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Rassegna stampa Alcol e guida del 5 luglio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

ASAPS

A.P.C.A.T. Mantova

organizza un corso di aggiornamento per i servitori-insegnanti dei Club degli alcolisti in trattamento sul tema:
“La formazione e l’aggiornamento del servitore-insegnante nell’affrontare i problemi alcol-correlati e complessi”
Sabato 14 Luglio 2007 dalle ore 14,30 alle ore 17,30 presso Centro Parrocchiale Castello
Via Teatro - CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN)
Conduttore del Corso: ROBERTO CUNI.
Al termine del corso seguirà ‘spiedo e polenta’ offerto dalle famiglie del Club di Castiglione delle Stiviere.
Si prega di dare conferma telefonica almeno 3 giorni prima ai seguenti numeri di telefono:
Teresa 333.2193580 - Marisa 0376.631205 


SALUTE EUROPA

IL SER.T a guardia della salute dei cittadini o della legge?

"E’ bene che i lavoratori impegnati in compiti di responsabilità per la sicurezza dei cittadini siano liberi dall’influenza delle droghe (alcol incluso, ovviamente). Dopo 17 anni dalla Legge 309/90 che ne prevedeva l’emanazione, il provvedimento che impone e regolamenta l’effettuazione degli accertamenti tossicologici per determinate categorie di lavoratori è di nuovo nell’agenda politica - afferma Pier Paolo Pani, Presidente S.I.T.D. (Società Italiana Tossicodipendenze) - E’ una scelta di civiltà, tesa a garantire la sicurezza di chi si affida ad un pilota, autista, vigile del fuoco, etc.

Prima che l’iter normativo sia completato - sottolinea Pani - vorrei fare qualche considerazione sul rischio che, dati i tempi, le soluzioni possano essere affidate ad una deriva ideologica, poco idonea a rispondere alle angosce della società, ma certamente idonea ad angosciare la vita di numerosi lavoratori.

Prendiamo in considerazione alcuni casi concreti: dapprima uno facile. Un lavoratore risulta positivo all’alcol: alcolemia 0,20 g/l, inferiore, per intenderci, alla soglia stabilita per le sanzioni dal codice della strada. All’esame clinico conferma di fare uso abituale di alcolici a pasto. Non emergono elementi significativi di dipendenza o abuso, per cui può tornare al lavoro.

Veniamo ora al caso di una persona con alcolemia superiore a 0,50 g/l. Poniamo che nel corso del colloquio clinico a questo si aggiunga la difficoltà a controllare l’uso degli alcolici. Viene emessa la diagnosi di abuso/dipendenza. Il lavoratore viene spostato ad altra mansione. Nel frattempo il SerT imposta un programma terapeutico al completamento del quale il lavoratore potrà tornare alla sua mansione abituale.

Passiamo a sostanze diverse dall’alcol. Prendiamo il caso di un autista di autobus che risulta positivo agli accertamenti per la cannabis. Poniamo che dagli accertamenti e verifiche cliniche si confermi l’utilizzo della sostanza. La persona in questione, consapevole degli effetti prodotti dalla cannabis, riferisce di confinare il suo utilizzo a situazioni occasionali: la sera, dopo il lavoro. Non si rileva la presenza di dipendenza, né di abuso. Sarà sufficiente che il SerT certifichi l’assenza di malattia e la non interferenza con l’attività lavorativa dell’uso della sostanza perché la persona possa continuare il suo lavoro? Ne dubito. Si potrà fare riferimento a soglie (concentrazioni della sostanza nel sangue), in analogia a quanto avviene per l’alcol, che aiutino a valutare la rilevanza dell’alterazione psico-fisica indotta dalla cannabis? Ne dubito.

Temo invece - evidenzia Pani - che verrà esteso al lavoratore in questione un percorso simile a quello riservato alle persone inviate ai SerT dalle Prefetture perché scoperte a fumare uno spinello: l’applicazione di una penalizzazione fino al completamento del programma di recupero. Nel caso dell’autista di autobus ci sarà la sospensione dal lavoro/mansioni svolte fino al completamento della terapia di recupero elaborata dal SerT: in assenza di diagnosi, di patologia e di interferenza con il lavoro.

