INIZIATIVA Su suggerimento di Luigino Pellegrini
invieremo una lettera alla ministro della Salute Livia Turco e per conoscenza
all’Istituto Superiore di Sanità. Per mancanza di tempo non è stato possibile
contattare le persone eventualmente interessate alla iniziativa. Qui di seguito
potete leggere il testo della lettera. Chi ne condivide i contenuti può
inviarla a sua volta agli indirizzi: Al Ministro della Salute Onorevole Livia
Turco, e p. c. all’Istituto Superiore di Sanità I fatti di questi giorni hanno stimolato
interventi e proposte finalizzate a porre fine alla intollerabile sequenza di
vittime causate dalla guida in stato di ebbrezza. Chi si occupa a vario titolo di sicurezza
stradale ha letto di proposte spesso non condivisibili, perché dettate
dall’emotività del momento, dalla scarsa conoscenza del fenomeno o dalla
necessità di dover esternare in ogni caso. Dal ministro della Salute ci
aspettavano delle proposte e degli interventi maggiormente incisivi. Abbiamo
apprezzato una delle sue prime proposte nella veste di ministro della Salute
riguardante la limitazione del consumo di alcolici in autostrada. A maggior
ragione non comprendiamo come il primo atto che ha fatto seguito alle Sue dichiarazioni
di questi giorni sia un incontro con le
rappresentanze di produttori. E non invece con qualcuna delle numerose
associazioni che con interesse e competenza si occupano di sicurezza stradale.
Se il mandato del Suo ministero non può essere altro che la tutela della salute
collettiva ci chiediamo quale interesse e competenza sia possibile ricercare
con i rappresentanti dei produttori di alcolici. Ci permettiamo di suggerirLe alcune
indicazioni contenute nel documento europeo dell’OMS (Quadro per una Politica
Europea sull’Alcol, O.M.S., ottobre 2005) al punto 14 e 47. Punto 14. Se da un lato la natura complessa
e multisettoriale dei problemi alcolcorrelati richiede il dialogo e il
coinvolgimento di una serie di attori ufficiali, commerciali e della società civile,
l’approccio di salute pubblica nei confronti dei problemi alcol-correlati
necessita di essere formulato a partire dagli interessi di salute pubblica, evitando
qualsiasi veto formale o informale da parte di altri attori. Punto 47. Le politiche di salute pubblica che
riguardano l’alcol devono essere formulate da interessi di salute pubblica,
senza interferenze da parte di interessi commerciali. Il coinvolgimento dei
produttori di bevande alcoliche e delle industrie collegate in programmi di
educazione rivolte ai giovani o in attività giovanili è discutibile in quanto
il loro supporto, diretto o indiretto, può essere visto come un tentativo di
guadagnare credibilità presso una platea giovanile. Ricordiamo inoltre che in altri paesi europei
dove le normative su pubblicità, prezzi, età somministrazione, accessibilità,
alcol e guida sono molto più chiare, severe ed etiche rispetto all’Italia, al
servizio del cittadino consumatore, i politici che le hanno proposte non le
hanno concordate con i portatori di interessi ma semplicemente imposte in nome
di interessi della collettività. Condividiamo la sua idea che la problematica
alcol venga affrontata non a spezzoni ma con una strategia generale. Come pure
condividiamo la sua proposta di mettere sulle etichette degli alcolici un
messaggio di avvertimento. Su tutti gli alcolici, compreso il vino, la cui
esclusione da questi provvedimenti non avrebbe alcuna base scientifica. Anche
se l’efficacia degli avvertimenti sulle etichette è scientificamente dubbia,
sarebbe importante dal punto di vista culturale. In Trentino, in un documento frutto del lavoro
di base hanno proposto come frase da porre sulle etichette “l’alcol può danneggiare la tua salute, la
tua famiglia, la tua comunità” potrebbe rappresentare una soluzione
interessante, culturalmente avanzata, realistica, e non settoriale, in grado di
stimolare la riflessione. Distinti saluti WINENEWS ABUSO DI ALCOL & GUIDA: ECCO LE PROPOSTE
DEL MONDO POLITICO PER FERMARE LE STRAGI. ARRESTO E SEQUESTRO DELL’AUTO PER CHI
GUIDA UBRIACO, DIVIETO DI VENDITA DI ALCOLICI IN AUTOGRILL, ETICHETTE SHOCK E
LIMITAZIONI ALLA PUBBLICITA’ Roma - 18 Luglio 2007 Il mondo politico
risponde al tragico fenomeno degli incidenti stradali legati all’alcol con
diverse proposte degli esponenti del Governo. Il Ministro dei Trasporti
Alessandro Bianchi chiede da tempo un inasprimento delle sanzioni per chi guida
ubriaco o sotto l’effetto di stupefacenti e propone l’arresto obbligatorio per
chi causa incidenti mortali in stato di ebbrezza, oltre che l’intensificazione
