IL GAZZETTINO (UDINE) Infortuni sul lavoro, il 15% a
causa di alcol e droga
È la stima delle denunce in Friuli
che oggi sarà presentata nel corso di un incontro promosso dall’Azienda
sanitaria Per riuscire a fare qualche ora in più nei cantieri, per
sobbarcarsi uno straordinario di sudore e fatica, fra macchinari e gru, magari
per fare maxi turni, si ingurgita un bicchiere d’alcol di troppo, si assume
qualche eccitante, si sniffa un po’, giusto per tenersi su, non sentire la
fatica, rendere meglio. E poi ecco la lista di sangue composta dagli operai,
friulani ma sempre più spesso immigrati, che, per l’alcol eccessivo o la droga,
sacrificano la vita o parte del corpo sull’altare di un’operatività che deve
essere a tutto sprint. Non ci sono premi da raggiungere, semplicemente si cerca
una carica in più, un motivo per non sentire la fatica, in alcune imprese
friulane, in alcuni cantieri dove alcol e droga non rappresentano, come per le
classi giovani, un divertimento, uno svago, ma una necessità quasi determinata
dal tipo di mansione. Proprio per scongiurare che gli incidenti sul posto di
lavoro continuino a essere provocati anche dall’assunzione di sostanze
eccitanti (fenomeno che ancora rimane fra le pieghe dell’ufficialità), la
cordata che vede uniti il Sert, l’Azienda 4 Medio Friuli, gli industriali, i
sindacati intende rendere stabile la cabina di regia preventiva che dovrà
costituire una sorta di stati generali il cui obiettivo è formare i lavoratori
attraverso incontri. «Purtroppo, il fenomeno è ancora sottovalutato, e
difficilmente, nei referti, si trova scritto che quell’incidente o quella morte
sono dovuti a bevande alcoliche o stupefacenti», dichiara Maria Maisto,
responsabile del Sert dell’Azienda Medio Friuli, in vista dell’incontro di
questa mattina nella sede udinese della Regione. Alcol letale per chi, senza
necessariamente ubriacarsi, alza il gomito, magari anche solo per mezzo
bicchiere, e riprende a lavorare: in media si stima che il 10-15 per cento
degli infortuni sul lavoro denunciati in Friuli all’Inail sia imputabile al
consumo di alcol e all’utilizzo di stupefacenti. Non è vero che tutto è imponderabile: alcune morti e
lesioni fisiche possono essere risparmiate. Considerando che in Friuli si
annoverano circa 12 mila infortuni all’anno, con un’incidenza del 47 per cento
su mille operai, si deve tenere impressa nella mente che ben mille e ottocento
incidenti potrebbero essere evitati se solo si rompesse il circolo vizioso. Se
negli operai fra i 40 e i 60 anni l’ipoteca sull’esistenza si chiama
soprattutto vino, negli operai under 40 si chiama soprattutto cocaina e
amfetamine. Nel 2000 l’Azienda 4 decise di monitorare quasi tutte le grandi
aziende del territorio per verificare il grado di conoscenza del rischio fra i
lavoratori. Risultato: una percentuale bassa di operai aveva la percezione
esatte delle conseguenze del consumo di eccitanti. Dopo questa fase preliminare si è passati a faccia a
faccia fra i responsabili della sicurezza delle imprese con i dipendenti.
Adesso si vuole dare vita a una permanente della sicurezza che metta fuori
pericolo gli operai dalle sacche di consumi sbagliati che si riversano anche
sui colleghi di lavoro, possibili nuove vittime a causa dell’esposizione a
fattori di pericolo provocati da quanti presentano una dipendenza da
problematiche tossico e alcolcorrelate. Si sa che il Friuli primeggia per una
statistica di consumo alcolico di quasi tredici punti in più rispetto alla
media nazionale che si attesta al 68,3, mentre nella nostra terra si viaggia
attorno al 70,2. Non soltanto friulani. Anche negli immigrati, specialmente nel campo
dell’edilizia, si sta ampliando la cattiva abitudine di iniettarsi energia
ricorrendo a droghe. «Non dimentichiamoci - osserva Maisto - che poi, sul lungo
periodo, questi usi e abusi si trasformano anche in assenteismo sul posto di
lavoro, senza dimenticare che rappresentano una della prime cause di
distrazione e di abbassamento della percezione del rischio e dei limiti».
L’operazione di imprese e cantieri ripuliti da alcol e droghe diventa adesso
una priorità etica. Irene Giurovich SALUTE (LA REPUBBLICA) Infanzia abusata, donne più a rischio Recenti studi segnalano la dipendenza alcolica da adulti.
