Lo scorso 19 giugno il Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti
e degli Itineranti ha emanato un documento dal titolo Orientamenti per la
Pastorale della Strada. Il Documento, che tratta di vari argomenti inerenti
la cura pastorale di coloro che si muovono sulla strada e che vivono su di
essa, oltre che occuparsi del modo concreto di aiutare i migranti, le vittime
della prostituzione, e i ragazzi di strada, si è fatto notare per una
attenzione più marcata verso gli aspetti morali di chi guida, emanando una
sorta di “decalogo” che è balzato subito all’attenzione dei media nazionali.
Ne abbiamo parlato con Giordano
Biserni, Presidente dell’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia
Stradale, che da anni si occupa di sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla
tematica, mai troppo curata, della sicurezza stradale. P. Rosario: «Dott.
Biserni, come ben sa recentemente il Pontificio Consiglio della Pastorale dei
Migranti e Itineranti ha pubblicato un documento in cui tra l’altro si parla di
moralità dei comportamenti alla guida. L’Asaps ha parlato di documento come di
un documento storico: perché?» Biserni: «Perché
finalmente la più grande istituzione morale prende una posizione molto chiara,
molto netta e molto ben documentata sul tema della sicurezza stradale. Il S.
Padre era già tornato sull’argomento diverse volte. Siamo rimasti colpiti
perché se il S. Padre affianca con tanta convinzione chi si occupa della
sicurezza stradale abbiamo una speranza in più. Già Pio XII se n’era occupato
nel ’54. La sicurezza stradale è molto sottovalutata dai media. Mai una volta
il Ministero dell’Istruzione ha sentito la necessità di affrontare negli Esami
di Stato il tema della sicurezza stradale, eppure è proprio colpa della strada
se nelle nostre aule ci sono tanti banchi vuoti. Solo negli ultimi 10 anni
sulle strade sono morti 25.000 giovani di età inferiore ai trent’anni. È una
cosa gravissima. La società non ha mai ritenuto opportuno interessarsi di
questi problemi. Il S. Padre lo fa e questo è consolante». P. Rosario: «Come
giudica questa attenzione della Chiesa nei confronti di chi usa la strada? C’è
addirittura chi ha parlato di ingerenza...» Biserni: «La
strada è quel luogo dove nel secolo scorso hanno perso la vita 35.000.000 di
persone. Su di essa muoiono persone di tutte le categorie, dalle principesse
(pensiamo a Grace Kelly e Lady Diana) agli operai, alle studentesse (è di
questi giorni il caso di Elisa Cerreti, 26 anni, una ragazza che avrebbe dovuto
difendere la Tesi di Laurea se non fosse morta in un incidente stradale pochi
giorni prima. La direttrice dell’Accademia che frequentava ha concesso comunque
che venga presentata la tesi dal suo relatore e che le venga dato un titolo
onorifico). La strada è il luogo dove una persona può emettere una sentenza di
condanna a morte irrevocabile a carico di persone innocenti. La Chiesa si
occupa da sempre di difesa della vita, dal concepimento al termine naturale, e
anche promuovere la sicurezza stradale è difendere la vita. Per questo è
importante questo intervento. Noi auspichiamo che ce ne siano anche altri di
interventi di questo tipo, perché la strada è il luogo dove spesso si manifestano
arroganza, protervia e superficialità». P. Rosario: «Le
strade in Italia fanno oltre 4.000 morti all’anno e un numero ancora più alto
di feriti, spesso segnati per sempre. L’associazione da lei diretta combatte
ormai da anni contro questo stillicidio. Come giudica i tentativi fatti finora
di porre un argine al fenomeno?» Biserni: «I
morti, in verità, secondo le ultime statistiche, sono quasi 6.000, i feriti più
di 300.000 di cui oltre 40.000 con danni permanenti. L’Asaps ha 30.000 soci e
vuole portare il contributo di addetti ai lavori che non abbiano a confrontarsi
con logiche di tipo economico. Tra le cose fatte in positivo, negli ultimi anni
c’è certamente l’introduzione della Patente a Punti. Richiesta da diverse
associazioni, in un primo momento ha avuto buoni risultati, ma nel giro di
pochi anni la sua efficacia è stata annullata. L’Italia è un paese strano. Si
parla tanto di rigidità e di inflessibilità su tante cose, ma poi si lasciano
aperti dei buchi grossissimi. Di fatto stanno calando i controlli su strada;
l’elettronica non aiuta; il recupero dei punti è troppo facile: ogni due anni
si possono recuperare tutti i punti. Sono contrario anche al fatto di premiare
di due punti chi rispetta il Codice della Strada. L’osservanza del Codice è un
dovere. Non è giusto premiare chi semplicemente fa il proprio dovere. Ancora,
in tutto il sistema si nota la mancanza di potenza educativa, anche dei
giovani. Bisogna combattere l’alcool, causa di innumerevoli vittime sulla
strada e anche fare in modo che sul mercato non vengano immesse auto o moto
troppo potenti. Ancora, come accennavo prima, bisogna aumentare i controlli e
regolare meglio le sanzioni. In Italia non c’è la certezza di pagare se si
sbaglia. Troppo spesso chi sbaglia la fa franca». P. Rosario: «Lei ha
lavorato per anni nell’ambito della Polizia Stradale, per cui è uno che è del
mestiere e sa come vanno le cose sul campo. Come giudica il comportamento degli
italiani alla guida?» Biserni: «Fondamentalmente
posso dire che non si distingue molto dagli altri paesi. Inoltre è difficile
dare dei pareri per categoria. La guida prepotente, sgarbata, pericolosa non è
tipica solo di una categoria di persone, ma un fenomeno trasversale, che tocca
diverse età e condizioni sociali. L’italiano è molto furbo. Sa come farla franca. Si comporta bene là dove
sa che ci sono dei controlli e poi non più. Questo fa pensare che se ci fossero
più controlli forse le cose cambierebbero. Un altro problema da considerare è
anche quello dell’età degli automobilisti. L’Italia è un paese che sta
invecchiando sempre più, e questo va anche a scapito della sicurezza stradale
perché significa un numero sempre maggiore di anziani alla guida. E gli anziani
non hanno la stessa prontezza di riflessi e abilità dei giovani. Occorre
applicare dei correttivi per venire incontro a questi problemi e fare sempre
più in modo che la strada non resti il dominio del più forte».
Da Il Settimanale di Padre Pio
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