“Il vero problema non è la rete viaria,
ma, per le morti del sabato sera, la facilità con cui i giovani si avvicinano
all’alcol. Anche nella prevenzione si può fare di più” Il responsabile
dell’associazione delle famiglie e delle vittime di incidenti Paolo Ortolani “Una legge più dura
contro le stragi”
MACERATA - Le condizioni delle strade possono
essere una delle cause delle tante tragedie cui siamo costretti ad assistere,
ma non sono il problema. Si può e si deve fare di più in campi ben più
importanti”. Per Paolo Ortolani, responsabile provinciale dell’associazione
italiana dei familiari e delle vittime della strada si può porre un freno
all’interminabile catena di morti solo se si agisce seriamente in due
direzioni: una legislazione che “non mantenga praticamente impunito
l’assassinio sulla strada” e una “battaglia senza sosta contro gli eccessi
della vita notturna dei giovani”. “Soffermarsi sul resto - dice - significa non
centrare il vero nocciolo della questione”. Egli concorda con il fatto che per
esempio sulla sicurezza delle strade nel nostro territorio si fa molto. “Il
problema delle strade esiste, vi sono alcune arterie pericolose come la Regina,
la Muccese o la Settempedana, c’è una segnaletica da migliorare, ma gli
interventi ci sono; inoltre va riconosciuta alla Provincia una notevole
sensibilità: essa è stata tra le prime in Italia a istituire l’osservatorio
sulla sicurezza stradale. Ma occorre fare di più”. Ortolani entra nel merito. “Nel nostro Paese
la legislazione attuale non punisce adeguatamente chi si rende colpevole di un
incidente stradale che causa dei morti. Negli altri Paesi vi sono norme e
sanzioni molto severe che fungono da deterrente reale a un comportamento
irresponsabile al volante”. Anche sui sistemi di controllo della velocità
Ortolani puntualizza alcuni principi importanti. “Naturalmente siamo d’accordo
all’autovelox, ma il suo uso non deve essere terroristico o finalizzato a far
cassa. In questo modo non si coglie l’obiettivo fondamentale che è la
prevenzione degli incidenti. Al contrario, se questi fossero posti in maniera
visibile e accompagnati da un’adeguata segnaletica, gli automobilisti sarebbero
costretti a rispettare i limiti di velocità e a evitare situazioni di pericolo”.
Ma per il presidente dell’associazione il vero
nodo sono le stragi del fine settimana. “Ci sono gli strumenti per non
assistere inermi alla moria di giovani di ritorno da una notte in discoteca
-spiega - e si possono applicare. E’ un problema di cultura ma anche di azioni
concrete contro una logica del divertimento in cui tutto pare dovuto”. E cita qualche esempio concreto. “A mio parere
sarebbero da vietare quelle pubblicità di locali che offrono da bere gratis a
chi entra. Si tratta di un messaggio pericolosissimo, perché avere a
disposizione bevande alcoliche praticamente gratis vanifica ogni sforzo. La
bevanda facile, a buon mercato, il bombardamento di luci e di rumori
contribuiscono a dare un senso di onnipotenza e di immortalità spesso fatale
per il giovane. Non si tratta di questioni teoriche, di filosofia, ma di un
meccanismo perverso che va interrotto. Se al giovane giungono messaggi di
questo genere, confezionati in modo accattivante, che forza può avere l’azione
di prevenzione e di informazione che pure si fa?”. GIUSEPPE PORZI ASAPS Spagna, presto il
