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Rassegna stampa Alcol e guida del 9 agosto 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

COMUNICATO DELLA ASSOCIAZIONE FAMIGLIARI E VITTIME DELLA STRADA

Per fermare la strage stradale! Incrementiamo il senso di responsabilità nelle istituzioni

Ciascuno faccia la propria parte per porre fine alle vittime innocenti che cadono ogni giorno sulle nostre strade per mano di chi guida ubriaco o sotto l’effetto di droghe. Smettiamola con le interpretazioni benevole a favore di chi trasgredisce, e piuttosto esercitiamo il potere che ci conferisce la legge con rigore e determinazione. Non fermiamoci alla prima difficoltà, la Polizia accompagni chi appare in condizioni psicofisiche alterate al posto di comando più vicino per essere sottoposto a controllo, e trattenga in carcere chi provoca un disastro, perchè può farlo, prima ancora che intervenga con tempi lunghi il pubblico ministero.

Non è vero che la legge non permette di applicare pene consistenti, sono coloro che controllano e che amministrano la giustizia ad esercitare spesso con superficialità il loro ruolo, sottovalutando il reato della trasgressione delle norme del c.d.s. e scardinando così la civiltà dalla nostra società.

Sosteniamo la linea del rigore e della non sottovalutazione del reato che alcuni pubblici ministeri stanno intraprendendo: nel Tribunale di Bologna il pm Giovannini ha contestato l’omicidio doloso all’imputato che ubriaco ha ucciso una persona; a Roma il procuratore aggiunto Italo Ormanni ha arrestato un ubriaco che ha ucciso Renato Scovazzi; a Venezia è stata arrestata la donna che, sotto l’effetto di sostanze, ha ucciso una coppia di turisti.

L’AIFVS, quale ente esponenziale degli interessi collettivi, si costituirà parte civile in questo processo per la tutela della salute e della vita sulla strada.

E’ tempo che la polizia ed i magistrati si decidano a riconoscere la gravità del reato compiuto con l’arma impropria del mezzo di trasporto e diano un chiaro segno di difesa dei diritti costituzionalmente garantiti.

E’ tempo che i politici si decidano ad affermare per legge che è obbligatorio sottoporsi all’accertamento dello stato psicofisico, quando esso appare alterato: la totale libertà individuale ha senso in un’isola deserta, non in una società organizzata.

dott.ssa Giuseppa Cassaniti Mastrojeni - presidente AIFVS


LA PROVINCIA DI LECCO

Anche il sindaco interviene sulla polemica scoppiata sulle feste e l’abuso di alcol «Olginate lavora molto sulla prevenzione»

OLGINATE (b. ber.) Nella polemica scoppiata dopo la denuncia del consigliere Silvia Caracciolo, sui rischi causati da iniziative e promozioni che invitano al consumo di alcolici, il sindaco Antonio Gilardi, aveva preferito non intervenire. Aveva lasciato che a rispondere per il comune, fosse il vicesindaco Rocco Briganti, assessore alla Pubblica istruzione e alle Politiche giovanili. Ma dopo l’intervento di Ennio Palmesino, dell’associazione alcolisti in trattamento di Genova, che invitava il sindaco a mettere in atto misure per non fare di Olginate un paese noto per le bevute fino allo sfinimento, Gilardi risponde. Lo fa per difendere il suo comune e quanto si fa per sensibilizzare i giovani e le famiglie: «Ringrazio Palmesino per i preziosi consigli, sempre utili, anche se la nostra giunta si è premurata da tempo per seguire queste problematiche tramite una delega particolare assegnata al consigliere Paolo Chiandotto, che tra l’altro fa parte dell’Asfat. Ed è grazie ai suggerimenti di questa amministrazione e alla sensibilità, all’attenzione dell’assessore ai Servizi sociali, Patrizia Milani, se sono stati organizzati in primavera incontri sul tema della dipendenza. E il vicesindaco Briganti, come già fatto, ha in serbo nuove iniziative di prevenzione e informazione». Quindi riferito alla Caracciolo: «Mi spiace che chi ha sollevato il problema in questa fase non abbia colto quanta attenzione la nostra amministrazione ponga ai problemi citati. Non vorrei si facesse una falsa immagine del paese che sono stato in prima persona ad amministrare. Olginate non è un paese di alcolizzati».


IL GIORNALE

NUOVE NORME. Presidente e direttore dell’Automobil club di Vicenza: partiamo dalla scuola

L’Aci e il codice della strada «Educare più che multare»

 Il problema, dicono all’Aci, è sempre lo stesso: non serve a niente aumentare la repressione se c’è poca prevenzione. Cioè quello che succede in Italia. Per questo presidente e direttore dell’Automobil club di Vicenza, commentando i nuovi articoli del codice della strada su guida in stato di ebbrezza, droga, neopatentati e sanzioni, dicono «siamo d’accordo ma solo in parte». Visto che tra la prevenzione bisognerebbe anche mettere, sottolineano, una rete stradale e infrastrutture degni di un Paese moderno.

Il presidente Romano Pigato parla di «stili di vita e abitudini al volante che vanno cambiati, l’inasprimento delle sanzioni dà pochi risultati. Servono per tamponare il periodo estivo, ma non sono una soluzione». E allora quale potrebbe essere questa soluzione? «L’educazione a scuola - spiega Pigato -, le piste per la guida sicura. Insomma bisogna creare negli automobilisti una nuova consapevolezza, responsabilizzare chi guida perchè ha nelle mani la vita degli altri».

Anche il nuovo articolo sui limiti per i neopatentati sembra avere qualche falla. Secondo il direttore dell’Aci vicentina Fausto Russo «la proibizione di guidare per tre anni auto superiori ai 50 kw di potenza non è così chiara, se ci si basa sul rapporto potenza/peso potrebbero diventare “legali” anche auto più grosse, mentre magari tutte le 500 Fiat sono escluse». Poi tocca anche ai costruttori: è tempo che anche nelle auto più piccole, suggerisce Pigato, ci siano quei dispositivi che si mettono sulle auto grandi per renderle più sicure. Dall’abs all’antislittamento fino agli airbag laterali.

