IL TIRRENO del 21 luglio 2007 Stragi
sulla strada: arriva l’alcolblow Claudio Vecoli VIAREGGIO. Si chiama alcolblow. Ed è una
specie di microfono giallo dall’aspetto apparentemente innocuo. In realtà è la
nuova «arma» tecnologica in mano alla polizia stradale di Viareggio per scovare
(e punire) chi si mette al volante della propria auto dopo aver alzato troppo
il gomito. Come fosse il microfono di un karaoke, chi è al volante di un’auto
vi parla dentro. E, dopo pochi secondi, una spia luminosa indica se si è in
grado di guidare oppure no: se si accende il verde, allora tutto è ok; se si
illumina il rosso, allora significa che l’alcool in corpo è troppo. E che
quindi si è sforato il limite di 0,5 ml oltre il quale scatta la denuncia per
guida in stato di ebrezza. Con tutto ciò che questo comporta. «In realtà questa prova non è sufficiente
per far scattare le sanzioni legate alla guida in stato di ubriachezza - spiega
il comandande provinciale della postrada, Paolo Di Quattro, nell’illustrare la
novità - tuttavia, grazie alla sua rapidità e alla sua semplicità, ci permette
di accelerare sensibilmente i controlli». Con i normali alcotest, infatti, per il
controllo di un automobilista si perde fino ad un quarto d’ora. E, quindi, i
rilevamenti possono essere necessariamente fatti soltanto a campione.
Viceversa, con il nuovo strumento in dotazione alle pattuglie della sezione
autostradale della Polstrada, i controlli possono essere molto più estesi. Se
poi si trova qualcuno che risulta «positivo», ecco che allora scatta il test
tradizionale. Che a quel punto «certifica» lo stato di ubriachezza di chi si
trova al volante. (*) «Questi nuovi dispositivi - aggiunge il
comandante della sottosezione autostradale di Viareggio, Pietro Merola - saranno in dotazione a tutte le pattuglie
di servizio. E ci aiuteranno ad intensificare i controlli. Specie nei fine
settimana, quando il contrasto alle stragi del sabato sera è più laborioso». Gli
alcolblow - il cui costo si aggira intorno ai 350 euro l’uno - sono stati
acquistati grazie al finanziamento da parte della Salt, la società autostrade
liguri-toscane che gestisce i tratti autostradali in cui ha competenza la
sottosezione di Viareggio. «Uno dei compiti della nostra azienda - spiega
Claudio Farnesi, dirigente area esercizio della Salt - è proprio quello di
favorire il più possibile misure che vadano verso una maggior sicurezza della
guida in autostrada. Poter aumentare i controlli e quindi renderli più efficaci
è certamente un modo per andare in questa direzione». (*) Nota: si parla molto in questo periodo
della necessità di moltiplicare in Italia i controlli dell’alcolemia (circa
duecentomila l’anno, contro gli undici milioni della Francia). Associazione Italiana Familiari e Vittime
della Strada onlus MANIFESTAZIONE
ROMA L’Italia sta seriamente rischiando di mancare
l’obiettivo europeo del dimezzamento del numero delle vittime della strada
entro il 2010. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime
della Strada invita tutti coloro che hanno a cuore la difesa della dignità
umana, della vita e della salute oggi compromesse o distrutte sulla strada, a
partecipare alla manifestazione del 26 luglio 2007 dalle ore 9 alle ore 13
dinanzi a Palazzo Chigi: lanciamo insieme un forte appello ai politici per
raggiungere l’obiettivo europeo. Ed anzi, per superarlo! L’Italia deve riscattarsi dall’immagine di
ignominiosa superficialità che oggi offre di sé! Sulle strade italiane continua la scandalosa,
ingiustificata ed incivile carneficina: ogni giorno in media 617 incidenti
stradali, con morte di 15 persone e il ferimento di altre 860, di cui circa 40
invalidi gravi; Roma, capitale d’Italia, è oggi anche la capitale europea degli
incidenti stradali! L’ETSC ha dichiarato che l’Italia è lontana
dal raggiungimento dell’obiettivo europeo del dimezzamento degli incidenti
entro il 2010. L’AIFVS non ci sta e ritiene che un paese
civile debba mobilitare le proprie istituzioni per raggiungere tale obiettivo ed anzi per superarlo, senza anteporre al
valore della persona gli interessi delle aziende. Ritiene, inoltre, che la strage è frutto di
comportamenti di trasgressione delle persone e delle istituzioni, che con le
loro inerzie ed omissioni la mantengono. A fronte di tali responsabilità, il Governo
propone di incrementare le pene per i conducenti, ma non prevede alcuna
sanzione per le istituzioni inadempienti. L’AIFVS chiede che il Governo si attivi
d’urgenza con un decreto legge per stabilire adeguate sanzioni anche per le
amministrazioni locali che non ottengono entro i tempi indicati il risultato
della diminuzione degli incidenti nel loro territorio, ponendo fine
all’ingiustificato privilegio, e promuovendo comportamenti orientati a
raggiungere obiettivi. Aiutiamo l’Italia a diventare un paese civile! per comunicazioni
o adesioni all’iniziativa, scrivete a: manifestazione.roma@vittimestrada.org Il
dolore della mamma «Ditemi cosa è successo» Alassio. L’inchiesta della magistratura punta
ad accertare, nel più breve possibile, la reale dinamica dell’incidente. La tragedia di Alassio, la terribile fine
del giovane barista, ha riaperto con forza il dibattito sulla sicurezza delle
strade senza dimenticare che ormai occorre intervenire senza esitazione contro
l’uso smisurato di alcol collegato al dilagare delle sostanze stupefacenti.
