Nelle due foto,
tratte da Le Figaro, i resti del bus (a sinistra) e, a destra, la pietosa opera
di ricomposizione delle salme
(ASAPS) GRENOBLE (FRANCIA), 24 luglio 2007 – Un pullman
con a bordo cinquanta pellegrini polacchi, diretti al santuario di
Notre-Dame-de-la-Salette, è precipitato domenica mattina (22 luglio) in un
torrente nei pressi di Vizille, centro montuoso tra il capoluogo della regione
dell’Isère, Grenoble e Le Mure. Il bilancio finale è da notte irachena: almeno
26 morti, molti dei quali carbonizzati, e 24 feriti, 12 dei quali in condizioni
disperate. La sciagura è avvenuta poco dopo le nove e mezzo del mattino: il bus
ha preso improvvisamente velocità, finendo dritto su un parapetto, sfondato con
facilità, e precipitando nel vuoto per una quarantina di metri. L’impatto è
stato devastante ed il veicolo si è immediatamente incendiato. Chi non è morto
nello schianto, è stato finito dalle fiamme: in pratica, si sono salvati solo
coloro che sono stati espulsi dall’abitacolo. Per evacuare dalla scena critica
i superstiti, sono stati fatti arrivare moltissimi elicotteri, che hanno
sbarcato le barelle sul Punto Medico Avanzato organizzato sulla piazza del
comune di Grenoble. I resti del torpedone sono stati subito sequestrati e non
saranno rimossi fino alla completa esecuzione di tutte le perizie necessaria a
far luce sulla tragedia. Intanto, il presidente della Polonia, Lech Kaczynski, è
giunto a Grenoble nel primo pomeriggio di domenica, e, dopo essersi recato sul
luogo del terribile schianto, ha visitato i parenti delle vittime ed i
superstiti negli ospedali di tutta l’Isère. Il capo dello stato francese,
Nicolas Sarkozy, gli ha immediatamente posto le condoglianze di tutta la Francia, come ha subito
riportato il quotidiano “Le Monde”, citando il portavoce dell’Eliseo David
Martinon. Ma come è possibile che, in Europa, periodicamente possano
ancora accadere tragedie di questa portata? Secondo i primi accertamenti, eseguiti dalla Gendarmeria
Nazionale, il bus dei pellegrini avrebbe avuto un’avaria fatale all’impianto
frenante, anche se i molti testimoni sentiti a verbale dal tenente colonnello
Thierry Rousseau hanno parlato di “velocità eccessiva”. Ma non è finita qui: la
strada su cui si è verificata la tragedia, la N85, detta anche la “Route Napoléon”, non è
adatta alla percorrenza di veicoli con dimensioni maggiori. L’esatto punto dove si è consumato il dramma,
è caratterizzato – per esempio – da una discesa molto ripida e lunga, la
“descente de Laffrey”, con pendenze che arrivano al 15%. I suoi 7 chilometri ed oltre,
mettono a dura prova anche i freni di un’autovettura, figurarsi quelli di un
veicolo commerciale o di un autobus di tale classe. Per questo motivo,
l’arteria – teatro di altre analoghe tragedie – è addirittura interdetto alle
categorie superiori, almeno quelle non munite di doppio sistema di freni. Il
bus polacco, non ne era dotato.
{foto3c}
Le tracce di scarrocciamento del bus e ciò che resta del
piccolo muretto di contenimento. Nonostante il divieto di transito, ci sono
polemiche anche per la consistenza delle protezioni
Nel 1973 un autobus pieno di turisti belgi, precipitò
nello stesso identico punto, provocando 43 vittime. Due anni più tardi, nel
1975, toccò ad un pullman francese cadere nel vuoto e schiantarsi sul letto del
torrente: quel giorno, morirono in 29. “Non avremmo mai creduto di assistere di nuovo ad una
tragedia simile, sulle nostre strade”, ha detto il sindaco di Vizille Alain
Berhault, intervistato al telefono da Le Monde. Ma come evitare il ripetersi di
una tragedia del genere? Il sindaco Berhault non ha dubbi: in futuro, anche i
veicoli più moderni potranno accedere alla strada solo con una speciale deroga.
“Tuttavia – ha aggiunto – il divieto è chiaramente segnalato in tutti gli
accessi alla nazionale. Ci vorrebbe un gendarme ad ogni angolo, 24 ore al
giorno, 7 giorni la settimana”. Anche il primo ministro francese, François Fillon, il
ministro dell’Interno Michèle Alliot-Marie e quello dell’Ecologia, incaricato
alla Sicurezza Stradale, Jean-Louis Borloo, si sono immediatamente recati sul
posto, scendendo fino all’ultima “ground-zero” della violenza sulle strade. Ieri
mattina (23 luglio) si è tenuta una riunione urgente nella quale è stato fatto il punto sul
censimento, in atto, dei Punti Neri francesi,
per i quali è previsto un preciso piano d’azione, già finanziato
dall’esecutivo. Il gruppo di pellegrini era partito dal nord ovest della
Polonia, nella regione di Szczecin. (ASAPS)
|