COMUNICATO DELLA ASSOCIAZIONE
FAMIGLIARI E VITTIME DELLA STRADA Per fermare la strage stradale!
Incrementiamo il senso di responsabilità nelle istituzioni Ciascuno faccia la propria parte
per porre fine alle vittime innocenti che cadono ogni giorno sulle nostre
strade per mano di chi guida ubriaco o sotto l’effetto di droghe. Smettiamola
con le interpretazioni benevole a favore di chi trasgredisce, e piuttosto
esercitiamo il potere che ci conferisce la legge con rigore e determinazione.
Non fermiamoci alla prima difficoltà, la Polizia accompagni chi appare in condizioni psicofisiche
alterate al posto di comando più vicino per essere sottoposto a controllo, e
trattenga in carcere chi provoca un disastro, perchè può farlo, prima ancora
che intervenga con tempi lunghi il pubblico ministero. Non è vero che la legge non
permette di applicare pene consistenti, sono coloro che controllano e che
amministrano la giustizia ad esercitare spesso con superficialità il loro
ruolo, sottovalutando il reato della trasgressione delle norme del c.d.s. e scardinando così la civiltà dalla nostra
società. Sosteniamo la linea del rigore e
della non sottovalutazione del reato che alcuni pubblici ministeri stanno
intraprendendo: nel Tribunale di Bologna il pm Giovannini ha contestato
l’omicidio doloso all’imputato che ubriaco ha ucciso una persona; a Roma il
procuratore aggiunto Italo Ormanni ha arrestato un ubriaco che ha ucciso Renato
Scovazzi; a Venezia è stata arrestata la donna che, sotto l’effetto di
sostanze, ha ucciso una coppia di turisti. L’AIFVS, quale ente esponenziale
degli interessi collettivi, si costituirà parte civile in questo processo per
la tutela della salute e della vita sulla strada. E’ tempo che la polizia ed i
magistrati si decidano a riconoscere la gravità del reato compiuto con l’arma
impropria del mezzo di trasporto e diano un chiaro segno di difesa dei diritti
costituzionalmente garantiti. E’ tempo che i politici si
decidano ad affermare per legge che è obbligatorio sottoporsi all’accertamento
dello stato psicofisico, quando esso appare alterato: la totale libertà
individuale ha senso in un’isola deserta, non in una società organizzata. dott.ssa Giuseppa Cassaniti
Mastrojeni - presidente AIFVS LA PROVINCIA DI LECCO Anche il sindaco interviene sulla polemica scoppiata sulle feste e
l’abuso di alcol «Olginate lavora molto sulla prevenzione» OLGINATE (b. ber.) Nella polemica
scoppiata dopo la denuncia del consigliere Silvia Caracciolo, sui rischi
causati da iniziative e promozioni che invitano al consumo di alcolici, il
sindaco Antonio Gilardi, aveva preferito non intervenire. Aveva lasciato che a
rispondere per il comune, fosse il vicesindaco Rocco Briganti, assessore alla
Pubblica istruzione e alle Politiche giovanili. Ma dopo l’intervento di
Ennio Palmesino, dell’associazione alcolisti in trattamento di Genova, che
invitava il sindaco a mettere in atto misure per non fare di Olginate un paese
noto per le bevute fino allo sfinimento, Gilardi risponde. Lo fa per difendere
il suo comune e quanto si fa per sensibilizzare i giovani e le famiglie: «Ringrazio
Palmesino per i preziosi consigli, sempre utili, anche se la nostra giunta si è
premurata da tempo per seguire queste problematiche tramite una delega
particolare assegnata al consigliere Paolo Chiandotto, che tra l’altro fa parte
dell’Asfat. Ed è grazie ai suggerimenti di questa amministrazione e alla
sensibilità, all’attenzione dell’assessore ai Servizi sociali, Patrizia Milani,
se sono stati organizzati in primavera incontri sul tema della dipendenza. E il
vicesindaco Briganti, come già fatto, ha in serbo nuove iniziative di
prevenzione e informazione». Quindi riferito alla Caracciolo: «Mi spiace che
chi ha sollevato il problema in questa fase non abbia colto quanta attenzione
la nostra amministrazione ponga ai problemi citati. Non vorrei si facesse una
falsa immagine del paese che sono stato in prima persona ad amministrare.