Alberto
Giusta, l’agente immobiliare che l’altra notte ha travolto, uccidendolo,
Giuseppe Laguna, dovrà rispondere di omicidio colposo e guida in stato di
ebbrezza. Dal test a cui è stato sottoposto in ospedale, su esplicita
richiesta dei carabinieri, poco dopo l’incidente, l’uomo è risultato positivo
mettendo in evidenza tracce di cocaina, cannabis e alcol. Un mix micidiale che
potrebbe aver fatto perdere la reattività psichica e di conseguenza il
controllo del maxi scooter su cui viaggiava, lo stesso che ha travolto, senza
dargli scampo, Giuseppe Laguna. Ininterrotta la fila di ex compagni di scuola,
di amici, di parenti, nella camera mortuaria dell’ospedale "Santa
Corona" dove la salma del cameriere alassino è stata ricomposta. Per
domani è prevista l’autopsia e se non interverranno fatti nuovi martedì
pomeriggio dovrebbero svolgersi i funerali. «Non ho parole. Non riesca a capire come possa
essere accaduto». Anna Santoriello Laguna, mamma di Giuseppe, non ha più
lacrime. Intorno a lei gli altri due figli, Liviana e Antonio, quest’ultimo
giunto solo pochi giorni fa dall’Inghilterra, dove lavora, per un periodo di
vacanza. Con lei c’è anche il marito, Sandro, a tanti amici. «Spero che ci
diano il permesso per i funerali - ha detto la mamma di Beppe - così martedì
tornerà ad Alassio, dove era nato, dove era stato battezzato, dove aveva preso
Comunione e Cresima. Grazie a tutti quelli che ci sono vicini...». Nel suo
alloggio di Albenga dove viveva anche il figlio, la signora Anna, mostra grande
compostezza e forza d’animo mentre davanti a lei, inarrestabile, prosegue la
lunga teoria di gente venuta da più parti per manifestare alla famiglia
cordoglio e solidarietà. L’autopsia ordinata dalla procura della
Repubblica presso il tribunale di Savona dovrebbe essere effettuata domani dal
perito settore dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Genova. I
funerali, invece, sono previsti, per martedì alle 16 nella cattedrale di
Sant’Ambrogio ad Alassio. Daniele La Corte Muore
investito da un ubriaco in
croazia Tecnico
di Molassana centrato in moto da un’auto, ferita la moglie UNO SCHIANTO terrificante, fatale, mentre
viaggiava con la moglie su una strada di Gimino, in Croazia. La moto di Pietro
Enrico Virgili, 50 anni, e di Ornella Lazzarini, 51, si è scontrata frontalmente con un’auto guidata da un giovane croato, residente
nella zona, poi risultato essere completamente ubriaco al volante della sua
Lancia Delta. L’urto fortissimo tra la moto e l’auto ha sbalzato dalla sella la
coppia di coniugi, uccidendo Pietro Enrico Virgili sul colpo e ferendo in modo
grave la moglie Ornella Lazzarini. L’incidente è accaduto il dieci luglio, ma la
notizia della tragedia è affiorata solo ieri, con l’arrivo in Italia della
salma del cinquantenne, che risiedeva con la moglie e il figlio in via Isola
del Vescovo, sulle alture di Molassana. «Mio padre lavorava come impiegato tecnico in
una ditta specializzata nella coibentazione, una società che lavora per la
Fincantieri - spiega il figlio della coppia, Fabrizio, 24 anni -. I miei, per
quest’estate, avevano deciso di trascorrere una settimana sulle spiagge della
Croazia. Doveva essere una vacanza
spensierata, e invece... Quella telefonata arrivata dalla polizia locale
croata, peraltro ben tre giorni dopo il fatto, non la scorderò mai. La sera
dell’incidente i miei stavano rientrando a Rabac, dove erano alloggiati in
albergo, dopo aver trascorso la giornata a Gimino». Dopo aver appreso
l’accaduto Fabrizio Virgili si è immediatamente recato in Croazia, per essere
vicino alla madre, che ha riportato fratture al bacino, ad un braccio e ad una
gamba. «Ma ci sono andato anche per effettuare fotografie sul luogo
dell’impatto - prosegue il figlio della vittima - svolgere qualche
"indagine" per mio conto e raccogliere elementi utili per la pratica
assicurativa». Nei giorni seguenti l’incidente, Fabrizio ha
riportato in Italia la madre Ornella, che è da una settimana ricoverata presso
il reparto di ortopedia del Galliera. «Non è in pericolo di vita, ma ha diverse
fratture gravi e soffre per lo stato di choc dovuto alla perdita di mio padre -
racconta ancora Fabrizio, che ogni giorno la va a trovare all’ospedale - non so
ancora quando la potranno dimettere. Non
fa altro che ripetere che quell’auto gli è andata contro invadendo
completamente la loro corsia. "Ci è venuto addosso, fortissimo", dice.