carcere per velocità eccessiva e guida in stato di ebbrezza MADRID, 4 luglio 2007 – La Spagna ha scoperto, analizzando i dati dell’ETSC, di essere uno dei paesi europei con i maggiori problemi di mortalità stradale alcol-correlata. Una batosta, se si considera la rigida norma che il regno si è imposto per limitare al massimo la violenza sull’asfalto, riuscendo a portare il paese nel ristretto gotha dei virtuosi continentali. Seguendo un canovaccio già visto, la DGT, la Direzione Generale del Traffico (organismo tecnico presente in varie forme nella gran parte degli Stati membri, Italia esclusa), ha deciso di correre immediatamente ai ripari, annunciando che entro il prossimo natale una sbronza al volante o una velocità eccessivamente superiore al limite, costerà il carcere. In Spagna, lo dobbiamo specificare, l’ordinamento legislativo prevede il concetto di “temerarietà”, che trasforma una condotta semplicemente trasgressiva sulla strada, da illecito amministrativo a penale. In Svizzera, per esempio, si parlerebbe di “attentato alla sicurezza del traffico”. In Italia, purtroppo, ci si limita alla decurtazione di punti, alla sospensione della patente ed alla sanzione pecuniaria, ricorso permettendo. Secondo la proposta di legge avanzata dalla DGT, chiunque eccederà determinati limiti di velocità o dovesse superare in alcune circostanze la soglia alcolica consentita, rischierà pene detentive da tre a sei mesi di carcere, ma se il giudice dovesse ritenere che la condotta di guida, ha concretamente messo in pericolo la vita altrui – in ragione della sua temerarietà – le condanne potrebbero arrivare fino a cinque anni di prigione. Il congresso dei Deputati ha già contrassegnato il progetto di legge con il carattere dell’urgenza, mettendolo in testa alla lista dei provvedimenti che costituiranno una riforma complessiva del codice penale, prevista – appunto – per il dicembre di quest’anno. La negoziazione del testo, non è stata affatto semplice, soprattutto nella fase in cui si cercava di definire il concetto di “temerarietà” nel contesto stradale. Alla fine, la politica ha fatto la sua parte, arrivando a definire con tale aggettivo, la condotta di chi superi i 200 all’ora in autostrada (dove il limite è di 120 km/h), i 180 in ambiti extraurbani di scorrimento veloce, ed i 110 in città, dove la soglia massima è compresa tra i 30 ed i 70 orari. Più restrittiva, invece, la rivoluzione penale della guida in stato di ebbrezza, con pene diverse da 0,6 g/l (il limite è 0,5) a 1,2. “Se con questa riforma potremo salvare anche una sola vita – ha dichiarato al quotidiano El Mundo Ana Maria Campo, presidentessa dell’associazione Stop Accidentes – allora si giustificherà da sola”. Qualcuno ha fatto notare che non serve solo repressione, ma in Spagna la coscienza civica sulla strada è già profondamente cambiata, come attestano gli eccezionali risultati ottenuti sul fronte della riduzione della mortalità, e come dimostra la grande quantità di campagne di sensibilizzazione realizzata nell’ultimo quinquennio. “Non si tratta di una maggior repressione – ha commentato al prestigioso quotidiano iberico Jordi Jané, presidente della commissione Sicurezza Stradale del Congresso – ma di definire quando la condotta di un conducente diventi un delitto. Oggi assistiamo a sentenze assolutamente contraddittorie, alcune delle quali indignano i familiari delle vittime”. È invece opinione diffusa, in Spagna, che solo con la linea della fermezza e dell’intransigenza, potranno essere colpiti coloro che hanno deciso di non ubbidire alla rinnovata legge della circolazione. Proprio il 1° luglio, la patente a punti spagnola compie un anno. Sono emerse molte contraddizioni, certo, ma la DGT è sempre al lavoro per aggiustare il tiro e, del resto, i dati relativi alla sinistrosità danno ragione alla squadra di Pere Navarro (il direttore generale del traffico): nei primi 6 mesi dell’anno, i morti sulla strada si sono ridotti del 14% rispetto allo stesso periodo del 2006. CORRIERE ADRIATICO
“Ci sono stati sempre negati fondi e strumenti
per organizzare iniziative culturali” Bar, stadio, bullismo e teppismo le
uniche alternative al lavoro in fabbrica “Siamo diventati la
città del nulla”
