ITALIA OGGI Stragi,
ma il governo salva il vino Prodi è
contro gli ubriachi al volante, ma un suo sottosegretario a giugno ha bocciato
il ddl Turco. Soppresso l’articolo contro la vendita di alcolici in autostrada Vite
spezzate tra sangue e asfalto. Come birilli, mandati per aria da ubriachi al
volante. L’Italia scopre l’orrore delle stragi: tre bambini muoiono sabato
notte sulla autostrada A30, una diciassettenne, Claudia Muro falciata a
Pinerolo domenica notte da uno al quale avevano ritirato la patente già tre
volte e una volta ancora gliela avevano riconsegnata. La politica, ovviamente,
reagisce. C’era da aspettarselo. Presente nel momento del dolore. E al dolore
si unisce. Versa lacrime anche il presidente del consiglio, Romano Prodi: “C’è
bisogno di una grande scossa morale e civile da parte di tutti”, dice. Sa
oppure ignora il premier che è stato proprio il suo governo attraverso il
sottosegretario alle politiche agricole, Giovanni Mongiello, lo scorso mese di
giugno a stoppare uno dei provvedimenti, ovvero la vendita di alcolici negli
autogrill, che adesso invece reclamano sia le forze di centrosinistra sia
quelle di centrodestra? Allora vinse la lobby dei viticoltori: prima gli
affari, le bottiglie dagli scaffali nel percorso a zig-zag della stazione
di servizio non si toccano. Riavvolgendo il nastro, quando i tre cuginetti
e la diciassettenne avevano un futuro davanti a loro, il governo, capitanato
dal ministro della salute Livia Turco, presenta un disegno di legge avente per
oggetto “disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi
connessi alla tutela della salute”. Un titolo freddo, burocratese, dietro il
quale c’è un po’ di tutto. C’è anche un
articolo 9 che in teoria e nei principi avrebbe potuto e potrebbe ancora
salvare vite umane. Recita
testualmente: “Nelle aree di servizio situate lungo le auto strade è vietata la
vendita e la somministrazione di bevande alcoliche”. Era gennaio. Il ddl
rimbalza tra le varie commissioni per i pareri. Arriva alla nona di palazzo
madama. Relatore del provvedimento è Daniele
Bosone. Ricorda la differenza prevista dal provvedimento tra bevande
alcoliche, ovvero con gradazione superiore a 1,2 gradi di alcol, e i
superalcolici, con gradazione superiore al 21%. E sottolinea, testuali parole,
che “la disposizione esplica evidenti
riflessi nei confronti di un comparto, quale quello vitivinicolo, che
rappresenta in generale un modello di sviluppo di grande rilievo nel contesto
dell’intero sistema agroalimentare, e che gli, effetti nei confronti degli
incidenti stradali sono in larga parte da ricondurre al consumi di
superalcolici”. Come se non bastasse, il relatore aggiunge anche che “l’articolo
9 risulta lesivo per il comparto vitivinicolo sotto il profilo economico e
ancor più sotto quello dell’immagine. In conseguenza di questa disposizione,
infatti, il vino verrebbe equiparato ai superalcolici come causa di incidenti e
sarebbe inoltre vietato anche acquistare semplici confezioni da asporto con
evidenti ricadute negative in termini economici per tutto il settore”. Di qui la proposta di esprimere parere
favorevole al provvedimento ma con riserva sull’articolo 9 che deve essere
riformulato limitando il divieto alla somministrazione di superalcolici, solo
quelli, nelle 24 ore. Considerazioni che
nel dibattito successivo vengono condivise dai senatori Marcora, ulivista, che
bolla l’articolo 9 come “un eccessivo proibizionismo anche in considerazione
delle norme già presenti nel codice della strada”, e Scarpa Bonazza Buora di
Forza Italia secondo il quale “il tema della sicurezza stradale non può
essere utilizzato per introdurre norme che penalizzerebbero eccessivamente il
settore vitivinicolo” e auspica “una soluzione scevra da imposizioni
proibizionistiche”. Le
conclusioni sono affidate al sottosegretario Mongiello che condividendo la
posizione del relatore in merito all’articolo 9, propone “di sopprimere
l’intera disposizione di tale articolo, lasciando impregiudicata ogni
ulteriore determinazione”. La
commissione all’unanimità approva il parere condizionato. Il
provvedimento di fatto si stoppa, anzi si arena. Il vino negli autogrill è
salvo, e sono salvi gli affari. Il danno economico è scongiurato. Il governo è
soddisfatto. E lo stesso governo che ieri piangeva per l’ennesima tragedia e
tra una lacrima e l’altra ha minacciato una crociata contro l’alcol, vino
compreso. Ma non se ne farà nulla. Almeno non alla luce di quanto accaduto
in commissione agricoltura al senato. (*) Autore: Emilio Gioventù (*) Nota: questo bellissimo articolo descrive
molto bene la situazione politica italiana, in materia di alcol, che denunciamo
da anni in questa rassegna. Tutti sono pronti, sull’onda di episodi che
colpiscono l’opinione pubblica, come in questi giorni, a riempire di
chiacchiere le pagine dei giornali e i servizi dei telegiornali. Salvo poi, finita la burrasca, bloccare i vari
provvedimenti sbandierati sui mass media, subordinando l’interesse collettivo,
la salute ed il benessere dei cittadini, agli interessi economici di qualche
categoria (produttori di bevande alcoliche, gestori dei locali notturni…). Si veda anche la nota al prossimo articolo. ’’E’
arrivato il momento di cambiare le cose’’ Incidenti,
Turco: ’’Giovedì incontro con produttori alcolici su etichette shock’’ (*) L’annuncio
del ministro della Salute: ’’All’esame del Senato anche una norma che prevede
il divieto della vendita di alcolici negli autogrill delle autostrade’’.
