Introduzione
Il
presente articolo illustra come valutare quanto alcol è contenuto (in peso)
nelle bevande alcoliche che consumiamo. Aver chiare le idee al riguardo
dovrebbe permettere (almeno questa è l’intenzione di questa nota) di avere
elementi oggettivi per indirizzare in modo razionale le nostre scelte. Come
riferimento di massima, ricordiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità
suggerisce a persone adulte in buona salute di non superare l’assunzione di 40
grammi di alcol al giorno, se di sesso maschile, di 20 grammi al giorno, se di
sesso femminile. Premesso che non è un obbligo far uso di bevande alcoliche e
che un astemio ha in fondo una marcia in più (non incorre in problemi di salute
ed è a rischio zero di perdere la propria vigilanza a causa dell’alcol), quando
si beve sarà bene limitare la quantità di alcol ingerita. Abbiamo, quindi,
bisogno di un segnale semplice, immediato, che ci avverta se stiamo “andando
fuori con l’accuso”, un segnale che sia direttamente connesso con la quantità
di alcol che abbiamo assunto (o che stiamo per assumere). E il miglior segnale
è certo dato dal peso dell’alcol consumato in quanto la quantità di alcol che poi
finisce nei nostri organi (la gran parte nel fegato), in particolare nel sangue
e da qui al cervello, è a questo
peso relata. Per conoscere quanto alcol c’è in quello che beviamo bisogna fare
un po’ di conti, semplici ma non immediati. Vediamoli.
Quanto alcol c’è in un litro di quello che bevo? Una questione di conti
Quando bevete qualcosa di alcolico, sul contenitore della bevanda è sempre
indicata la percentuale in volume di alcol presente (la gradazione). Il
consumatore viene così informato che quello che sta bevendo è costituito per
una certa percentuale da alcol puro (volume di alcol sul volume totale). Se si
tratta ad esempio di birra (normale) i gradi sono intorno a 5, e sono indicati
in genere con la scritta “alcol: 5% vol”. Ricordando che un litro è pari
a 1000 ml (millilitri), questo vuol dire che in un litro di tale birra ci sono
50 ml di alcol puro (ovvero, un ventesimo del volume di detta bevanda è
costituito da alcol). Ma, come detto, a noi interessa il peso dell’alcol
contenuto nel prodotto. Volendo conoscere quanti grammi di alcol ci siano in un
litro di una certa bevanda, dobbiamo quindi passare dal volume al peso. Se si
trattasse di acqua, il risultato sarebbe immediato: riferendoci all’esempio
precedente, un centimetro 50
grammi. Essendo l’alcol più leggero dell’acqua, dovremo moltiplicare il suo
volume per il suo peso specifico, che è circa 0.8 (un ml di alcol, infatti, non
pesa un grammo, ma un poco meno, circa 0.8 grammi). Dunque, se beviamo un litro
della detta birra, assumiamo 1000 x 5% = 1000 x 0.05 = 50 ml di alcol puro in
volume (si osservi ancora che 50 ml sono il 5% di 1000 ml). Il corrispondente
peso in grammi di questo volume di alcol, in base al suo peso specifico, sarà
quindi pari a 50 x 0.8 = 40 g di alcol puro. Il conto, come si vede, non è
immediato: per questo lo abbiamo svolto a passo a passo per mostrare bene il
meccanismo.
Quanto alcol mi sono bevuto? Dipende da quanto hai bevuto.
Ovviamente, la quantità di alcol introdotta nel nostro organismo dipenderà,
oltre che dalla gradazione, anche dalla quantità di quello che avremo bevuto.
Per vederlo meglio, ci serviremo delle tabelle sottostanti che riportano, per
volumi e bevande alcoliche diversi, la corrispondente quantità (in grammi) di
alcol ingerito.
Birra
La tab.1 riporta, per birre di gradazione diversa, e per vari volumi, la
corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito.Come si osserva in tab.1,
esistono birre di gradazione alcolica molto diversa. Di quelle dove l’alcol è
presente quasi in tracce (gradazione 0.05%) dovreste berne due litri per
assumere un po’ meno di un grammo di alcol! Il problema sollevato da molti su
di esse è relativo alla qualità. E sui gusti non si discute. Ma, se proprio non
si vuol passare ai succhi di frutta o all’acqua minerale, può non essere una
cattiva idea utilizzarle nella seconda parte di una serata. E a proposito del
gusto: ricordate la descrizione delle nozze di Canan, dove Gesù fece il suo
primo miracolo? Gli ospiti protestarono non poco con lo sposo, perché il vino
migliore era stato servito tardi: “Prima si serve il vino buono!”, gli
dissero; “Quello meno buono lo si porta dopo, tanto chi se ne accorge?”.
Dunque, più che un sacrificio, una siffatta scelta potrebbe essere
un’opportunità, specie se poi si deve guidare o se c’è in giro qualcuno che ci
interessa (teniamo sempre presente che, in genere, chi alza troppo il gomito
non piace). Esistono inoltre birre a bassa gradazione (2.5%), con le quali - a
parità di volume - si assume metà alcol rispetto alle birre al 5%. E’ chiaro,
però, che se bevete il doppio di quello che normalmente bevete, siete da capo a
dodici. Effetti compensativi di questo tipo vanno sempre considerati, perché sono assai comuni nell’uso di
sostanze psicotrope: ad esempio, è vero che le sigarette “slim” (quelle
sottili) contengono meno nicotina di quelle normali; ma se ne fumano spesso di
più, vanificando così il vantaggio. Dunque… occhio alle quantità, non solo alla
gradazione. Particolare attenzione va poi posta sulle birre ad alta gradazione
(8% e più): la birra sarà buona, sarà fresca, andrà giù che è un piacere… ma
l’alcol che si assume in questo modo può essere davvero tanto. Ad esempio, la
bottiglia di birra speciale (666 ml all’8%) che avete bevuto l’altra sera, vi
ha regalato ben 43 grammi di alcol puro.