ASCOLI - Da Davide Nota del “Circuito delle
associazioni culturali della Provincia di Ascoli” riceviamo e pubblichiamo “Bar, stadio, bullismo e teppismo sono le uniche alternative che i nostri governanti sanno offrire al lavoro in fabbrica. Nei casi dei ragazzi più sensibili e indifesi l’unico rimedio offerto a questo “nulla” eretto a sistema cittadino è la strada dell’alcolismo, della tossicodipendenza o del suicidio. I terribili fatti di cronaca nera che hanno funestato l’ultimo lustro sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Come può, chi la città la ha in gestione da un decennio, non sentirsi in qualche modo responsabile? Abbiamo chiesto più di una volta fondi e strumenti per organizzare iniziative culturali rivolte agli abitanti delle periferie: questi pochi fondi e strumenti ci sono stati sempre negati. Abbiamo intenzione di aprire un laboratorio teatrale ed artistico rivolto ai giovani della città, svolgere lezioni e convegni di approfondimento culturale, dare spazio al confronto di idee, iniziare un processo di vera partecipazione dal basso e di autogestione creativa che risvegli la nuova cittadinanza. Le spinte sono reali: ci troviamo in un momento davvero importante per la storia della città. Per la prima volta a muoversi sono un centinaio di giovani ascolani tornati dalle università e riunitisi spontaneamente in diverse associazioni prossime alla fondazione di un unico meta-movimento che muova con più determinazione e forza le proprie proposte politiche e culturali. A questa forte “domanda” si può rispondere in due modi: o con la repressione o con l’ascolto. Da anni si predilige la prima risposta. È un comportamento assurdo, in una città “spenta” quale Ascoli, negare spazio, strumenti e fondi ad un gruppo di giovani decisi ad investire il proprio tempo e le proprie energie in attività culturali e sociali. Ho intenzione di denunciare questa situazione alle Camere della Repubblica Italiana con una lettera ai presidenti Marini e Bertinotti. Non mi rivolgo solo alla pessima gestione personalistica e clientelare operata negli ultimi anni dall’assessore alla cultura Andrea Maria Antonini che pure ha contribuito con sfacciata arroganza a negare ogni più elementare diritto individuale in una città che pure tenta dal basso di auto-organizzarsi per uscire dall’agonia. Purtroppo è piuttosto difficile riscontrare una benchè minima differenza metodologica ed ideologica tra una destra arrogante e volgare, arroccata su esigenze oligarchiche, e una sinistra mediocre e provinciale che non riesce più a porsi problemi reali. È necessario denunciare pubblicamente questa gestione trasversale della cosa pubblica perché i giovani di Ascoli sappiano che una “reazione” attiva a questo “nulla” eretto a sistema cittadino esiste. IL GAZZETTINO
I carabinieri di Rovigo hanno denunciato tre studenti diciottenni (con
qualche "precedente") per vilipendio e per le devastazioni alle aule
e alle auto in sosta. Il vicepreside dell’istituto per geometri minimizza Filmati mentre fanno a
pezzi il crocefisso a scuola
Rovigo NOSTRA REDAZIONE «Finiscilo! Finiscilo!» sono gli incitamenti
blasfemi nel sottofondo del video, ovviamente messo su Youtube per mostrare a
tutti quanto questi ragazzi sono intelligenti e spiritosi, mentre percuotono
con un bastone il Cristo staccato dal crocefisso dell’aula. Sul quale è stato
appeso un cartello con la scritta "Torno subito", uno scherzo che si
vedeva anche trent’anni fa, ma che non toccava il vertice del bastonare
l’immagine. Protagonisti tre diciottenni, due dei quali
sarebbero anche coinvolti nelle molestie a un altro ragazzo emerse nei mesi
scorsi. I tre sono stati denunciati dai carabinieri di Rovigo che proprio da questo
episodio erano partiti e che man mano hanno ampliato le indagini. L’accusa è di