Voglio giustizia. Quel giovane croato che ha ucciso mio padre e ferito mia
madre deve essere punito come merita». Il ventiquattrenne, subito dopo
l’incidente, è stato sottoposto ai test alcolimetrici dalla polizia istriana di
Rovigno, che lo ha accusato di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. L’esame ha effettivamente stabilito che il
giovane aveva abbondantemente bevuto prima di mettersi al volante. Sul
cadavere di Piero Enrico Virgili è stata effettuta l’autopsia. Attualmente la
salma è composta presso la camera mortuaria del San Martino. I funerali si
svolgeranno mercoledì mattina, alle 10 presso la chiesa di San Rocco a
Molassana - conclude Fabrizio, mentre osserva le fotografie che lui stesso ha
scattato - Guardi, il segno di frenata:
due metri e mezzo appena. Significa che quel giovane non ha proprio visto
arrivare la moto dei miei genitori...». Matteo
indice L’ARENA di Verona PESCHIERA.
Da domani le strade del territorio municipale saranno tappezzate dai manifesti Spot
choc del Comune: killer chi guida ubriaco E nei
bar arrivano i consigli per viaggiare con cautela Il
messaggio è volutamente provocatorio, ma serve più rispetto per la vita altrui Giuditta
Bolognesi «Chi
guida ubriaco o drogato ha la vocazione dell’assassino»: non usa mezzi
termini il sindaco di Peschiera Umberto Chincarini e accende i riflettori
direttamente sulla volontà e quindi responsabilità dell’individuo scegliendo la frase (di Michele Serra) che
da lunedì comparirà su una cinquantina di manifesti affissi nel territorio
comunale. «Si tratta sicuramente di un messaggio forte,
volutamente provocatorio. Ma la provocazione a volte serve e viene usata per
smuovere, far parlare. Ognuno è libero
di pensarla come vuole, ma ci sono cose che devono essere rispettate come la
vita degli altri. Persone che escono tranquille la sera, magari non hanno
nemmeno l’abitudine di bere e
finiscono per subire le conseguenze di chi ha deciso di comportarsi
diversamente. Perché di questo si tratta: per quante regole si possano
mettere la differenza», sottolinea Chincarini, «la fanno sempre la propria
testa e coscienza. Una cosa è bere un
buon bicchiere di vino, altro è esagerare nel consumo (*). E su questo ho
scelto di mettere l’accento. I dati sull’utilizzo di alcool e droghe dicono che
l’età media dei consumatori continua ad abbassarsi; sinora il fenomeno
probabilmente è stato sottovalutato ma adesso ci sono diversi piani di
intervento che vedono impegnate le varie istituzioni. A noi Comuni il compito e
la possibilità di muoverci ad un livello più immediato rispetto, ad esempio,
alle campagne di informazione e sensibilizzazione attivate dai Sert e dalle
Ulss». Accanto ai manifesti Chincarini preannuncia la
distribuzione a tutti i bar di cartoncini su cui sono riportate alcune norme di
comportamento. «L’abbiamo già fatto lo scorso anno», ricorda, «e mi pare che
tutti gli esercenti abbiano provveduto a esporre lo stampato. Tutto questo viene fatto in accordo e
collaborazione con la Prefettura che ci ha dotato di una nuova strumentazione
per il rilevamento dei tassi alcolici: si tratta di sistemi più semplici di
quelli tradizionali e che la nostra Polizia municipale utilizzerà in orario sia
diurno che notturno. Dal canto nostro, relazioneremo la Prefettura sui
risultati di questa attività di controllo». L’ultimo accenno del sindaco è per le
istituzioni che, dice, «stanno cercando di affrontare il problema sotto vari
aspetti. In questo senso vanno considerate alcune iniziative come l’istituzione
di un servizio di pullman che trasportano i ragazzi verso le méte del
divertimento evitando così che debbano mettersi in macchina. Allo stesso modo,
e parlo per Peschiera, va considerata la presenza di un numero maggiore di
locali che rimangono aperti sino alle prime ore della notte. So che la presenza
di queste attività può essere un problema per chi abita in zona; ma bisogna
anche pensare al fatto che fermandosi nei bar del posto, molti giovani di
Peschiera non usano l’auto». (*) Nota: bere vino, buono o cattivo, prima di
guidare è già consumo esagerato. L’ARENA di Verona IL
POPOLO DELLO «SPRITZ». Fra Madonna Verona e corso Porta Borsari vetri rotti,
bicchieri e carte per terra, auto «parcheggiate» ovunque «Ma a
noi nessuno farà la multa» I
ragazzi delle notti alcoliche: «Non siamo nel mirino dell’ordinanza del
sindaco» 16 anni,
vino e cocktail ormai un’abitudine Ilaria Noro La nuova ordinanza del sindaco Tosi contro il
«panino selvaggio» e i bivacchi in centro potrebbe coinvolgere anche il
numeroso popolo della Verona da bere che ogni fine settimana prende d’assalto
il lastricato di piazza Erbe facendo la spola con il bicchiere in mano da un
locale all’altro fino a notte inoltrata. Giovani e meno giovani che trascorrono
