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Rassegna stampa Alcol e guida del 31 luglio 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

Nota: a fine rassegna trovate un resoconto di quanto pubblicato da FAMIGLIA CRISTIANA a proposito delle cosiddette “stragi del sabato sera”.

IGN

Gli scienziati: ’’Evitare di farne uso ogni giorno’’

Bere alcolici aumenta il rischio di cancro all’intestino

Secondo uno studio condotto su 480.000 persone dal Cancer Research britannico, le probabilità di ammalarsi di tumore, per chi assume più di 30 grammi di alcol al giorno, circa due pinte di birra chiara, aumentano del 25%

Londra, 30 lug. (Ign) - Più si beve maggiore è il rischio di essere colpiti da un tumore all’intestino. Una pinta di birra o un abbondante bicchiere di vino ogni giorno, aumentano del 10% il rischio. Quelli che invece bevono più di 30 grammi di alcol, meno di un paio di pinte di birra chiara, aumentano il rischio di contrarre il tumore addirittura del 25%.

A pubblicare questi risultati è il Cancer Reasearch britannico, che ha condotto uno studio su 480.000 persone in collaborazione con l’International Journal of Cancer.

Sono più di 30.000 i casi che vengono diagnosticati ogni anno solamente in Gran Bretagna. ’’Questa ricerca mostra chiaramente che più si fa uso di alcool e più il rischio di tumore all’intestino è alto’’, ha dichiarato il professor Tim Key, epidemiologo del Cancer Research.

Gli scienziati che hanno condotto lo studio, sostengono che ’’è importante che le persone facciano attenzione alla quantità di alcol che ingeriscono e non al numero di bicchieri che ordinano al pub’’.

Frank Soodeen, dell’Alcohol Concern, ha sottolineato che ‘’in Gran Bretagna si tende troppo spesso a concentrarsi sulle conseguenze sociali dovute all’uso di alcol. Questo rapporto mette in chiara evidenza il fatto che bere regolarmente comporta problemi anche sulla salute delle persone, problemi di cui la gente non è sufficientemente al corrente. Per ridurre al minimo il rischio -conclude- è consigliabile ovviamente limitare il quantitativo di alcol, ma soprattutto evitare di farne uso regolarmente ogni giorno’’. (*)

(*) Nota: il potenziale cancerogeno delle bevande alcoliche è noto, e non solo per il tumore dell’intestino.

Quello che è interessante è che qui si parla di consumo regolare di uno-due bicchieri al giorno (meno di un bicchiere a pasto), proprio quella modalità e quella quantità di vino (a volte birra, più raramente altri alcolici) che mille volte ci sono state suggerite da stampa e TV come protettive per la salute, spesso sulla base di presupposti scientifici… molto discutibili (ricordate, per esempio, quella sui 4 bicchieri al giorno di vino Aglianico, finanziata dai produttori dell’Aglianico? Si potrebbero fare molti altri esempi). 
Vedremo se a questa notizia verrà data la stessa visibilità, su stampa e TV, che di solito si concede in Italia a certe pseudo-ricerche.


ROMAGNA OGGI

Rimini, allarme alcol tra i giovani: 140 ricoveri da inizio giugno

Crescono gli accessi al pronto soccorso per abuso di alcol nel Riminese. Da inizio giugno ad oggi sono state 140 le persone, la metà delle quali tedeschi e slavi, che hanno necessitato delle cure dei medici per facilitare lo smaltimento di sbornie. Preoccupa l’età: la maggioranza dei ricoverati non hanno superato i 25 anni e per il 75% sono maschi. In crescita anche la percentuale di ragazzine che eccedono nell’alcol, soprattutto tra i 16 ed i 22 anni.

L’ultimo eclatante caso risale ai due settimane fa quando due 14enni sono giunte al pronto soccorso di Riccione dopo aver bevuto cinque ’’Cuba libre’’ a testa. Normalmente in questi casi i medici provvedono alla misura della pressione, della frequenza cardiaca.

Per contrastare il diffuso fenomeno dell’abuso di bevande alcoliche le amministrazioni comunali di Rimini e Riccione hanno predisposto una serie di controlli anche presso i punti vendita di alcolici.


