C’era
una volta il cartello dei sindaci pacifisti che non volevano i reattori atomici
nel giardino di casa e scrivevano alle porte del paese: ’Comune
denuclearizzato’. Oggi va di moda il ’Comune depuntizzato’, una zona franca
dove la patente è sacra e inviolabile e i vigili non si azzardano a togliere un
punto a nessuno. In 4340 comuni italiani su 8.157 i vigili non hanno mai
comunicato al ministero dei Trasporti una sola decurtazione dei punti della
patente. Anche i dati trasmessi dalla polizia o dai carabinieri arrivano con
molti mesi di ritardo e spesso si perdono nei meandri della burocrazia.
La capitale di questa Italia che fa le multe, ma non segnala nulla alla
struttura centrale, che rimpingua la cassa a suon di verbali e poi se ne
infischia della prevenzione degli incidenti, è Vibo Valentia. Basta dare
un’occhiata al cervellone del ministero per scoprire che in questa terra
adagiata tra i monti della Sila e il mar Tirreno vige un patto tacito di non
belligeranza tra l’autorità e gli automobilisti indisciplinati.
Se volete parlare al telefonino mentre bevete una birra procedendo a zig zag
contromano o se sognate di sfrecciare sul lungomare senza casco mentre la moto
si impenna al vento, questo è il posto che fa per voi. Dovrete solo metter mano
al portafoglio per conciliare col vigile di turno, ma nessuno vi sfilerà le
amate ruote da sotto il sedere. La polizia municipale di Vibo stacca verbali
per 330 mila euro ogni anno (comunque pochi rispetto agli altri comuni), ma in
compenso non ha mai sfiorato con un dito la patente di uno dei suoi 23 mila
automobilisti su 34 mila abitanti, né quella di turisti e passanti che
incrociano nelle sue strade.
A quattro anni dall’entrata in vigore della patente a punti, proprio da Vibo
può partire il viaggio per capire perché l’unico provvedimento del governo
Berlusconi circondato da unanimi apprezzamenti non funziona più. Lo spauracchio
del ritiro della patente, che per tre anni è riuscito a convincere gli italiani
a guidare più civilmente e ha indubbiamente salvato migliaia di vite umane, ha
esaurito la sua spinta. Fino al 2005, incidenti e morti al volante sono
diminuiti costantemente. Nel primo anno si era registrato un crollo del 18 per
cento e l’Italia si era illusa di centrare l’obiettivo europeo della riduzione
del 50 per cento delle vittime entro il 2010. Poi lentamente l’effetto annuncio
è svanito: nel 2005 i decessi sono diminuiti solo del 5,6 per cento e nel 2006
i primi dati ufficiosi indicano un calo infinitesimale dello 0,3 per cento.
Stiamo tornando a essere la Cenerentola della sicurezza stradale con
l’aggravante del sorpasso dei cugini transalpini.
In Francia dal 2003 i morti sono diminuiti del 42 per cento grazie a 19 milioni
e mezzo di controlli annui. "Noi
invece abbiamo scelto la politica dello spaventapasseri", spiega
Giordano Biserni dell’Asaps, l’associazione degli amici della polizia stradale
che da anni si occupa del tema della sicurezza: "Purtroppo dopo quattro anni tutti hanno capito che la patente a
punti è spuntata e non fa male a nessuno". Gli italiani hanno ripreso
a correre, spesso in stato di ebbrezza. L’alcol è la prima causa di mortalità:
la Francia ha fatto 11 milioni di test con l’etilometro nel 2006, in Italia non
si raggiungono i 300 mila. Se poi il guidatore viene sorpreso alticcio, capita
spesso che nessuno si premuri di comunicarlo alla motorizzazione.
Non bisogna stupirsi allora se solo un automobilista su 700 nell’arco di
quattro anni a partire dall’entrata in vigore della legge ha dovuto rifare
l’esame a seguito dell’azzeramento dei punti. Per l’esattezza, sono 50 mila e
183 i patentati che hanno dovuto lasciare l’auto in garage, su un totale di
35,3 milioni. Una miseria. A leggere i dati del cervellone del ministero i
nostri connazionali sembrano più corretti degli svizzeri: 28,5 milioni vantano
una fedina automobilistica immacolata; 22 punti all’attivo, il massimo. Solo
sette milioni (uno su cinque) hanno subito una decurtazione e ben 127 mila e
861 sono riusciti a recuperarla frequentando i corsi ’di riparazione’ delle scuole
guida, che non prevedono nessun esame.
