STRAGI
SABATO SERA: UBRIACO TRAVOLGE 16/ENNE FUORI DISCOTECA TORINO - Tragedia del sabato sera nel
torinese. Una ragazza di 16 anni,
Claudia Muro, è stata travolta e uccisa da un auto guidata da un giovane
ubriaco all’uscita da una discoteca. E’ accaduto intorno alle ore 4 a San
Secondo di Pinerolo, sulla strada provinciale 161. La ragazza, che aveva
trascorso la serata nella discoteca Villa Glicine in compagnia del fidanzato e
degli amici, stava attraversando la strada per raggiungere l’auto che doveva
riaccompagnarla a casa quando è stata travolta dalla Rover 200 di Corrado
Avaro, di 20 anni. L’urto è stato violentissimo e il corpo della
giovane vittima, che è morta sul colpo, è stato trascinato sull’asfalto per una
trentina di metri. L’incidente è
avvenuto sotto lo sguardo di una pattuglia dei carabinieri, che hanno subito
provveduto a bloccare l’autista, salvandolo dal linciaggio dei ragazzi che avevano
assistito alla scena. Trasportato in ospedale, gli è stato riscontrato nel
sangue un elevato tasso di alcool ed è stato quindi arrestato per omicidio
colposo. ALLA
GUIDA DOPO 3 RITIRI PATENTE Le forze dell’ordine avevano già ritirato tre volte la patente a Corrado Avaro, il ragazzo che questa notte ha travolto e ucciso la sedicenne Claudia Muro, e sempre per guida in stato di ebbrezza. L’ultima volta era accaduto pochi mesi fa e la patente gli era appena stata restituita. Il giovane non si è accorto di avere investito una persona. E quando i carabinieri lo hanno fermato, riferiscono alcuni testimoni, è sceso dall’auto e si è messo a fumare una sigaretta come se nulla fosse. Nel sangue aveva un tasso alcolemico tre volte superiore ai limiti previsti dalla legge. I genitori della giovane vittima hanno appreso della tragedia mentre si trovavano in vacanza a Potenza e sono ora in viaggio verso la loro abitazione di Rivalta Torinese. Ad attenderli ci sono i quattro fratelli di Claudia, che frequentava l’istituto tecnico per ragionieri e geometri di Pinerolo ’Buniva’. CRONACA Aveva
nel sangue quattro volte l’alcol permesso dal codice della strada La gente
voleva linciarlo. Un amico testimone: "Ho visto Claudia volare via" Pinerolo, guida
ubriaco Uccide 17enne, arrestato
Dopo tre sospensioni, aveva riavuto la patente pochi mesi
fa Il ministro dei Trasporti: "Pene più severe e arresto
obbligatorio" (15 luglio 2007) PINEROLO - Ubriaco, investe e
uccide una ragazza di diciassette anni davanti a una discoteca di Pinerolo.
Corrado Avaro, artigiano edile trentenne di Venaria, aveva nel sangue quattro
volte l’alcol consentito dal codice della strada: da poco gli avevano riconsegnato la patente dopo la terza sospensione
per guida in stato di ebbrezza. La folla voleva linciarlo; è stato arrestato
per omicidio colposo. Venerdì sera, sulla Caserta-Salerno, un altro
automobilista che si era messo al volante in stato di ebbrezza aveva tamponato
un’auto provocando la morte tre bambini. Episodi di fronte ai quali il ministro
dei Trasporti invoca pene più severe e arresto obbligatorio. "La gente voleva linciarlo". Claudia
Muro, studentessa di Rivalta di Torino, stava attraversando la strada. I suoi
amici avevano già raggiunto l’altro lato del rettilineo. Avaro non si è nemmeno
accorto di averla investita. I carabinieri di Pinerolo dicono che l’ha
scaraventata a parecchi metri di distanza. Era l’1.50 e una pattuglia era in
servizio a un posto di controllo a una cinquantina di metri dall’uscita della
discoteca. "Abbiamo sentito il colpo - ricorda il brigadiere intervenuto
sul luogo dell’incidente - e siamo corsi verso la ragazza. Lei era già morta.
L’automobilista si comportava come non avesse capito cosa avesse fatto.