L’ADIGE

L’inventore, il tunisino Najet Farhat del bar Dorian Gray, cerca una distilleria per aumentare la produzione

Il cocktail trentino conquista l’Europa

È il «Mela spritz»: mela verde, acqua delle Dolomiti e spumante

Un mix i prodotti rappresentativi del trentino: questo è il «Mela Spritz», l’aperitivo alcolico brevettato dal gestore del bar «Dorian Gray», il sommelier tunisino Najet Farhat, trentino di adozione e una vita passata a lavorare nel campo del marketing. Il cocktail è una miscela di prodotti trentini doc: mela verde, acqua rigorosamente di sorgenti delle Dolomiti e spumante, anche questo «autoctono», ed è il nuovo candidato a fare concorrenza alla bevanda preferita di tutti i frequentatori degli happy hour: cosiddetto «spritz veneto», quello a base di prosecco e Campari. «Si tratta di una bevanda fresca e dissetante, grazie all’elevata acidità e un retrogusto amarognolo, il cui grado alcolico varia in base a come vengono dosati degli ingredienti, a piacere del cliente - spiega Najet Farhat, illustrando le qualità del cocktail con la sua competenza di sommelier - ma soprattutto è naturale al cento per cento, senza alcun aroma chimico». Un prodotto con tutte le carte in regola per essere largamente appetibile da parte del mercato, soprattutto quello territoriale, ma proprio a questo punto sembra nascere il problema: «Sono a caccia di una distilleria regionale che abbia voglia di puntare sul "Mela Spritz", ho già ricevuto offerte sia dalla Campari, che voleva acquistare il brevetto sul prodotto, che da cantine venete e altoatesine. Io però voglio far crescere questo progetto in seno alla regione Trentino e radicarlo sul territorio». L’idea sarebbe quella di produrre il mix base dello spritz alla mela e di confezionarlo, in modo tale che possa poi essere commercializzato assieme agli altri prodotti vinicoli e inserito nei listini dei bar di tutt’Italia, portando in giro per il Paese ed anche all’estero un prodotto che diventi rappresentativo del Trentino. Tre mesi e 37.000 «Mela Spritz» serviti dopo il brevetto, però, gli unici a vedersi all’orizzonte sono i «cloni», cocktail con ingredienti simili serviti da concorrenti, ma nessun partner possibile. «Manca la sinergia giusta tra produttori e tecnici, - commenta Farhat - io sto cercando un partner pronto a puntare sul "Mela Spritz", legandolo all’idea precisa di un prodotto "territoriale", proprio come gli ingredienti di cui è composto, l’acqua, il vino e le mele». Il suo sogno sarebbe quello di sentir chiedere il Mela Spritz a Porto Cervo proprio come il Campari Spritz, ma prima ancora che diventi la bevanda dei trentini, per evitare il paradosso di servire prosecco veneto nella regione vinicola numero uno: «Uno dei dieci bar italiani che serve il maggior numero di Campari spritz è proprio a Trento: e tutto perché manca un prodotto che faccia una seria concorrenza». La Provincia poi sarebbe anche disposta ad investire ed agevolare la commercializzazione del prodotto, come ha fatto con tutti i vini trentini, ma prima bisogna presentare un progetto concreto e una solida partnership. Il celebre proverbio «nessuno è profeta in patria» sembra dunque valere anche per Najet Farhat, che per ora si deve accontentare di portare il suo cocktail in giro per l’Europa, rispondendo agli inviti delle fiere enogastronomiche dei vicini tedeschi, inglesi e belgi, in attesa di venir apprezzato anche in Trentino. G.M.


IL SOLE 24 ORE

Aosta val bene una birra

I fatti, in breve: la Valle d’Aosta, Regione a statuto speciale che può disporre dei nove decimi delle tasse pagate dai residenti nel suo territorio, ha deciso di versare nelle casse della società Heineken Italia circa 16 milioni di euro all’anno (per tre anni) in cambio di uno spazio pubblicitario su bottiglie e lattine di alcuni marchi della multinazionale della birra; alcuni, maliziosamente, pensano che lo abbia fatto per garantire la sopravvivenza del piccolo stabilimento di Pollein, alle porte di Aosta; altri, ancora più maliziosi, fanno notare che, avendo sede legale proprio a Pollein, Heineken Italia assicura al bilancio regionale oltre 100 milioni all’anno solo di imposte di fabbricazione (con Iva e Ires dovremmo arrivare a circa 200 milioni) e sarebbe questa la vera “fabbrica” che la Regione vuole tenere aperta. Un contratto (pubblicitario) di scambio, insomma. I valtellinesi sono insorti, accusando la Vallée di usare la sua condizione (fiscale) particolare per fare della concorrenza sleale. Accuse forse risibili, che hanno però il merito di riproporre il tema delle Regioni a statuto speciale e dei loro privilegi un po’ fuori luogo. A maggior ragione in tempi di riflessione sui costi della politica.