L’autista in questione sarà uno dei tanti. Poiché l’utilizzo della cannabis riguarda il 12% della popolazione, il rischio di impiegare risorse e personale per trattare malattie che non ci sono aumenterà, così come si aggraverà il danno morale e materiale per il cittadino, lavoratore in questo caso, inutilmente esposto ad un percorso stigmatizzante.

Si possono prefigurare percorsi alternativi, pragmaticamente rivolti ad evitare l’impatto negativo delle sostanze psicoattive sulla sicurezza della collettività, ma nel rispetto dell’ambito di vita privata del lavoratore? Sicuramente si. L’esperienza di altri Paesi dimostra, ad esempio, l’efficacia, in termini di riduzione dell’uso di sostanze psicoattive, dell’effettuazione degli esami tossicologici all’interno di programmi articolati di sensibilizzazione ed educazione sull’abuso di sostanze nel posto di lavoro. Perchè non discuterne, magari con i lavoratori?

C’è un altro aspetto che voglio considerare - conclude l’esperto - riguarda la credibilità della funzione sociale e sanitaria del SerT e l’efficacia complessiva della sua azione. Il progressivo aumento del carico dovuto alla delega di funzioni di controllo, associato nella legislazione attuale a prescrizioni che non distinguono fra condizioni mediche diverse, ma uniformano l’uso alla dipendenza, avvalla surrettiziamente la possibilità di mettere in campo terapie contro l’uso, come se si trattasse di condizione patologica. Il superamento "ope legis" di funzioni di diagnosi e valutazioni di prognosi di natura chiaramente tecnica svilisce e dequalifica la funzione del Sert, delegato a guardiano della legge piuttosto che della salute dei cittadini".


TERAMO NEWS

Il Prefetto lancia l’allarme: "troppi incidenti stradali"

Nella prima metà dell’anno è già elevatissimo il numero dei provvedimenti di sospensione e di revoca delle patenti di guida, adottati dalla Prefettura per “stato di ebbrezza” e per “eccesso di velocità, tra le principali cause degli incidenti stradali. All’anno 2007, secondo le previsioni, il primato degli ultimi anni. 

 Al Prefetto Francesco Camerino è bastato esaminare i dati statistici riferiti al periodo 1 gennaio/30 giugno 2007, forniti dal Dirigente dell’area III – Sistema Sanzionatorio Amministrativo di questa Prefettura, per vedere confermate le preoccupazioni espresse in più di una occasione circa la gravità di un problema, quale è quello dei comportamenti di guida incompatibili con i principi e le norme di sicurezza stradale, ormai intollerabile, tenuto conto che è alla base di circa il 75% degli incidenti che si verificano quotidianamente sulle strade.

Ancora una volta, come si evince dal prospetto in allegato, la guida in stato di ebbrezza è risultata la violazione al Codice della Strada che ha determinato l’adozione del più alto numero di provvedimenti sanzionatori di sospensione e di revoca della patente di guida (n. 335); in numero minore, seppure significativo rispetto agli anni precedenti, l’eccesso di velocità (n. 144) e la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti (n.22).

Ma l’elemento più rilevante che emerge dalla comparazione dei dati del semestre alle annualità precedenti, è l’entità di questi: superiore alla totalità di quelli adottati nei singoli anni dal 2002 al 2005 e già oltre al 50% di quelli assunti nell’intero 2006, anno in cui l’incidenza di quasi tutte le violazioni è stata maggiore.

Se il trend si confermasse identico, a fine anno i dati saranno più che raddoppiati.