L’appello dell’Associazione Vittime della strada. Convalidato l’arresto per il
pirata della strada di Pinerolo. Di Pietro: ’’Chi beve e provoca la morte va
arrestato per omicidio volontario’’. Gasparri: ’’Errore imperdonabile abolire
la patente a punti’’. Bianchi: ’’Inasprire le sanzioni’’. Roma 17 lug. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Il ministro della Salute Livia Turco ha
’’convocato giovedì prossimo i produttori di alcolici, per discutere come
rendere concreta la proposta di etichette dissuasive sulle bottiglie’’.
Avvertenze sui danni e sui rischi, come quelle che campeggiano sui pacchetti di
sigarette. Lo ha annunciato lo stesso ministro Turco, in collegamento con
’Radio anch’io’ questa mattina su Radiouno. Etichette shock, ma non solo. ’’La prevenzione
dell’abuso di alcol - ricorda la Turco - fa parte di un programma di lavoro che
da tempo abbiamo avviato anche con le Regioni, il Piano nazionale alcol. Con i
produttori di alcolici - spiega - abbiamo molto discusso. Avevo presentato loro l’ipotesi di una regolamentazione più severa,
attraverso uno strumento legislativo, che prevedesse anche il divieto di
pubblicità. Mi hanno risposto in modo convincente, di puntare all’assunzione di
responsabilità. Li ho presi sul serio e giovedì ci vediamo per valutare
come regolamentare la pubblicità e anche la dissuasione’’ dell’abuso di
alcolici. All’esame del Senato, inoltre, c’è una norma che ’’sta a cuore’’ al
ministro: ’’l’ho presentata da un anno, prevede il divieto della vendita di
alcolici negli autogrill delle autostrade. Puo’ essere una misura efficace,
perché anche questa è una misura dissuasiva’’. In un
momento come questo, ’’di una morte così gratuita’’, come quella della ragazza
investita da un giovane alla guida in stato di ebbrezza (**) (per il quale è
stato convalidato l’arresto), per il ministro ’’c’è davvero bisogno di un
sussulto morale, ciascuno si assuma la propria responsabilità. Ma soprattutto
bisogna evitare che ci siano fatti che suscitano grandi emozioni, tutti si
prendono degli impegni e poi non cambia nulla. Invece, bisogna cambiare le
cose’’, sottolinea. Da qui,
anche l’importanza di intensificare i controlli sulle strade, ’’concentrandoli
in alcune aree e in alcuni giorni della settimana e rendendoli visibili, perché
i cittadini sappiano che guidare in stato di ebbrezza viene punito’’. L’alcol chiama anche
una riflessione sull’uso di droghe. ’’Tutte le sostanze fanno male - ribadisce
la Turco - Questo Paese pero’ ha sempre
molto enfatizzato e criminalizzato i danni provocati dall’uso dello spinello,
ma ha sempre taciuto i danni correlati all’abuso di alcol. Bisogna essere
equanimi, non per motivi ideologici, ma per una ragione d’efficacia. Ed evitare
che il consumo e l’abuso di tutte le sostanze sia considerato la strada per
essere felici’’. (*) Nota: in questo articolo vedete come il
sottotitolo sia già di per sé sufficiente a smentire il titolo. Se si volessero cambiare le cose per davvero,
si inizierebbe dal non concordare più le leggi sui problemi alcol correlati con
chi ha interesse economico a vendere quanto più alcol possibile. (**) Nota: episodi come quello di Pinerolo
avvengono con tragica continuità, come testimoniato centinaia di volte in
questa rassegna. L’unica differenza è che questa volta- finalmente - se ne è parlato di più. La lobby
colpisce ancora Ora
tutti si accorgono, anche sui giornali, che, a causa della lobby dell’industria
delle bevande alcoliche, erano sparite dal “Pacchetto Bianchi” in discussione
alla Camera, alcune norme intese ad inasprire le pene per chi provoca incidenti
stradali sotto l’effetto dell’alcol. Ad esempio, era sparito il sequestro
dell’auto in caso di incidente, ed era sparita la proibizione di vendere vino
sulle autostrade. Ora il Ministro Amato reclama la reintroduzione del
sequestro, ed addirittura il Ministro Di
Pietro invoca l’arresto del guidatore che abbia bevuto. Vedremo se queste buone
intenzioni arriveranno fino all’approvazione, ma i precedenti non incoraggiano.