Olginate non è un paese di alcolizzati». IL GIORNALE NUOVE NORME. Presidente e
direttore dell’Automobil club di Vicenza: partiamo dalla scuola L’Aci e il codice della strada «Educare più che multare» Il problema, dicono all’Aci, è sempre lo stesso: non serve a
niente aumentare la repressione se c’è poca prevenzione. Cioè quello che
succede in Italia. Per questo presidente e direttore dell’Automobil club di
Vicenza, commentando i nuovi articoli del codice della strada su guida in stato
di ebbrezza, droga, neopatentati e sanzioni, dicono «siamo d’accordo ma solo in
parte». Visto che tra la prevenzione bisognerebbe anche mettere, sottolineano,
una rete stradale e infrastrutture degni di un Paese moderno. Il presidente Romano Pigato parla
di «stili di vita e abitudini al volante che vanno cambiati, l’inasprimento
delle sanzioni dà pochi risultati. Servono per tamponare il periodo estivo, ma
non sono una soluzione». E allora quale potrebbe essere questa soluzione?
«L’educazione a scuola - spiega Pigato -, le piste per la guida sicura. Insomma
bisogna creare negli automobilisti una nuova consapevolezza, responsabilizzare
chi guida perchè ha nelle mani la vita degli altri». Anche il nuovo articolo sui
limiti per i neopatentati sembra avere qualche falla. Secondo il direttore
dell’Aci vicentina Fausto Russo «la proibizione di guidare per tre anni auto
superiori ai 50 kw di potenza non è così chiara, se ci si basa sul rapporto
potenza/peso potrebbero diventare “legali” anche auto più grosse, mentre magari
tutte le 500 Fiat sono escluse». Poi tocca anche ai costruttori: è tempo che
anche nelle auto più piccole, suggerisce Pigato, ci siano quei dispositivi che
si mettono sulle auto grandi per renderle più sicure. Dall’abs
all’antislittamento fino agli airbag laterali. AL.MO. IL TIRRENO Etilometro, il decreto delle beffe Il test deve essere fatto due volte, altrimenti l’ubriaco al volante la
fa franca Poi lo strumento deve essere tarato: si può fare solo a Roma ROMA. Il pugno duro promesso dal
governo nei confronti degli automobilisti ubriachi rischia di essere meno
severo del previsto. Anzi, rischia di non esserlo affatto. Tutto sta in un «difetto»
contenuto nel decreto legge sulla sicurezza stradale e che prevede, per chi
viene sorpreso con un tasso alcolemico superiore a quanto consentito dalla
legge, l’arresto fino a sei mesi, un’ammenda fino a 6 mila euro (entrambi
sostituibili con un’attività socialmente utile) e il ritiro della patente per 2
anni. Perché scattino le manette, però, è necessario che l’automobilista si
sottoponga al test del palloncino per due volte. Se non ci riesce, perché
troppo ubriaco o perché finge di non riuscirci, non è possibile provare il
stato di ebbrezza e per questo deve essere rilasciato. Non si tratta di pura
teoria, ma di due casi accaduti nei giorni scorsi in Piemonte. Il 4 agosto, a
decreto appena varato, i vigili urbani di Torino fermano infatti un giovane in
evidente stato di ubriachezza. Lo sottopongono dunque al test. Il giovane
soffia nel palloncino e il risultato non lascia dubbi: 1,6 grammi per litro,
molto sopra il limite consentito. Pochi minuti dopo i vigili tentano di
ripetere il test, ma niente da fare: il giovane è troppo ubriaco per soffiare
in un altro palloncino e non ce la fa. Manca quindi l’«accertamento tecnico
completo» richiesto dalla legge, come si scopre in procura, quando il giovane
viene rimesso in libertà. Multato e senza patente, ma di nuovo a piede libero.
Caso analogo il giorno dopo, 5 agosto. Questa volta però l’automobilista
fermato dai vigili, anche lui palesemente ubriaco, si rifiuta di sottoporsi al
test riuscendo così a evitare il carcere. Un «errore» destinato a restare tale
almeno fino alla fine dell’estate. «Con il Parlamento chiuso è difficile
intervenire - spiegano infatti al ministero dei Trasporti - A settembre sarà
invece possibile correggere l’errore in fase di approvazione del disegno di
legge di riforma del codice stradale, attualmente in discussione al Senato».
