Foto Coraggio - archivio Asaps
“I vincoli di potenza sostanzialmente già noti – dice il presidente Meta sul pezzo di Repubblica Motori – sono contenuti nell’articolo 6, comma 2, del decreto del Ministro dei Trasporti 30 settembre 2003 n. 40T, di recepimento della Direttiva 2000/56/CE”. Il secondo comma, infatti, recita che “l’autorizzazione a guidare motocicli di potenza superiore a 25 kW o con rapporto potenza/peso (riferito alla tara) superiore a 0,16 kW/kg (o motocicli con sidecar con un rapporto potenza/peso superiore a 0,16 kW/kg), è subordinata al conseguimento della patente A da almeno due anni. Questa condizione preliminare non è richiesta se il candidato è di età non inferiore a 21 anni e supera una prova specifica di controllo della capacità e dei comportamenti”. “Con il DDL concluso in Aula alla Camera nei giorni scorsi – chiarisce il presidente della IX Commissione Trasporti – si è colta l’occasione per richiamare i suddetti limiti comunitari, nonché le sanzioni, all’interno dell’articolo 117 del Codice della strada, in luogo di quelli nazionali, approvando un emendamento del Governo sostitutivo del soppresso comma 1 dello stesso art. Questo emendamento recita: “È consentita la guida dei motocicli ai titolari di patente A, rilasciata alle condizioni e con le limitazioni dettate dalle disposizioni comunitarie in materia di patenti”. Dunque? Intanto, come Asaps, non possiamo che essere lieti della ritrovata tranquillità, visto che dei 40 morti registrati nello scorso fine settimana (dai quali mancano, purtroppo, tutti gli eventi letali rilevati dalle polizie locali), il 47% sono scooteristi e motociclisti. Vogliamo però sottolineare che a nostro avviso, il parere che il DDL, destinato a passare ora l’esame del Senato, continua a non essere chiaro, tanto che fino alle precisazioni avanzate dal presidente Michele Meta, gli stessi vertici del ministero dei Trasporti hanno continuato a ribattere che le maxi-moto restano vietate non in relazione all’emendamento del Governo in sostituzione dell’abrogato comma 1 dell’articolo 117, ma piuttosto in applicazione dell’articolo 125 del codice della strada (Validità della patente di guida), che punisce la guida di un determinato veicolo con patente di categoria non adeguata. “Confuso” è il termine che usa Repubblica per definire il DDL ma l’aggettivo anticipa anche alcune nostre considerazioni: siamo sicuri che, alle prime contestazioni con il nuovo dettato, buona parte dei verbali finirà sotto la lente dei Giudici di Pace, e questo non è certo ciò di cui ha bisogno oggi la sicurezza stradale in Italia. Servono leggi chiare e precise, che non concedano spazio ad equivoci: in primis per non minare ulteriormente questo ambito normativo (fin troppo discusso e messo in discussione), ma anche per favorire l’opera di chi, sulla strada, è chiamato al rispetto del codice e di chi deve farlo rispettare. L’Asaps, lieta di aver contribuito ancora una volta a fare chiarezza in un contesto che ormai le appartiene a pieno, continuerà come sempre ad osservare e far sentire la sua voce, e chiede, se possibile, una maggiore puntualità e completezza nell’informazione sulle modifiche delle leggi della strada. (ASAPS) | |