L’abbiamo portato via prima che la gente lo linciasse". Positivo al test alcolometrico. In ospedale,
Avaro è stato sottoposto a un esame del sangue: contro un limite massimo di
0,50 milligrammi di alcol per litro di sangue, i medici del pronto soccorso
hanno riscontrato nel campione esaminato 1,92 milligrammi per litro,
praticamente quattro volte il valore massimo fissato dal codice. "Ho
visto Claudia volare via". "Claudia era sulle strisce pedonali - ha
raccontato alle forze dell’ordine un testimone - e la strada, in quel punto, è
bene illuminata. Io stavo chiacchierando con un amico, poco lontano, e
all’improvviso ho sentito quell’auto arrivare a forte velocità". Il
ragazzo non ha avuto neppure il tempo di lanciare un urlo, per avvertire
l’amica del pericolo: "Ho visto Claudia volare via". L’uomo che l’ha
investita ha alcuni precedenti penali per favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina. "Non si è accorto di nulla - ha riferito un altro testimone -
e quando i carabinieri lo hanno fermato ha pure cercato di giustificarsi
dicendo che andava pianissimo". La tragedia dei tre bambini. Venerdì sera, in
una galleria sulla A30 Caserta-Salerno, un altro automobilista in strato di
ebbrezza aveva tamponato un’auto sulla quale sono morti tre bambini di Mercato
San Severino. Michele Landi aveva appena sei anni; i suoi cuginetti Gerardo e
Sabatino Molinari ne avevano dieci e undici. Al test alcolometrico, Stefano
Conte, 24enne di Napoli, ha mostrato un tasso pari allo 0,7%. Dalla polizia è
stato denunciato a piede libero per omicidio plurimo colposo. Bianchi: "Pene più severe e arresto obbligatorio". Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi è promotore di un provvedimento che dovrebbe inasprire le pene agli automobilisti che si mettono al volante in stato di ebbrezza. "Chi sarà sorpreso in auto ubriaco - spiega il ministro - rischierà multe dai 500 ai 2.000 euro, sospensione della patente da tre mesi ad un anno, arresto e carcere se provoca un incidente". "Con il collega agli Interni - annuncia Bianchi - concorderemo un rafforzamento dei controlli. Entro dicembre dovremmo arrivare a un milione di test alcolometrici. Anche se saranno comunque 4-5 volte inferiori rispetto agli altri Paesi europei, con il nuovo piano i controlli saranno raddoppiati". Ubriaco
uccide 3 bambini Tamponamento
di notte sull’autostrada Caserta-Salerno Famiglia
distrutta mentre andava a prendere un gelato Barbara
Cangiano SALERNO. Tre bambini di 6, 10 ed 11 anni sono
morti, venerdì notte, sulla Caserta-Salerno, nel tratto compreso tra Castel San
Giorgio e Nocera-Pagani. I fratellini Gerardo e Sabatino Molinari ed il
cuginetto Michele Landi sono deceduti dopo un tamponamento. L’Alfa 166 a bordo della quale
viaggiavano i tre bambini e altre 4 persone è stata colpita da un’Audi A3, guidata da un ventiquattrenne che
guidava ubriaco ed è risultato positivo al test etilico. Stefano Conte,
originario di Casalnuovo, in provincia di Napoli, dovrà ora rispondere di
omicidio colposo plurimo. Sarà il pubblico ministero della procura di Nocera,
Giovanni Paternoster, a chiarire, dopo gli accertamenti di rito, se a causare
la strage che ha distrutto due famiglie di Mercato San Severino, sia stato
l’abuso di alcol unito all’alta velocità ed al mancato rispetto delle distanze
di sicurezza. Gerardo e Sabatino - 11 e 10 anni - viaggiavano con i genitori
Aniello ed Anna Molinari, con i cugini Michele e Annamaria Landi - 6 e 7 anni -
e con la mamma di questi ultimi, Antonietta Vassallo, sorella di Anna Molinari.
Erano in sette in quell’Alfa 166 che
avrebbe dovuto accompagnarli a Sarno, per gustare un gelato dopo la partita a
calcetto nel campetto sportivo di Spiano, tra le più antiche frazioni di
Mercato San Severino, a una manciata di passi da quella chiesa di Santa Croce
dove oggi saranno officiati i loro funerali. In gelateria non ci sono mai
arrivati. Il tamponamento violentissimo con l’Audi ha spezzato le loro vite
sotto una galleria, tra lamiere e fiamme. Gerardo Molinari e Michele Landi sono
giunti già privi di vita all’ospedale di Nocera Inferiore, mentre Sabatino
Molinari, che era stato inizialmente trasferito al Santobono di Napoli, è
deceduto qualche ora dopo. Michele era partito da Milano da pochi giorni, con
la mamma - ricoverata in prognosi riservata - e la sorellina - ferita lievemente
- per trascorrere le vacanze con i cuginetti, a Spiano. Il papà avrebbe dovuto
raggiungerli il prossimo week end. A Spiano nessuno sa darsi pace per quanto
accaduto: nella piccola frazione dove le 1500 anime si conoscono tutte e sono
legate da vincoli di parentela, il dolore sembra aver spento ogni volto.
