Velocità
ed una pessima manutenzione delle infrastrutture stradali: ecco il risultato.
(ASAPS) ROMA, 23 luglio 2007 – Non centreremo
l’obiettivo dell’Unione Europea, di dimezzare la mortalità entro il 2010. È
questo il senso di quanto affermato dalla Consulta Nazionale della Sicurezza
Stradale, istituto del quale fa parte anche l’Asaps, dopo una verifica sui
primi dati disponibili relativi al 2006 e del 2007. Per raggiungere la quota
prevista, avremmo dovuto ridurre il numero delle vittime di circa 2.000 ogni
anno, ma in Italia la situazione è ormai stagnante a circa 5.500 morti annuali.
Eppure, in tutta l’UE, ci sono paesi che sono stati capaci di reagire con forza
allo stimolo di Bruxelles: è il caso del Portogallo e del Lussemburgo(- 22%),
il primo stato solo alcuni anni fa era il fanalino di coda europeo, o della repubblica
Ceca (- 18%), della Spagna (-17%). Perfino Cipro ha fatto meglio di noi,
ottenendo il - 16%. Sarà forse colpa delle scarsissime risorse investite? Secondo
la Consulta,
sembra proprio di sì, visto che l’Italia si è contraddistinta, in Europa, tra i
paesi che nel triennio 2004/2006 hanno speso meno: Le finanziarie del triennio
non “…hanno previsto un euro per l’attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza
Stradale e per gli interventi a favore della sicurezza”. Contro la violenza
stradale, infatti, non ci sono – e questo è il parere storico dell’Asaps, oltre
che della Consulta – “ricette immediate”. Il nostro sodalizio è dell’idea che,
lavorare per una strada più sicura, comporti un’immensità di attenzioni: si
deve lavorare per la cultura della sicurezza, seguendo l’individuo dalla scuola
materna fino alla sua maturità, porre in essere iniziative legislative valide,
da affinare poi nei contesti applicativi, e farle applicare con la tolleranza
zero, togliendo alle lobby – qualsiasi esse siano – il potere di veto. L’alcol
è incompatibile con la guida? Si abbia il coraggio di spiegarlo, nei tanti wine
beach party che vanno così di moda in queste serate estive. Lo si ricordi nelle
feste della birra, negli open-bar che crescono come funghi, all’uscita dei
ristoranti, dei locali o delle discoteche. E poi, veniamo all’aspetto repressivo, servirebbe
la certezza della sanzione. La
Consulta, questo problema, lo solleva nel documento finale,
quando definisce la normativa italiana “…tra le più accomodanti e permissive…”,
o, riferendosi alla patente a punti, quando dice che “… è nata con alcuni
limiti…” e che “…occorrerebbe darle maggiore efficacia”. La questione PAP è
ovviamente tirata in ballo quando, in ordine alla sinistrosità, la Consulta ha cercato di
fare il punto sulla generalizzata abitudine di violare, sulle nostre strade, le
più elementari norme di comportamento. Un occhio di riguardo, inoltre, è stato
rivolto alla situazione infrastrutturale. “L’ Italia – si legge nel documento –
è uno dei Paesi dove non si applicano le nuove tecniche di verifica della sicurezza
delle infrastrutture stradali e questo determina situazioni di gravissimo
rischio su tratte stradali note da anni, dove continuano a morire decine di
cittadini”. Insomma, basta fare un salto all’estero per capire la differenza
tra un paese dell’Unione Europea che possa dirsi “normale” ed il nostro. Ci
viene in mente la E45…Complimenti. (ASAPS)
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