di offese alla religione con vilipendio dei simboli. Il fascicolo è in mano al
procuratore Lorenzo Zen e al sostituto Silvia Ferrari. Non è l’unica denuncia, perché c’è pure quella
per danneggiamenti contro le attrezzature scolastiche, per liquidi infiammabili
spruzzati sulle porte della scuola e poi fatti bruciare, e atti vandalici
contro delle vetture. Perché il gruppetto si è messo a passeggiare di notte
sopra macchine posteggiate per la strada, forse sotto effetto dei fumi
dell’alcol, saltandoci sopra e appunto danneggiando la carrozzeria. Cosa contro
il quale il proprietario del mezzo a suo tempo aveva sporto querela. Non pare sia un reato, ma tra i circa 300
video trovati tra internet e soprattutto nei loro computer, ci sono pure delle
rischiose bravate come spruzzare probabilmente del ghiaccio secco sulla pelle
di un ragazzo, consenziente, per poi dare fuoco con l’accendino e creare una
breve fiammata sulla pelle, pur senza lasciare bruciature. Nella serie dei
filmati non manca una specie di bowling, nel quale lattine di bevande vengono
messe a castello sopra una cattedra e dal fondo dell’aula viene lanciato un
libro di testo per abbatterle. «Abbiamo continuato l’indagine sul bullismo -
commenta il comandante provinciale colonnello Luigi Lastella - e così sono
stati trovati altri elementi, arrivando alla denuncia di tre ragazzi
maggiorenni» che studiano all’istituto per geometri Bernini di Rovigo, teatro
di molti degli episodi filmati che risalirebbero allo scorso maggio. «Non è comune trovare un atteggiamento simile
verso i simboli religiosi e non può non lasciare sconcertati, al di là che si
sia credenti o meno - continua il comandante - è molto triste vedere come i compagni,
invece di fermare il protagonista dal colpire con un bastone il Cristo, lo
incitino. Non posso non chiedermi dove siano le famiglie, se non trovino il
tempo per educare questi ragazzi. E poi il mondo della scuola non è presente,
non controlla quanto avviene al proprio interno, cosa fanno i ragazzi?». Il portavoce del vescovo, don Giulio
Bernardinello, si dice amareggiato. «C’è un problema di educazione, predichiamo
i valori, ma questi non si traducono in realtà, non si amalgamano in una
coscienza armonica. Si pratica solo la violenza come espressione di sé, non si
è più capaci di dare un nome e un significato alle cose». All’istituto il vicepreside Angelo Rossi
risponde che «non abbiamo avuto danneggiamenti alle strutture. Quando avremo
notizie ufficiali dai carabinieri, valuteremo in consiglio d’istituto eventuali
provvedimenti. Certo c’è un problema educativo di base che inizia dalle
famiglie e dai telefonini che a scuola non devono entrare». (*) Luca Gigli (*) Nota: il problema non sono certo i telefonini, che tutto sommato servono a smascherare le malefatte. Gli alcolici hanno spesso un ruolo negli episodi di bullismo e vandalismo. All’interno di una scuola sono più incompatibili gli alcolici dei telefonini. WALL STREET ITALIA Ucciso cittadino Usa
nel Foggiano, fermato presunto assassino
L’omicidio sarebbe
avvenuto durante una violenta lite
SERRACAPRIOLA (FOGGIA), 4 LUG - Un cittadino americano di 53 anni e’ stato ucciso la notte scorsa a coltellate a Serracapriola, nel Foggiano. Il presunto assassino e’ stato sottoposto a fermo dai carabinieri: sarebbe un uomo di 47 anni, statunitense anch’egli, col quale l’uomo viveva nel piccolo comune garganico. L’allarme e’ stato dato dai vicini che hanno sentito urla durante una violentissima lite. All’arrivo dei carabinieri l’altro uomo era a letto, sporco di sangue e ubriaco. CORRIERE ADRIATICO Ubriaco al volante,
bloccato e arrestato
