato un forte e preoccupante consumo di birra nelle prime ore del mattino
prima di entrare a scuola, che ci è stato riferito sia dagli studenti che sia
da alcuni bar. Non dobbiamo sottovalutare un problema che sta prendendo piede
in maniera significativa, anche a seguito delle campagne di marketing
sistematiche dei produttori di bevande destinate nello specifico al target
giovanile, con bibite a basso contenuto alcolico aromatizzate alla frutta, i
cosiddetti soft drinks, sconti e offerte speciali nei locali (happy hours),
pubblicità martellante che associa al bere alcolici modelli estetici
performanti e alla moda». Di fronte a tutto ciò non si riesce assolutamente a
comprendere la posizione blanda degli adulti in merito a questo problema,
quando i genitori considerano oramai «normalità», commenta il dottor
Serpelloni, «il fatto che i propri figli si ubriachino nel fine settimana,
spesso anche negli altri giorni della settimana, mentre altri genitori restano
ignari del problema in quanto chi beve, così come chi si droga, è spesso abile
a nasconderlo». Alcuni operatori della scuola poi si trincerano ancora
dietro la scusante del «caso eccezionale», aggiunge Serpelloni, «come se non
riuscissero a vedere che la punta dell’iceberg... Continuando a considerare
questi fatti come normalità, certo essi diventano norma: è come dire accettare
la disfatta e gettare ogni speranza di poter risolvere il problema, considerandolo
quasi inevitabile». Per legge, sottolinea il medico, «nessuno può servire o
vendere alcolici a minorenni. Perciò la legge va rispettata e fatta rispettare:
sembra invece che così non accada; allora chi somministra alcolici a minorenni
andrebbe perseguito proprio come prevede la legge». Di fronte ai casi oggi sotto i riflettori, dunque, dice
ancora il dottor Serpelloni, «casi che non fanno che confermare il trend da noi
rilevato negli anni, facciamo appello a tutte le amministrazioni, ai media e
alle agenzie educative per la definizione di un piano quinquennale per la città
di Verona, dove vari organismi e fondazioni, unitamente al Dipartimento delle
Dipendenze, si mettano da subito a un tavolo comune di "emergenza
permanente" finalizzato all’attuazione a breve di un vera politica di
prevenzione dall’uso di alcol e droghe fra i giovani, una politica di
prevenzione a 360 gradi». In questo piano è necessario sviluppare un forte supporto
educativo alle famiglie e ai genitori in modo che essi non si vengano a trovare
in grave difficoltà quando i ragazzi iniziano a entrare in contatto con alcol e
sostanze, auspica il medico. Che conclude:«Si ricorda infine che per le
emergenze cliniche legate all’assunzione di alcol ci si può rivolgere al
Reparto di Medicina delle Dipendenze e Alcologia di Marzana». Il numero di telefono è 045.8045477; il centro offre anche programmi terapeutico riabilitativi per problematiche alcol-correlate complesse. TRENTINO Lotta all’alcolismo: bene ma a
quando un reparto?
Domenica scorsa a Fiera di Primiero i Club per le famiglie con problemi di Alcol si sono date appuntamento. Seicento persone “toccate” dal problema alcol che hanno raccontato le loro storie, i loro progressi nell’astinenza. Due settimane fa a Trento si è parlato molto di capitale umano, capitale sociale e quelle persone a Fiera di Primiero erano la prova tangibile che anche loro sono capitale sociale. E, sostengo, con un valore aggiunto che è quello di aver forse sperperato risorse e capitale per un brutto periodo ma poi ripagato al meglio con un nuovo stile di vita diventando loro stessi risorsa per la comunità. Un debito ripagato alla grande! Solitamente a queste riunioni provinciali sono presenti le autorità che poi scappano (giustamente hanno anche altri impegni) via di fretta. Ieri, Sindaci e rappresentanti della comunità del Vanoi e Mis erano là e là sono rimasti fino alla fine. L’Assessore Andreolli c’era, ed è rimasto a godersi la premiazione dei vari anni liberi dall’alcol. Essere nella comunità significa anche vedere la “politica” dal lato giusto, vederla come strumento al servizio del cittadino e non sempre come comodo motivo per delegare ad altri la nostra salute, il nostro benessere, le nostre aspettative. Mi rimane (ci rimane) sempre una domanda da fare all’assessore Andreolli (che ho fatto anche in passato in un colloquio avuto con lui): quando la nostra Provincia, la nostra Azienda Sanitaria avrà un Reparto di Alcologia pubblico? IL GAZZETTINO (UDINE) Droga, alcol e fumo, l’allarme del
Sert
Quasi mille persone seguite nel
2006 in Alto Friuli. Cala ancora l’età dei consumatori
Gemona Droghe leggere e alcol: si abbassa l’età del ricorso a
tali sostanze. Ormai tende a collocarsi sempre più spesso fra la fine delle
scuole medie inferiori e l’inizio delle superiori. Ed è un fenomeno che
preoccupa per l’influenza che gli abusi possono avere sulla crescita e lo
sviluppo dei più giovani. Sono le riflessioni che arrivano dal Dipartimento per
le dipendenze dell’Azienda sanitaria Alto Friuli: «L’uso frequente di alcol,
