IL GAZZETTINO Al vertice in prefettura annunciati blitz anti-alcol anche
in Friuli. Autovie Venete sulla Venezia-Trieste: «Necessari tempi rapidi per la
terza corsia» Strade
killer, in "affitto" il pacchetto sicurezza
I normali controlli non bastano più: la
Motorizzazione di Treviso offre per 570 euro una task force armata di
etilometri Treviso NOSTRO SERVIZIO Le stragi sulle strade continuano a creare allarme e ancora
una volta è la provincia di Treviso (che è solo la quarta nel Veneto per numero
di veicoli circolanti) a pagare uno spaventoso tributo di sangue. Proprio dalla
Marca arriva una originale iniziativa rivolta alla prevenzione del fenomeno. La Motorizzazione civile mette, infatti, in vendita il
pacchetto sicurezza contro le stragi sulle strade: costa 570 euro. Dopo
l’agghiacciante inizio di giugno per la Marca, con 8 vittime in incidenti
stradali nei primi 10 giorni, ieri in Prefettura a Treviso si è tenuto un
affollato vertice sulla sicurezza delle strade in provincia. In prima linea c’erano i rappresentanti degli enti locali,
le forze dell’ordine, il mondo sindacale, la scuola e tutte le realtà coinvolte
dal problema; presente anche il direttore della Motorizzazione civile del
Nordest, Carmelo Trotta, che ha presentato la campagna estiva dei controlli
anti-alcol per sensibilizzare i giovani ai rischi della guida in stato di
ebbrezza. Oltre ad un monte di duecento uscite
tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, finanziate dalla stessa Motorizzazione
civile, Trotta ha spiegato che ci sarà un "pacchetto base" che ogni
amministrazione locale (o anche privato) potrà acquistare: una serata di
controlli con l’alcoltest ed etilometri da mezzanotte alle 6 del mattino, con
tre addetti (un tecnico della Motorizzazione, un aiutante - potrà essere un
infermiere o un membro della Protezione civile - e un agente della Polizia
locale). È fissato anche il prezzo: 570 euro tutto compreso. «Stiamo lavorando per mettere assieme
delle squadre tecniche con uomini della Motorizzazione e della Polizia locale
in tutto il Veneto e il Friuli Venezia Giulia - ha spiegato Trotta - Faremo una
serie di controlli anonimi ma preventivi all’uscita delle discoteche; vogliamo
farli partire il prima possibile, entro fine mese. Puntiamo a fare 300-400 test
a sera. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare altre tragedie. Siamo di
fronte ad una vera e propria emergenza sociale, e come tale va trattata». Il direttore della Motorizzazione ha
battuto con molto realismo sul tasto della questione economica: «Noi facciamo
controlli per fare prevenzione, ma costano. La Motorizzazione civile mette gli
uomini e gli etilometri. Qualcun altro dovrà pur mettere qualcosa, o no? Noi
possiamo finanziare 200 uscite, ma ne servirebbero oltre 4 mila. Abbiamo
ridotto i costi all’osso per fare più serate possibili, e un’uscita costa 570
euro. Abbiamo inviato 400 lettere agli enti locali per chiedere se sono
interessati. Un Comune dell’hinterland trevigiano, ad esempio, ha già comprato
tre serate di controlli». Per spiegare il ritorno economico dell’iniziativa Trotta ha
invitato a riflettere sui costi sociali: «Uno schianto mortale ha oneri sociali
per circa un milione e mezzo di euro, un incidente con ferito grave costa 155
mila euro, con ferito lieve 15 mila euro. Se con i controlli riuscissimo a
salvare anche solo due vite avremmo come risultato una riduzione dei costi
sociali di 3 milioni di euro». Al termine del vertice il procuratore della Repubblica
Antonio Fojadelli ha avuto parole pesantissime per chi distrugge vite umane
provocando incidenti mortali: «Spesso gli autori di sinistri gravi vengono
puniti con quattro mesi di reclusione con la condizionale: in questo modo non
si aiuta il responsabile a percepire la gravità di ciò che ha fatto. Lo spregio
della vita umana va perseguito con l’educazione ma anche con una adeguata
repressione assieme alle forze dell’ordine. Con che faccia, del resto,
invitiamo alla severità se da anni si delegittimano e si attaccano le
istituzioni di polizia? Torniamo ad auspicare che il disprezzo delle regole sia
punito: lo facciamo ogni giorno. Ora è tempo di agire di conseguenza».