Aniello Molinari, 45 anni, è un imprenditore molto stimato nella Valle
dell’Irno. Sua moglie Anna, e la sorella Antonietta Vassallo, sono
conosciutissime in zona. «Un destino
atroce, una tragedia inspiegabile (*) - dice con la voce rotta dai
singhiozzi lo zio, Giuseppe Vassallo - Erano
tre angioletti allevati con tanto amore da una famiglia unita». Il sindaco
di Mercato San Severino, Rocco D’Auria, ha proclamato il lutto cittadino,
sospendendo tutte le iniziative previste nel cartellone estivo. Aniello
Molinari è ricoverato in prognosi riservata. Sua moglie Anna - in stato di choc - ancora non sa della morte dei suoi
due bambini. Dunque
ancora sangue sulle strade delle vacanze: il miniesodo di metà luglio, con
circa sette milioni di italiani in movimento per trascorrere fuori città il
fine settimana o raggiungere le località di villeggiatura, è stato funestato da
diversi incidenti stradali. Così, dopo i 57 morti del week end a cavallo tra
giugno e luglio e i 40 registrati tra venerdì e domenica scorsi, anche il
bilancio dell’ultimo fine settimana rischia di essere molto pesante: 10 vittime
venerdì, almeno 15 ieri. (*) Nota: eh, no, tutto si può dire su questa
tragedia, ma non che sia “inspiegabile”. Quando si viaggia in sette su un’auto, senza
allacciare le cinture nemmeno ai bambini, e quando per le strade continuano a
viaggiare milioni di automobilisti che si mettono al volante dopo aver
consumato vino, birra e/o altri alcolici, con una probabilità ogni 176 anni di
essere sottoposti ad un controllo con etilometro, va messo nel conto che queste
spiegabilissime stragi accadano. Chi da una parte si mette al volante in stato
di ebbrezza, chi dall’altra parte non
allaccia le cinture di sicurezza a un bambino (www.asaps.it/filmati/dgt_cinturon_baja.mpg
) in quel momento assume la responsabilità del rischio che sta correndo, e
facendo correre agli altri, con il suo comportamento stupido ed illegale. Questi tre bambini morti dovranno pesare per sempre sulla coscienza dell’investitore ubriaco, ma anche su quella degli adulti che li accompagnavano. Campania:
ammazza tre bambini in automobile, resta libero Aveva bevuto un bicchiere di troppo ma, due
notti fa, Stefano Conte, 24 anni, correva lo stesso come un pazzo, con la sua
potente Audi A3. Nella galleria Castello, sull’autostrada A30, Salerno-Caserta,
lo schianto: la sua auto ha tamponato violentemente un’Alfa 166 che la
precedeva. Il bilancio à gravissimo: tre bambini, i fratellini Gerardo e
Sabatino Molinari, 11 e 10 anni, e il loro cuginetto, Michele Landi, 6 anni,
sono morti. Gerardo e Michele sono morti sul colpo mentre, per qualche ora, si
era sperato che almeno Sabatino potesse farcela. Invece, all’alba, in ospedale,
ha smesso di respirare anche lui. Nell’Alfa 166 viaggiavano 7 persone, tre
adulti e quattro bambini, praticamente due famiglie: i Molinari, con il papà,
Aniello, imprenditore, la moglie, Anna Vassallo, i figlioletti Gerardo e
Sabatino e la loro sorellina, Annamaria, rimasta lievemente ferita, Antonietta
Vassallo (sorella di Anna) e il suo povero bambino, Michele Landi. Poco dopo la tragedia polizia stradale, vigili
del fuoco, ambulanze, sono arrivate nella galleria Castello. Una corsa
disperata verso gli ospedali per portare i feriti più gravi. Aniello Molinari è
in prognosi riservata, ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di
Nocera Inferiore. La moglie, Anna, è stata portata all’ospedale di San
Severino: i familiari le hanno taciuto la notizia della morte dei tre bambini.
Lei se la caverà. Anche la sorella Antonietta non è grave ma è stata ricoverata
per il forte choc in ospedale. Ironia
della sorte, proprio l’artefice di questa strage autostradale, Conte, è rimasto
praticamente illeso: per lui soltanto 5 giorni di prognosi. Dopo i rilievi
della polizia è stato denunciato per omicidio colposo plurimo e guida in stato
di ebbrezza. Conte aveva in corpo un tasso d’alcol pari allo 0,7 per cento,
superiore al massimo consentito dello 0,5 per cento. Troppo poco,
evidentemente, per indurre un magistrato a far scattare le manette. (*) La tragedia è avvenuta tra Castel San Giorgio
e il casello di uscita Nocera-Pagani. I Molinari e i Landi avevano lasciato la
loro tranquilla Spiano di Mercato San Severino (Salerno) per andare a prendere
un gelato a Sarno. Venerdì era stato un giorno di festa per le due famiglie:
Antonietta Vassallo e Michele erano arrivati da Milano, dove vivono, per
trascorrere le vacanze con i familiari. Nel pomeriggio, i tre bambini avevano