droghe e nicotina - spiega il responsabile del SerT, Gianni Canzian - nelle
fasi precoci dell’adolescenza, in cui cervello, emozioni e carattere stanno
ancora evolvendo, rischia di rallentare e alterare, anche in modo duraturo, il
futuro sviluppo della personalità. L’età è quindi un fattore importante nel
valutare la pericolosità di alcune droghe come cannabis ed ecstasy, poco
rischiose, aspetti penali a parte, in età adulta, ma molto più rischiose se
utilizzate a 14 o 15 anni. Lo stesso vale per l’abuso di bevande alcoliche. Non
di rado, accade di vedere ragazzi e ragazze bere birra poco prima di entrare a
scuola, con inevitabili ripercussioni sul percorso scolastico». I dati 2006 del
Dipartimento parlano di 594 soggetti seguiti per uso di alcolici, 64 per uso di
tabacco, 268 per uso di droghe illegali. Questi ultimi sono però solo per metà
residenti nell’Alto Friuli, perché il numero comprende anche 75 detenuti e 77
provenienti da altri territori. Fra i residenti 90 presentavano effettivi
problemi di dipendenza (86 da eroina e 4 da psicofarmaci) e 26 (quasi tutti per
cannabis) inviati della prefettura o della commissione patenti per uso senza
dipendenza. Rispetto al passato, fra i tossicodipendenti seguiti è quasi scomparso il fenomeno dell’Aids, ma è in crescita la mortalità per epatite virale C. In aumento anche l’età media dell’utenza in carico per oppiacei:circa 25 anni negli anni ’80, quasi 40 oggi, con diversi utenti sopra i 50 anni. «Questo perchè - spiega sempre Canzian - la diffusione dell’uso di eroina è un fenomeno recente, che ha colpito inizialmente le fasce giovanili. È tuttavia una dipendenza di lunga durata, con trattamenti che possono durare anche decenni, così che i nostri utenti sono "invecchiati assieme a noi"». P.C. IL GAZZETTINO (BELLUNO) A Santa Giustina corsi sul
problema alcolismo
Il Centro Alcologico Territoriale di Auronzo, nell’ambito
dei programmi di prevenzione e trattamento dei problemi alcolcorrelati,
organizza dei corsi di sensibilizzazione della popolazione. L’iniziativa si
terrà dal 24 al 29 settembre al Centro Papa Luciani di S. Giustina e avrà per
titolo "Corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale ai
problemi alcolcorrelati e complessi (metodo Hudolin)". Verrà inoltre
illustrata l’attività che da 25 anni a questa parte portano avanti i 57 club
bellunesi degli alcolisti in trattamento. Chi volesse ulteriori informazioni o presentare la propria adesione può telefonare allo 0435402596. L’ADIGE Lettere
I club antialcol vero capitale
sociale
Domenica 10 giugno a Fiera di Primiero i Club per le
famiglie con problemi di alcol (*) si sono date appuntamento. Seicento
persone «toccate» dal problema alcol che hanno raccontato le loro storie, i
loro progressi nell’astinenza. Due settimane fa a Trento si è parlato molto
di capitale umano, capitale sociale e quelle persone a Fiera di Primiero erano
la prova tangibile che anche loro sono capitale sociale. E, sostengo, con
un valore aggiunto che è quello di aver forse sperperato risorse e capitale per
un brutto periodo ma poi ripagato al meglio con un nuovo stile di vita diventando
loro stessi risorsa per la comunità. Un debito ripagato alla grande! Solitamente
a queste riunioni provinciali sono presenti le autorità che poi scappano
(giustamente hanno anche altri impegni) via di fretta. Domenica, Sindaci e
rappresentanti della comunità del Vanoi e Mis erano là e là sono rimasti fino
alla fine. L’assessore Andreolli c’era, ed è rimasto a godersi la premiazione
dei vari anni liberi dall’alcol (quella che noi chiamiamo sobrietà). Anche i
loro discorsi (in particolare quello di Andreolli) erano centrati (non è sempre
scontato) sul tema che voleva porre, quest’anno, l’accento sul servizio che
i Club svolgono nella comunità. Essere nella comunità significa anche vedere la
«politica» dal lato giusto, vederla come strumento al servizio del cittadino e
non sempre come comodo motivo per delegare ad altri la nostra salute, il nostro
benessere, le nostre aspettative. Insomma, io che c’ero, sono stato
appagato in ciò che mi attendevo da una giornata così. Anche gli amici, il coro
(mi scuso ma non ricordo davvero il nome) della comunità di Fiera di Primiero
ci hanno ascoltati con grande interesse. Noi abbiamo ascoltato le loro canzoni
ma ci ha fatto un grande piacere ascoltare anche i loro commenti sulla
giornata, commenti che ci hanno fatto capire la loro sensibilità, la loro
attenzione ai problemi dell’alcol, alle storie di molti. Essere nella
comunità significa anche agire con cose semplici, con la presenza, l’ascolto,
la visibilità, la storia raccontata ed ascoltata in un particolare momento,
magari con una serata organizzata con qualche lucido informativo. Mi rimane
(ci rimane) sempre una domanda da fare all’assessore Andreolli: quando la
nostra Provincia, la nostra Azienda sanitaria avrà un reparto di alcologia
pubblico? Sarebbe la soluzione a molti problemi, una ricca opportunità per
tutti. I Club (privato sociale) darebbero una mano forte a questa struttura, a