Tale, pessimistica previsione diventerebbe drammatica se anche l’incidentistica stradale seguisse lo stesso andamento e, purtroppo, l’estate, con i suoi esodi vacanzieri, le manifestazioni, le sagre ed i trasferimenti verso i locali d’intrattenimento più in voga, è appena cominciata. Sei sono state le persone decedute nei 16 incidenti gravi verificatisi in provincia nell’anno corrente, dei quali 4 mortali e 10 in cui i passeggeri hanno riportato lesioni rilevantissime, spesso permanenti (Fonte Polizia Stradale). Di questi, almeno 11 si sono verificati nel periodo marzo/giugno.

Al riguardo, l’appello del Prefetto Camerino: “Auspicavo esiti migliori dalle varie campagne di sensibilizzazione svolte nei primi mesi dell’anno in ambito nazionale e locale, nonché dalle iniziative di prevenzione promosse nell’ambito della “Settimana della sicurezza stradale” dello scorso aprile e, da ultimo, in concomitanza della sottoscrizione del “Codice etico di autoregolazione”. Ritengo, perciò, che sia necessario continuare ad agire sinergicamente, sia sotto il profilo preventivo che repressivo, per evitare che tanti automobilisti continuino a tenere un comportamento di guida irresponsabile e fortemente lesivo della propria e dell’altrui sicurezza.

Il triste bilancio dell’ultimo fine settimana (57 morti), peraltro, giustifica ampiamente l’orientamento ministeriale teso al rafforzamento dei controlli lungo la rete stradale ed all’adozione di misure più incisive per coloro che violano il Codice della Strada, con particolare riferimento a chi guida in stato di alterazione psico-fisica. Anche in provincia i controlli saranno serrati ed invito, quindi, gli automobilisti a tenere comportamenti di guida quanto più corretti possibile, senza mai dimenticare che, in viaggio, la sicurezza è il prodotto della responsabilità di ciascun utente della strada”.


 IL GIORNALE DI VICENZA

SOCIETÀ. La piaga del crescente consumo di sostanze alcoliche nelle nuove generazioni è stata affrontata nella commissione presieduta dall’assessore Federica

Finco Giovani e alcol, è allarme «È colpa anche dei bar»

«Servono norme più severe e vanno puniti i baristi che le trasgrediscono»

«Ben 900 giovani sotto i 25 anni muoiono ogni anno in incidenti stradali causati dall’abuso di alcol. Non bastasse, gli incidenti in cui rimangono coinvolte persone che guidano pur essendo in stato di ebbrezza provocano la morte di un terzo del totale dei decessi sulle strade. Le statistiche dicono inoltre che, in Italia, le province con il più alto tasso di sinistri sono Vicenza e Treviso, e che gli incidenti causati da alcol e droghe sono la prima causa di morte tra i 16 e i 24 anni».

È snocciolando questi numeri, sempre più sconcertanti, che l’assessore alle politiche giovanili, Federica Finco, ha aperto la commissione tenutasi martedì e incentrata proprio sul problema dell’alcolismo tra i giovani. Dopo le proposte presentate dal sindaco di Nove, Emanuele Bozzetto, e dall’assessore del comune di Schiavon, Diego Peron, i componenti della commissione hanno espresso e confrontato i loro pareri.

A rompere il ghiaccio è stato Luigi Galliotto (An) che ha sostenuto con forza l’importanza di una efficace repressione nei confronti dei proprietari dei bar che non rispettano la legge. «D’accordo con quanto detto finora - ha affermato -, non vedo come tutto questo possa essere trattato in modo disgiunto da una puntuale e severa repressione nei confronti degli esercenti. In centro a Bassano, durante i fine settimana, certe volte si vedono delle scene pietose, e anche i baristi ne sono responsabili. Sono necessarie, a mio avviso, norme più rigide e controlli maggiori, che possano intimorire, e nel caso identificare, gli esercenti indisciplinati».