Effetti simili per traumi fisici o solo psichici L’abuso sui bambini comporta conseguenze gravi anche a
lungo termine: gli adulti che da bambini sono stati abusati rischiano, più
degli altri, di sviluppare problemi di alcolismo o anomalie neuroendocrine. A
queste conclusioni sono giunti due studi indipendenti, uno della New Jersey Medical
School di Newark (New Jersey, USA) e l’altro del Dipartimento di Medicina
Psicologica della Scuola di Medicina e Scienze della Salute di Christchurch
(Nuova Zelanda). La prima ricerca, pubblicata sul numero di maggio del
Journal of Studies on Alcohol and Drugs, ha preso in considerazione 500 persone
con documentato abuso fisico e sessuale e/o abbandono durante l’infanzia,
confrontandole con 396 soggetti senza storia di abuso. Risultato: le persone
(soprattutto le donne) che hanno subito questo genere di maltrattamenti in età
infantile presentano, da adulte (40 anni), problemi di abuso o dipendenza
alcolica (più di otto bevande alcoliche al giorno nell’ultimo mese) superiori a
quelli dei soggetti di confronto. La presenza nei genitori di problematiche legate
all’uso di alcolici o droghe aumenta il rischio. Lo studio neozelandese si è invece concentrato sul livello
del cortisolo (ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, che aumenta nelle
situazioni di stress e che esercita importanti effetti sul sistema immunitario,
sulla glicemia e sulla pressione arteriosa) nel sangue di 192 pazienti
depressi, riscontrando che questo è più elevato della norma nelle persone che
riferiscono di aver subito un abuso fisico o sessuale durante l’infanzia.
Sorprendentemente, il cortisolo è ancora più aumentato nelle persone che, pur
non avendo subito abusi fisici, ricordano una figura materna poco affettuosa.
Questo risultato conferma che il concetto di "trauma" non deve essere
necessariamente associato ad un maltrattamento fisico: la mancata soddisfazione
del bisogno del bambino di ricevere calore e affetto può essere altrettanto
dolorosa. Francesco Cro. Psichiatra, Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, Viterbo ASCA TOSCANA/SALUTE: AUMENTA VITA MEDIA E CALA CONSUMO TABACCO E
ALCOOL Firenze, - Migliorano i dati generali sulla salute in
Toscana: aumenta la vita media; cala il consumo di tabacco e alcool, anche se
cresce il numero dei giovani che fumano e bevono; cala la mortalita’ per gli incidenti
stradali; permangono problemi e criticita’ legati alle differenze territoriali,
con una situazione mediamente peggiore sulla costa, alla cittadinanza e alle classi
sociali. Sono, in sintesi, i dati della Relazione sanitaria dell’Ars presentati
oggi durante la seduta della commissione Sanita’ del Consiglio regionale, presieduta da Fabio
Roggiolani. ’’L’Ars ci consegna un lavoro importantissimo - ha commentato
Roggiolani - Nella sua capacita’ di sintesi, la Relazione fornisce al Consiglio
regionale e ai cittadini toscani una lettura sobria e chiara della situazione,
che ci permette di operare scelte coerenti, nell’interesse di tutti’’. I numeri
sono stati spiegati dal presidente dell’Agenzia, Giovanni Barbagli, e dai
responsabili dei diversi settori. Qualche dato generale: la vita media e’ aumentata di tre
anni, rispetto a 10 anni fa; il bilancio demografico e’ positivo, ma il dato e’
dovuto soprattutto alla popolazione straniera residente: il 18% dei nuovi nati
infatti ha madre straniera. La mortalita’ infantile e’ estremamente bassa (3
per mille). Le donne straniere utilizzano i servizi sanitari (solo il 4% ad
esempio dichiara di non essere stata seguita durante la gravidanza) ma
ricorrono molto di piu’ all’interruzione volontaria di gravidanza, il doppio
rispetto alle donne italiane. Tabacco, alcool, alimentazione: negli ultimi 20
anni il consumo di tabacco e’ diminuito, del 15%, sia in Italia che in Toscana,
ma aumentano i giovani che fumano; la fascia prevalente di consumatori infatti
non e’ piu’ quella fra i 30 e i 39 anni, ma quella fa i 20 e i 29. Simili i
dati sull’alcool, con un rilevante cambiamento nei modelli di consumo: se prima
si beveva un po’ di piu’ a casa, durante i pasti, ora il consumo di alcool si
concentra per il 70% nel fine settimana, passando quindi da un
modello di tipo mediterraneo a un modello nordico; sono i giovani e i
giovanissimi (14-19 anni) ad essere i piu’ interessati: il 21% dei ragazzi di
14 anni e il 60% dei diciottenni dichiarano di essersi ubriacati almeno una
volta nell’ultimo anno. res-muz/mcc/alf CORRIERE ADRIATICO “Dobbiamo lavorare nella
convinzione che proporre un ambiente sano è possibile Massimo attenzione con i
minori” La direttrice del Serd Sacchini avverte: “Serve l’impegno di tutti, non
solo delle famiglie” “Per divertirsi non serve l’alcol”
FERMO - Prevenire dall’abuso di alcool, da sostanze
