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Francia - “Le Figarò” intervista la “lady di ferro” della sicurezza stradale

Cecile Petit, capo della task force interministeriale, annuncia la linea dura: presto altri 2.000 radar sulle strade d’Oltralpe

Cecile Petit, Delegato Interministeriale della Sicurezza Stradale

(ASAPS) PARIGI, 19 giugno 2007 – Si chiama Cécile Petit, e da oltre un anno è alla guida del dipartimento francese della Sicurezza Stradale, organismo tecnico interministeriale al quale la repubblica ha dato carta bianca dal 2002: ciò che viene deciso nella stanza dei bottoni, quella in cui la signora Petit siede, è praticamente legge. A dispetto del suo cognome, la delegata interministeriale ha fatto capire più volte di voler fare le cose in grande. Del resto, la successione al delfino Remy Heitz, non era certo facile: fu lui a rispondere con energia all’appello di Chirac ed a traghettare la Francia sotto la soglia delle 5mila vittime all’anno nel giro di pochi mesi. Un trend consolidato, nonostante un 2007 cominciato con brutti auspici, che ha evidenziato quanto una politica così restrittiva (patente a punti, tolleranza zero sulle strade) si possa scontrare spesso con la politica della delazione, tuttavia ben contrastata con la politica della fermezza. Decisione impopolare? Peccato, avanti tutta lo stesso. Alla fine, comunque, paga. Migliaia di francesi sono stati strappati alla morte della strada. Il prestigioso quotidiano francese “Le Figarò”, ha intervistato alcuni giorni fa la direttrice dell’istituto, ottenendo risposte sufficientemente chiare. La prima domanda, ha riguardato una questione rimasta ai vertici dell’attenzione negli ultimi due mesi: la probabile eliminazione della segnaletica di avvertimento delle postazioni fisse per la rilevazione della velocità. “La Francia – ha risposto Cecile Petit – è il solo paese dell’Unione Europea ad aver scelto di indicare la localizzazione dei radar (anche l’Italia, a dire la verità, ndr). È possibile che prossimamente la questione debba essere messa in discussione, ma sarà il governo a dover decidere”. Il giornalista, passa dunque all’unica domanda possibile dopo una risposta di questo genere. “…ma i radar sono efficienti?” Da segnalare che, anche in Francia, la questione dell’accertamento elettronico della velocità ha creato non pochi dissensi (oltre a molti consensi, ndr), e quindi ogni evento che affronta l’argomento (interviste, novità, statistiche) attira una forte attenzione. Sull’efficienza dei radar la signora Petit non ha dubbi. Servono? “…oui…”, e poi snocciola l’arma formidabile della statistica. “La diminuzione degli incidenti sui 5 anni, è dovuta nel 75% dei casi, all’abbassamento della velocità. Il rispetto del limite di velocità è essenziale. Superando il massimo consentito, anche solo di 1 km/h, si moltiplica per 4 il rischio di incidente mortale. Di conseguenza, non è più da dimostrare l’efficacia dei radar. In Francia, abbiamo raggiunto risultati migliori degli altri stati europei: eravamo il fanalino di coda, ed oggi siamo all’ottavo posto. Possiamo ancora fare meglio. Quest’anno installeremo 2.000 nuovi radar. Ancora pochi, rispetto alla Gran Bretagna (che ne ha 5mila in tutto il paese, 700 solo a Londra), ma andremo avanti”. Idee chiare, chiarissime. Anche in vista delle vacanze estive: in Italia, quando si parla di vacanze, si pensa solo al bollino rosso. Difficilmente, in occasione degli esodi, si studiano strategie per limitare la trasgressione. “Per le prossime vacanze, abbiamo preparato campagne di sensibilizzazione specifiche, visto che luglio ed agosto sono sempre mesi particolarmente critici per la mortalità. Tra il 2005 e nel 2006 abbiamo registrato grandi progressi, luglio 2005 è costato la vita a 608 persone, mentre nel luglio 2006 le vittime sono state 471. Quest’anno incentreremo le campagne sulla stanchezza al volante e sulla cintura di sicurezza, visto che il 30% degli incidenti autostradali sono dovuti proprio alla fatica, mentre se tutti utilizzassero correttamente le cinture salveremmo solo in Francia 500 persone: troppi bambini passano dal parabrezza”. Nessuno, in Italia, usa una terminologia simile. Purtroppo. (ASAPS)

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Martedì, 19 Giugno 2007
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