dei controlli sulle strade. Il Ministro dell’Interno Giuliano Amato rilancia e
propone il sequestro immediato dell’auto. Livia Turco, titolare del dicastero della Sanità,
rilancia la proposta di scrivere sulle etichette degli alcolici messaggi shock
come sui pacchetti di sigarette, o avvertimenti come “Se devi guidare non
bere”, “Ama la vita” e così via, e propone la distribuzione gratuita di kit per
misurare il tasso alcolemico. (*) La Turco ricorda anche di aver proposto
qualche tempo fa, in un suo disegno di legge, di estendere il divieto di
vendita in autogrill a tutti gli alcolici per tutto il giorno, articolo che poi
è stato cancellato. L’ultimo a scendere in campo è stato il
Ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero che vuole proporre un disegno
di legge per limitare pesantemente le pubblicità delle bevande alcoliche:
niente più spot televisivi su whisky, vodka, rum o sostanze in grado di
alterare i riflessi nella guida e stop alla pubblicità di bevande alcoliche in
tv o radio nella fascia oraria compresa tra le ore 16 e le ore 19, quella
considerata a maggior rischio per giovani e adolescenti. Chi violerà le nuove disposizioni di legge,
qualora vengano approvate, dovrà pagare una sanzione tra i 5.165 e i 51.646
euro, nettamente superiore a quella attuale che varia da 5 a 20 milioni delle
vecchie lire. I proventi di queste eventuali multe saranno devoluti ad un
apposito capitolo del bilancio del Ministero della Solidarietà Sociale per
essere spesi in campagne di informazione ed educazione sanitaria sui rischi
connessi al consumo di alcol durante la guida. A fare da cornice a tutte queste proposte,
l’augurio del Capo del Governo, Romano Prodi che auspica “una grande scossa
morale e civica da parte di tutti” ed invita l’opposizione a sostenere i ddl
sugli inasprimenti delle pene in materia di abuso di alcol. Ma, oltre alla politica, si sono mobilitati
anche esponenti del mondo della scienza e della medicina, come il farmacologo
Franco Garattini che sulle pagine de “Il Giornale” ha evidenziato come anche
“solo due bicchieri di vino possano alterare la percezione durante la guida”, e
si è unito al coro di chi chiede controlli più duri ed intensi, auspicando anche
“un ulteriore abbassamento della quantità di alcol nel sangue consentita dalla
legge attuale (0,5 grammi/litro)”, e lanciando “l’idea del ritiro permanente
della patente”. (**) (*) Nota: cosa ci sarà mai di shockante in scritte come “Ama la vita” e “e
devi guidare non bere”. (**) Nota: forse qualcosa sta cambiando nella cultura unidirezionale che non accetta nessuna critica al vino. In questo articolo tratto dal sito dei produttori di vino, c’è solo una velata ironia, appena accennata, verso le varie prese di posizione contro la guida in stato di ebbrezza. Solo qualche mese fa la reazione sarebbe stata ben diversa. O forse la possibilità di parlare direttamente col ministro della salute da loro la sicurezza di poter mettere le cose a posto. IL TEMPO
Prodi dice basta: «Ora
serve una scossa morale»
«INASPRIRE le pene affinché i morti sulle
strade diminuiscano», questo il coro di voci che attraversa la penisola e parte
proprio dal governo, che dovrebbe introdurre quelle pene più severe. «Le regole
ci sono ma il problema è che mancano i soldi per i controlli», accusa
l’opposizione. Intanto i morti, causati soprattutto da chi guida in stato di
ebbrezza, si sono moltiplicati. Per il ministro dei Trasporti Alessandro
Bianchi, si tratta di «un’emergenza nazionale: il bollettino delle vittime non
è da paese civile». E il premier Romano Prodi chiede «una scossa morale da
parte di tutti. Il Parlamento deve lavorare unito perché ogni vittima è una
sconfitta per il vivere civile». I NUMERI — Se i morti
su strada dello scorso fine settimana (36) sono meno di quelli dello stesso
periodo di un anno fa (50), aumentano le vittime causate da chi guida ubriaco
(più 38 per cento nel primo semestre 2006) o sotto effetto di droghe (più 19,2
per cento). L’associazione Codici ha calcolato che il 30-50 per cento degli
incidenti è causato dall’abuso di alcol. Da gennaio a giugno sono aumentate le
contravvenzioni per guida in stato di ebbrezza: 21.658 rispetto alle 16.638 del
2006. Le patenti ritirate invece sono aumentate del 16 per cento (49.427). I
punti decurtati sono un milione e 993 mila (più 15 per cento). Non sorprende,
quindi, il bilancio degli ultimi giorni. Ieri a Messina un operaio cingalese di
29 anni, ubriaco, ha investito un’auto della polizia, senza conseguenze gravi.
Sempre ieri a Bari è stato fermato un giovane alla guida in stato di ebbrezza.
