AGIPRESS Allarmante studio sull’uso dell’alcool Inquietanti
risultati di uno studio condotto dall’équipe da Emanuele Scafato, responsabile
dell’Osservatorio alcol dell’Istituto superiore di sanità Ogni anno, dice lo studio, presentato ieri a Roma, in Italia
sono migliaia i morti sulle strade per abuso di alcol, dei quali buona parte
vede protagonisti i giovani tra i 18 e i 25 anni. A questi, bisogna aggiungere
i 25mila decessi dovuti alla dipendenza da alcol in sè. L’analisi delle cause
che determinano gli incidenti stradali mostra che, a livello europeo, un
incidente su quattro (25%) e’ attribuibile all’alcol, e che negli incidenti
causati da guida in stato di ebbrezza la stragrande maggioranza delle persone
coinvolte (96%) è costituita da uomini, di cui il 33% giovani o giovani adulti
di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Una
rassegna internazionale di 112 studi finanziati dalla Commissione europea ha
fornito una forte evidenza scientifica del fatto che la diminuzione delle capacità
di guida comincia con un livello di concentrazione di alcol nel sangue appena
superiore allo zero. Il raffronto
tra l’alcolemia di conducenti coinvolti in incidenti e quella di conducenti non
coinvolti in incidenti ha riscontrato che uomini e donne di tutte le età con
Bac tra 0,2 g/l e 0,49 g/l presentano un rischio almeno tre volte maggiore di
morire in un incidente d’auto. Si stima che il 30-40 per cento dei
224.000 incidenti avvenuti in Italia nel 2004, dei 316.000 feriti e dei quasi
6.000 morti a causa di un incidente stradale sia alcol correlato. Queste morti sono evitabili con interventi
mirati che ridurrebbero significativamente il costo economico, sanitario,
sociale che nel 2004 e’ stato stimato in oltre 33 miliardi di euro, il 2,5 per
cento del PIL. Scafato ha presentato alcune proposte per limitare le morti
correlate all’abuso di alcol: riconsiderare
i livelli attuali di alcolemia consentiti alla guida e valutare l’opportunità
di abbassare il limite attuale di 0,5 g/l; valutare l’opportunità di introdurre
livelli di alcolemia consentiti alla guida pari a zero per i giovani fino a
venti anni. ’’Non esistono limiti da
considerarsi sicuri" ha spiegato Scafato. "La ricerca mondiale ha
dimostrato una forte riduzione negli incidenti stradali quando i livelli di
alcolemia consentiti sono stati abbassati’’. Altre misure suggerite sono
l’attuazione di campagne di sensibilizzazione che incrementino la
consapevolezza nella popolazione del rischio connesso all’alcol alla guida;
favorire l’attuazione di iniziative rivolte ai giovani, come quella del
"guidatore designato" (uno dei componenti di un gruppo viene di volta
in volta scelto come guidatore e quindi quella sera si astiene dall’alcool);
finanziare la ricerca sui fattori che possono contribuire a diminuire l’impatto
sulla salute e sulla sicurezza di comportamenti di abuso alcolico. Oltre, ovviamente a far sì che aumentino i
controlli. (fonte Farmacista33) ASAPS Pignoletto Beach Party L’ufficio stampa
del Consorzio Vini Bolognesi risponde alle nostre accuse con una forte critica
al presidente dell’Asaps La pronta replica del presidente
Giordano Biserni In merito alle critiche che l’ASAPS ha rivolto alla nostra
iniziativa Pignoletto Beach Party, svoltasi sabato scorso a Marina di Ravenna
con la preziosa collaborazione di Slow Food Ravenna, il Consorzio Vini Colli
Bolognesi desidera replicare e fornire alcune doverose precisazioni al signor
Biserni e ai visitatori del sito: Lei, signor Biserni, evidentemente, non ama molto il vino –
prodotto d’eccellenza del made in Italy - ma neanche la nostra terra, l’Emilia
Romagna… E non deve avere molto rispetto del lavoro altrui, se mette sullo
stesso piano un’eccellenza del territorio con l’alcol tout court. Noi invece
rispettiamo le opinioni di tutti, anche le Sue, e – anzi - condividiamo
pienamente – come non si potrebbe? – le idee di fondo e lo spirito di servizio
che anima la sua associazione ASAPS, la cui autorevolezza è ben conosciuta a
livello nazionale. Ma crediamo che questa volta Lei abbia fatto una brutta
scivolata. Nel merito e nello stile: non comprendiamo la velenosa acrimonia con
cui si scaglia contro un progetto serio, ovvero quello di promuovere il vino
Pignoletto nel palcoscenico della Riviera Romagnola (legittimo, no?), e proprio
contro questa iniziativa, ben più innocua di tante altre che vanno in scena
ogni giorno in tutta la Riviera (che lui sia un sostenitore del romagnolo
Sangiovese? Non ci sentiamo affatto concorrenti….). Ma, soprattutto, quando
travisa il senso delle cose, evitando ad arte di citare dal comunicato stampa
che annunciava la nostra iniziativa proprio gli obiettivi primari (tra cui
divulgare la cultura del bere bene con moderazione, altro che sballare!),
allora ci offende pesantemente. Rigettiamo con forza l’artificiosa associazione
vino=alcol=sballo. Perché i produttori e i professionisti dei Colli Bolognesi
(sommelier compresi, oggetto di sciocche ironie: comunque le nostre tre
ragazze-sommelier ringraziano per l’aggettivo ‘avvenenti’) non ci stanno a
essere bollati come attentatori della sicurezza pubblica. E con noi, ne siamo
sicuri, potrebbero rispondergli 40.000 colleghi produttori di vino in tutta
Italia (e 1 milione di coltivatori di uve) e le loro famiglie, un indotto
enorme che contribuisce a mantenere vivo il tessuto sociale nelle campagne e
tiene alto il nome della nostra Italia in tutto il mondo. Tanto per dovere di cronaca, precisiamo poi che per
l’iniziativa abbiamo chiesto ospitalità alla Spiaggia Donna Rosa, ospitalità
gentilmente accordata con entusiasmo, ma che la paternità dell’idea è solo del
Consorzio Vini Colli Bolognesi, che si assume e si è assunto responsabilità,
onori ed oneri della cosa. Ancora per la cronaca; sono stati distribuiti da sommelier