dato sfogo alla loro grande passione: il calcio. A Mercato San Severino avevano
giocato una partita con altri bambini. Il più festeggiato era stato Gerardo, il
più grandicello delle tre giovani vittime: il suo sogno era quello di diventare
un calciatore famoso. Invece, per i 2 fratellini e il loro cuginetto quella è
stata l’ultima partita. Appena a Mercato San Severino la notizia del
tragico incidente si è diffusa, l’ospedale è diventato meta di un ininterrotto
pellegrinaggio di parenti, amici, cittadini. Il sindaco Giovanni Romano ha
annullato tutte le manifestazioni estive previste in questi giorni. Annullata
anche la finale di un torneo di calcetto. «Non ci saranno feste, premiazioni,
ora il nostro pensiero è solo rivolto alle due famiglie che piangono i loro
figli», ha detto Romano. Nel Salernitano ieri sono morti altri due
giovanissimi, un ragazzo di 20 anni, andato a sbattere con l’auto contro un
muro a Casal Velino, e un uomo di 28 a Battipaglia. A Sant’Antimo, nel
Napoletano, Ferdinando Maiello, si trovava a bordo di un motorino quando è
stato sbalzato da un’auto contro una vettura che stava arrivando dalla corsia
opposta. Un altro bambino, 11 anni, di Pordenone ha
perso la vita in un incidente avvenuto a Codroipo, in Friuli: l’auto guidata
dal padre è finita contro un albero. (*) Nota: la rilevazione dell’alcolemia è stata presumibilmente fatta molto tempo dopo l’incidente, il tasso d’alcol al momento dello scontro era ben superiore al valore 0,7. Lo scenario è sempre lo stesso: guida in stato
di ebbrezza, velocità elevata, vittime innocenti e famiglie distrutte. Per
quanto tempo ancora dobbiamo continuare a vedere questo film? OGNUNO
DI NOI HA IL DOVERE DI FARE LA SUA PARTE PER METTERE UN FRENO A TUTTO QUESTO. Questo sarà l’ennesimo week end con un
bilancio pesantissimo in termini di perdita di vite umane sulle strade e ci ritroveremo a sentire tante chiacchiere
come al solito. E’ preoccupante vedere come gli italiani sono lontani anni luce come
mentalità e cultura rispetto a tanti altri popoli europei, sul concetto di
sicurezza stradale. Gran parte degli italiani non ha la percezione
della gravità del fenomeno relativo all’incidentalità stradale; e come fanno ad
averla se le grida allarmanti e le
segnalazioni piene di rabbia di chi si occupa di questa piaga non trovano il
giusto risalto. I TG
nazionali si limitano a dare brevissime notizie sugli incidenti stradali (
magari dando più spazio alle vicende di Fabrizio Corona ) basandosi solamente
su immagini ed interviste “ad effetto”, cercando di cogliere il particolare di
una mano che fuoriesce dal lenzuolo steso sull’asfalto, oppure chiedendo ad
amici o familiari delle vittime cosa stanno provando: ma cosa pensano che provino
dopo avere perso un figlio od un fratello, questa non è sensibilizzazione verso
gli utenti ma solamente scena che così come viene presentata non serve. La quasi totalità degli incidenti stradali è
causata dal comportamento scorretto di chi guida, dietro la fatalità della morte di un innocente c’è quasi sempre
l’imprudenza di un’altra persona: è giunta l’ora di dare più spazio a chi
lavora per fermare il sangue sulle strade; aiutarli nel trasmettere ai
guidatori di oggi ed a quelli di domani la loro opera di sensibilizzazione
verso una guida consapevole, nel rispetto delle regole e della vita propria ed
altrui. I politici la smettano di parlare ed approvino
nuove leggi con la stessa velocità con la quale approvano i loro aumenti di
stipendio. Nessuno
si illude che in breve tempo cambieranno le cose, ma almeno che si cominci
TUTTI a prendere la cosa sul serio. Fabbri
Aldo Presidente Fede per la Vita La
conducente positiva all’alcoltest Pediatra
in bici ucciso da un’auto Due ciclisti
travolti da un’auto, uno muore l’altro è in prognosi riservata. La vittima è il noto
medico pediatra Dante Scorrano, 56 anni, salernitano di origine ma a Belluno da
quasi trenta anni. L’altro è un amico, Luigi Buin, 54 anni, bellunese, con cui
era uscito per un giro in mountain bike. I due stavano pedalando sulla strada
provinciale 1 della Sinistra Piave in direzione Trichiana quando, ieri mattina
poco dopo le 7.30, alla Cal di Limana, sono stati centrati da una Peugeot 206
che viaggiava nella stessa direzione. Alla
guida dell’auto Tahyluma Avila Mesa, una 23enne cubana, ma da anni residente
con la famiglia nel Bellunese, che stava riaccompagnando a casa due amici dopo
una nottata di festa. La ragazza, che potrebbe avere avuto un colpo di sonno
che le ha impedito di vedere i due ciclisti, aveva un alto tasso alcolemico.
