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Articoli 09/08/2007

La componente veicolo nella sicurezza stradale e i dispositivi per una guida sicura

Seconda parte



L’importanza di un rilievo e di una ricostruzione dettagliata

Troppo spesso nel rilievo degli incidenti stradali l’analisi dello stato del veicolo viene trascurata o approssimata; tale circostanza non consente di ricostruire in maniera dettagliata quello che è accaduto durante la collisione ed identificare quindi le priorità di intervento, non solo sulla componente veicolo, ma anche sulle altre componenti (uomo ed ambiente). Si è detto al paragrafo precedente l’importanza di conoscere se l’occupante facesse uso della cintura di sicurezza in modo da comprendere se tale dispositivo avrebbe consentito di ridurre la severità delle lesioni riportate. Un altro aspetto non trascurabile è l’analisi della tipologia ed entità delle deformazioni che, talvolta, possono dedursi anche da una panoramica fotografica del veicolo, fatta secondo alcuni criteri, da parte dei rilevatori del sinistro. L’importanza di tale aspetto è fondamentale per consentire un’adeguata ricostruzione dinamica dell’incidente, i cui input fondamentali sono:
• una planimetria di dettaglio della zona, in perfetta scala, con posizione finale delle vetture coinvolte nell’incidente e localizzazione del punto d’urto;
• un rilievo fotografico delle vetture con evidenza delle deformazioni delle stesse;

• una acquisizione dettagliata dei modelli delle vetture coinvolte nell’incidente (marca, tipo, alimentazione, dispositivi di sicurezza) e stato dei veicoli al momento dell’impatto (usura pneumatici, peso trasportato, ecc.);
• un rilievo dettagliato di tutte le tracce dei pneumatici presenti sulla pavimentazione ed un rilievo di altri elementi che denunciano impatti primari e/o secondari delle vetture (deformazione delle barriere, di pali, presenza di vetro, ecc.).
Effettuate queste operazioni è possibile estrapolare una serie di dati di input per software specifici che hanno il compito di supportare l’analista nella ricostruzione dinamica, i cui principali risultati sono:
• dinamica dettagliata dell’incidente, con traiettoria dei veicoli durante tutto il fenomeno;
• diagrammi del moto pre-urto e post-urto dei veicoli coinvolti;
• velocità d’impatto per entrambi i veicoli. La ricostruzione scientifica degli incidenti è un mezzo particolarmente efficace per ridurre l’incidentalità stradale, poiché è possibile simulare successive misure di intervento, sia per la progettazione di elementi del veicolo che dell’infrastruttura. Ogni incidente può essere suddiviso in diverse fasi caratterizzate dalla costanza di alcune variabili dinamiche in gioco. Ciascuna fase può essere studiata indipendentemente dalle altre focalizzando l’attenzione sulle leggi fisiche che la governano. La ricostruzione può essere effettuata in ordine cronologico diretto o inverso, a seconda dei dati disponibili; l’approccio comunemente usato parte dalle condizioni di arresto dei veicoli coinvolti, in quanto comunemente note, per giungere a definire, tramite l’osservazione delle condizioni al contorno, le velocità e l’angolo di impatto dei veicoli coinvolti, le velocità di crociera, ecc. Nelle fasi precedenti e successive all’impatto il moto del veicolo può essere, con buona approssimazione, studiato con le leggi della cinematica
1 che governano il moto uniformemente accelerato2. Per lo studio delle fasi relative all’impatto, assume notevole importanza l’esperienza dell’operatore nel valutare le deformazioni subite dai veicoli e dalle strutture coinvolte, e per fare in modo che il risultato della ricostruzione, oltre che matematicamente corretto, sia correlato il più possibile al reale risultato dell’evento di crash. Si ritiene opportuno precisare che i software non ricostruiscono gli incidenti ma sono un supporto per l’analista al fine di identificare i parametri caratteristici delle varie fasi dell’incidente (fase di pre-urto, crash e post-urto), l’impostazione della ricostruzione viene comunque stabilita dall’analista che, in tal modo, deve garantire la coerenza dei dati di input con le risultanze dell’incidente.
In Tabella 3 sono riepilogati i principali risultati di due ricostruzioni dello stesso incidente: la dinamica pre-urto e
post-urto, mostrata dal software utilizzato, è pressoché la stessa (come confermato dalle velocità di uscita3 molto simili) ma si può osservare che la severità dell’urto, correlabile all’EES (Equivalent Energy Speed)4 ed alla differenza di velocità5, e le velocità di impatto6 sono molto differenti. Tale circostanza è la diretta conseguenza di una ricostruzione impostata male; infatti, volutamente, nella seconda ricostruzione è stata ipotizzata una maggiore entità delle deformazioni subite dai due veicoli, nell’ipotesi di un’insufficiente documentazione conseguente ad un rilievo non approfondito; posizionando i veicoli all’impatto con una maggiore compenetrazione. Questo errato dato di input ha provocato un incremento delle energie in gioco durante la collisione, con conseguente innalzamento sia delle velocità di impatto sia della severità dell’urto; la dinamica post-urto, invece, è rimasta invariata e quindi le velocità di uscita sono comparabili.
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Pertanto, una ricostruzione impostata in maniera errata, per superficialità delle informazioni raccolte dai rilevatori, potrebbe ingannare l’analista che desiderasse dedurre da quanto accaduto indicazioni sulle priorità di intervento.
Una volta ricostruito l’incidente è possibile, come già anticipato, avviare una seconda fase che permette la valutazione degli interventi. In sintesi è possibile ipotizzare comportamenti diversi dei guidatori, interventi infrastrutturali o variazioni delle condizioni ottenute prima, durante e dopo la collisione in fase di ricostruzione. Oggi i livelli di analisi e simulazione consentono di avere supporti decisionali particolarmente sofisticati. E’ possibile non solo avere un quadro preciso delle energie in gioco durante tutto l’incidente stradale ma la ricerca si sta spingendo in avanti fino a simulare matematicamente cosa succede al conducente o passeggero immediatamente dopo l’urto. A titolo di esempio, si cita uno studio analitico mirato ad approfondire alcuni tipi di urto che hanno come conseguenza il trauma cranico. La ricerca, condotta da ELASIS e dalla Seconda Università di Napoli, mira a definire una procedura per la simulazione degli urti di un “impattore” rappresentativo della testa del passeggero di un autoveicolo, definito dallo STD USA 201, contro gli elementi di “finizione” interna dell’autoveicolo. Le attività sviluppate hanno riguardato innanzitutto la realizzazione di un modello agli elementi finiti dell’impattore conforme alle specifiche dettate dalla STD USA 201 e, quindi, il rilievo e la modellazione agli elementi finiti (FEM)
7 delle finizioni interne del veicolo considerato in corrispondenza dei punti di impatto, anch’essi definiti dallo STD USA 201. Si è proceduto, quindi, a simulare i vari impatti, adottando metodologie numeriche agli elementi finiti. Il fenomeno analizzato risulta influenzato da un elevato numero di parametri fisici e geometrici: scopo principale dell’attività è stato proprio quello di indagare sull’influenza dei diversi parametri sul risultato di maggiore interesse, rappresentato dall’accelerazione di selezionati punti dell’impattore conseguente l’urto. In tal senso, adottando un’innovativa metodologia di indagine stocastica, nota come Stochastic Design Improvement (SDI), è stata valutata dal punto di vista metodologico la possibilità di ottenere un abbassamento dei valori massimi di accelerazione ottenuti operando sui valori nominali di alcune variabili di progetto opportunamente selezionate, fermo restando la loro naturale aleatorietà dovuta ad esempio a tolleranze di lavorazione, ai processi di produzione, ecc.

