Apcat:
«Nelle scuole per insegnare una cultura diversa» Contro l’abuso di bevande alcoliche, l’Apcat (Associazione provinciale club degli alcolisti in trattamento) continua a mobilitarsi e a lottare. Desta preoccupazione in particolare la diffusione delle bevande alcoliche fra i giovani, come le più recenti indagini hanno confermato. «Troppe feste di fine anno scolastico - afferma il presidente Remo Mengon - si trasformano in un’ulteriore occasione di rischio per la salute dei ragazzi e delle ragazze». Apcat propone di entrare nelle scuole per spiegare i pericoli dell’abuso e per cambiare la «cultura dell’alcol, senza demonizzazioni o proibizionismi». Altro motivo d’allarme per Mengon sono le dichiarazioni di Giacomo Bezzi. «È impensabile - afferma il presidente - che un nostro parlamentare auspichi che le pene per la guida in stato di ebbrezza non siano troppo severe e giustifichi un lieve eccesso perché in fondo così fanno tutti. Come suo convalligiano mi è difficile pensare che un nostro politico si giustifichi così, pur conoscendo le vittime che l’alcol provoca, le molte famiglie distrutte nelle nostre comunità. Per rendersi conto meglio dei danni sarebbe auspicabile un approfondimento del tema anche per dare un effettivo contributo in positivo alla propria comunità». L’Apcat è impegnata in attività di sensibilizzazione e di responsabilizzazione sul territorio. Mengon non vede di buon occhio neanche la medicalizzazione del problema. «Non abbiamo bisogno di centri e reparti specializzati negli ospedali - afferma - ma di un continuo lavoro con tutte le realtà con l’obiettivo di modificare lo stile di vita». Una delle manifestazioni più attese è la consegna del premio ai vincitori del concorso «Germano d’Argento». Istituito ad Alessandria nel 1990 e trasferito a Trento nel 2000 per espressa volontà del suo fondatore, il premio è giunto alla sua dodicesima edizione. Sabato scorso presso la sala conferenze di palazzo Calepini ha avuto luogo la cerimonia di consegna dei premi ad Adolfo Marciano, vincitore della sezione letteraria con il racconto «Vite» e a Nicola Specchierla che ha primeggiato nella sezione arti espressive con l’opera «Light on your future». Il premio intende valorizzare lavori inediti riguardanti il mondo dell’alcol. Una sottosezione è riservata agli alunni delle scuole elementari e medie. P.B. Ha avuto
esiti sconcertanti la serata di ascolto organizzata sabato scorso da Trevisoviva,
Aci e Comune di Montebelluna A gara
per essere positivi all’etilometro Incidenti
esibiti come medaglie: le testimonianze choc dei ragazzi intervistati che
rifiutano il narcotest «Io ho
già fatto 5 o 6 incidenti... è meglio per te se non ti trovi sulla mia strada».
Una risposta allucinante, che potrebbe sembrare uno scherzo se non l’avesse
sentita con le proprie orecchie la presidente di TrevisoViva Mirella Tuzzato da
un 20enne. Il giovane con alcuni amici ha partecipato alla serata dimostrativa
sugli incidenti stradali in piazza Negrelli a Montebelluna, sabato sera,
organizzata dall’associazione di commercianti con l’Aci e il Comune guidato da
Laura Puppato, i cui vigili hanno fatto funzionare gli etilometri e i crash
test. «Era una serata di ascolto -
racconta la Tuzzato - e ne sono uscite
risposte incredibili. Non solo da lui ma anche da altri. I giovani cercano solo
chi li ascolta: è necessario far capire in cosa sbagliano perchè quelle
risposte non si ripetano più. Bisogna parlare con loro, dialogare, prevenire e
però poi reprimere per fermarli definitivamente».Quella del 20enne non è la
sola voce raccolta durante la serata, nella quale i giovanissimi si sono
"aperti" con gli organizzatori ed hanno mostrato di non conoscere la
pericolosità dei mezzi che conducono sulla strada. Incidenti a raffica esibiti come medaglie di cui vantarsi, test
dell’etilometro positivi "accettati" come fossero una gara,
l’ammissione limpida e sorridente del proprio stato psicofisico alterato.