AL.MO.


IL TIRRENO

Etilometro, il decreto delle beffe

Il test deve essere fatto due volte, altrimenti l’ubriaco al volante la fa franca Poi lo strumento deve essere tarato: si può fare solo a Roma

ROMA. Il pugno duro promesso dal governo nei confronti degli automobilisti ubriachi rischia di essere meno severo del previsto. Anzi, rischia di non esserlo affatto. Tutto sta in un «difetto» contenuto nel decreto legge sulla sicurezza stradale e che prevede, per chi viene sorpreso con un tasso alcolemico superiore a quanto consentito dalla legge, l’arresto fino a sei mesi, un’ammenda fino a 6 mila euro (entrambi sostituibili con un’attività socialmente utile) e il ritiro della patente per 2 anni. Perché scattino le manette, però, è necessario che l’automobilista si sottoponga al test del palloncino per due volte. Se non ci riesce, perché troppo ubriaco o perché finge di non riuscirci, non è possibile provare il stato di ebbrezza e per questo deve essere rilasciato. Non si tratta di pura teoria, ma di due casi accaduti nei giorni scorsi in Piemonte. Il 4 agosto, a decreto appena varato, i vigili urbani di Torino fermano infatti un giovane in evidente stato di ubriachezza. Lo sottopongono dunque al test. Il giovane soffia nel palloncino e il risultato non lascia dubbi: 1,6 grammi per litro, molto sopra il limite consentito. Pochi minuti dopo i vigili tentano di ripetere il test, ma niente da fare: il giovane è troppo ubriaco per soffiare in un altro palloncino e non ce la fa. Manca quindi l’«accertamento tecnico completo» richiesto dalla legge, come si scopre in procura, quando il giovane viene rimesso in libertà. Multato e senza patente, ma di nuovo a piede libero. Caso analogo il giorno dopo, 5 agosto. Questa volta però l’automobilista fermato dai vigili, anche lui palesemente ubriaco, si rifiuta di sottoporsi al test riuscendo così a evitare il carcere. Un «errore» destinato a restare tale almeno fino alla fine dell’estate. «Con il Parlamento chiuso è difficile intervenire - spiegano infatti al ministero dei Trasporti - A settembre sarà invece possibile correggere l’errore in fase di approvazione del disegno di legge di riforma del codice stradale, attualmente in discussione al Senato». Fino ad allora, però... L’intensificarsi dei controlli con gli etilometri stanno intanto producendo un altro tipo di inconveniente. Da quando è entrato in vigore il decreto, infatti, tutti i Comuni che dispongono di un etilometro lo hanno messo a disposizione dei vigili urbani per i controlli. Prima di usarlo, però, lo strumento va tarato, e per farlo servono macchinari speciali disponibili in Italia in un solo posto: presso la Motorizzazione civile di Roma. Il risultato è che in questi giorni sono piovuti nei locali della Motorizzazione capitolina centinaia e centinaia di etilometri da tarare, producendo - anche a causa delle ferie del personale - un ingolfamento tale da far slittare i tempi necessari per la taratura dai normali 20 giorni agli attuali 30-35 giorni. Il ministero di Trasporti è comunque già corso ai ripari acquistando dalla ditta francese che li produce altre quattro macchine in grado di tarare gli etilometri, al costo di 700mila euro l’una. I macchinari verranno consegnati nei prossimi mesi e verranno dislocati 2 a Roma, uno al Nord (molto probabilmente a Milano) e uno a Sud (a Napoli o Bari).

Carlo Rosso


IL TIRRENO

«Così non va: basta pagare e le norme sono aggirate»

Il responsabile toscano dei vigili urbani: uno può rifiutarsi di sottoporsi agli accertamenti e rischia solo un’ammenda

Dopo una catena di incidenti mortali il governo è corso ai ripari con un decreto legge, secondo alcuni nato sull’onda dell’emotività, che inasprisce alcune sanzioni per la guida in stato di ebbrezza e per l’eccesso di velocità. Ma Sergio Bedessi, comandante della polizia municipale di Montopoli e responsabile della comunicazione del Comitato delle polizie municipali della Toscana, spiega che nel decreto ci sono alcune incongruenze. E che, pagando, le punizioni possono essere eluse.

Cosa pensa del decreto legge varato dal governo?

«Al di là che il decreto legge, se non convertito alla fine dei 60 giorni, decade, o se convertito in legge ma con modificazioni instaura un regime non certo equo fra chi è stato sanzionato durante la vigenza del decreto legge e chi invece viene sanzionato successivamente, ci domandiamo se veramente il governo vuole ottenere una maggior sicurezza».

Che cosa significa?

«Analizzando a grandi linee alcune delle modifiche operate al codice della strada, insieme alle circolari esplicative del ministero dell’Interno emanate il giorno stesso del decreto (3 agosto) ed il giorno successivo, emergono alcuni aspetti su cui bisognerebbe riflettere. C’è un forte inasprimento delle sanzioni della velocità, che arrivano fino a 500 euro, mentre prima il massimo era di 370 euro, e fino a 1.000 per particolari veicoli. Sono aggravate di molto le pene per guida in stato di ebbrezza o guida in stato di alterazione psicofisica dovuto all’uso di sostanze stupefacenti. C’è un aggravamento della sanzione per l’uso del cellulare senza vivavoce (da 70 euro a 148)».

C’è un però, mi sembra di capire.

«Ad un occhio non attento, sembra che il decreto possa produrre benefici ed effetti sulla sicurezza, ma non credo sia così».

Perché?

«Mentre si inaspriscono le sanzioni, dalla parte opposta si ipotecano gravemente le modalità di controllo degli organi di polizia, di fatto vanificando il loro importantissimo lavoro».

In che modo?

«Lo stesso decreto e le circolari esplicative diramate dal ministero dell’Interno stabiliscono che i controlli della velocità, anche se effettuati con stazioni mobili (cioè la pattuglia che, munita di telelaser o autovelox ferma gli automobilisti, contestando loro l’infrazione), devono essere segnalati anche di notte, in modo luminoso. In attesa di un decreto che il ministero emanerà per specificare meglio le modalità di segnalazione, la circolare ha stabilito che mentre una pattuglia effettuerà il controllo, un’altra, posta ad almeno 400 metri... dovrà segnalare con il lampeggiante acceso che poco dopo altri colleghi stanno effettuando un controllo della velocità».