Ad esempio, mentre da noi si piangono i morti per l’infernale sequenza di incidenti
causati in questi giorni dall’alcol alla guida, con poco rumore, a Bruxelles,
il Parlamento Europeo respingeva la proposta della Commissione di aumentare le
accise sulla birra e sui superalcolici. L’aumento delle imposte, come ovvio,
avrebbe scoraggiato i consumi e forse, chissà, salvato qualche vita. Ma il
Parlamento Europeo niente, ha deciso che le bevande alcoliche sono già
abbastanza care, se aumentassero ancora ne soffrirebbero le vendite. E il vino,
qualcuno domanderà ? Il vino era addirittura escluso da questa proposta,
infatti, non era nemmeno questione di aumentare le accise sul vino, dato che in
alcuni paesi, come l’Italia, non esistono nemmeno le accise sul vino. Non
esistono. Perché da noi, l’alcol etilico contenuto nel vino non è alcol
etilico, è un’altra cosa, sana e naturale. Noi, insieme ad Eurocare, avevamo appoggiato
la proposta di aumento in sede europea, chiedendo che fosse estesa al vino. Ma
non è passata nemmeno sulla birra. Quanto
dovremo ancora soffrire prima che si arrivi ad una vera, onesta presa di
coscienza dei danni causati dalle bevande alcoliche (tutte) ? Ennio
Palmesino – Presidente Associazione Italiana Club degli Alcolisti in
Trattamento Genova, 17/7/2007 Ue
ritira il ricorso contro l’India sui dazi alcolici Si è conclusa positivamente la querelle tra India e Unione europea: la prima rimuove i dazi doganali sul vino e gli alcolici europei e l’Europa ritira il ricorso presentato al Wto (World trade organization). Il caso era nato in seguito a un’indagine europea del 2005 sulle barriere al commercio internazionale, durante la quale era emerso che l’imposta addizionale del Governo indiano era pari al 264% sui vini e al 550% sui superalcolici. Le autorità di New Dehli, però, hanno aumentato i dazi sui vini a livello federale dal 100% al 150%, mitigando in parte l’effetto della riduzione. Oggi in
Duomo i funerali di Scorrano Si terranno oggi in Duomo alle 16 i funerali di Dante Scorrano, il medico
pediatra morto sabato mattina a 56 anni, travolto da un’auto sulla provinciale
della Sinistra Piave mentre faceva un giro in bicicletta con un amico. (*) Dopo
le esequie la salma sarà trasferita a Casal Velino, nel Salernitano, paese di
origine di Scorrano, dove verrà tumulata nel locale cimitero. I familiari, che
dispensano dall’invio di fiori chiedono, nel caso, di donare offerte
all’associazione di volontariato "Francesco Cucchini", che promuove e
sviluppa l’assistenza a pazienti affetti da neoplasie o da altre malattie
evolutive e irreversibili, per garantire la qualità e la dignità della vita,
secondo lo spirito delle cure palliative. Intanto dalla Procura ieri mattina è
giunto il nullaosta alla sepoltura della salma, che ha permesso di fissare la
data dei funerali. Il sostituto procuratore di turno quando è avvenuto
l’incidente, Martina Gasparini, non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia
sul corpo dello sfortunato medico, ma incaricherà un consulente esterno per stabilire
l’esatta dinamica dello scontro. È stata intanto iscritta nel registro degli
indagati la ragazza che era alla guida della Peugeot che ha investito i due
uomini, Tahyluma Avila Mesa, cubana di 23 anni, difesa dall’avvocato Stefano
Bettiol. Le cause dell’incidente in cui Scorrano ha perso la vita e l’amico
Luigi Buin è rimasto gravemente ferito, sono tutt’ora al vaglio della Polizia
stradale intervenuta per i rilievi. Buin, ricoverato in ortopedia, oggi sarà
sottoposto ad un intervento chirurgico alla gamba fratturata. L’uomo, che solo
domenica è stato informato della morte dell’amico, ha riportato anche traumi
alla faccia ma non è grave. L’incidente è avvenuto sabato poco dopo le 7.30
alla Cal di Limana. Scorrano e l’amico stavano facendo un giro in sella alle
loro mountain bike di prima mattina. Scorrano, più tardi, sarebbe rientrato nel
suo studio privato di Nogarè dove aveva appuntamento con alcuni dei suoi
piccoli pazienti. Giovedì alle 16, a Casal Velino, una seconda cerimonia alla
quale parteciperà Maria Cristina Zoleo, attualmente in vacanza in Sicilia. «Ne
approfitterò anche per abbracciare i genitori - dice il consigliere comunale -
che conosco personalmente. E poi
scriverò al ministro Alessandro Bianchi, che è venuto a Belluno a sostenere la
mia candidatura, con la cui proposta di dare il carcere a chi causa la morte
altrui guidando ubriaco sono completamente d’accordo». Simona
Pacini (*) Nota: riporto testualmente queste righe
cariche di emozione, che mi ha inviato l’amico Nello Baselice, già eletto
prossimo Presidente AICAT (in carica dal prossimo anno). Caro
