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News 04/07/2007

San Giovanni Ilarione - La neo dottoressa Eleonora Pelosato è agente municipale da 11 anni
Tesi di laurea sullo «stress in divisa»

Una vigilessa ha studiato i motivi del disagio del suo «corpo di polizia»


Foto Blaco – archivio Asaps

 San Giovanni Ilarione. Vigili, non solo multe. Dietro la divisa ci sono uomini e donne che si sentono «spalle e orecchi» per la popolazione ma che chiedono possibilità di aggiornamento, formazione e addestramento «perchè vigili non ci si improvvisa». È la radiografia di 25 tra Comandi e Corpi di polizia municipale del veronese e del vicentino che emerge in una tesi di laurea recentemente discussa alla Facoltà di scienze della formazione dell’Università di Verona. Ad illustrarla Eleonora Pelosato, neo dottoressa specializzata nei processi formativi, 32 anni e la divisa da agente di polizia municipale addosso da 11 anni.
«La polizia municipale è l’organizzazione forse meno indagata. Gli studi relativi allo stress "in divisa" il più delle volte hanno interessato polizia e carabinieri. C’era una lacuna da colmare, con questo lavoro credo di esserci riuscita».
Obiettivo della ricerca era arrivare ad uno strumento di misurazione scientifico, un questionario, per la valutazione dello stress che deriva dal confronto tra le richieste rivolte all’agente di polizia municipale e la sua capacità ad adattarvisi. «Sono stati coinvolti 25 tra Comandi e Corpi, abbiamo incontrato gli agenti all’interno di focus group e abbiamo individuato così i principali fattori di tensione, ansia e disagio che sarebbero stati i pilastri del questionario. Dopo averlo elaborato», spiega Pelosato, «lo abbiamo sottoposto a 144 persone. In 101 lo hanno riconsegnato, cioè oltre il 70 per cento, e i risultati hanno dato validità al modello».
A scorrere le conclusioni salta fuori l’immagine di lavoratori e lavoratrici che si sentono spesso inadeguati davanti a leggi e disposizioni che cambiano di continuo. È fonte di stress lo stile gestionale dei superiori e le loro richieste, il fatto di sentirsi dei tuttofare. Non meno disagio provoca la pluralità di mansioni da svolgere ed i carichi mentali che accompagnano chi lavora coi problemi della gente. Vorrebbero avere maggiori possibilità di formazione, aggiornamento e addestramento. In molti casi godono di scarsa considerazione da parte delle amministrazioni comunali, dei cittadini e degli altri dipendenti comunali coi quali si contendono le ore di straordinario perchè sebbene i primi non facciano festivi, serali e notturni hanno lo stesso inquadramento. Si sentono sempre sotto esame. L’aspetto più difficile legato al compito è il doversi rapportare con persone in situazioni particolari (ubriachi, tossicomani e prostitute), senza contare le responsabilità. Schiacciati dalla burocrazia e dalle richieste di cittadini e amministratori che li vorrebbero al tempo stesso in strada e in ufficio, hanno anche il dovere di essere gentili e non cedere alle provocazioni. Negli uffici la tecnologia aiuta anche se non è sempre all’altezza. Sognano maggiore collaborazione con gli altri comandi di polizia municipale, una retribuzione più rispondente al compito e riconoscimento. Sono uomini e donne che spesso faticano a conciliare il lavoro con il ruolo in famiglia, che non si sentono tutelati e che hanno consapevolezza del rischio che corrono ogni giorno, anche solo portandosi addosso un’arma.

Paola Dalli Cani
L’ARENA di Verona


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Mercoledì, 04 Luglio 2007
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