Una misura difficile da applicare.

«Proprio così. E pensiamo a quanto costa ai contribuenti questo modo di operare, tanto varrebbe dire che i controlli sulla velocità non si possono più fare».

Altri aspetti che, secondo lei, non convincono?

«Il reato di rifiuto di sottoporsi agli accertamenti per guida in stato di ebbrezza, o per guida in stato psicofisico alterato per l’assunzione di sostanze stupefacenti, è stato depenalizzato, per cui, pagando una sanzione amministrativa, l’ubriaco alla guida potrebbe rifiutarsi di farsi fare l’accertamento sanitario, semplicemente pagando 2.500 euro o 3.000 se ha causato un incidente stradale. Si pensi alle conseguenze sulla responsabilità di un sinistro mortale. Diverrà difficilissimo dimostrare che la persona era alla guida ubriaca, visto che l’accertamento sanitario non si può più fare se la persona si rifiuta».

Usare il telefono alla guida sarà più rischioso, rispetto al portafoglio.

«È inutile inasprire la sanzione per l’uso del telefonino senza vivavoce quando poi basta far ricorso al giudice di pace contestando quanto l’organo di polizia ha scritto, semplicemente dicendo “non è vero che telefonavo, il poliziotto si è sbagliato, mi stavo grattando un orecchio...” per vedersi annullare il verbale e magari vedere pure la polizia condannata alle spese. Meglio avrebbe fatto il governo, secondo me, ad inserire una norma per evitare quelle migliaia di ricorsi capziosi che continuamente vengono accolti».

Che fine fa la sicurezza?

«Da una parte si vuole la sicurezza, e dall’altra si fa di tutto per non averla. Non occorreva inasprire le sanzioni, che erano già alte, considerati anche i tempi che corriamo, ma bastava semplicemente fare in modo di avere, da parte degli organi di polizia stradale, controlli reali ed efficaci, tutelando il loro lavoro dai ricorsi capziosi».

È un po’ come la storia della patente a punti...

 «E’ vero, è come la patente a punti. Uno commette infrazioni, perde punti, poi va alla scuola guida, paga e, senza alcun esame, riacquista la patente; come stavamo dicendo a proposito del decreto legge, sappiamo tutti che il problema, specialmente sulla velocità, non è tanto la non conoscenza delle norme del codice da parte dei conducenti, tutti conoscono i limiti di velocità, o le sanzioni troppo miti, ma il fatto che non vi è la certezza che le sanzioni verranno applicate. Inoltre, se si vuole veramente cambiare le cose, i punti dovrebbero essere riacquistati non tanto frequentando un corso sulle norme del codice, quanto frequentando un corso che cambi l’atteggiamento dei conducenti».

Sabrina Chiellini


IL GAZZETTINO

Un terzo dei procedimenti legato all’abuso di alcol 

La Procura lancia l’allarme Troppi ubriachi alla guida

Belluno

Una notizia di reato su tre parla di guida in stato di ebbrezza: è questo l’allarmante dato che emerge a palazzo di giustizia, confermato dagli ultimi episodi di automobilisti sorpresi al volante con tassi alcolemici di molto superiori al limite. La Procura della Repubblica lancia l’allarme su di un fenomeno che non è nuovo ma che negli ultimi tempi sembra essere ancora più preoccupante, forse anche a causa dei maggiori controlli dopo il decreto anti alcol. Come abbiamo riferito, il primo a incappare nelle nuove, più aspre sanzioni è stato un uomo di Dosoledo, che nel sangue aveva 3,3 grammi di alcol per litro contro il massimo consentito di 0,5. Di recente anche nella nostra provincia non sono mancati gli omicidi colposi e i gravi incidenti causati da bicchieri di troppo. Per non parlare dei maltrattamenti in famiglia.


PRIMONUMERO

Cronache

Risse, alcool e disagio: “Ma la colpa è delle famiglie”

09/08/2007 - I cittadini termolesi cambiano idea sulle responsabilità del malessere giovanile: “Dipende da genitori assenti, che non seguono i figli e non ci parlano. La colpa non è delle strutture che mancano o delle iniziative carenti”. Cresce la preoccupazione in città per episodi di violenza notturna e atti di vandalismo in crescita. E l’assessore alle Politiche sociali Antonio Russo commenta: "Non serve fare finta di niente: il disagio, fra i ragazzi di Termoli, c’è e si vede. I genitori dovrebbero essere più presenti".

di Monica Vignale

«Ma cos’hanno questi ragazzi?» domanda con lo sguardo smarrito una signora sessantenne all’uscita da un negozio lungo Corso Nazionale. Dentro ha appena sentito, dalle commesse, il racconto dell’ultimo episodio di botte a Termoli. Una zuffa con tanto di sangue e spettatori, proprio come nella peggiore ‘fiction’ tv, causata probabilmente da un eccesso di alcool. Una storia che si aggiunge alla lunga lista di risse che ogni fine settimana ‘colora’ le notti di Termoli, specie quelle dei giovanissimi che, sempre più spesso, sfogano a forza di cazzotti e calci la rabbia e il malessere che li accompagna come una bestia insofferente quando girovagano tra un bar e l’altro, in cerca di diversivi. Lo dicono le statistiche: la violenza della strada cresce, l’età dei protagonisti si abbassa. Lo confermano la cronaca locale e i racconti dei cittadini che, come fiumi in piena, forse bisognosi di esorcizzare il timore verso qualcosa che non capiscono fino in fondo, si lasciano andare: «Ogni venerdì notte succede qualcosa, botte e litigate che vanno a finire male. Qualche settimana fa un ragazzo è finito in ospedale in condizioni gravi, e tutto per una rissa scoppiata per una cavolata» dice il gestore di un bar del centro, aggiungendo quello che molti pensano: «Ai miei tempi si litigava per una ragazza, era addirittura normale. Ma non ci si faceva così male e poi non c’era il branco a peggiorare la situazione».