Alessandro, anche
questo fine settimana di sangue ci
riempie di dolore,rabbia,angoscia per una strage infinita che non risparmia
nessuno,soprattutto i piccoli innocenti. Personalmente
questo week end mi segna nel profondo
del cuore :all’angoscia per la morte dei tre piccoli angeli di Mercato
S.Severino, sabato mattina mi ha raggiunto una notizia terribile che mi ha
squassato l’anima e ha strappato dalla
mia vita una parte importante della mia
fanciullezza e giovinezza: l’alcol, ancora lui, ha portato via per sempre
l’innocenza, la solarità, la voglia di vivere, la bellezza dell’anima di Dante,
amico e collega falciato sulla sua adorata bici sulle strade di Belluno a causa
dell’alcol. Per un
bicchiere in più, chi l’ha conosciuto, apprezzato e amato perde una persona stupenda,che ancora vediamo
correre grintoso ma corretto e leale sui
campi di calcio in riva al mare del nostro amato Cilento, molto simile nel
carattere e nell’atteggiamento al mai
troppo compianto Scirea. Non ho
nulla da aggiungere nè da suggerire: le parole sono stanche. Questa tragedia
che getta nella disperazione una bellissima comunità familiare e gli amici, mi
riaccende il ricordo di un dolore mai lenito. L’alcol, ancora lui, mi aveva già
straziato una gioiosa infanzia portandomi via un affetto grandissimo, il cui
vuoto il tempo non è riuscito mai a
riempire. Ciò che posso e sento di fare è solo ribadire
e un impegno innanzitutto con me stesso:
finchè il Padre Eterno mi darà vita, non lesinerò nessuna energia per contribuire a fermare questa infame carneficina. Nello Baselice Dan
riparte con la battaglia anti-alcol: «Fra 10 giorni metto le tende in Regione» (A.Fed.) Andrea
Dan è come Cassandra: la povera antica greca che diceva sempre la verità su
quello che sarebbe accaduto, ma non veniva mai creduta. Ma non profetessa di
sventure doveva essere considerata, ma saggia da ascoltare. Invece si sa che in Italia basta dire bianco
perchè tutti (quasi tutti) facciano nero: così
Dan chiede (da quando in un incidente è morta la sua bambina di sei anni) di
infliggere severe sanzioni a chi uccide mettendosi alla guida ubriaco, ed è
rimasto inascoltato incontrando ostacoli enormi) fino ad oggi. «Oggi
sono più sereno - ha detto ieri - perchè la stampa italiana finalmente sta
alzando i toni contro chi guida ubriaco. I giornali scrivono un giorno, poi il
morto sulla strada si dimentica». Ma i giornali non possono ripetere le cose; è la coscienza politica che è mancata nel nostro Paese, l’elaborazione pubblica dei lutti: «È per questo che il 26 e il 27 metterò le tende fuori dalla Regione, perchè non rimandino più la legge che vieta il consumo di alcool e ne vieta la vendita in fasce orarie che ormai si sa che sono quelle della morte». CITTADELLA/TOMBOLO
È successo domenica prima di mezzanotte. Per il guidatore sono scattati la
denuncia e il sequestro della patente Ubriaco
in auto rischia di uccidere tre persone Un
26enne, di nazionalità italiana, al ritorno dalla Festa della Birra di
Onara le ha investite mentre camminavano sul ciglio Tombolo (M.C.) Un ventiseienne di Cittadella è stato
denunciato a piede libero per guida in stato di ebbrezza. Domenica prima di
mezzanotte rientrando in auto dalla Festa della birra di Onara, ha investito
tre pedoni, rischiando di compiere una strage come quella accaduta solo pochi
giorni fa in Campania e in Lombardia. Fortunatamente le ferite riportate dai
tre malcapitati sono lievi, e giudicate guaribili in un periodo che va dai sei
ai dieci giorni, come accertato dai sanitari del pronto soccorso della città
murata, ma poteva davvero finire molto peggio. I rilievi sono stati eseguiti
dai carabinieri che hanno disposto il sequestro della patente di guida. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto,
il 26enne cittadino italiano aveva trascorso una parte della serata alla Festa
della birra di Onara, punto di riferimento per molti giovani della zona, che
proprio domenica sera chiudeva i battenti dopo due week-end all’insegna della
musica, del divertimenti e delle migliaia di visitatori accorsi agli stand come
avviene da anni. Il giovane, come rilevato dal test alcolemico fatto
all’ospedale, aveva bevuto un po’ troppo e superato la soglia dei 0,5 grammi di
alcol per litro di sangue. Questo deve avergli attenuato i riflessi quando si è
messo al volante dell’auto, visto che sulla strada che collega Onara a
Cittadella non si è accorto delle tre persone che camminavano lungo il ciglio. Probabilmente
sono state loro ad accorgersi del sopraggiungere del mezzo, quel tanto che
basta per gettarsi fuori dalla strada ed evitare di essere travolte in pieno.