tossiche e comportamenti dannosi. Far passare il messaggio di un divertimento
possibile anche a distanza dagli eccessi. Lavorare di squadra, coinvolgendo
tutti, categorie, politica, famiglie, scuola e semplici cittadini. E’ l’impegno
da portare avanti per la sicurezza dei più giovani, è il tasto su cui insiste
la direttrice del Serd della zona 11 Asur Gianna Sacchini.Sul consumo di
alcool, la situazione nella nostra zona non è distante dalla media nazionale. I
casi più frequenti registrati al Serd, da cui passano obbligatoriamente anche
tutte le persone fermate per guida in stato di ebbrezza, riguardano eccessi
occasionali, più che consolidati. Un consumo più frequente lungo la costa, da
cui non sono esenti i minori, a partire dai 14-15 anni. “Il rischio è una componente delle esperienze della
crescita – spiega la dottoressa Sacchini - Agli adulti la responsabilità di non
consentire che il rischio si trasformi in pericolo”. La voglia di trasgredire,
talvolta di eccedere, da parte dei ragazzi, non è insomma una novità. Il punto
è lavorare ad un ambiente che offra meno occasioni di farsi male. “Dobbiamo lavorare nella convinzione che proporre un
divertimento sano è possibile. Non possiamo pensare che serva un impegno solo
della famiglia, sarebbe come dire che per un ragazzo che cresce in una famiglia
disastrata non ci sono speranze. Tocca anche alla scuola, alle associazioni di
categoria, alla politica, ai commercianti ed ai gestori di locali. Siamo tutti
portatori d’interesse di questo impegno. Serve una scelta coraggiosa, ma
dovuta. Prestiamo davvero attenzione a non vendere mai alcolici ai ragazzi
sotto i 16 anni, sia come gestori di locali sia come negozianti. E lavoriamo
per limitare l’immagine seduttiva del consumo di alcool. Lo scorso febbraio la
discoteca Zen ha proposto una serata speciale con consumazioni analcoliche a
metà prezzo. E’ stata un grande successo. Significa che proporre un
divertimento sano può anche essere redditizio”. Contro gli eccessi, diverse le
idee da mettere in campo. Lo scorso anno si è attivato un accordo di programma
tra Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio. L’idea che Serd,
amministrazioni e categorie avevano avviato era quella di promuovere bevande
analcoliche, e dopo la mezzanotte regalare acqua e vietare la vendita di
bottiglie di vetro. Un progetto partito ma non all’unanimità tra i gestori di
locali, e che potrebbe essere riproposto quest’estate. Il Serd organizzerà inoltre iniziative con i ragazzi negli
chalet, e sarà presente con uno stand e materiale informativo a Fermo, in
occasione della Festa della musica del 21 giugno. A questo si aggiungono le
iniziative nelle scuole, proposte durante l’anno scolastico per parlare di
prevenzione da alcool e droghe nelle scuole superiori. Incontri in cui le
risposte dei più giovani sono spesso di interesse e partecipazione. Forse un
segnale che davvero, un altro divertimento, un’altra cultura sono possibili. PIERPAOLO PIERLEONI IL GAZZETTINO (TREVISO) Mirella Tuzzato si è messa in moto
per sensibilizzare i giovanissimi col coinvolgimento dell’ex Provveditorato
agli studi Trevisoviva: «Che stillicidio, è
l’ora di parlare ai ragazzi»
(m.g.) Da sempre attiva sul fronte della sicurezza
stradale, Trevisoviva non rimane con le mani in mano di fronte allo stillicidio
di morti che sta insanguinando le strade della Marca. La presidente Mirella
Tuzzato si è messa subito in moto per cercare di organizzare delle iniziative
che abbiano l’obiettivo di sensibilizzare giovani e giovanissimi, coinvolgendo
per primo il Csa (ex Provveditorato). «Ho parlato a lungo con Giuliana Bigardi, che mi ha messo
in contatto con la professoressa Marina Bernardi - spiega la Tuzzato -. Si è
presa l’impegno di trovare dei ragazzi maggiorenni, che possano, per esempio,
girare le piazze per dialogare con i loro coetanei, facendo capire l’importanza
dell’uso dell’etilometro prima di mettersi alla guida, e che non bisogna
strabere ma usare la testa». Le attività di sensibilizzazione saranno
organizzate in collaborazione con l’osservatorio della Motorizzazione civile. Mirella è convinta che il tema della sicurezza sulle
strade sarebbe veicolato meglio tra i ragazzi se fossero loro stessi a
parlarne: «Solo coinvolgendoli direttamente e martellandoli su questi temi si
riuscirà a far capire loro che le macchine sono delle vere e proprie bombe.
Quando ci si mette alla guida bisogna usare la testa. Non è importante la
cilindrata, come sostiene il presidente della Provincia Muraro: anche una panda
può essere pericolosa, perché all’impatto si accartoccia». La presidente di Trevisoviva accarezza l’idea di portare
in piazza il "Crash test", come fece nel 2005: una sorta di slitta su
rotaie che simula l’impatto di un’auto contro un muro, in frenata a 50 all’ora.
