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Rassegna stampa Alcol e guida del 17 luglio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

ITALIA OGGI

Stragi, ma il governo salva il vino

Prodi è contro gli ubriachi al volante, ma un suo sottosegretario a giugno ha bocciato il ddl Turco. Soppresso l’articolo contro la vendita di alcolici in autostrada

 Vite spezzate tra sangue e asfalto. Come birilli, mandati per aria da ubriachi al volante. L’Italia scopre l’orrore delle stragi: tre bambini muoiono sabato notte sulla autostrada A30, una diciassettenne, Claudia Muro falciata a Pinerolo domenica notte da uno al quale avevano ritirato la patente già tre volte e una volta ancora gliela avevano riconsegnata. La politica, ovviamente, reagisce. C’era da aspettarselo. Presente nel momento del dolore. E al dolore si unisce. Versa lacrime anche il presidente del consiglio, Romano Prodi: “C’è bisogno di una grande scossa morale e civile da parte di tutti”, dice.

Sa oppure ignora il premier che è stato proprio il suo governo attraverso il sottosegretario alle politiche agricole, Giovanni Mongiello, lo scorso mese di giugno a stoppare uno dei provvedimenti, ovvero la vendita di alcolici negli autogrill, che adesso invece reclamano sia le forze di centrosinistra sia quelle di centrodestra? Allora vinse la lobby dei viticoltori: prima gli affari, le bottiglie dagli scaffali nel percorso a zig-zag della stazione di servizio non si toccano.

Riavvolgendo il nastro, quando i tre cuginetti e la diciassettenne avevano un futuro davanti a loro, il governo, capitanato dal ministro della salute Livia Turco, presenta un disegno di legge avente per oggetto “disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della salute”. Un titolo freddo, burocratese, dietro il quale c’è un po’ di tutto. C’è anche un articolo 9 che in teoria e nei principi avrebbe potuto e potrebbe ancora salvare vite umane.

Recita testualmente: “Nelle aree di servizio situate lungo le auto strade è vietata la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche”. Era gennaio. Il ddl rimbalza tra le varie commissioni per i pareri. Arriva alla nona di palazzo madama. Relatore del provvedimento è Daniele Bosone. Ricorda la differenza prevista dal provvedimento tra bevande alcoliche, ovvero con gradazione superiore a 1,2 gradi di alcol, e i superalcolici, con gradazione superiore al 21%. E sottolinea, testuali parole, che “la disposizione esplica evidenti riflessi nei confronti di un comparto, quale quello vitivinicolo, che rappresenta in generale un modello di sviluppo di grande rilievo nel contesto dell’intero sistema agroalimentare, e che gli, effetti nei confronti degli incidenti stradali sono in larga parte da ricondurre al consumi di superalcolici”. Come se non bastasse, il relatore aggiunge anche che “l’articolo 9 risulta lesivo per il comparto vitivinicolo sotto il profilo economico e ancor più sotto quello dell’immagine. In conseguenza di questa disposizione, infatti, il vino verrebbe equiparato ai superalcolici come causa di incidenti e sarebbe inoltre vietato anche acquistare semplici confezioni da asporto con evidenti ricadute negative in termini economici per tutto il settore”.

Di qui la proposta di esprimere parere favorevole al provvedimento ma con riserva sull’articolo 9 che deve essere riformulato limitando il divieto alla somministrazione di superalcolici, solo quelli, nelle 24 ore. Considerazioni che nel dibattito successivo vengono condivise dai senatori Marcora, ulivista, che bolla l’articolo 9 come “un eccessivo proibizionismo anche in considerazione delle norme già presenti nel codice della strada”, e Scarpa Bonazza Buora di Forza Italia secondo il quale “il tema della sicurezza stradale non può essere utilizzato per introdurre norme che penalizzerebbero eccessivamente il settore vitivinicolo” e auspica “una soluzione scevra da imposizioni proibizionistiche”.

Le conclusioni sono affidate al sottosegretario Mongiello che condividendo la posizione del relatore in merito all’articolo 9, propone “di sopprimere l’intera disposizione di tale articolo, lasciando impregiudicata ogni ulteriore determinazione”.

La commissione all’unanimità approva il parere condizionato. Il provvedimento di fatto si stoppa, anzi si arena. Il vino negli autogrill è salvo, e sono salvi gli affari. Il danno economico è scongiurato. Il governo è soddisfatto. E lo stesso governo che ieri piangeva per l’ennesima tragedia e tra una lacrima e l’altra ha minacciato una crociata contro l’alcol, vino compreso. Ma non se ne farà nulla. Almeno non alla luce di quanto accaduto in commissione agricoltura al senato. (*)

Autore: Emilio Gioventù

(*) Nota: questo bellissimo articolo descrive molto bene la situazione politica italiana, in materia di alcol, che denunciamo da anni in questa rassegna.