IL SOLE 24 ORE

Promozioni, Valtellina contro Aosta

Valtellina contro Valle d’Aosta. È ormai guerra dichiarata tra la provincia lombarda e la regione autonoma che ha stanziato 26 milioni di euro per una campagna pubblicitaria sulle etichette delle bevande a marchio Heineken (16 milioni). “Uno scandalo”, gridano dalla valle dell’Adda dove per farsi pubblicità ogni anno gli operatori si trovano a raschiare il fondo del barile.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ora vede sulle barricate le associazioni di categoria è la notizia che oltre a finanziare la promozione turistica del proprio territorio (con un marchietto stampato sul retro delle bottiglie) la Valle d’Aosta garantirà altri 10 milioni di euro (di cui 4 in mutui) attraverso l’ingresso della Regione in una società della multinazionale per mantenere e ampliare lo stabilimento di Pollein che produce la birra Dreher. Benedetto Della Vedova, parlamentare valtellinese dei Riformatori liberali eletto nelle fila di Forza Italia non ci ha visto più e ha posto la questione alla Camera, presentando anche un’interrogazione ai ministri degli Affari costituzionali e delle Politiche comunitarie e coinvolgendo l’economista Renato Brunetta, euro deputato che a sua volta ha posto la questione al parlamento europeo. “Questa vicenda mette in luce quale intollerabile disparità di trattamento si verifichi nelle varie aeree del Paese - tuona Della Vedova - a seconda che esse siano, o no, inserite in un contesto di “autonomia speciale”; la disparità di condizioni normative e la diversa capacità di spesa non introduce meccanismi di federalismo competitivo, ma elementi di distorsione e grave squilibrio”.

Della Vedova chiede dunque al Governo “se gli accordi tra Regione Autonoma Valle d’Aosta e gruppo Heineken non configurino alcun tipo di illecito o irregolarità sotto il profilo amministrativo e contabile e se un uso così spregiudicato delle risorse e (eventualmente) dei poteri derivanti dall’autonomia regionale non comporti una posizione di indebito vantaggio della Valle d’Aosta a danno di altre aree del Paese e quindi non introduca elementi di competizione sleale”. Una domanda a cui gli imprenditori valtellinesi hanno già dato una risposta. “Qui bisogna intervenire in modo serio e dobbiamo farlo tutti insieme” afferma Emanuele Bertolini presidente dell’ente camerale di Sondrio. “Questo è uno spreco di danaro pubblico che va stigmatizzato, in un periodo in cui non si fa che parlare di tagli - gli fa eco Corrado Fabi, presidente dell’Unione industriali di Sondrio -. Porrò anch’io la questione sia a livello regionale che nazionale e nel frattempo niente più birra in tavola, ma solo vino valtellinese”. (*)

Autore: Antonia Marsetti

(*) Nota: ci si preoccupa di concorrenza sleale, non di quanto sia etico per una pubblica amministrazione investire 26 milioni di euro per farsi pubblicità su una bevanda alcolica e per ampliare la produzione di un’altra. Penso con malinconia alla fatica che deve fare, per raccattare qualche spicciolo, chi si occupa di prevenzione dei problemi alcol correlati…


ASGMEDIA.IT

Catania - Festa della musica per dire no all’alcool

Dal 3 al 5 agosto a Scordia

Mercoledí 01 agosto, alle 11, al Centro direzionale Nuovaluce, sarà presentata alla stampa, "La festa della musica".Si tratta di una tre giorni di musica, in programma dal 3 al 5 agosto, in piazza San Rocco a Scordia, organizzata dal comune di Scordia, in collaborazione con Clan Dei, Cinquerighe ed Avm service, con il patrocinio dell’ assessorato provinciale al Turismo, guidato dall’ on. Nino Amendolia.

Nell’ ambito della rassegna musicale cui parteciperanno 20 band, costituitesi a Scordia, dagli anni 60 ad oggi, sarà detto chiaramente no all’ abuso di alcol, ritenuta una forma devastante di distruzione di energie e capacità creative che miete vittime soprattutto tra i giovani.

La manifestazione "Arts against alcohol", ospitata nel centro storico della cittadina di Scordia, sarà presentata da Patrizia Tirendi e Maurizio Caruso. Ad illustrare i contenuti, gli obiettivi della tre giorni di "Festa della musica", saranno presenti in conferenza stampa, l’ assessore provinciale al Turismo, on. Nino Amendolia,accanto al primo cittadino di Scordia, Rocco Salvatore Agnello, il presidente del Consiglio comunale, Francesco Barchitta, il comandante della locale Polizia municipale, Salvatore Todaro, il parroco della parrocchia S. Giuseppe padre Gaetano Tomagra ed il presidente dell’ Avis, sezione di Scordia, Luciano Bufalino accanto al presidente dell’ Anfas, Nuccio Recupero e l’ art director dell’ evento musicale, Max Cilauro. Tante le autorità civili, militari e religiose, le forze dell’ ordine, che scenderanno in piazza, assieme agli artisti per dire, in musica, no all’ alcol, con l’ obiettivo di rafforzare la rete per la prevenzione dell’ abuso di bevande alcoliche, spesso responsabili della morte di molti giovani.