Sul posto sono intervenute due ambulanze dall’ospedale di Belluno, una delle
quali con medico a bordo, Vigili del fuoco e polizia stradale. Per Scorrano non
c’era più niente da fare. Centrato in pieno dall’auto, che si è puntata contro
il guardrail sbattendo impazzita a destra e a sinistra, il professionista è
morto sul colpo. Grave ma non in pericolo di vita l’amico, ora ricoverato in
prognosi riservata nel reparto di ortopedia del San Martino con diversi traumi
e fratture. «È morto
Scorrano». La notizia trafigge l’ospedale Il
pediatra, che lascia due figli, era a Belluno da 30 anni. Il
ricordo commosso dei colleghi: «Sempre gentile e disponibile» La notizia della morte del pediatra Dante
Scorrano, travolto da un’auto mentre
pedalava sulla sua mountain bike sulla provinciale della sinistra Piave
all’inizio del comune di Limana, al km 11,300 all’altezza del distributore
Tamoil, ha attraversato Belluno come un fulmine. La sorte ha voluto che, ad
accorrere fra i soccorritori ieri mattina alle 7.41, ci fosse proprio
un’infermiera pediatrica che ha riconosciuto immediatamente l’uomo, dirigente
nel reparto di pediatria dove lavorava dal 1979. Insieme
a Scorrano un amico, Luigi Buin, 54 anni, che è rimasto gravemente ferito ma
non è in pericolo di vita. Alla
guida dell’auto una ragazza cubana di 23 anni, Tahyluma Avila Mesa, originaria
dell’Avana, immigrata regolarmente in Italia con la famiglia che vive nel
Feltrino, mentre lei da qualche anno vive a Belluno, dove lavora come barista
in un locale della Veneggia. La giovane stava accompagnando a casa due
amici, un uomo e una donna, titolari della Peugeot 206. I tre erano probabilmente reduci da una notte di festeggiamenti. Il
tasso alcolemico riscontrato nel sangue della ragazza sembra essere stato molto
alto. È stato probabilmente a causa di un colpo di sonno, dovuto all’alcol
e alla stanchezza, che la ragazza ha perso il controllo dell’auto investendo i
due ciclisti che viaggiavano verso Trichiana, nella sua stessa direzione. La macchina si è quindi puntata sul guard
rail, distruggendone una buona fetta, e ha sbandato violentemente a destra e a
sinistra. Nessuno degli occupanti dell’auto risulta aver riportato ferite. Solo
la guidatrice è stata portata in ospedale in stato di choc. La ragazza, resasi conto della gravità di
quanto successo, si è disperata ed ha pianto per ore al pronto soccorso,
mentre i sanitari la sottoponevano agli esami del caso. All’etilometro eseguito sul posto dagli ispettori della Polizia
stradale di Belluno ha fatto seguito l’analisi del laboratorio dell’ospedale il
cui risultato sarà trasmesso in Procura dove verrà inevitabilmente aperto un
fascicolo. La giovane, che sarà
indagata per omicidio colposo e per guida in stato di ebbrezza, ha già
nominato un difensore, l’avvocato Stefano Bettiol, in compagnia del quale si
recherà domani a rendere le proprie dichiarazioni alla polizia. La giovane cubana era stata poco tempo fa al
centro di un processo nel quale è stata assolta dall’accusa di simulazione di
reato per non aver comunicato il ritrovamento di un telefonino di cui aveva
denunciato il furto. I mezzi sono stati messi sotto sequestro e consegnati
all’autocarrozzeria Armando De Bona di via Montegrappa. Sul posto il traffico,
a senso unico alternato finché non è stata completata la rimozione dei mezzi,
ha subito dei rallentamenti. Sul posto il comandante della polizia stradale
Pasquale Fratepietro e l’ispettore Loretta Chenetti dell’ufficio
incidenti.Dante Scorrano era giunto a Belluno nel 1979 fresco di laurea ed
aveva iniziato a lavorare in pediatria. «Fu un caso - ricorda il fratello
Alberto, primario di ortopedia ad Agordo - perché un medico che conosceva
nostro zio, parlando sul lungomare di Gallipoli, gli disse che l’amministrazione
di Belluno aveva bisogno di medici. Lui decise di venire su e poco dopo lo
seguii anch’io, anche se già lavoravo, perché eravamo molto legati».Dante, nato
il 7 settembre 1951 a Casal Velino, nel Salernitano, si era laureato a Napoli
il 31 luglio 1978, per specializzarsi in seguito a Verona in pediatria e in
nefrologia. A Belluno, dove lavorava da quasi trent’anni, era ormai il medico
più anziano in pediatria, dove ricopriva il ruolo di dirigente di primo
livello. Era anche consigliere dell’ordine dei medici e, alla carriera
ospedaliera, alternava quella professionale nello studio di Nogarè. Lascia due figli, Sara di 21 anni e
Gianluca di 16, e la moglie. «Aveva solo amici» ricorda il fratello affranto. Simona
Pacini CORRIERE.IT Bianchi:
pene più severe e arresto obbligatorio MILANO — Un provvedimento in corso di
approvazione. Con pene più severe e arresto obbligatorio per chi causa
incidenti in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Ma basteranno a fermare le stragi sull’asfalto? Punta molto sulla normativa in
arrivo ilministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. «Le statistiche ci dicono
che sono queste le cause principali degli incidenti: alterazione per droghe e
alcol, oppure eccesso di velocità. Che spesso si accompagnano. Sanzioni e
timore del carcere faranno da deterrenti ». È una
speranza o una previsione? «So che stiamo andando nella giusta direzione.