Tutti sono pronti, sull’onda di episodi che colpiscono l’opinione pubblica, come in questi giorni, a riempire di chiacchiere le pagine dei giornali e i servizi dei telegiornali.

Salvo poi, finita la burrasca, bloccare i vari provvedimenti sbandierati sui mass media, subordinando l’interesse collettivo, la salute ed il benessere dei cittadini, agli interessi economici di qualche categoria (produttori di bevande alcoliche, gestori dei locali notturni…).

Si veda anche la nota al prossimo articolo.


ADNKRONOS

’’E’ arrivato il momento di cambiare le cose’’

Incidenti, Turco: ’’Giovedì incontro con produttori alcolici su etichette shock’’ (*)

L’annuncio del ministro della Salute: ’’All’esame del Senato anche una norma che prevede il divieto della vendita di alcolici negli autogrill delle autostrade’’. L’appello dell’Associazione Vittime della strada. Convalidato l’arresto per il pirata della strada di Pinerolo. Di Pietro: ’’Chi beve e provoca la morte va arrestato per omicidio volontario’’. Gasparri: ’’Errore imperdonabile abolire la patente a punti’’. Bianchi: ’’Inasprire le sanzioni’’.

Roma 17 lug. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Il ministro della Salute Livia Turco ha ’’convocato giovedì prossimo i produttori di alcolici, per discutere come rendere concreta la proposta di etichette dissuasive sulle bottiglie’’. Avvertenze sui danni e sui rischi, come quelle che campeggiano sui pacchetti di sigarette. Lo ha annunciato lo stesso ministro Turco, in collegamento con ’Radio anch’io’ questa mattina su Radiouno.

Etichette shock, ma non solo. ’’La prevenzione dell’abuso di alcol - ricorda la Turco - fa parte di un programma di lavoro che da tempo abbiamo avviato anche con le Regioni, il Piano nazionale alcol. Con i produttori di alcolici - spiega - abbiamo molto discusso. Avevo presentato loro l’ipotesi di una regolamentazione più severa, attraverso uno strumento legislativo, che prevedesse anche il divieto di pubblicità. Mi hanno risposto in modo convincente, di puntare all’assunzione di responsabilità. Li ho presi sul serio e giovedì ci vediamo per valutare come regolamentare la pubblicità e anche la dissuasione’’ dell’abuso di alcolici. All’esame del Senato, inoltre, c’è una norma che ’’sta a cuore’’ al ministro: ’’l’ho presentata da un anno, prevede il divieto della vendita di alcolici negli autogrill delle autostrade. Puo’ essere una misura efficace, perché anche questa è una misura dissuasiva’’.

In un momento come questo, ’’di una morte così gratuita’’, come quella della ragazza investita da un giovane alla guida in stato di ebbrezza (**) (per il quale è stato convalidato l’arresto), per il ministro ’’c’è davvero bisogno di un sussulto morale, ciascuno si assuma la propria responsabilità. Ma soprattutto bisogna evitare che ci siano fatti che suscitano grandi emozioni, tutti si prendono degli impegni e poi non cambia nulla. Invece, bisogna cambiare le cose’’, sottolinea.

Da qui, anche l’importanza di intensificare i controlli sulle strade, ’’concentrandoli in alcune aree e in alcuni giorni della settimana e rendendoli visibili, perché i cittadini sappiano che guidare in stato di ebbrezza viene punito’’. L’alcol chiama anche una riflessione sull’uso di droghe. ’’Tutte le sostanze fanno male - ribadisce la Turco - Questo Paese pero’ ha sempre molto enfatizzato e criminalizzato i danni provocati dall’uso dello spinello, ma ha sempre taciuto i danni correlati all’abuso di alcol. Bisogna essere equanimi, non per motivi ideologici, ma per una ragione d’efficacia. Ed evitare che il consumo e l’abuso di tutte le sostanze sia considerato la strada per essere felici’’.

(*) Nota: in questo articolo vedete come il sottotitolo sia già di per sé sufficiente a smentire il titolo.

Se si volessero cambiare le cose per davvero, si inizierebbe dal non concordare più le leggi sui problemi alcol correlati con chi ha interesse economico a vendere quanto più alcol possibile.

(**) Nota: episodi come quello di Pinerolo avvengono con tragica continuità, come testimoniato centinaia di volte in questa rassegna.

L’unica differenza è che questa volta- finalmente - se ne è parlato di più.


COMUNICATO AICAT

La lobby colpisce ancora

Ora tutti si accorgono, anche sui giornali, che, a causa della lobby dell’industria delle bevande alcoliche, erano sparite dal “Pacchetto Bianchi” in discussione alla Camera, alcune norme intese ad inasprire le pene per chi provoca incidenti stradali sotto l’effetto dell’alcol. Ad esempio, era sparito il sequestro dell’auto in caso di incidente, ed era sparita la proibizione di vendere vino sulle autostrade. Ora il Ministro Amato reclama la reintroduzione del sequestro, ed addirittura il Ministro Di Pietro invoca l’arresto del guidatore che abbia bevuto. Vedremo se queste buone intenzioni arriveranno fino all’approvazione, ma i precedenti non incoraggiano.