Fojadelli ha deprecato l’uso eccessivo del guanto di velluto: «La sensazione è
che paghiamo i frutti di una cultura della tolleranza: addirittura nel
linguaggio si fatica a pronunciare la parola repressione. La prima educazione è
il rispetto della legalità, il cui declino purtroppo si vede di più su ciò che
accade in strada». Al vertice ha preso parte anche Giorgio Santuz, presidente
di Autovie Venete (gestore dell’autostrada Venezia-Trieste), che ha ribadito la
necessità di ridurre i tempi per la realizzazione della terza corsia sulla A4,
necessaria per migliorare lo scorrimento del traffico e aumentare la sicurezza
dell’autostrada: «I tempi sono lunghi perché ci sono, giustamente, una serie di
garanzie da rispettare: tutela dell’ambiente, regole per attraversare i centri
abitati, eccetera - ha spiegato l’ex deputato - Cose giuste, però secondo me i
tempi della burocrazia possono essere abbattuti. Con la normativa esistente
prevediamo che occorreranno 6 o 7 anni. Bisogna trovare un modo per accelerare
i tempi del progetto, a me non interessa se attraverso l’intervento del
ministro oppure con un commissario ad acta; basta che anziché sette anni siano
tre, quattro al massimo». Marco Gasparin Serena Masetto PANORAMA.IT Pirati della strada e brevi di cronaca
al tempo dell’immigrazione
“INCIDENTI STRADALI: UBRIACO INVESTE E UCCIDE DONNA A MODENA Una donna di 39 anni è morta in un incidente stradale la
scorsa notte a Modena: stava attraversando la strada, quando è stata investita
da un’auto, condotta da un ragazzo di 22 anni che è risultato ubriaco. È
accaduto verso l’una della notte. La donna, che lavorava in una casa di cura, era uscita da
una festa al vicino parco Ferrari e stava attraversando viale Italia, pare
sulle strisce pedonali. Una Ford Fiesta, l’ha travolta: la donna è morta sul
colpo. Il tasso alcolemico del giovane conducente è risultato di quattro volte
superiore al limite consentito, perciò è stato denunciato”. Questo è il testo di un lancio di
agenzia di oggi, depurato solo di un dato: la nazionalità dei due protagonisti.
Uno viene da Modena, l’altro dalla Moldavia. Se un moldavo ubriaco avesse investito una donna modenese la notizia stasera sarebbe probabilmente ripresa da tutti i tg e domani potreste leggere i dettagli della vita della povera vittima sui quotidiani, con tanto di ulteriori servizi sui funerali. Ma la vittima è un’immigrata moldava (con regolare permesso di soggiorno) e il conducente ubriaco un giovane modenese. Perciò dovrete accontentarvi di queste poche righe… CORRIERE ADRIATICO Prevenire l’abuso di alcol è possibile
Un “Soffio per la vita”
FERMO - “Soffio per la vita” ovvero un’iniziativa per dire che prevenire l’abuso di alcool è possibile. Partirà a breve la prevenzione promossa dall’assessore Massimo Monti, a Fermo che verrà peraltro presentata domani mattina in una conferenza stampa. Dal 18 giugno saranno distribuiti, ai gestori di locali, birrerie, ristoranti e pizzerie più frequentati dai giovani, 1000 kit per la “prova del palloncino”. I kit, finanziati dalla Solgas, sono una possibilità per tutti di verificare le proprie condizioni prima di guidare ed evitare di mettere in pericolo se stessi e gli altri. La collaborazione dei gestori dei locali è fondamentale per la riuscita dell’iniziativa. IL GAZZETTINO (UDINE) Tutto
pianificato per i Red Hot Chili Peppers. Collegamenti stazione, stadio e
Cormor
Ai concerti con il bus
Comune e Saf si accordano per garantire
corse sicure ai ragazzi
Di notte, in bus. Senza dover prendere macchine o motorini
rischiando un frontale, soprattutto dopo spettacoli rock dove si tende a
esagerare con alcol e altre sostanze più o meno legali. Per tutelare l’incolumità
dei giovani, ma non solo, il Comune di Udine ha pianificato assieme alla Saf
"corse sicure" in vista del concertone dei Red Hot Chili Peppers:
autobus a ripetizione saranno pronti fuori dalla stazione ad accompagnare i
circa 40mila spettatori che arriveranno in città con il treno, soprattutto da
Treviso, Venezia, Milano. Il disegno, reso possibile anche grazie all’accordo
con Trenitalia ("Usa i mezzi pubblici, l’ultimo miglio in autobus",
recita lo slogan del volantino che campeggerà in tutte le stazioni del nord), è
mosso non solo dall’esigenza di evitare l’intasamento del traffico, ma anche
dall’obiettivo anti-inquinamento, e dalla preoccupazione di non esporre a
rischi il pubblico, come hanno sottolineato, nella prima conferenza stampa
viaggiante (su un bus), l’assessore comunale Gianna Malisani e il direttore
d’esercizio della Saf, Paolo Zaramella. Le corse con i mezzi a metano metteranno in collegamento la
stazione con lo Stadio e il parco del Cormor che sarà "coperto" fino
all’una di notte con i bus che faranno la spola in occasione del
FreeCormorRock, il festival rock gratuito che dal 29 al 1. luglio trasformerà
il verde Cormor in un palco (dai "Before We Forget the Pain" ai
"Linea 77", dagli "Skate 21" ai "Derozer" e ai
"Gem Boy").Non soltanto l’attuale linea 9 che crea il collegamento
fra il centro storico, i Rizzi e il Cormor verrà potenziata, stando agli
annunci del direttore Saf (in queste ore sono in corso le trattative fra
Provincia e Comune per implementare la linea), ma si pensa già a un possibile
rafforzamento durante il periodo estivo: venti minuti di attesa fra una corsa e
l’altra sia al mattino sia al pomeriggio. Battaglia contro gli incidenti: la
linea 9 sarà operativa, nel week end rock, fino all’una di notte, mentre di
solito termina alle 21.30. Il potenziamento serale del servizio potrebbe anche
ampliarsi a tutti gli appuntamenti di Udine Estate, secondo l’auspicio della
Malisani, sull’esempio di quello che già avviene fra Bibione e Lignano. Ad ogni