costi zero. Del resto vi è già oggi un’ottima interazione tra i centri di
Alcologia dell’Azienda Sanitaria e i Club e questo è un vanto per la sanità
trentina che il resto d’Italia ci invidia. Franco Baldo - Mori (*) Nota: personalmente sarei molto lieto se i Club degli
alcolisti in trattamento decidessero una buona volta di cambiare il loro
nome, non al passo con i principi
dell’approccio ecologico sociale (lo diceva lo stesso Hudolin già più di 15
anni fa…). Vedrei anche di buon occhio la sostituzione di “famiglie
con problemi di alcol” al posto di “alcolisti in trattamento”. Quello che non riuscirei proprio ad accettare è quel “per”
utilizzato dal caro amico Franco Baldo nella sua lettera: il Club non è un
posto “per”, ma casomai un posto “di”. Il Club è delle famiglie (e di nessun
altro). Le famiglie non sono “utenti”, destinatari, “oggetto” di un “servizio”, ma soggetti: sono
i protagonisti che si attivano per perseguire il proprio personale e familiare
cambiamento dello stile di vita, in un percorso di crescita e maturazione che,
a partire dal Club, si sviluppa poi in ogni momento della loro vita. Detto
questo, il discorso sul Club come “capitale sociale” è estremamente importante
e del tutto condivisibile. Alessandro Sbarbada TRENTINO Un successo la festa dal gusto
analcolico
RAFFAELE BONACCORSO PRIMIERO. Proprio in un periodo in cui si sentono notizie
di studenti che per festeggiare la fine dell’anno scolastico non trovano
nient’altro di meglio che ubriacarsi, fino ad arrivare al coma etilico, i
responsabili del Tavolo delle politiche giovanili del Comprensorio ed il
Decanato di Primiero hanno inteso sottolineare la positiva riuscita della loro
iniziativa del sabato sera e cioè la festa no alcol “Gradozero, musica a 360º
senza gradi”, svoltasi al tendone in località Giare di Imer. «Sfide, speranze e
tante energie - dicono gli organizzatori della festa - ecco alcuni degli
ingredienti di “Gradozero”, dove un nutrito staff ha gestito una festa lunga 13
ore no stop e dove l’unica sostanza mancante è stato l’alcol». Nonostante le poco
favorevoli condizioni climatiche, il torneo di “calciosaponato” previsto per il
pomeriggio ha coinvolto 6 squadre di giovani e giovanissimi scatenati, molti
spettatori e curiosi; la festa si è spostata poi nel tendone, dove una
quindicina di ragazzi e ragazze hanno gestito lo stand gastronomico, ben
fornito di panini speciali e cocktail analcolici. Verso le 21 ha avuto
ufficialmente inizio il concerto: 6 band musicali. «Ragazzi della
valle, a parte un gruppo di Vicenza. Tutti - continuano gli organizzatori -
hanno proposto ottime esibizioni: musica a 360º (senza gradi), mentre vicino al
palco uno schermo gigante proiettava i video “L’alcol batte in testa non fare
il pistone” ed i cortometraggi vincitori del concorso provinciale “zeroclip”; le
stime parlano di più di 200 partecipanti alla serata, un andirivieni di giovani
che ha ravvivato la zona “Giare” di Imer destando l’attenzione di molti». «Possiamo anche
dire - spiegano i responsabili del Tavolo politiche giovanili - che per
l’occasione è nata un’importante collaborazione con i bar di Imer: Obber,
Bivio, Miravalle- “Baret”, che per sostenere l’evento e dare un forte segno di
responsabilità non hanno servito alcolici; questo fronte comune purtroppo non è
stato accettato proprio da tutti, infatti vicino all’area “dealcolarizzata” del
tendone Gradozero, è stata organizzata una festa della birra, ma nonostante ciò
i ragionamenti sulle problematiche sociali che l’alcol produce non si sono
fermati. Infatti dal gruppo di partenza, sono nate collaborazioni ed idee che
hanno coinvolto in breve tempo moltissime risorse: l’Associazione Ama, il
Servizio Sanitario, il Piano di Zona Terza Sponda, la Cooperativa Arianna,
l’Assessorato alle Politiche per la Salute, il gruppo di volontari Nuvola, il
distributore Esso di Transacqua, la pizzeria Caminetto, lo Sportello Giovani e
Area Trento, ed ancora molti altri si sono dimostrati disponibili a collaborare
per la buona riuscita dell’evento». «Gradozero ha rappresentato un buon punto di partenza - concludono i responsabili del Tavolo - il problema “alcol e giovani” però risulta toccare livelli estremamente preoccupanti in valle, la speranza è quindi quella di far crescere la sensibilità di tutti». IL GAZZETTINO Una proposta di legge
regionale
Discoteche e alcolici, in arrivo restrizioni Il Veneto
contro le stragi del sabato Venezia Che sia la volta buona che la
proposta di legge regionale che disciplina l’attività di somministrazione di
alimenti e bevande venga finalmente discussa in aula? A giudicare dal
chiacchiericcio che se ne sta facendo da alcuni giorni in giro per i corridoi
di palazzo Ferro Fini parrebbe di sì, anche se non tutti condividono le
restrizioni poste in materia di orario delle discoteche e di divieto di
somministrare alcolici durante parte della notte. Se la proposta di legge della giunta, licenziata ancora a
fine novembre all’unanimità dalla commissione attività produttive e da allora
dimenticata nell’ordine del giorno, mette mano un po’ a tutto il comparto anche