Ad esempio, mentre da noi si piangono i morti per l’infernale sequenza di incidenti causati in questi giorni dall’alcol alla guida, con poco rumore, a Bruxelles, il Parlamento Europeo respingeva la proposta della Commissione di aumentare le accise sulla birra e sui superalcolici. L’aumento delle imposte, come ovvio, avrebbe scoraggiato i consumi e forse, chissà, salvato qualche vita. Ma il Parlamento Europeo niente, ha deciso che le bevande alcoliche sono già abbastanza care, se aumentassero ancora ne soffrirebbero le vendite. E il vino, qualcuno domanderà ? Il vino era addirittura escluso da questa proposta, infatti, non era nemmeno questione di aumentare le accise sul vino, dato che in alcuni paesi, come l’Italia, non esistono nemmeno le accise sul vino. Non esistono. Perché da noi, l’alcol etilico contenuto nel vino non è alcol etilico, è un’altra cosa, sana e naturale.

Noi, insieme ad Eurocare, avevamo appoggiato la proposta di aumento in sede europea, chiedendo che fosse estesa al vino. Ma non è passata nemmeno sulla birra. Quanto dovremo ancora soffrire prima che si arrivi ad una vera, onesta presa di coscienza dei danni causati dalle bevande alcoliche (tutte) ?

Ennio Palmesino – Presidente Associazione Italiana Club degli Alcolisti in Trattamento

Genova, 17/7/2007


IL SOLE 24 ORE

Ue ritira il ricorso contro l’India sui dazi alcolici

 Si è conclusa positivamente la querelle tra India e Unione europea: la prima rimuove i dazi doganali sul vino e gli alcolici europei e l’Europa ritira il ricorso presentato al Wto (World trade organization). Il caso era nato in seguito a un’indagine europea del 2005 sulle barriere al commercio internazionale, durante la quale era emerso che l’imposta addizionale del Governo indiano era pari al 264% sui vini e al 550% sui superalcolici. Le autorità di New Dehli, però, hanno aumentato i dazi sui vini a livello federale dal 100% al 150%, mitigando in parte l’effetto della riduzione.


IL GAZZETTINO (Belluno)

Oggi in Duomo i funerali di Scorrano

Si terranno oggi in Duomo alle 16 i funerali di Dante Scorrano, il medico pediatra morto sabato mattina a 56 anni, travolto da un’auto sulla provinciale della Sinistra Piave mentre faceva un giro in bicicletta con un amico. (*) Dopo le esequie la salma sarà trasferita a Casal Velino, nel Salernitano, paese di origine di Scorrano, dove verrà tumulata nel locale cimitero. I familiari, che dispensano dall’invio di fiori chiedono, nel caso, di donare offerte all’associazione di volontariato "Francesco Cucchini", che promuove e sviluppa l’assistenza a pazienti affetti da neoplasie o da altre malattie evolutive e irreversibili, per garantire la qualità e la dignità della vita, secondo lo spirito delle cure palliative. Intanto dalla Procura ieri mattina è giunto il nullaosta alla sepoltura della salma, che ha permesso di fissare la data dei funerali. Il sostituto procuratore di turno quando è avvenuto l’incidente, Martina Gasparini, non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia sul corpo dello sfortunato medico, ma incaricherà un consulente esterno per stabilire l’esatta dinamica dello scontro. È stata intanto iscritta nel registro degli indagati la ragazza che era alla guida della Peugeot che ha investito i due uomini, Tahyluma Avila Mesa, cubana di 23 anni, difesa dall’avvocato Stefano Bettiol. Le cause dell’incidente in cui Scorrano ha perso la vita e l’amico Luigi Buin è rimasto gravemente ferito, sono tutt’ora al vaglio della Polizia stradale intervenuta per i rilievi. Buin, ricoverato in ortopedia, oggi sarà sottoposto ad un intervento chirurgico alla gamba fratturata. L’uomo, che solo domenica è stato informato della morte dell’amico, ha riportato anche traumi alla faccia ma non è grave. L’incidente è avvenuto sabato poco dopo le 7.30 alla Cal di Limana. Scorrano e l’amico stavano facendo un giro in sella alle loro mountain bike di prima mattina. Scorrano, più tardi, sarebbe rientrato nel suo studio privato di Nogarè dove aveva appuntamento con alcuni dei suoi piccoli pazienti. Giovedì alle 16, a Casal Velino, una seconda cerimonia alla quale parteciperà Maria Cristina Zoleo, attualmente in vacanza in Sicilia. «Ne approfitterò anche per abbracciare i genitori - dice il consigliere comunale - che conosco personalmente. E poi scriverò al ministro Alessandro Bianchi, che è venuto a Belluno a sostenere la mia candidatura, con la cui proposta di dare il carcere a chi causa la morte altrui guidando ubriaco sono completamente d’accordo».