In questo senso non suona nemmeno stonata la descrizione fatta dai ragazzini
del loro comportamento in macchina: «Beh,
giochiamo... chi guida si gira verso di noi seduti dietro e si canta sulle note
della musica "a palla"». Già, musica a palla e acceleratore a
tavoletta: due modi di dire e due comportamenti comuni a moltissimi giovani tra
le decine che si sono presentanti alla serata montebellunese. Tanto da lasciare
sconvolti gli stessi organizzatori: «È
terribile che lo ammettano - dice la Tuzzato - ma nello stesso tempo è un bene che ne parlino. Di tavole rotonde se ne sono fatte troppe:
è ora di passare all’azione, di andare nelle piazze a far capire a questi
ragazzini cosa rischiano. Questo possiamo farlo noi di TrevisoViva con
altre associazioni e i Comuni. Ma poi ci
vuole la forza repressiva da parte delle forze dell’ordine, i controlli
maniacali in strada per chi comunque non vuole capire. Non possiamo più
permetterci strade insanguinate da una disattenzione, da gente che esibisce
incidenti come medaglie di cui vantarsi». E se da
una parte ci si gloriava di alcoltest positivi anche di molte unità sopra la
norma, dall’altra i ventenni si rifiutavano di sottoporsi al narcotest gratuito
per rilevare se avessero assunto sostanze stupefacenti. «Probabilmente l’alcol è una cosa di cui
vantarsi - sostiene Mirella Tuzzato - mentre
sulla droga si è molto più reticenti. Forse, dovendo sottoporsi al test in
presenza dei vigili, avevano paura di conseguenze penali. E questo è
significativo: nessun narcotest è stato utilizzato in quella serata. Chissà
perchè: forse molti ragazzi avevano la
coda di paglia in questo senso e non volevano essere scoperti». Nel motorhome dell’Aci, lungo 16 metri e largo
10, era presente un’area espositiva aperta al pubblico, con un simulatore di
crash-test a disposizione di chi voleva provare la forza e le conseguenze
dell’impatto in frenata da 50 a 8 chilometri orari. Dalle 19 alle 2, i vigili,
l’Aci e TrevisoViva hanno compiuto la prima tappa di un percorso che porterà la
medesima iniziativa anche in altri comuni della provincia. «Montebelluna è
stata pioniera grazie alla sensibilità del sindaco Laura Puppato - dichiara la
Tuzzato - che ha avuto coraggio di mettersi in moto per dare un contributo alla
sicurezza stradale. Non dimentichiamoci che in ogni fine settimana del 2007 c’è
stato almeno un morto sulle strade della Marca». Molti dei quali in sella ad
una moto: «Anche i giovanissimi
motociclisti hanno ammesso cose spaventose, che fanno pensare: tanti hanno
ammesso di fare zig-zag tra le macchine anche a centrostrada. E questi
centauri non hanno più di 25 anni».Nei
comportamenti dei ragazzi però influiscono anche i genitori. «Non si capisce
chi rimborsi i costi altissimi per riparare un’auto incidentata ai giovani che
poi si vantano di commettere incidenti. Le famiglie, dopo il secondo schianto
dovuto ad ebbrezza o velocità, dovrebbero impedire ai loro figli di riprendere
la macchina, costringendoli ai taxi o ai mezzi pubblici. Così forse ci
penserebbero due volte prima di comportarsi in determinati modi che mettono a
rischio anche la vita di altre persone». La Tuzzato, alla luce
dell’esperienza di sabato a Montebelluna, ce l’ha anche con le notti bianche: «Perchè, invece di dedicare serate a bevute
e feste, non si organizza contestualmente un’iniziativa che inviti a non
mettersi alla guida dopo? La
verità è che dei nostri giovani che muoiono a pochi importa qualcosa: lo
dimostrano le decine di tavole rotonde senza esito pratico mentre i ragazzi
continuano a morire». Serena Masetto Morti
del sabato. E’ solo colpa dell’alcol? TOMMASO
VACCARO– Sembrerebbe
che discoteche, alcol e stupefacenti debbano sedere per direttissima sul banco
degli imputati. Crediamo sia opportuno andare più in profondità. Pesante il bilancio degli incidenti stradali
nel primo mese dell’estate duemilasette. Le cifre parlano di quasi un centinaio
di morti e di migliaia di feriti. Le enormi dimensioni di questa vera e propria
emergenza nazionale, appaiono più chiaramente ricostruendo l’identità delle
vittime che, nella maggior parte dei casi, non superano i trent’ anni. A questo
proposito, i dati forniti dalla polizia stradale relativi al mese di giugno,
ricalcano perfettamente le ultime statistiche ACI-ISTAT, il cui grafico
sull’età dei morti e feriti nelle strade ed autostrade italiane segna
un’incredibile impennata tra i 20 ed i 34 anni. Da questo studio emerge,
inoltre, che il periodo dell’anno particolarmente critico risulta essere quello
dei mesi estivi, ed i giorni particolarmente sensibili, com’è noto, quelli del
fine settimana: il venerdì con un’elevata concentrazione di incidenti (il 15,5%
del totale) il sabato con il più alto numero di feriti (il 15,6%) e la domenica
con la frequenza più elevata di decessi (il 18,7%). Se a queste informazioni si
aggiunge la variabile “fascia oraria”, risulta che nonostante il maggior numero
di incidenti si verifichi durante le ore diurne, il maggior tasso di mortalità
si registra intorno alle cinque del mattino con sei decessi ogni 100 incidenti. Il quadro potrebbe risultare abbastanza
completo affinché discoteche, alcol e stupefacenti siedano per direttissima sul
banco degli imputati. Crediamo sia opportuno andare più in profondità. Certamente non uscivano da un locale notturno
i sei cittadini romeni morti questa domenica, sull’A1 all’altezza di Roma , a
seguito del ribaltamento del furgone in cui viaggiavano. Tornavano in patria,
per trascorrere le vacanze, il manovale, la studentessa di diciassette anni e
le badanti protagoniste della tragedia. Un colpo di sonno dell’autista, che per
lavoro trasportava suoi concittadini dall’Italia alla Romania e viceversa,
sarebbe l’ipotesi più plausibile. Come , di certo, non erano in preda ai fumi
dell’alcol Giovanni e Giacomo Cutillo, ventisette e ventuno anni, omonimi ma
non parenti, che per raggiungere una località balneare avevano scelto di
partire di notte evitando, così, il traffico domenicale. Nella statale 372