«Servirebbe per far capire l’uso delle cinture di sicurezza e le possibili
conseguenze di uno schianto anche a velocità modeste. Così ci si fa una chiara
idea dei rischi che si corrono. Parlerò con l’Aci per vedere se possiamo
ripetere quell’esperienza. Ma servono 5 mila euro per poterla avere una
giornata; occorrerebbe uno sponsor sensibile a questi temi». Sono diverse le iniziative che
Trevisoviva può vantare: «Nel 2004 abbiamo lanciato l’iniziativa degli
etilometri e della City car. Dati alla mano abbiamo visto che gli incidenti
sono diminuiti. Probabilmente non è tutto merito di quelle iniziative, ma io
sono sicura che il passaparola che si era creato tra i gestori dei locali che
hanno aderito all’iniziativa e i ragazzi ha aiutato. Penso che quella volta
abbiamo fatto una cosa buona». Perché non continuarla? «Perché a Treviso non si riesce a fare squadra. Ognuno deve dimostrare di essere migliore dell’altro. Ma qui occorrerebbe mettere da parte le rivalità, perché si tratterebbe di fare qualcosa per salvare delle vite umane. Sapere di aver salvato anche solo un ragazzo sarebbe una vittoria». L’ARENA.IT «Ma troppo spesso tanti genitori fanno finta di non vedere
i problemi» I genitori si interrogano sull’abuso di alcolici da parte
di adolescenti dopo che alcune ragazze sono state colte da malore al liceo
Montanari a seguito dell’assunzione di alcol. Quella che doveva essere una
festa di fine anno, si è trasformata per alcuni in un momento di eccessi che,
per fortuna, non ha avuto tragiche conseguenze, ma che ha fatto scattare un
campanello d’allarme nelle scuole, nelle famiglie e anche all’Osservatorio
regionale per le dipendenze diretto da Giovanni Serpelloni. Per Sergio Ongaro, presidente dell’associazione genitori
denominata «Gente del Marconi», il crescente numero di ragazzini dediti
all’alcol è un indizio di poca attenzione da parte dei genitori. «Non è che
questi ragazzi ci stanno lanciando un messaggio? Non è che forse siamo noi
troppo distratti e assenti?», si domanda, «ho l’impressione che questi giovani
vogliano farsi sentire e che ubriacarsi sia un modo per attirare la nostra
attenzione». E aggiunge: «Se alla sera il genitore aspettasse il figlio anche
solo per un tenero saluto, non per fare il controllore o il carceriere, ma solo
per fagli sentire che c’è, forse sarebbe più facile accorgersi di certi sballi
e affrontare l’argomento». Bruno Mecenero, vice presidente dell’associazione,
sostiene: «Mi è capitato di vedere mio figlio in un momento di euforia dopo la
festa del suo diciottesimo compleanno, ma non l’ho mai visto sbronzo». E
aggiunge: «Credo però che un genitore si possa rendere conto di certi
comportamenti, per esempio, anche un controllo su quanto gli dura la mancia può
essere rivelatore delle abitudini del figlio. Forse alcuni hanno troppa
disponibilità economica». Mirandola Borghini, presidente provinciale Agesci,
l’associazione genitori scuole cattoliche, pensa che l’allarme alcol tra i
giovani sia «sintomo di un grande malessere della famiglia e dei rapporti
educativi». E spiega: «Il messaggio che dobbiamo lanciare è quello di dedicare
più tempo ai nostri figli e ai loro interessi, in modo da vigilare più
attentamente, dando al contempo un esempio costruttivo». Secondo la Borghini vi
è anche un problema culturale di base: «L’alcol è spesso ben tollerato tra gli
adulti, si dice che non fa male mentre i dati reali sono diversi, inoltre c’è
un crescente clima di lassismo dove tutto è permesso e dove non ci sono regole.
Anche gli esempi che ci arrivano dalla televisione non aiutano». Per Giovanna, mamma di un ragazzo da poco maggiorenne, si
tratta di una questione seria troppo spesso sottovalutata: «Anche mio figlio
una volta è tornato a casa ubriaco e mi sono molto arrabbiata. Al di là del
singolo episodio che può succedere, mi sono sentita male perché mi stavo
rendendo conto che una certa realtà che credevo accadesse solo ad altri era
molto più vicina di quanto pensavo». Mamma Giovanna non crede però che i
genitori non si rendano conto di quello che succede: «Penso che non vogliano
accorgersi perché farlo significherebbe dover affrontare un problema. E questo
vale per l’abuso di alcol tanto quanto per le sigarette e le droghe, tutte cose
che in principio si sottovalutano troppo e ingiustamente». Giorgia Cozzolino IL GAZZETTINO (TREVISO) Anche la Motorizzazione oggi al vertice in Prefettura:
«Siamo pronti a partire con almeno 400 test anti alcol ogni sera» Strade killer: «E’ emergenza
sociale»
Intanto ieri un altro incidente:
un giovane moglianese in gravi condizioni dopo il volo con la moto Duecento uscite tra Veneto e Friuli, ogni notte
quattrocento controlli con l’etilometro, anonimi, ai ragazzi che escono dalle
discoteche per cercare di sensibilizzarli ai rischi della guida sotto l’effetto
di alcolici. «Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare altre tragedie -
commenta Carmelo Trotta, direttore della Motorizzazione civile del Nordest -.