Simona Pacini

(*) Nota: riporto testualmente queste righe cariche di emozione, che mi ha inviato l’amico Nello Baselice, già eletto prossimo Presidente AICAT (in carica dal prossimo anno).

 Caro Alessandro,

anche questo fine settimana di sangue ci riempie di dolore,rabbia,angoscia per una strage infinita che non risparmia nessuno,soprattutto i piccoli innocenti.

Personalmente questo week end mi segna nel profondo del cuore :all’angoscia per la morte dei tre piccoli angeli di Mercato S.Severino, sabato mattina mi ha raggiunto una notizia terribile che mi ha squassato l’anima e ha strappato dalla mia vita una parte importante della mia fanciullezza e giovinezza:

l’alcol, ancora lui, ha portato via per sempre l’innocenza, la solarità, la voglia di vivere, la bellezza dell’anima di Dante, amico e collega falciato sulla sua adorata bici sulle strade di Belluno a causa dell’alcol.

Per un bicchiere in più, chi l’ha conosciuto, apprezzato e amato perde una persona stupenda,che ancora vediamo correre grintoso ma corretto e leale sui campi di calcio in riva al mare del nostro amato Cilento, molto simile nel carattere e nell’atteggiamento al mai troppo compianto Scirea. 

Non ho nulla da aggiungere nè da suggerire: le parole sono stanche. Questa tragedia che getta nella disperazione una bellissima comunità familiare e gli amici, mi riaccende il ricordo di un dolore mai lenito. L’alcol, ancora lui, mi aveva già straziato una gioiosa infanzia portandomi via un affetto grandissimo, il cui vuoto il tempo non è riuscito mai a riempire.

 Ciò che posso e sento di fare è solo ribadire e un impegno innanzitutto con me stesso: finchè il Padre Eterno mi darà vita, non lesinerò nessuna energia per contribuire a fermare questa infame carneficina.

Nello Baselice


IL GAZZETTINO (Treviso)

Dan riparte con la battaglia anti-alcol: «Fra 10 giorni metto le tende in Regione»

(A.Fed.) Andrea Dan è come Cassandra: la povera antica greca che diceva sempre la verità su quello che sarebbe accaduto, ma non veniva mai creduta. Ma non profetessa di sventure doveva essere considerata, ma saggia da ascoltare.

Invece si sa che in Italia basta dire bianco perchè tutti (quasi tutti) facciano nero: così Dan chiede (da quando in un incidente è morta la sua bambina di sei anni) di infliggere severe sanzioni a chi uccide mettendosi alla guida ubriaco, ed è rimasto inascoltato incontrando ostacoli enormi) fino ad oggi.

«Oggi sono più sereno - ha detto ieri - perchè la stampa italiana finalmente sta alzando i toni contro chi guida ubriaco. I giornali scrivono un giorno, poi il morto sulla strada si dimentica».

Ma i giornali non possono ripetere le cose; è la coscienza politica che è mancata nel nostro Paese, l’elaborazione pubblica dei lutti: «È per questo che il 26 e il 27 metterò le tende fuori dalla Regione, perchè non rimandino più la legge che vieta il consumo di alcool e ne vieta la vendita in fasce orarie che ormai si sa che sono quelle della morte».


IL GAZZETTINO (Padova)

CITTADELLA/TOMBOLO È successo domenica prima di mezzanotte. Per il guidatore sono scattati la denuncia e il sequestro della patente 

Ubriaco in auto rischia di uccidere tre persone 

Un 26enne, di nazionalità italiana, al ritorno dalla Festa della Birra di Onara le ha investite mentre camminavano sul ciglio

Tombolo

(M.C.) Un ventiseienne di Cittadella è stato denunciato a piede libero per guida in stato di ebbrezza. Domenica prima di mezzanotte rientrando in auto dalla Festa della birra di Onara, ha investito tre pedoni, rischiando di compiere una strage come quella accaduta solo pochi giorni fa in Campania e in Lombardia. Fortunatamente le ferite riportate dai tre malcapitati sono lievi, e giudicate guaribili in un periodo che va dai sei ai dieci giorni, come accertato dai sanitari del pronto soccorso della città murata, ma poteva davvero finire molto peggio. I rilievi sono stati eseguiti dai carabinieri che hanno disposto il sequestro della patente di guida.

Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, il 26enne cittadino italiano aveva trascorso una parte della serata alla Festa della birra di Onara, punto di riferimento per molti giovani della zona, che proprio domenica sera chiudeva i battenti dopo due week-end all’insegna della musica, del divertimenti e delle migliaia di visitatori accorsi agli stand come avviene da anni. Il giovane, come rilevato dal test alcolemico fatto all’ospedale, aveva bevuto un po’ troppo e superato la soglia dei 0,5 grammi di alcol per litro di sangue. Questo deve avergli attenuato i riflessi quando si è messo al volante dell’auto, visto che sulla strada che collega Onara a Cittadella non si è accorto delle tre persone che camminavano lungo il ciglio. Probabilmente sono state loro ad accorgersi del sopraggiungere del mezzo, quel tanto che basta per gettarsi fuori dalla strada ed evitare di essere travolte in pieno. Sono state urtate dalle vettura di striscio e così se la sono cavata con ferite lievi.


IL GIORNALE

“Basta un bicchiere di vino per annebbiare il cervello”

Il farmacologo Franco Garattini

 “Servono sanzioni severe e irrevocabili: il ritiro della patente, multe salatissime, il sequestro dell’automobile, l’espulsione dal nostro Paese per gli stranieri. Insomma, chi guida dopo aver bevuto deve sapere che rischia grosso perché può andare incontro a una punizione che gli cambia la vita”. Franco Garattini, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri e membro del Comitato nazionale di bioetica, non concede sconti a chi alza il gomito e poi si mette al volante.

Professore, anche l’alcol piaga sociale come la droga?

“Si parla di 20mila morti all’anno. La gente che beve è tanta però qui non si tratta di abolire o proibire l’uso dell’alcol ma di disciplinare il comportamento di chiunque si metta al volante”.

A chi si riferisce?

“Innanzitutto servono severi controlli - che ancora non ci sono - per i guidatori professionisti. Un taxista che beve è pericoloso, così come un macchinista o un pilota. Poi devono essere predisposti precisi accorgimenti per tutti gli automobilisti”.

Ci sono gli etilometri.

“Purtroppo io non ne ho mai visto uno. E temo fortemente che queste apparecchiature siano pochissime così pure i controlli a campione sugli automobilisti. Se non si ferma la gente davanti ai ristoranti o alle discoteche non si becca nessuno. Solo in caso di incidente spunta fuori il palloncino che magari arriva dopo ore di attesa, quando la sbornia di chi era al volante è evaporata”.

A proposito di etilometro, secondo lei la soglia fissata è corretta?

Secondo me è fin troppo permissiva. Io sono per una concentrazione vicina allo zero: chi deve mettersi al volante non deve bere. Anche due bicchieri di vino o un aperitivo possono rallentare i riflessi e causare incidenti”.

Il ministro Bianchi annuncia pene più severe, anche l’arresto per chi guida ubriaco.

Io non credo che fare demagogia serva a qualcosa. Se si annuncia l’arresto e poi non finisce in galera neppure l’ubriaco che ammazza tre bambini innocenti, allora annunciare queste sanzioni non serve a nulla. Bisogna stabilire regole certe che intacchino soprattutto il portafoglio di una persona”.

Per esempio?

“Innanzitutto il ritiro della patente permanente a chi risulta fuori dalle concentrazioni. Nei casi più gravi va previsto anche il sequestro dell’auto e una multa non inferiore ai 10mila euro. Insomma le sanzioni devono essere adeguate al pericolo, devono cambiare la vita di una persona, se rimangono solo degli avvertimenti sono inefficaci”.

Autore: Enza Cusmai


IL MESSAGGERO

Ma tutti vendono alcol ai minorenni: ignorati i divieti

di CARLA MASSI

DUE birre al bar non si negano a nessuno. Neppure ai quindicenni. Nonostante esista una legge che vieta a chi ha sotto i 16 anni di ordinare e bere alcolici nei locali pubblici. Nonostante i proprietari dei bar aderenti alla Fipe, nel loro codice deontologico, si siano ripromessi di non servire bevande alcoliche ai giovanissimi. Ma chi controlla? Chi chiede la carta di identità al ragazzino che tracanna birra o vino fino a notte fonda? Chi multa il barista che non rispetta la legge? Le risposte stanno nella vita di tutti i giorni. Nell’inchiesta che abbiamo fatto in quattro diverse realtà. Ovunque, ai ragazzini, è stato dato ciò che hanno chiesto. Senza neppure, per scrupolo, chiedere l’età.

Perché dell’alcol e dei giovani se ne parla, con toni d’allarme, solo quando le statistiche costringono a vedere in faccia la realtà. Eppure, proprio i numeri parlano chiaro: nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni, come si legge nella relazione sul consumo di alcol del ministero della Salute al Parlamento, l’8% dei maschi consuma alcolici tutti i giorni. Soprattutto fuori pasto. Che vuol dire dal tardo pomeriggio all’alba senza soluzione di continuità. Senza che nessuno abbia mai insegnato loro l’autocontrollo. Che non vuol dire proibizionismo o gratuita persecuzione.