la serata assiepati sulla fontana di Madonna Verona, sulla colonna di San
Marco, tra i banchi chiusi della piazza. Non estraneo al fenomeno anche corso
Porta Borsari, dove la quantità di persone che bivacca bevendo vino e spritz in
mezzo alla strada, occupando i gradini delle vetrine dei negozi e sedendo sul
marciapiede, rende praticamente impercorribile la via alle auto. Rimane da
capire se la caccia al «gotto» selvaggio sarà perseguita come quella dell’ormai
noto panino. Tra il popolo della notte, sia tra chi
condivide la decisione del sindaco che tra quelli che si dicono contrari,
l’opinione è unanime: «A noi la multa non la faranno mai». «Quella intrapresa
da Tosi è una campagna per infierire su determinate categorie di persone, che
non sono certo quelle che passano la serata in piazza Erbe, bevendo e chiacchierando»,
spiega Giuseppe, trentatreenne veronese che si divide tra l’impiego alle Poste
e il lavoro di barista. Nonostante il caldo e il fatto che molti
veronesi abbiano già lasciato la città per le vacanze, anche l’altra notte il
copione si è ripetuto. Poco dopo le 10, in corso Porta Borsari all’altezza dei
locali aperti, le macchine erano parcheggiate lato per lato. Una Mini grigia,
una Porsche bianca, un’utilitaria targata Padova, alle quali si è aggiunta
pochi minuti dopo una Bmw familiare, che ha trovato posto come le altre sul
marciapiede tra gli scooter. In piazza Erbe, tre moto di grossa cilindrata
hanno parcheggiato addirittura sul toloneo, in fianco alla fontana, sul cui
bordo erano seduti dei giovani che
scherzavano e ridevano, con l’immancabile calice in mano. «Ma non era per i
turisti e gli stranieri l’ordinanza? Se mi facessero la multa mi arrabbierei
molto. Insomma, la colpa è nostra, di quelli che non riportano i bicchieri
abbandonandoli in giro, ma da qui a dare le multe ce ne passa», dice Francesco
Caputo, pubblicitario di 28 anni, uno dei ragazzi al fresco della fontana. «Più
“consigli” e meno sanzioni», aggiunge l’amico Marco. E anche l’altra notte finiti i festeggiamenti,
poco prima dell’alba, nonostante baristi e camerieri facciano la spola tra il
bancone e la piazza raccattando i vuoti abbandonati, lo stato in cui versava uno degli scorci più belli della città era
pietoso: vetri e bicchieri rotti, decine di bottiglie di birra allineate
sui banchetti chiusi. Centinaia le cannucce di plastica nera, utilizzate per i
cocktail, abbandonate a terra insieme a fazzoletti e cartacce. E la ben
visibile scia lasciata dai festeggiamenti proseguiva lungo corso Porta Borsari
e si poteva sentire anche nei vicoletti del centro, non di rado usati, data la folla
che prende d’assalto i bar e i loro servizi, come rifugio per i bisogni più
urgenti. Comprare alcolici, dal vino alla birra, dagli amari alle grappe
fruttate è un gioco da ragazzi, letteralmente. Infatti per i giovanissimi,
minori di 16 anni compresi, procurarsi bevande alcoliche è molto semplice:
basta ordinarli e aspettare che il cameriere, salvo rare eccezioni, prepari il
cocktail richiesto o apra la bottiglia di birra della marca prescelta. «Nessuno
ci chiede quanti anni abbiamo», spiega un sedicenne a cavalcioni sul suo
scooter parcheggiato davanti a porta Borsari. «A me invece è capitato,
anche se raramente. Qualche battuta
sull’età ma nessun rifiuto vero e proprio, né nei locali, nè al supermercato.
Solo una volta e in quel caso l’unico
maggiorenne della compagnia ha ordinato, pur essendo evidente che avremmo
bevuto anche noi», aggiunge l’amica sedicenne. «La legge non è chiara e noi
non abbiamo nessuna autorità per chiedere i documenti», spiegano invece alcuni
gestori. La pratica di tirar tardi scolando pinte di birra e cocktail è un’abitudine talmente diffusa tra gli adolescenti veronesi che la vera trasgressione sembra essere il non bere. «Gli alcolici ai ragazzini vengono serviti di continuo, ma parliamo dei nostri coetanei e non per esperienza diretta. Noi siamo “anti”, cioè andiamo contro queste tendenze e quindi niente alcolici e niente discoteche, anche se ci rendiamo conto di essere un’eccezione». A parlare sono tre quindicenni, Giulia, Lorenzo e Davide, uno indossa una maglietta dei Guns’n Roses, l’altro quella di Lupin III. «E niente droghe, a differenza della maggior parte dei nostri compagni di classe che hanno già provato a farsi gli spinelli. E non solo».I.N. Nelle
discoteche i giovani arrivano già brilli Non c’è
traccia di controlli e i guidatori designati raramente restano sobri GROSSETO. Si
chiamavano “Angeli della notte” e “Guidatori designati” ed erano le figure che
avrebbero dovuto dare un sensibile aiuto a diminuire gli incidenti d’auto
all’uscita dalle discoteche riconoscendo chi fosse in grado di guidare, non
bevendo e portando quindi a casa, da sobrio, la comitiva di amici alticci.