Puntiamo sulla prevenzione, ma i controlli costano. Abbiamo pianificato 200
uscite, ne servirebbero 4 mila». Trotta si rivolge agli enti pubblici e a tutti gli interessati: «Qualcuno potrebbe finanziare altre uscite. Possibile che le Province non riescano a raccogliere fondi? Le stesse discoteche potrebbero pensare di sponsorizzare i controlli». Trotta presenterà la campagna della Motorizzazione al vertice sulla sicurezza che si terrà stamani in prefettura e che ha per tema il giugno nero sulle strade trevigiane. SALUTE (LA REPUBBLICA) Non si affida la vita alle persone
a rischio
HO letto l’editoriale sugli effetti dei farmaci sulla
capacità di guida. Sono un giudice, ed in quanto tale mi capita, talvolta, di
dovermi pronunciare sul reato di cui all’art.187 codice della strada, e cioè
guida sotto l’influsso di sostanze stupefacenti e/o psicotrope. Ora vi è una sorta
di aporia legislativa che andrebbe affrontata. Il legislatore, infatti, in tema
di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e/o psicotrope non solo non
ha segnato una soglia limite quale quella della guida in stato di ebbrezza, ma
ha altresì facoltizzato l’analisi di qualunque liquido biologico (comprese le
urine), così di fatto lasciando all’interprete una discrezionalità non sempre
accettabile. In sostanza, in presenza di determinati requisiti, e con
rinvenimento di tracce di una delle predette sostanze in un qualsiasi liquido
biologico, si ha la configurazione del reato ex art.187 CdS, reato non solo
grave in sé come tutti i reati, ma anche foriero di significative ricadute ad
esempio in tema di risarcimento danni da parte delle assicurazioni. Il quadro
normativo è confuso. Sul tema dei possibili effetti collaterali di un farmaco,
è innegabile che ad esempio un soggetto con rilevanti fattori di rischio per
accidenti cardiovascolari sia, da un punto di vista statistico, una sorta di
bomba ad orologeria innescata che aspetta da un momento all’altro di scoppiare.
Sappiamo che il classico infarto e/o ictus può capitare a chiunque in qualsiasi
istante, ma è statisticamente accertato che determinate persone sono più a
rischio di altre. E’ così sbagliato sapere se una persona che ha, ogni giorno,
la responsabilità di numerose vite umane sia o meno all’interno di una fascia
di rischio statisticamente elevato? Perché devo affidare la vita mia o dei miei
figli a soggetti di cui nulla si sa, se non che a suo tempo hanno passato un
esame di guida? Massimo Tomassini, Trieste "Marchiare"
i farmaci pericolosi per chi guida
DESIDERO segnalare che l’ACI da anni si batte per ottenere
dal ministero della Salute la possibilità di marchiare in modo evidente i
farmaci che possiedono effetti non compatibili con la guida. (*) Beh,
evidentemente la salute degli italiani non sta molto a cuore al nostro Bel
Paese, perché ne stanno solo iniziando ora a discutere.... Daniele Ferrari (*) Nota: l’idea di marchiare i farmaci pericolosi per la guida per evidenziarne gli effetti al volante è una buona idea. Anche perché, se venisse attuata, qualcuno dovrà chiedersi: “e gli alcolici?”. IL SECOLO XIX Vendono alcol e birra nelle auto per aggirare ordinanze e
divieti quartiere umbertino INTERE casse di birra stivate nelle auto per rivenderle a
prezzi modici ai connazionali. E’ così che alcuni dominicani aggirano
l’ordinanza del sindaco che vieta il consumo di alcol all’aperto da viale
Garibaldi a viale Ferrari. Siccome bar e locali pubblici rispettano
l’ordinanza, per rifornirsi di materia prima molti extracomunitari hanno
aguzzato l’ingegno, riuscendo nel contempo a bere e a rimpinguare il
portafoglio. Per questo motivo molti abitanti del quartiere umbertino e
di piazza Brin in particolare si chiedono ironicamente se l’ordinanza è ancora
valida, dato che vie, aiuole e piazze - ogni mattina - sono pieni zeppi di
bottiglie vuote, bicchieri e vetri. Gli abitanti se la prendono anche con le
forze dell’ordine: «Si vedono auto di polizia, vigili, carabinieri e finanza
passare o sostare a lungo in queste zone, in diverse ore del giorno, ma guarda
caso mai durante gli orari interessati dall’ordinanza che sarebbero chiamati a
far rispettare». Per non parlare dei parcheggi selvaggi, e dei ciclisti e
persino scooteristi che scorrazzano dappertutto. «Nessuno fa nulla - protestano
i residenti - i vigili preferiscono multare gli automobilisti spezzini, tanto
loro non si ribellano». Pierangelo Caiti IL GAZZETTINO Milano Un diciassettenne di ... Un diciassettenne di Muggiò è rimasto paralizzato alle
gambe dopo una serata trascorsa ad una sagra di paese della Brianza dove ha
fumato alcuni spinelli e bevuto alcolici. Ora i carabinieri della compagnia di
Desio stanno indagando per accertare se c’è un nesso tra la paralisi e
l’assunzione di droga e alcol. La mattina dopo la festa il ragazzo era stato ricoverato
nel reparto di neurologia dell’ospedale di Desio dove gli era stata riscontrata
una paraplegia agli arti inferiori e ipostenia distale agli arti superiori. Il
diciassettenne, che aveva iniziato pochi mesi fa a lavorare come fattorino, ha
raccontato ai medici di aver fumato più di uno spinello, prima e dopo cena, e
di aver anche bevuto e, durante un concerto rock, di avere ballato ’pogando’
(n.d.r. ballo fatto di spinte) sotto il palco.Gli inquirenti sono ora in attesa
degli esiti delle analisi per verificare se oltre alla cannabis, nel sangue del
ragazzo ci potesse essere qualche altra sostanza. Il fatto è stato segnalato
anche al procuratore di Monza Antonio Pizzi. Gli ulteriori esami clinici svolti
sul diciassettenne di Muggiò parrebbero peraltro escludere l’ipotesi di una
correlazione tra l’assunzione di cannabis e alcol e la sua paraplegia. I carabineri del Gruppo di Monza proseguono gli accertamenti,
anche se il parere degli specialisti del reparto di Neurologia dell’ospedale
Niguarda di Milano (dove il ragazzo è stato trasferito dall’ospedale di Desio),
espresso ieri pomeriggio a persone vicine al paziente, sembra ridimensionare
l’ipotesi di un rapporto causa-effetto tra lo spinello fumato e la patologia.