Fino ad allora, però... L’intensificarsi dei controlli con gli etilometri
stanno intanto producendo un altro tipo di inconveniente. Da quando è entrato
in vigore il decreto, infatti, tutti i Comuni che dispongono di un etilometro
lo hanno messo a disposizione dei vigili urbani per i controlli. Prima di
usarlo, però, lo strumento va tarato, e per farlo servono macchinari speciali
disponibili in Italia in un solo posto: presso la Motorizzazione civile di Roma.
Il risultato è che in questi giorni sono piovuti nei locali della
Motorizzazione capitolina centinaia e centinaia di etilometri da tarare,
producendo - anche a causa delle ferie del personale - un ingolfamento tale da
far slittare i tempi necessari per la taratura dai normali 20 giorni agli
attuali 30-35 giorni. Il ministero di Trasporti è comunque già corso ai ripari
acquistando dalla ditta francese che li produce altre quattro macchine in grado
di tarare gli etilometri, al costo di 700mila euro l’una. I macchinari verranno
consegnati nei prossimi mesi e verranno dislocati 2 a Roma, uno al Nord (molto
probabilmente a Milano) e uno a Sud (a Napoli o Bari). Carlo Rosso IL TIRRENO «Così non va: basta pagare e le
norme sono aggirate» Il responsabile toscano dei
vigili urbani: uno può rifiutarsi di sottoporsi agli accertamenti e rischia
solo un’ammenda Dopo una catena di incidenti
mortali il governo è corso ai ripari con un decreto legge, secondo alcuni nato
sull’onda dell’emotività, che inasprisce alcune sanzioni per la guida in stato
di ebbrezza e per l’eccesso di velocità. Ma Sergio Bedessi, comandante della
polizia municipale di Montopoli e responsabile della comunicazione del Comitato
delle polizie municipali della Toscana, spiega che nel decreto ci sono alcune
incongruenze. E che, pagando, le punizioni possono essere eluse. Cosa pensa del decreto legge
varato dal governo? «Al di là che il decreto legge,
se non convertito alla fine dei 60 giorni, decade, o se convertito in legge ma
con modificazioni instaura un regime non certo equo fra chi è stato sanzionato
durante la vigenza del decreto legge e chi invece viene sanzionato
successivamente, ci domandiamo se veramente il governo vuole ottenere una
maggior sicurezza». Che cosa significa? «Analizzando a grandi linee
alcune delle modifiche operate al codice della strada, insieme alle circolari
esplicative del ministero dell’Interno emanate il giorno stesso del decreto (3
agosto) ed il giorno successivo, emergono alcuni aspetti su cui bisognerebbe
riflettere. C’è un forte inasprimento delle sanzioni della velocità, che
arrivano fino a 500 euro, mentre prima il massimo era di 370 euro, e fino a
1.000 per particolari veicoli. Sono aggravate di molto le pene per guida in
stato di ebbrezza o guida in stato di alterazione psicofisica dovuto all’uso di
sostanze stupefacenti. C’è un aggravamento della sanzione per l’uso del
cellulare senza vivavoce (da 70 euro a 148)». C’è un però, mi sembra di
capire. «Ad un occhio non attento, sembra
che il decreto possa produrre benefici ed effetti sulla sicurezza, ma non credo
sia così». Perché? «Mentre si inaspriscono le
sanzioni, dalla parte opposta si ipotecano gravemente le modalità di controllo
degli organi di polizia, di fatto vanificando il loro importantissimo lavoro». In che modo? «Lo stesso decreto e le circolari
esplicative diramate dal ministero dell’Interno stabiliscono che i controlli
della velocità, anche se effettuati con stazioni mobili (cioè la pattuglia che,
munita di telelaser o autovelox ferma gli automobilisti, contestando loro
l’infrazione), devono essere segnalati anche di notte, in modo luminoso. In
attesa di un decreto che il ministero emanerà per specificare meglio le
modalità di segnalazione, la circolare ha stabilito che mentre una pattuglia
effettuerà il controllo, un’altra, posta ad almeno 400 metri... dovrà segnalare
con il lampeggiante acceso che poco dopo altri colleghi stanno effettuando un
controllo della velocità». Una misura difficile da
applicare. «Proprio così. E pensiamo a
quanto costa ai contribuenti questo modo di operare, tanto varrebbe dire che i