modo il primo test si terrà il 28 giugno, quando dalle 13.30 in poi,
all’ingresso della stazione dei treni, i bus aspetteranno i "Red Hot fan
boys" in arrivo da mezza Italia; naturalmente il prezzo è quello standard
del biglietto urbano. Se il centro storico vivrà sonni tranquilli, resta ancora un dettaglio, da risolvere: l’attraversamento verso il Cormor non appena il bus arriva alla fermata. Non ci sono le strisce pedonali per transitare e attraversare la strada è pericoloso. Da tempo alla Provincia si è chiesto di intervenire. Non sarebbe ospitale accogliere 40mila spettatori senza nemmeno aver predisposto delle semplici strisce bianche. Irene Giurovich IL GAZZETTINO (TREVISO) Il vicepresidente della Regione lancia
una campagna di sensibilizzazione dai toni forti, il consigliere regionale
chiede l’appoggio per la legge anti alcol Zaia rilancia le foto shock. E Bottacin: «Aumentiamo gli
autovelox» «Non servono grandi ragionamenti quando si parla di
sicurezza stradale, basterebbe avviare una campagna basata su due fattori:
educazione e repressione, cominciando proprio dai giovani». La ricetta del
vicepresidente della Giunta regionale Luca Zaia per contrastare le stragi sulle
strade è semplice ma di sicuro effetto. «La campagna di educazione deve essere di forte impatto e
deve essere fatta utilizzando foto shock che hanno grande presa sugli
adolescenti. I giovani devono essere resi consapevoli dei pericoli a cui vanno
incontro con un comportamento troppo spavaldo nell’utilizzo della vettura. A
quella età, non dimentichiamolo, manca il senso del rischio». Il programma di educazione avviato quando Zaia era
presidente della Provincia prevedeva lezioni per studenti, corsi di scuola
guida sicura per bambini e adolescenti, concorsi di disegno per i più piccoli e
inoltre degli spot shock sulle televisioni locali. «Una foto, in questi caso,
vale più di mille parole. Inoltre, si pensi non solo ad educare prima, ma anche
dopo l’incidente. Chi causa incidenti dovrebbe poter scontare una pena
alternativa che consiste nel prestare servizio di volontariato nelle
rianimazioni o nei centri di recupero in cui si trovano ricoverate le vittime
della strada». Quanto alla repressione, secondo Zaia è indispensabile una
riforma del codice della strada che veda la perdita dei punti trasformata nel
ritiro della patente. «Si potrebbe stabilire che non allacciare la cintura
comporta la sospensione della patente per 2 giorni o che superare di 50 km/ora
il limite di velocità fa perdere il diritto alla guida per un mese. Questo
avrebbe un valore deterrente maggiore di qualsiasi multa. Inoltre, giacché è
dimostrato che nonostante siano più frequenti gli incidenti diurni i più
cruenti restano quelli notturni, la mia proposta è di inasprire dopo una certa
ora il codice della strada. Così, se superare il limite di velocità di 50
km/ora prima delle 22 fa perdere il diritto alla guida per un mese, dopo le 22
costerà la perdita per due mesi». In occasione del vertice di ieri in
prefettura il consigliere regionale Diego Bottacin ha mandato una lettera al
prefetto Vittorio Capocelli, chiedendo per prima cosa una spinta
all’approvazione del progetto di legge regionale che mira al miglioramento
della sicurezza sulle strade scoraggiando la vendita e il consumo delle bevande
alcoliche, in particolare nelle fasce considerate critiche. «Pur essendo
acclarato che l’abuso di alcol è una delle principali cause di mortalità in
incidenti stradali - scrive Bottacin - è ancora forte la pressione, non sempre
disinteressata, di chi tende a sminuire la portata dell’effetto dell’uso di
alcolici sull’ecatombe di vittime di incidenti stradali.» Il consigliere dell’Ulivo ha sollecitato il Prefetto a lanciare «un monito autorevole alla classe politica, ai media e all’opinione pubblica, affinché sia invertita la tendenza a giudicare come fastidiosi e vessatori i controlli cui sono sottoposti gli automobilisti e vittime con cui solidarizzare i trasgressione che incappano negli autovelox. In occasione del primo assestamento di bilancio, sarà mia cura richiedere l’istituzione di un fondo appositamente destinato a sostenere l’acquisto e l’installazione di sistemi automatici e di rilevamento delle infrazioni». IL GAZZETTINO (UDINE) Chiamati sul tavolo delle responsabilità. ... Chiamati sul tavolo delle
responsabilità. Questa volta i datori di lavoro dovranno rispondere del mancato
controllo su dipendenti sotto l’effetto di alcol e sostanze stupefacenti. A
spiegare la reticenza nel rendere noto che ben il 15 per cento degli infortuni,
quindi quasi 2 mila nel nostro territorio, sono da attribuire all’uso di alcol
o droghe, c’è il silenzio colpevole di quanti non vogliono finire accusati di
rientrare nell’articolo 40 del Codice penale: "Non impedire un evento, che
si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo". La campagna "fabbriche pulite" (da ogni forma di
eccitante) dovrebbe funzionare come monito costante verso chi assume i
lavoratori. Tolleranza zero contro quei superiori che non vigilano sul corretto
stato di salute dei dipendenti i cui cattivi comportamenti espongono a pericoli
seri anche gli altri colleghi. Proprio per ripulire cantieri e imprese,
l’Azienda 4 Medio Friuli, in collaborazione con categorie produttive e
sindacati, distribuirà materiale informativo e farà in modo che i responsabili
della sicurezza convochino riunioni con gli operai, prefigurando così un
modello di incolumità da esportare anche in altre regioni. «Il costo sociale di questi comportamenti è enorme: non solo
in termini epidemiologici, di mortalità e disabilità, ma anche di costi
economici tangibili, visto che l’alcol, da solo, è responsabile di quasi il 10