Nel corso delle tre giornate di musica, saranno premiati rappresentanti delle associazioni e singoli cittadini per l’ impegno profuso in diversi ambiti, che spaziano dall’ arte al sociale (red).

http://www.asgmedia.it/asg/page.asp?VisImg=S&Art=13898&Cat=1&I=null&IdTipo=0&TitoloBlocco=Enti%20Locali


ANSA

ALCOL E DROGA GIA’ DAI 10 ANNI, INDAGINE IN 272 CLASSI

 ROMA - Un consumo di alcol e droghe che comincia prestissimo, già a 10-11 anni, e una gigantesca ignoranza sui danni arrecati da queste sostanze: è quanto vivono gli studenti delle scuole italiane, secondo i risultati del progetto "Informare giocando" realizzato da Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano) in 272 classi, tutte superiori tranne una terza media romana, sparse sul territorio nazionale e finanziato dal Ministero della solidarietà sociale.

I dati scaturiti sono allarmanti: il 32% dei ragazzi coinvolti ha detto di assumere alcol a partire dai 10 anni, ma il 61% afferma di non conoscere i danni conseguenti (*). Il 32% ha fumato hashish almeno una volta a partire dagli 11 anni, e di questi il 16% ne fa un uso giornaliero. Il 7% ha usato altre sostanze stupefacenti a partire dai 10 anni e il il 46% di questi continua a farne uso. Il 77% ha usato droghe per curiosità, il 13% perché era ubriaco e agiva senza rendersene conto (**). Ben il 74% non conosce i danni arrecati dalle droghe. Emerge poi che ha maggiore consapevolezza e ha meno familiarità con alcol e droghe chi ha un rapporto con i genitori di tipo autorevole, al contrario di chi invece ha rapporti amichevoli o conflittuali con la famiglia. L’iniziativa, che ha coinvolto 4.569 studenti di età compresa tra 14 e 18 anni, ha utilizzato, accanto al classico questionario, l’originale strumento dei giochi dei ruolo, che ha permesso - hanno spiegato stamani gli organizzatori - di entrare in contatto con i ragazzi in modo più diretto.

(*) Nota: altre volte abbiamo sottolineato come la “prima assunzione” di alcol avvenga per la quasi totalità degli italiani, molto, molto prima dei 10 anni, attraverso il bere della mamma in gravidanza e in allattamento.

(**) Nota: spesso le bevande alcoliche sono la porta d’entrata per le droghe illegali, altrettanto spesso la porta d’uscita. Non so se ci sono studi che abbiano valutato quanti (ex?) tossicodipendenti siano precipitati nel bicchiere, ma certamente sono una percentuale molto significativa.


CORRIERE ADRIATICO

Sicurezza stradale, il nemico è l’alcol

Il mese di luglio si chiude con un bilancio di sangue. Nel weekend ritirate 145 patenti

ROMA - E’ ancora un bilancio di sangue, con decine di morti, a chiudere il mese di luglio sul fronte della sicurezza stradale. E ancora una volta il nemico numero uno è l’alcol, spesso all’origine, insieme all’alta velocità, degli incidenti.

La stampa straniera punta il dito contro lo stile di guida degli italiani, definiti “guidatori aggressivi”, mentre in Italia le associazioni criticano le campagne televisive e invocano misure concrete per fermare la strage.

Quello che si è appena concluso è stato un fine settimana con decine di morti su strade e autostrade: 32 le vittime in 25 incidenti mortali e 1.074 i feriti, secondo i dati di polizia e carabinieri. Ma sono state almeno altre 7 le vittime in incidenti, avvenuti in centri urbani, per i quali è intervenuta la polizia municipale.

Un bilancio tragico - anche se meno dello scorso anno, quando nello stesso periodo le vittime erano state 49 - su cui hanno pesato numerosi incidenti plurimortali, e che ha avuto un’ulteriore coda nelle prime ore di oggi con la morte di tre giovani in un incidente sull’autostrada Torino-Ivrea, di ritorno da una notte in discoteca.

E sempre nelle prime ore del giorno, una peruviana di 30 anni è stata investita, sembra da un pirata della strada, a Milano mentre camminava tenendo per mano il figlio di 5 anni: la donna è ora ricoverata in gravissime condizioni, il bambino è illeso ma in forte stato di choc.

