Blitz della polizia stradale di Palermo e Agrigento con il coordinamento della
Procura della Repubblica di Sciacca nel mercato delle auto «fantasma». Auto
immatricolate come provenienti dall’estero, ma rubate in Italia e rimesse in
circolazione con documentazione falsa.
Un trucco che, alla luce del lavoro svolto nelle scorse ore dai poliziotti agli
ordini del dirigente del compartimento di Palermo Nunzio Purpura e del
dirigente provinciale di Agrigento e vice questore aggiunto Calogero La Porta,
si avvaleva anche di coperture eccellenti. Tre per l’esattezza, rappresentati
da funzionari della Motorizzazione civile della città dei Templi, denunciati
insieme con altre dieci persone.
Ieri è stata una giornata caldissima per i poliziotti, con una quindicina di
perquisizioni domiciliari e in un’agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche
effettuate nei comuni di Agrigento, Ribera, Burgio, Licata, Naro e Campofranco.
A coordinare le indagini è il sostituto procuratore di Sciacca, Salvatore
Vella. Dalle prime indagini è emerso che i veicoli, quasi tutti di grossa
cilindrata, rubati in Italia, venivano riciclati munendoli di documentazione
apparentemente estera, ma in effetti falsa, che veniva presentata alla
Motorizzazione e accettata come originale. Per l’immatricolazione di una
vettura è stato forzato il sistema informatico del Ced, ovvero l’anagrafe dei
veicoli del Dipartimento dei trasporti terrestri, per inserire il numero di
telaio nonostante fosse già presente in archivio e appartenente ad altra auto
nuova, regolarmente comprata e immatricolata in altra provincia italiana.
Tre vetture sono state poste sotto sequestro. Per le 13 persone coinvolte. al
momento, i reati contestati sono riciclaggio, favoreggiamento personale e
favoreggiamento aggravato. Un ruolo molto importante nella positiva conclusione
di questa prima fase di accertamenti lo hanno svolto l’Interpol e l’Unità
nazionale Europol «Sirene».
Le indagini proseguono per valutare il materiale documentale sequestrato e per
risalire a eventuali complici in questo lucroso business.
Da “La
Sicilia”
|