per cento della spesa sanitaria», ha rilevato Maria Maisto, responsabile del
Sert di Udine in occasione della presentazione, in Regione, del progetto
Euridice, finanziato attraverso il fondo nazionale contro la droga. In Friuli
l’allarme che si vive dentro le fabbriche e i cantieri si associa alle
conseguenze anche fuori dal posto di lavoro, visto che l’alcol induce a
comportamenti violenti: un omicidio su quattro e un suicidio su sei sono
alcolcorrelati. Spesso, per molti datori di lavoro è meglio far finta di non
vedere, ed è a questo punto che devono intervenire il medico competente, il
responsabile della sicurezza e attuare un piano di recupero del lavoratore
’deviato’ dalla dipendenza. Consumi giornalieri in crescita: il nostro
territorio si colloca al di sopra della media nazionale, con quasi il 30 per
cento di bevitori quotidiani. Anche l’abitudine a farsi di alcolici fuori pasto
è più diffusa in Friuli che si attesta al 13,6 per cento contro la media dello
stivale pari al 7 per cento. Statistiche che tragicamente sono destinate ad
alzarsi in quegli ambienti di lavoro sfavorevoli che inducono all’uso e
all’abuso, come nefasta strategia anti-stress. Licenziamenti in vista per
operai drogati o alcolizzati? No. Resta intoccabile il diritto del lavoratore
ammalato ad accedere a programmi terapeutico-riabilitativi, senza incorrere
nell’immediata e automatica perdita del posto. Irene Giurovich IL GAZZETTINO (TREVISO) USL 7 Conegliano Per contrastare l’uso di cocaina, alcol e altre sostanze
eccitanti, l’Usl7 ha avviato nuovi progetti volti a intrecciarsi con la vita
dei giovani a partire dai luoghi che essi frequentano. Avvicinare le persone ai
servizi che istituzionalmente sono preposti ad aiutare chi usa sostanze non è
facile, anche perché il problema spesso è sottovalutato o negato. Da qui la
nascita di "Giona-T.A.N." e "Il Muretto". Il progetto
"Il Muretto", di carattere preventivo, si avvale della presenza di
operatori di strada che avranno il compito di agganciare sul territorio giovani
e ragazzi che fanno uso di sostanze. Il progetto "Giona-T.A.N." è
invece finalizzato all’ascolto e all’accompagnamento alla cura in uno spazio
non identificato come servizio istituzionale. La necessità di dare nuove
risposte in tale ambito trae origine dalla lettura oggettiva della realtà. Dati
recenti indicano l’uso di cocaina, alcol, cannabis ed ecstasy, in forte
aumento, anche tra i più giovani. Inoltre l’età di inizio uso si sta sempre più
abbassando ed i ragazzi consumatori di sostanze non riconoscono i rischi a cui
vanno incontro. I due progetti rientrano nel Piano di Intervento Area
Dipendenze dell’Usl 7 e sono finanziati dal Fondo Regionale Lotta Alla droga.
Diversi sono gli enti che partecipano alla loro gestione. Per "Il
Muretto" sono attive le cooperative Insieme si può e Thauma,
l’Associazione Comunità Giovanile e il Ceis di Belluno.
"Giona-T.A.N." è gestito dall’Associazione Comunità Giovanile. Il
nuovo servizio è aperto con la presenza di uno psicologo il lunedì, mercoledì e
venerdì dalle 16 alle 19 in via Asolo 20 a Parè. Gerda De Nardi IL GAZZETTINO Marco Santinon Resana Alcol
e droga non c’è differenza
L’alcol non è una droga. Da tempo volevo esprimere il mio
parere sull’alcol in questa rubrica. La lettera di un esponente del Club 46
A.i.t. mi ha fatto vincere la pigrizia. Condivido quanto esposto da quel
signore. Trovo semmai eccessiva la pacatezza dell’intervento. Sarebbe giusto
trattare almeno come le sigarette tutte le bottiglie che contengono alcol, così
come si dovrebbe vietare qualsiasi pubblicità sui media, soprattutto per il
bene dei nostri ragazzi. Poi nei tornei calcistici si fa ancora la "coppa
chiosco", si lanciano slogan come "birra a volontà", in certe
sagre si fanno prezzi speciali per promuovere le sbronze, nelle discoteche si
regalano gadget a chi beve più bottiglie di quelle misture di alcool e zucchero
che assicurano l’assuefazione ai ragazzini. Il problema dell’alcol è che non si
vuole chiamare con il vero nome: droga. Tollerato dalla notte dei tempi,
entrato nella tradizione popolare grazie alla facilità di procurarselo e al
prezzo contenuto, è l’unico "sballo" legalizzato. Da momento
culturale e piacere della tavola in dosi limitate, è in realtà una piaga
sociale. Ogni anno in Italia muoiono per patologia legate all’alcool circa
100.000 persone. (*) Per tutte le altre droghe circa 1.000. Famiglie rovinate e
costi sociali immensi: incidenti stradali, ricoveri in ospedale, centri
alcoolisti, cure farmacologiche. Anche nei bar è più facile bere un taglio di
vino che una bibita. Se l’alcol non è una droga, di certo questo è un regime
alcoolista. Ah, dimenticavo, non sono astemio. Armando Aita Picco Majano
(*) Nota: un’esagerazione è una verità che ha perso la calma. (Kahlil Gibran) CORRIERE ADRIATICO La procura ferma un guidatore dopo due
schianti mortali causati dall’alcol
Troppi incidenti, patente sequestrata
ANCONA - Inutile sospendere la patente per un mese o due
a un automobilista con il vizio dell’alcol, che già in passato aveva provocato
addirittura due incidenti mortali. Per impedire che continui a mettere a
repentaglio altre vite non bastano le misure amministrative adottate dalla
Prefettura, servono provvedimenti più radicali. Così la procura, seguendo una
linea che ha pochi precedenti in Italia, ha chiesto e ottenuto dal gip il
sequestro preventivo della patente di un automobilista di mezza età, residente
in provincia di Ancona, già condannato due volte per omicidio colposo e
altrettante per guida in stato d’ebbrezza. Per impedire che il conducente
incline all’alcol continui a ripetere gli stessi reati non c’erano altre vie.