Il branco. «Passo lungo Corso Nazionale la sera d’estate e vedo mucchi di ragazzini con la faccia arrabbiata, che guardano i passanti mentre bevono birra e superalcolici. Sembra che gli abbiamo fatto qualcosa, sembra ce l’hanno col mondo intero...Non so che pensare». Parla una madre, giovane. Anche lei sconcertata, mentre spinge il passeggino e guarda preoccupata il bambino. «Spero che lui crescerà bene, senza tutta questa rabbia dentro».

E’ un fatto che il venerdì e il sabato sera, quando l’ora è tarda e l’alcool ha fatto effetto, il centro di Termoli comincia a registrare un’impennata di violenza. Parolacce, insulti per un nonnulla davanti ai locali notturni. Spesso spintoni, minacce. Qualche volta le botte ‘vere’, i pestaggi, seguiti da cure in ospedale per ematomi, ferite e fratture. Basta un pretesto, un’occhiata storta, una parola di troppo, ed ecco che come per effetto di una scintilla s’accende il fuoco.

«Personalmente sono molto preoccupato – riferisce un quarantenne – perchè ho la sensazione di un progressivo peggioramento. Leggo spesso sui giornali di episodi vandalici, patrimonio collettivo danneggiato, a volte si accaniscono anche contro le statue sacre, come è successo non molto tempo fa. Insomma, mi sembra che il fenomeno non si possa liquidare come ‘ragazzate’. C’è di più».

E quasi a rincarare la dose e a aumentare l’ansia dei cittadini, ecco quelli - tanti - che puntano il dito contro gli eccessi. «Ma possibile che i giovani stiano sempre a bere, oppure ‘fatti’?»

La domanda, quella che si fanno tutti e che in questi giorni d’estate di baldoria e uscite prolungate acquista un peso maggiore, è la stessa per tutti: perchè? Qual è il motivo per cui i ragazzi termolesi sono così ‘attaccabrighe’, scontenti, predisposti a prendere a calci fioriere e coetanei? Una sorpresa le risposte dei cittadini, della gente fermata in strada e interpellata sul lungomare. «Basta con questa retorica della società, delle cose che non funzionano all’esterno e quindi si riflettono sui giovani. La colpa, semmai, è delle famiglie».

Sotto accusa i genitori, padri e madri che secondo l’opinione della gente comune registrata in questi ultimi giorni sarebbero colpevoli di controllare poco o niente i rispettivi figli. «Ma io mi chiedo – esordisce una ragazza in pareo che sta risalendo sul motorino – ma quando questi adolescenti escono alle 10 di sera e rientrano alle 4 del mattino, ma i genitori lo sanno cosa fanno, dove vanno, chi frequentano? Secondo me no, sento da parte dei genitori solo lamentele per i figli che non obbediscono o che invece di stare a tavola col resto della famiglia si chiudono in camera a sentire musica, ma sono pochi quelli che con i figli ci parlano. La maggior parte, mi pare di capire, non sa un accidenti di quello che fa il figlio»

Sembrerebbero finiti i tempi in cui si scaricava la colpa del fenomeno ‘vandali & bulli’ sulle spalle della società, sulle carenze di spazi adatti a ospitare i giovani, sulle scarse iniziative proposte dalle istituzioni. «Certo – chiarisce il gestore di un altro locale molto frequentato dal pubblico giovane – il fatto che ci siano ritrovi e luoghi di aggregazione conta, ma non risolve il problema»

«Vedo ragazzi sempre più giovani, anche di 15 o 16 anni, che passano le serate a ubriacarsi. Non credo che i genitori lo sappiano, ma se non lo sanno significa che c’è scarsa attenzione verso quello che vivono i figli» gli fa eco un cliente che sorseggia un caffè. «Non so che pensare, ma probabilmente se ci fosse maggiore attenzione da parte dei genitori, tutto questo non succederebbe. Magari questi ragazzi hanno solo bisogno di attenzione, e invece si sentono ignorati...»

D’accordo con queste posizioni l’assessore alle Politiche Sociali Antonio Russo. Che chiarisce: «Non serve fare finta di niente: il disagio, fra i ragazzi di Termoli, c’è e si vede. Le risse, il vandalismo diffuso, sono tutti segnali che qualcosa non funziona a dovere. Ma per favore, basta con questo scaricare sempre le colpe sulla società o, peggio ancora, sulle istituzioni». E allora, dove bisogna cercare? «Credo che le famiglie abbiano il loro carico di responsabilità. Bisognerebbe sforzarsi, dentro casa, di capire di più i figli, di parlarci, di indirizzarli. Certo, senza essere opprimenti, ma i ragazzi hanno bisogno di sentirsi considerati, non è vero che gli si fa un favore e ignorarli. Lo dico sulla base di quello che mi riferiscono gli psicologici che lavorano sul territorio, e che hanno il polso della situazione perchè fanno di continuo colloqui con le famiglie. E sostengono che, nella maggior parte dei casi, il disagio dei ragazzi dipende da situazioni familiari difficili. Famiglie sfasciate, divorzi, ma non solo: anche padre e madre che litigano o che si ignorano».

D’accordo con eccesso diffuso di alcool fra i giovani? «Alcool e non solo, ci sono anche le droghe. Molti sfogano il loro disagio in questo modo. In questo caso però possiamo fare qualcosa anche noi, le istituzioni. Personalmente sto valutando un progetto pilota per sensibilizzare i ragazzi ai pericoli dell’alcool e degli stupefacenti, che spesso mi pare si assumono a cuor leggero. L’idea è quella di andare nelle scuole e davanti le discoteche e parlare direttamente con loro, i ragazzi».