Un’ipotesi che, sulle prime, era però stata presa in seria considerazione,
almeno fino a quando il ragazzo era stato a Desio. Per quanto riguarda le sue condizioni cliniche attuali, che non sono note per lo stretto riserbo di inquirenti e medici, proprio in questi giorni sarebbero stati registrati i primi miglioramenti: dopo uno stato di paraplegia diffuso, infatti, ora il giovane comincerebbe a muovere almeno le braccia. BLOGOSFERE Ancora spinelli, ancora problemi: ragazzo di Muggiò
paralizzato alle gambe Ci risiamo, gli spinelli tornano d’attualità. Stavolta
assieme al problema alcool, che tra i giovani forse è ancora più diffuso. Si
beve, si fuma qualche spinello, si balla e ci si ritrova paralizzati. Ecco cosa
è successo ad un diciasettenne di Muggiò, che durante una sagra paesana si era
dato alla pazza gioia ed ora è all’ospedale con gli arti inferiori bloccati. Allora, partiamo da una prima considerazione. I giornali
si ostinano ad intitolare gli articoli citando la parola spinello perchè questa
attira l’attenzione, soprattutto dopo il caso del ragazzo morto a Paderno
Dugnano. In realtà siamo quasi certi che lo spinello, anche in questo caso, non
c’entra nulla. La tragedia del povero ragazzo paralizzato quindi diventa
una notizia solo perchè gli spinelli in qualche modo sono entrati a far parte
dell’accaduto. Se il ragazzo avesse solo ballato e bevuto qualche birra
stamattina avremmo forse letto la notizia sui quotidiani nazionali o avremmo
trovato solo un trafiletto? Non c’è dubbio, gli spinelli non fanno bene. Fin qui ci
siamo tutti. Ma continuare ad associare cannabis e marijuana alle tragedie di
cronaca nera è un atteggiamento poco sincero, visto che gli esperti hanno
dimostrato più volte che nella maggior parte dei casi non esiste alcun nesso
tra questi fatti e l’assunzione dello stupefacente. Ecco, qui finisce la "lezione di morale" ai
giornali e inizia quella ai giovani (prendete con le pinze questa affermazione,
nessuno vuol fare in realtà lezioni a nessuno). Se fumi, caro teenager, sei un cretino. Non per altro: non
ne hai bisogno nè per divertirti nè per rilassarti. E già sai che ti fa male.