(*) Lo si è capito di recente, quando l’uomo ha provocato un altro
incidente, finendo fuori strada per fortuna senza coinvolgere altre auto mentre
guidava alticcio. Anzi, ubriaco fradicio, visto che dagli esami del sangue
eseguiti al pronto soccorso era emerso un tasso alcolico di 2,90, quasi sei
volte superiore ai limiti di legge. Il pm Mariangela Farneti, scorrendo il curriculum
dell’indagato, s’è accorta che già in passato aveva commesso reati mettendosi
al volante dopo aver bevuto troppo. E in due casi, purtroppo, chi s’era
imbattuto nelle sue traiettorie sghembe di guidatore ubriaco ci aveva rimesso
la vita. Fatti commessi anche a distanza di anni, a testimoniare che non c’era
da fidarsi molto delle capacità di ravvedimento del soggetto. Ritenendo fondato
il pericolo di altre repliche, il gip Francesca Grassi ha accolto la richiesta
del pm Farneti firmando un decreto di sequestro preventivo della patente. La
procura ha segnalato il caso alla Prefettura, per le sanzioni di natura
amministrativa. L.S., (*) Nota: ah ma allora si può! L’ECO DI BERGAMO Camionista
ubriaco alla guida del Tir in A4
Patente ritirata: è la quinta volta
Un camionista bresciano è stato bloccato sull’autostrada, mentre - in stato d’ebbrezza - si trovava alla guida di un Tir. Al conducente la patente era già stata ritirata, in precedenza, per ben quattro volte. Questa mattina il quinto ritiro. Il camionista di 41 anni, attorno alle 8,30, stava viaggiando sulla A4 da Palazzolo in direzione di Venezia. Ad un certo punto, gli automobilisti in transito hanno notato che il Tir stava pericolosamente zigzagando da una corsia all’altra. Subito sono intervenuti gli agenti della Polizia Stradale di Seriate che sono riusciti a bloccare il camionista. Sottoposto a controlli con l’etilometro, al bresciano è stato trovato un tasso alcolico di quattro volte superiore al consentito: 2,30 gr/litro. E’ scattato il ritiro della patente e il sequestro del mezzo pesante, oltre naturalmente alla denuncia. L’ADIGE Ubriaco in moto cade a Terlago
I carabinieri lo hanno trovato accasciato sull’asfalto, sotto la sua moto Honda. Era caduto da solo l’uomo di 37 anni che alle 2.30 di ieri è stato soccorso in via Defant a Terlago da una pattuglia dei carabinieri di Lasino. L’uomo, che risiede in paese, probabilmente stava tornando a casa dopo una serata «allegra»: avrebbe alzato un po’ troppo il gomito come è stato appurato con l’alcoltest. Sottoposto alla prova, infatti, risultava superare di oltre tre volte il limite previsto dalla legge per mettersi alla guida. Sul posto, oltre ai carabinieri di Lasino sono arrivati con l’apparecchio dell’alcoltest i colleghi del Radiomobile di Trento. La chiamata al «112» riferiva di un ferito a terra dopo un incidente: in realtà, come rilevato, l’uomo sarebbe caduto da solo dopo aver perso l’equilibrio, riportando un trauma non grave ad una gamba. GOMARCHE.IT Serviva
alcol ai minorenni: diffidato titolare bar
Il Questore della Provincia di Pesaro e Urbino ha diffidato,
con provvedimento di ieri 14 giugno, il titolare di un bar di Novafeltria
affinché all’interno del proprio esercizio non vengano più somministrate
bevande superalcoliche o alcoliche ai minorenni. NOVAFELTRIA - Il Questore della Provincia di Pesaro e Urbino
ha attuato una capillare opera di sensibilizzazione verso tutte le componenti
sociali, istituzionali e private che interagiscono con il mondo giovanile come
la scuola, la famiglia e, non in ultimo, con i gestori degli esercizi pubblici,
i cui locali sono divenuti luoghi privilegiati di aggregazione delle giovani
generazioni. Per una più ampia tutela dei minori il Questore Benedetto
Pansini ha diffidato, con provvedimento di ieri 14 giugno, il titolare di un
bar di Novafeltria affinché all’interno del proprio esercizio non vengano più
somministrate bevande superalcoliche o alcoliche ai minorenni, né che tale
dolosa somministrazione di bevande avvenga nei confronti di persone già in
evidente stato di ebbrezza. Il 9 giugno scorso, in detto locale, venivano somministrate bevande superalcoliche a ragazze minorenni di sedici anni, una delle quali, in stato di ebbrezza alcolica, è stata ricoverata nell’ospedale civile di Novafeltria. IL GAZZETTINO (VENEZIA) Si sono pestati, con calci ... (L.M.) Si sono pestati, con calci e pugni, sotto l’effetto
di alcol e sostanze stupefacenti. Questa la furibonda lite tra una coppia di
giovani, scatenatasi in pieno centro, a pochi passi da Santa Maria Elisabetta
al Lido. È accaduto mercoledìo,alle 18.30, in Gran Viale all’altezza di via
Negroponte. C’è voluto l’intervento dei poliziotti, ma anche della polizia
municipale, per riportare la calma tra i due contendenti. I due se le sono
date, senza ritegno, senza esclusione di colpi, entrambi sono rimasti feriti e
medicati sul posto dopo l’arrivo dell’autoambulanza del "118". Dopo le prime cure del caso da parte del Suem i litiganti sono stati trasportati negli uffici del posto di polizia in via Dardanelli per l’identificazione e per chiarire la loro posizione. I due giovani erano già noti alle forze dell’ordine, con svariati precedenti alle spalle. La ragazza è stata denunciata a piede libero per ubriachezza, mentre si profila più grave la posizione del giovane trovato in possesso di polvere bianca sospetta, probabilmente un quantitativo di cocaina e sostanza stupefacente che è stato posto sotto sequestro, in attesa dell’esito delle campionature portate in laboratorio. L’ARENA È cominciato davanti al tribunale il processo a carico di un