Sono state urtate dalle vettura di striscio e così se la sono cavata con ferite
lievi. IL GIORNALE “Basta
un bicchiere di vino per annebbiare il cervello” Il
farmacologo Franco Garattini “Servono sanzioni severe e irrevocabili: il
ritiro della patente, multe salatissime, il sequestro dell’automobile,
l’espulsione dal nostro Paese per gli stranieri. Insomma, chi guida dopo aver bevuto deve sapere che rischia grosso perché può
andare incontro a una punizione che gli cambia la vita”. Franco Garattini,
direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri e membro del Comitato
nazionale di bioetica, non concede sconti a chi alza il gomito e poi si mette
al volante. Professore,
anche l’alcol piaga sociale come la droga? “Si parla di 20mila morti all’anno. La gente che beve è tanta però qui non si
tratta di abolire o proibire l’uso dell’alcol ma di disciplinare il
comportamento di chiunque si metta al volante”. A chi si
riferisce? “Innanzitutto servono severi controlli - che
ancora non ci sono - per i guidatori professionisti. Un taxista che beve è
pericoloso, così come un macchinista o un pilota. Poi devono essere predisposti
precisi accorgimenti per tutti gli automobilisti”. Ci sono
gli etilometri. “Purtroppo
io non ne ho mai visto uno. E temo fortemente che queste apparecchiature siano
pochissime così pure i controlli a campione sugli automobilisti. Se non si ferma la gente davanti ai
ristoranti o alle discoteche non si becca nessuno. Solo in caso di incidente
spunta fuori il palloncino che magari arriva dopo ore di attesa, quando la
sbornia di chi era al volante è evaporata”. A
proposito di etilometro, secondo lei la soglia fissata è corretta? “Secondo
me è fin troppo permissiva. Io sono per una concentrazione vicina allo zero:
chi deve mettersi al volante non deve bere. Anche due bicchieri di vino o un
aperitivo possono rallentare i riflessi e causare incidenti”. Il
ministro Bianchi annuncia pene più severe, anche l’arresto per chi guida
ubriaco. “Io non
credo che fare demagogia serva a qualcosa. Se si annuncia l’arresto e poi
non finisce in galera neppure l’ubriaco che ammazza tre bambini innocenti,
allora annunciare queste sanzioni non serve a nulla. Bisogna stabilire regole
certe che intacchino soprattutto il portafoglio di una persona”. Per
esempio? “Innanzitutto il ritiro della patente
permanente a chi risulta fuori dalle concentrazioni. Nei casi più gravi va
previsto anche il sequestro dell’auto e una multa non inferiore ai 10mila euro.
Insomma le sanzioni devono essere adeguate al pericolo, devono cambiare la vita
di una persona, se rimangono solo degli avvertimenti sono inefficaci”. Autore: Enza Cusmai Ma tutti
vendono alcol ai minorenni: ignorati i divieti di CARLA
MASSI DUE birre al bar non si negano a nessuno.
Neppure ai quindicenni. Nonostante esista una legge che vieta a chi ha sotto i
16 anni di ordinare e bere alcolici nei locali pubblici. Nonostante i
proprietari dei bar aderenti alla Fipe, nel loro codice deontologico, si siano
ripromessi di non servire bevande alcoliche ai giovanissimi. Ma chi controlla?
Chi chiede la carta di identità al ragazzino che tracanna birra o vino fino a
notte fonda? Chi multa il barista che non rispetta la legge? Le risposte stanno nella vita di tutti i
giorni. Nell’inchiesta che abbiamo fatto in quattro diverse realtà. Ovunque,
ai ragazzini, è stato dato ciò che hanno chiesto. Senza neppure, per scrupolo,
chiedere l’età. Perché dell’alcol e dei giovani se ne parla,
con toni d’allarme, solo quando le statistiche costringono a vedere in faccia
la realtà. Eppure, proprio i numeri parlano chiaro: nella fascia d’età tra i 16
e i 17 anni, come si legge nella relazione sul consumo di alcol del ministero
della Salute al Parlamento, l’8% dei maschi consuma alcolici tutti i giorni.
