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Articoli 14/07/2007

L’onda lunga (…e breve) dell’Alcol
Alcol: ma quanto ce n’è in quello che bevo?



Introduzione
Il presente articolo illustra come valutare quanto alcol è contenuto (in peso) nelle bevande alcoliche che consumiamo. Aver chiare le idee al riguardo dovrebbe permettere (almeno questa è l’intenzione di questa nota) di avere elementi oggettivi per indirizzare in modo razionale le nostre scelte. Come riferimento di massima, ricordiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce a persone adulte in buona salute di non superare l’assunzione di 40 grammi di alcol al giorno, se di sesso maschile, di 20 grammi al giorno, se di sesso femminile. Premesso che non è un obbligo far uso di bevande alcoliche e che un astemio ha in fondo una marcia in più (non incorre in problemi di salute ed è a rischio zero di perdere la propria vigilanza a causa dell’alcol), quando si beve sarà bene limitare la quantità di alcol ingerita. Abbiamo, quindi, bisogno di un segnale semplice, immediato, che ci avverta se stiamo “andando fuori con l’accuso”, un segnale che sia direttamente connesso con la quantità di alcol che abbiamo assunto (o che stiamo per assumere). E il miglior segnale è certo dato dal peso dell’alcol consumato in quanto la quantità di alcol che poi finisce nei nostri organi (la gran parte nel fegato), in particolare nel sangue e da qui al cervello, è a questo peso relata. Per conoscere quanto alcol c’è in quello che beviamo bisogna fare un po’ di conti, semplici ma non immediati. Vediamoli.
Quanto alcol c’è in un litro di quello che bevo? Una questione di conti
Quando bevete qualcosa di alcolico, sul contenitore della bevanda è sempre indicata la percentuale in volume di alcol presente (la gradazione). Il consumatore viene così informato che quello che sta bevendo è costituito per una certa percentuale da alcol puro (volume di alcol sul volume totale). Se si tratta ad esempio di birra (normale) i gradi sono intorno a 5, e sono indicati in genere con la scritta “alcol: 5% vol”. Ricordando che un litro è pari a 1000 ml (millilitri), questo vuol dire che in un litro di tale birra ci sono 50 ml di alcol puro (ovvero, un ventesimo del volume di detta bevanda è costituito da alcol). Ma, come detto, a noi interessa il peso dell’alcol contenuto nel prodotto. Volendo conoscere quanti grammi di alcol ci siano in un litro di una certa bevanda, dobbiamo quindi passare dal volume al peso. Se si trattasse di acqua, il risultato sarebbe immediato: riferendoci all’esempio precedente, un centimetro
 50 grammi. Essendo l’alcol più leggero dell’acqua, dovremo moltiplicare il suo volume per il suo peso specifico, che è circa 0.8 (un ml di alcol, infatti, non pesa un grammo, ma un poco meno, circa 0.8 grammi). Dunque, se beviamo un litro della detta birra, assumiamo 1000 x 5% = 1000 x 0.05 = 50 ml di alcol puro in volume (si osservi ancora che 50 ml sono il 5% di 1000 ml). Il corrispondente peso in grammi di questo volume di alcol, in base al suo peso specifico, sarà quindi pari a 50 x 0.8 = 40 g di alcol puro. Il conto, come si vede, non è immediato: per questo lo abbiamo svolto a passo a passo per mostrare bene il meccanismo.
Quanto alcol mi sono bevuto? Dipende da quanto hai bevuto.
Ovviamente, la quantità di alcol introdotta nel nostro organismo dipenderà, oltre che dalla gradazione, anche dalla quantità di quello che avremo bevuto. Per vederlo meglio, ci serviremo delle tabelle sottostanti che riportano, per volumi e bevande alcoliche diversi, la corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito.
Birra
La tab.1 riporta, per birre di gradazione diversa, e per vari volumi, la corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito.Come si osserva in tab.1, esistono birre di gradazione alcolica molto diversa. Di quelle dove l’alcol è presente quasi in tracce (gradazione 0.05%) dovreste berne due litri per assumere un po’ meno di un grammo di alcol! Il problema sollevato da molti su di esse è relativo alla qualità. E sui gusti non si discute. Ma, se proprio non si vuol passare ai succhi di frutta o all’acqua minerale, può non essere una cattiva idea utilizzarle nella seconda parte di una serata. E a proposito del gusto: ricordate la descrizione delle nozze di Canan, dove Gesù fece il suo primo miracolo? Gli ospiti protestarono non poco con lo sposo, perché il vino migliore era stato servito tardi: “Prima si serve il vino buono!”, gli dissero; “Quello meno buono lo si porta dopo, tanto chi se ne accorge?”. Dunque, più che un sacrificio, una siffatta scelta potrebbe essere un’opportunità, specie se poi si deve guidare o se c’è in giro qualcuno che ci interessa (teniamo sempre presente che, in genere, chi alza troppo il gomito non piace). Esistono inoltre birre a bassa gradazione (2.5%), con le quali - a parità di volume - si assume metà alcol rispetto alle birre al 5%. E’ chiaro, però, che se bevete il doppio di quello che normalmente bevete, siete da capo a dodici. Effetti compensativi di questo tipo vanno sempre considerati, perché
 sono assai comuni nell’uso di sostanze psicotrope: ad esempio, è vero che le sigarette “slim” (quelle sottili) contengono meno nicotina di quelle normali; ma se ne fumano spesso di più, vanificando così il vantaggio. Dunque… occhio alle quantità, non solo alla gradazione. Particolare attenzione va poi posta sulle birre ad alta gradazione (8% e più): la birra sarà buona, sarà fresca, andrà giù che è un piacere… ma l’alcol che si assume in questo modo può essere davvero tanto. Ad esempio, la bottiglia di birra speciale (666 ml all’8%) che avete bevuto l’altra sera, vi ha regalato ben 43 grammi di alcol puro.