Questo almeno era l’intento del “Codice etico per le imprese
dell’intrattenimento”, il decalogo istituito 4 mesi fa di comune accordo tra
Ministero dell’Interno, Ministero delle Politiche giovanili e associazioni di
categoria dei locali notturni per inserire alcune regole all’interno delle
discoteche che aderiscono all’iniziativa: alcol test all’uscita, convenzioni
con autobus pubblici per il trasporto dei giovani, personale specializzato,
analcolci a un prezzo minore, misure restrittive per la vendita di alcolici ai
minorenni oltre che ai maggiorenni nelle aree circostanti i locali di ritrovo,
ma sopratutto appunto l’individuazione di figure che si incarichino di non bere
e di portare a casa gli amici usufruendo di sconti e biglietti omaggio. Tante belle idee. Secondo
Antonio De Gortes, presidente dell’AssoIntrattenimento, infatti, a 4 mesi dall’istituzione
del codice «i giovani continuano a bere e hanno sempre più soldi in tasca per
permetterselo, il tutto contornato da macchine sportive sempre più veloci». Per
una consumazione alcolica nelle discoteche più in voga servono in media 15 euro,
secondo De Gortes, molto più che in bar e pub dove bere è molto più economico,
eppure in discoteca i ragazzi prendono anche più di una consumazione a serata.
E i pullman adibiti ad hoc? «Nei molti locali che li hanno istituiti sono
vuoti, i ragazzi preferiscono comunque la macchina e non possono imporglielo i
gestori». E in effetti i locali poco possono fare se i ragazzi arrivano nei
club già con tassi alcolici rilevanti. «Il
problema principale - spiega Gianluca Mazzuoli, gestore del Tartana, storica
discoteca di Follonica - è che i giovani arrivano da noi dopo essere passati
dall’aperitivo, dal vinello a cena e dal cocktail del bar in piazza, e quando
arrivano da noi all’una sono già alticci. Siamo solo l’ultimo anello della
catena». Quello che accade allora all’interno del club, secondo Mazzuoli, è che
chi mostra segni evidenti di sbronza viene messo a sedere, gli viene dato un
bicchiere d’acqua e viene invitato a uscire dopo una mezzoretta, magari
cercando di affidarlo a un amico in condizioni migliori. Nessuna traccia dei fantomatici angeli della notte addestrati per
l’occasione. D’altronde i barman possono sì cercare di non servire alcolici a
chi sembra più ubriaco, ma non possono certo fare analisi del sangue sul
momento per decidere chi è più brillo e non dargli da bere. Tutto allora
sembrerebbe affidato nelle mani del guidatore designato. «Nessuno controlla se chi è entrato
gratuitamente nelle vesti di guidatore della comitiva effettivamente poi beva o
no - spiega uno dei gestori della Capannina, il famoso locale di
Castiglione della Pescaia - perché non
ci vuole molto a toglierselo o a spartirsi il costo della bevuta con un amico
che ha pagato il biglietto intero». Basti pensare che, secondo la gestione della discoteca, nel parcheggio della Capannina
rimangono a termine di ogni serata fino a 50-60 macchine in cui i proprietari
spesso dormono o perché impossibilitati a guidare per via dell’ebbrezza o per
evitare i tanti controlli con l’etilometro delle forze dell’ordine. Ma i
controlli etilici previsti dal codice etico avrebbero dovuto avvenire anche
all’uscita dalle discoteche, cosa non proprio abbordabile, almeno a sentire
Massimo Formicola, gestore della discoteca La strega del mare a Porto Santo
Stefano. «Volevo comprare la macchinetta per l’alcol test in farmacia, - spiega
Formicola - ma ho scoperto che oltre al costo di 53 euro di quest’ultima,
servivano 6,50 euro per ogni beccuccio usa e getta, che moltiplicato per 200
persone fa 1.200 euro, spese che non dovrebbero sostenere i gestori». Anche i pullman
del servizio pubblico della Rama vengono pagati dalle discoteche e sono in
funzione generalmente fino alle 4:30 del mattino. Secondo Antonio Flamini, vice
presidente di Silb (Associazione di imprenditori di intrattenimento, danza e
spettacoli) il monitoraggio dell’effettiva messa in atto del codice etico delle
discoteche «partirà quando il ministero per le politiche giovanili lancerà la
nuova campagna ufficiale per il guidatore designato», ma non si sa se avverrà
prima o dopo l’estate. (*) (**) Andrea
Nardini (*) Nota a
cura di Aldo Fabbri (Associazione “Fede per la Vita”): leggendo le
dichiarazioni dei gestori, ho la sensazione di trovarmi di fronte al solito
scarica barile tipico di noi italiani; non vedo un’unione tra tutti coloro i
quali sono coinvolti nel problema, invece di unire le forze cercando ognuno di
fare la propria parte e dare un contributo, si addossano le colpe ad altri. (**) Nota: una piccola considerazione in
aggiunta al condivisibile commento di Aldo Fabbri: solo degli allocchi, o delle
persone in malafede, potevano pensare che davvero il “codice etico di
autoregolamentazione” voluto dai gestori dei locali notturni potesse avere una