MACERATA - Arrestato perché sorpreso a guidare in stato di ubriachezza, aveva un atteggiamento minaccioso nei confronti dei poliziotti. L’episodio è avvenuto l’altra notte attorno alle 2 in via Fonte Maggiore dove gli agenti notavano un’autovettura che procedeva in modo incerto, al volante della quale si trovava un cittadino macedone poi identificato per Verdan Kamberi di 30 anni in evidente stato di ebbrezza. I poliziotti, dopo aver fermato il mezzo, hanno controllato il giovane macedone, sia il passeggero (una ragazza di colore) invitandoli ad esibire un documento di identità. Mentre la donna non ha opposto nessuna resistenza, l’uomo si è rifiutato di esibire i documenti iniziando ad insultare gli agenti minacciandoli di morte. Sottoposto ad accertamento del tasso alcolico tramite l’etilometro, allo straniero è stato riscontrato un tasso di circa tre volte superiore a quello consentito dalla legge. Forse a causa di ciò egli ha insistito col suo atteggiamento sempre più minaccioso e violento, tanto che alla fine, è stato accompagnato il questura nonostante la sua fiera opposizione. In ausilio degli agenti è giunta anche una pattuglia dei carabinieri che hanno consentito di rendere il giovane inoffensivo. Naturalmente è scattato l’arresto, il macedone è stato rinchiuso in carcere a Camerino. Oggi alle 9 in tribunale si terrà l’udienza di convalida. IL MERIDIANO Si ubriaca e minaccia
il barista con una roncola
Torre Lapillo. Ubriaco e ormai senza i lumi della ragione, ha impugnato una roncola ed ha minacciato il titolare del bar che gli negava l’ennesimo bicchiere del suo superalcolico preferito. Ma prima che potesse commettere un gesto sconsiderato è stato bloccato e disarmato dai carabinieri, che lo hanno successivamente ammanettato. E’ accaduto l’altro ieri sera a Torre Lapillo, località turistica sullo jonio, ormai affollata dal popolo dei vacanzieri. E di turisti ce n’erano tanti anche in quel locale a pochi passi dal mare in cui è avvenuto il gravissimo episodio, che solo per fortuna non ha avuto conseguenze drammatiche. Ennio Cagnazzo, 36enne di origini napoletane ma da anni residente a Veglie, si trovava da solo nel locale gestito da un giovane del posto. Ha ordinato prima un bicchiere, poi un altro e poi un altro ancora. Gli effetti dell’alcool si sono fatti sentire quasi subito ed il titolare dell’esercizio pubblico, alla richiesta dell’ennesimo bicchiere gli ha opposto un secco rifiuto. L’avventore, barcollante e poco lucido, ha inveito contro il giovane e contro alcuni clienti, poi è uscito dal locale. Sembrava che tutto fosse finito lì, e che il 36enne avesse deciso di andare a smaltire la sbronza da qualche altra parte, magari in riva al mare. Invece è ritornato nel bar, stringendo tra le mani una roncola lunga 45 centimetri. Nel locale si sono vissuti momenti di terrore. Gli avventori sono fuggiti, mentre all’interno sono rimasti il titolare ed il giovane di origini napoletane. Qualcuno, però, ha pensato bene di allertare i carabinieri della stazione di Porto Cesareo, che sono immediatamente intervenuti sul posto. Uno dei militari ha bloccato il 36enne e lo ha disarmato. Cagnazzo non ha opposto alcuna resistenza. L’uomo è stato dapprima accompagnato nella caserma dei carabinieri di Porto Cesareo e successivamente nella sua abitazione di Veglie, dove si trova ora agli arresti domiciliari. Questa mattina verrà interrogato dal magistrato inquirente. L’arma, di quelle utilizzate dai contadini nei campi, è stata posta sotto sequestro. IL TRENTINO Ubriachi e violenti,
in manette due fratelli polacchi
Erano al Caffé Italia
e si sono scagliati contro gli uomini della Polizia