Non aveva mai preso la patente. A Pinerolo, sabato notte Claudia Muro, una
ragazza di 16 anni, è stata falciata da un auto con alla guida un uomo ubriaco
(oggi il processo per direttissima). Il giorno prima tre bambini sono morti
sull’A30 Caserta-Salerno dopo che l’auto su cui viaggiavano è stata travolta da
un 24enne ubriaco. E andando indietro nel tempo la mattanza scellerata non
cambia. PENE PIÙ SEVERE — Il ministro dell’Interno
Amato propone di «sequestrare l’auto a chi guida ubriaco». Il provvedimento era
già stato inserito nel ddl del governo che prevede pene più severe sulla
sicurezza stradale. Ma nel primo passaggio alla Camera il sequestro è stato
sostituito con il semplice fermo dell’auto (resta invece per la guida sotto
effetto di droghe). Amato ha intenzione di riproporre al Senato le norme
originarie. I ministri Bianchi e Mastella ritengono non ci sia più tempo da
perdere: «Il ddl all’esame in Parlamento deve essere approvato al più presto». Ma,
il titolare delle Infrastrutture Di Pietro, rilancia: «Serve una sana
repressione» e chi provoca incidenti mortali sotto l’effetto di alcol, deve
essere considerato responsabile di omicidio volontario e «finire in galera». PREVENZIONE — E
intanto si cerca di intervenire sulla prevenzione. Il ministro della
Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, riprende la proposta della collega della
Sanità Livia Turco: introdurre etichette sulle bottiglie di alcolici che
invitino a non mettersi in strada dopo aver bevuto. È una delle novità che
Ferrero ha intenzione di inserire in un ddl che presenterà in Consiglio dei
Ministri, e che prevede anche il divieto della pubblicità radiotelevisiva di
bevande superalcoliche e la costituzione di un fondo per l’educazione sui
rischi derivanti dall’assunzione di alcol alla guida. MANCANO I CONTROLLI — Se il Governo punta sull’inasprimento delle pene, l’opposizione accende la luce sulle responsabilità dell’Esecutivo. Alfredo Mantovano (An) fa notare che «le norme ci sono e non serve aggiungerne altre. C’è minore sicurezza stradale perché è stato tolto denaro alle forze di polizia». L’equazione è semplice: meno controlli più incidenti. Basti pensare che se in Francia in un anno vengono fatti 11 milioni di controlli, in Italia quest’anno non si supererà i 300 mila. Dar. Mar. VIRGILIO NOTIZIE Bianchi:presto ddl
sicurezza strade
Obiettivo e’ fare ogni
anno un milione di controlli
ROMA, 18 LUG - Il ddl sulla sicurezza stradale ’ha bisogno di entrare in vigore prima possibile’. Lo ha detto il ministro dei trasporti Alessandro Bianchi. ’Oltre il 70% degli incidenti avviene non sulle strade extraurbane, ma - ha ricordato il ministro - in quelle cittadine. Il nostro obiettivo e’ arrivare a un milione di controlli entro il 2007 per migliorare la sicurezza’. Bianchi ha inoltre escluso l’ipotesi di reintrodurre il sequestro dell’autoveicolo a chi viene sorpreso ubriaco al volante. IL MATTINO
Il ministro Ferrero
annuncia «Meno Vip nella pubblicità»
VALENTINA ARCOVIO Basta vip negli spot sugli alcolici: altro giro di vite per ridurre le stragi stradali causate dall’alcol e stavolta nel mirino del governo c’è la pubblicità. Dopo l’annuncio del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, di voler riproporre il sequestro dei veicoli per chi guida in stato di ebbrezza e dopo le pesanti dichiarazioni di quello delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, sulla presunta «volontarietà di ammazzare per chi guida ubriaco», oggi il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, presenterà nel pre-Consiglio dei ministri, il nuovo disegno di legge. In arrivo, quindi, regole più severe per le pubblicità dei superalcolici. Il provvedimento fa del resto parte di un più ampio pacchetto già in discussione per ridurre gli incidenti sulle strade italiane. In particolare lo scopo del ministro Ferrero è quello di «rompere nell’immaginario collettivo, soprattutto dei giovani, l’identificazione tra il successo personale e l’assunzione di superalcolici». Sullo stile della normativa francese, che vieta le pubblicità menzognere che producono associazioni positive tra consumo di alcolici e stili di vita desiderabili, il nuovo testo prevede regole precise per tutelare i giovani dinanzi a messaggi accattivanti. Non sono escluse norme restrittive per le pubblicità che sfruttano la notorietà di personaggi celebri. In più, le aziende produttrici avranno l’obbligo di mettere sulle bottiglie etichette «ben visibili» che invitano ad astenersi dal bere prima di mettersi alla guida. Prevista poi la costituzione di