IL GAZZETTINO

Prenderà il via nei prossimi giorni una massiccia campagna pubblicitaria fino all’apertura dell’anno scolastico 

Studenti in campo contro l’alcol 

"Esserci o non esserci" è lo slogan che accompagna l’immagine di un ragazzo attorniato da bottiglie

Conegliano

È ben più di un dubbio amletico quello lanciato dagli studenti delle scuole superiori del coneglianese ai loro coetanei. Lo slogan "Esserci o non esserci ... questo è il problema" affiancato all’immagine di un ragazzo che sfuma lentamente, sopraffatto dalle bottiglie vuote che lo circondano, da oggi sarà al centro della campagna contro l’abuso di alcol destinata al territorio. La foto è stata scelta tra i 10 lavori presentati al concorso fotografico "Un bicchiere di troppo", nell’ambito del progetto regionale "SicuraMente", indetto dalla Consulta provinciale degli studenti di Treviso su proposta dei rappresentanti della Scuola Enologica di Conegliano. La foto vincitrice, dalla quale sono stati tratti manifesti e video, nasce dalla creatività degli studenti della classe 2A dell’Itis-Isiss "Giuseppe Verdi" di Valdobbiadene. Un’iniziativa appoggiata anche dal Comune di Conegliano ed integrata alle azioni già in corso da parte del Progetto giovani in collaborazione con gli Istituti superiori. Il sindaco Alberto Maniero spiega: "L’obiettivo è stato quello di far emergere attraverso il linguaggio fotografico il rapporto esistente tra l’assunzione di alcol e i giovani ed i problemi che conseguono all’abuso delle sostanze alcoliche". Dai prossimi giorni fino all’apertura delle scuole, radio, televisioni, cartelloni, incontri mirati, ma anche web e cellulari diffonderanno un messaggio dai giovani per i giovani. "I ragazzi non vivono al di fuori ma dentro la società" commenta l’assessore al progetto giovani Loris Balliana. "In questo momento di grande attenzione verso i fenomeni correlati al consumo di alcolici anche i giovani partecipano con una campagna pensata da loro stessi". Il vicesindaco Paola Mirto Bettiol sottolinea: "I ragazzi hanno saputo utilizzare la loro creatività per sollevare e valorizzare il tema dell’integrità fisica non solo come motivo di esistere, ma anche e soprattutto di esserci, con la mente. L’assunzione di alcolici come motivo di privazione della personalità e della capacità di pensare in modo libero e consapevole". Il messaggio è "Vivere la vita, fare nuove amicizie, amare intensamente. Perdere la vita, perdere la testa, perdere noi stessi. Questo è il problema: esserci o non esserci! Scegliamo di esserci, scegliamo di non bere alcolici, soprattutto quando si guida!" e stavolta a gridarlo sono proprio i ragazzi.

Erica Bet


ASCA

SICUREZZA STRADALE: DA GOVERNO CALCIO E GP MONZA GRATIS SE GUIDI SOBRIO 

Roma, 9 ago - Oltre un centinaio di biglietti per assistere alle partite della Nazionale di calcio, al Gran premio di Formula 1 di Monza, al Moto mondiale, ma anche lezioni di guida sicura presso l’autodromo di Vallelunga. Sono soltanto alcuni dei premi che la campagna di comunicazione sulla sicurezza stradale ’’La vita non e’ un optional’’, regalera’ a quei ragazzi che, a seguito di un controllo da parte delle forze di Polizia, risulteranno con tasso alcolico pari a zero e mostreranno agli agenti sul proprio cellulare conserveranno l’sms con il messaggio della campagna ’’chi beve non guida, chi guida non beve’’.

La campagna, promossa dal Ministero per le Politiche Giovanili (Pogas), dal Ministero dell’Interno e dalla Fondazione ANIA per la Sicurezza stradale (in collaborazione con i firmatari del Codice etico di autoregolazione per la sicurezza stradale), ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani italiani sul tema della sicurezza stradale, promuovendo la figura del ’’guidatore designato’’, ovvero di chi si assume nel gruppo di amici la responsabilita’ della serata, evitando di bere alcool per poter guidare l’auto in sicurezza al rientro. Una figura, quella del guidatore designato, inserita nel Codice Etico di autoregolazione per la sicurezza stradale promosso nello scorso mese di marzo dal Ministero per le Politiche giovanili e dal Ministero dell’Interno e condiviso dalle associazioni che operano nel settore della vendita di bevande alcoliche e dell’ industria dell’intrattenimento.

res-sis/mcc/bra


ROMAGNA OGGI

Alcol a incidenti, Fipe-Confcommercio promette ’’tolleranza zero’’ 

CESENA - “Nessuno meglio degli esercenti entra direttamente in contatto con i consumatori. Il ruolo dei pubblici esercizi è fondamentale nel rapporto con il cittadino. E in questo contesto diventa essenziale il compito che vogliamo assumerci di essere portatori di dialogo, cultura e società.”

Con questo commento il presidente di Fipe-Confcommercio Cesena, Angelo Malossi, in linea con il nuovo “Codice di autoregolamentazione per la sicurezza stradale”, dà il via alla campagna di comunicazione per il rispetto intransigente di una legge già esistente che impedisce in alcuni casi di servire alcol. (*) Ma c’è di più. Con la campagna “Tolleranza Zero” gli esercenti daranno vita ad un’azione di autodisciplina per evitare in tutti i modi la somministrazione a chi non ha compiuto i sedici anni nella piena consapevolezza dei danni a cui vanno incontro i giovanissimi

Forte della convinzione che l’esercente è la figura che più di ogni altro ha il rapporto diretto con il territorio, con gli stati d’animo della gente, ne raccoglie gli sfoghi e gli umori, Fipe vuole dare un segnale forte di senso civico e di civiltà. La struttura nazionale ha predisposto cartelli e locandine con i loghi dei ministeri degli Interni e delle Politiche giovanili e attività sportive (sostenitori dell’iniziativa) da apporre nei locali pubblici per ricordare ai consumatori l’esistenza di una legge il cui rispetto potrebbe salvare vite umane. Queste locandine sono disponibili da noi in associazione e stiamo già cominciando a distribuirle.

Presto, inoltre, saranno disponibili anche le tabelle sulle conseguenze dell’ingestione di alcolici previsti dal Ministero della Salute.