RIVA. Hanno esagerato con gli alcolici e sono finiti nei guai. Guai grossi per i due fratelli polacchi Mariusz e Sylwester Kaliszczyk, rispettivamente di 30 e 34 anni, che lunedì, attorno alle 19, hanno dato vita ad un movimentato siparietto al Caffè Italia. Completamente sbronzi, i due hanno iniziato a dare fastidio all’interno del locale, prendendosela pure con il personale. Fortuna ha voluto che di lì passasse una volante del Commissariato di Riva e gli agenti, notato un certo movimento, decidessero di fermarsi. I problemi veri, però, sono iniziati quando i poliziotti hanno chiesto ai fratelli di fornire le proprie generalità. Prima hanno sdegnosamente rifiutato e poi, di fronte ad una seconda richiesta, hanno iniziato a spintonare gli agenti. Ne è nata una breve colluttazione, conclusasi con i polacchi ammanettati e sistemati all’interno della volante. nel corso della zuffa, invece, gli agenti hanno riportato ferite leggere che in seguito hanno dovuto farsi medicare al Pronto Soccorso di Arco, rimediando un paio di giorni di prognosi ciascuno. Mariusz e Sylwester Kaliszczyk, invece, sono stati associati alle carceri di Rovereto: devono rispondere di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e anche danneggiamento visto che se la sono presi pure con la Fiat Marea della Polizia. Oggi o domani dovrebbero comparire davanti al giudice per il processo con rito direttissimo. IL TRENTINO Dopo la colluttazione,
in manette un operaio ceko di 53 anni: resistenza e danni
Grida all’Ostello, poi
picchia gli agenti
ROVERETO. Notte di buriana all’Ostello di via Scuole. Un operaio ceko, arrivato lunedì sera assieme ad altri undici connazionali, tutti edili impiegati in un cantiere di Villa Lagarina, è finito in cella dopo aver dato in escandescenze. Ubriaco fradicio, Oldrich Kubena, 54 anni, aveva iniziato a urlare a squarciagola attorno all’una di notte nel corridoio al secondo piano dell’Ostello, dove si trovava la sua stanza. Il frastuono ha richiamato il custode, che ha invano tentato di ricondurre l’uomo alla ragione. Kubena continuava a prendere a pugni il muro colpendo anche il pulsante d’allarme antincendio, che si è messo a suonare a tutto volume. A quel punto sono intervenuti i carabinieri e i poliziotti del commissariato. Le due pattuglie - quattro agenti in tutto - hanno avuto il loro bel da fare per placare la furia del robusto operaio, alto 1 metro e 80 per un quintale di peso. Kubena se l’è presa infatti anche con loro, picchiando due poliziotti e un carabiniere e, una volta nell’auto della polizia, sfasciando a calci il montante dell’auto di servizio. Ora Kubena è in via Prati, a smaltire la sbornia. L’accusa: resistenza e lesioni. IL GAZZETTINO IN TRIBUNALE Confusione al pronto
soccorso Assolto
Montebelluna (L.Bel.) Aveva creato una certa confusione al pronto soccorso dell’ospedale dove era stato portato da una pattuglia della polizia municipale per essere sottoposto all’etilometro e al prelievo delle urine in quanto per gli agenti presentava tutti i sintomi di una persona alticcia (alito vinoso ec). Qui era rimasto per circa tre ore sottoponendosi ai controlli, ripetuti due volte, con la massima disponibilità. Poi ultimate le operazioni risultate, negativa quella delle urine e leggermente oltre il consentito (0.52) quella dell’ etilometro, l’uomo M.S. si era spazientito tenendo un comportamento non molto urbano, proferendo minacce agli agenti della polizia municipale "ve bruso tuti", ruttando e facendo apprezzamenti pesanti nei confronti delle due infermiere che lo assistevano nell’astanteria. M.S. era stato portato in ospedale in quanto il suo comportamento, a detta dei vigili urbani, era sembrato molto strano "alla richiesta della patente rispondeva con discorsi poco attinenti alla questione". Nel corso dell’udienza sono stati sentiti l’ispettore dei vigili urbani, una delle infermiere del pronto soccorso e la fidanzata dell’uomo che in quel momento, il 12 ottobre del 2006 era nell’auto di M.S. Con grande perizia l’avvocato Barolo, difensore dell’imputato è riuscito a smontare tutti i capi di imputazione attribuiti ad M.S. che è stato assolto. CITY TORINO Ubriaco spaventa