L’uso di alcol e l’eccessiva velocità sono sempre le principali cause degli incidenti, e tra sabato e domenica la polizia stradale ha ritirato 145 patenti ad altrettante persone che si erano messe al volante dopo aver bevuto più del consentito.

La stradale, nell’ambito della campagna ’Guido con prudenzà contro le stragi del sabato sera, ha piazzato 62 pattuglie nelle vicinanze di una trentina di discoteche sparse sul territorio nazionale; gli agenti hanno controllato 1.439 veicoli e 1.855 persone, riscontrando 593 infrazioni: superamento dei limiti di velocità (205) e guida sotto l’influenza di alcolici (142) le più numerose. E proprio un incidente mortale accaduto giorni fa fuori da una discoteca, dove una ragazza di 16 anni è stata uccisa da un guidatore ubriaco, ha offerto il destro al New York Times per criticare lo stile di guida “aggressivo” degli italiani e l’amore per il vino che porta i nostri connazionali, secondo il quotidiano Usa, a guidare in stato di ebbrezza.

L’Asafs (*), associazione dei sostenitori della Polstrada, punta il dito anche sugli incidenti causati dalla guida contromano, che secondo il suo osservatorio sono in aumento rispetto all’anno scorso: 71 episodi in sei mesi contro 46 di tutto il 2006, di cui 12 mortali con un bilancio di 22 vittime.

Le drammatiche cifre delle stragi sulle strade italiane continuano a mobilitare la Chiesa: l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe invita a “comportamenti coerenti, corretti e coscienti, in particolare quando si è alla guida della vettura, di un automezzo o di una motocicletta” e annuncia che nelle parrocchie della diocesi napoletana si pregherà per le vittime della strada. Anche le associazioni fanno sentire la loro voce, invocando dal governo “azioni” e non “spot“: la Fondazione italiana per la sicurezza della circolazione parla di “incapacità delle istituzioni a far rispettare leggi e regole”, mentre Adusbef e Codacons annunciano un esposto all’Antitrust contro lo spot del governo “che potrebbe addirittura determinare effetti contrari, considerando la sfiducia degli italiani nei confronti dei politici”.

“Anzichè fare spot inutili - argomentano - il governo dovrebbe varare un decreto legge, introducendo il tutore e incrementando i controlli”.

FILIPPO CROTONEO

(*) Nota: leggasi ASAPS


CORRIERE ADRIATICO

“Serve un piano straordinario del governo”

ROMA - Mauro Fabris, capogruppo dei Popolari Udeur alla Camera, ha chiesto ieri che il governo vari subito un “piano straordinario” per la sicurezza stradale. Fabris ha ricordato che “il Senato ha ancora pochi giorni a disposizione per convertire in legge le norme più severe già votate dalla Camera, utili a colpire chi si pone alla guida di automezzi in stato di alterazione psico-fisica dovuta ad alcol o a droghe”. Ma nel frattempo, per Fabris, “il governo può e deve intervenire subito, utilizzando anche le risorse del cosiddetto tesoretto stanziate la settimana scorsa dalla Camera in via definitiva, nonchè sfruttando la positiva chiusura della trattativa sul nuovo contratto del comparto sicurezza, per varare un vero piano di emergenza capace di porre un freno alle stragi dovute agli incidenti stradali”. Per Fabris, “non dobbiamo arrenderci all’idea che la quotidiana carneficina sulle nostre strade debba essere accettata come un prezzo dovuto al diritto alla mobilità, di cui tutti i cittadini invece devono godere, ma in condizioni di piena sicurezza”. “Nell’intervista rilasciata al Messaggero ho rimarcato, al centro del ragionamento, l’esigenza di approvare al Senato prima della pausa estiva il Ddl sulla Sicurezza Stradale che, per la ristrettezza dei tempi, ha un esito non ancora scontato”. Ha invece affermato Michele Meta, presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e Relatore del Ddl sulla Sicurezza Stradale già approvato dall’Aula di Montecitorio.


IL MESSAGGERO

C’è tempo fino a venerdì per trovare un accordo al Senato sul provvedimento.

Scendono in campo anche le aziende produttrici di alcol

Sicurezza, la legge inciampa tra i veti

Patente a 16 anni: vince il partito del no

Il ministro corre ai ripari: un minidecreto per controlli e sanzioni

di CARLO MERCURI

ROMA - La parola d’ordine del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, è “fare presto”. Si potrebbe anche usare la metafora del ministro che pigia a tavoletta sull’acceleratore se non fosse blasfemo, giacché qui si parla di sicurezza stradale. Bianchi ha incontrato ieri pomeriggio i presidenti della Commissione Trasporti della Camera, Michele Meta, e della Commissione Lavori Pubblici del Senato, Anna Donati. L’idea del ministro, la sua extrema ratio per meglio dire, è quella di convogliare i 4-5 punti qualificanti del suo disegno di legge in un mini-decreto, un “decreto a perdere”, come si dice. Ciò aggirerebbe la prospettiva, quanto mai realistica, di finire fuori tempo massimo, giacché la discussione sul disegno di legge al Senato deve ancora cominciare e Palazzo Madama chiude per ferie venerdì.