Ma ci muoviamo su due fronti. Da un lato la questione legislativa, che per le
mie competenze si fermano al codice della strada. Chi si mette alla guida dopo
aver bevuto troppo rischierà multe dai 500 ai 2.000 euro, sospensione della
patente da tre mesi a un anno, arresto e carcere se provoca un incidente». L’altro
fronte? «Quello dei controlli. Il piano concordato con
il ministro Amato prevede di raddoppiarli. Entro dicembre dovremmo arrivare a
un milione di vetture i cui guidatori verranno sottoposti al test per
verificare il tasso alcolemico. È solo un primo passo, però, i controlli
saranno comunque 4-5 volte in meno rispetto agli altri Paesi europei». C’è
ancora da fare dunque? «Credo che il punto sia anche un altro. Va
bene inasprire le pene, fare prevenzione, ma non basta cambiare il codice della
strada. Se mi metto nei panni del
cittadino comune che perde genitori, figli, o anche solo degli amici in un
incidente stradale, mi aspetterei molto, ma molto di più dalla giustizia». Vale a
dire? «Nel
caso dei bambini uccisi sulla Caserta-Salerno, sapere che chi ne ha causato la
morte ha potuto tornarsene a casa, così, è assurdo. Sinceramente credo che in
un caso tanto eclatante, se si è accertato che il guidatore era in stato di
ebbrezza, avrebbero dovuto arrestarlo». Parla di
arresto obbligatorio? «Dico
che ci sono episodi in cui non dovrebbero esserci dubbi né discrezionalità. Se
c’è da cambiare il codice penale, lo si faccia, soprattutto quando il sentire
comune va in questa direzione. Vorrei comunque fare un appello». Dica. «Chiedo al Senato che approvi al più presto le
nuove norme del codice della strada. A fronte delle 14-15 vittime al giorno
causate da incidenti, se solo esiste una minima possibilità di salvare qualche
vita umana, penso che ogni giorno di ritardo potrebbe essere un’occasione
perduta». Grazia Maria Mottola Troppo
alcol, nessuna severità di PAOLO
POMBENI L’ALLARME
sociale che suscitano i continui episodi di gravissimi incidenti stradali
provocati da guidatori in preda ad ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze
stupefacenti non è affatto ingiustificato. E’ infatti difficile spiegare alla
gente perché non trovino sanzione adeguata nel nostro sistema giuridico
comportamenti contrari alle regole della convivenza civile che sono all’origine
di autentiche tragedie per le persone coinvolte e per le loro famiglie. I tecnici del diritto, siano essi magistrati o
avvocati, fanno presto a spiegarci che, grosso modo, per il nostro codice
penale alla radice di un fatto sanzionato dall’ordinamento stanno due
fattispecie: o il “dolo”, cioè in parole povere l’intenzione consapevole di
giungere a quel certo risultato, o la colpa, cioè, sempre semplificando,
l’omissione di precauzioni opportune perché il fatto non accada. Nel primo caso
si ha un vero è proprio “crimine” (un atto contro cui si rivolge appieno la
capacità punitiva dello stato), nel secondo si ha un comportamento deviante,
però meno grave perché il risultato che altrimenti sarebbe “criminoso” avviene
per così dire accidentalmente. La gente comune non può però essere
soddisfatta dalla sproporzione e dalla sostanziale infondatezza della seconda
fattispecie in presenza di fatti che vedono la morte di bambini, giovani,
persone comunque del tutto innocenti nei loro comportamenti. Persone
che perdono la vita non per un accidente relativamente imprevedibile, ma a
seguito di comportamenti che a priori mettono i conducenti di autovetture nelle
condizioni di creare disastri. Per dirla con un esempio: se mentre guido mi
si rompono i freni della macchina che tecnicamente risultava a posto e investo
un altro veicolo o un passante, ciò può essere imputato alla “sfortuna”; se
guido ubriaco o sotto l’effetto di droghe è un miracolo se non creo danni a
nessuno. Le cronache sono piene di fatti che gettano
nello sconcerto i cittadini. Non solo persone che hanno ammazzato in queste
condizioni e che se la cavano, magari dopo anni di intervallo dovuti alle
inefficienze del nostro sistema giudiziario, con sei mesi o un anno di condanna
a cui si applica quasi sempre la sospensione condizionale della pena. Ci si
aggiunge che questi non sono nemmeno stati immediatamente sanzionati (l’arresto
non è previsto e le denuncie sono a piede libero) e che persino le sanzioni
amministrative estreme, come la sospensione della patente, si aggirano tranquillamente
perché basta rifare l’esame di guida e se ne ottiene una nuova. Le
associazioni che si occupano di questo triste fenomeno e le forze di polizia
non fanno fatica a ricordare i numerosissimi casi di recidiva, cioè di persone
più volte condannate per lo stesso reato di guida in stato di ubriachezza o