Benevento- Caianello, già tristemente nota per la sua pericolosità, i due
ragazzi hanno perso la vita scontrandosi con una Bmw nella quale viaggiavano
Luigi Rapuano, 28 anni, e la sua compagna Valeria Pacelli, ventiseienne,
anch’essi morti sul colpo. Cosa sono, dunque, le cosiddette “stragi del
sabato sera”? Per rispondere a questa domanda i dati Istat,
in cui risulta che più del 90% degli incidenti stradali è provocato da
comportamenti scorretti alla guida (eccesso di velocità, sorpassi pericolosi,
distanze di sicurezza non rispettate, etc.), ci vengono in aiuto, ma non sono
sufficienti per descrivere il quadro della situazione. In
realtà le strade italiane sono un po’ lo specchio del nostro Paese. In esse
infatti troviamo: sfruttamento del lavoro dipendente (autotrasportatori
costretti a turni insostenibili), una cultura machista che vede nell’alta
velocità e nel senso di onnipotenza alla guida di un veicolo una delle sue
massime espressioni (solo un quarto dei morti e dei feriti per incidenti
stradali è di sesso femminile) ed infine la noia e l’abbrutimento dei giovani. L’inasprimento
delle pene per chi si mette alla guida in condizioni psicofisiche alterate, (solo
il 2,3% degli incidenti è causato da guida in stato di ebbrezza provocata da
stupefacenti e/o alcol), non appare dunque come la soluzione di tutti i
problemi, così come invece è stata rappresentata con le recenti modifiche al
codice della strada. (*) (*) Nota: vedete come dati sbagliati possano
portare a ragionamenti “distorti”. Se il dato del 2,3 % di incidenti causati da
alcol e droghe fosse vero, questo ragionamento non farebbe una grinza. Noi sappiamo che è un dato lontanissimo da una
realtà, che vede l’alcol presente in quasi la metà degli incidenti stradali. Quel dato significa solo che non si fanno i controlli, nemmeno in chi è protagonista di un sinistro. «Diciamo
basta alle coppe chiosco» Alcol e sport, cocktail da evitare Cesiomaggiore Basta
con le "coppe chiosco" ai tornei di calcetto: così si incentiva i
giovani a bere. A denunciare una pessima
abitudine, che ormai si nota sempre più nei tornei sportivi organizzati in
provincia, Eugenio Garlet, ex dirigente sportivo e allenatore cesiolino, ma
anche padre di Moreno Garlet, il ragazzo che versa ancora in gravi condizioni
all’ospedale di Treviso, coinvolto due settimane fa nell’incidente stradale in
cui ha perso la vita l’amico Manuel Biesuz .«In questi giorni ho incontrato
molti genitori - racconta Eugenio Garlet - e sono venuto a conoscenza di un
fatto a mio parere vergognoso: alcuni
tornei di calcetto prevedono per le squadre partecipanti la possibilità di vincere
la cosiddetta "coppa chiosco": chi beve insomma più birre, si
aggiudica a fine torneo questa coppa vergognosa. A prescindere da quanto sia accaduto alla mia famiglia, nella
convinzione che mio figlio non abbia assolutamente ecceduto nel bere, chiedo a
chi organizza questi tornei di mettersi una mano sulla coscienza: come pensate
si senta un genitore, mentre aspetta suo figlio dal ritorno dal torneo, sapendo
che potrebbe essere premiato chi beve di più? E chi arbitra le partite, non
si rende conto delle condizioni con cui i giocatori scendono in campo?».Garlet
torna indietro con la memoria, e neanche di molto: «Dieci anni fa - dice - quando ad organizzare tornei e partite c’ero
anch’io, lo sport si teneva alla larga dal consumo di alcol, insegnavamo ai
ragazzi ad avere un certo tipo di educazione e atteggiamento. Al massimo si
faceva la "coppa pasta", per chi mangiava di più. Credo che si siano
superati i limiti. Per ora mi limito a denunciare questa vergogna sulle pagine
dei giornali, ma non è detto che non prenda altri provvedimenti. Dove sta la prevenzione? In che stato
tornano poi a casa questi ragazzi? È brutto piangere quanto tutto è già
successo: ve lo dice uno che ha vissuto una disgrazia sulla propria pelle».
Eugenio Garlet si era già rivolto ai più giovani, alcuni giorni dopo
l’incidente, sempre sulle pagine dei giornali. Quella volta l’appello chiedeva
a chi guidava l’auto di non correre, di rispettare i limiti di velocità, di non
esagerare. Questa volta il segnale lanciato di Garlet va a favore di uno sport
pulito. Andrea Dassie «Più
vittime che quelle di incidenti ... «Più vittime che quelle di incidenti sul
lavoro, morti violente e altri tipi di trasporto messi assieme». Gli ultimi
tragici dati hanno spinto ieri il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi a
stanziare chiedere tempi stretti per la nuova legge sulla sicurezza stradale
passata alla Camera il 27 giugno (in grave ritardo) e ora al Senato: prevede fra l’altro che gli introiti
derivanti dalle multe vengano destinati per il 50\% alla sicurezza stradale
(ora lo fanno solo 400 Comuni su 8.000). Ormai gli appelli contro le stragi
sulle strade non si contano più, ne sono arrivati anche dalla Santa Sede con un
"decalogo" in cui la prima regola è "non uccidere", la
settima "sostieni le famiglie delle vittime". Il Nordest ancora una volta paga un prezzo
altissimo: il mese di giugno chiude la prima metà dell’anno con bilanci a tinte
fosche (soprattutto in Veneto) e le peggiori premesse per l’estate. Le vittime
sono 337 in Veneto, una cinquantina in Friuli Venezia Giulia. I numeri
purtroppo sono parziali per i molti feriti in pericolo di vita (sono 5 nel solo
Bellunese, altri 40 nelle altre 10 province) con la Marca a guidare la triste
classifica: 14 morti nell’ultimo mese, il doppio del 2006, e ben 59 dall’inizio
dell’anno contro i 77 totali registrati nel Trevigiano in tutto lo scorso anno. Come
sempre oltre la metà delle vittime aveva meno di trent’anni: la strada si
conferma la prima causa di morte fra i giovani. E la fredda legge dei numeri, al di là delle
"croci", ha il mese di luglio come il più "a rischio": è
quello che dal 2004 fa registrare il picco nel numero di incidenti gravi e di
vittime. Nel luglio 2005 si contarono 60 croci sulle strade di Veneto e Friuli
VG (603 in tutta Italia) e lo scorso anno 58 sulle 594 del totale nazionale.