alla luce del decreto legge del luglio dello scorso anno e della successiva
legge di conversione di agosto (entrambe impugnate dal Veneto davanti alla
Corte costituzionale per conflitto di competenze), le norme che prevedono la
chiusura di discoteche, sale da ballo, circoli privati al massimo alle 4 di
notte e che vietano la vendita e il consumo di bevande alcoliche e
superalcoliche dall’1 alle 6 hanno finito per caratterizzare l’intero
provvedimento. Tanto che lunedì prossimo se ne parlerà all’Hotel Sheraton di
Padova in una tavola rotonda organizzata della Fipe, Federazione italiana
pubblici esercizi. «La legge, nel suo complesso, fa riferimento a tutta una
serie di situazioni che non erano state prima codificate - conferma la
presidente della commissione Giuliana Fontanella (Forza Italia) - per esempio,
tutto il discorso dei circoli, delle sagre. Poi c’è la parte relativa alla
somministrazione delle bevande alcoliche, degli orari, della formazione di chi
gestisce o lavora nei locali». Ma poi c’è la parte "bollente" che
riguarda la prevenzione delle stragi di giovani in auto. «La commissione ha
ritenuto di affrontare il problema - spiega la presidente Fontanella - anche
se, essendo così scottante perchè coinvolge soprattutto i giovani, andrebbe
affrontato con dei rigori a livello nazionale altrimenti rimane il grossissimo
problema delle zone di confine. Però è altrettanto vero che non possiamo
adoperare questa scusante per non fare niente. Non siamo proibizionisti, ma non
vogliamo nemmeno scandalizzarci delle stragi del sabato la domenica e poi
dimenticarcele al lunedì». «E anche in questa maniera - aggiunge con molto
realismo - non si affronta il problema in toto perchè non ci sono solo le
discoteche in quanto ragazzi si ritrovano in appartamenti affittati o in ville
andando prima al supermercato a fare rifornimento di alcolici e superalcolici.
Ecco allora che bisognerebbe fare un programma di educazione sull’alcol,
organizzato magari dalla Regione in collaborazione con le scuole e con le
associazioni». Insomma, il Veneto non vuole stare con le mani in mano:
piuttosto che niente, è meglio piuttosto. L’intenzione è di discutere la
proposta, magari modificarla, ma fare qualcosa. E già ci sono proposte che
potrebbero mettere tutti d’accordo come quella di allungare di un’ora l’orario di
apertura e in quell’ora somministrare solo bevande disintossicanti analcoliche. Giuseppe Tedesco CORRIERE ADRIATICO Brunelli: “Siamo contro gli abusi”
“Fenomeno-alcol da combattere”
FERMO - “Vero, qualche esercente non rispetta le regole ma
si tratta di minoranze. Non si può puntare il dito contro tutti. (*) C’è anche
chi, e questi sono la maggioranza, dimostra grande sensibilità. E continuerà a
farlo, ci impegneremo su questo fronte ancora. Aggiungo: gli esercenti sono
l’ultimo anello della catena. Il problema va risolto anche a monte, la
sensibilizzazione contro l’abuso di alcol, deve cominciare in famiglia”. Lucio
Brunelli, presidente provinciale Fipe (che raccoglie iscritti della
Confcommercio esercenti attività di bar, ristoranti e locali notturni)
interviene in merito a quanto emerso, con prepotenza, nell’ultimo fine
settimana: l’alto tasso alcolico tra i giovani e soprattutto giovanissimi. E
spiega quelle che sono le iniziative già in campo per contrastare il fenomeno. “Le regole già ci sono e è necessario rispettarle - spiega
Brunelli - chi non lo fa sa che, trasgredendo, non sono incorre in sanzioni ma
alimenta un meccanismo, quello dell’abuso di alcol tra i giovani,
pericolosissimo. C’è però da sottolineare un aspetto. Scaricare le colpe sugli esercenti
è giusto solo per la loro parte di responsabilità. Un’altra parte ce l’hanno le
famiglie. Quando un ragazzino torna a casa ubriaco, non è possibile che nessuno
se ne accorge. Il disagio va affrontato a 360°”. La Confcommercio è già scesa
in campo contro l’abuso di alcol. “Lo abbiamo fatto lo scorso anno con un protocollo siglato
con Asur, Serd, comune di Porto San Giorgio. Quest’anno stiamo lavorando per
estenderlo a Fermo e coinvolgere un numero maggiore di esercenti. Oltre a
rimarcare quelle che sono le regole, necessariamente da rispettare, nel
protocollo ci impegniamo, tra le altre cose, a vendere dopo la mezzanotte a
prezzi ridotti le bevande analcoliche. Un incentivo e anche un modo per far
capire che è vero, si può guadagnare anche vendendo aranciate o coca cola”. Nei
giorni scorsi si è anche svolto un incontro con il Prefetto. ISABELLA CARDINALI, (*) Nota: giusto! Non dobbiamo generalizzare perché il comportamento del 90% degli esercenti rovina la reputazione del restante 10%. IL GIORNALE.IT Vasco Rossi, via al tour dall’Heineken Jammin’
Festival
di Paolo Giordano Latina - Niente da fare, è torrenziale. Quando Vasco parte
in picchiata succede come ieri sera in un piccolo hotel di Latina: si presenta
con qualche appunto già scritto perché «tendo a confondermi», ma poi va a ruota
libera, sfogliando il Vascopensiero dalla A di Albachiara alla Z di Zucchero.