sotto l’effetto di droghe, quasi sempre con incidenti in cui ci sono feriti
gravi e spesso morti. Bisogna dire con forza, seppur senza
estremismi e isterie che non servono, che la situazione è seria e va affrontata
per quel che è. Innanzitutto non si può fingere che le persone che si mettono
alla guida di un automezzo facendo violenza su di sé con l’uso di droga o di
alcool siano persone “normali” a cui capitano incidenti solo per sfortunate
circostanze. La nostra società deve
avere il coraggio di dire che chi si comporta in questo modo è un soggetto che
rompe le regole del patto sociale e che dunque deve rispondere fino in fondo
della conseguenza delle azioni che compie in questo stato di anormalità. Se
le leggi non ci sono, se i giudici non vogliono assumersi l’onere di usare
strumenti che pure esistono (si chiama in termine tecnico “dolo eventuale”, ed
è quello di chi con un certo comportamento deve sapere a priori che può
commettere un crimine), si facciano nuove leggi: la classe politica non può
lasciare che l’impunità in terreni così delicati distrugga la fiducia dei
cittadini nella capacità dello Stato di garantire la giustizia. Perché questo avvenga non è necessario
immaginare pene draconiane: basta che ci siano pene effettive, non eludibili ed
erogate a poca distanza dai fatti. La legge penale ha un valore sia dissuasivo
(non mi comporto in un certo modo perché so a che spiacevoli conseguenze vado
incontro) che pedagogico (vedo che la società “condanna” determinati
comportamenti). Si possono anche
immaginare pene diverse dal carcere, visto che oggi la situazione delle carceri
è tale che si tende a mandarci il meno persone possibile. Tuttavia devono
essere pene che “danno il senso” della gravità del male che si è compiuto. Per realismo un discorso va fatto anche sugli
stranieri che incorrono in questo tipo di reati. Non c’è alcun razzismo nel
sollevare il problema, ma solo una considerazione che deve valere per tutti: la
pena come abbiamo detto deve essere effettiva e non eludibile. Ora tutti sanno
che in molti casi gli stranieri responsabili di questi reati sono persone che
vivono ai margini della società, in enclave in cui si penetra con difficoltà
(persino in rapporto all’esigenza di stabilire la loro vera identità), spesso
con opportunità di fuga momentanea nei loro Paesi d’origine. Anche questi sono
fattori che un legislatore attento alla realtà dei nostri giorni, che è quella
di una società con forti flussi migratori, deve valutare, non per una discriminazione,
ma all’opposto per garantire parità vera di trattamento fra tutti i soggetti
che commettono questi reati. Fingere che qui non stia accadendo nulla, che siamo in presenza di spiacevoli ma poco significativi “reati minori”, significa non percepire lo scollamento che progressivamente prende la gente in rapporto alla capacità dello Stato di “rendere giustizia”. E quando si instaurano questi scollamenti non è un buon momento per i sistemi democratici. INCIDENTI
STRADALI/ COTA: SENTENZE DURE PER UBRIACHI AUTORI STRAGI "Vanno
applicate le norme dell’omicidio con dolo eventuale" Roma, 15 lug. (APCom) - "Dopo l’ennesima
morte sulle strade causata da un’automobilista ubriaco, ci si aspetta dalla
magistratura una sentenza che dia un vero segnale. Già oggi, dopotutto, ci
sarebbe lo spazio per l’applicazione delle norme sull’omicidio con dolo
eventuale, con tutte le conseguenze del caso". Lo afferma, in un
comunicato, Roberto Cota, vice capogruppo alla Camera e segretario nazionale
della Lega Nord Piemonte. "Chi si mette alla guida ubriaco, infatti, accetta il rischio di uccidere, e questo si chiama dolo eventuale - continua nella nota il parlamentare della Lega - Un’interpretazione rigorosa delle leggi esistenti sarebbe dunque sufficiente ad inquadrare questi episodio in tutta la loro assurda gravità". Falciò 4
persone ed è gia libero Protesta a Cremona «Certezza
della pena oltre a più controlli sulle strade». È questo che l’altro ieri
sera è stato chiesto nella fiaccolata che ha visto arrivare a Cremona oltre
2000 persone, nel ricordo dei quattro
ragazzi morti nel recente incidente di Castelvetro Piacentino, travolti da un
albanese ubriaco. In religioso silenzio, a sfilare c’erano sacerdoti,
giovani, anziani, adulti, bambini. Tutti con fiaccole cartelli dai messaggi
chiari: «È ora di reagire», «Vergogna», «Non c’è sicurezza». Poi interventi al
gazebo allestito in piazza del comune. È qui che Elisa, che era fidanzata con
una delle vittime, ha voluto dire a gran voce, riferendosi al responsabile
della tragedia: «Possibile che il pm non
abbia trovato i presupposti per un provvedimento di custodia cautelare?».