Soprattutto fuori pasto. Che vuol dire dal tardo pomeriggio all’alba senza
soluzione di continuità. Senza che nessuno abbia mai insegnato loro
l’autocontrollo. Che non vuol dire proibizionismo o gratuita persecuzione. Vorrebbe, piuttosto, dire avviare i giovanissimi alla cultura del bere, imparare a rispettare delle regole. Vere. Come, negli ultimi anni, si è cominciato a fare (seppur tra mille proteste) con il fumo. Ad oggi,per l’alcol, è stato il deserto. Fino ad ottobre scorso. Quando ci siamo trovati a fare i conti con una curiosa commistione: nella Finanziaria, per decisione del ministro della Salute Livia Turco, è infatti spuntata la lotta all’abuso di alcol. Nella legge di programmazione economica, l’articolo 90, innalzava il divieto di somministrazione dai 16 ai 18 anni (si prevedevano multe per i titolari dei locali fino a seimila euro) ed estendeva il no alla vendita di alcolici negli autogrill. Si è scatenato un vespaio, hanno protestato tutti, dagli antiproibizionisti ai produttori di vino. Risultato: l’articolo è stato stralciato per decisione degli uffici tecnici della Camera. Una disposizione, è scritto, «di carattere ordinamentale e organizzatorio che non comporta effetti finanziari né concorre in via strumentale ai fini della manovra di bilancio». Ma i sedicenni di oggi saranno i diciottenni al volante di domani. Perché non educarli? Alcol a
15 anni, prima di entrare a scuola PERUGIA - Carletto ha quindici anni, i capelli
neri, il sorriso aperto e una macchia scura nell’anima. Ha cominciato a bere un
anno fa, quando suo padre ha lasciato casa, moglie e figli. Abita fuori Perugia
e racconta quanto sia facile cadere e non riprendersi: «Trovare l’alcol è semplice - confida ad uno degli operatori degli
alcolisti anonimi - mai mi sono posto il
problema che fosse vietato ai minori di sedici anni, nessun barista mi ha mai
fermato. La mattina cominciavo presto, prima di andare a scuola. Birra,
soprattutto. Documenti? Macché. Al
supermercato invece compravo vino, ma nessuno mi ha mai detto niente. Magari
pensavano fosse per casa. Non so». Lui è un caso limite, ma non per la
difficoltà a reperire bevande ad alta gradazione. La facilità con cui l’alcol
viene somministrato in Umbria viaggia di pari passo con la statistica che vuole
il consumo raddoppiato sotto i quindici anni. Anche nei pub dei centri storici
il limite dei sedici anni non conosce soglie d’attenzione. I gin-tonic vanno anche ai tredicenni, così gli alcolici frizzanti.
Secondo una ricerca Eurispes, in Umbria la percentuale di consumatori di
alcolici dai 14 anni in poi è del 30,1 per cento per quelli che bevono 1 o 2
bicchieri di vino al giorno; l’8,5 per cento sono quelli che ne buttano giù
almeno mezzo litro; il 4,8 per cento, infine, consuma birra tutti i giorni.
Quasi il 10 per cento dichiara di ubriacarsi almeno una volta ogni tre mesi. I. Carm. “Baby”
nei bar del centro: si paga e la birra è servita di
PATRICIA FOGARACCIO PESCARA - Vuole una birra? Eccolo servito. Della serie basta chiedere. E poco male se dall’altra parte del bancone il cliente non ha neppure quindici anni. Non chiedono documenti i baristi e i locali di Pescara, non si preoccupano dei divieti di servire alcol ai minori, l’importante è soddisfare subito l’ospite. Flavio, 14 anni (e ne dimostra anche meno), entra in una delle tante pizzerie del centro, in via Venezia, a pochi metri da un istituto superiore. «Posso avere una birra?» «Certo, gliela devo aprire? Vuole un bicchiere?», fa il titolare dietro il banco. «Sì, me la apra, ma senza bicchiere, bevo dalla bottiglia». Nessun problema. Secondo tentativo, uno dei bar di lusso della Pescara chic, nel centralissimo corso Vittorio Emanuele. A servire Flavio è un cameriere distratto, parla al cellulare, prende una costosa bottiglia di birra, apribottiglie, e via salta il tappo, la “bionda” è servita. Qualche metro e Flavio prova a corso Umberto: nel primo bar che incontra, prima paga alla cassa la solita birra, poi passa al banco dove gliela servono senza tappo. Infine via Nicola Fabrizi: Flavio entra, chiede la sua birra (la decima della giornata) e per un attimo la titolare esita ma niente domande: la prende e gliela dà, questa volta senza togliere il tappo. Forse l’unico scrupolo. Magari la voleva per il papà... Sì a
vino, birra e spumante «per la festicciola fra amici» di
FRANCESCA FILIPPI ROMA - E’
un gioco da ragazzi. Si entra in un bar, in un alimentari o in un supermercato.