Dello stesso parere è Giovanni Battista Sandonà dell’Udc, il quale ha sottolineato come le norme non seguite da eventuale sanzione non siano più norme. «Il proibizionismo non paga, ma lo stesso effetto lo ha anche un’educazione troppo permissiva. Bisogna, quindi, saper dire dei no, ed essere poi pronti ad intervenire nei casi che lo richiedano. Inoltre - ha concluso Sandonà - dobbiamo cercare di far capire ai giovani che la libertà ha in sé il termine sacrosanto di non ledere la libertà altrui. Quindi, è necessaria tanta più educazione e tanta più severità».

Il consigliere Mauro Beraldin (Ds) si è dimostrato invece critico nei confronti delle proposte presentate in commissione perché «in questo modo si interviene in una fase in cui il problema è già in crisi. Bisogna prevedere degli interventi che educhino i ragazzi fin da bambini. Si potrebbe per esempio cominciare già dalle scuole elementari, visto che oggi si comincia a bere e fumare all’età di 13 anni circa».

Altra proposta è stata quella di Paola Facchinello in cui si pensava di inserire delle pubblicità progresso all’interno delle tv locali, mentre il consigliere Giovanni Reginato ha sottolineato l’importanza della collaborazione e allo stesso tempo del controllo degli esercenti.

Maria Pia Mainardi, invece, ha manifestato la sua contrarietà alla decisione dell’assessorato di chiudere e smembrare gli operatori di strada, importante risorsa per la città e per la gente in difficoltà. «La decisione - ha risposto l’assessore Finco - è stata presa per mancanza di influenza sulla massa e per la marginalità delle situazioni in cui gli operatori agivano». P. M.


LA STAMPA

«Se questo è il popolo di Vasco preferisco non farne parte»

Una lettrice scrive:

«Ho 30 anni ed ho assistito al concerto di Vasco al Delle Alpi. Sono arrivata a Torino alle 18.15 e solo due ore dopo sono riuscita a entrare nello stadio. Durante la coda che ho fatto, ho assistito a impietose scene di persone che sprovviste di biglietto scavalcavano i cancelli, nonostante vari maxi-schermi avrebbero poi proiettato lo show... Non sono stata perquisita, sono entrata nella zona prato passando per una porta lasciata aperta al primo anello su indicazione di un addetto alla sicurezza. Molte persone che avevano i biglietti per il primo anello, tutti quelli che poi hanno scavalcato e tutti quelli che sono entrati senza biglietto (perchè poi i cancelli sono stati aperti a tutti) hanno letteralmente fatto scoppiare il parterre. Sicurezza zero, civiltà zero.

«Ho visto i volontari della Croce Rossa faticare per soccorrere quei ragazzi che stavano male per aver fatto quello che giustamente famiglia, Stato e società condannano e vietano. Ho visto abusivi all’interno della struttura che si aggiravano con frigoriferi portatili, vendere lattine di birra vietate. Ho visto degli stupidi accendere fumogeni in mezzo a centinaia di persone. Ho subito una indesiderata doccia di acqua, birra e vino.

«Le canzoni del rocker di Zocca sono bellissime e la sua interpretazione è senza pari ma se questo è il cosiddetto "popolo di Vasco", preferisco non farne parte».