controlli sulla velocità non si possono più fare». Altri aspetti che, secondo
lei, non convincono? «Il reato di rifiuto di sottoporsi
agli accertamenti per guida in stato di ebbrezza, o per guida in stato
psicofisico alterato per l’assunzione di sostanze stupefacenti, è stato
depenalizzato, per cui, pagando una sanzione amministrativa, l’ubriaco alla
guida potrebbe rifiutarsi di farsi fare l’accertamento sanitario, semplicemente
pagando 2.500 euro o 3.000 se ha causato un incidente stradale. Si pensi alle
conseguenze sulla responsabilità di un sinistro mortale. Diverrà difficilissimo
dimostrare che la persona era alla guida ubriaca, visto che l’accertamento
sanitario non si può più fare se la persona si rifiuta». Usare il telefono alla guida
sarà più rischioso, rispetto al portafoglio. «È inutile inasprire la sanzione
per l’uso del telefonino senza vivavoce quando poi basta far ricorso al giudice
di pace contestando quanto l’organo di polizia ha scritto, semplicemente
dicendo “non è vero che telefonavo, il poliziotto si è sbagliato, mi stavo
grattando un orecchio...” per vedersi annullare il verbale e magari vedere pure
la polizia condannata alle spese. Meglio avrebbe fatto il governo, secondo me,
ad inserire una norma per evitare quelle migliaia di ricorsi capziosi che
continuamente vengono accolti». Che fine fa la sicurezza? «Da una parte si vuole la
sicurezza, e dall’altra si fa di tutto per non averla. Non occorreva inasprire
le sanzioni, che erano già alte, considerati anche i tempi che corriamo, ma
bastava semplicemente fare in modo di avere, da parte degli organi di polizia
stradale, controlli reali ed efficaci, tutelando il loro lavoro dai ricorsi
capziosi». È un po’ come la storia della
patente a punti... «E’ vero, è come la patente a punti. Uno commette infrazioni,
perde punti, poi va alla scuola guida, paga e, senza alcun esame, riacquista la
patente; come stavamo dicendo a proposito del decreto legge, sappiamo tutti che
il problema, specialmente sulla velocità, non è tanto la non conoscenza delle
norme del codice da parte dei conducenti, tutti conoscono i limiti di velocità,
o le sanzioni troppo miti, ma il fatto che non vi è la certezza che le sanzioni
verranno applicate. Inoltre, se si vuole veramente cambiare le cose, i punti
dovrebbero essere riacquistati non tanto frequentando un corso sulle norme del
codice, quanto frequentando un corso che cambi l’atteggiamento dei conducenti». Sabrina Chiellini IL GAZZETTINO Un terzo dei procedimenti legato all’abuso di alcol La Procura lancia l’allarme Troppi ubriachi alla guida Belluno Una notizia di reato su tre parla
di guida in stato di ebbrezza: è questo l’allarmante dato che emerge a palazzo
di giustizia, confermato dagli ultimi episodi di automobilisti sorpresi al
volante con tassi alcolemici di molto superiori al limite. La Procura della
Repubblica lancia l’allarme su di un fenomeno che non è nuovo ma che negli
ultimi tempi sembra essere ancora più preoccupante, forse anche a causa dei
maggiori controlli dopo il decreto anti alcol. Come abbiamo riferito, il primo
a incappare nelle nuove, più aspre sanzioni è stato un uomo di Dosoledo, che
nel sangue aveva 3,3 grammi di alcol per litro contro il massimo consentito di
0,5. Di recente anche nella nostra provincia non sono mancati gli omicidi
colposi e i gravi incidenti causati da bicchieri di troppo. Per non parlare dei
maltrattamenti in famiglia. PRIMONUMERO Cronache Risse, alcool e disagio: “Ma la
colpa è delle famiglie” 09/08/2007 - I cittadini
termolesi cambiano idea sulle responsabilità del malessere giovanile: “Dipende
da genitori assenti, che non seguono i figli e non ci parlano. La colpa non è
delle strutture che mancano o delle iniziative carenti”. Cresce la
preoccupazione in città per episodi di violenza notturna e atti di vandalismo
in crescita. E l’assessore alle Politiche sociali Antonio Russo commenta:
"Non serve fare finta di niente: il disagio, fra i ragazzi di Termoli, c’è
e si vede. I genitori dovrebbero essere più presenti". di Monica Vignale «Ma cos’hanno questi ragazzi?»