Con lei Roberto Merli, papà bresciano
che anni fa ha perso sulla strada suo figlio di 14 anni. Ha tuonato: «Alla
persona che ha ucciso mio figlio hanno dato solo due mesi di sospensione della
patente». L’albanese che ha ucciso i quattro amici a Castelvetro è già libero. NOTA:
alla fine di questo lungo elenco di articoli di cronaca e di commento, permettetemi
una piccola considerazione. Oggi i
principali telegiornali nazionali hanno dato come prima notizia le notizie
sulle stragi stradali provocate da conducenti ubriachi. E’ stato
riportato il dato che attesta in Italia la percentuale degli incidenti sulle
strade legate al consumo di vino, birra
e altri alcolici tra il 30 e il 50 per cento. Un dato
che dieci anni fa in Italia scriveva forse solo il mio amico Andrea Mattei, o
qualche addetto ai lavori, come Andrea Noventa di Bergamo, che dovevano combattere contro statistiche
ufficiali che parlavano dell’uno-due per cento, solo oggi viene finalmente
ammesso e riconosciuto dai mass media. Sembra
ieri che il ministro Alemanno andava a Vinitaly ad annunciare che aveva fatto
oscurare un opuscolo divulgativo sui rischi del bere dell’Istituto Superiore di
Sanità (ed altri), perché metteva in cattiva luce le bevande alcoliche,
rischiando di danneggiare gli affari di chi le produceva e commerciava. In
quell’occasione, il ministro Alemanno dichiarò ridendo, ad una platea di
produttori di vino, che “non esiste la sbronza passiva”. I 4
minorenni morti nelle ultime ore per “sbronza passiva” danno torto all’ex
ministro. A
gridare queste cose con gli anni siamo diventati sempre più numerosi, e la
cresciuta sensibilità dell’opinione pubblica, su questa strage continua, sta
costringendo i politici ad attivarsi. Ma c’è
ancora molto lavoro da fare. Alessandro Sbarbada Il
nomade aveva cercato di evitare un posto di blocco e la macchina era capottata Schianto:
un anno e 10 mesi In fuga
dopo la rapina, finì fuori strada: morto l’amico IL
DELITTO TRENTO.
L’incidente era stato drammatico. Prima c’era stata una rapina in via Suffragio
(una catenina presa a forza di calci e pugni ad un marocchino), poi
l’accelerata per superare il posto di blocco e quindi la ruota della macchina
che tocca il cordolo dello spartitraffico di via Brennero e la Seat Ibizi si
alza in volo per sbattere prima contro un lampione poi contro la vetrata della
banca Fideuram. Era la notte fra il 9 e il 10 giugno dello scorso anno e nella
Seat morì Alessandro Pasquale, 19 anni.
Ora il giudice Pascucci con rito abbreviato ha condannato ad un anno e 10 mesi
per omicidio colposo Sidney Broidic, 22 anni, nomade come la vittima. Nello scontro
rimasero gravemente feriti ma poi si ripresero anche due fratelli, cugini di
Pasquale. Ad un
anno dalla tragedia che aveva scosso il campo nomadi di Ravina, arriva la prima
sentenza. Sentenza pesante. Un anno e
dieci mesi sono tanti e probabilmente sulla decisione del giudice deva aver
pesato in qualche modo il fatto che Broidic fosse ubriaco al volante (aveva un
tasso quasi tre volte superiore a quello consentito dalla legge) e anche il
fatto che non si sia fermato al posto di blocco. (*) Nei giorni successivi
all’incidente, mentre era ricoverato in ospedale, per Broidic arrivò la nuova
imputazione, quella per rapina aggravata e lesioni personali in concorso.
Contro di lui i carabinieri avevano raccolto molto materiale anche perché la
notte della tragedia c’era un servizio coordinato con diversi controlli che
avevano riguardato anche Broidic. (*) Nota: un anno e dieci mesi “sentenza pesante”? Fuggiva da una rapina, ad alta velocità,
guidava ubriaco, non si è fermato al posto di blocco, ha provocato un morto e
due feriti gravi e si scrive che “un anno
e dieci mesi sono tanti”? L’ADIGE In 300
alla festa di chi ha smesso con l’alcol L’Acat:
«I ragazzi e i beveroni spacciati per succhi di frutta» di CORONA PERER Oggi
sono felici: non bevono più. La famiglia in qualche caso si è sfasciata, in
altri è rinata, in altri ancora è arrivata proprio con la scelta di dire no
all’alcol. E la ritrovata serenità va festeggiata. Il gruppo Acat di
Vallagarina e Montalbano ha quindi celebrato - sui prati di Anghebeni - una grande festa analcolica. Straordinaria
la partecipazione di quest’anno. C’erano persino due pullmann venuti apposta da
Schio per unirsi agli amici trentini e lanciare insieme un messaggio: l’alcol è
uno stile di vita sbagliato che può essere corretto. Farne
|