coppietta in auto
Ha terrorizzato una coppia di giovani scuotendo la loro auto urlando a squarciagola. Per questo motivo, un romeno di 30 anni, Vasile Sighartu, è stato arrestato dai carabinieri. È accaduto la notte scorsa a Pinerolo, in piazza Vittorio Veneto. L’immigrato, in evidente stato di ubriachezza, aveva perso completamente il controllo di sè e aveva incominciato ad infastidire la coppietta chiusa in auto, prendendo a calci e pugni la loro vettura. I ragazzi avevano così deciso di chiamare il 112 con il cellulare. All’arrivo dei carabinieri, l’uomo si è avventato su di loro, che solo con fatica sono riusciti ad arrestarlo dopo una colluttazione e a portalo in caserma a smaltire la sbornia. City ROCKOL.IT Eve davanti al giudice
per problemi di alcol, ma evita il carcere Dopo il chiacchieratissimo caso di Paris
Hilton un’altra donna dello showbusiness è stata colta alla guida in stato di
ebbrezza: la rapper americana Eve non dovrà però scontare la pena in carcere,
come la Hilton. La cantante ha infatti accettato di indossare
un braccialetto in grado di rilevare il tasso di alcol presente nel sangue,
oltre ad aver pagato una multa di trecentonovanta dollari. Ma non è tutto: il giudice le ha assegnato
anche dieci sedute con gli Alcolisti Anonimi e un programma di rieducazione
della durata di tre mesi. La rapper dovrà inoltre presentarsi diverse volte davanti alla corte per dimostrare, tramite i rilevamenti del braccialetto, di non aver alzato il gomito. AGOPRESS ATTUALITA’. CALDO: EVITARE I SUPERALCOLICI E
PREFERIRE FRUTTA E VERDURA DI STAGIONE Coi colpi di calore in agguato, attenti all’alimentazione. In particolare, assumere molta frutta e verdura fresca, specie quella di stagione ed evitare i super alcolici, specie durante le ore pomeridiane e subito dopo un pasto abbondante, in modo specifico se la temperatura supera i 30 gradi all’ombra, per non andare incontro a fastidiose infiammazioni dell’apparato digerente e dell’apparato urinario. E’ quanto consiglia la Coldiretti sulla base delle precauzioni elaborate dal Centro di ricerche in Bioclimatologia Medica da adottare nell’attuale fase meteorologica che è caratterizza da temperature sensibilmente superiori alla media, specie in Valpadana e nelle valli del Centro. Durante le ore calde della giornata il consiglio è di assumere molti liquidi arricchiti di vitamine e sali minerali, come succhi di frutta e bibite adatte, in modo particolare dopo l’esposizione al sole nelle zone ventose, data la grande evaporazione, a livello della pelle. L’obiettivo - continua la Coldiretti - è di evitare qualche noioso episodio di disidratazione, che si esplica con pelle calda e secca, sensazione di disagio a livello dei tendini, dei muscoli e dei nervi, cefalea ingravescente, diminuzione della pressione, fino a giungere, nei casi estremi, o al colpo di calore o al collasso da calore. Al mattino, in modo particolare nei periodi molto caldi, nei soggetti astenici, abulici, fiacchi, con scarsa attenzione, concentrazione e memoria è opportuno utilizzare pappa reale, propoli e spremute zuccherate e diluite. Il record delle alte temperature degli ultimi due secoli - conclude la Coldiretti - ha favorito un anticipo di maturazione di tutte le varietà di frutta e verdura e ora è disponibile sul mercato un’ampia gamma di prodotti Made in Italy anti afa: dalle fragole alle ciliegie, dalle pesche alle albicocche fino ai meloni ma anche insalate, pomodori, melanzane, finocchi e molte altre verdure. Il consiglio della Coldiretti è quello di verificare l’origine e la provenienza in etichetta per assicurarsi prodotti nazionali che garantiscono freschezza, sicurezza ed anche un minor impatto ambientale. VIRGILIO NOTIZIE AGROALIMENTARE/ UE, COMMISSIONE VARA PROPOSTA