Vorrebbe, piuttosto, dire avviare i giovanissimi alla cultura del bere, imparare a rispettare delle regole. Vere. Come, negli ultimi anni, si è cominciato a fare (seppur tra mille proteste) con il fumo. Ad oggi,per l’alcol, è stato il deserto. Fino ad ottobre scorso. Quando ci siamo trovati a fare i conti con una curiosa commistione: nella Finanziaria, per decisione del ministro della Salute Livia Turco, è infatti spuntata la lotta all’abuso di alcol. Nella legge di programmazione economica, l’articolo 90, innalzava il divieto di somministrazione dai 16 ai 18 anni (si prevedevano multe per i titolari dei locali fino a seimila euro) ed estendeva il no alla vendita di alcolici negli autogrill. Si è scatenato un vespaio, hanno protestato tutti, dagli antiproibizionisti ai produttori di vino. Risultato: l’articolo è stato stralciato per decisione degli uffici tecnici della Camera. Una disposizione, è scritto, «di carattere ordinamentale e organizzatorio che non comporta effetti finanziari né concorre in via strumentale ai fini della manovra di bilancio». Ma i sedicenni di oggi saranno i diciottenni al volante di domani. Perché non educarli?


IL MESSAGGERO

Alcol a 15 anni, prima di entrare a scuola

PERUGIA - Carletto ha quindici anni, i capelli neri, il sorriso aperto e una macchia scura nell’anima. Ha cominciato a bere un anno fa, quando suo padre ha lasciato casa, moglie e figli. Abita fuori Perugia e racconta quanto sia facile cadere e non riprendersi: «Trovare l’alcol è semplice - confida ad uno degli operatori degli alcolisti anonimi - mai mi sono posto il problema che fosse vietato ai minori di sedici anni, nessun barista mi ha mai fermato. La mattina cominciavo presto, prima di andare a scuola. Birra, soprattutto. Documenti? Macché. Al supermercato invece compravo vino, ma nessuno mi ha mai detto niente. Magari pensavano fosse per casa. Non so». Lui è un caso limite, ma non per la difficoltà a reperire bevande ad alta gradazione. La facilità con cui l’alcol viene somministrato in Umbria viaggia di pari passo con la statistica che vuole il consumo raddoppiato sotto i quindici anni. Anche nei pub dei centri storici il limite dei sedici anni non conosce soglie d’attenzione. I gin-tonic vanno anche ai tredicenni, così gli alcolici frizzanti. Secondo una ricerca Eurispes, in Umbria la percentuale di consumatori di alcolici dai 14 anni in poi è del 30,1 per cento per quelli che bevono 1 o 2 bicchieri di vino al giorno; l’8,5 per cento sono quelli che ne buttano giù almeno mezzo litro; il 4,8 per cento, infine, consuma birra tutti i giorni. Quasi il 10 per cento dichiara di ubriacarsi almeno una volta ogni tre mesi.

I. Carm.


IL MESSAGGERO

“Baby” nei bar del centro: si paga e la birra è servita

di PATRICIA FOGARACCIO

PESCARA - Vuole una birra? Eccolo servito. Della serie basta chiedere. E poco male se dall’altra parte del bancone il cliente non ha neppure quindici anni. Non chiedono documenti i baristi e i locali di Pescara, non si preoccupano dei divieti di servire alcol ai minori, l’importante è soddisfare subito l’ospite. Flavio, 14 anni (e ne dimostra anche meno), entra in una delle tante pizzerie del centro, in via Venezia, a pochi metri da un istituto superiore. «Posso avere una birra?» «Certo, gliela devo aprire? Vuole un bicchiere?», fa il titolare dietro il banco. «Sì, me la apra, ma senza bicchiere, bevo dalla bottiglia». Nessun problema. Secondo tentativo, uno dei bar di lusso della Pescara chic, nel centralissimo corso Vittorio Emanuele. A servire Flavio è un cameriere distratto, parla al cellulare, prende una costosa bottiglia di birra, apribottiglie, e via salta il tappo, la “bionda” è servita. Qualche metro e Flavio prova a corso Umberto: nel primo bar che incontra, prima paga alla cassa la solita birra, poi passa al banco dove gliela servono senza tappo. Infine via Nicola Fabrizi: Flavio entra, chiede la sua birra (la decima della giornata) e per un attimo la titolare esita ma niente domande: la prende e gliela dà, questa volta senza togliere il tappo. Forse l’unico scrupolo. Magari la voleva per il papà...