“Ci è sembrato interessante – conclude Malossi – il fatto che i pubblici esercizi siano molto attenti a questa problematica. Questo dimostra che il gestore di un locale è colui in grado di registrare meglio di chiunque altro dove sta andando la società. Ecco perché è importante, per la politica, che la politica ci ascolti, non solo in relazione alle “funzioni sociali” ma anche quando si discute la programmazione delle nuove licenze e dei problemi di settore che riguardano i pubblici esercizi”.

(*) Nota: sostenere che con la campagna “Tolleranza zero” verrà rispettato il codice penale è come autodenunciarsi che prima veniva disatteso.


IL GAZZETTINO (Venezia)

CAMPAGNA ANTIALCOL

Parte in tutta Italia la campagna "Tolleranza Zero" voluta dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) - Confcommercio, "Tolleranza Zero", contro l’eccessivo consumo di alcolici, soprattutto da parte dei giovanissimi. L’Associazione pubblici esercizi Fipe-Confcommercio di Vicenza, anticipando di qualche mese la campagna nazionale, ha distribuito nel mese di giugno a tutti gli esercenti vicentini un vademecum che ricorda la normativa vigente e una locandina, che invita i minori di 16 anni a non chiedere alcolici. L’iniziativa ha raccolto l’adesione di tutte le 4 Ulss del Vicentino. «Tutti dobbiamo fare la nostra parte contro un fenomeno che, lo dicono i dati, è in crescendo - spiega Lorenzo Rizzi, presidente della Fipe di Vicenza -. Va però fatta fin da subito una precisazione: su questo tema noi ci sentiamo responsabilizzati, non responsabili. Negli incontri che abbiamo organizzato per decidere come affrontare la questione, è emerso che gli esercenti sanno di dover adottare un livello di attenzione molto alto con i giovani, ma allo stesso tempo hanno evidenziato che i pubblici esercizi sono le uniche strutture per le quali esiste il divieto di somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni, poiché la vendita di bevande alcoliche è libera. Il fatto è che tanti ragazzini cominciano a consumare alcol a casa e hanno gioco facile nel farne abuso acquistandolo dove meglio credono. Il nostro impegno - conclude Rizzi - è di continuare ad applicare inflessibilmente i divieti imposti dalla legge. Posso solo aggiungere che, considerata l’alta attenzione al fenomeno anche da parte delle Autorità, non vedo secondo quale logica un esercente dovrebbe rischiare una denuncia penale e addirittura la chiusura del locale per colpa di uno spritz o di una birra. Si deve insomma intervenire sui comportamenti, educando e informando sui rischi per la salute, di dipendenza da alcolici e da altre sostanze, con messaggi quanto più possibile in linea con le giovani generazioni».


IL GAZZETTINO

IL PROGETTO 

Ritorni a casa sicuri dopo la notte passata in discoteca

(e.m.) Serata positiva alla discoteca Riviera di Rosolina Mare, dove è stato di nuovo presentato il progetto della "camera di decompressione", presenti i titolari Porzionato e l’assessore alla Cultura e alle Politiche giovanili Franco Vitale, che sta supportando l’azione dell’Aprosir tesa a combattere le stragi del sabato sera sulle strade, creando un’educazione a partire dalle scuole elementari e medie. È un progetto che già ha ottenuto il finanziamento del ministero delle Politiche sociali ed è stato elaborato da Valentino Roma. Mira, come detto, a sensibilizzare i giovani e a creare una solida cultura civile, supportata dal binomio "locale sicuro e divertimento sano". Questo motto è pure citato negli attestati che l’Aprosir conferisce a locali, istituzioni e scuole nelle quali si insegna a rapportarsi con il problema alcol, con maturità e saggezza. Partner della serata è stata la Banca di credito cooperativo Santa Maria Assunta di Porto Viro. Con l’occasione sono stati distribuiti dei cd di fonoterapia, utilissimi, offerti dalla Banca stessa. «Speriamo - auspica Roma - che continui l’aiuto del Comune di Rosolina, che ha patrocinato il progetto, per divulgare l’iniziativa anche in altri locali d’intrattenimento del luogo». Roma ha poi concluso dicendo che «la parte del progetto della camera di decompressione che verrà messa a disposizione della clientela del Riviera prevede, all’uscita del locale, uno spazio attrezzato nel quale i giovani possano trovare tutti quei presìdi che li rendano consapevoli se possano o no mettersi al volante». (*)

(*) Nota: per prevenire gli incidenti alcol correlati del dopo discoteca basterebbe un provvedimento molto semplice: stabilire l’ingresso a pagamento, come in qualsiasi altro locale di intrattenimento, e togliere la famigerata consumazione obbligatoria. Finché il reddito delle discoteche deriva unicamente dalle consumazioni non è realistico sperare in un cambiamento significativo. Ben vengano iniziative volte a limitare i danni, ma diventa una fatica di Sisifo non intervenire contemporaneamente anche sul perverso meccanismo “più alcol più profitti”.


BRESCA OGGI

IL CASO. Le misure rientrano nel pacchetto «estate sicura» varato dall’Amministrazione comunale di centro destra

Ospitaletto da «bere» Ora scatta il coprifuoco

Ordinanza municipale: dalle ore 23 sarà vietato vendere bevande alcoliche Il primo cittadino: «Tolleranza zero per il popolo dei maleducati della notte» Previsto un giro di vite anche sulle bibite da asporto Bottiglie in vetro bandite dai bar

Cesare Mariani

Ospitaletto sarà un paese più sobrio, anzi più sicuro. Con l’inoltrarsi dell’estate, una stagione a rischio per la quiete pubblica, il Comune ha impresso un nuovo giro di vite contro il popolo dei maleducati. Dopo aver intensificato i controlli anti prostituzione, che proseguono anche di notte grazie alla collaborazione tra i vigili guidati dal comandante Giacomo Romeo, la polizia provinciale e i carabinieri, l’Amministrazione civica ha dichiarato guerra agli ubriachi della notte e alle persone che abbandona le bottiglie di birra, alcolici e bibite sui marciapiedi in prossimità dei luoghi di ritrovo e dei locali pubblici. L’offensiva è racchiusa nell’imminente ordinanza del sindaco Giorgio Prandelli che ha raccolto le proteste dei cittadini che ogni mattina si ritrovano a far la conta e a raccogliere le bottiglie di vetro, soprattutto di birra, abbandonate sui marciapiedi.