un fondo per l’informazione e l’educazione sui rischi derivanti dall’assunzione di alcol per chi guida. A favore di norme più restrittive è il Moige, Movimento Italiano Genitori, che da anni denuncia la messa in onda di spot sugli alcolici a ridosso di programmi rivolti ai giovani. «Negli ultimi anni - ha sottolineato Antonio Affinita, direttore delle relazioni istituzionali del Moige - abbiamo segnalato, per esempio, gli spot della birra Nastro Azzurro durante Cd Live, quelli della Peroni a meno di un quarto d’ora dal termine di Geo&geo, della Heineken prima di un cartone animato e quelle del liquore Bailey’s alla fine del film con bollino verde Scooby Doo». VIRGILIO NOTIZIE SICUREZZA STRADALE/ BARBATO (UDEUR):
PARLAMENTO INTERVENGA SUBITO Oggi in Commissione
Senato testo non ’buonista’
Roma, 18 lug. - "Davanti alla strage di
morti e feriti causata da chi, insensibile al rispetto della vita propria e di
quella degli altri, si mette irresponsabilmente alla guida dopo aver abusato di
alcool o droghe, il Parlamento deve avere il coraggio di intervenire
immediatamente con decisione e fermezza". Lo afferma il capogruppo dei
Popolari-Udeur al Senato, Tommaso Barbato. "Il disegno di legge in materia di circolazione e di sicurezza stradale che oggi approda all’esame della Commissione Lavori Pubblici del Senato - ha aggiunto Barbato - è un buon testo che inasprisce sanzioni e pene e che, relativamente alle tragiche cronache degli ultimi tempi, ha il merito di non essere troppo ’buonista’ verso questi veri e propri criminali della strada". IL TEMPO
Parla l’ex ministro
dei Trasporti
«Più morti perché mancano i controlli» Il senatore Lunardi difende la
patente a punti e critica il taglio dei fondi alle forze dell’ordine di DARIO MARTINI «È VERO, l’effetto deterrente della patente a punti non è più quello di quattro anni fa. Ma il motivo è che non si fanno più i controlli». L’autore della rivoluzione per tutti i guidatori d’Italia, l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, risponde a tutti coloro che oggi pensano che la patente a punti abbia fatto il suo corso. Senatore Lunardi, come si sente di rispondere a queste critiche? «Dire che la patente a punti è fallita, come ho letto su alcuni giornali. Mi fa saltare i nervi. Si può dire che la deterrenza si è ridotta. Ma il motivo è da attribuire alla diminuzione dei controlli. La colpa è del Governo che ha tagliato i fondi alle forze dell’ordine. Oggi ci sono molte meno pattuglie in strada. Se vediamo una volante della polizia è fisiologico rallentare. Negli anni in cui io ero ministro, la riduzione degli incidenti mortali è stata del 15-18 per cento». Ma lei è favorevole a un inasprimento delle pene come ha chiesto il ministro Bianchi? «Sulle sanzioni da applicare, all’epoca, facemmo delle valutazioni equilibrate. Se oggi si vogliono inasprire sono favorevole. Ad esempio è possibile introdurre il ritiro della patente anziché la decurtazione di 10 punti per chi guida ubriaco. Ma ripeto, prima i controlli, poi le pene più severe. Attenzione però, gli incidenti vanno anche prevenuti». Il ministro Turco, in proposito, ha proposto di mettere delle etichette sulle bottiglie di alcolici che scoraggino a guidare dopo aver bevuto. «Misure di questo tipo sono utili ma non risolutive. Guidare l’auto è come avere il porto d’armi. Il problema è che la gente non sa guidare. Andrebbero istituiti dei "campi prova" per l’esame pratico, dove il candidato possa sottoporsi ad una test di guida più difficile, ad esempio, sul bagnato o con strada ghiacciata. E poi manca l’educazione, anche in famiglia. Pochi giorni fa ho letto sul giornale di un padre che diceva "Ho scongiurato mio figlio (minorenne) di non prendere l’auto". Il figlio aveva preso di nascosto la macchina, provocando un incidente dove hanno perso la vita due passeggeri. Ecco, la famiglia certi comportamenti non deve suggerirli, ma imporli». Secondo gli ultimi dati gli incidenti provocati da guida in stato di ebbrezza sono aumentati del 19 per cento e i giovani dai 20 ai 30 anni sono coloro che infrangono di più il codice, anche se spesso i punti decurtati vengono «dirottati» sui parenti anziani. Non crede che ci siano delle lacune nel sistema? «È vero che ci si mette con più disinvoltura alla guida dopo aver bevuto. Ma la colpa è da attribuire sempre ai pochi controlli. Che poi la macchina burocratica faccia acqua è altrettanto vero. Spesso il taglio dei punti non viene trasmesso agli organi competenti e le sanzioni non vengono applicate. Molte volte è anche difficile risalire al conducente di un’infrazione. Non è semplice evitare che i punti vengano addebitati a nonne e nonni. Ma se si aumentano le ispezioni si rischia di violare la privacy. Su tutto questo c’è molto da lavorare. Noi siamo disponibili a farlo con l’attuale Governo. Su questi temi non può che formarsi una collaborazione bipartisan». LA REPUBBLICA Alcol test gratuiti