tifoso dell’Hellas per un episodio accaduto fuori dallo stadio Odio
razziale tra birra e insulti
Per l’accusa fu lanciato un bicchiere
contro un senegalese offeso pesantemente
Aveva finito di lavorare e stava andando in palestra, a
poche centinaia di metri dal Bentegodi. Ed è stato passando davanti ad uno dei
bar frequentato dai tifosi dell’Hellas, quella sera affollato per la prima
partita di campionato, che quella frase l’ha sentita in maniera chiara e
nitida. «Negro di m....». Ma lui, giovane operaio del Senegal, quell’epiteto
non lo gradì e andò a chiedere conto a un giovane, Ivan Lonido, di quella
frase. Nel processo a carico del tifoso (difeso dall’avvocato Vincenzo Lioce) iniziato
ieri davanti al collegio presieduto da Dario Bertezzolo e al pm Carlo Villani
non c’è solo quella frase. Quell’aggettivo rappresenta l’aggravante, «per
motivi di odio razziale», in un capo di imputazione redatto per una ferita che
dal 27 settembre 2004 solca il viso del signor Khadim. Sì, perchè stando a
quanto denunciato la reazione di Lonido fu lanciargli un bicchiere di birra in
pieno volto. Da qui l’accusa di lesioni gravissime e ingiurie, tutto aggavato
da «negro di m...». Un episodio controverso perchè al di là della ferita,
visibile, refertata e periziata, ieri in aula le versioni della parte offesa
(che con l’avvocato Antonio Vinci si è costituita parte civile) e di una
giovane che assistette alla seconda parte di quel parapiglia si sono contrapposte
a quelle rese da tre tifosi amici dell’imputato. Racconti diversi uno
dall’altro relativamente al motivo dell’aggressione: hanno sostenuto che fu il
giovane del Senegal ad aggredire con pugni e testate Lonido che, inerme, con le
braccia alzate indietreggiava chiedendo agli amici di tenerlo lontano. E per
tutti e tre, alla fine dell’esame, il pm Villani ha chiesto al tribunale la
trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza. L’episodio si verificò circa mezz’ora prima dell’inizio di
Hellas-Arezzo, i gruppetti di tifosi gialloblù erano fuori da un bar e Khadim
con lo zaino in spalla stava camminando ad alcuni metri quando sentì la frase:
«se non la finisci ti riduco come questo negro di m...». Era riferito a lui e
per questo tornò indietro e affrontò direttamente il tifoso. «Avevo visto che
era stato lui a pronunciare la frase, per questo sono andato a colpo sicuro,
altrimenti non l’avrei fatto», ha spiegato Khadim al tribunale. «Gli ho detto
“negro di m... a chi?” e lui lo ha ripetuto dopodichè mi ha buttato il
bicchiere di birra in faccia. Io ho reagito ma i suoi amici mi hanno circondato
cercando di evitare che arrivassi in contatto, forse l’ho anche colpito ma li
avevo addosso e sentito che gli urlavano “sparisci, sparisci”. Lui è scappato,
sono riuscito a liberarmi, avevo la maglia strappata e l’ho rincorso fino a
quando sono riuscito a prenderlo. Ero sporco di sangue, sono arrivati i
carabinieri che stavano arrestando me ma poi ho spiegato cos’era successo». Una versione, circa il numero dei tifosi che trattenevano
Khadim, confermato da una giovane che era alla finestra di casa e vedendo la
scena era scesa in strada. Numero dei «trattenitori» smentito dagli altri tre
testimoni che non si accorsero del sangue sul volto e sulla maglia di Khadim. «Sul portone incontrai un ragazzo, gli chiesi cosa era successo e lui, indicando un giovane (che lei ha riconosciuto nell’imputato), mi disse che aveva rotto un bicchiere in faccia a un ragazzo di colore. Vidi che prendevano a calci lo zaino e per questo mi avvicinai per evitare che lo buttassero nel cassonetto». Il processo prosegue in luglio. (f.m.) IL GAZZETTINO (BELLUNO) Una pipì ben cara quella ... (si.p.) Una pipì ben cara quella scappata ad un universitario di Belluno all’uscita da una birreria del centro. Il giovane, assistito dall’avvocato Sandro De Vecchi, ha scelto l’oblazione, una possibilità concessa dalla legge che permette dunque di estinguere il reato pagando una sorta di multa. In questo caso la cifra è di circa 1200 euro. Il fatto è avvenuto qualche tempo nel capoluogo in pieno centro all’uscita da una birreria. Il giovane, uno studente universitario di 22 anni, R.D.E., dopo aver forse un po’ ecceduto nel consumo di birra, fuori dal locale fu preso dallo stimolo. Senza pensarci troppo, magari anche un po’ ottenebrato dall’alcol, si aprì i pantaloni e fece pipì contro un muro. Il sollievo momentaneo fu subito annientato dall’intervento di un’anziana del posto che, notato il gesto del ragazzo, sporse denuncia. Il reato è previsto dal codice penale, anche se solo nel settore delle contravvenzioni, all’articolo 726 quello che punisce gli "atti contrari alla pubblica decenza". Il pagamento della metà del massimo della pena prima dell’apertura del procedimento penale, fissato per martedì prossimo davanti al giudice di pace di Belluno, permette dunque di cancellare il reato che non figurerà nella fedina penale del malcapitato studente. IL CORRIERE DI COMO Dodici anni di carcere per la coltellata alla figlia Guanzate, condannato un sessantenne
Dodici anni di carcere per il tentato omicidio della figlia.