«Vieteremo a tutti gli esercenti dei locali pubblici di vendere alcolici dopo le 23, anche se i clienti sono maggiorenni - spiega il sindaco -. Inoltre, non sarà più possibile vendere le bevande nelle bottiglie, per evitare il triste spettacolo che ogni mattina i cittadini sono costretti ad ammirare, con decine dio bottiglie abbandonate. Bottiglie che, in alcuni casi, possono diventare anche pericolose».

«Da mesi - continua il sindaco - cerchiamo di sensibilizzare i giovani attorno ai temi dell’educazione e del rispetto degli altri, ma, evidentemente, con l’estate il problema si è aggravato. Mi auguro che l’ordinanza possa arginare questo comportamento, altrimenti interverremo in modo più deciso con contravvenzioni salate a chi vende e a chi acquista o abbandona i contenitori per terra».

Si aggiunge dunque lavoro ai tutori dell’ordine che, con il pattugliamento pressante del territorio, hanno sensibilmente ridotto la presenza di viado e prostitute sulla circonvallazione del paese: «È un intervento doveroso nei confronti dei cittadini, che hanno sempre più bisogno di sentirsi sicuri».


LA REPUBBLICA

La casa nipponica sta avviando i test per un nuovo etilometro di bordo, in grado di rilevare il tasso alcolico tramite il respiro e di conseguenza disattivare l’avviamento dell’auto

Sei ubriaco al volante? La Nissan non parte

9 agosto 2007 - Una nuova tecnologia per prevenire la guida in stato di ebbrezza. A firmare il progetto è Nissan, che in collaborazione con le autorità locali in madrepatria, ha annunciato proprio in questi giorni l’avvio di una serie di test.

Di che si tratta? Facile. Di un nuovo etilometro di bordo in grado di rilevare il livello di alcol contenuto nel respiro del guidatore. Se il sistema rileva una concentrazione alcolica superiore al livello indicato, un meccanismo di "interblocco" disattiverà l’accensione dell’auto.

I test verranno condotti in collaborazione con la città di Kitakyushu nella prefettura di Fukuoka, con il governo della prefettura di Tochigi e la città di Kaminokawa e con la città di Atsugi nella prefettura di Kanagawa.

Il sistema verrà installato su veicoli utilizzati quotidianamente, dove i conducenti analizzeranno diversi fattori come la funzionalità e l’affidabilità del sistema di rilevamento del tasso alcolico.


IL TIRRENO

Controlli raddoppiati e sempre l’alcol test

La Polstrada attua la linea dura grazie anche a nuovi strumenti

GROSSETO. Posti di blocco raddoppiati e test alcolico a ogni macchina fermata. A cinque giorni dall’entrata in vigore del decreto legge del Governo, con conseguente inasprimento delle pene per gli automobilisti, la Polizia Stradale di Grosseto fa sul serio. Sono circa 40 gli alcol test effettuati al giorno, anche grazie all’utilizzo di uno strumento più rapido e meno ingombrante in dotazione agli agenti: il precursore. Piccolo come una telefono cordless o radiolina, con una imboccatura per inserire il beccuccio usa e getta, permette di sapere in tempo reale se il guidatore fermato è ubriaco o no. La macchinetta infatti reagisce qualora si superi il tasso alcolemico massimo concesso, 0,5. Ciò consente di avere una prima indicazione di massima e sapere dunque se c’è la necessità di utilizzare poi l’etilometro, strumento ben più grande che necessità un uso particolare. Nell’etilometro infatti bisogna soffiare molto a lungo e ogni giorno va pulito all’interno, ma è indispensabile sia per lo scontrino che rilascia, la prova giuridica che l’automobilista quando è stato fermato era in stato di ebrezza, sia per rilevare esattamente di quanto si è superata la soglia massima. Insomma l’etilometro sembra passare ormai in secondo piano a favore di uno strumento sicuramente più rapido e maneggevole. Ma non si pensi che tali macchinari siano un’esclusiva della Polizia. In farmacia i precursori vengono venduti al pubblico al modesto prezzo di 2,50 euro. L’unica controindicazione è che sono monouso, ma permetterebbero a molti giovani che spesso si mettono al volante in cinque in macchina di sapere se il guidatore supera o no il tasso alcolico permesso e, in tal caso, far guidare un altro. Ovviamente i precursori venduti in farmacia non hanno le stesse caratteristiche di quelli in dotazione agli agenti, ma attraverso dei cristalli che si illuminano o meno se si è alticci, permettono di sapere se si rischia una sospensione della patente qualora il poliziotto sventoli la paletta mentre si percorre la strada.Il pattugliamento, come spiega la Polizia Stradale, avviene sopratutto nei tre giorni del fine settimana e riguarda tutte le ore del giorno, con particolare attenzione però a quelle notturne. Le zone più controllate, oltre alle “solite” via Aurelia e Senese, sono quelle frequentate sopratutto dai giovani, ovvero le strade della riviera con i suoi locali e bar che vanno da Follonica a Orbetello. L’obbiettivo del ministero dei Trasporti è di arrivare a 1 milione di controlli complessivi alla fine dell’anno, una cifra che potrebbe presto essere raggiunta se la Stradale in ogni città continuasse a fermare 30-40 persone al giorno, come sta accadendo in questi giorni. Del resto, come spiega lo stesso sostituto commissario De Santis, “l’intento della Polizia è sensibilizzare i guidatori, e in primis i giovani, che il rischio di avere pene più alte ora è ben più forte che prima”.