Tutto il sistema della patente a punti in versione italiana è intriso di
clemenza verso il trasgressore e volge al perdono: chi non commette infrazioni
gravi per due anni, torna a quota 20, anche se gli era rimasto un solo punto
all’attivo. L’effetto perverso di questa automatismo è quello di privilegiare
il guidatore criminale. "In caso di
processo penale, i punti non vengono tagliati fino alla sentenza",
spiega sempre Giordano Biserni dell’Asaps, "e
quando il processo si conclude con la condanna, se sono passati due anni senza
infrazioni, non possono essere più tolti".
Nemmeno quando ci scappa il morto la patente viene ritirata per sempre.
Gianmarco Cesari, legale dell’Associazione familiari e vittime della strada,
spiega: "Al massimo si rifà l’esame e si torna alla guida. Pure un
alcolista cronico o un tossicodipendente trova la maniera di superare l’esame.
E anche nei casi di pesante condanna da parte dei giudici nessuno finisce in
galera. Solo un omicida ha parzialmente scontato in carcere la sentenza
inflitta per aver ucciso una persona con colpa evidente. Tutti i magistrati
applicano la pena minima inferiore ai due anni con la sospensione condizionale.
Sempre. Ma così la patente diventa una pistola puntata alla tempia dei
cittadini".
Ai difetti congeniti del sistema bisogna poi aggiungere i vizi della sua
attuazione pratica. Se quattro italiani su cinque si sentono rispondere:
"22 punti" quando interrogano la voce registrata del numero verde del
ministero non è solo merito loro, ma è anche demerito della pubblica
amministrazione. La polizia municipale, presa da mille impegni, spesso
considera l’immissione dei dati nel terminale e la trasmissione al ministero
una noiosa pratica burocratica. Con l’incasso della multa il vero obiettivo
strategico delle amministrazioni comunali è raggiunto. Sì, ci sarebbe
quell’obbligo di comunicare entro 30 giorni la decurtazione dei punti al
ministero, ma non ci sono sanzioni e allora tutti se la prendono comoda. Quando
va bene i dati arrivano al Ced, il centro elettronico del ministero dei
Trasporti, con grande ritardo. Dalla data del verbale può passare un anno,
anche se la media ufficiale è di sei mesi. Già così l’effetto deterrente si
depotenzia. Molte volte però i dati non arrivano mai.
Ben 4340 comuni italiani su 8.157 non hanno mai comunicato un solo punto al
ministero a partire dalla data di entrata in vigore della legge. Se si scorre
la tabella dei comuni si scopre una situazione a macchia di leopardo con la
solita concentrazione di buchi nella rete di controllo meridionale. In tutta la
provincia di Vibo Valentia, per esempio, la patente a punti è un illustre
sconosciuta per 45 comuni su 50. "Non dovete sorprendervi", spiega il
sindaco del capoluogo, Franco Sammarco, "proprio in questi giorni abbiamo
fatto un convegno con il prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, sulla
debolezza della polizia municipale in tutti i comuni della nostra provincia. A
Vibo, per esempio, i vigili lavorano con un organico dimezzato e comunque hanno
fatto verbali per 900 punti dal 2005 a oggi". E allora, perché non
risultano al ministero? "Non siamo riusciti a trasmetterli", spiega
il sindaco, "perché la polizia municipale ha cambiato sede e non ha ancora
attivato il collegamento. Li abbiamo inviati per posta, ma ce li hanno
rispediti al mittente".
Vibo non è un caso isolato. Anche in Abruzzo, a Capistrello, 5.700 abitanti, il
responsabile dei vigili ignora il collegamento con il ministero. A Trasacco,
6.200 abitanti, il comandante Concetta Colangelo parte con i verbali sotto
braccio alla volta dell’Aquila, una volta ogni 4 mesi perché il suo comune non
è in linea con Roma. Il municipio di Luco dei Marsi, 6 mila anime, è scomparso
dal terminale centrale nel 2005. Missing. Il capo dei vigili, Ferdinando
Grisante, svela il mistero: "Dopo molti sforzi ero riuscito ad attivare
una linea Isdn, ho chiesto la password alla motorizzazione e mi sono pure
collegato, ma non sono riuscito a trasmettere perché non ho trovato un software
adatto. Per un po’ ho inviato per posta le fotocopie, ma poi la motorizzazione
le ha rifiutate". Risultato? Grisante ha accumulato una cinquantina di
fascicoli sulla scrivania.