Poco importa se si hanno 15 anni e se ne dimostrano anche di meno. Una birra
non si nega a nessuno. Così Eduardo, classe 1991, studente modello del
liceo classico “Tasso” di Roma, riesce a farla franca. Con la scusa di voler
organizzare una festicciola per gli amici, va a fare un po’ di shopping ad alta
gradazione alcolica. Sceglie di fare acquisti in tre punti vendita della
Capitale, tutti nella centralissima piazza Bologna. Entra in un bar, dove
acquista due birre. Dall’altra parte della strada c’è un supermercato: qui
compra altre birre e una confezione di vino in cartone. (*) Quindi un negozio
di alimentari, dove la scelta cade su prosecco e di nuovo birra. L’esile
Eduardo, bermuda beige, t-shirt blu e un’aria innocente, alla fine esce con
cinque birre, una bottiglia di spumante e una confezione di vino rosso per un
totale di 16 euro e 30 centesimi. Sulla panchina del parco potrebbe darsi alla
pazza gioia, ma non lo fa. Entra in un
bar e chiede direttamente un aperitivo a base di alcol. E anche questo gli
viene servito senza batter ciglio. «Nessuno mi ha chiesto il documento di
riconoscimento, né quanti anni avessi. Le cassiere e i titolari degli esercizi
commerciali non hanno fatto obiezioni. Lo
ammetto, è stato un gioco da ragazzi, che però mi lascia l’amaro in bocca. Ho
provato a farla franca e ci sono riuscito. Mi piace bere, ma in pizzeria
con gli amici, e non ho mai esagerato. Quanti, invece, ne approfittano ogni
giorno visto che i controlli praticamente non esistono?». (*) Nota: è bene precisare come il Codice
Penale vieti la somministrazione di bevande alcoliche a chi ha meno di 16 anni
in un pubblico esercizio, quindi l’acquisto di una cassa di vino in un
supermercato è consentito anche ad un bambino di 8 anni. A norma di legge. L’aperitivo
trendy anche ai tredicenni di
GIAMPAOLO MILZI ANCONA Gli occhi di Sole, 16 anni scarsi, brillano di malizia. Esce trionfante da un bar di una piazza del centro di Ancona, impugnando con la manina un “Sex on the beach”. Lo assaggia al tavolino. Poi tocca a me finirlo, quell’aperitivo “trendy che spacca”. E lei spara «l’avevo detto che qui in città farsi una bevuta a tutte le gradazioni e le ore senza che ti chiedano uno straccio di documento d’identità è un gioco da ragazzi”. Comincia così, alle 17.30 di un martedì di mezza estate, il mini-tour a caccia di trasgressione. Stop alle 19, davanti a un “Americano” di periferia. Acquistato dalla streghetta per gioco in un caffè di Brecce Bianche, il rione sud di una Porta D’Oriente aperta ai migranti del sogno anconetano. Ma anche al sogno alcolico di quelli autoctoni troppo “teen ager” per una legge italiana cha sa di proibizionismo solo sulla carta. Altre tappe esilaranti, in 2 ore e 30 di consumazioni allegre. Ancora nell’isola pedonale, davanti alla Fontana del Calamo, Sole mi fa un fischio: «Guarda quei cinque monelli, avranno sì e no tredici anni, e si scolano una bottiglia di Borghetti (caffè sport, ndr.)». E’ sicura: «L’avranno comprata in un supermercato. Come facciamo noi prima di qualche festino casalingo, in alternativa a uno student-party in discoteca, altro posto dove i minorenni al bancone scialano». Avremmo potuto continuare l’etil-tour senza età. In scooter, verso nord. Fermarci lungo la statale 16, dopo un vino e panino, in un bar dall’insegna anonima. Uno di quelli dove anche la tribù adolescenziale del popolo della notte può carburare prima dell’eventuale ballo-sballo. Ma il gioco si sarebbe fatto troppo duro. “La vita
non dipenda da un colpo di freno mancato” di ROMANO PRODI CARO direttore, scrivo a lei e ai suoi lettori per affrontare
la tragedia quotidiana dei morti sulle strade. Lo faccio non solo sull’onda
dell’emozione provocata dagli ultimi, terribili incidenti in cui giovani vite
sono state strappate agli affetti più cari e a un futuro sereno. Da molti mesi
conservo una mail alla quale non ero e non sono ancora riuscito a dare una
risposta. Colpevolmente. Una mail alla quale oggi, attraverso il suo giornale,
voglio rispondere. A nome mio e del Governo. «Egregio
Presidente, sono la
madre di un ragazzo di 19 anni che questa notte ha perso un amico, Simo,
nell’incidente avvenuto sulla A8 alle porte di Milano. Sono ragazzi normali,
studenti universitari anche con ottimi risultati, che il sabato sera amano
divertirsi e fanno per questo piombare le loro famiglie nel panico. Simo è
uscito illeso dalla sua auto ed è stato travolto da un’altra che
sopraggiungeva. A nome della mamma di Simo e di tutte le madri come noi chiedo
che il nostro governo faccia subito qualcosa per porre fine a questa “roulette
russa”: Fate chiudere le discoteche ad un orario
decente (non oltre l’una). Vietate il consumo di alcool, come è stato
fatto con il fumo. Impedite lo spaccio di droga in questi locali.