L’aumento di traffico specialmente notturno (quello col più alto tasso di
mortalità) e il maggior numero di passeggeri per auto sono gli elementi che
dovrebbero imporre più prudenza e che invece hanno spesso fatto precipitare la
situazione. L’ultimo fine settimana ha già fatto lanciare l’ennesimo allarme.
Nel Portogruarese soprattutto sulla Via del mare ci sono stati 15 feriti (5
gravi) e 2 morti; un altra decina di feriti nel resto del Veneziano dopo una
settimana con 6 morti. Dalla provincia di Treviso viene la denuncia
più realistica da parte di un addetto ai lavori, Marino Biscaro, responsabile
dell’ufficio Sicurezza stradale della Provincia, che da 20 anni combatte il
fenomeno con corsi di guida sicura, prove pratiche e simulazioni nelle scuole:
«Dopo un triennio di buoni risultati che avevano fatto scendere le vittime
trevigiane sotto quota 80, il numero dei morti di questo passo potrebbe
sfiorare quota 100 a fine anno. I motivi? Mancato effetto della patente a punti
(come in tutta Italia) e il malcostume di non allacciare più le cinture,
specialmente la notte. Oltre la metà
delle 59 vittime trevigiane potevano essere evitate con la cintura non più un
comportamento automatico di chi sale in auto. Invece va ad aggravare gli altri
malcostumi alla guida che in ordine di gravità sono: l’assunzione di alcolici,
la velocità eccessiva e l’uso dei telefonini». In pratica per questo 2007 a Nordest si rischia un aumento di vittime vicino al
10\% a soli tre anni dalla fine del decennio che, secondo i piani dei ministri
dei Trasporti della Ue, doveva portare a dimezzare i morti. Il trend
positivo si è invertito e siamo ripiombiati in piena emergenza. «L’emergenza non era mai finita e in questo
campo è una costante» protestano le associazioni di vittime della strada (Avfs,
ass. Manuela, Aprosir, Asaps, Aduc) che sono
ancora sul piede di guerra con la Regione Veneto per il dietrofront sulle norme
antialcol. «I nostri appelli
restano inascolati e sulle strade del Nordest si muore sempre di più». A
fronte dell’aggravamento della situazione c’è il paradosso di una minore
mobilitazione di forze dell’ordine. La
Polizia Stradale del Friuli Venezia Giulia, ad esempio, rispetto al 2006 ha
visto diminuire il numero delle pattuglie pur con un aumento di
sinistrosità (quasi 1900 gli incidenti rilevati nei primi sei mesi contro i
1806 di dodici mesi fa) in particolare a Gorizia e Udine. Situazione disastrosa per i motociclisti: nel
Bellunese delle 16 vittime da gennaio 9 sono centauri; nel Veronese fra gli 8
morti di giugno 5 erano su "due ruote" (due i ciclisti) e uno era un
pedone. Stesso rapporto in provincia di Udine. Aumentano anche i casi di auto
pirata e omissioni di soccorso. Gigi Bignotti Lo
spritz ha conquistato l’Italia Da
sempre l’aperitivo preferito a Venezia e Padova ora lo bevono tutti, anche a
Palermo Venezia NOSTRA REDAZIONE L’Indiana Jones del Piacere l’aveva scritto
tre anni fa, quando il fenomeno era esploso solo in alcune città del Veneto.
Esploso in senso fisico, mica metaforico: nelle piazze di Padova, per
intenderci, ben prima del 2004 il rito
dell’aperitivo in piazza era diventato un problema di ordine pubblico,
nonostante i bicchieri di vetro fossero stati sostituiti con quelli
infrangibili di carta. Un rito collettivo, soprattutto per gli universitari che
la sera si trovavano all’ombra del Bo. Un rito con un’unica bevanda: lo spritz.