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Conclusioni
La componente veicolo nella sicurezza stradale non riveste un ruolo molto rilevante tra le cause degli incidenti; questa conclusione non deve sorprendere poiché, negli ultimi decenni, non solo i veicoli sono stati assoggettati a numerosi vincoli legislativi per renderli più sicuri ma è stata anche riscontrata una maggiore attenzione dell’utente che è sempre più disponibile ad acquisire dispositivi di sicurezza attiva e passiva per la propria autovettura. Nonostante questa maggiore attenzione, non si osserva altrettanta sensibilità dell’utente nell’assumere comportamenti prudenti e quindi efficaci per sfruttare al meglio questi nuovi dispositivi (al contrario, alcuni studi hanno dimostrato che i conducenti degli autoveicoli maggiormente equipaggiati di dispositivi elettronici di sicurezza, hanno mantenuto dei comportamenti alla guida molto meno prudenti rispetto a quelli che guidavano veicoli meno equipaggiati)8. Infatti, anche nell’identificazione delle circostanze in cui il veicolo è stato la causa dell’incidente oppure in quei sinistri con le conseguenze più gravi, molto frequentemente, è la componente “uomo” ad essere la principale responsabile dell’accaduto: talvolta non mantenendo il veicolo nelle condizioni ottimali perché circoli in sicurezza, talvolta non utilizzando quei dispositivi di protezione che il veicolo offre agli occupanti (cinture di sicurezza). Verosimilmente, se azioni della stessa rilevanza fossero condotte in via prioritaria sulla componente “uomo” e in subordine sulla componente “ambiente”, molto probabilmente, si potrebbero ottenere benefici molto più consistenti. Lo studio approfondito dell’incidente, e quindi anche dei veicoli coinvolti (che allo stato attuale non può essere maggiormente approfondito dagli attuali rilevatori) consente una ricostruzione dettagliata ed esaustiva dell’accaduto che aiuta l’esperto nella scelta delle priorità di intervento sul sistema Uomo-Ambiente-Veicolo (UAV). La strada per contrastare efficacemente l’incidentalità stradale e le relative conseguenze è pertanto ancora molto lunga, ma una base conoscitiva approfondita del fenomeno consentirà di ottenere nuovi importanti risultati e in particolare nel campo della sicurezza attiva e preventiva, finalizzata ad evitare un possibile incidente stradale. Su questo punto la strada intrapresa, anche a livello europeo, è quella della cooperazione fra veicolo e infrastruttura stradale e nel dialogo veicolo-veicolo. Il tutto senza tralasciare che il sistema “Uomo-Ambiente- Veicolo” sarà più sicuro solo quando gli utenti avranno una piena e matura consapevolezza dei fattori di rischio presenti su una strada.