IL TEMPO

Le proteste di residenti e commercianti sempre più in preda all’esasperazione

di FABIO CAPOLLA LO SCENARIO che si presenta a chi gira in città tra le sei e le sette del mattino è simile a quello di una città bombardata. Camminare in piazza Martiri è impossibile. Nel corso della notte è successo di tutto. No, non episodi di microcriminalità tali da dover chiedere alle forze dell’ordine maggiori controlli, ma episodi che mettono in evidenza l’assoluta mancanza di attenzione di teramani e non che "vivono" la notte tra un bicchiere di birra e due chiacchiere, che lasciano poi i segni del passaggio. Carte, bottiglie, vetri rotti, anche bottiglie di vino. Nessuno che controlla con l’etilometro chi riprende le proprie auto. Tanti ubriachi in giro la notte, tanti, forse tutti, che non hanno rispetto della città. Forse non bastano i cestini dei rifiuti in piazza, certamente nessuno fa qualcosa per evitare lo scempio. In altre città le contravvenzioni sarebbero fioccate, a Teramo tutto diventa lecito. Il controllo del territorio, sotto questo aspetto, è meno di zero. Il sindaco Chiodi ha firmato l’ordinanza che vieta bicchieri e bottiglie in vetro, i baristi giurano che chi ha bottiglie in mano le ha comprate nei supermercati, difficile credere che c’è chi preferisce avere in tasca una birra calda, piuttosto che comprarla al bar. La mattina presto l’aria che si respira in piazza sa di urina, non solo le vie laterali, trasformate in vespasiani all’aria aperta, ma anche quella della piazza principale. Ci sono commercianti che aprono le proprie attività, facendo fatica a muoversi in mezzo all’immondizia, ci sono gli operai della Team, che sicuramente se trovassero la città meno sporca avrebbero più tempo da dedicare ai particolari. Ci sono però anche operai che utilizzano una sola mano per mantenere la scopa, controvento, rendendo vano il proprio lavoro. Qualcosa non quadra. Il sindaco Chiodi in testa, e a scendere qualche assessore, agenti di polizia municipale e, forse, anche carabinieri e polizia, dovrebbero guardare con occhio più severo il popolo della notte. Renderebbero più felici cittadini e commercianti, favorirebbero una città più pulita, migliorerebbero la redditività del lavoro della Teramo Ambiente. Adesso in molti daranno la colpa agli atleti della Coppa Interamnia, non illudiamoci, loro si adeguano a ciò che vedono, lasciandosi trascinare in un vortice che per la maggior parte è costituito da giovani teramani e da universitari. Alla fine se a questa amministrazione piace l’aria sgradevole che si respira in città nelle vicinanze della piazza, sei cittadini e i commercianti spendono soldi per comprare candeggina e cercare di coprire tali odori, basta non fare nulla.


IL TRENTINO

«L’ho ucciso perché non mi pagava»

Foggia, imprenditore americano accoltellato dal suo consulente

SERRACAPRIOLA (Foggia). «Sì l’ho ucciso io. Ero il suo consulente finanziario ma lui non mi pagava. Mi aveva promesso guadagni ingenti facendo speculazioni immobiliari in tutta Europa, e anche per questo avevo abbandonato il mio lavoro in un importante gruppo finanziario statunitense». Così Solano Theodore Middlebrook, 43 anni, colombiano con passaporto Usa, ha confessato.

 Chiaro e conciso anche il movente che l’ha spinto ad ammazzare il suo datore di lavoro, l’imprenditore americano Carlo Giacci, di 53 anni. Il delitto è stato compiuto l’altra notte nell’abitazione dei due, in via San Bartolomeo, nel centro storico di Serracapriola, piccolo Comune del foggiano, dove Giacci e Middlebrook vivevano da sette mesi e da dove avevano in mente di fare speculazioni finanziarie immobiliari anche via internet.

 Gli affari non andavano bene, anzi. Martedì, Giacci e Middlebrook avevano trascorso la serata, fino ad ora tarda, al bar, dove avevano bevuto parecchio. Poi, tornati a casa, hanno avuto un litigio violentissimo.

 Durante la lite Giacci è stato colpito due volte con un coltello, alla gola e al cuore, mentre si trovava in cucina, poi il suo corpo è stato trascinato in bagno. L’assassino ha quindi tentato di cancellare le tracce di sangue e si è messo a letto.

 Subito dopo ha telefonato ad un conoscente al quale ha confessato di aver «fatto una sciocchezza».

 E’ stato l’amico a dare l’allarme ai carabinieri della compagnia di San Severo (nella foto un posto di blocco). Quando sono giunti i militari, Giacci era appunto nella stanza da bagno in una pozza di sangue, Middlebrook stava a letto, al piano superiore: ubriaco e con addosso una maglietta sporca di sangue.

 E’ stato portato in caserma e interrogato dal pm del tribunale di Lucera, Claudio Rastrelli. Durante l’interrogatorio ha ammesso di aver compiuto il delitto, ma ha detto anche di averlo fatto per legittima difesa, dopo essere stato aggredito da Giacci.