ufficiali, regolarmente diplomati e tesserati AIS, 1500 piccoli assaggi di non
più di 7 cl di vino, in calici, dalle 18.30 a non oltre le 21 (rigorosamente
entro il perimetro deputato e delimitato, non sulla spiaggia) a un pubblico
adulto, motivato, interessato - e perfettamente sobrio - valutabile in 1000
persone. Che dire, ancora? Per dimostrarLe che i produttori dei Colli
Bolognesi non sono gente senza scrupoli che vuole ‘lucrare’ sui giovani, La
invitiamo volentieri a visitare le nostre belle colline bolognesi. Scoprirà
natura, paesaggio, storia, cultura, gente vera, agricoltori seri. E
nell’occasione potremmo risolvere amichevolmente la nostra discussione con un
cin cin a base di Pignoletto (solo un sorso, ovviamente…). Fabio Bottonelli, giornalista, ufficio stampa Consorzio Vini
Colli Bolognesi La replica del
presidente Asaps Giordano Biserni Ecco i nostri argomenti Al signor Fabio Bottonelli Ufficio stampa Consorzio Vini Colli Bolognesi Via De Butteri, 2 40125 Bologna Gentile signor Bottonelli, come può vedere abbiamo pubblicato integralmente sul nostro
portale la sua lettera di protesta nei confronti della nostra presa si
posizione sul Pignoletto Beach Party, da voi organizzato. In questo modo avrete
anche una buona platea in considerazione del fatto che sono dalle 15 alle
20.000 al giorno le pagine visitate su www.asaps.it Vado al contenuto del suo risentimento e noto subito che lei
mi accusa di non amare molto il vino (sentimento che non mi sembra sia
costituzionalmente garantito) e “neanche
la nostra terra, l’Emilia Romagna”. E già su questo aspetto respingo le sue
accuse, in quanto io amo la nostra terra e il vino (preferisco però quello
rosso, lo ammetto). Solo che amo berlo a tavola e quando so che poi non guido.
Il problema è che lei porta la querelle sul lato economico della vicenda,
sottolineando ben 2 volte nelle prime 4 righe “l’eccellenza” del prodotto.
Eccellenza che nessuno vuole discutere. Quello
che noi abbiamo messo in discussione è l’opportunità che in un sabato sera nel
cuore dell’estate si organizzi un “Pignoletto Beach Party” , in pieno dibattito
sulle misure da adottare per contrastare l’abuso di alcol alla guida, in una
località turistica della nostra riviera in provincia di Ravenna. Provincia
ad alto rischio infortunistico, che solo
alcune settimane prima aveva visto morire un giovane di 28 anni travolto da un
ubriaco che poi si era dato alla fuga. Avanza sulla linea, inoltre, accusandomi di aver fatto una
brutta scivolata, per l’acrimonia con la quale abbiamo evidenziato la
“promozione” del Pignoletto nella Riviera Romagnola. A questo proposito le voglio solo ricordare che noi abbiamo
intrapreso ben altre battaglie, che quella contro il Pignoletto, con l’adozione
di un manifesto che ha raccolto migliaia di firme contro gli Open Bar, noi ci
siamo impegnati a fianco di Aicat e alle associazioni delle vittime della
strada, contro la pubblicità in parte ingannevole della Drive Beer, ottenendo
anche importanti risultati. Lei poi prosegue con la parte più “tanninica” della sua
nota, affermando che la vostra iniziativa è: “ben più innocua di tante altre che vanno in scena ogni giorno in tutta
la Riviera”. Su questo punto servono subito delle precisazioni. Innanzi
tutto una iniziativa di promozione
dell’alcol non può essere “più innocua di tante altre”. O è innocua o non lo è.
(De Mauro: 1 che non nuoce, che non fa male). E già su questo punto se
è lecito promuovere l’iniziativa è altrettanto lecito non condividerla. Più avanti parte con devastanti sciabolate affermando,
arditamente: “Ma, soprattutto,
quando travisa il senso delle cose, evitando ad arte di citare dal comunicato
stampa che annunciava la nostra iniziativa proprio gli obiettivi primari (tra
cui divulgare la cultura del bere bene con moderazione, altro che sballare!),
allora ci offende pesantemente. Rigettiamo con forza l’artificiosa associazione
vino=alcol=sballo.” Mamma mia signor Bottonelli, altro che scivolone il suo. Lei
ha fatto un capitombolo esiziale, forse dovuto alla fretta e al suo livore.
Infatti, se fosse stato più attento, avrebbe visto che noi non abbiamo affatto
travisato la vostra nota stampa, abbiamo fatto di più, proprio per l’onestà
intellettuale che ci caratterizza da sempre. Abbiamo riportato la vostra nota
stampa pari pari sotto al nostro commento, nella stessa pagina del nostro
portale. Clicchi su https://www.asaps.it/showpage.php?id=14507&cat=3&sezione=Comunicatistampa&pubblicazione=21.07.2007 e lo potrà verificare. Di più ancora. Abbiamo addirittura voluto strafare. Pensi
signor Bottonelli che quando abbiamo lanciato il nostro comunicato all’Ansa e
ai giornali locali abbiamo inserito di seguito il vostro comunicato integrale. Vede che la sua accusa è assolutamente priva di fondamento? Una osservazione:
l’utilizzo frequente del termine “cultura” affiancato al “bere bene” mi sembra
un po’ ambiguo,
è molto difficile distinguere le due
culture del bere bene e del bere male. Forse sarebbe opportuno insistere sulla
cultura secca del non bere affatto quando si deve guidare (e con
moderazione sempre). Lei prosegue nella sua impazzita corsa alle accuse,
affermando: “Rigettiamo con forza
l’artificiosa associazione vino=alcol=sballo. Perché i produttori e i
professionisti dei Colli Bolognesi non ci stanno a essere bollati come
attentatori della sicurezza pubblica. E con noi, ne siamo sicuri, potrebbero
rispondergli 40.000 colleghi produttori di vino in tutta Italia (e 1 milione di
coltivatori di uve) e le loro famiglie, un indotto enorme che contribuisce a
mantenere vivo il tessuto sociale nelle campagne e tiene alto il nome della
nostra Italia in tutto il mondo.” Anche in questo caso, mi dispiace dirlo, chi travisa è lei.
