Un agente della
Guardia Civil verifica la presenza del triangolo d’emergenza a bordo di un
veicolo controllato
(ASAPS) MADRID, 4 luglio 2007 – La Spagna ha scoperto,
analizzando i dati dell’ETSC, di essere uno dei paesi europei con i maggiori
problemi di mortalità stradale alcol-correlata. Una batosta, se si considera la
rigida norma che il regno si è imposto per limitare al massimo la violenza
sull’asfalto, riuscendo a portare il paese nel ristretto gotha dei virtuosi
continentali. Seguendo un canovaccio già visto, la DGT, la Direzione Generale
del Traffico (organismo tecnico presente in varie forme nella gran parte degli
Stati membri, Italia esclusa), ha deciso di correre immediatamente ai ripari,
annunciando che entro il prossimo natale una sbronza al volante o una velocità
eccessivamente superiore al limite, costerà il carcere. In Spagna, lo dobbiamo
specificare, l’ordinamento legislativo prevede il concetto di “temerarietà”,
che trasforma una condotta semplicemente trasgressiva sulla strada, da illecito
amministrativo a penale. In Svizzera, per esempio, si parlerebbe di “attentato
alla sicurezza del traffico”. In Italia, purtroppo, ci si limita alla
decurtazione di punti, alla sospensione della patente ed alla sanzione
pecuniaria, ricorso permettendo. Secondo la proposta di legge avanzata dalla
DGT, chiunque eccederà determinati limiti di velocità o dovesse superare in
alcune circostanze la soglia alcolica consentita, rischierà pene detentive da
tre a sei mesi di carcere, ma se il giudice dovesse ritenere che la condotta di
guida, ha concretamente messo in pericolo la vita altrui – in ragione della sua
temerarietà – le condanne potrebbero arrivare fino a cinque anni di prigione.
Il congresso dei Deputati ha già contrassegnato il progetto di legge con il carattere
dell’urgenza, mettendolo in testa alla lista dei provvedimenti che
costituiranno una riforma complessiva del codice penale, prevista – appunto –
per il dicembre di quest’anno. La negoziazione del testo, non è stata affatto
semplice, soprattutto nella fase in cui si cercava di definire il concetto di
“temerarietà” nel contesto stradale. Alla fine, la politica ha fatto la sua
parte, arrivando a definire con tale aggettivo, la condotta di chi superi i 200
all’ora in autostrada (dove il limite è di 120 km/h), i 180 in ambiti extraurbani di
scorrimento veloce, ed i 110
in città, dove la soglia massima è compresa tra i 30 ed
i 70 orari. Più restrittiva, invece, la rivoluzione penale della guida in stato
di ebbrezza, con pene diverse da 0,6 g/l (il limite è 0,5) a 1,2. “Se con
questa riforma potremo salvare anche una sola vita – ha dichiarato al
quotidiano El Mundo Ana Maria Campo, presidentessa dell’associazione Stop Accidentes – allora si
giustificherà da sola”. Qualcuno ha fatto notare che non serve solo
repressione, ma in Spagna la coscienza civica sulla strada è già profondamente
cambiata, come attestano gli eccezionali risultati ottenuti sul fronte della
riduzione della mortalità, e come dimostra la grande quantità di campagne di
sensibilizzazione realizzata nell’ultimo quinquennio. “Non si tratta di una
maggior repressione – ha commentato al prestigioso quotidiano iberico Jordi
Jané, presidente della commissione Sicurezza Stradale del Congresso – ma di
definire quando la condotta di un conducente diventi un delitto. Oggi
assistiamo a sentenze assolutamente contraddittorie, alcune delle quali
indignano i familiari delle vittime”. È invece opinione diffusa, in Spagna, che
solo con la linea della fermezza e dell’intransigenza, potranno essere colpiti
coloro che hanno deciso di non ubbidire alla rinnovata legge della
circolazione. Proprio il 1° luglio, la patente a punti spagnola compie un anno.
Sono emerse molte contraddizioni, certo, ma la DGT è sempre al lavoro per aggiustare il tiro e,
del resto, i dati relativi alla sinistrosità danno ragione alla squadra di Pere
Navarro (il direttore generale del traffico): nei primi 6 mesi dell’anno, i
morti sulla strada si sono ridotti del 14% rispetto allo stesso periodo del
2006. (ASAPS)
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