qualche utilità. Non si può dare in mano la soluzione di un
problema alcol correlato a chi guadagna dalla vendita dell’alcol. Lo stesso concetto vale naturalmente per l’articolo che segue… INCIDENTI
STRADALI Il
sottosegretario alla Salute incontra i produttori di alcol IL SOTTOSEGRETARIO alla Salute Gian Paolo Patta ha incontrato le organizzazioni a cui fanno riferimento i produttori delle bevande alcoliche, allo scopo di applicare quanto previsto dal Programma nazionale «Guadagnare salute» riguardo l’alcol. È stata affrontata l’opportunità di adeguare le etichette degli alcolici che «devono contenere almeno una avvertenza semplice, in particolare per alcune categorie a rischio quali donne in gravidanza, persone alla guida, assuntori di particolari farmaci e giovani». Entro i primi di settembre i produttori dovranno proporre messaggi idonei. Sulle
bottiglie di vino Sanavio
dice no alle etichette della Turco VOLTERRA. «Ciò che serve è insistere sulla
prevenzione attraverso l’informazione e campagne di educazione ai consumi
consapevoli». È
questo il commento del vicepresidente della Provincia, Giacomo Sanavio, alla
proposta del ministro Livia Turco riguardo alle etichette da apporre su
bottiglie e lattine di alcolici con messaggi (tipo quelli sui pacchetti di
sigarette) che mettano in guardia dai pericoli legati al consumo. La proposta
giunge dopo che negli ultimi tempi è aumentato l’allarme per incidenti stradali
causati da persone che si sono messe alla guida in stato di ebbrezza. «Sono contrario alle etichette proposte per
il vino - prosegue Sanavio -. Il
vino è un alimento, è cultura, emozione, socialità, legame con la terra e i
saperi millenari dei viticoltori. Non fa parte dei modelli dello sballo. Il
vino è lentezza e meditazione. È esaltazione del cibo e della sua cultura. Non
può essere considerato alla stregua di un pacchetto di sigarette. Dentro una
bottiglia di vino c’è la storia di un territorio, la fatica di generazioni, la
cultura e la tradizione di popolazioni (*). Insisto, c’è bisogno di
educare. Solo così si possono incentivare comportamenti consapevoli e positivi.
Inoltre, con le etichette proposte dalla Turco, si farebbe un danno enorme ad intere economie territoriali». (*) Nota: qualcuno informi questo signore che,
secondo dati del Ministero della Salute, in Italia più della metà dei problemi
e delle sofferenze alcolcorrelate sono vinocorrelate. IL TIRRENO Ubriaco
in scooter investe pedone e cade Denunciato
un automobilista finito fuori strada Tre
persone fermate in una sola notte dalla polizia e dai carabinieri PISA. Sempre
più gente viene sorpresa a guidare ubriaca: un vero problema sociale che deve
mettere in stato di allarme. Sono tre le persone bloccate nella notte fra
venerdì e sabato, da polizia e carabinieri, al volante sotto l’effetto
dell’alcol: uno di questi è finito in
ospedale dopo aver provocato un incidente stradale in cui è rimasto ferito un
ragazzo, un secondo è finito con l’auto fuori strada. Il
primo incidente è avvenuto alle una e un quarto in largo Riviera, a Tirrenia,
davanti alla nota discoteca Pepila. Un
cinquantenne, completamente ubriaco, era in sella alla sua Vespa quando è
finito addosso, fortunatamente senza gravi conseguenze, ad un gruppo di sette
ragazzi che attraversavano sulle strisce. Uno dei giovani è caduto ed è
stato medicato al pronto soccorso dell’ospedale per delle escoriazioni a
braccia e gambe: è un livornese di 26 anni che è stato giudicato guaribile in
una settimana. L’investitore, G. M., 58 anni, di Gagno, nella caduta dal suo
scooter ha riportato ferite che i medici hanno giudicato guaribili in una
decina di giorni: è stato ricoverato in ospedale, date le sue condizioni, e
denunciato per guida in stato di ebbrezza. I carabinieri del nucleo
radiomobile, intervenuti dopo l’incidente, gli hanno ritirato la patente; al
provvedimento seguirà, come di consueto, la fase penale e la decurtazione di dieci
punti dal permesso di guida. L’incidente tutto sommato si è concluso con
dei feriti lievi, ma avrebbe potuto avere, come è accaduto in altri casi, ben
altre conseguenze. Altre
due persone sono state bloccate nella stessa notte dalla Squadra Volanti della
questura, sempre per guida in stato di ebbrezza alcolica, uno di loro dopo
essere uscito di strada con l’auto. La
denuncia è scattata per un marocchino di 29 anni, fra l’altro recidivo, perché già altre volte era stato sorpreso alla
guida ubriaco e gli era già stato sospeso il permesso di guida. Il giovane
straniero è stato fermato ad un posto di blocco lungo via Aurelia Nord. Il
secondo denunciato è un pisano di 38 anni che in via Pisorno è finito fuori
strada, con l’auto in un campo, dopo aver urtato il cordolo della rotatoria. Gli
agenti del 113 sono intervenuti proprio dopo la segnalazione dell’incidente.