Noi non abbiamo mai parlato di
“vino=alcol=sballo” ma di: “alcol-spiaggia-notte-giovani” come elemento di
possibile rischio. Si sente di
negarlo? Poi lei la butta sul lato economico calando le sue legioni
di 40.000 colleghi produttori (e 1 milione di produttori di uve) e le loro
famiglie. Andiamo con ordine. Conosciamo bene la cifra del valore economico
della nostra produzione vinicola fatta di 800.000 aziende produttrici, di cui
1.200 esportatrici, con 51 milioni di ettolitri prodotti, il 33% dei quali
destinati all’export. (Inchiesta Corriere della Sera del 27 marzo 2007). Insomma siamo Campioni del mondo anche per il vino. Ci fa
piacere. Però tutto questo ci
deve far tacere sui rischi dell’alcol? Le è nota la nuova classifica delle 20
sostanze più pericolose per la salute prodotta da illustri farmacologi di
Bristol (David Nutt e Colin Blakemore) pubblicata da Lancet (rilanciata sempre
dal Corriere della Sera, questa volta del 24 marzo 2007)? Al 5° posto c’è
l’alcol (che causa 190.000 morti l’anno nella sola Europa) al 9° il tabacco
uniche due sostanze lecite fra le 20 elencate. Al primo e secondo posto ci sono Eroina e Cocaina. Pensi che
dietro l’alcol all’11° c’è la cannabis, al 14° l’LSD, al 18° l’Ecstasy. Non
sono classifiche stilate dall’Asaps signor Bottonelli. Noi di questi aspetti ci preoccupiamo e lo diciamo
apertamente. Non so se le è noto che
negli ultimi 10 anni sulle strade del nostro Paese hanno perso la vita 25.000
(venticinquemila) giovani con un’età inferiore a 30 anni, tutti per incidenti
stradali, almeno un terzo dei quali alcolcorrelati. Non crede che
insieme alle famiglie dei suoi 40.000 produttori, dovremmo anche preoccuparci
delle milioni di famiglie che sentono forte il rischio alcol/strada per i loro
ragazzi? E i conseguenti costi della sanità e dello stato sociale non pesano a
loro volta sull’economia e sulle tasche di tutti? Andando alle corte, gentile Bottonelli, è evidente che lei
fa il suo mestiere e lo fa bene, ponendo in risalto le qualità del suo vino: “Il Pignoletto,
fresco, piacevole, intrigante con la sua lieve aromaticità, pura espressione
della tipicità territoriale dei Colli Bolognesi, è infatti perfetto per un
aperitivo”. Ma è anche evidente che fra me e lei c’è una sostanziale
differenza. Lei per lavoro e con
professionalità, difende interessi economici. Io no. Io difendo l’interesse
della sicurezza stradale e lo faccio a nome di 30.000 associati in larga
parte appartenenti alle forze di polizia e non solo e di centinaia di miglia di
persone che ci seguono e condividono il valore del nostro impegno. Vede Bottonelli
lei è sicuramente un esperto e noi dei dilettanti in merito ai vini bianchi e
rossi. Noi però forse
ci intendiamo un po’ più di lei di lenzuola bianche, qualche volta sporche di
rosso, troppo spesso stese sulle strade. In attesa di una bevuta chiarificatrice (io verrò in treno)
e porgo distinti saluti Giordano Biserni
Presidente Asaps **** LA NAZIONE/IL GIORNO/IL RESTO DEL CARLINO Lotta all’alcol, pugno di ferro: “Guida o bevi, decidi tu”
... La ricetta. Così la Gran Bretagna ha dimezzato le vittime
della strada... 27-07-2007 Caro Direttore, gli Inglesi hanno dimezzato morti
e feriti sulle strade in pochi anni, conquistando l’ultimo posto in Europa alla
voce pericolosità sulle strade (quella stessa voce che ci vede, invece,
indossare la maglia nera dell’intero continente). Trent’anni fa i morti per incidenti stradali in Gran Bretagna erano più
o meno 6.000 l’anno, oggi sono scesi a meno di 3.500 con una diminuzione che
supera il 40 per cento. Ancora maggiore è il calo dei feriti gravi, scesi sul
suolo inglese del 45 per cento. Un risultato straordinario, frutto di una campagna
puntigliosa che ha riguardato, in prima battuta, le vittime del sabato sera. In
30 anni le massicce campagne contro le stragi del weekend hanno salvato circa
30mila vite in Gran Bretagna, secondo le stime del Dipartimento dei Trasporti
inglese. “A metà degli anni ’70 le
morti legate alla guida in stato di ebbrezza, tipiche del weekend, erano più di
2.000. Oggi sono circa 560 (2.600 i gravemente feriti)”, ha spiegato un
funzionario del Dipartimento. La campagna d’oltremanica è consistita (e consiste) in
poche, efficaci mosse. Eccole. “Drink or drive. You
decide” (“Guida
o bevi. Decidi tu”) è lo slogan che i frequentatori di bar, pub e discoteche si
trovano appeso sui muri, nelle toilette, scritto sui sottobicchieri delle pinte
di birra, ma anche sui cartoni del latte. Spot martellanti alla radio, in tv e
al cinema, prima dell’inizio del film, responsabilizzano chi si deve mettere
alla guida dopo una notte di baldoria. Mezzi pubblici
raddoppiati.
Durante i fine settimana il numero dei mezzi pubblici circolanti nelle
principali città inglesi viene potenziato, così da consentire a chi voglia
uscire di lasciare l’auto in garage. E i taxi, pur non essendo di proprietà
comunale, vengono cooptati e suddivisi in turni, in modo che a qualsiasi ora
della notte chi è troppo ubriaco per mettersi al volante possa arrivare a casa
sano e salvo a un prezzo contenuto. Pene inasprite. Gli esami per la patente sono
stati resi più severi. Le pene per chi
guida ubriaco sono state inasprite. Chi causa la morte di qualcuno può essere
condannato fino a 14 anni di carcere. Chi, grazie agli alcol-test che sono
stati raddoppiati in 10 anni, è beccato alla guida con un tasso alcolemico
superiore a quello consentito (80 milligrammi di alcol in 100 millilitri di
sangue) può essere rinchiuso per 6 mesi in prigione e multato per 7.500 euro. Pene non annacquabili. Guerra alla
velocità. Parte
degli incassi delle multe sono reimpiegati per finanziare l’acquisto di
etilometri e di autovelox. Perché è stata dichiarata guerra all’eccesso di
velocità: in città sono stati introdotti limiti di 20 miglia orarie (circa 35
km.) nelle aree residenziali e presso le scuole. Per i recidivi, sono stati
varati corsi di riabilitazione. Sono queste le mosse pratiche che rispondono all’appello del
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai promotori della campagna
“Basta un attimo” contro le stragi del sabato sera in Riviera e in Italia.
