Incidente in moto
Incidenti stradali in crescita con costi sociali
inaccettabili. Sotto accusa le superpotenze delle moto e gli eccessi di molti
smanettoni. Eppure la maggior parte dei sinistri avviene in città, nel classico
spostamento casa-lavoro. È quanto rivela un’inchiesta pubblicata da Dueruote, il mensile della Domus che, nel numero in
edicola in questi giorni, riporta commenti, analisi e proposte dei maggiori
esperti italiani.
Analizza Dueruote: dove accadono
gli incidenti? A fare notizia ogni lunedì sono i numeri
relativi agli incidenti accaduti su strade e autostrade durante il week-end, ma
le statistiche segnalate a Dueruote dagli esperti raccontano un’altra realtà.
Infatti, quasi il 90 per cento dei decessi avviene in ambito urbano, per colpa
di un traffico caotico, di strade in pessimo stato, di trasporti pubblici
inefficienti che spingono all’utilizzo delle due ruote come obbligo e non come
scelta, dei mancati controlli sui comportamenti indisciplinati e pericolosi dei
guidatori delle due e delle quattro ruote. L’esame per la patente, quello
basato sui quiz, non basta più, serve un’educazione stradale vera, si deve
puntare sui corsi di guida per integrare la classica prova pratica.
Per intervenire servono numeri e
informazioni certe su cause e modalità degli incidenti. Ma in
Italia i dati sono assolutamente carenti, tanto che nelle statistiche europee
quelli relativi al nostro Paese riportano sempre un asterisco perché non
pervenuti, incompleti, in ritardo. Dalle statistiche disponibili, conclude Dueruote, risulta che le vittime siano soprattutto persone
fra i 20 e i 65 anni d’età, che si muovono in città fra le 7 e le 9 del mattino
o fra le 16 e le 18. Eccola qui la strage rimossa dalle nostre coscienze: si
muore anche e soprattutto a 40 Km/h, andando al lavoro.
Ma perché tanti incidenti sulle
strade cittadine e perché negli orari in cui la gente si reca al lavoro?
Risposte abbastanza facili. Prendiamo Milano, negli orari indicati da Dueruote, orari in cui i mezzi privati a due e quattro
ruote sono molto fitti sulla rete stradale. E prendiamo, ad esempio, un’auto al
semaforo, ferma. In dieci-venti secondi davanti all’auto si portano otto-dieci
moto che costituiscono un ostacolo serio al momento di ripartire. I sorpassi a
destra, poi, non si contano e sono molto pericolosi: perché chi marcia e deve
girare a destra non guarda subito il corrispondente retrovisore esterno.
L’impatto in tal modo diventa inevitabile.
Nelle grandi città, a Milano in
particolare, i lavori cosiddetti di ammodernamento, rendono difficile la
circolazione dei mezzi: strade ristrette, corsie
preferenziali non rispettate dalle biciclette che corrono rischi coninui. E
vigili molto spesso assenti assenti, proprio nelle ore più critiche della
giornata, a dirigere il traffico.
Sull’indagine di Duerote parla Giordano Biserni, presidente dell’Asaps,
il sodalizio degli agenti che operano sulla strada. Dice Biserni: «Dobbiamo
spiegare ai mototociclisti, in particolare ai giovani, i quali hanno
disponibili moto con potenze e prestazioni da gran premio, 180 cavalli e
270-300 chilometri/ora, che il posto più sicuro per non morire è la pista.
Perché loro hanno in mano i mezzi ma non la sicurezza della pista. Non
possiamo, però, avere le potenze da gran premio senza le regole che i gran
premi impongono a chi corre, regole molto severe. In pista chi non rispetta il
semaforo rosso va fuori, come Massa con la Ferrari in Canada. Chi commette
un’infrazione, anche se si chiama Alonso ed è campione del mondo, viene
severamente punito. Insomma, se non si rispettano i segnali dei commissari di
gara si va fuori. Sulla strada, con potenze similari a quelle della pista, il
rischio dei motociclisti è destinato ad ampliarsi».
«In area urbana - continua
Biserni - ci sono persone di una certa età che non hanno la reattività dei
giovani. In un mondo che va sempre più verso conducenti più
attempati, chi ha le performances del proprio mezzo meccanico deve fare i conti
con chi non ha riflessi per calcolare con estrema rapidità le varie situazioni
della strada. Tuttavia il 90 per cento di Dueruote si riferisce, probabilmente,
alla circolazione globale di auto e moto. Perché - conclude Biserni - le strade
più a rischio morte sono statali e provinciali che, con il 58 per cento dei
morti, hanno un tasso più del doppio rispetto alle aree urbane».
Nestore Morosini
da Corsera.it
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