IL MESSAGGERO

Sì a vino, birra e spumante «per la festicciola fra amici»

di FRANCESCA FILIPPI

ROMA - E’ un gioco da ragazzi. Si entra in un bar, in un alimentari o in un supermercato. Poco importa se si hanno 15 anni e se ne dimostrano anche di meno. Una birra non si nega a nessuno. Così Eduardo, classe 1991, studente modello del liceo classico “Tasso” di Roma, riesce a farla franca. Con la scusa di voler organizzare una festicciola per gli amici, va a fare un po’ di shopping ad alta gradazione alcolica. Sceglie di fare acquisti in tre punti vendita della Capitale, tutti nella centralissima piazza Bologna. Entra in un bar, dove acquista due birre. Dall’altra parte della strada c’è un supermercato: qui compra altre birre e una confezione di vino in cartone. (*) Quindi un negozio di alimentari, dove la scelta cade su prosecco e di nuovo birra. L’esile Eduardo, bermuda beige, t-shirt blu e un’aria innocente, alla fine esce con cinque birre, una bottiglia di spumante e una confezione di vino rosso per un totale di 16 euro e 30 centesimi. Sulla panchina del parco potrebbe darsi alla pazza gioia, ma non lo fa. Entra in un bar e chiede direttamente un aperitivo a base di alcol. E anche questo gli viene servito senza batter ciglio.

«Nessuno mi ha chiesto il documento di riconoscimento, né quanti anni avessi. Le cassiere e i titolari degli esercizi commerciali non hanno fatto obiezioni. Lo ammetto, è stato un gioco da ragazzi, che però mi lascia l’amaro in bocca. Ho provato a farla franca e ci sono riuscito. Mi piace bere, ma in pizzeria con gli amici, e non ho mai esagerato. Quanti, invece, ne approfittano ogni giorno visto che i controlli praticamente non esistono?».

(*) Nota: è bene precisare come il Codice Penale vieti la somministrazione di bevande alcoliche a chi ha meno di 16 anni in un pubblico esercizio, quindi l’acquisto di una cassa di vino in un supermercato è consentito anche ad un bambino di 8 anni.

A norma di legge.


IL MESSAGGERO

L’aperitivo trendy anche ai tredicenni

di GIAMPAOLO MILZI

ANCONA Gli occhi di Sole, 16 anni scarsi, brillano di malizia. Esce trionfante da un bar di una piazza del centro di Ancona, impugnando con la manina un “Sex on the beach”. Lo assaggia al tavolino. Poi tocca a me finirlo, quell’aperitivo “trendy che spacca”. E lei spara «l’avevo detto che qui in città farsi una bevuta a tutte le gradazioni e le ore senza che ti chiedano uno straccio di documento d’identità è un gioco da ragazzi”. Comincia così, alle 17.30 di un martedì di mezza estate, il mini-tour a caccia di trasgressione. Stop alle 19, davanti a un “Americano” di periferia. Acquistato dalla streghetta per gioco in un caffè di Brecce Bianche, il rione sud di una Porta D’Oriente aperta ai migranti del sogno anconetano. Ma anche al sogno alcolico di quelli autoctoni troppo “teen ager” per una legge italiana cha sa di proibizionismo solo sulla carta. Altre tappe esilaranti, in 2 ore e 30 di consumazioni allegre. Ancora nell’isola pedonale, davanti alla Fontana del Calamo, Sole mi fa un fischio: «Guarda quei cinque monelli, avranno sì e no tredici anni, e si scolano una bottiglia di Borghetti (caffè sport, ndr.)». E’ sicura: «L’avranno comprata in un supermercato. Come facciamo noi prima di qualche festino casalingo, in alternativa a uno student-party in discoteca, altro posto dove i minorenni al bancone scialano». Avremmo potuto continuare l’etil-tour senza età. In scooter, verso nord. Fermarci lungo la statale 16, dopo un vino e panino, in un bar dall’insegna anonima. Uno di quelli dove anche la tribù adolescenziale del popolo della notte può carburare prima dell’eventuale ballo-sballo. Ma il gioco si sarebbe fatto troppo duro.


IL MESSAGGERO

“La vita non dipenda da un colpo di freno mancato”

di ROMANO PRODI

CARO direttore,

scrivo a lei e ai suoi lettori per affrontare la tragedia quotidiana dei morti sulle strade. Lo faccio non solo sull’onda dell’emozione provocata dagli ultimi, terribili incidenti in cui giovani vite sono state strappate agli affetti più cari e a un futuro sereno. Da molti mesi conservo una mail alla quale non ero e non sono ancora riuscito a dare una risposta. Colpevolmente. Una mail alla quale oggi, attraverso il suo giornale, voglio rispondere. A nome mio e del Governo.

«Egregio Presidente,

sono la madre di un ragazzo di 19 anni che questa notte ha perso un amico, Simo, nell’incidente avvenuto sulla A8 alle porte di Milano. Sono ragazzi normali, studenti universitari anche con ottimi risultati, che il sabato sera amano divertirsi e fanno per questo piombare le loro famiglie nel panico. Simo è uscito illeso dalla sua auto ed è stato travolto da un’altra che sopraggiungeva. A nome della mamma di Simo e di tutte le madri come noi chiedo che il nostro governo faccia subito qualcosa per porre fine a questa “roulette russa”:

Fate chiudere le discoteche ad un orario decente (non oltre l’una).

Vietate il consumo di alcool, come è stato fatto con il fumo.