Napolitano precisa che è necessario investire nella sicurezza, sensibilizzare e
informare i giovani, intraprendere azioni concrete a ogni livello, sia pubblico
sia privato. A Londra e dintorni hanno risposto, con i fatti, già da anni. Ogni anno in Italia sono 6mila i morti sulle strade per
abuso di alcol, dei quali 2.800-3.000 vedono protagonisti i giovani tra i 18 e
i 25 anni. A queste cifre spaventose bisogna aggiungere i 25mila decessi dovuti
a dipendenza da alcol. Questi i dati sconvolgenti che emergono da uno studio
condotto dall’equipe del professor Emanuele Scafato, membro dell’Istituto
superiore della sanità, nonché direttore del centro collaboratore
dell’Organizzazione mondiale della sanità per la ricerca sull’alcol. I dati, che prendono in esame il panorama europeo, sono
stati presentati in occasione della conferenza stampa sulle strategie nazionali
e internazionali da perseguire per combattere la piaga dell’alcol, che tanti
danni sta producendo soprattutto tra i ragazzi, che si è tenuta presso la sede
della fondazione dell’Enpam (Ente nazionale di previdenza e assistenza dei
medici e degli odontoiatri). Ieri mattina, intanto si è svolta davanti palazzo Chigi,
organizzata dall’Associazione dei familiari e vittime della strada, una
manifestazione per chiedere a Quirinale, Governo e Parlamento “di reagire
alla conclamata impossibilità di raggiungere l’obiettivo europeo del 2010 di
dimezzare la strage sulle strade”. Sulle magliette dei partecipanti la scritta
“Società invisibile”. Autore: Salvatore
Giannella EMERGENZA ALCOLISMO Alcol prima causa stragi del
sabato sera Le
famigerate "stragi del sabato sera". L’alcol ne è la prima causa Intervista al Dott. Roberto Cavaliere, psicologo e
psicoterapeuta: "Il “binge drinking” sostituisce l’assunzione di droghe
illegali, è di più facile accesso all’assunzione all’interno delle
discoteche" ... Aumenta il consumo dell’alcol fra i giovani, si abbassa
l’età minima dei giovani che ne abusano, quasi adolescenti. Si tratta di una
nuova tendenza, di una moda, di un modo di trascorrere una serata in compagnia
degli amici o semplicemente di un mezzo per affogare i propri problemi? Ragioni psicologiche profonde, nuove tendenze sociali: di
che si tratta? I dati allarmanti provengono dal Regno Unito, ma anche in
Italia il pericolo non è lontano. Le conseguenze poi sono molteplici, compresi gli incidenti
stradali causati dall’uso eccessivo dell’alcol. Per approfondire meglio la questione abbiamo chiesto al
Dott. Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta. Dott. Cavaliere, in che misura è
diffuso l’uso di alcol fra i giovani? Secondo ultimi dati ufficiali (fonte Eurobarometro), il 77%
dei ragazzi di età compresa fra i 15 e i 24 anni consuma alcool. Una delle
cause di questa elevata percentuale di avvicinamento dei giovani all’alcool
sono stati gli aperitivi e gli alcopops (bevande a basso tasso alcolico). Allo
stesso tempo, però, questo dato così alto non è indice di una dipendenza
diffusa. Infatti secondo gli stessi dati solamente il 7% ammette di bere fino
ad ubriacarsi almeno 3 volte la settimana. Inoltre la percentuale di “giovani
alcolisti” è di gran lunga inferiore a quella dei paesi del nord Europa dove
arriviamo a percentuali molto più alte, come il 42% della Danimarca e il 38%
del Regno Unito. Quali le cause? Abbiamo cause sia individuali che sociali e le due tipologie
s’intrecciano fra loro. Dal punto di vista delle cause individuali citerei lo
psicobiologo americano Robert Cloninger (Washington University) che individua
due casistiche di alcolisti. Nella prima si collocano coloro con un inizio tardivo, dopo
i 25 anni. Questi manifestano una personalità ansiosa e cercano di calmare le
paure e i problemi nel confronto con gli altri assumendo alcool. La seconda casistica è composta da soggetti con un inizio
molto precoce, e nei quali alla ricerca compulsiva dell’alcol si associano
comportamenti antisociali. I giovani maschi che apparterrebbero a questa
seconda categoria , sono spinti dal desiderio di esplorare continuamente nuove
emozioni, cercano di sfuggire a stati ansiosi e depressivi, cercherebbero di
omologarsi al gruppo dei pari. Dal punto di vista delle cause sociali il fenomeno risulta sempre
più svincolato dal modello culturale “mediterraneo” caratterizzato da consumi
moderati e strettamente legati ai pasti ed alla convivialità in generale.
Prende piede, invece, un modello di consumo “alternativo”, di “binge drinking”
(bere per ubriacarsi), di “ponte” verso l’uso di altre sostanze illegali. Nell’immaginario
collettivo dei giovani, per di più, l’alcol non viene percepito come un fattore
di rischio, tutt’altro: il bere viene associato a momenti di gioia e di
benessere. Anche i media in
generale e la televisione in particolare sono cause di questo atteggiamento. Da varie ricerche
effettuate è emerso che l’alcol è presente sullo schermo, il doppio del tempo
della sigaretta, e che viene assunto da personaggi “positivi”, o che comunque
risultano simpatici allo spettatore, in un contesto di convivialità e piacere,
che ispira benessere e allegria. C’è, però, da sottolineare come in Italia esistano anche
dei fattori culturali protettivi, che portano il gruppo a disapprovare, sino ad
escludere, i coetanei che si ubriacano, a differenza dei paesi del Nord Europa In che misura
l’uso di alcol incide sugli incidenti stradali, in particolare le stragi del
sabato sera? Secondo i dati raccolti dall’OMS (Organizzazione Mondiale
della Sanità) l’alcol è la prima causa di morte tra i giovani uomini europei:
un decesso su quattro, tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è
dovuto al consumo di alcol per un totale di 55mila morti fra cui anche quelli
dovuti ad incidenti automobilistici: le famigerate “stragi del sabato sera”.
