Foto dalla rete (ASAPS) - Rubavano le auto, smontavano le più vecchie riciclando i pezzi di ricambio ed esportavano le più nuove e “appetibili” in Nordafrica ed Est Europa. La Polizia Locale di Milano ha portato a termine un’operazione, battezzata The Ripper, contro il traffico internazionale di auto rubate che ha portato all’emissione di 14 ordini di custodia cautelare nei confronti di tre italiani, due rom, quattro nordafricani e cinque cittadini dell’Est Europa, a 10 arresti e a una quarantina di perquisizioni. Tre bande criminali composte da italiani, romeni, egiziani e ucraini lavoravano in sinergia. I compiti erano ben distinti, c’era chi si occupava di rubare le auto, chi di riciclare i pezzi di ricambio e trasportare le vetture ritenute più appetibili all’estero. L’indagine è nata, alla fine dello scorso anno, dall’osservazione di una vendita diretta di pezzi di ricambio dentro un campo nomadi del capoluogo lombardo. Operazione terminata con denunce e sequestri. In particolar modo erano stati bloccati alcuni furgoni carichi di moto intere e pezzi di ricambio e un siciliano che aveva il compito di smaltire i rottami delle auto sventrate. Dopo l’uscita di scena di quest’ultimo, nell’ottobre scorso, proprio a seguito della denuncia e del sequestro del suo mezzo, le auto hanno cominciato ad accumularsi all’esterno del campo rom, suscitando anche le proteste dei cittadini. Le indagini della Polizia Locale, coordinata dal pm Laura Cocucci, sono partite dalle aziende dove venivano smaltite le carcasse dei veicoli rubati. Due rom e due italiani si occupavano dei furti, poi altri due italiani e un egiziano, titolari di aziende di trasporti, in realtà attività di facciata per coprire il traffico, pensavano a far espatriare i pezzi di ricambio e i veicoli. Il traffico illegale aveva fruttato quasi 7milioni di euro. (ASAPS) |
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