L’uomo è stato soccorso, accompagnato all’ospedale e medicato: ne avrà per
pochi giorni. Secondo
i dati forniti recentemente dalle forze dell’ordine, le persone trovate alla
guida ubriache nei primi sei mesi dell’anno sono una al giorno: se si pensa che
spesso queste condotte causano incidenti che - come nel caso di Tirrenia, o in
un caso avvenuto ad aprile, in cui un operaio con un furgone investì e uccise
un ciclista - coinvolgono altri, si capisce che l’allarme sociale sul fenomeno
resta molto alto. IL TIRRENO del 21 luglio 2007 Il
dramma dopo la festa per l’amico Rischia
la paralisi il turista caduto. Organizzato
un volo per il rientro in Irlanda Invitato
alle nozze, aveva partecipato all’addio al celibato Poi si è avventurato sul
baluardo S. Frediano cadendo per 10 metri LUCCA. La festa di nozze di una coppia di
amici si trasforma in un incubo per un giovane turista irlandese che rischia la
paralisi dopo essere caduto l’altra notte dalle Mura. Secondo quanto riferisce
la polizia, il trentunenne Paul Granville avrebbe
bevuto al ricevimento in onore degli sposi vip e sarebbe precipitato, mezz’ora
dopo la fine del party, da un’altezza di oltre 10 metri dal baluardo S.
Frediano. Stando
sempre agli accertamenti della polizia, il turista - alloggiato all’Hotel
Celide con altri amici irlandesi invitati alle nozze vip - verso le 23
partecipa nel giardino di un albergo del centro storico al ricevimento in onore
degli sposi. I brindisi sono a base di
birra, whisky, champagne come nella migliore tradizione anglosassone. Una
serata trascorsa in allegria. Poi verso le 3 la compagnia si scioglie gli
invitati tornano in albergo. Paul Granville, come ha detto agli agenti della polizia che lo hanno ascoltato subito
dopo l’incidente, non proprio sobrio anzichè uscire da Porta Elisa sale sulle
Mura e inizia a camminare sul parapetto, fino a quando perde l’equilibrio e
precipita sugli spalti sottostanti. Dai primi accertamenti non avrebbe
perduto conoscenza, nonostante il volo di dieci metri. Anzi avrebbe subito
reagito cercando di rialzarsi. Invano. Allora con il cellulare chiama un amico
alloggiato all’hotel Celibe. «Help me (aiutami)» sono le uniche parole pronunciate
con un filo di voce. E poi un’indicazione generica - «Mura» - per farsi
trovare. Sono le
3,25 quando l’amico di Paul allerta il portiere dell’hotel Celibe. Subito viene
chiamato il 113. Gli agenti, con i vigili del fuoco muniti di gruppi elettrogeni,
controllano palmo a palmo gli spalti. Alle 4.40 Granville è localizzato in uno
spiazzo di fronte ai vivai Testi. È cosciente, ma ha forti dolori alla schiena.
Non riesce ad alzarsi e a muovere i piedi. Ammette
di aver bevuto e di essersi perduto proprio per questo. Il turista viene
portato al pronto soccorso del Campo di Marte e da lì - a scopo cautelare -
viene trasferito al centro traumatologico di Careggi, anche se ora gli amici
stanno organizzando un volo per riportarlo a casa: i parenti avrebbero espresso
il desiderio di farlo operare in Irlanda per risolvere la frattura di una
vertebra lombare che potrebbe causare problemi spinali. Luca Tronchetti E’
sempre più emergenza. Secondo il Centro alcologico del Lazio bere troppo fa
12mila vittime l’anno. Duecento
etilometri in più sulle autostrade Ogni giorno 33 persone muoiono per l’alcol Ancora strage nel weekend, vittime a Roma e
Firenze. Gli incidenti causati sempre da giovani di MARIA LOMBARDI ROMA - Era ubriaco e drogato, guidava con la
testa chissà dove e gli occhi persi. Quell’uomo sul ciglio della strada forse
non l’ha nemmeno visto o l’ha visto troppo tardi. L’ha travolto con la sua
macchina e l’anziano è morto sul colpo, l’ennesima vittima di un’estate che di
morti sulle strade ne ha già visti troppi, e troppi quelli uccisi da chi
esagera col alcol e poi si mette al volante. Dino Niccolini aveva 75 anni,
camminava di sera sulla strada a Mercatale, vicino San Casciano Val di Pesa
(Firenze), appena 23 ne ha l’automobilista di Greve in Chianti che l’ha
ammazzato e adesso è accusato di omicidio colposo, guida in stato di ebbrezza e
sotto l’effetto di stupefacenti. Così in Versilia, due giorni fa, e vicino
Cesena, così a Pinerolo lo scorso week-end quando una sedicenne è stata travolta
da un ubriaco all’uscita della discoteca. Alcol-killer, sempre più spesso, auto
assassine in mano a ubriachi. Un’emergenza: in Italia ogni giorno muoiono 33