All’epoca, del miscuglio arancione erano conoscenza solo i veneti, e neanche
tutti. I veneziani senz’altro, i padovani anche. Ma a Treviso si continuava a
preferire il prosecchino e a Cortina d’Ampezzo se non era uno champagnino era
un Bellini con pesche importate. Lo spritz no. Lo spritz restava appannaggio di
pochi, per il semplice motivo che quasi nessuno nel resto d’Italia lo conosceva
- «spritz? spritz che?» - anche se l’Indiana Jones del Piacere - al secolo
Roberto Piccinelli, professione cacciatore di tendenze - già l’aveva inserito
nella top ten dei drink da non perdere. Sono passati tre anni e lo spritz adesso sì che è diventato un
fenomeno. Mediatico. E, soprattutto, d’impresa: accendi la radio e ti parlano
di spritz, ti sintonizzi su Mtv e anche lì è ancora spritz, compri una rivista
di gossip e chi ti ritrovi? Aldo Montano, l’ex campione di scherma - e
soprattutto ex dell’Arcuri - che per inaugurare a Roma il suo ristorante
"0586 foodandstyle" organizza un party. A base di spritz. Occhio:
mica uno spritz a caso, come quelli che si fanno a Venezia dove una volta è
Aperol e un’altra volta Bitter, mentre i più vecchi ancora adesso se lo fanno
fare col Cynar. No, quello di Montano era uno spritz firmato, d’autore. Lo
spritz Martini. Quello della Martini & Rossi Group che quest’anno ha dichiarato
guerra (commerciale) all’Aperol della Campari Group. Occhio: la ricetta dello spritz non c’è e, se
mai è esistita una versione originale, ognuno la varia come meglio crede. Dalle
parti di Vicenza, tanto per fare un esempio, fino a poco tempo fa per spritz si
intendeva acqua e vino. Vino bianco annacquato, esatto, Tavernello con le
bolle. A Padova spesso e volentieri l’alcol era quello del gin. Mentre
Piccinelli, nella sua Guida al Piacere e al Divertimento edizione 2005, dava le
seguenti proporzioni: 40\% vino bianco, 30\% selz o minerale con le bolle, 30\%
Campari o Aperol. Fettina d’arancia obbligatoria (o, de gustibus, limone).
Tant’è, il fatto è che lo spritz non ha il copyright. Ce l’avesse, il suo
inventore - o il suo erede - oggi potrebbe fare concorrenza al Signor Coca
Cola. Se non altro per anzianità di "servizio", visto che la nascita
dello spritz risale a quasi due secoli fa e, tra l’altro, avviene prima in
Friuli che in Veneto. Dunque, narrano che ai tempi dell’impero austroungarico
per spritz si intendesse una bevanda in grado di dissetare senza ubriacare,
bevanda composta principalmente da vino e selz. Origine del nome: spritz da
spritzen, che in tedesco significa spruzzare. Spruzzatina di che? Dipende.
Dipende da che tipo di spritz si ordina. E con che tipo di spritz si vuole
giocare. La guerra commerciale tra i colossi del
beverage si combatte anche così. Con gli spritz hour, con i giochini in
Internet, con i tour in giro per la Penisola. Aperol, che lo scorso secolo
(1919) nasceva a Padova dalla Fratelli Barbieri e adesso fa parte del Gruppo
Campari, con lo spritz si è lanciata già la scorsa estate, con un tour che da
Bolzano è arrivato fino a Palermo. L’estate 2007 si bissa: l’Happy Spritz by
Aperol è partito il 29 giugno da Imola e si concluderà l’11 agosto dalle parti
di Como. Ma è stata la Martini & Rossi, gruppo Martini-Bacardi, a
consacrare ulteriormente lo spritz, cambiandone la ricetta e pure il gusto.
Campagna promozionale massiccia: da
marzo lo spritz Martini in duplice versione - Martini Bianco o Martini Rosso,
sempre un terzo, più due terzi di Asti e, ovviamente, ghiaccio in gran quantità
- è arrivato in tivù, poi è stata la volta delle radio, adesso di Internet: su
martinispritz.it si trova un tetris con gli ingredienti del drink al posto
delle tradizionali barrette. E poi c’è l’Ape-Tour,
un’operazione di co-marketing Piaggio-Martini che toccherà cinque piazze
italiane: sabato scorso hanno cominciato a Portofino, sabato prossimo sarà la
volta del Caffè Roma a Forte dei Marmi, a seguire Capri, Taormina, Porto
Rotondo. Senza contare le serate a tema, da Milano fino a Caserta, e le
sponsorizzazioni di eventi estivi, come il Festival dei 2 Mondi in corso fino a
metà luglio a Spoleto. Dunque: Aperol o Martini? Una cosa è certa: da
quest’estate ordinare lo spritz non sarà più solo un’abitudine veneziana. E non
capiterà più, come un paio d’anni fa al Grand Hotel et de Milan a
Salsomaggiore, di dare le dosi al barista (sardo) e trovarsi sul tavolino tre
bicchieri: uno di acqua, uno di prosecco, uno di Aperol. Con la fettina
d’arancia gentilmente esibita sul piattino accanto. Alda Vanzan Incidenti,
più controlli su strade Nuovo
ddl contro le stragi del week end Dopo la strage del weekend scorso sulle nostre
strade e autostrade (57 i morti) la politica si interroga su come far fronte
all’emergenza. Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi ha redatto un
disegno di legge per aumentare la sicurezza e i controlli, con test anti-alcol e anti-droga a tappeto. Intanto 150 senatori
hanno firmato un altro ddl per vietare il trasporto di bambini sotto i 5 anni
in moto o ciclomotore. Ogni anno ’’ci sono più morti che quelli
causati sommando gli incidenti sul lavoro, le morti violente o le vittime per
altri tipi di trasporto’’, ha detto il ministro dei Trasporti che avrà a