![14420 14420](https://www.asaps.it/http://dati.asaps.it/master/foto_pagina_g/14420.jpg)
Vino
La tab.2 riporta, per vini di gradazione diversa, e per vari volumi, la
corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito. L’alcol qui sale. Se con
un amico vi fate fuori una bottiglia di vino (750 ml) da 12 gradi, vi siete
bevuti ognuno 36 grammi di alcol puro. Ma, scherzando e ridendo, anche un litro
di tranquillo “pisciarello” (ci si consenta di usare questo antico termine, con
cui si indicava un vino rosso di poco colore) da 10% contiene i suoi bravi 80 g
di alcol. Quello che sorprende in questa tabella sui vini è che, pur variando
la gradazione, le quantità di alcol sono più o meno simili. Sarà bene
ricordarlo, specie durante bagordi campagnoli dove, offrendoti l’ennesimo
bicchiere, ti dicono “Bevi, che questo non fa male: è fatto con l’uva!”.
Confesso, incidentalmente, che quest’ultima pleonastica precisazione ha sempre
suscitato in me un profondo senso di inquietudine.
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Aperitivi, amari, liquori e distillati
La tab.3 riporta, per superalcolici di gradazione diversa, e per vari
volumi, la corrispondente quantità (in grammi) di alcol ingerito. Qui
siamo in un’area che richiede molta attenzione perché le quantità di alcol
contenute in queste bevande sono notevoli. Prima del XII secolo le bevande
alcoliche erano di sola fermentazione (processo operato da lieviti che comporta
una gradazione finale limitata): fu allora che si mise a punto la tecnica di
distillazione, che permette di estrarre l’alcol dalle vinacce e da altri
materiali. Con questo processo, quale che sia la bevanda, la quantità di alcol
in essa contenuto è ragguardevole. Ecco alcuni esempi al proposito: - i tre
“wiskacci” (100 ml x 3) che vi siete bevuti al party di Katrine valgono circa
100 grammi di alcol (lo stesso volume di birra al 5% ne contiene 12 grammi); -
il brandy stravecchio (100 ml) che, in un bicchiere panciuto, Mario vi offre
con amicizia ed orgoglio (“… me lo ha mandat zio
Arturo dalla Francia…”), vi regala circa 34 grammi di alcol;
- i tre bicchierini di liquore gelato (in genere al limone) con cui avete
concluso una splendida cena (30 ml x 3), hanno aggiunto a quello che vi siete
già bevuti altri 24 grammi di alcol puro; - un modesto bicchierino di “… quell’infuso
di erbe che fanno i frati…”, equivale a circa mezzo litro di birra a
gradazione 5%. Negli ultimi anni, poi, sono diventati di moda quelli che io
chiamo “camaleonti”: bevande alcoliche che tutto sembrano a prima vista,
meno che alcoliche. L’inghippo sta nel fatto che in genere sono basate su
succhi di frutta: ma dentro c’è anche alcol, e spesso nemmeno poco. Occhio,
dunque, a quello che bevete: guardate sempre bene l’etichetta o, se siete in un
locale - un pub o una discoteca, ad esempio - , chiedete ragguagli a chi vi
propone la bevanda.
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Le “Unità Alcoliche”: un modo intelligente e rapido di ricavare il “segnale”
Gli alcologi (ovvero, i medici che si occupano dei problemi di salute
derivanti dall’alcol), per concentrare l’attenzione del consumatore più
sull’alcol che si assume che non sulla specifica bevanda alcolica consumata,
hanno creato un interessante concetto: quello di “Unità Alcolica”
(U.A.). In altri termini, definita una U.A. intorno a 12 grammi di alcol, si
rapportano a questa le consumazioni standard delle singole bevande, creando così una sorta di
tabella di equivalenze. In questo ordine di idee, un bicchiere medio di vino
(circa 150 ml), una lattina di birra (333 ml), un bicchierino di superalcolico
(circa 40 ml), equivalgono tutti e tre a circa una U.A.. In questo modo di
vedere le cose, le quantità raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità per soggetti adulti in buona salute diventano 3 U.A. per i maschi e 1.5
U.A. per le femmine. Questa proposta del mondo dell’alcologia appare di grande
semplicità e ben praticabile per avere quel segnale di massima di cui si
parlava all’inizio. Non a caso, le U.A. sono molto utilizzate in altri paesi
dai consumatori di bevande alcoliche.
Conclusioni
L’alcol, come si è visto nel precedente articolo, compromette la nostra
vigilanza, la nostra salute ed è assai dannoso, nel caso dei soggetti maschi,
per quella che possiamo indicare eufemisticamente col termine “virilità”
(nonostante che film e pubblicità suggeriscano il contrario). Poiché il nostro
fegato è già straimpegnato da tutto quello che mangiamo, anche per via degli
inquinanti, ormai omnipresenti in tracce negli alimenti, forse conviene farsi
un po’ di conti. Quanto vi abbiamo qui proposto è un tentativo per facilitarvi
in questo compito.
*Reparto “Ambiente e Traumi”
Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria Istituto Superiore di
Sanità
da "il Centauro" n. 113
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