Perciò il giornalista è inutile, le domande anche, e tutto ciò che bisogna fare
è prendere appunti prima di iniziare ad applaudire il tour che stasera qui allo
stadio ha la «data zero» e poi domenica farà il vernissage all’ Heineken
Jammin’ Festival di Venezia. Il contabile «Non Basta poco a produrre uno spettacolo
rock come il mio, ci vogliono oltre 15 milioni di euro. Ci sono due palchi che
girano per l’Italia perché ci vuole troppo tempo a spostarne solo uno. Voglio
reggere il confronto con le produzioni degli artisti internazionali, solo che
loro ammortizzano le spese in centinaia di date, io solo con le nove del mio
tour. All’Heineken Jammin’ Festival suonano giganti come Aerosmith e Pearl Jam
ma sui cartelloni il mio nome è il doppio del loro. D’altronde non vivo grazie
alle vendite dei dischi ma grazie ai concerti: io però i soldi me li faccio
dare prima, è una vecchia abitudine imparata sul campo». Il paladino «Noi ci difendiamo bene dallo strapotere della
cultura angloamericana. Tutto è frutto di casualità: se Hitler non fosse stato
un pazzo drogato di anfetamine come una pera, forse i grandi cervelli non
scappavano dalla Germania e la tivù la inventavano i tedeschi. Chissà.
Trent’anni fa abbiamo iniziato a fare rock in italiano e ora siamo finalmente
credibili. E non parlo solo di me, ma di tanti altri. D’altronde, io non canto
in inglese, perché so solo l’italiano, vivo in Italia e mangio pure italiano». Il visionario «Il mio palco è un palazzo di cristallo che
per me rappresenta la città invasa dalla giungla: ci sono ferri e tubature e
alberi e radici bianche perché senza clorofilla, sterili. È l’immagine della
civiltà assediata dall’inciviltà. Ormai la società normale è ostaggio di pochi
elementi come i kamikaze. Noi uomini ci eravamo dati le nostre leggi e io non
avrei mai pensato di dover fare i conti ancora con le leggi religiose». Il
rockettaro «Il mio concerto è fatto di 28 canzoni, l’introduzione è la
Cavalleria rusticana di Mascagni e poi inizio con Basta poco. L’ultimo pezzo
prima dei bis è Ciao, mentre l’ultimo bis è come il solito Albachiara. In mezzo
ci sono medley come quello di Domanisì, Strega, Cosa vuoi da me, Delusa,Sono
ancora in coma, e poi un inedito che si intitola Non sopporto ed è un punk rock
che non avete mai sentito con un testo nudo, crudo e sincero. Stavolta mi
dispiace molto lasciar fuori vecchi pezzi come Ogni volta e Senza parole. Però
questo concerto avrà le stesse sonorità del mio prossimo disco». L’indeciso «Non so quando uscirà (probabilmente in autunno
- ndr) ma non dipende da me. Dentro la mia casa discografica non so neppure più
con chi parlare». Il polemico «Quando ho scritto il testo di Pippo per
Zucchero, lui non me l’ha attribuito e l’ha firmato da solo. Il ragazzo è fatto
così». Il vanitoso «Questo è il quarto
anno in cui partecipo all’Heineken Jammin’ Festival e diciamo che quando non ci
sono io, là si beve meno birra». Il trasgressivo «Quando restano
piccole, le trasgressioni sono fondamentali. Ma, come mi dicevano da bambino i
miei genitori, non bisogna attraversare la strada senza aver guardato bene da
entrambi i lati». Il contestatore «Guardare la televisione è diventata una
strana forma di meditazione zen: uno la accende e così spegne il cervello, si
rilassa. Non voglio dire che non ci siano persone intelligenti in tv o
programmi che non valga la pena seguire. Ma sono troppo pochi ». Il fatalista «Fondamentalmente sono contro la prevenzione.
Che cosa vuol dire prevenire? Che se ho bevuto un po’ di più ma vado a casa in
macchina a venti all’ora e non mi succede nulla tu dovevi fermarmi prima? E
perché? Si parla tanto degli ubriachi che si schiantano in auto, ma gli
ubriachi che arrivano a casa sani e salvi dopo aver guidato sono molti di più.