Impedite lo spaccio di droga in questi locali.

Controllate che le leggi vengano rispettate.

Perché dobbiamo sacrificare i nostri figli alle multinazionali dell’alcool e al business dei divertimenti, nonché ai produttori di auto sempre più veloci anche a piccole cilindrate?

Ho molta fiducia in Lei, Presidente, perché ho grande stima per la Sua serietà e il Suo rigore. La prego faccia qualcosa,

Emilia Calloni».

Da quel 12 marzo troppe altre vite si sono spezzate e troppe mamme hanno pianto. E la signora Emilia rivive sgomenta quel momento leggendo i giornali o seguendo ai tg storie simili e terribili. Potrei facilmente dire, numeri alla mano, che il nostro Governo ha intensificato i controlli, ha approvato investimenti per rendere più sicure le strade, ha dato vita a un disegno di legge che dopo il sì della Camera si appresta all’esame del Senato e ancora, e ancora. Ma so che non basta. Non basta a chi ha perso un ragazzo per la stupidità criminale di un automobilista senza coscienza o per un attimo di follia dovuto all’ebbrezza della velocità. Non basta perché non deve mai bastare, quando c’è di mezzo la vita.

Quello che dobbiamo imparare a scrivere, insieme a leggi severe e a norme comportamentali rispettate dalle case automobilistiche come dai produttori di alcolici o dai gestori dei luoghi di svago, è un nuovo concetto di sicurezza. Dobbiamo insegnarla nelle scuole, dobbiamo farla entrare nelle discussioni familiari, dobbiamo portarla nei luoghi dove gli incidenti lasciano tracce altrettanto dolorose: gli ospedali, i centri di riabilitazione, gli istituti di pena.

C’è bisogno di una grande scossa morale e civica da parte di tutti. Considero scontato che anche l’opposizione sia – come accaduto alla Camera – responsabilmente attiva nel procedere al varo delle nuove norme sulla sicurezza stradale. Ma mi appello ugualmente al Parlamento affinché si dimentichino le appartenenze e si lavori uniti. Arrivo a dire che, se possibile, queste nuove norme siano addirittura rafforzate, senza tenere in conto pressioni esterne e senza guardare l’appartenenza politica di chi propone una buona e concreta idea.

Ogni settimana si contano le vittime del weekend e si elaborano fredde statistiche nel vano tentativo di pensare che comunque ci siano elementi positivi da valutare: nel 2006 era andata così, ma nel 2005 invece... Invece basta! Ogni vittima, ogni sola vittima, è una sconfitta per il vivere civile. C’è bisogno di un clima nuovo nel Paese, non solo nella politica o fra le istituzioni. E’ il nostro agire quotidiano che deve diventare lo specchio di un Paese migliore, nei piccoli come nei grandi gesti.

Abbiamo tutti grandi responsabilità. Chi governa deve proporre leggi e farle rispettare con fermezza e univocità di comportamenti. Dalle famiglie e dalla scuola, ma anche dai mezzi di informazione come il suo, mi aspetto altrettanto, mai come questa volta. Perché la vita non può dipendere da un colpo di freno mancato. (*)

(*) Nota: vedete come a delle proposte precisissime, scritte da una mamma al Presidente del Consiglio, non ci siano altro che risposte vaghe e indefinite, che lasciano il tempo che trovano.

Da anni si va avanti così, che governi l’uno o che governi quell’altro, a forza di chiacchiere e propaganda, salvo poi non fare nulla di concreto per la prevenzione dei problemi alcol correlati, per non disturbare i produttori di vino, birra e alcolici.

Salvo poi, magari, tagliare i fondi agli organi di Polizia, quelli che a parole tutti vorrebbero facessero più controlli, e magari, se sono fortunati ad avere un etilometro, non hanno nemmeno i soldi per curarne la manutenzione…


IL MESSAGGERO

Strade sicure, l’esempio dell’Europa

di PAOLO GRALDI

UN colpo di frusta, un pugno nello stomaco, uno scossone senza riguardi per nessuno. Si può definire in tanti modi la lettera che il premier Romano Prodi ha indirizzato al Messaggero per coniugarsi con determinazione ad una campagna martellante che il giornale porta avanti contro i pirati della strada, gli ubriachi assassini, gli assatanati della velocità. Ma anche contro le carenze legislative, i buchi, i vuoti, le dimenticanze, le incongruenze. Come tutte le emergenze nazionali anche questa dello spaventoso tributo di sangue che si lascia sulle strade non ha niente di nuovo: è tutto antico, visto, rivisto, sofferto mille e mille volte, stigmatizzato ad ogni lutto e come ogni lutto sepolto in una memoria che stenta a diventare collettiva, consapevole, severamente rigorosa. Ogni stagione soltanto i numeri delle vittime si aggiornano e si gonfiano nell

Mercoledì, 18 Luglio 2007
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