disposizione dai 5 ai 6 milioni di euro, tra cui gli introiti delle multe, da
destinare alla sicurezza stradale. Misure
più incisive Per
fare fronte al problema della sicurezza sulle strade italiane Bianchi ha
sottolineato che ’’nei controlli il nostro Paese è molto indietro. L’obiettivo
europeo al 2010 è di ridurre del 50% gli incidenti stradali. Per questo servono
misure più incisive in particolare su 4 punti: formazione, informazione, regole
e controlli’’. Più multe sono state annunciate anche dal presidente della
Commissione Trasporti della Camera Michele Meta, relatore del ddl sicurezza
stradale: "Serve un segnale shock,
più multe, più sanzioni". Multe ai
comuni Il ddl
prevede sanzioni per i comuni che non reinvestiranno sulla sicurezza stradale i
maggiori introiti derivanti dall’aumento delle multe a chi non rispetta le
regole del codice della strada. Ad annunciare un ’’provvedimento speciale’’
è stato il presidente della Commissione Trasporti. ’’Il ministro dei Trasporti
Alessandro Bianchi, d’intesa con altri ministri - spiega Meta - varerà un provvedimento speciale per
sanzionare e obbligare quei Comuni che non reinvestono sulla sicurezza il 50%
delle entrate da sanzioni’’. No ai
bimbi sulle moto L’altro disegno di legge firmato da oltre 150 senatori di tutti gli schieramenti prevede che il divieto di trasporto dei bimbi sotto i 5 anni in moto o ciclomotore, mentre i bambini fino a 12 anni dovranno essere assicurati con uno speciale seggiolino provvisto di pedivelle. Alla guida potranno esserci soltanto i genitori, ma non dovranno mai superare il limite di 60 km/h. Le nuove norme riguardano anche le cosidette minicar, a quattro ruote, alle quali il codice applica le stesse prescrizioni dei ciclomotori. Il disegno di legge è già all’esame della commissione Lavori pubblici del Senato. Per chi non si atterrà a queste regole è prevista una multa fino a 285 euro e il fermo del veicolo tra 60 e 90 giorni in caso d’infrazione reiterata. USA/
RICERCA MEDICA: UN AMERICANO SU TRE HA PROBLEMI CON ALCOL Abuso o
dipendenza per 42% uomini e 19% donne. Pochi si curano New York, 2 lug. (Apc) - Un americano adulto
su 3 ha o avuto problemi con l’alcol nel corso della sua vita. La dimensione
del problema emerge prepotentemente da studio condotto dall’Istituto nazionale
sull’abuso di alcol e alcolismo e dall’Istituto psichiatrico dello Stato di New
York. Il 42%
degli uomini e il 19% delle donne statunitensi - dicono i dati, elaborati con
interviste su un campione rappresentativo di 43.000 persone e pubblicati oggi
negli Archivi di psichiatria generale - hanno sperimentato direttamente che
cosa significhi essere alcolisti o che cosa comporti, socialmente e legalmente,
abusare nel bere. La
dipendenza si presenta in media all’età di 22 anni, e viene affrontata tardi
(all’età di 30) e da pochi: il 24% di chi ha il problema affronta un
trattamento. L’ADIGE In dieci
anni i frutteti sono calati del 22 per cento. Sorpasso in vista Il vino
ha raggiunto le mele Superficie
coltivata, solo 50 ettari di divario Fino a
qualche anno fa proprio non c’era gara, adesso siamo quasi in parità. Anzi, c’è
già chi vede il sorpasso all’orizzonte. È di soli cinquanta ettari la
differenza tra le superfici agricole riservate alla coltivazione del melo e
quelle della vite. In dieci anni, i meleti sono calati di 2.700 ettari circa, pari
al 22% (praticamente un ettaro su cinque). Ma nella «guerra» tra vite e melo, i
contendenti non dimenticano il loro vero nemico: l’erosione dei terreni
coltivabili. M. ECCHELI Diecimila
persone in tre giorni senza nessun incidente Rafanass,
festa con testa L’organizzazione:
«Il pubblico? Fa persino la differenziata» ROVERETO. E’
stato un Rafanass ad elevata civiltà: meno autodistruzione adolescenziale e
“binge drinkers” (quelli che bevono con lo scopo di ubriacarsi nel minor tempo
possibile), più educazione da parte degli ospiti, che hanno persino
differenziato i loro rifiuti nei bidoni colorati. E le iniziative anti-alcol hanno riscosso un’insperata simpatia, a
partire dall’ingresso, dove venivano distribuiti acqua e succhi di frutta a
titolo di benvenuto. Andrea Meneghelli, per l’organizzazione del festival,
ha più di un motivo di essere soddisfatto: «Forse è il segno che anche il
popolo del Rafanass è cresciuto assieme alla festa». Del
resto, chiosa Meneghelli, «il motto che accompagna fin dalla sua nascita
Rafanass è “musica rispetto e comunicazione”, non abbiamo fatto altro che
essere fedeli al proposito iniziale». Piazzale Degasperi è stato animato da un
pubblico composto soprattutto da giovani, ma non sono mancati appassionati
maturi e anche qualche famiglia. Un pubblico vasto, ma corretto nel
comportamento, interessato a passare piacevolmente delle serata all’aria aperta
ascoltando buona musica fino a notte fonda. Niente eccessi alcolici o problemi di ordine pubblico, complice anche
la scelta dell’organizzazione di tenere sotto controllo la distribuzione della
bevande alcoliche proponendole a prezzi di mercato, evitando promozioni non
proprio educative. Il ristoro
analcolico gratuito, offerto a cicli di un quarto d’ora, senza preavvisi, ha