Con quello che gira adesso poi... Comunque sia ora abbiamo in ospedale un diciassettenne di
Muggiò, che è rimasto paralizzato alle gambe dopo una serata trascorsa a una
sagra di paese della Brianza dove ha fumato alcuni spinelli e bevuto alcolici. I carabinieri di Desio stanno indagando per accertare se
c’è un nesso tra la paralisi e l’assunzione di droga e alcol. La mattina dopo
la festa il ragazzo era stato ricoverato nel reparto di neurologia
dell’ospedale di Desio dove gli era stata riscontrata una paraplegia agli arti
inferiori e ipostenia distale agli arti superiori. Il diciassettenne, che aveva iniziato pochi mesi fa a
lavorare come fattorino, ha raccontato ai medici di aver fumato più di uno
spinello, prima e dopo cena, e di aver anche bevuto e, durante un concerto
rock, di avere ballato pogando sotto il palco. Gli inquirenti sono ora in
attesa degli esiti delle analisi per verificare se oltre alla cannabis, nel
sangue del ragazzo ci potesse essere qualche altra sostanza. Siamo pronti ad essere smentiti nel caso ci trovassimo di fronte ad una paralisi che deriva dall’assunzione di cannabis. Ma in realtà il discorso che abbiamo fatto è applicabile a tanti altri casi che, come abbiamo già avuto modo di vedere, non c’entravano nulla con questa droga. ANSA GERMANIA: ALLARME ALCOL FRA I GIOVANI, BIRRA PRIMA
IMPUTATA BERLINO, 12 GIU - In Germania e’ di nuovo allarme alcol
fra i giovani, che mostrano in
particolare di prediligere sempre piu’ la birra. Uno studio condotto dal Centro di ricerca sanitaria (Bzga)
e reso noto oggi a Berlino ha rivelato infatti che la meta’ dei giovani di eta’
fra i 16 e i 17 anni beve almeno per un giorno al mese cinque o piu’ bicchieri
di bevande alcoliche. E che le ragazze sopratutto amano sempre piu’ la birra. Dopo un periodo in cui si era registrata una certa stasi o
addirittura una flessione, il consumo di alcol fra i giovani e’ tornato a farsi
preoccupante in Germania. E la birra e’ al primo posto tra le bevande preferite
insieme a vino e schnaps (bevande simili a grappa e acquavite). Ogni settimana i giovani di eta’ fra i 12 e i 17 anni
consumano in media 50,4 grammi di alcol puro, corrispondente a circa 1,3 litri
di birra. Nel 2004 tale dato era di 44,2 grammi (1,1 litri di birra), nel 2005
solo 34,1 grammi (0,8 litri). Sabine Baetzing, coordinatrice per i problemi della droga
e dell’alcol in seno al governo, ha definito tali dati statistici ’’molto
preoccupanti’’. Secondo gli esperti l’aumento nel consumo di alcol e’
legato in primo luogo al crescente consumo di birra e di altre bevande ottenute
con un mix di birra e altri prodotti. Sono soprattutto le ragazze fra i 16 e i
17 anni ad aver scoperto il gusto della birra. Piu’ della meta’ di loro infatti
(il 52%) ha ammesso di bere birra almeno una volta al mese. Nel 2004 erano il
32%. Il dibattito sull’alcolismo tra i giovani ha ripreso quota
in Germania dopo la morte lo scorso marzo di un 16enne berlinese rimasto in
coma per circa un mese per aver bevuto in una sola sera in un locale 52
bicchierini di tequila. In Germania sono circa 1,6 milioni le persone dipendenti dall’alcol, mentre altri 10 milioni consumano alcol ’’in maniera rischiosa’’ - ha detto Baetzing che ha sottolineato come ogni anno 42 mila persone muoiano per problemi legati all’alcol. IL VELINO No all’alcol in autostrada, un
freno al turismo enologico
Roma, 14 giu. - Il disegno di legge, al voto della
commissione Igiene e sanità, che prevede il divieto di vendita di bevande
alcoliche nelle aree di servizio autostradali è stato oggetto di proteste da
parte di alcune organizzazioni vitivinicole. “L’acquisto di uno dei
prestigiosi vini italiani durante gli spostamenti in autostrada, come ricordo
delle vacanze rappresenta una forma di promozione eccezionale per il made in
Italy alimentare, ma anche una fonte di reddito diretta per gli imprenditori
vitivinicoli dei territori attraversati”. Lo ha affermato il presidente della
Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che “il disegno di legge rischia di
determinare danni irrecuperabili a un settore simbolo del rilancio dell’agroalimentare
nazionale che ha saputo conquistare un successo internazionale di fronte a
temibili concorrenti e per questo ci auguriamo un deciso intervento del
Parlamento per modificare questa grave disattenzione”. (*) La scelta di una
bottiglia di vino locale per ricordare un luogo appena visitato - afferma la
Coldiretti - è uno dei comportamenti più diffusi, che alimenta una fiorente
economia territoriale e dà l’opportunità di garantirsi al ritorno dal viaggio
un testimone unico per caratteristiche, qualità e gusto. Infatti, sulla base di
una ricerca dell’Istituto Piepoli-Leonardo-Ice a mantenere vivo il ricordo
dell’Italia per quasi uno straniero su due (45 per cento) sono il cibo e il
vino made in Italy che raggiungono il valore più elevato per i cittadini
svedesi (70 per cento) e americani (58 per cento) e il più basso per quelli
cinesi (31 per cento) e per i russi (28 per cento). Secondo i dati
dell’Osservatorio internazionale del turismo enogastronomico - precisa la
Coldiretti - per oltre i due terzi (68 per cento) degli stranieri lo shopping
del gusto è tra i fattori di scelta di una destinazione turistica. Il turismo enologico, secondo il quinto rapporto Città del
vino/Censis, è un fenomeno in crescita in Italia, con oltre 2,5 miliardi di
euro di fatturato e quattro milioni di enoturisti che frequentano le 551 città
del vino e con le 112 strade del vino che hanno raddoppiato il numero di
visitatori nel giro di tre anni. Per l’Italia si tratta di una componente
rilevante dell’economia, tanto che – precisa ancora la Coldiretti - il vino
made in Italy nello scorso anno ha sviluppato un fatturato record di nove
miliardi di euro, 3,2 dei quali attraverso l’export, con quasi un terzo della
produzione destinata ai 361 vini nazionali Doc e Docg. Nel primo bimestre del
2007 si è verificata infatti una crescita record per il vino made in Italy nel
mondo con un aumento delle esportazioni in valore del 20 per cento dovuta a una
crescita sia sui mercati dell’Unione europea (24 per cento) sia su quello
statunitense (+16 per cento). Il vino è la principale voce dell’export
agroalimentare nazionale con oltre la metà del fatturato complessivo all’estero
che viene realizzato sul mercato comunitario dove la Germania è il principale
consumatore di vino italiano. Il primo mercato extracomunitario di sbocco, con
un quarto del valore totale delle esportazioni, sono invece gli Stati Uniti
dove il vino made in Italy ha conquistato il primato rispetto a Francia e
Australia. “Siamo d’accordo che chi guida non deve bere, ma ciò incide su un
codice comportamentale che poco ha a che fare con il vino - dichiara Valentino
Valentini, presidente di Città del vino, l’associazione che mette in rete 550
comuni italiani a vocazione vitivinicola -. Nessuna politica di prevenzione o
riduzione del danno giustifica una scelta proibizionista sancita per legge.