all’uscita, biglietti gratis d’ingresso per quei conducenti che si
sottoporranno ai controlli e risulteranno negativi e molto altro ancora Sicurezza stradale
campagna in discoteche
18 luglio 2007 Alcol test gratuiti
all’uscita delle discoteche, biglietti gratis d’ingresso per quei conducenti
che si sottoporranno ai controlli e risulteranno negativi, un concorso che
premierà i video più divertenti con protagonisti ragazzi ubriachi che si sono
resi "ridicoli" all’esterno delle discoteche: per il quarto anno
consecutivo riparte ’Guido con Prudenza’, la campagna di Polizia e Ania, in
collaborazione con il Silb, contro le stragi del sabato sera. A partire da venerdì e fino al 25 luglio,
davanti ad una trentina dei più noti locali italiani - sulla riviera romagnola,
a Savona, sulla riva lombarda del lago di Garda, sul litorale laziale e in
provincia di Cagliari - i ragazzi verranno invitati da alcuni coetanei a
nominare prima di entrare il proprio ’Bob’, il guidatore designato che non
berrà e riporterà a casa gli amici. All’uscita della discoteca, il conducente
sarà sottoposto all’alcol test prima e avrà un biglietto gratuito se avrà
mantenuto la promessa. Ingressi gratis anche a quei ragazzi che,
sottoposti ai controlli sulle strade, potenziati per tutto il periodo estivo,
risulteranno negativi al test. "Frena l’alcol, metti in moto la vita"
e "Fai come noi: divertiti, ma se guidi non bere" sono gli slogan
scelti con lo scopo di responsabilizzare i comportamenti dei giovani ed
educarli al rispetto della vita. "L’obiettivo - dice il comandante della polizia stradale Antonio Giannella - è di consentire ai giovani di divertirsi nei fine settimana in tutta sicurezza, ma anche di dare ai genitori la possibilità di vivere senza ansie e paure". L’ARENA LOTTA
ALLA DIPENDENZA. Collaborazione con il più importante centro studi sull’abuso
di alcol Stupefacenti, firmato l’accordo
con gli Usa
Alessandra Vaccari Di budget annuale, il centro americano ha 250
milioni di dollari. E quando il responsabile dell’Osservatorio per le
dipendenze Giovanni Serpelloni ha sentito la risposta alla sua domanda sugli
investimenti, ha temuto di avere un problema d’udito. Grazie all’accordo siglato ieri, tra il
Dipartimento dipendenze Asl20 Verona e l’Ernest Gallo Clinic and Research
Center dell’Università della California di San Francisco la nostra città sarà
al primo posto in Italia nella ricerca sulla genetica dell’alcol e della
tossicodipendenza. «La ricerca avrà i seguenti obiettivi scientifici: approfondimento degli studi genetici e dei fattori di vulnerabilità per l’alcol e la tossicodipendenza e studi genetici», ha detto Serpelloni da San Francisco, «per comprendere quali siano i migliori e più efficaci trattamenti, che vedranno coinvolte anche le famiglie oltre ai pazienti studi relativi ai nuovi trattamenti per l’alcol e le tossicodipendenze». Si faranno anche studi biologici sui neuroni per vedere la risposta del cervello alle droghe, in particolare cocaina e alcol, con la finalità di individuare nuovi approcci terapeutici. A Verona avrà luogo la parte clinica della ricerca e le elaborazioni su database. «È un importante traguardo per la città di Verona, ma sicuramente anche per l’Italia», ha dichiarato Serpelloni, «e il progetto di ricerca vedrà coinvolto da subito il Consorzio etico città di Verona per la salute dei giovani contro tutte le droghe e l’abuso di alcol, costituitosi il 26 giugno con primo firmatario il sindaco Tosi». Le basi di questo accordo di ricerca erano state poste il 18 giugno scorso proprio a Verona, si era svolto il workshop sulle dipendenze. AVANTI LE ISTITUZIONI DEVONO AFFRONTARE SERIAMENTE IL
PROBLEMA DELL’ECCESSIVO CONSUMO DI ALCOL Gli italiani imparino
a “saper bere”
18/07/2007 Nel momento in cui la nostra presenza in
Europa è contrassegnata da diversi “meno” (stante la difficoltà del nostro
Paese di evolversi in un quadro socialmente stabile, armonico, strutturale),
dobbiamo registrare con rammarico anche i pochi “più”; che in realtà non sono
proprio positivi. Già abbiamo parlato della droga e del fatto
che, mentre negli altri paesi il consumo è in calo, da noi il dato è in
costante e forte controtendenza e che, in tal senso, siamo i primi in Europa.