Ci siamo dimenticati che purtroppo esistono le tragedie, che sono
imprevedibili». (*) Il cantastorie «Comunque, a parte tutto, la mia è un’opera
rock in continua evoluzione: racconto la mia vita sin da quando avevo vent’anni
perché mi piace molto provocare la coscienza che dorme e la mia dorme sempre
molto». (*) Nota: Vasco Rossi è molto meglio quando canta che quando parla di prevenzione. Dovrebbe essere assolutamente chiaro a tutti che non è necessario che un evento sia nefasto nel 100% dei casi per essere degno di attenzione. Prevenzione significa soprattutto porre l’attenzione sulla possibilità di eventi negativi. Allora perché guardare bene da entrambi i lati prima di attraversare la strada, visto che non sempre chi non guarda viene investito? Analogamente a quanto accade per l’arte, il parlare di prevenzione dell’alcolismo è un appello al quale molti rispondono senza essere chiamati. BRESCIA OGGI LENO. Dopo la convenzione con Bagnolo, la Polizia locale
ha compiuto un salto di qualità sul fronte della sicurezza Emergenze, nasce la task-force
Un coordinamento fra vigili e
Protezione civile per fronteggiare le calamità
Prevenzione, sicurezza e formazione. Sono i punti
cardinali dell’attività della Polizia locale di Leno che grazie alla
convenzione con il comando di Bagnolo guidato da Nicola Caraffini, ha compiuto
un salto di qualità. Anche sul piano dell’immagine: a Leno, i vigili non sono
come accade in altri paesi i «mastini» delle multe per divieto di sosta, spesso
erogate per ripianare le casse comunali, ma sono diventati un punto di
riferimento della sicurezza, nel senso più ampio del termine. I dati
dell’attività sono emblematici: nel 2006, la Polizia locale ha elevato 1025
contravvenzioni. Le sanzioni si sono concentrate soprattutto sui comportamenti
più pericolosi come l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebrezza e il
transito con il semaforo rosso. E, a proposito di incidenti, i vigili di Leno
ne hanno rilevati 47. Diciassette le patenti ritirate, 27 invece, le carte di
circolazione sequestrate. Nel 2006, la Polizia locale ha anche effettuato un
censimento delle vie non conformi alle norme di sicurezza del Codice della strada
permettendo al Comune di intervenire attraverso l’installazione dell’opportuna
segnaletica. I vigili sono stati impegnati anche sul fronte della
prevenzione attraverso corsi di educazione stradale. In particolare gli agenti
hanno tenuto lezioni teoriche e pratiche con uscite in bicicletta per tutti gli
alunni delle classi quarte delle elementari. Il comando ha incoraggiato e
sostenuto il progetto Pedibus. I vigili sono stati parte integrante nel ciclo
di lezioni rivolte ai ragazzi di terza media e agli alunni dell’istituto
«Capirola» che dovevano ottenere l’idoneità alla guida dei ciclomotori. E sempre al «Capirola», con
l’ausilio del professor Roberto Rebesco, referente per la salute dell’istituto,
si è svolta un’iniziativa di prevenzione contro i danni provocati da alcol e da
droghe. Complessivamente sono stati coinvolti 400 studenti. Nell’ambito dell’attività amministrativa, spiccano i 225
sopralluoghi in alloggi occupati da stranieri per accertarne l’abitabilità e
contrastare in chiave preventiva il fenomeno dell’immigrazione clandestina e
degli affitti in nero. Particolarmente efficace si sono dimostrati i servizi
svolti in collaborazione con la stazione dei carabinieri. In dodici mesi, i
vigili hanno infatti segnalato alla Procura 103 reati. Nel frattempo, d’intesa
con la Protezione civile è in fase di studio un progetto per la creazione di
una squadra speciale per l’emergenze legate a calamità naturali o disastri
ambientali. Infine, per volontà dell’Istituto superiore di sanità ed
in collaborazione con l’Amministrazione comunale, la Polizia locale è stata
parte integrante della campagna contro le cosiddette stragi del sabato sera,
sperimentando nuove tecniche operative di prevenzione e di repressione per
accertare i reati relativi alla guida in stato di ebbrezza sotto l’influsso di
stupefacenti. I risultati di questo intervento hanno fatto emergere una
situazione di disagio giovanile che è stata presa in considerazione anche in
una relazione parlamentare e in una rivista scientifica. Il personale a disposizione del comando di Polizia locale
di Leno è di due ufficiali, di tre agenti istruttori e di 7 vigili. Il presidio
di Leno copre un bacino di 88 chilometri quadrati, con una densità di
popolazione di circa 25 mila persone. L’istituto regionale di formazione ha
inoltre assegnato al comando di polizia locale dei due paesi due corsi di
specializzazione per la formazione del personale della polizia locale di tutti
i Comuni della Bassa. Milena Moneta IL MATTINO (BENEVENTO) No al fumo nei cortili scolastici