funzionato. «Nessuno ha protestato, anzi la provocazione è stata accolta
benissimo (*)» commenta Meneghelli. Tutto bene per questa edizione 2007
dunque? Sì, la qualità dei gruppi è molto buona, l’impianto audio all’altezza,
l’organizzazione impeccabile nel gestire la gran massa accorsa (circa 10 mila
presenze, 4 mila a sera venerdì e sabato), con un servizio security discreto e
efficiente nelle aree cruciali dell’ingresso e del palco. Unico neo, i servizi
igienici assolutamente insufficienti per una massa tale di persone, ma a quanto
pare questo è un problema che accomuna i festival rock grandi e piccoli della
penisola, ancora lontani dagli standard di efficenza di quelli europei. Ma la
gente non manca, anzi. Sono soprattutto i giovani roveretani a cogliere questa
opportunità, appetibile per la relativa vicinanza con la città e anche dal
prezzo del biglietto, alla portata di tutte le tasche. Ma non mancano anche
importanti presenze dall’esterno della città della quercia, molti giovani
arrivano da Trento e da altre località limitrofe. E poi c’è il pubblico più
maturo, gli over 30, e anche gli over 40 e 50, presenza discreta ma importante,
interessata principalmente alla musica. Non è mancato nemmeno il piccolo bazar
che caratterizza Rafanass: una scelta di bancarelle che spaziano dalla
rappresentanza di Emergency agli articoli, spesso dall’aspetto esotico, per
fumatori hippy e alla bigiotteria creativa artigianale, oltre che a una piccola
boutique. Immancabile la bancarella dei dischi, che cambia assortimento a
seconda della serata. Qui è possibile rivivere il piacere di maneggiare i
vinili di dischi più o meno importanti, un brivido che ai più giovani abituati
a maneggiare la musica in files forse non dice molto ma che resta sempre molto
vivo per i più maturi. Marcello
Mairer SABATO
ALCOLICO Le
precisazioni degli Amici della Tirlindana «Durante la Sardelada nessuno si è
ubriacato» RIVA. «Finché abbiamo distribuito le sarde nessuno si è ubriacato e non abbiamo registrato alcun tipo di problema». La precisazione arriva dagli Amici della Tirlindana che sottolineano come non vi sia alcuna relazione tra le quattro persone ubriache (due addirittura in coma etilico), soccorse nella notte tra sabato e domenica dai sanitari del 118, e la Sardelada, affollatissima manifestazione svoltasi sabato sera in piazza Catena. «Chi ha esagerato con le libagioni - spiega Alberto Rania - non lo ha fatto certo durante la distribuzione del pesce. Sarebbe stato impossibile: i volontari addetti alla mescita del vino sono stati come sempre attentissimi a versare un solo bicchiere di Chardonnay a chi aveva precedentemente preso il piatto con le sarde e la polenta». Precisazioni che ospitiamo volentieri, anche se nessuno aveva mai messo in dubbio la serietà degli Amici della Tirlindana, da sempre impegnati in iniziative encomiabili, né pensato lontanamente che potessero avere la responsabilità di quanto accaduto. Nell’articolo pubblicato ieri, infatti, scriviamo che i sanitari del 118 sono intervenuti in centro storico durante la notte, quindi dopo la chiusura della festa, e che le persone soccorse non erano affatto ragazzini sprovveduti. Alcol,
giovani e studenti stranieri a Firenze: un’ordinanza del comune fissa limiti e
sanzioni Vendita
bevande alcoliche nella notte, l’assessore Gori: "Limitazioni e sanzioni,
ma anche collaborazione con le categorie economiche e le università
straniere" Limitazioni agli orari e soprattutto sanzioni
accessorie per chi non osserva le regole, ma anche una maggior collaborazione
con le università straniere a Firenze. Da un lato quindi l’ordinanza rivolta ad
alcune attività commerciali, in particolare per chi vende e somministra bevande
alcoliche e dall’altra una serie di incontri e iniziative per favorire e
"gestire" al meglio l’integrazione degli studenti stranieri nelle
notti fiorentine. "Venerdì scorso, contestualmente all’emissione
dell’ordinanza - ha spiegato l’assessore alle attività produttive Silvano Gori
- abbiamo avuto un primo incontro con le università straniere e per stranieri a
Firenze, alla presenza dei consoli inglese, statunitense e francese, per
affrontare il problema della notte, che non possiamo far finta che non esista,
e per capire quali possono essere i punti di collaborazione. E’ emersa
chiaramente da parte di tutti la volontà di affrontare e cercare di risolvere
il problema. Nessuno pensi però che le
soluzioni che riguardano i mutamenti degli stili di vita possano arrivare in tempi
rapidi. L’ordinanza e il rapporto
con le università, così come con le categorie dei pubblici esercizi e i
proprietari di locali, è l’avvio di un percorso che, con la collaborazione di
tutti, auspichiamo possa dare risposte adeguate". L’ordinanza, firmata
venerdì scorso 29 giugno, prevede norme che da un lato limitano alcuni orari,
dall’altro inaspriscono le sanzioni per chi non osserva le regole. In
particolare, si ordina che "gli operatori alimentaristi concessionari di
posteggio isolato (fuori mercato) e gli operatori titolari di posteggio nel
raggio di 150 metri dai locali di pubblico spettacolo" cessino la loro
attività di vendita alle 2; che "le attività di phone e call center, come