Anche per quanto riguarda l’Italia, la situazione non è meno tragica: su
170mila incidenti stradali che si verificano annualmente sulle nostre strade,
50mila sono attribuibili all’elevato tasso di alcol presente nell’organismo,
mentre circa la metà delle 6mila morti causate da tali incidenti riguardano
individui giovani. Nello specifico ritengo che le stragi del sabato sera siano
prevalentemente provocate dal fenomeno del “binge drinking”, vale a dire
l’assunzione compulsava di almeno 5 dosi di alcolici nel giro di due ore. Il
“binge drinking” sostituisce l’assunzione di droghe illegali, è di più facile
“accesso” all’assunzione all’interno delle discoteche. In pratica viene
ritenuto un modo “legale” ed anche meno pericoloso di “sballarsi”. In fin dei
conti, si dicono i giovani, che male c’è ad alzare un po’ il “gomito” almeno
una volta a settimana. Il falso
presupposto è che ciò che è legale è meno pericoloso di ciò che è illegale. Quali altre
conseguenze derivano da tale uso? L’uso smodato dell’alcol potrebbe essere un “ponte” sia
verso l’assunzione futura di droghe illegali che verso lo “status” di alcolista
da adulto maturo. Tutto ciò con le conseguenze delle dipendenze da sostanze in
generale. Secondo Lei, in che
modo si può far capire ad giovani che si può evitare un uso esagerato di alcol? C’è bisogno di un intervento su tre livelli. A livello del “qui ed ora” del sabato sera, attraverso
l’intensificazione di controlli in prossimità delle discoteche, un maggiore
controllo all’interno delle stesse, un inasprimento delle sanzioni pecuniari e
disciplinari per chi guida in stato d’ebbrezza ed a maggior ragione se è causa
d’incidenti automobilistici. A livello preventivo con campagne di sensibilizzazione
mediatica sia sul consumo di alcol che sulle stragi del sabato sera, anche con
messaggi “shock” sulle morti, come avviene in altri paesi europei. Infine la campagna contro il consumo di alcol in età
giovanile deve rientrare in una più vasta campagna di prevenzione del disagio
giovanile e di sensibilizzazione a modi più “sani” di vivere le “trasgressioni”
adolescenziali e giovanili. Questo tipo di campagna di prevenzione deve
necessariamente interessare sia l’ambito scolastico che le famiglie
d’appartenenza dei giovani. Se manca il nucleo familiare, come “contenimento”
affettivo e sociale, inevitabilmente il giovane tenderà a riempire il “vuoto”
in tal senso con forme di dipendenza di vario genere, fra cui l’alcol. EMERGENZA ALCOLISMO Il professor Calabrese: è rischioso, stop alla vendita in discoteca Il primo bicchiere di alcol sempre più presto, a 12 anni. E,
tra gli adolescenti, il diffondersi del "binge drinking" - ovvero 6 o
più bevute di superalcolici in una singola occasione - con l’ingestione di mix
"esplosivi" e il rischio di finire dritti al pronto soccorso. «Occorre proibire la vendita di
superalcolici nelle discoteche», tuona un luminare italiano dell’alimentazione,
il professor Giorgio Calabrese. Insieme con Monica Maj e Filippo Rossi,
tutti dell’Istituto di Scienza dell’alimentazione della Facoltà di Agraria
(diretto da Gianfranco Piva) all’Università Cattolica di Piacenza, ha appena
terminato un’indagine sul consumo di alcol, vino, alcolici e superalcolici in
un gruppo di adolescenti piacentini. Con risultati, purtroppo, sorprendenti per
tutti, a cominciare dai suoi stessi autori, che l’hanno pubblicata sulla
rivista dell’Istituto Superiore della Sanità. I dati emersi dall’indagine sui giovani piacentini hanno
mostrato profili simili a quelli nazionali dell’Osservatorio permanente su
giovani e alcol (Doxa-Worl Drink Trends) e dell’indagine Multiscopo Istat. Vale
a dire «un quadro preoccupante, per la precocità del consumo di alcol e perchè
l’assunzione di alcolici ed in particolare di superalcolici, avvenendo al di
fuori dell’ambito familiare, è meno controllabile e può più facilmente sfociare
in situazioni di alcolemia elevata, con rischi diretti e indiretti». (*) Lo
studio piacentino conferma come la stragrande maggioranza degli studenti
consumi vino o bevande alcoliche. Nel caso dei maschi, poi, è la quasi totalità
della popolazione oggetto di indagine a consumare alcol. L’età media del primo
contatto con l’alcol è bassa: per il vino, 14 anni i ragazzi, 12 anni le
ragazze. «Ciò che emerge con
più chiarezza dalla ricerca che abbiamo compiuto - spiega il professor
Calabrese - è che il primo assaggio di
alcol avviene oggi troppo precocemente, a 12 anni. E questo è preoccupante.
Preoccupante anche per chi come me ha sempre difeso moderate assunzioni di
alcol, a stomaco pieno, ma a cominciare dai 16-17 anni. Quanto poi alle bevute
del fine settimana - avverte Calabrese - non
stiamo tanto parlando dell’assunzione di vino o alcolici, ma di superalcolici:
la stessa quantità provoca effetti tripli, parlo di danni, su fegato e
cervello, rispetto al vino. Il problema quindi da tenere presente non è
quanti bicchieri il ragazzo svuoti, ma il tasso alcolemico complessivo, perchè
esistono sul mercato "bombe" che mixano insieme superalcolici
diversi, con il rischio ulteriore che vi venga associata l’assunzione di
stupefacenti». Fenomeno collaterale e, purtroppo, emergente, quello che gli
esperti internazionali indicano come binge drinking, ovvero 6 o più bevute in
una sola occasione. Anche questo connoterebbe tristemente i nuovi stili di vita
adolescenziali. «E’ un modo -
denuncia Calabrese - per finire dritti
al pronto soccorso. E, secondo le testimonianze degli stessi giovani,
questa consuetudine avviene di solito fuori casa, in prevalenza in discoteca.