RIFORMA OCM VINO Modifiche dell’ultim’ora
per non penalizzare Italia e Spagna
Bruxelles, 4 lug. - La Commissione europea ha
approvato, oggi a Bruxelles, la sua proposta di riforma dell’Organizzazione di
mercato (Ocm) del vino, che adesso verrà sottoposta al Consiglio Ue per
l’adozione finale (verrà anche consultato l’Europarlamento, che però in questo
settore non ha potere di veto). Subito dopo il via libera dell’Esecutivo
comunitario, il commissario all’Agricoltura, Mariann Fischer Boel, ha
presentato i punti salienti della proposta alla commissione Agricoltura del
Parlamento europeo. Il testo varato dalla Commissione contiene alcune modifiche
rispetto alle prime proposte che erano circolate un anno fa: in particolare, il
numero di ettari di vigneti che si prevede verranno estirpati è stato
dimezzato, da 400.000 a 200.000, e sono state introdotte alcune clausole di
salvaguardia che gli Stati membri potranno applicare quando giudicheranno che
le estirpazioni potrebbero avere conseguenze negative per l’ambiente e per i
suoli, o risultare eccessive. Potranno essere così esclusi dall’applicazione di
questa misura - che è comunque di carattere volontario - vigneti di montagna o
collocati su colline molto ripide, e quelli per i quali sono invocate ragioni
ambientali, fino al 2% della superficie coltivata a vigna nel paese
interessato. Lo Stato membro potrà anche bloccare le estirpazioni quando queste
supereranno la soglia del 10%, sempre della superficie totale dei vigneti. (*) Rimangono le proposte di eliminare gli aiuti
di mercato come lo stoccaggio pubblico dell’alcol, la distillazione di crisi e
gli aiuti ai mosti. Quest’ultima misura, ha assicurato Fischer Boel, verrà
applicata parallelamente al divieto della pratica enologica dell’arricchimento
(zuccheraggio), finora permessa in alcune regioni del Nord Europa ma non nei
paesi produttori del Sud (su questo punto insisteva particolarmente l’Italia).
Verrà mantenuto, inoltre, il divieto di utilizzare mosti importati, e la
classificazione dei vini verrà ridotta a solo due categorie -vini da tavola e
vini con indicazione geografica protetta - e le etichette dovranno sempre
indicare l’anno della vendemmia e il tipo di vitigno. I vinificatori saranno
autorizzati, infine, a usare nuove pratiche enologiche riconosciute a livello
internazionale (Dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino),
senza che queste debbano essere approvate ulteriormente dai ministri dell’Ue. Quanto alla chiave di ripartizione dei
finanziamenti comunitari diretti ai produttori, la Commissione propone un
sistema in cui ’pesa’ per il 50% il ’criterio storico’ (i fondi Ue sono
proporzionali alla media della produzione degli anni 2000-2006), per il 25% il
numero di ettari coltivati e per il 25% la quantità prodotto in ogni Stato
membro. Questo meccanismo in principio penalizzerebbe Italia e Spagna rispetto
ai criteri contenuti nelle prime proposte di Bruxelles (rispettivamente 2/3,
1/6 e 1/6). Ma, secondo fonti delle organizzazioni agricole a Bruxelles, la
chiave di ripartizione sarebbe accompagnata da un meccanismo correttivo -
aggiunto all’ultim’ora durante il dibattito in Commissione su insistenza dei
commissari Frattini e Almunia - mediante il quale verrebbero compensare le
perdite dei viticoltori italiani e spagnoli. (*) Nota: l’estirpo di 400.000 ettari di vigneti era un provvedimento della UE in sintonia con l’eccedenza di produzione. Questa indicazione è stata completamente snaturata. Più vino verrà prodotto e più gente si sentirà autorizzata a convincerci che il vino fa bene. IL SOLE24ORE IL RESTO DEL CARLINO LA GAZZETTA DI PARMA CORRIERE ALTO ADIGE |
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