persone per colpa dei bicchieri di troppo, 12mila ogni anno, secondo lo studio
del centro alcologico del Lazio. Con costi altissimi, un miliardo e 400 milioni
di spesa sanitaria. Aveva bevuto un po’ di più anche il conducente
della Ford Fiesta che ha investito un ciclomotore all’alba di ieri a Roma,
all’incrocio tra viale Manzoni e via di Porta Maggiore. Il peruviano di 31 anni
che era in sella all’Mbk (e pare non abbia rispettato la precedenza) è morto,
dagli esami è risultato che il romano di 27 anni che guidava l’auto aveva un
livello alcolico di 0,75, poco sopra il limite consentito. A Roma i carabinieri
del Nucleo radiomobile, durante i controlli dell’altra sera, hanno denunciato
13 persone per guida in stato di ebbrezza, quasi tutti tra i 20 e i 25 anni,
due le donne. A Castel Sant’Angelo, in provincia di Rieti, un automobilista di
32 anni ubriaco si è spogliato completamente davanti ai militari di Cittaducale
che lo avevano fermato. E sempre l’alcol ha fatto un altro morto a
Rimini, un turista lombardo che all’alba di ieri ha sfondato la vetrata di un
residence per seguire alcune ragazze con cui aveva cercato di attaccare
discorso. Ma le turiste, due svizzere e due olandesi, vedendolo sbronzo e mezzo
nudo, si erano rifugiate nell’albergo. L’uomo ha preso a pugni a testate la
vetrata dell’hotel, il cristallo si è rotto e gli ha quasi amputato la mano.
Non è servito a nulla l’intervento del 118, il turista, che non aveva
documenti, è morto dissanguato. A Palermo un automobilista ubriaco ha scatenato
una rissa e rotto il naso a un altro conducente. Di fronte a quella che il ministro dei
Trasporti Bianchi definisce un’«emergenza nazionale», il governo promette più rigore, troppi morti sulle strade per colpa
dell’alcol. Sono pronti sei milioni di euro da destinare alla sicurezza
stradale. Saranno spesi per aumentare i controlli, acquistare nuovi etilometri
e lanciare una campagna pubblicitaria contro le stragi del sabato sera. Troppo
pochi, oggi in Italia, i pattugliamenti, «intendiamo
passare dagli attuali 200mila controlli l’anno - è l’intenzione di Bianchi - a
un milione e mezzo». Duecento etilometri sono stati già messi a
disposizione alle pattuglie della Polizia stradale dal gruppo Autostrade per
l’Italia in vista del gran traffico di questi giorni. Non c’è tempo da perdere,
sono in arrivo i giorni più critici dell’anno e il ministro Bianchi spera di
poter arrivare al più presto all’approvazione del disegno di legge che
inasprisce le pene per chi trasgredisce sulle strade e guida in stato di
ebbrezza. «L’iter è stato velocissimo - spiega il ministro dei Trasporti - in
tre mesi lo abbiamo approvato alla Camera ed è già in discussione al Senato. Ci
auguriamo che possa essere approvato prima della pausa estiva». Sono i giovani quelli che rischiano di più,
negli ultimi quattro anni - secondo i dati della polizia stradale e dei
carabinieri - il numero delle vittime con meno di 30 anni è aumentato del 16%,
mentre la percentuale complessiva degli incidenti mortali è in calo. Colpa di
alcol e droga, il più delle volte. Bevono tanto i ragazzi e si mettono alla
guida come se nulla fosse, e ora lo fanno anche le ragazze, ai controlli è
risultato che il 5% delle automobiliste aveva bevuto troppo, «un fenomeno nuovo
e inquietante», per il comandante della polizia stradale Antonio Giannella. In una trentina di locali è partita la
campagna di prevenzione: chi guida non beve, è l’invito rivolto ai giovani, e
chi beve non guida. IL MESSAGGERO «Bere dà
più sicurezza? Un po’,
ma poi deprime» ROMA - «Come posso dire di no all’alcol? Mi
isolano, mi prendono in giro». Emanuele
Scafato, Direttore dell’Osservatorio alcol dell’Istituto superiore di
sanità, racconta le sue conversazioni con i ragazzi. Elenca le domande che gli
fanno, disegna le paure, ripete i consigli che dà a maschi e femmine. E lei
che suggerisce? «Dico
che rifiutare, spesso, è molto più facile di quanto si pensi. E che si deve
essere in grado di affrontare anche una presa in giro. Non è certo l’alcol che
dà quella forza». Eppure,
spesso, si beve molto proprio per sentirsi più sicuri? «Questo
è uno dei tanti luoghi comuni da sfatare. Non è vero! L’alcol è un sedativo e
produce solo una diminuzione del senso di affaticamento e della percezione del
dolore». Ma
l’alcol disinibisce Lunedì, 23 Luglio 2007 email
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