(*) I dati che emergono dalla relazione annuale sullo stato delle
tossicodipendenze sono impressionanti e testimoniano una situazione che crea
allarme e forte preoccupazione. I mezzi di comunicazione ne hanno ripreso gli
elementi principali con grande clamore: c’è solo da porsi un paio di domande in
proposito. Questo allarme durerà lo spazio di un mattino e poi tutto
ricomincerà come prima? Perché si parla con grande clamore della droga che,
sempre secondo la relazione, ha provocato circa 650 morti nel biennio 2004/2005
e non dei venticinquemila morti all’anno per alcol e degli ottantamila decessi
annuali per fumo? In realtà pare proprio che, come paese, siamo più disposti a
prendercela con il nemico esterno (i produttori e i grandi trafficanti di
droga) che con quello che abbiamo in casa. Nel senso che siamo grandi
produttori di vini e derivati e le casse dello Stato ricevono grandi benefici
dai fumatori. Il che non significa criminalizzare chi produce vino o lo beve e
chi ama il fumo, ma semplicemente prendere in considerazione il fenomeno per
capire come agire al meglio. Una legge, si sa, non risolve in termini totali un
problema, tanto è vero che ci si aspetta interventi delle istituzioni (specie
nel campo delle tossicodipendenze) mirati alla dissuasione e all’informazione,
favorendo la consapevolezza negli utenti che alcol e fumo, se usati
impropriamente, sono dannosi. Ma questo è il dato, purtroppo: si preferisce
puntare il dito su una sostanza dannosa e glissare sulle altre. Il secondo
“più” in Europa riguarda così l’età di ingresso nel mondo dell’alcol. Mentre
negli altri Paesi i giovani vi arrivano a quattordici anni (in media), da noi
si inizia ad undici, dodici. Un’età in cui la dipendenza certo non si
manifesta, ma che porta dodici ragazzi su cento a bere almeno una volta a
settimana. Questi ragazzi, secondo i dati e gli studi a disposizione,
diventeranno trentasette su cento a quindici anni. È l’Organizzazione mondiale
della sanità a certificarlo, avallata da esperti italiani del settore. Il dato
deve allarmarci, specie se consideriamo che si fa troppo poco - o addirittura
niente - per contrastare questo fenomeno negativo. Tutto quanto concerne la
chiusura anticipata delle discoteche o altri provvedimenti, ha un significato
relativo, per quel che riguarda alcol e fumo sarebbe più opportuna una
fortissima, martellante campagna di sensibilizzazione che sino ad ora non c’è
stata. E la si potrebbe fare proprio con il concorso degli stessi produttori
che, certamente, darebbero la loro disponibilità. In fondo il prodotto
italiano è di grande valore e puntare sulla qualità del “saper bere”, anziché
sulla “quantità del bere”, (**) sarebbe un fatto fortemente positivo per tutti.
E comunque, al di là di ogni altra considerazione, i dati che riguardano il
consumo di alcol e fumo nel nostro Paese non hanno minore importanza di quelli
relativi alla droga. E le istituzioni, dunque, non possono non tenerne conto. Emilia Saugo
(*) Nota: nonostante il costante calo dei consumi di alcolici in questi anni
è aumentata la quota di persone non astemie, in buona misura attribuibile
all’aumento del bere nei giovani e nei giovanissimi. Il mondo del vino ha delle
responsabilità per l’ossessiva campagna di sostegno al suo consumo. In
particolare la bassa età di inizio al consumo di alcolici, 11,2 anni, fa si che
il vino sia spesso la cosiddetta “sostanza di accesso”. Accesso non solo agli
alcolici. Quando si parla di tossicodipendenza si tratta quasi sempre di
poliassunzione è non ha molta importanza la sostanza dalla quale si inizia.
Essere astemio ed essere non fumatore sono importanti indicatori di uno stile
di vita largamente meno soggetto al rischio di tossicodipendenza. Tutte le
altre condizioni espongono ad un rischio maggiore. (**) Nota: c’è una terza possibilità: insegnare a non bere. IL GAZZETTINO Giovani, il 30% beve
prima di guidare
Tavella, presidente delle autoscuole lancia l’allarme: «Una parte usa
pure sostanze stupefacenti» «L’identikit del
giovane che si approccia a fare la patente? Non è facile farlo anche perchè ci
sono situazioni variegate, ma non possiamo certo parlare di un’oasi felice». È
Mauro Tavella, titolare dell’omonima autoscuola a Pordenone e presidente provinciale
della Federazione autoscuole a scendere in campo. E la sua disamina è dura. Del
resto sia il numero di patenti ritirate in provincia in sei mesi (in tutto
circa 750) sia il fatto che la Destra Tagliamento è ai primi posti in Italia
come numero di punti tolti dal documento di guida, non depone certo a favore.
Il problema principale è legato in particolare a una buona fetta di giovani che
prende in mano l’auto e che molto spesso non si rende conto dei rischi. Ma c’è
di più. Già, perchè lo scenario è ancora più desolante quando si entra in un
campo più delicato, i corsi per il recupero dei punti persi dalla patente.