Andrea Nardini


VIRGILIO NOTIZIE

Ubriaco recidivo omicida,condannato

Due anni e 6 mesi carcere,era stato pizzicato gia’ tre volte

MILANO, 9 AGO - Condannato al massimo della pena perche’, ubriaco alla guida per la 4/a volta, aveva ucciso un pensionato nel 2006 in via Canonica a Milano. La notte del 2 settembre Daniele B. a bordo della sua Fiat Panda in fase di retromarcia aveva investito il pensionato Antonio C., rimasto ucciso nell’impatto. La pena elevata, 2 anni e 6 mesi di reclusione, si deve al fatto che l’imputato aveva gia’ riportato tre condanne per aver guidato ubriaco


IL GAZZETTINO

L’uomo che avrebbe provocato l’incidente, presumibilmente ebbro, si è rifiutato di sottoporsi al test alcolimetrico, evitando così la denuncia penale 

Frontale al Marango, ferito il parroco di San Stino

San Stino

Coinvolto in un incidente il parroco di San Stino di Livenza don Emilio Pupulin. Uno schianto frontale tra la Ford Focus di don Emilio e una Golf. A provocare l’incidente, come hanno accertato i carabinieri di Portogruaro, intervenuti sul posto, sarebbe stato proprio, il conducente di quest’ultima, un romeno, I.B. di 24 anni, residente a Motta di Livenza. L’uomo secondo i militari avrebbe potuto essere ebbro. In ogni caso, faticava a reggersi in piedi. Gli è stato chiesto di sottoporsi al test alcolimetrico, ma lui si è rifiutato, evitando di fatto la denuncia penale. Tutto è accaduto l’altra sera verso le 23 sulla Provinciale 42 a Marango di Caorle. "Stavamo tornando da Bibione - spiega la perpetua di don Emilio, Genoveffa Mattiuzzo - io mi trovavo nel sedile posteriore della Ford Focus condotta dal parroco con al suo fianco il cappellano don Stanislao. In una curva un’altra auto ha invaso la nostra corsia, don Emilio ha cercato di evitare l’impatto senza riuscirsi. È stato un botto molto forte, abbiamo temuto per la nostra vita". Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno trasferito tutti al Pronto soccorso di Portogruaro. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito gravemente e le prognosi per traumi cervicali sono lievi. Le auto sono da buttare. All’attenzione dei Carabinieri sono rimasti solo i provvedimenti per il giovane rumeno. Con la precedente normativa l’uomo sarebbe stato denunciato con le conseguenze analoghe a quelle per chi guida in stato d’ebbrezza. Ora, invece, a carico del cittadino rumeno quindi ci saranno solo conseguenze amministrative. Toccherà ora al Prefetto decidere la sanzione che varia da 3 a 12mila euro e la sospensione della patente da 6 mesi a 2 anni. Non verrà sottoposto al fermo amministrativo invece il veicolo del rumeno, perché con la nuova normativa è previsto esclusivamente solo se si è provocato l’incidente, come nel caso specifico, ma si è anche il proprietario del mezzo, che in questo caso era di un conoscente del rumeno. Non finirà quindi in carcere il giovane automobilista, che secondo un primo sommario controllo dei Carabinieri avrebbe potuto trovarsi alla guida sotto l’effetto dell’alcol.

Marco Corazza


INTOSCANA.IT

Ubriaco in moto, si schianta contro guard rail

GROSSETO, 8 AGO - Senza patente, ubriaco e sotto l’effetto di droghe, alla guida della sua moto e’ andato a sbattere contro un guard rail, a Grosseto. L’uomo, 33 anni, e’ in prognosi riservata all’ospedale di Grosseto, la ragazza che era con lui a bordo e’ stata giudicata guaribile in 40 giorni. Sottoposto ad alcuni accertamenti, il motociclista e’ risultato positivo sia all’alcol sia a sostanze stupefacenti. Viaggiava senza patente: gli era stata ritirata qualche mese fa.


KATAWEB

Ubriaco si schianta con l’auto, denunciato

Si schianta contro un muro con l’auto, e all’arrivo dei carabinieri appare così ubriaco da non riuscire quasi a stare in piedi.

È accaduto a Termini Imprese (Palermo), dove un uomo è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. I militari erano intervenuti per i rilievi, dopo che al volante di un’utilitaria sulla strada statale113 tra Termini e Trabia, l’uomo aveva urtato violentemente un muro di sostegno che costeggia la carreggiata. Oltre che la denuncia alla Procura della Repubblica, per l’automobilista è scattato il ritiro della patente di guida.


IL SECOLO XIX

Rabbia ai funerali di Mirco

L’addio

Ieri mattina in cattedrale a Vado l’ultimo saluto al motociclista centrato da un ubriaco. Polemiche di parenti e amici

Vado. Una folla composta, che ha trattenuto la rabbia soffocandola nel dolore.

Tanto dolore per una vita spezzata per una "sciocchezza", qualche bicchiere di troppo e un piede troppo pesante sull’acceleratore da parte di un altro giovane che neppure conosceva.

Erano in molti, forse un migliaio di persone, compresi il sindaco Carlo Giacobbe e i colleghi dell’Infineum, azienda in cui lavorava dal 1994 e in cui era delegato sindacale, ieri mattina nella chiesa di San Giovanni Battista per dare l’ultimo saluto a Mirco Torterolo, il motociclista che domenica sera stava tornando a casa, per riabbracciare la moglie ed il figlioletto, quando è stato centrato da un’auto piombata come un proiettile sulla sua moto e sulla sua vita.

«Giovani da proteggere», ha detto il parroco don Nicola Lorini durante l’omelia. Da proteggere dal rischio di perdere la vita semplicemente andando per la strada, ma anche dal rischio di uccidere qualcuno mettendosi al volante dopo aver bevuto. E di pagarne le conseguenze per tutta la vita.

Non chiedono vendetta gli amici di Mirco, chiedono solo giustizia. La chiedono con grinta, con la forza che può avere chi ha perso una persona cara.

Un gruppo di colleghe della moglie, Antonella Nicoletti, con alcuni amici stanno pensando di rivolgersi ad un avvocato per valutare la possibilità di collaborare e far sì che queste disgrazie non accadano più. Lei li ha ringraziati tutti, uno per uno, all’uscita dalla chiesa.

Li ha abbracciati, ha sentito la stretta di persone che non la abbandoneranno.

«Il piccolo Gabriele sarà la sua forza per andare avanti - commentano alcuni amici - È una donna fort

Venerdì, 10 Agosto 2007
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