Si capisce che sarebbe un mezzo infortunio, per il Governo, non riuscire a licenziare in tempo una legge che dovrebbe, nelle intenzioni dell’Esecutivo, porre un freno alla strage che ormai insanguina quotidianamente le nostre strade. Per cui, ecco l’agenda aggiornata dei lavori: stamattina alle 10,30 riunione di tutti i capigruppo della Commissione Lavori pubblici del Senato. E poi, avanti a oltranza: sessioni di lavoro mattutine, pomeridiane e notturne, senza soluzione di continuità. Ci si chiede dove troveranno tanta verve, i senatori. L’obiettivo è di far diventare legge la proposta del ministro Bianchi entro venerdì, appunto.

Il ministro, però, ha parecchi dubbi in proposito. Pare non credere, Bianchi, che la discussione originata da 240 emendamenti possa esaurirsi in poche ore. Ecco perché ha proposto la scorciatoia del “decreto a perdere”, che salverebbe capra e cavoli. I punti principali del piano-sicurezza sarebbero approvati e nello stesso tempo non si castrerebbe il dibattito dando ai senatori tutto il tempo necessario per studiare a fondo le modifiche alla norma.

Lo sforzo dei senatori. Chi non vuole assolutamente sentir parlare di senatori che battono la fiacca è Anna Donati, presidente della Commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama: «C’è una forte volontà da parte di tutti - dice - di concludere l’esame del disegno di legge prima delle ferie estive. Non ci sono giochi - continua - e nessuno ha intenzione di demolire il provvedimento, semmai di integrarlo. Se riusciremo a trovare un’intesa tra maggioranza e opposizione sui principali emendamenti - aggiunge - si potrà procedere rapidamente». Altrimenti, chissà. E che ne pensano, i senatori? Sono tutti d’accordo per aumentare il livello della sicurezza stradale che, come recita uno slogan, non è né di destra né di sinistra? Sì, ma con numerosi distinguo. Si tratterà ora di vedere se questi distinguo saranno facilmente superabili oppure no.

Differenze e concordanze. Per esempio, su una cosa i senatori sono quasi tutti d’accordo. Che è un errore anticipare a 16 anni la concessione della patente di guida, sia pure con l’istituzione del tutor. Quindi, la maggioranza dei senatori è d’accordo nel demolire proprio uno dei punti più qualificanti del disegno di legge-Bianchi. Un altro punto su cui si dovrebbe facilmente trovare un accordo è quello dell’inasprimento della pena per chi, ubriaco o sotto effetto di droghe, commetta un omicidio al volante. Piergiorgio Stiffoni (Lega) chiede, in questo caso, la «condanna a 5 anni per omicidio volontario e il sequestro di auto e patente anche a chi viene sorpreso a guidare in stato di ebbrezza pur senza aver commesso incidenti». Annamaria Palermo (Rifondazione) fa il primo distinguo: «Noi siamo per un’idea oggettiva di omicidio colposo. L’omicidio colposo va colpito in quanto tale. Non è che se uno commette un omicidio colposo al volante deve essere punito più severamente di un altro che commette lo stesso reato, ma non mentre guida un’auto». Il senatore Luigi Grillo, di Forza Italia, dice che il suo gruppo ha presentato 28 emendamenti, ma si dichiara «disponibile a un’intesa con la maggioranza su un eventuale “decreto a perdere”. Non mi pare - sostiene - che ci siano particolari spaccature in aula. Sulla proposta del ministro di dare la patente a 16 anni non è d’accordo quasi nessuno, mentre tutti sono concordi nell’invocare maggiore severità contro chi delinque al volante». Eppure il senatore leghista Stiffoni non ha dubbi: «E’ impensabile licenziare il provvedimento prima dell’estate. Altro che concordia, qui c’è perfino chi si attarda a sottilizzare sulla differenza che c’è tra ebbrezza e ubriachezza». E la presidente Donati rimarca l’inevitabile: «E’ d’altronde diritto di ogni singolo senatore portare modifiche al testo. Ma, insisto, il problema non è nei 240 emendamenti che, tutto sommato, sono un numero accettabile. Se si volesse fare ostruzionismo, lo si potrebbe fare anche con 50 emendamenti».