Mettere agenti della polizia fuori dalle discoteche di tutta Italia è
impossibile, perchè il personale è insufficiente. L’obiettivo di lungo periodo
è di arrivare a far si che la vendita di superalcolici in discoteca venga
fermata. Dobbiamo contrastare il fenomeno ma dobbiamo anche prevenirlo: e
allora perchè non defiscalizzare i costi per l’acquisto degli etilometri? Con
questo strumento i ragazzi potrebbero controllarsi gratuitamente i valori e
sarebbe opportuno che fosse la discoteca stessa a metterlo a disposizione». (*) Nota: se l’età
media del primo bicchiere è dodici anni è difficile ipotizzare che questo
avvenga in discoteche o pub. È la
famiglia spesso la principale responsabile del primo approccio agli alcolici. E
questo avviene prevalentemente attraverso il vino. Complice anche una cultura
fortemente “enolofila”, di cui il dott. Calabrese è sempre stato un sostenitore. L’ADIGE L’acquisto nell’ambito del potenziamento di ginecologia-ostetricia Un nuovo ecografo a Tione TIONE - L’ospedale di Tione avrà un nuovo ecografo.
L’apparecchio, completo di due sonde adatte agli esami effettuati in campo
ginecologico, costa circa 40 mila euro. L’acquisto si inserisce nel campo più
ampio di un aumento e di un rinnovo della dotazione tecnologica dell’ospedale
delle Giudicarie e del potenziamento della sezione di ginecologia e ostetricia.
Inoltre, nell’ambito della medesima fornitura, si è proceduto all’acquisto
degli aggiornamenti software e tecnologici (nuove sonde) per l’altro ecografo
in dotazione alla sezione chirurgica di Tione. Il costo per questa operazione è
di circa 20 mila euro. Mercoledì pomeriggio, a Tione, si è riunito il Comitato
di distretto sanitario delle Giudicarie che, attraverso periodici incontri,
cerca di interpretare il suo ruolo di soggetto-ponte tra il territorio e
l’Azienda sanitaria. Il Comitato presieduto da Vincenzo Zubani, su proposta del Comitato "Alcool
guida" ha discusso sull’adozione di un provvedimento volto a
sensibilizzare le persone a ridurre il consumo di alcool nelle feste. La
proposta, alla fine accettata, è stata quella di adottare una delibera, da
parte di tutti i consigli comunali dei quaranta comuni delle Giudicarie, che
stigmatizzi l’utilizzo di bevande alcoliche durante le feste. Gli
amministratori presenti hanno espresso perplessità sull’efficacia di una
delibera, ma anche di altre iniziative comunali come le festa senza alcool, nel
contrastare il problema dell’alcolismo. Zubani ha tuttavia spiegato che «la
delibera può dare un segnale di attenzione, anche se non avrà effetti
immediati». È stato anche portato come esempio il caso di Storo, dove
l’Amministrazione comunale concede contributi alle associazioni solo se queste
si impegnano a diffondere messaggi contro l’uso dell’alcool. Infine
Ermanno Sartori, segretario dell’assessore Remo Andreolli, ha consegnato ai
componenti del Comitato il documento preliminare «Piano provinciale per la
salute dei cittadini». Il Comitato di distretto potrà leggerlo e studiarlo
nelle prossime settimane per portare, nel prossimo incontro di settembre, le
osservazioni in merito. Nella prossima riunione si provvederà anche
all’elezione del nuovo vice presidente, in sostituzione di Silvana Riccadonna.
Il suo ruolo è venuto meno in conseguenza dello scioglimento del consiglio
comunale di Bocenago. IL GAZZETTINO (Belluno) Ho letto la
proposta di un lettore ... Ho letto la proposta di un lettore di aumentare ad 1 la
soglia di tolleranza per l’alcol: trovo che questa voce in controtendenza con i
vari proclami giornalistici e televisivi sia in realtà assolutamente corretta. L’attuale soglia non consente a nessuno
di essere in regola (*) e quindi
tutti alla fine la superano. Il mio
pensiero è pertanto che o si mette una soglia realmente rispettabile o si
decide per zero alcol per guidare. Le vie di mezzo sono impercorribili, è
come trovare un limite di 30 Km all’ora in autostrada, non lo rispetta nessuno,
è impossibile, solo una trappola per malcapitati. Giulio Pirolo Belluno (*) Nota: eppure non è difficile essere in regola. Mah! IL GAZZETTINO (Belluno) Ho letto sul
Gazzettino di Belluno ... Ho letto sul Gazzettino di Belluno di ieri la lettera su
alcol e guida. Le considerazioni fatte mi sembrano assurde e pericolose e anche
la pubblicazione della lettera stessa. Sebbene ci sia la libertà di opinione,
la scelta è alquanto discutibile. Per quanto mi riguarda penso che avere la patente sia un diritto che cessa nel momento in cui
si diventa pericolosi per se stessi e per gli altri. Credo che il limite di
alcol nel sangue cosi come di altre droghe debba essere zero (come già in latri
stati europei) e non ci possa essere alcuna tolleranza. Chi vuol bere o
drogarsi vada a piedi o con i mezzi pubblici o si faccia accompagnare. Basta
mettersi fuori dei bar la sera dopo le 5 o le sere dei fine settimana per
rendersi conto quanto sia vergognoso che certa gente possa solo pensare di
guidare un’automobile. Le regole devono essere chiare e applicate perchè la
vita umana vale ben più di un paio di bicchieri di vino! Paolo Caenazzo Belluno IL SECOLO XIX il test del secolo xix I vigili: positivi ai controlli otto conducenti su cento. Il boom delle donne Basta una birra piccola per perdere la patente. Ecco come funziona lo strumento che scopre chi alza troppo il gomito FERRUCCIO SANSA Genova. Soffia. Soffia. Soffia. Dopo un giorno passato a respirare nell’etilometro, la morale è una: meglio