CINZIA PELUSO Niente sigarette nei cortili delle scuole. E la vendita dovrebbe essere vietata ai minori di 18 anni. Per rinnovare gli stili di vita dei giovani, contro le abitudini che uccidono, servono nuove regole secondo Livia Turco. Il ministro della Salute va di nuovo all’attacco sul fumo. La legge Sirchia deve essere integrata. «Vari studi attestano che il fumo fa male e noi dobbiamo dire ai giovani di non fumare, ma se poi i ragazzi possono fumare a scuola o possono comprare le sigarette, il messaggio è contraddittorio. Non capisco perché sia considerato così scandaloso prevedere il divieto di vendita delle sigarette ai minori di 18 anni», sottolinea il ministro. Attualmente, il limite è di 16 anni. Ma il ministro vorrebbe elevarlo, appunto, a 18, recependo la convenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità. È un’iniziativa forte che piace al papà della legge anti-fumo, l’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Sirchia invita però a non perdere di vista la priorità attuale, che è costituita dai controlli per il rispetto del divieto di fumo nei luoghi pubblici. «Controlli ormai pressoché inesistenti», denuncia. Ma per Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità, la Turco non fa altro che proporre «un giusto chiarimento di quanto già prevede la legge, i cortili fanno parte infatti degli istituti scolastici dove era già vietato fumare». Non si mostrano entusiasti, invece, i presidi. Secondo Giorgio Rembado, presidente dell’Anp, l’associazione che li rappresenta, «per contrastare il vizio del fumo tra i giovani bisognerebbe promuovere interventi di prevenzione». Non sarebbe facile, infatti, far rispettare questo divieto. «I ragazzi - spiega Rembado - si ritrovano in giardino durante l’intervallo, cioè quando sono fuori dallo stretto controllo degli insegnanti». Il fumo, ma anche l’alcol. La Turco promette di ritornare alla carica, dopo che non era riuscita nell’intento in occasione dell’ultima Finanziaria, sulla richiesta di una legge per vietare la vendita di alcolici ai minori. Ma si dovrebbe andare oltre l’imposizione. E il cinema potrebbe svolgere un ruolo importante, «trasmettendo, ad esempio, il messaggio che non necessariamente per conquistare una ragazza si deve fumare», suggerisce il ministro. Il ruolo della politica, da un lato. Quello della società, dall’altro. Mangiar bene, muoversi, niente fumo e poco alcol. Bisogna imparare, secondo la responsabile della sanità italiana, queste quattro regole per star bene. Applicarle potrebbe essere facile e divertente. Lo dimostrerà la «Tre giorni della salute», promossa dalla Turco, in collaborazione con i ministeri dell’Ambiente, delle Politiche giovanili, dell’Istruzione e delle Politiche agricole, che da dopodomani e fino a domenica si svolgerà in dieci città italiane, tra cui Napoli. ASG MEDIA (Tratto da EMERGENZA ALCOLISMO) Trieste Torna "Overnight", il bus per notti senza
rischi
13/06/2007 - Tutti i sabati, dal 16 giugno all’8
settembre, da piazza Oberdan alla baia di Sistiana Torna anche quest’estate Overnight, l’autobus gratuito che collega Trieste a Sistiana perché i piú giovani possano vivere notti di divertimento senza rischi. La navetta, che parte da piazza Oberdan, entrerà in funzione sabato 16 giugno e viaggerà tutti i sabati sera fino all’8 settembre. Come già lo scorso anno gli operatori saranno presenti, oltre che a bordo del bus, in una postazione allestita a Sistiana.Il progetto, giunto alla seconda edizione, è promosso dal Dipartimento delle dipendenze dell’Azienda per i Servizi Sanitari e dalla Provincia in collaborazione con Etnoblog, le cooperative La Quercia e Duemilauno Agenzia sociale e l’Apt di Gorizia che mette a disposizione due autobus. "La Provincia di Trieste - ha detto Ondina Barduzzi, Assessore provinciale ai Trasporti - crede in questa iniziativa già sperimentata con successo lo scorso anno che garantisce maggiore sicurezza sulle strade e consente ai ragazzi di divertirsi senza correre alcun pericolo negli spostamenti in macchina. Il servizio è stato potenziato ed esteso da giugno fino a settembre, fino all’avvio delle attività scolastiche". "L’obiettivo - spiega Roberta Balestra, responsabile del Dipartimento dipendenze - è evitare che i ragazzi si mettano alla guida se troppo stanchi o in stato di alterazione proponendo loro un mezzo di trasporto pubblico che copre un tragitto altrimenti raggiungibile solo in macchina". "Al tempo stesso, come già lo scorso anno - prosegue - si punta alla sensibilizzazione dei ragazzi, cosí da migliorare la loro consapevolezza in tema di divertimento, piacere, rischi".A bordo del mezzo sarà dunque presente un operatore mentre gli altri saranno dislocati nella postazione di Sistiana. Da quest’anno l’équipe dell’Azienda sanitaria in campo si allarga poi a coinvolgere anche gli operatori dei Consultori familiari e del Dipartimento di prevenzione, nonché l’Associazione Stella Polare. L’esperienza dello scorso anno ha