 Gli inquirenti non gli hanno creduto, per questo è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario. Il presunto assassino ha raccontato di aver conosciuto Giacci negli Stati Uniti tre anni fa.

 L’imprenditore - ha spiegato - mi disse che aveva in mente un progetto speculativo in campo immobiliare da realizzare nella città dei suoi genitori, a Serracapriola.

 Dopo lunghe conversazioni, i due, sette mesi fa, si sono trasferiti nel foggiano da dove hanno tentato di avviare l’attività imprenditoriale edile che, però, stando al racconto del presunto assassino, non aveva soddisfatto alcuna delle aspettative che entrambi coltivavano: i soldi investiti non tornavano e la parcella del socio-consulente continava e restare inevasa.

 Da qui sono nati i malumori che la notte scorsa hanno spinto Middlebrook ad impugnare un coltello da cucina con una lama lunga 20 centimetri e ad uccidere il suo datore di lavoro.


SARDEGNA OGGI

Muore in bici a 16 anni sulla SS130

Un ciclista morto ed un carabinieri ferito. E’ il bilancio di due diversi incidenti stradali che si sono verificati la notte scorsa sulla statale 130 all’altezza del ristorante Il Pirata a Pula. Intorno all’una e trenta un giovane ciclista è stato travolto da un’auto condotta da un cinquantenne cagliaritano. Il sedicenne è morto sul colpo. Mentre erano in corso i rilievi dell’incidente, l’auto dei Carabinieri è stata travolta da un’altra auto guidata da un uomo in stato di ebbrezza. Un militare è rimasto ferito.

CAGLIARI - Un ragazzo di 16 anni, Agostino Etzi, di Sarroch, è stato travolto e ucciso da un’auto, la scorsa notte a Pula, mentre stava rientrando a casa in bicicletta. L’incidente è avvenuto intorno all’una e trenta sulla statale 195, al chilometro 34, nei pressi del ristorante “Il Pirata”.

Ad investire il giovane è stata una berlina Hyundai condotta da un cagliaritano, M.B., di 50 anni. L’uomo si è subito fermato e ha prestato i primi soccorsi al ragazzo, ma per lui non c’è stato nulla da fare: quando sono arrivati i medici del 118 era già morto. L’automobilista, risultato sobrio, ha raccontato ai carabinieri di Pula, intervenuti per i rilievi di legge, di essersi accorto della presenza del ciclista solo all’ultimo istante e di non aver avuto il tempo sufficiente per evitarlo.

Non era affatto lucido, invece, il conducente di un furgone che si è schiantato a tutta velocità contro l’auto di servizio dei carabinieri ferma sul ciglio della strada durante le fasi di accertamento dell’incidente. All’interno della Fiat Punto, che è andata completamente distrutta, c’era un militare in contatto con la centrale operativa di Cagliari: nell’urto ha riportato ferite e contusioni giudicate guaribili in dieci giorni. L’autista al volante era ubriaco e dopo l’impatto ha tentato di fuggire ma è stata subito bloccato: E. P., 34 anni, di Sarroch, è stato arrestato per guida in stato di ebbrezza e resistenza a pubblico ufficiale.


IL GAZZETTINO

È stato un omicidio ...

Padova

(L.L.) È stato un omicidio premeditato. Ilir Shelna, trentunenne albanese, padre di un bambino di sei, aveva premeditato di uccidere il suocero la mattina del 7 maggio dello scorso anno. E, partendo dall’ergastolo, ma con gli "sconti" del rito abbreviato e delle attenuanti generiche, viene fuori una pena a sedici anni di reclusione. È la condanna che il giudice dell’udienza preliminare, Nicoletta De Nardus, ha inflitto ieri mattina allo straniero, difeso dall’avvocato Andrea Frank. Pena leggermente inferiore ai diciotto anni di reclusione che aveva chiesto il pubblico ministero Orietta Canova al termine della sua requisitoria nell’udienza del 31 maggio scorso. La moglie dell’imputato, e figlia della vittima, si è costituita parte civile con l’avvocato Michela Lupi. Il giudice ha liquidato la moglie con 30 mila euro.