È la condanna inflitta dal Tribunale di Como a un 60enne di Guanzate che, nel
febbraio dello scorso anno, aggredì la ragazza (27enne all’epoca dei fatti)
armato di coltello. In realtà il fendente colpì la giovane a una mano e la
prognosi fu di pochi giorni. Nonostante questo il Tribunale cittadino ha
confermato il reato contestato dalla Procura, ovvero il tentato omicidio. L’episodio avvenne al termine di un litigio, dettato molto
probabilmente anche dall’abuso di alcol da parte dell’uomo. I motivi del
diverbio tra padre e figlia erano assolutamente banali (tanto è vero che il
Tribunale ha contestato al 60enne di Guanzate l’aggravante dei futili motivi).
Un diverbio in ogni caso degenerato fino a quando l’uomo, 60 anni, ha afferrato
un coltello dalla cucina e si è scagliato contro la giovane. Lei stessa lo ha
bloccato e disarmato dopo il colpo ricevuto alla mano, e poi ha chiamato i
carabinieri di Appiano Gentile. Ieri mattina, in aula, i giudici hanno condannato l’uomo a
12 anni di reclusione, pur riconoscendo all’imputato la seminfermità.
Dopotutto, nell’immediatezza dell’arresto, l’uomo era stato accompagnato in
ospedale, al Sant’Anna, per un trattamento sanitario obbligatorio. R.C. TRENTINO IN TRIBUNALE Spinte ai carabinieri condanna a 11
mesi
ROVERETO. L’aveva presa male, Roberto Bertolini, quando i carabinieri l’avevano fermato tre anni fa in via S.Romedio, a Marco, all’una e mezza di notte. Lui era risultato positivo all’etilometro e i militari gli avevano chiesto invano il numero di qualche parente che potesse ritirare l’auto che lui, con la patente ritirata, non poteva più guidare. Quando ha visto arrivare il carro attrezzi, Bertolini ha spintonato in malo modo gli agenti, rimediando così una denuncia. Ieri il giudice Ettore Di fazio l’ha condannato a 10 mesi di reclusione, pena condonata per l’indulto. LA GAZZETTA DI PARMA Camionista
ubriaco nei guai
Un 50enne sulla via Emilia
Un 50enne sulla via Emilia Camionista ubriaco nei guai Un pranzo un po’ ricco richiede un digestivo. Ma quando gli «ammazzacaffè» diventano legione il problema non è più quello di non digerire. Ma di fare e farsi molto male. Lo ha scoperto un 50enne autista parmigiano... continua... IL GAZZETTINO (UDINE) Silverio Chiuch ammette: «Mi hanno fatto una multa da 600
milioni di lire, ma non ho pagato perchè nullatenente» Il
bar abusivo che nessuno chiude
La bandiera padana, la botte, una frasca e prezzi stracciati.Concorrenti
furenti, ma affari d’oro PULFERO (pt) Non fa mistero della sua attività illecita. Anzi,
invita a entrare e spiega apertamente al cliente che lo scontrino non potrà
essere emesso, perché lui, Silverio Chiuch, un simpatico e curioso uomo di
mezza età, il suo bar trattoria lo gestisce in nero, nella più totale
illegalità. Nonostante la frasca, che in paese tutti chiamano il bar abusivo,
sorga lungo un’arteria molto trafficata, la statale che da Cividale porta al
valico confinario di Stupizza. Siamo nel comune di Pulfero. Da anni le autorità
cercano di metter fine a questa situazione, senza riuscire a venirne a capo.
«Sì è vero - confessa candidamente Chiuch - qualche anno fa mi hanno fatto una
multa da 600 milioni di lire ma non ho potuto pagarla, perché sono
nullatenente». In paese il fatto è risaputo, anche dagli esercenti in regola
che hanno più volte segnalato formalmente l’attività del bar abusivo a
carabinieri e finanza. «Non sappiamo più cosa fare - dice Giuseppe Birtig,
titolare del bar Stazione - gli esposti non producono effetti, così quest’uomo
può lavorare indisturbato, senza pagare alcuna tassa, a danno di chi esercita
in conformità con tutte le norme, con sacrificio. Il problema non è solo
fiscale, ma anche igienico: il locale non è pulito ed è frequentato, per feste
e festicciole, anche da un’associazione sportiva e dal gruppo cacciatori.