domanda con lo sguardo smarrito una signora sessantenne all’uscita da un
negozio lungo Corso Nazionale. Dentro ha appena sentito, dalle commesse,
il racconto dell’ultimo episodio di
botte a Termoli. Una zuffa con tanto di sangue e spettatori, proprio come nella
peggiore ‘fiction’ tv, causata probabilmente da un eccesso di alcool. Una
storia che si aggiunge alla lunga lista di risse che ogni fine settimana
‘colora’ le notti di Termoli, specie quelle dei giovanissimi che, sempre più
spesso, sfogano a forza di cazzotti e calci la rabbia e il malessere che li
accompagna come una bestia insofferente quando girovagano tra un bar e l’altro,
in cerca di diversivi. Lo dicono le statistiche: la violenza della strada
cresce, l’età dei protagonisti si abbassa. Lo confermano la cronaca locale e i
racconti dei cittadini che, come fiumi in piena, forse bisognosi di esorcizzare
il timore verso qualcosa che non capiscono fino in fondo, si lasciano andare:
«Ogni venerdì notte succede qualcosa, botte e litigate che vanno a finire male.
Qualche settimana fa un ragazzo è finito in ospedale in condizioni gravi, e
tutto per una rissa scoppiata per una cavolata» dice il gestore di un bar del
centro, aggiungendo quello che molti pensano: «Ai miei tempi si litigava per
una ragazza, era addirittura normale. Ma non ci si faceva così male e poi non
c’era il branco a peggiorare la situazione». Il branco. «Passo lungo Corso
Nazionale la sera d’estate e vedo mucchi di ragazzini con la faccia arrabbiata,
che guardano i passanti mentre bevono birra e superalcolici. Sembra che gli
abbiamo fatto qualcosa, sembra ce l’hanno col mondo intero...Non so che
pensare». Parla una madre, giovane. Anche lei sconcertata, mentre spinge il
passeggino e guarda preoccupata il bambino. «Spero che lui crescerà bene, senza
tutta questa rabbia dentro». E’ un fatto che il venerdì e il
sabato sera, quando l’ora è tarda e l’alcool ha fatto effetto, il centro di
Termoli comincia a registrare un’impennata di violenza. Parolacce, insulti per
un nonnulla davanti ai locali notturni. Spesso spintoni, minacce. Qualche volta
le botte ‘vere’, i pestaggi, seguiti da cure in ospedale per ematomi, ferite e
fratture. Basta un pretesto, un’occhiata storta, una parola di troppo, ed ecco
che come per effetto di una scintilla s’accende il fuoco. «Personalmente sono molto
preoccupato – riferisce un quarantenne – perchè ho la sensazione di un
progressivo peggioramento. Leggo spesso sui giornali di episodi vandalici,
patrimonio collettivo danneggiato, a volte si accaniscono anche contro le
statue sacre, come è successo non molto tempo fa. Insomma, mi sembra che il
fenomeno non si possa liquidare come ‘ragazzate’. C’è di più». E quasi a rincarare la dose e a
aumentare l’ansia dei cittadini, ecco quelli - tanti - che puntano il dito
contro gli eccessi. «Ma possibile che i
giovani stiano sempre a bere, oppure ‘fatti’?» La domanda, quella che si fanno
tutti e che in questi giorni d’estate di baldoria e uscite prolungate acquista
un peso maggiore, è la stessa per tutti: perchè? Qual è il motivo per cui i
ragazzi termolesi sono così ‘attaccabrighe’, scontenti, predisposti a prendere
a calci fioriere e coetanei? Una sorpresa le risposte dei cittadini, della
gente fermata in strada e interpellata sul lungomare. «Basta con questa
retorica della società, delle cose che non funzionano all’esterno e quindi si
riflettono sui giovani. La colpa, semmai, è delle famiglie». Sotto accusa i genitori, padri e
madri che secondo l’opinione della gente comune registrata in questi ultimi
giorni sarebbero colpevoli di controllare poco o niente i rispettivi figli. «Ma
io mi chiedo – esordisce una ragazza in pareo che sta risalendo sul motorino –
ma quando questi adolescenti escono alle 10 di sera e rientrano alle 4 del
mattino, ma i genitori lo sanno cosa fanno, dove vanno, chi frequentano?