L’accusa sosteneva che quella mattina Shelna aveva bevuto. Forse è per il bere che aveva cambiato una miriade di lavori. Dal fanghino, al fornaio, al meccanico. E forse c’era la complicità anche dell’alcol quando maltrattava e picchiava la moglie, anche di fronte al loro figlioletto. Forse Shelna non aveva tanta voglia di lavorare. A differenza della moglie Denada, trentenne, che sfacchinava accanto alla madre Rolanda, cinquantenne, negli alberghi termali. Ilir è rimasto un prodotto culturale della sua terra, l’Albania. E secondo il "kanon", il canone, il violentissimo codice preistorico della sua gente, la donna altro non è che una "proprietà". E il "kanon" dice anche che se il suocero sottrae la figlia al consorte commette un grave disonore punibile con il sangue. Questo, per l’accusa, il movente dell’omicidio di Gjovail Melanori, cinquantaduenne, fanghino al "Dolomiti". Colpevole di essere stato un padre che non voleva vedere soffrire la figlia. Ammazzato a coltellate mentre sedeva, dopo il turno di lavoro, al tavolino del Bar Posta, in piazza dei Caduti, in faccia al municipio. Accoppato, davanti agli occhi terrorizzati dei passanti, con un coltellaccio da sopravvivenza. Ma per la difesa il movente era diverso. Ilir girava con il coltello in tasca perchè il suocero la sera prima lo aveva minacciato, accusandolo di vivere alle spalle della moglie.


IL GAZZETTINO

VOLLEY SERIE A1 FEMMINILE/ L’INTERVISTA 

Petrauskaite: «Lasciata sola dopo l’incidente. Minetti, non so se rimango» 

«Mi è mancata la vicinanza della società che mi ha sfrattato da casa. Molte compagne mi hanno tolto il saluto. Non ero ubriaca, stavo leggendo un sms»

 "Devo riflettere su molte cose. Mi piacerebbe restare, ma ci sono ancora delle ombre".

A distanza di tre mesi dal terribile incidente stradale che coinvolse lei ed un suo amico, Valdone Petrauskaite non scioglie i dubbi sulla sua permanenza alla Minetti Vicenza. In mano ha un contratto valido anche per la prossima stagione, ma proprio quanto successo allora condiziona ancora le sue future scelte.

"Ci penso sempre, tantissimo -sottolinea la schiacciatrice lituana, una delle rivelazioni dell’ultimo campionato - fortunatamente le conseguenze fisiche sono state superate da entrambi, ma restano gli strascichi psicologici, non meno dolorosi".

Cosa intendi?

"In quei due mesi sono stata lasciata da sola e per una straniera queste situazioni sono una doppia emarginazione sociale. Non ho potuto dire nulla alla mia famiglia, perchè a mia madre avrebbe preso un colpo, intanto però la società mi ha mandato via dall’appartamento e molte compagne mi hanno tolto il saluto, quasi fossi stata una delinquente. Solo Dall’Igna, Arrighetti, Angeloni e poche altre, oltre ai tifosi, mi sono stati vicini. Un’altra cosa che mi ha deluso sono state le voci circolate sulla dinamica dell’incidente. Nessuno mi ha chiesto se corrispondevano al vero".

Hanno scritto anche che avevi bevuto parecchio, prima di metterti in strada.

"Non ero ubriaca, come hanno lasciato credere; tanto è vero che, purtroppo, ricordo tutto di quella notte. Stavo leggendo un sms sul telefonino, mi sono distratta e ho sbattuto contro un platano. So di aver commesso una stupidaggine, ci mancherebbe altro, ma non sono una pazza alcolizzata, tantomeno una ragazza poco seria".

Sette mesi senza patente, ma hai pure rischiato di smettere di giocare.