pure le attività di internet point (munite di autorizzazione)" cessino la
propria attività di servizio alle 24; che
"gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (compresi circoli
ricreativi o privati)" cessino la somministrazione di bevande alcoliche e
superalcoliche alle 2; che "negli esercizi di somministrazione di alimenti
e bevande nei quali è consentita l’attività anche durante tutta la notte"
la somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche cessi alle 2; che
"le attività di discoteca, sala da ballo, night club, sale audizione ed
arte varia" siano obbligate ad aprire non oltre le 22 e debbano cessare la
somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche alle 3";
infine, che "gli esercizi di vendita al dettaglio specializzati che
esercitano in maniera esclusiva o prevalente la vendita di bevande, fiori,
piante e articoli di giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici,
musicassette, videocassette, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stampe,
cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale" debbano cessare la
loro attività di vendita alle 24. "E’ nostra intenzione - ha aggiunto
l’assessore Gori - convocare una riunione con in Comuni dell’area fiorentina e
di Prato che hanno sottoscritto con noi il regolamento per gli orari, per
estendere anche a loro, così come a Pistoia e Pisa, questa ordinanza. Per
quanto riguarda poi internet point e call center, avvieremo un ragionamento con
la Regione Toscana affinchè possa determinare modalità e requisiti urbanistici
per l’apertura di questi esercizi. Così come abbiamo indetto un incontro con i
rappresentanti delle categorie e i proprietari delle discoteche, perché
l’operazione funziona solo se c’è la collaborazione di tutti". L’ordinanza
inoltre dispone che "qualora permangano situazioni di disagio ambientale,
si procederà con successivi e separati atti a ridurre temporaneamente gli orari
di apertura riguardo a singoli esercizi, a determinate tipologie di esercizi
nonché ad attività ubicate in una medesima zona della città". "Se il
problema riguarda un’area omogenea ad alta concentrazione di locali - ha
sottolineato l’assessore Gori - si può anche ipotizzare un provvedimento ad hoc
che riguardi l’intera zona". Mentre "nell’ipotesi in cui, pur in
seguito ad eventuali provvedimenti, persistano gravi situazioni di disagio
ambientale o si verifichino casi di inosservanza, verrà disposta la sospensione
dell’attività degli esercizi interessati per un periodo non superiore a tre
mesi". "Molto spesso - ha
concluso l’assessore Gori - una semplice
multa non ha effetto, mentre la chiusura dell’esercizio, sicuramente porta a un
maggior rispetto". (Comune di Firenze) 02/07/2007 Salute.
Alle iniziative del Sert -Ulss 6 quasi 2 mila persone tra festa e informazione Alcol,
prevenzione di successo tra i giovani di Anna Madron Dopo aver tirato le somme della campagna
primaverile, sono già al lavoro per il prossimo anno. Sempre all’insegna dello stesso slogan,"-
Alcol + Gusto", che riassume efficacemente il senso di tutte le
attività, oltre quaranta appuntamenti, che hanno scandito lo scorso mese di
aprile, interamente dedicato alla prevenzione alcologica. «Il bilancio è stato più che positivo -
spiegano al termine di una verifica sul numero di enti, associazioni e persone
coinvolte, Editta Zenere e Albino Ferrarotto, operatori del Sert, il Servizio
per le tossicodipendenze dell’Ulss 6 - e a dirlo sono i numeri di quanti hanno
preso parte alle iniziative proposte, condividendo
dunque il messaggio che si può stare bene e ci si può divertire anche senza
alcol». Compagno infido di tanti giovani, basta
pensare che secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità in Italia
sarebbero circa 800 mila gli adolescenti che fanno uso di alcolici: tra questi
il 7% ha dichiarato di bere fino ad ubriacarsi almeno tre volte alla settimana.
Dal secondo rapporto sullo stato di salute e gli stili di vita dei giovani
veneti in età scolare emerge inoltre che "nella provincia di Vicenza il primo contatto con gli alcolici avviene a
12 anni e mezzo, mentre rispetto all’abuso, la prima ubriacatura si
situa in media a 13 anni e mezzo". (*) I dati inducono a spingere ancora di più sul
tasto della prevenzione, obiettivo della campagna Ulss che si è fatta conoscere
in città anche attraverso 1500 locandine
e 10 mila depliants distribuiti con lo scopo di «promuovere il benessere -
dicono Ferrarotto e Zenere - come ribadito nel corso delle attività
socializzanti che sono state organizzate, protagonisti le associazioni, i
cittadini, i gruppi, divenuti testimonial di un messaggio di moderazione e
consapevolezza». L’invito, ora, è quello di proseguire sulla
strada intrapresa che dal 2003, anno della prima campagna contro l’alcol nel
Vicentino, ha visto aumentare
sensibilmente - da 347 agli attuali 1968 - il numero di persone che hanno
condiviso i tanti momenti di festa, di svago ma anche di informazione sulla
tutela della propria salute. Gabicce
Mare, finisce in carcere un ucraino di 30 anni per l’aggressione alla compagna Malmenata
e ferita per gelosia, un arresto Gabicce Mare - L’altra notte i carabinieri
della Stazione
|