Secondo me no, sento da parte dei genitori solo lamentele per i figli che non
obbediscono o che invece di stare a tavola col resto della famiglia si chiudono
in camera a sentire musica, ma sono pochi quelli che con i figli ci parlano. La
maggior parte, mi pare di capire, non sa un accidenti di quello che fa il
figlio» Sembrerebbero finiti i tempi in
cui si scaricava la colpa del fenomeno ‘vandali & bulli’ sulle spalle della
società, sulle carenze di spazi adatti a ospitare i giovani, sulle scarse iniziative
proposte dalle istituzioni. «Certo – chiarisce il gestore di un altro locale
molto frequentato dal pubblico giovane – il fatto che ci siano ritrovi e luoghi
di aggregazione conta, ma non risolve il problema» «Vedo ragazzi sempre più giovani,
anche di 15 o 16 anni, che passano le serate a ubriacarsi. Non credo che i
genitori lo sappiano, ma se non lo sanno significa che c’è scarsa attenzione
verso quello che vivono i figli» gli fa eco un cliente che sorseggia un caffè.
«Non so che pensare, ma probabilmente se ci fosse maggiore attenzione da parte
dei genitori, tutto questo non succederebbe. Magari questi ragazzi hanno solo
bisogno di attenzione, e invece si sentono ignorati...» D’accordo con queste posizioni
l’assessore alle Politiche Sociali Antonio Russo. Che chiarisce: «Non serve
fare finta di niente: il disagio, fra i ragazzi di Termoli, c’è e si vede. Le
risse, il vandalismo diffuso, sono tutti segnali che qualcosa non funziona a
dovere. Ma per favore, basta con questo scaricare sempre le colpe sulla società
o, peggio ancora, sulle istituzioni». E allora, dove bisogna cercare? «Credo
che le famiglie abbiano il loro carico di responsabilità. Bisognerebbe
sforzarsi, dentro casa, di capire di più i figli, di parlarci, di indirizzarli.
Certo, senza essere opprimenti, ma i ragazzi hanno bisogno di sentirsi
considerati, non è vero che gli si fa un favore e ignorarli. Lo dico sulla base
di quello che mi riferiscono gli psicologici che lavorano sul territorio, e che
hanno il polso della situazione perchè fanno di continuo colloqui con le
famiglie. E sostengono che, nella maggior parte dei casi, il disagio dei
ragazzi dipende da situazioni familiari difficili. Famiglie sfasciate, divorzi,
ma non solo: anche padre e madre che litigano o che si ignorano». D’accordo con eccesso diffuso di
alcool fra i giovani? «Alcool e non solo, ci sono anche le droghe. Molti
sfogano il loro disagio in questo modo. In questo caso però possiamo fare
qualcosa anche noi, le istituzioni. Personalmente sto valutando un progetto pilota
per sensibilizzare i ragazzi ai pericoli dell’alcool e degli stupefacenti, che
spesso mi pare si assumono a cuor leggero. L’idea è quella di andare nelle
scuole e davanti le discoteche e parlare direttamente con loro, i ragazzi». IL GAZZETTINO Prenderà il via nei prossimi
giorni una massiccia campagna pubblicitaria fino all’apertura dell’anno
scolastico Studenti in campo contro l’alcol
"Esserci o non esserci" è lo slogan che accompagna l’immagine
di un ragazzo attorniato da bottiglie Conegliano È ben più di un dubbio amletico
quello lanciato dagli studenti delle scuole superiori del coneglianese ai loro
coetanei. Lo slogan "Esserci o non esserci ... questo è il problema"
affiancato all’immagine di un ragazzo che sfuma lentamente, sopraffatto dalle
bottiglie vuote che lo circondano, da oggi sarà al centro della campagna contro
l’abuso di alcol destinata al territorio. La foto è stata scelta tra i 10
lavori presentati al concorso fotografico "Un bicchiere di troppo",
nell’ambito del progetto regionale "SicuraMente", indetto dalla
Consulta provinciale degli studenti di Treviso su proposta dei rappresentanti
della Scuola Enologica di Conegliano. La foto vincitrice, dalla quale sono
stati tratti manifesti e video, nasce dalla creatività degli studenti della
classe 2A dell’Itis-Isiss "Giuseppe Verdi" di Valdobbiadene.