I produttori di alcol. Le aziende produttrici di alcol, in tanto fermento, non stanno con le mani in mano. Non vogliono sentirsi sul banco degli imputati e hanno avviato, in vario modo, campagne informative i cui contenuti saranno resi noti nei prossimi giorni. Le aziende produttrici di alcol non se ne stanno, quiete, alla finestra. Ma sono scese in piazza. (*)

(*) Nota: il problema non è che si attivano i produttori di alcol, i discotecari…: il problema è che vengono ascoltati da chi è preposto a legiferare.

Quasi si potesse fare la prevenzione dei problemi alcolcorrelati con chi ha tutto l’interesse a produrre e vendere quanto più alcol possibile.

I nostri politici che li ascoltano o sono degli allocchi, o sono in malafede.

I risultati sono del tipo di quello descritto nel prossimo articolo.


IL GIORNALE

E nelle discoteche fallisce il codice etico

Quattro mesi per adeguarsi al codice etico di autoregolamentazione sarebbero dovuti bastare. Eppure a più di centoventi giorni dall’entrata in vigore della campagna antialcol nelle maggiori discoteche milanesi poco o nulla è cambiato. Si era parlato di ingressi gratuiti per chi si fosse messo alla guida senza aver toccato nemmeno un drink, invece - continuando a frequentare i locali della «Milano da bere» - niente di tutto questo sembra essere stato fatto. E con l’arrivo dell’estate e delle discoteche all’aperto, al consumo sconsiderato di alcol si è aggiunta un’ulteriore aggravante: lo spinello in pista. Vedere per credere. Come se non bastassero cocaina e pasticche, sempre più giovani associano all’abuso spasmodico di superalcolici qualche pericolosissima boccata di marijuana.


IL GAZZETTINO (Udine)

Il senatore Collino (An) propone un emendamento al ddl di modifica del Codice della strada con l’introduzione di "pene accessorie" da sei mesi a tre anni 

«Bevi e guidi? Condannato a fare volontariato»

«Così chi sbaglia potrà riscattarsi anche di fronte a se stesso donandosi agli altri» 

«Serve un intervento drastico e senza mezze misure per fermare il dramma che si sta consumando sulle nostre strade e autostrade, in particolare nei fine settimana».

Lo afferma il senatore friulano Giovanni Collino, responsabile del Dipartimento Enti locali di Alleanza nazionale, che in giorni scorsi ha presentato un emendamento al testo del disegno di legge numero 1667 che introduce le modifiche al Codice della strada.

«L’eccessiva burocrazia che affligge la giustizia italiana troppo spesso dimostra che chi sbaglia non paga e si avvale di un ricorso dopo l’altro - afferma Collino -. Pertanto è necessario introdurre una sanzione sociale per chi commette il reato: mi riferisco a un impegno nel mondo del volontariato, nei pronto soccorso, all’interno del 118, della Croce rossa e in tutte quelle associazioni che in particolare si occupano di incidenti stradali».

Questa nuova tipologia di "pena accessoria" perché «chi sbaglia deve capire la gravità dell’errore compiuto e non soltanto pagare, ma imparare da quello sbaglio che la vita umana è troppo importante e vale molto di più rispetto a bere un bicchiere di troppo». (*)

La sanzione sociale proposta dal parlamentare friulano di Alleanza nazionale per ridurre l’incidentalità stradale prevede da sei mesi a tre anni di volontariato, almeno per un’ora al giorno, a carico di chi viene sorpreso a guidare in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ma è proporzionata alla gravità del fatto commesso.

Questo "volontariato coattivo" deve essere svolto - secondo lo spirito dell’emendamento presentato da Collino - in particolare a favore delle strutture sociali che si occupano di incidenti stradali.

«L’impegno nel volontariato previsto dal mio emendamento - aggiunge il senatore - ha un duplice scopo: da una parte fare una prevenzione diretta e sulla base di apprendimento, poiché le campagne di comunicazione in questa direzione non stanno funzionando; dall’altra consentire a chi ha sbagliato di potersi riscattare anche con se stesso, accedendo alla grande possibilità che il mondo del volontariato offre a tutti: insegna a essere responsabili e a donarsi con intelligenza agli altri, in particolare a chi ha bisogno».

(*) Nota: non è nuova l’idea, io mi sento di condividerla.


REUTERS

Abusi in Iraq, soldato Usa si dichiara colpevole

CHICAGO (Reuters) - Un soldato americano che fa parte di un gruppo di militari accusati di aver stuprato una ragazza irachena di 14 anni uccidendo tre suoi familiari si è dichiarato colpevole di accuse minori ma dovrà ancora rispondere in un processo per altri reati. Lo ha dichiarato l’esercito.