In altri casi dietro il mancato invio dei verbali alla motorizzazione
s’intravede una scelta di understatement politico. La decurtazione dei punti
talvolta viene avvertita come un accanimento ingiusto verso il concittadino
multato. Le isole sono emblematiche da questo punto di vista. Favignana fino al
maggio del 2006 era l’oasi degli automobilisti indisciplinati. Tutti i verbali
che comportavano la decurtazione dei punti rimanevano accatastati sul tavolo e
non spiccavano il volo verso Roma. Poi è arrivato un vicecomandante un po’
pignolo da Palermo che ha informatizzato l’ufficio verbali. In meno di un anno
sono spariti 800 punti dalle patenti dei turisti e degli isolani. Risultato?
L’agente scelto è stato spedito a Marettimo a fare le multe ai muli. Anche
nell’isola di Ischia il comune principale, Forio, non ha mai inviato una sola
comunicazione al ministero. Gli altri comuni dell’isola, come Barano, non
brillano certo per numero di verbali trasmessi, ma almeno ogni tanto battono un
colpo e gettano qualche punticino in pasto al cervellone romano. Forio niente.
Mai un punto tolto a nessuno.
Il sindaco, Franco Regine, spiega così il fenomeno: "Il comandante dei
vigili mi ha detto che sono stati fatti numerosi verbali con la decurtazione
dei punti. Non sono stati ancora inviati al ministero perché siamo in attesa
della definizione dei ricorsi". Ma la legge è in vigore da 4 anni.
Sindaco, quanto durano i ricorsi? "Ho avviato una piccola inchiesta per
capire cosa è accaduto". Le carenze tecnologiche dei comuni talvolta
tarpano le ali ai vigili più agguerriti. Come i carabinieri della barzelletta
evitano la parola ’guard rail’ sui verbali, così i vigili evitano come la peste
le super multe in zona punti. A Grezzago, un piccolo comune alle porte di
Milano, per un lungo periodo le comunicazioni dei tagli sono state trasmesse
dal computer della più attrezzata cittadina di Trezzo. Il gemellaggio però si è
rotto e, in attesa di chiudere una nuova santa alleanza con Baranzate, i vigili
sono diventati più buoni. Bisogna provocarli con un inversione a ’U’ sotto il
naso per costringerli a fischiare un ’multone taglia-punti’. Stessa musica a
Giarre, in Sicilia. Questo paesone che al primo solleone si gonfia di messinesi
e catanesi fino a diventare una piccola Rimini, questa estate accoglierà i
turisti con intenti bellicosi. Fino a qualche mese i verbali venivano imbustati
e incollati a mano, uno per uno e i vigili erano poco incentivati a colpire
duro. Il comune però sta acquistando un nuovo software e si prevedono
scintille.
Sulla debolezza tecnologica e organizzativa delle amministrazioni locali sta
fiorendo un business milionario sul quale prosperano alcune software house come
la Open di Mirano (850 comuni) e la Maggioli di Sant’Arcangelo di Romagna,
mille dipendenti per 100 milioni di fatturato, che ha venduto il suo programma
per gestire le contravvenzioni a 1.600 comuni. Trecento municipi invece sono
andati oltre: non hanno comprato da Maggioli solo il software, ma l’intero
servizio. I vigili trasmettono i dati su auto e conducenti alla società che
provvede a svolgere gran parte della procedura, compresa la stampa dei verbali,
con tutti i rischi connessi per la privacy dell’automobilista. Le spese, dieci
euro a verbale, comprese di spedizione, sono addebitate al trasgressore.
Per avere un’idea del giro di affari, solo per due comuni dell’area di Malpensa
(Lonate e Frenzo) la Maggioli ha incassato mezzo milione di euro nel periodo
2002-2005. Anche la Polizia stradale si serve dell’assistenza di una società
privata, la Emmedata di Benevento, per trasmettere i punti decurtati. E anche
il cervellone del ministero è gestito da un gruppo di società private guidate
dalla multinazionale EDS. La patente a punti è anche questo: un gran giro di
milioni di euro che finiscono ai privati. Un carrozzone che però gira a vuoto e
non offre nessuna garanzia di ottenere il risultato se l’ente pubblico non fa
la sua parte. I comuni di Forio d’Ischia e di Vibo Valentia avevano acquistato
entrambi il software della Maggioli. Il comune calabrese aveva speso 8 mila
euro per comprare anche il pacchetto necessario per trasmettere i punti alla motorizzazione.
Peccato che nessuno avesse pensato al collegamento telefonico.
di Marco Lillo
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