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Vino
La tab.2 riporta, per vini di gradazione diversa, e per vari volumi, la corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito. L’alcol qui sale. Se con un amico vi fate fuori una bottiglia di vino (750 ml) da 12 gradi, vi siete bevuti ognuno 36 grammi di alcol puro. Ma, scherzando e ridendo, anche un litro di tranquillo “pisciarello” (ci si consenta di usare questo antico termine, con cui si indicava un vino rosso di poco colore) da 10% contiene i suoi bravi 80 g di alcol. Quello che sorprende in questa tabella sui vini è che, pur variando la gradazione, le quantità di alcol sono più o meno simili. Sarà bene ricordarlo, specie durante bagordi campagnoli dove, offrendoti l’ennesimo bicchiere, ti dicono “Bevi, che questo non fa male: è fatto con l’uva!”. Confesso, incidentalmente, che quest’ultima pleonastica precisazione ha sempre suscitato in me un profondo senso di inquietudine.

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Aperitivi, amari, liquori e distillati
La tab.3 riporta, per superalcolici di gradazione diversa, e per vari volumi, la corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito. Qui siamo in un’area che richiede molta attenzione perché le quantità di alcol contenute in queste bevande sono notevoli. Prima del XII secolo le bevande alcoliche erano di sola fermentazione (processo operato da lieviti che comporta una gradazione finale limitata): fu allora che si mise a punto la tecnica di distillazione, che permette di estrarre l’alcol dalle vinacce e da altri materiali. Con questo processo, quale che sia la bevanda, la quantità di alcol in essa contenuto è ragguardevole. Ecco alcuni esempi al proposito: - i tre “wiskacci” (100 ml x 3) che vi siete bevuti al party di Katrine valgono circa 100 grammi di alcol (lo stesso volume di birra al 5% ne contiene 12 grammi); - il brandy stravecchio (100 ml) che, in un bicchiere panciuto, Mario vi offre con amicizia ed orgoglio (“… me lo ha mandat
 zio Arturo dalla Francia…”), vi regala circa 34 grammi di alcol; - i tre bicchierini di liquore gelato (in genere al limone) con cui avete concluso una splendida cena (30 ml x 3), hanno aggiunto a quello che vi siete già bevuti altri 24 grammi di alcol puro; - un modesto bicchierino di “… quell’infuso di erbe che fanno i frati…”, equivale a circa mezzo litro di birra a gradazione 5%. Negli ultimi anni, poi, sono diventati di moda quelli che io chiamo “camaleonti”: bevande alcoliche che tutto sembrano a prima vista, meno che alcoliche. L’inghippo sta nel fatto che in genere sono basate su succhi di frutta: ma dentro c’è anche alcol, e spesso nemmeno poco. Occhio, dunque, a quello che bevete: guardate sempre bene l’etichetta o, se siete in un locale - un pub o una discoteca, ad esempio - , chiedete ragguagli a chi vi propone la bevanda.

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Le “Unità Alcoliche”: un modo intelligente e rapido di ricavare il “segnale”
Gli alcologi (ovvero, i medici che si occupano dei problemi di salute derivanti dall’alcol), per concentrare l’attenzione del consumatore più sull’alcol che si assume che non sulla specifica bevanda alcolica consumata, hanno creato un interessante concetto: quello di “Unità Alcolica” (U.A.). In altri termini, definita una U.A. intorno a 12 grammi di alcol, si rapportano a questa le consumazioni standard delle singole bevande,
 creando così una sorta di tabella di equivalenze. In questo ordine di idee, un bicchiere medio di vino (circa 150 ml), una lattina di birra (333 ml), un bicchierino di superalcolico (circa 40 ml), equivalgono tutti e tre a circa una U.A.. In questo modo di vedere le cose, le quantità raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per soggetti adulti in buona salute diventano 3 U.A. per i maschi e 1.5 U.A. per le femmine. Questa proposta del mondo dell’alcologia appare di grande semplicità e ben praticabile per avere quel segnale di massima di cui si parlava all’inizio. Non a caso, le U.A. sono molto utilizzate in altri paesi dai consumatori di bevande alcoliche.
Conclusioni
L’alcol, come si è visto nel precedente articolo, compromette la nostra vigilanza, la nostra salute ed è assai dannoso, nel caso dei soggetti maschi, per quella che possiamo indicare eufemisticamente col termine “virilità” (nonostante che film e pubblicità suggeriscano il contrario). Poiché il nostro fegato è già straimpegnato da tutto quello che mangiamo, anche per via degli inquinanti, ormai omnipresenti in tracce negli alimenti, forse conviene farsi un po’ di conti. Quanto vi abbiamo qui proposto è un tentativo per facilitarvi in questo compito.

*Reparto “Ambiente e Traumi”
Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria Istituto Superiore di Sanità
 


da "il Centauro" n. 113


© asaps.it

di Franco Taggi*

da "il Centauro"
Sabato, 14 Luglio 2007
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