*ELASIS S.C.p.A. - Pomigliano D’Arco (NA)
**Ministero dei trasporti – DG Motorizzazione, Roma



Notete]

1 - La cinematica, anche nota come “geometria del movimento”, è quel ramo della fisica che si occupa della descrizione del moto dei corpi, senza studiare ed investigare sulle cause che lo determinano (come invece fa la dinamica).
2 - Si definisce moto uniformemente accelerato il moto di un punto materiale soggetto ad un’accelerazione costante (cioè con accelerazione invariante in modulo, direzione e verso).

3 - In alcune collisioni i veicoli si arrestano contro l’ostacolo o il veicolo antagonista (per esempio urto frontale tra un’autovettura ed un mezzo pesante, provenienti da direzioni opposte); in altri casi (per esempio urti angolati e/o disassati) i veicoli, dopo la collisione, continuano a muoversi allontanandosi dal punto d’urto. La velocità di uscita di un veicolo è quella velocità con cui il veicolo si allontana dal punto d’urto dopo la collisione.

4 - Quando un veicolo impatta un ostacolo fisso ed indeformabile, arrestandosi contro di esso, tutta l’energia cinetica che possedeva al momento della collisione si trasforma in deformazioni del veicolo. L’Equivalent Energy Speed è la velocità che dovrebbe avere lo stesso veicolo per riportare deformazioni della stessa entità (ovvero per assorbire in deformazione la stessa quantità di energia) qualora impattasse contro ostacolo fisso ed indeformabile.
5 - La differenza di velocità caratteristica di un veicolo in una collisione viene calcolata operando la differenza algebrica tra la velocità di uscita dalla collisione e la velocità d’urto dello stesso veicolo.

6 - La velocità di impatto (o velocità d’urto) di un veicolo in una collisione è la velocità che aveva il veicolo al momento in cui entra in contatto con l’ostacolo o il veicolo antagonista. Spesso questa velocità è significativamente differente dalla velocità che il veicolo aveva durante la marcia normale poiché, prima della collisione, normalmente il veicolo è sottoposto a frenate e/o sbandate con scarrocciamento che ne rallentano il moto, riducendone la velocità.
7 - Il metodo agli elementi finiti, anche noto come FEM (Finite Elements Method) consente di simulare al computer praticamente tutti i processi tecnici, scomponendo i corpi o gli elementi oggetto di studio in una serie di piccolissimi (ma finiti) elementi di forma più semplice (linea, rettangolo, ecc.) strettamente vincolati tra loro e studiando il comportamento globale del corpo come sommatoria dei suoi elementi infinitesimali.

8 - Questo tipo di comportamento è da attribuire al maggior senso di sicurezza che i dispositivi di equipaggiamento riescono ad infondere nei conducenti.
Questo aspetto squisitamente psicologico della guida, molto importante, è fortemente correlato con il fenomeno della percezione del rischio che il conducente del veicolo, in modo assolutamente soggettivo e personale, ha durante la guida (ved. il paragrafo “La percezione del rischio e il rischio della percezione”).
Analoghe esperienze hanno messo in luce altre singolari circostanze. Per esempio, alcune tratte stradali in condizioni disastrate e con scarsa manutenzione, al termine dei lavori di rifacimento e messa a norma, furono teatro di un numero di incidenti maggiore rispetto alla situazione con infrastruttura degradata.
Una spiegazione verosimile dell’accaduto palesa che gli utenti erano oramai abituati in quelle tratte alla massima cautela, determinata dallo stato di degrado
della strada che quindi ingenerava una notevole percezione del rischio negli utenti. Una volta effettuati i lavori di sistemazione e verificatasi, quindi, una inversione della percezione, da percezione del rischio a percezione di sicurezza (ovvero assente o scarsa percezione del rischio), si è modificato di conseguenza il comportamento alla guida da difensivo a spavaldo; ciò ha fatto aumentare il numero degli incidenti. Torna dunque preponderante su tutti gli altri, anche in questo caso, il fattore umano.


Questo articolo è tratto dal libro: “Salute e sicurezza stradale, l’onda lunga del trauma”, a cura di Franco Taggi e Pietro Marturano, pubblicato da Cafi editore Roma.

da "il Centauro n.113"


© asaps.it

Giancarlo della Valle*, Davide Tartaro, Pietro Marturano**

da "il Centauro"
Giovedì, 09 Agosto 2007
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