Controllate che le leggi vengano rispettate. Perché dobbiamo sacrificare i nostri figli
alle multinazionali dell’alcool e al business dei divertimenti, nonché ai
produttori di auto sempre più veloci anche a piccole cilindrate? Ho molta
fiducia in Lei, Presidente, perché ho grande stima per la Sua serietà e il Suo
rigore. La prego faccia qualcosa, Emilia
Calloni». Da quel 12 marzo troppe altre vite si sono
spezzate e troppe mamme hanno pianto. E la signora Emilia rivive sgomenta quel
momento leggendo i giornali o seguendo ai tg storie simili e terribili. Potrei
facilmente dire, numeri alla mano, che il nostro Governo ha intensificato i
controlli, ha approvato investimenti per rendere più sicure le strade, ha dato
vita a un disegno di legge che dopo il sì della Camera si appresta all’esame
del Senato e ancora, e ancora. Ma so che non basta. Non basta a chi ha perso un
ragazzo per la stupidità criminale di un automobilista senza coscienza o per un
attimo di follia dovuto all’ebbrezza della velocità. Non basta perché non deve
mai bastare, quando c’è di mezzo la vita. Quello
che dobbiamo imparare a scrivere, insieme a leggi severe e a norme
comportamentali rispettate dalle case automobilistiche come dai produttori di
alcolici o dai gestori dei luoghi di svago, è un nuovo concetto di sicurezza.
Dobbiamo insegnarla nelle scuole, dobbiamo farla entrare nelle discussioni
familiari, dobbiamo portarla nei luoghi dove gli incidenti lasciano tracce
altrettanto dolorose: gli ospedali, i centri di riabilitazione, gli istituti di
pena. C’è bisogno di una grande scossa morale e
civica da parte di tutti. Considero scontato che anche l’opposizione sia – come
accaduto alla Camera – responsabilmente attiva nel procedere al varo delle
nuove norme sulla sicurezza stradale. Ma mi appello ugualmente al Parlamento
affinché si dimentichino le appartenenze e si lavori uniti. Arrivo a dire che,
se possibile, queste nuove norme siano addirittura rafforzate, senza tenere in
conto pressioni esterne e senza guardare l’appartenenza politica di chi propone
una buona e concreta idea. Ogni settimana si contano le vittime del
weekend e si elaborano fredde statistiche nel vano tentativo di pensare che
comunque ci siano elementi positivi da valutare: nel 2006 era andata così, ma
nel 2005 invece... Invece basta! Ogni vittima, ogni sola vittima, è una
sconfitta per il vivere civile. C’è bisogno di un clima nuovo nel Paese, non
solo nella politica o fra le istituzioni. E’ il nostro agire quotidiano che
deve diventare lo specchio di un Paese migliore, nei piccoli come nei grandi
gesti. Abbiamo tutti grandi responsabilità. Chi
governa deve proporre leggi e farle rispettare con fermezza e univocità di
comportamenti. Dalle famiglie e dalla scuola, ma anche dai mezzi di
informazione come il suo, mi aspetto altrettanto, mai come questa volta. Perché
la vita non può dipendere da un colpo di freno mancato. (*) (*) Nota: vedete come a delle proposte
precisissime, scritte da una mamma al Presidente del Consiglio, non ci siano
altro che risposte vaghe e indefinite, che lasciano il tempo che trovano. Da anni si va avanti così, che governi l’uno o
che governi quell’altro, a forza di chiacchiere e propaganda, salvo poi non
fare nulla di concreto per la prevenzione dei problemi alcol correlati, per non
disturbare i produttori di vino, birra e alcolici. Salvo poi, magari, tagliare i fondi agli organi di Polizia, quelli che a parole tutti vorrebbero facessero più controlli, e magari, se sono fortunati ad avere un etilometro, non hanno nemmeno i soldi per curarne la manutenzione… Strade
sicure, l’esempio dell’Europa di PAOLO
GRALDI UN colpo di frusta, un pugno nello stomaco,
uno scossone senza riguardi per nessuno. Si può definire in tanti modi la
lettera che il premier Romano Prodi ha indirizzato al Messaggero per coniugarsi
con determinazione ad una campagna martellante che il giornale porta avanti
contro i pirati della strada, gli ubriachi assassini, gli assatanati della
velocità. Ma anche contro le carenze legislative, i buchi, i vuoti, le
dimenticanze, le incongruenze. Come
tutte le emergenze nazionali anche questa dello spaventoso tributo di sangue
che si lascia sulle strade non ha niente di nuovo: è tutto antico, visto,
rivisto, sofferto mille e mille volte, stigmatizzato ad ogni lutto e come ogni
lutto sepolto in una memoria che stenta a diventare collettiva, consapevole,
severamente rigorosa. Ogni stagione soltanto i numeri delle vittime si
aggiornano e si gonfiano nell
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