infatti mostrato che nel dialogo con i piú giovani emergono molteplici tematiche oltre alla questione delle consumo di sostanze, fra cui la sessualità, la contraccezione o le malattie sessualmente trasmissibili.Un’ulteriore innovazione riguarda la figura del "guidatore designato". A inizio serata i ragazzi che arrivano a Sistiana in macchina saranno invitati a indicare il responsabile della guida al ritorno. Prima del rientro, tra i guidatori negativi all’etiltest saranno sorteggiati gadget, magliette, biglietti del cinema o di concerti. Da segnalare infine che il progetto Overnight si estende fino a comprendere, oltre a Monfalcone come già nel 2006, Gorizia.Nel 2006 Overnight aveva riscosso un grande successo. Ogni serata aveva visto circa 500 giovani utilizzare la navetta per tornare a casa, numerosi i genitori coinvolti nel progetto e oltre 200 contatti al banchetto informativo allestito a Sistiana per informazioni, etiltest e distribuzione di materiali informativi. Quattro le partenze di Overnight da piazza Oberdan (22.15, 22.30, 23.30 e 23.45) e altrettante quelle da Sistiana (0.45, 2.20, 2.50 e 4.05). Il tragitto dura circa 40 minuti (red). IL GAZZETTINO (PADOVA) L’INTERVENTO Abbiamo passato un inverno pieno di angoscia e di pena in
attesa di sapere quale soluzione avrebbe escogitato l’Amministrazione comunale
per affrontare, in modo decisivo, l’annoso problema dello spriz estivo: Fiera,
Ex-macello, Euganeo e via cianciando. Invece la soluzione c’era, bella e
pronta, e qualche facinoroso l’aveva pure già detto. Fermo restando che
d’inverno, per il superiore interessi educativi della gioventù di Padova e
dintorni, il servizio multiforme di socializzazione fracassona viene e verrà
fornito gratuitamente dal comune attorno alle Piazze e in Ghetto, per l’estate,
non si transige: Contin e soci hanno imposto la legge del più forte: Piovego o
niente. Dice: Ma non avete capito niente, quest’anno sarà tutto diverso: il
posto non è più lo stesso dell’anno scorso, lontano dalle case del Portello, i
cui abitanti, l’anno scorso, si sono deliziati, per quattro mesi, con
movimento, allegria, musica di qualità ecc., invece del solito degrado. Senza
contare che le misure di sicurezza e di controllo saranno severe e
inflessibili.Sulle misure di sicurezza e di controllo, per ora, il nulla: ai
non addetti ai lavori è sembrato di capire che il problema principale, fino ad ora,
sia: chi paga? Alcune considerazioni di merito: 1) Lo spostamento di cinquanta metri dei chioschi, in uno
spazio ancora più ristretto dell’anno scorso, non farà che aumentare la
confusione, la sporcizia, il rumore di prima, interessando, si fa per dire,
anche gli abitanti di via Trieste, toccati, solo in parte, fino ad ora,
dall’allegra brigata dello spriz. 2) Non si sente parlare di traffico e di sosta, che, come
è noto, sono in cima ai pensieri di questa Amministrazione. Dove si crede che
lascino i propri mezzi di trasporto cinque sei mila persone che si
accalcheranno nella zona dello spriz? L’anno scorso le moto, i motorini, le
macchine e le biciclette, spesso ammassati l’uno sull’altro, arrivavano fino in
fondo a via Gradenigo, cioè quasi alla Stanga.3) In quale modo potrà influire
beneficamente la nuova sede dello spriz estivo su quella massa di individui
che, ad una certa ora, spesso un po’ (si fa per dire) alticci, si aggireranno,
talvolta mezzi nudi, in cerca di un luogo appartato per soddisfare alcuni
bisogni fisiologici fondamentali (e se poi non si trova il luogo adatto,
pazienza; si fa di necessità virtù)? Pare che l’ipotesi sia di usare i bagni
della mensa del Piovego: roba da matti! Il punto vero di questa triste vicenda dello spriz, cioè
di un businnes colossale fatto passare per servizio sociale, è che un luogo
adatto ad ospitare il popolo dello spriz, a Padova, non esiste, tanto meno in
Centro Storico. Cinque seimila (anche più) persone non possono stare per un
tempo così lungo (quattro, sei, ore) per un periodo così lungo (quattro mesi)
in luoghi così vicini alle abitazioni di migliaia di cittadini. E’ inutile lambiccarsi il
cervello per trovare soluzioni che, se non falliscono, lasciano le cose come e
peggio di prima.Iniziative del genere spriz al Portello, dall’esito
inevitabilmente disastroso, nonostante tutte le rassicurazioni di assessori,
amministratori di vario ordine e grado, nonché di addetti ai lavori, molto
interessati al businnes, assai meno alla civile convivenza, semplicemente non
si devono più fare, né in Piazza, né al Portello, né altrove.Posizione questa,
si capisce, politicamente, assai poco corretta. Ma, davvero, di questa cronica
incapacità di affrontare i problemi seri di questa città non se ne può proprio
più. Mario Acampora Citt’Antenore IL GAZZETTINO (VICENZA) Da Forza Nuova critiche e consigli
al sindaco e a Mazzocco
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