non bere prima di guidare. Difficile, anzi, impossibile calcolare la
quantità di alcol che si può assumere senza incorrere nelle sanzioni del codice
stradale. Sono troppe le variabili: peso, sesso, tempi, gradazione alcolica
e funzionalità del fegato. Ma visto che in proposito circolano le più
incredibili leggende metropolitane, Il Secolo XIX ha deciso di provare in prima
persona coinvolgendo cinque povere cavie che in una giornata torrida hanno
dovuto ingurgitare vino, champagne, cocktail, grappa e birra. L’effetto, con
trentadue gradi all’ombra, non è dei più piacevoli: la testa sembra gonfiarsi
come un pneumatico. Il colorito passa dal salmone al fucsia. Ma l’importante
era verificare, con l’aiuto degli uomini della sezione Infortunistica della
polizia municipale, come reagisce la fantomatica macchinetta: l’etilometro, con
quella pipetta nera che sembra un serpente pronto a morderti. Eccoci allora pronti a un approccio preliminare. Questa
volta perfettamente sobri. Sono le 12,45 quando le cinque "cavie"
arruolate per l’occasione - Nicola, Astrid, Marco, Lucia e il cronista -
provano a sperimentare l’esatta trafila di un automobilista pizzicato dai
vigili. L’agente come prima cosa ti porge un apparecchio argentato, sembra un
palmare e invece è un pre-test. Basta un soffio e si fa una misurazione
approssimativa del livello dell’alcol (che, è bene ricordarlo, non deve
superare la concentrazione di 0,50 grammi per litro di aria espirata). Se la
luce è verde, via libera. Se è rossa, si passa all’etilometro vero e proprio. E
subito una prima domanda: che cosa
succede se il conducente rifiuta di soffiare? Peggio per lui. Si becca una
multa per non aver ottemperato alla richiesta e un’altra perché presumibilmente
il livello dell’alcol è superiore al limite. Come dire: conviene essere beccati
"positivi". Sono oltre 4.000 i genovesi che nei primi sei mesi di
quest’anno sono stati controllati dai vigili. I conducenti che hanno superato i
limiti sono 320 (l’8 per cento del totale). Ma ci sono altre sorprese: il 5,5
per cento delle donne controllate a Genova erano positive, un numero in netta
crescita. Del resto il dato conferma quelli nazionali: su 20.753 guidatrici
sottoposte all’alcoltest dalla Polizia Stradale, 1.130 avevano alzato troppo il
gomito. Ma adesso è venuto il momento di fare sul serio: Nicola, 33
anni, un metro e novanta per 92 chilogrammi, ingolla 3 bicchieri di champagne.
Astrid (32 anni per 53 chili) butta giù una caipiroska (un cocktail di vodka e
lime). Marco (52 anni per 71 chili) beve tre grappe che d’inverno gli farebbero
sentire un gradevole tepore, ma oggi hanno l’effetto di un pugno di Mike Tyson.
Lucia (21 anni per 42 chili) si accontenta di una birra piccola. Il cronista
(38 anni per 87 chili) si affida a una più classica barbera, bevanda
tipicamente estiva: quattro bicchieri. Sono le 15, quando (a mezzora dalla bevuta) si parte con il
primo esame. L’etilometro segna un livello di 0,64 per Nicola, che vorrebbe
dire patente sospesa. Astrid vola subito a 0,78 (patente sospesa anche per
lei). Marco conduce la classifica con 1,35 (a un soffio dal livello di 1,50 che
comporta guai ancora più seri: sequestro più lungo e corsi di recupero). A
Lucia basta una birra piccola per arrivare a 0,49, un centesimo di grammo in
più e potrebbe salutare la patente. Il
cronista, invece, nonostante due terzi di bottiglia di barbera in corpo, non
supera 0,44. Come dire che potrebbe guidare nonostante veda palazzi dalla forma
ricurva e palme piegate verso terra. Figurarsi che cosa succede a quel 49,9 per
cento dei "positivi" che hanno fermato l’etilometro a un livello tra
il doppio e il quadruplo del limite... Ma che cosa ci dicono i primi test? Di sicuro il peso
influisce, alle donne basta meno alcol per andare in tilt. Molto, però, dipende
anche dal fegato: ci sono persone che assorbono quello che bevono e altre che
invece se lo ritrovano tutto nell’etilometro. Impossibile fare calcoli. I
superalcolici, poi, hanno effetti immediati e pesanti. Ma anche vino e
champagne riservano sorprese, come vedremo. Intanto i vigili dell’infortunistica, che purtroppo di
incidenti ne hanno visto tanti, spiegano: «L’alcol
riduce i tempi di reazione. Così ti ritrovi a frenare tardi e a fermarti venti,
trenta metri dopo». Poca roba, direte, ma per passeggeri e pedoni possono fare
la differenza tra uno spavento e un dramma. Non basta: «L’ebbrezza, oltre
ai colpi di sonno, provoca l’effetto tunnel, in pratica il campo visivo si
riduce». I dati della polizia municipale, raccolti ed esaminati dalla
sezione infortunistica, raccontano tante cose. Tra i bevitori prevalgono i
giovani tra 21 e i 30 (330 su mille conducenti pizzicati). Al secondo posto ci
sono i guidatori tra i 40 e i 50 anni (279 positivi). Tra i conducenti positivi, la concentrazione di alcol riscontrata più
frequentemente (nel 49,9 per cento dei casi, appunto) oscilla tra 1 e 2 grammi. Certo, ci sono anche i recordman. All’Infortunistica c’è
ancora chi ricorda un signore che mandò fuori scala l’etilometro registrando
4,20 grammi di alcol per litro di respiro: «Guidava, ma era praticamente in
coma etilico. Non riusciva nemmeno a parlare, non trovava il cambio.
All’ospedale lo hanno subito ricoverato». Ma è tempo di riprovare. La legge prevede che il test vada
ripetuto dopo cinque minuti. Le cavie del Secolo XIX aspettano mezzora con
risultati sorprendenti: Nicola scende inaspettatamente sotto il limite (0,46).