Chiuch se la ride: pare che davanti al giudice abbia detto che se dovrà pagare
una multa sarà costretto a ritoccare i prezzi». Ma quanto si paga nel bar
abusivo? «Poco - spiega il titolare del Parajso Pub - 50 centesimi un caffé, un
euro una birra in bottiglia, cinque euro la griglia». Nel curioso locale,
infatti, si può anche mangiare. «Chiuch tiene aperto tutto l’anno - dice Bruna,
la titolare del rinomato ristorante Al Vescovo - la gente di passaggio, e non
solo, può ordinare liberamente salsicce e costa. Lui apre e chiude quando
vuole, non ha orario e non fa mistero della situazione. Non crea disordine
sociale: fa i fatti suoi e quando bere un caffé in un locale in regola paga e
ritira lo scontrino che poi, a volte, consegna agli avventori del suo bar.
D’estate Chiuch mette fuori la botte di vino, insieme alla bandiera della
Padania, e c’è sempre festa. Si tratta senza dubbio di una situazione di
degrado sociale che va compatita, forse più che punita». Sulla porta del bar abusivo, davanti a una tettoia, sulla strada, campeggia la scritta: Benvenuto a chi si fa gli affari suoi. Sulla tabella degli orari le indicazioni per l’accesso sono 9-12, 12-19, orario continuato insomma; giorno di chiusura: quando voglio. Dentro un vecchio banco, tavoli e panche, frigorifero, televisione con Sky, poster, cartoline e animali impagliati. Il telefono è in elenco ma è staccato. «La cosa è sotto gli occhi di tutti - dice il sindaco Piergiorgio Domenis -, ne abbiamo parlato con le autorità, ci sono stati alcuni sopralluoghi della Gdf ma non hanno portato a buoni risultati. Non possiamo condividere e accettare una situazione di questo genere, ma come Comune non abbiamo l’autorità per intervenire. Abbiamo interessato pure la stazione dei carabinieri. Confermo che il sito è frequentato da molti, anche dai cacciatori, per la vicinanza col Monte Mia dove si pratica la caccia al camoscio». L’ARENA.IT Confraternite
del vino si incontrano a Rovereto
Saranno presenti il presidente della Provincia di Verona
Elio Mosele e l’assessore provinciale alle politiche agricole Dionisio Brunelli
all’incontro tra le due confraternite di Valpolicella, lo Snodar (Sovrano
Nobilissimo Ordine dello Antico Recioto) col suo gran maestro Arnaldo
Semprebon, e di Vallagarina, la «Confraternita della Vite e del Vino» col gran
maestro Enzo Merz, che si tiene oggi pomeriggio a Rovereto. Ad unire le due «valli» è la cultura del vino e la tecnica dell’appassimento per ottenere l’amarone e il recioto nel veronese, il rosso bordolese dalle uve di cabernet e merlot nel trentino. Il tour lagarino, organizzato dal confratello Germano Berteotti, prevede la visita al museo della guerra, poi la visita con degustazioni all’azienda agricola Maso Bastie di Volano e il momento conviviale alla locanda Tre Chiavi di Isera. Saranno presenti, oltre all’assessore della Provincia di Trento all’agricoltura, commercio e turismoTiziano Mellarini, i sindaci dei Comuni, i presidenti della Strada del Vino Valpolicella Pietro Clementi, e della Strada dei Vini e dei sapori della Vallagarina Sergio Valentini; non mancheranno Il Gambero Rosso con Nereo Pederzolli, lo Slow Food, la Cooperativa nazionale degli Agriturismi e moltissime altre autorità. (g.g.) REUTERS ITALIA Usa, giustiziato 36enne che aveva ucciso poliziotto da
ubriaco MICHIGAN CITY, Stati Uniti (Reuters) - Lo stato dell’Indiana
oggi ha eseguito una sentenza capitale su un uomo che ha ucciso un ufficiale di
polizia dopo essere stato arrestato per stato di ebbrezza in pubblico più di 16
anni fa. Michael Lambert, 36 anni, è stato dichiarato morto alle 7.29
ora italiana dopo un’iniezione letale. Lo hanno dichiarato gli ufficiali del
penitenziario di Stato dell’Indiana. Lambert aveva perso una serie di cause di appello in
tribunale e gli è stata negata la clemenza sia dalla commissione di stato per
la condizionale, sia dal governatore Mitch Daniels. E’ stato condannato per aver ucciso Gregg Winters, un
poliziotto cittadino a Muncie, nell’Indiana, nel dicembre 1990. Winters l’aveva arrestato per stato di ebbrezza in pubblico.
Seduto sul retro della macchina della pattuglia di Winters, Lambert ha tirato
fuori una pistola che teneva nascosta e ha sparato all’ufficiale, 32 anni e due
figli, cinque volte in testa. Lambert si è sempre difeso dicendo che
non sapeva cosa stava facendo perché ubriaco. Il fratello di Winters, Terry, il vice capo del dipartimento
di polizia di Muncie, ha assistito all’esecuzione. Circa un centinaio di altri
ufficiali di polizia hanno tenuto una veglia a lume di candela fuori dal
carcere. Lambert aveva ricevuto un gattino mentre era nel braccio
della morte, che ha lasciato al figlio. Si tratta della 23esima esecuzione negli Stati Uniti
quest’anno, la seconda in Indiana e la 1.080esima da quando la pena di morte è
stata ripristinata negli Usa nel 197
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