Davanti a un tribunale militare a Fort Campbell, Kentucky, Jesse Spielman, 22 anni, si è dichiarato colpevole di aver illecitamente rimosso un cadavere, di incendio e di ostacolo alla giustizia, oltre che di aver violato il divieto di consumo di alcolici in zona di guerra.

Una giuria militare dovrà decidere se ritenerlo colpevole di altre quattro accuse tra cui omicidio, violenza sessuale e premeditazione nel commettere tali reati irrompendo nella casa di una famiglia a Mahmudiya, sud di Baghdad, nel marzo 2006.

L’accusa militare e civile sostengono che l’ex soldato Steven Green ed altri quattro bevvero whiskey, giocarono a carte e decisero di assalire la ragazza e la sua famiglia.

Green è stato congedato dall’esercito per "disturbi della personalità" ed è in attesa di processo davanti ad una corte federale.


IL GIORNALE

Alcol e guida, 7 italiani su 10 non conoscono i limiti di legge

Roma - Il 74% degli italiani non conosce la normativa che disciplina il consumo di bevande alcoliche per chi guida. È il dato allarmante presentato dalla compagnia assicurativa Direct Line che denuncia come gli automobilisti ignorino il tasso alcolemico consentito dalla legge, fissato in 0,5 grammi di alcol per litro di sangue ed equivalente a poco più di due bicchieri di vino.

Le cronache di questi ultimi giorni evidenziano una strage continua sulle strade: Claudia Muro, 16 anni, investita a Pinerolo; i fratellini Molinari, 11 e 10 anni, uccisi in un tamponamento in Calabria; i giovani Junior Eyafe Harryman, Adam Fassali, Davide Chiodelli e Adenilson Grisi, tutti tra i 17 e i 24 anni, falciati mentre andavano a prendere un gelato. Sono le tragedie che hanno destato più clamore in questi giorni d’estate, ai quali vanno aggiunti i migliaia di morti che ogni anno perdono la vita negli oltre 4.500 incidenti imputabili alla guida in stato di ebbrezza. Ma i numeri sono parziali visto che le statistiche ufficiali dell’Istat collegano appena lo 1,6% dei sinistri all’alcol, mentre le stime più pessimistiche fanno salire la quota al 30%.

Come fronteggiare questa piaga sociale? In Europa l’approccio è diverso da Paese a Paese: la Croazia impone la sobrietà assoluta per chi guida ma le sanzioni per chi infrange le regole partono da solo 70 euro; in Svezia il tasso alcolemico è 0,2 grammi per litro con sanzioni da 30 euro in su. Qualche bicchiere in più è concesso nel Regno Unito, dove però le multe arrivano fino a 7.350 euro. In Francia, Spagna e Germania il tasso massimo consentito è, come in Italia, 0,5 grammi per litro di sangue. Di fronte alle ultime stragi estive, il Governo e il Parlamento hanno annunciato un giro di vite sul fronte della repressione e misure drastiche per i casi più gravi: raddoppio delle multe fino a quattromila euro, arresto fino a 6 mesi, sospensione della patente fino a 2 anni. È all’esame del Senato un disegno di legge sulla sicurezza stradale che, appesantito da oltre 250 emendamenti, rischia seriamente di non trovare applicazione in tempo utile per fronteggiare il traffico e l’incidentalità dell’esodo estivo.

Se non verranno trovate soluzioni efficaci in questi giorni, i morti annunciati sulle strade supereranno quota mille solo nei mesi di luglio e agosto, ai quali si aggiungeranno 56mila feriti. «Se l’Aula del Senato non dovesse essere in grado di votare il provvedimento - dichiara Michele Meta, presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati - sarebbe opportuno un decreto governativo cosiddetto a perdere, formato da 4-5 punti qualificanti del testo generale, che verrebbe superato dalla legge poi varata da Palazzo Madama».

«Non servono inasprimenti delle multe - puntualizza l’Automobile Club d’Italia - ma una concreta e tangibile presenza delle Forze dell’Ordine sulle strade finalizzata alla prevenzione prima ancora che alla repressione. Una pattuglia visibile è meglio di un autovelox nascosto». Proprio sui controlli il nostro Paese è chiamato a un grande sforzo: in Italia vengono effettuati ogni anno 300mila rilievi contro gli 8 milioni della Francia e i 5 milioni della Germania. Il ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha annunciato il raggiungimento di un milione di controlli entro l’anno, ma intanto sulle strade si continua a morire, soprattutto il sabato sera quando gli incidenti imputabili all’alcol aumentano del 300% rispetto al resto della settimana.


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