Subito un dato tanto per entrare nel cuore della questione. Il 70 per cento dei
recuperi che interessano la fascia di giovani che va dai 18 ai 26 anni riguarda
tre precise sanzioni: eccesso di velocità (al primo posto), guida in stato di
ebbrezza (al secondo) e guida pericolosa, in particolare sorpassi in aree non
consentite o ad alto rischio. «Per prima cosa - spiega Mauro Tavella - devo
dire che c’è troppa liberta nell’uso di alcol e altre sostanze psicoattive. Un
problema che interessa prima di tutto la famiglia, la società intera e la
politica. Posso anche sostenere questa tesi con numeri precisi. Quando in aula
parlo con i ragazzi di alcol e droga almeno un buon 30 per cento ha già avuto
contatti con queste cose e abitualmente beve. Sono ragazzi frizzanti, svegli,
ma amano bere per stare in compagnia e usano sostanze per cercare di tirare
alla lunga. È ovvio poi che i comportamenti scorretti si trasferiscono sulle
strade». Ma come se questo non bastasse c’è un’altra parte che forse è ancora
peggio. «A questo punto - va avanti il presidente provinciale delle autoscuole
- credo sia necessario anche parlare dei corsi per il recupero dei punti patente
persi. Se devo essere sincero credo che almeno il 90 per cento non solo viene
alle lezioni perchè è obbligato e quindi non ha metabolizzato gli errori per
cercare di evitarli in futuro, ma una buona parte mi chiede anche se è
possibile che io firmi senza la loro presenza. Chiaro che non lo faccio, ma
penso di aver dato l’idea sull’utilità dei corsi fatti in questa maniera».
Resta da capire se esistono soluzioni. «L’unica cosa che c’è da fare - conclude
- è appiedare e lasciare a piedi per parecchio tempo chi commette sanzioni
importanti. È l’unica lingua che i giovani capiscono. A questo è necessario
potenziare la vigilanza sulle strade e ultimo, ma non certo per importanza,
cercare di prevenire con progetti seri nelle scuole. Per quanto mi riguarda, con
il contributo delle autoscuole della Destra Tagliamento e se avrò l’aiuto della
Provincia e di altre Istituzioni, sto già elaborando un progetto importante per
gli istituti scolastici superiori. Insieme alla Polizia stradale stiamo
cercando dati come ad esempio le strade sulle quali accadono con più frequenza
incidenti, oppure l’ora degli scontri, il tipo di errore fatto, i numeri degli
alcoltest e la verifiche fatte per la velocità. È un progetto ad ampio respiro
che credo - se andrà a buon fine - potrà essere molto utile». Loris Del Frate REUTERS
Incidenti: più
morti,13mila patenti ritirate per alcol
mercoledì, 18 luglio 2007 ROMA - Sono
892 le persone morte sulle strade italiane nei weekend del primo semestre del
2007 e 13.306 le patenti ritirate per guida sotto effetto di alcol dalle
pattuglie della polizia stradale e dei carabinieri. Lo ha reso noto oggi la polizia stradale nel
giorno in cui il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi ha annunciato lo
stanziamento di 6 milioni di euro da parte del governo per aumentare i
controlli sulle strade. A pochi giorni dalla morte di Claudia Muro, la
sedicenne travolta e uccisa in provincia di Torino da una macchina guidata da
un giovane ubriaco, polizia e governo affrontano la questione degli incedenti
stradali causati dall’abuso di alcol. Nel corso del primo semestre di quest’anno -
ha detto oggi la polizia stradale - gli incidenti stradali sono leggermente
diminuiti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, passando da 782 a 772,
ma il numero di persone decedute è aumentato arrivando a 892 contro le 885
registrate nei primi sei mesi del 2006. La guida sotto effetto di alcol rimane un
fenomeno diffuso, con il 13,73% dei conducenti controllati risultati positivi
all’etilometro e con un totale di 13.306 patenti ritirate per guida in stato di
ebbrezza. Oggi, il ministro Bianchi ha definito il
problema degli incidenti dovuti all’abuso di alcol e droghe un "emergenza
nazionale" e ha annunciato lo stanziamento di 6 milioni di euro per
l’aumento dei controlli sulle strade, che dovrebbero arrivare a più di un
milione l’anno. (*) "Il ministero dei Trasporti ha avviato
una serie di azioni tese ad aumentare il numero di controlli sulla
strada", ha detto Bianchi durante il question time alla Camera. "A tal fine sta impegnando
progressivamente la somma di 6 milioni di euro grazie al quale si procederà
all’acquisto di attrezzature tecniche tipo etilometri che consentiranno di
portare i controlli dagli attuali 200.000 l’anno a un milione e mezzo all’anno". I controlli con gli etilometri - spiega
Antonio Giannella, capo della polizia stradale - sono aumentati rispetto allo
scorso anno del 86,8%, ma l’attività di controllo della polizia non basta per
risolvere il problema. "Una condotta responsabile deve essere
frutto di un’educazione che parte dalla scuola e delle istituzioni", ha
detto questa mattina Giannella durante la presentazione della campagna
educativa "Guido con Prudenza". Lo scopo principale della campagna, rivolta
soprattutto ai più giovani, è quello di promuovere in Italia la pratica del