Come già espresso al ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, il vino
non può in alcun modo essere equiparato alla stessa stregua dei superalcolici e
per questo demonizzato con messaggi in etichetta. È necessario intervenire,
senza allarmismi e facili sensazionalismi, sui codici di comportamento delle
persone attraverso campagne educative piuttosto che con miopi misure
restrittive perché chi beve vino in autogrill – conclude infine il presidente
dell’associazione vitivinicola - lo fa consumando un pasto e chi lo compera
cerca spesso solo un segno di quel territorio da riportare a casa e non certo
da bere in auto”. (*) Nota: alcolici (quindi vino) e guida non vanno associati. In termini di prevenzione vendere e somministrare alcolici in autostrada è un’assurdità. Staremo a vedere che effetto sortiranno le pressioni dei produttori sulla commissione Igiene e sanità. Speriamo non si giunga al solito compromesso: come le vendita in fasce orarie, a qualcuno ma non ad altri, o altre amenità del genere. IL GAZZETTINO (VICENZA) Quarantenne di Rossano ha estorto denaro alla donna
maltrattandola fino a mandarla più volte al Pronto soccorso Picchia e rapina la madre,
arrestato
E’ stato ricoverato nel reparto di
Psichiatria dove è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare Rossano Veneto L’anziana madre non ce la faceva più a sottostare ai
maltrattamenti e alle continue richieste di denaro del figlio con il quale
vive, con gravi problemi psichici sembra causati dall’uso di stupefacenti, in
passato, dall’assunzione di alcolici ora. E così nel tardo pomeriggio di domenica, per sfuggire alle
solite violenze che si verificavano tra le mura domestiche, la donna si è
rivolta a una parente che ha subito chiesto l’intervento dei carabinieri della
stazione di Rosà. L’arrivo dei militi ha così evitato che la situazione
degenerasse. Stando a quanto appurato dagli inquirenti l’uomo, S.B., 40
anni, in preda a una forte crisi di nervi, si era scagliato ancora una volta
contro la madre, 71 anni, pensionata e vedova, mettendole anche le mani
addosso. Alla vista dei carabinieri si sarebbe calmato ma ormai era troppo
tardi. L’uomo è stato condotto all’ospedale di Bassano dove si trova tuttora
ricoverato nel reparto di psichiatria per un Tso, trattamento sanitario
obbligatorio. E ieri è stato raggiunto da un provvedimento restrittivo della
magistratura. Domenica pomeriggio S.B., che fino a qualche tempo fa
lavorava nel settore commerciale ma che attualmente è disoccupato, deve proprio
aver superato ogni limite. Ma le violenze nei confronti della madre si
perpetravano con assiduità dal dicembre dell’anno scorso. In qualche occasione
il figlio avrebbe scagliato contro il genitore persino dei sassi. In questo periodo si è rivelato vano ogni tentativo dei
familiari nel convincere l’uomo con le buone a cambiare registro. Nell’arco di
sette mesi la signora è dovuta ricorrere almeno quattro volte alle cure dei
sanitari del Pronto Soccorso per farsi medicare le ferite procurategli dal
figlio, che in gioventù era stato seguito anche dal Sert. La donna aveva segnalato più volte i fatti anche ai
carabinieri, ma il suo amore materno le aveva sempre impedito di presentare la
denuncia. E così subiva senza reagire in silenzio, confidandosi solo con
qualche persona cara per paura di "rovinarlo". Questo fino a
domenica. A carico di S.B. sulla scrivania dei militari c’è una
copiosa informativa, fatta di testimonianze e supportata dai referti medici,
che racconta il dramma che si consumava in quella famiglia per bene del paese. Mercoledì i militari hanno eseguito nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in luogo di cura firmata dal Gip del Tribunale di Bassano, Massimo Morandini. Una misura restrittiva per la quale non può avere contatti con l’esterno. Pesanti le accuse: tentata estorsione continuata, rapina continuata e maltrattamenti in famiglia. Venerdì, 15 Giugno 2007
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