"A Vicenza non mi volevano più e posso capirlo, ma solo in parte. Ripeto, quello che mi è mancato di più è stato l’affetto della società, credevo di essermelo meritato".

Non credi che restando con la Minetti Infoplus, a Vicenza o Imola, potresti prenderti la tua rivincita, dimostrando che la vera Petrauskaite è un’altra?

"Forse sì. Un pò alla volta i rapporti si stanno ricucendo, ma è difficile mettere una pietra sopra tutto: le cicatrici restano. Ho perso 6 kg, in quel periodo, ho dovuto dormire in albergo e tornare in Francia dal mio ex allenatore, che per me è come un padre e per fortuna qui ho trovato un amico straordinario, che si è fatto in quattro per trovarmi casa. Non volevo uscire dall’Italia da sconfitta, anche perchè qui ho imparato tanto e tanto ho da imparare".

Prima del tuo arrivo ti conoscevano in pochi, ora non mancano le richieste da squadre ambiziose.

"Non sono ancora pronta per grossi traguardi. Grazie ai consigli del coach Manu Benelli sono migliorata, soprattutto a muro, ma ho i miei limiti e mi farebbe bene un’altra stagione qui. Il mio pregio maggiore? Non ho paura di nulla, neppure di entrare sul 23 pari dell’ultimo set e Benelli questo lo sa. Insomma, si può contare su Valdone, nelle situazioni difficili. Certo, preferirei entrare dall’inizio, ma effettivamente quest’anno ho reso di più a gara iniziata".

Quando si saprà dove va Petrauskaite?

"Per ora torno in Lituania e sto via un bel pò. Avrò tempo di pensare e chiedere consigli a chi mi conosce da una vita. Mi mancherà la vostra cucina, di cui sono fanatica, ma probabilmente è meglio staccare. La società mi aveva chiesto di fare il beach volley, ma in questo momento ho altre priorità. Se decido di restare, lo debbo fare consapevolmente e sentendomi accettata per quello che sono. Solo così posso dare il massimo, come ogni giocatrice dovrebbe fare".

Andrea Genito


VIRGILIO NOTIZIE

Giappone: arrestato per ’mano morta’

E’ una guardia del corpo del ministro per Pari opportunita’

TOKYO, 5 LUG - Una guardia del corpo del ministro giapponese per le Pari Opportunita’ e’ finita in manette per aver fatto la ’mano morta’. La vittima, una studentessa universitaria, sarebbe stata palpeggiata durante la notte di lunedi’, al ritorno dal lavoro, quando per sua stessa ammissione ha incontrato l’uomo ’ubriaco fradicio’. L’accaduto ha gettato nell’imbarazzo il ministro Sanae Takaichi, che ha dichiarato di essere ’ sconvolta da questa notizia’.


ANSA

Usa: arrestato figlio di Al Gore
Per guida in stato di ebbrezza, aveva marijuana in auto

NEW YORK, 4 lug - Al Gore junior, figlio dell’ex vicepresidente degli Usa Al Gore, e’ stato arrestato in California per guida in stato di ebbrezza. Lo hanno indicato la FoxNews e la Cnn. Secondo la FoxNews, Gore guidava sulla I-5,una delle autostrade del sud della California, non lontano da Los Angeles, a circa 160 chilometri orari. L’arresto e’ avvenuto intorno alle 02:30 ora locale, le 11:30 in Italia. A bordo dell’auto e’ stata trovata marijuana oltre a pillole di Xanax, un medicinale antidepressivo.


LA NUOVA VENEZIA
in scooter si scontra con un’auto era sotto effetto di droga e alcol

L’UNIONE SARDA
Anche lezioni alla fiera della birra

ALTO ADIGE
robert, l’altoatesino che salva gli eschimesi da alcol e solitudine

CORRIERE DELLA SERA
Già libero l’albanese che guidava ubriaco Il papà di una vittima: «Fermate le belve»


© asaps.it
Venerdì, 06 Luglio 2007
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