"Bob", il guidatore designato che a turno si astiene dal bere e porta
a casa gli amici, spiegano i promotori. L’iniziativa avrà luogo dal 20 luglio al 25
agosto, in quattro zone turistiche di Liguria, Emilia-Romagna, Sardegna e
Lombardia. All’ingresso dei locali che aderiscono
all’iniziativa , i ragazzi verranno invitati a indicare colui che sceglierà di
non bere, che verrà dotato di un apposito segno di riconoscimento e verrà
premiato se manterrà fede al suo impegno. I controlli della
polizia stradale verranno ulteriormente intensificati e i guidatori che
risulteranno sobri all’uscita dalle discoteche vinceranno un ingresso gratuito
per il weekend successivo. (*) Nota: più che porsi un obbiettivo numerico sarebbe opportuno stabilire che la misurazione del tasso alcolemico debba essere effettuata ad ogni controllo e mettere le forze dell’ordine nelle condizioni di poterla fare. Se si riuscisse ad effettuare un milione di controlli sarebbe in ogni caso un notevole passo avanti. IL MESSAGGERO «Tolleranza zero per
chi vende alcolici a minori di sedici anni» di MARIA LOMBARDI ROMA - Più rigore con l’alcol, promette il
governo, troppi morti sulle strade per colpa di ubriachi. Il fumo uccide,
avvertono i pacchetti di sigarette. Perché non trasmettere lo stesso messaggio
di allarme anche con le bottiglie di birra e vino? Del tipo, «Se bevi, non
guidare». E poi basta con la pubblicità che educa al bere e fa credere che
alcol significa benessere. Anche i locali pubblici promettono di fare la loro
parte: questa storia dei ragazzini che si presentano al bancone e ordinano
senza problemi vodka o cocktail ad alta gradazione deve finire, saremo più
intransigenti, assicura la Fipe. Eppure, è quel che accade, come ha dimostrato
l’inchiesta del Messaggero, alla faccia della legge che vieta di somministrare
alcolici ai minori di 16 anni. Alcol a qualunque età, non importa se a chiedere
birra o whisky nel locale sia un ragazzino delle medie. Possibile? «Con gli
esercenti che non rispettano le norme, saremo inflessibili. Se fosse confermato
che qualcuno vende alcolici a minori di 16 anni, l’associazione interverrà con
la massima severità», dice Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe, la
federazione dei pubblici esercizi. Chi serve alcolici senza controllare l’età
rischia grosso, una denuncia penale e la revoca della licenza. Al ragazzo che
ordina bevande alcoliche l’esercente dovrebbe chiedere di dimostrargli d’avere
più di 16 anni, con un documento, una tessera dei mezzi pubblici, va bene anche
il tesserino d’iscrizione alla scuola di nuoto o di calcio. D’ora in poi
tolleranza zero, «chi non lo farà, pagherà le conseguenze. Oltre alla legge,
c’è il nostro codice deontoligico che ci impone la massima serietà su questo
fronte. L’esercente deve rinunciare all’introito se non riesce ad accertare che
il cliente ha l’età giusta per consumare alcolici». Con i ministri Amato e
Melandri, la Fipe ha sottoscritto qualche mese fa un ”Codice etico di
autoregolamentazione per la sicurezza stradale”. «Siamo disposti a impegnarci
al massimo nella prevenzione degli incidenti perché sentiamo un grande senso di
responsabilità - continua Stoppani - non condividiamo però una politica di tipo
proibizionista». (*) E dunque, più
controlli della polizia stradale, più etilometri, ma niente limitazione. Il che
vuol dire, spiega la Fipe, no al divieto di vendere alcolici nelle autostrade,
come vorrebbe il ministro Turco, e nemmeno imposizione di un orario di chiusura
ai locali. «Queste misure punitive favorirebbero il commercio nero e
danneggerebbero le imprese». Non la pensa così il ministro della Salute,
fosse per lei il divieto di vendere alcolici negli autogrill delle autostrade
sarebbe in vigore da un pezzo. Domani Livia Turco incontrerà i produttori di
alcolici per discutere sulla proposta di introdurre sulle etichette messaggi
sul pericolo dell’abuso. «Discuteremo con loro come regolamentare la pubblicità
e puntare sulla dissuasione», spiega. «Di fronte a tragedie come quelle che
avvengono sulle strade occorre un sussulto morale e ognuno si assuma la sua
responsabilità». Si preoccupa invece della pubblicità, il ministro della
Solidarietà sociale, Ferrero. «Bisogna agire - dice - sull’abbinamento tra
percezione del benessere e uso delle sostanze, che in questa società è molto
diffuso». Oggi in pre-Consiglio dei ministri Ferrero proporrà un disegno di
legge sulla pubblicità degli alcolici che «prevede il divieto di pubblicità
ingannevole con quel tipo di messaggio, fondi per l’informazione e la
prevenzione, e l’obbligo di etichette informative sulle bottigle di bevande con
più di 1,2 gradi di alcol, col messaggio di non guidare dopo aver bevuto». A chi si mette al volante ubriaco deve essere
sequestrata l’auto, ha proposto il ministro dell’Interno Amato che chiederà di
reintrodurre il provvedimento nel ddl sulla sicurezza stradale, quello che
prevede sanzioni e pene più severe per chi guida in stato di ebbrezza. Ma per
il ministro dei Trasporti Bianchi «non
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