Astrid rimane nel mondo delle nuvole (0,82), così come Marco (1,29). Lucia sale
invece a 0,53 (patente sospesa per una birra). E anche il cronista, che si
sentiva al sicuro, vede il suo livello impennarsi: da 0,44 a 0,58. Il barbera
lo ha tradito. Arrivederci patente. Morale: il momento dell’assunzione incide sul risultato del
test. Se il tuo organismo assimila presto, ti liberi rapidamente dell’alcol. Ma
saperlo è impossibile. E le leggende che circolano tra gli automobilisti? Si dice
che le medicine spray a base di alcol inquinano la misurazione. È vero. Il
cronista con appena due spruzzi di Ventolin (farmaco contro l’asma) ha
raggiunto quota 0,59. Ma dopo appena cinque minuti il livello era di nuovo
sceso a zero. I furbi finto asmatici non possono utilizzare questo trucchetto. E il succo di mango che avrebbe effetti miracolosi
cancellando le tracce di alcol dal respiro? Falso. Il livello rimane inalterato
(lo stomaco, però, non gradisce). Ma se hai bevuto,
quando i vigili ti puntano addosso il beccuccio dell’etilometro, le tenti
tutte, come quel ragazzo che si è mangiato un pacchetto intero di caramelle
alla menta. L’alito alla fine era profumato, ma lui è tornato a casa a piedi lo
stesso. AGOPRESS SICUREZZA. V
EDIZIONE "GUIDO CON PRUDENZA": DIVERTIRSI SENZA RISCHI Torna "Guido con Prudenza 2007", la campagna
informativa e di prevenzione per contrastare la guida in stato di ebbrezza. Da
oggi e fino al 25 agosto l’iniziativa, nata dalla collaborazione di polizia
stradale, fondazione Ania e Silbm l’Associazione locali da ballo e da
intrattenimento, all’uscita delle discoteche sarà offerta la possibilità di
sottoporsi all’alcol test prima di mettersi al volante. Chi si incarica di
riportare gli amici a casa, e mantiene l’impegno a non bere, riceverà un
biglietto omaggio per il week-end successivo. Quest’anno l’iniziativa è legata una novità: il concorso
"cHIC!ken, non fare ridere i polli". Andando sul sito www.fondazioneania.it i ragazzi potranno
inviare – a partire da domani 21 luglio ed entro il 15 settembre - un racconto
o un video dove uno o più amici si sono resi ridicoli dopo aver bevuto troppo. I 10 vincitori saranno premiati con un corso di guida sicura
e il primo classificato, insieme al suo amico "pollo" parteciperà
anche come "special guest" al week-end conclusivo del Motor Show di
Bologna 2007. Quest’anno l’iniziativa è legata a una novità: il concorso
"cHIC!ken, non fare ridere i polli". Dal sito www.fondazioneania.it i
ragazzi potranno inviare un racconto o un video dove uno o più amici si sono
resi ridicoli dopo aver bevuto troppo. La gravità del fenomeno, dimostrata anche dai recentissimi
fatti di cronaca, ha portato il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi a
parlare di "emergenza nazionale" e il ministro dell’Interno Giuliano
Amato a chiedere il sequestro del mezzo per chi guida in stato di ebbrezza.
Secondo i dati di polizia (pdf 38 KB) e carabinieri i decessi dei giovani sotto
i 30 anni hanno fatto registrate - nei fine settimana - un aumento dei morti
per incidente stradale del 16 per cento rispetto al 2003. "Un altro
"dato che sorprende" - ha sottolineato Antonio Giannella, direttore
della servizio polizia stradale -, è quello che riguarda le donne che guidano:
il 5,45 per cento di quelle controllate nei primi sei mesi dell’anno è
risultato positivo all’etilometro. A testimoniare inoltre la difficoltà dei
giovani a valutare obiettivamente i pericoli alla guida è anche una ricerca
condotta dall’Università di Roma e presentata nel corso della conferenza
stampa". ROMA ONE Scuola, a lezione
di sicurezza stradale Venerdì, 27 luglio
2007 Formazione - Informare i ragazzi su come comportarsi in caso di incidente,
sulle sanzioni, sulla patente a punti è lo scopo del prontuario da settembre
disponibile negli istituti della provincia In un anno 2mila
patenti vengono sospese ad automobilisti ubriachi Roma, 26 luglio 2007 - Trentamila vademecum sulla sicurezza
stradale entreranno da settembre in tutte le scuole della provincia di Roma.
All’interno del prontuario i ragazzi potranno trovare diversi consigli e
informazioni sulle sanzioni, la patente a punti e su come comportarsi in caso
di incidente. Il vademecum è stato realizzato in collaborazione con la Consulta
provinciale per la sicurezza stradale. INTERVENTI - Il prefetto di Roma, Achille Serra, che questa
mattina ha presentato l’iniziativa al termine del Comitato provinciale per
l’ordine e la sicurezza pubblica, ha fatto sapere che sulle strade urbane e
sulle autostrade verranno effettuati numerosi controlli grazie all’aiuto dei
vigili urbani dei Comuni. In particolar modo alcol e sostanze stupefacenti
saranno nel mirino delle autorità. Secondo i dati disponibili, infatti, in un
anno in media sono 2mila le patenti sospese ad automobilisti ubriachi. "E’ un progetto a cui teniamo molto e che crediamo
possa sensibilizzare i piu’ giovani e indirizzarli verso una cultura del rispetto
della legalità - ha detto il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra - Nell’ultimo anno abbiamo avviato numerose
iniziative per promuovere un utilizzo corretto e consapevole dell’automobile,
tra cui ’Non ti Bere la Vita’ . E poi ha concluso: "E’ indispensabile
il controllo delle strade, la repressione, ma ancor prima vogliamo intervenire
con una martellante azione salva-vita". WINENEWS Montefalco - 27 Luglio 2007 “IL FATTORE
ALCOLICO, IN QUANTITÀ EQUILIBRATA È UN FATTORE EDONISTICO, NON ESISTE DIFFERENZA
TRA QUESTI DUE ASPETTI, E LA GRANDEZZA DEL VINO È CHE LI SINTETIZZA”.
L’OPINIONE DEL FAMOSO SOCIOLOGO DOMENICO DE MASI A WINENEWS.TV “Il fattore
alcolico, in quantità equilibrata è un fattore edonistico, non esiste
differenza tra questi due aspetti, e la grandezza del vino è che li
sintetizza”
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