Un’iniziativa appoggiata anche dal Comune di Conegliano ed integrata alle
azioni già in corso da parte del Progetto giovani in collaborazione con gli
Istituti superiori. Il sindaco Alberto Maniero spiega: "L’obiettivo è
stato quello di far emergere attraverso il linguaggio fotografico il rapporto
esistente tra l’assunzione di alcol e i giovani ed i problemi che conseguono
all’abuso delle sostanze alcoliche". Dai prossimi giorni fino all’apertura
delle scuole, radio, televisioni, cartelloni, incontri mirati, ma anche web e
cellulari diffonderanno un messaggio dai giovani per i giovani. "I ragazzi
non vivono al di fuori ma dentro la società" commenta l’assessore al
progetto giovani Loris Balliana. "In questo momento di grande attenzione
verso i fenomeni correlati al consumo di alcolici anche i giovani partecipano
con una campagna pensata da loro stessi". Il vicesindaco Paola Mirto
Bettiol sottolinea: "I ragazzi hanno saputo utilizzare la loro creatività
per sollevare e valorizzare il tema dell’integrità fisica non solo come motivo
di esistere, ma anche e soprattutto di esserci, con la mente. L’assunzione di
alcolici come motivo di privazione della personalità e della capacità di
pensare in modo libero e consapevole". Il messaggio è "Vivere la
vita, fare nuove amicizie, amare intensamente. Perdere la vita, perdere la
testa, perdere noi stessi. Questo è il problema: esserci o non esserci!
Scegliamo di esserci, scegliamo di non bere alcolici, soprattutto quando si
guida!" e stavolta a gridarlo sono proprio i ragazzi. Erica Bet ASCA SICUREZZA STRADALE: DA GOVERNO
CALCIO E GP MONZA GRATIS SE GUIDI SOBRIO
Roma, 9 ago - Oltre un
centinaio di biglietti per assistere alle partite della Nazionale di calcio, al
Gran premio di Formula 1 di Monza, al Moto mondiale, ma anche lezioni di guida
sicura presso l’autodromo di Vallelunga. Sono soltanto alcuni dei premi che la
campagna di comunicazione sulla sicurezza stradale ’’La vita non e’ un
optional’’, regalera’ a quei ragazzi che, a seguito di un controllo da parte
delle forze di Polizia, risulteranno con tasso alcolico pari a zero e
mostreranno agli agenti sul proprio cellulare conserveranno l’sms con il
messaggio della campagna ’’chi beve non guida, chi guida non beve’’. La campagna, promossa dal
Ministero per le Politiche Giovanili (Pogas), dal Ministero dell’Interno e
dalla Fondazione ANIA per la Sicurezza stradale (in collaborazione con i
firmatari del Codice etico di autoregolazione per la sicurezza stradale), ha
l’obiettivo di sensibilizzare i giovani italiani sul tema della sicurezza
stradale, promuovendo la figura del ’’guidatore designato’’, ovvero di chi si
assume nel gruppo di amici la responsabilita’ della serata, evitando di bere
alcool per poter guidare l’auto in sicurezza al rientro. Una figura, quella del
guidatore designato, inserita nel Codice Etico di autoregolazione per la
sicurezza stradale promosso nello scorso mese di marzo dal Ministero per le
Politiche giovanili e dal Ministero dell’Interno e condiviso dalle associazioni
che operano nel settore della vendita di bevande alcoliche e dell’ industria
dell’intrattenimento. res-sis/mcc/bra ROMAGNA OGGI Alcol a incidenti, Fipe-Confcommercio promette ’’tolleranza zero’’ CESENA - “Nessuno meglio degli
esercenti entra direttamente in contatto con i consumatori. Il ruolo dei
pubblici esercizi è fondamentale nel rapporto con il cittadino. E in questo
contesto diventa essenziale il compito che vogliamo assumerci di essere
portatori di dialogo, cultura e società.” Con questo commento il presidente
di Fipe-Confcommercio Cesena, Angelo Malossi, in linea con il nuovo “Codice
di autoregolamentazione per la sicurezza stradale”, dà il via alla campagna
di comunicazione per il rispetto intransigente di una legge già esistente che
impedisce in alcuni casi di servire alcol. (*) Ma c’è di più. Con la campagna
“Tolleranza Zero” gli esercenti daranno vita ad un’azione di autodisciplina per
evitare in tutti i modi la somministrazione a chi non ha compiuto i sedici anni
nella piena consapevolezza dei danni a cui vanno incontro i giovanissimi Forte della convinzione che
l’esercente è la figura che più di ogni altro ha il rapporto diretto con il
territorio, con gli stati d’animo della gente, ne raccoglie gli sfoghi e gli
umori, Fipe vuole dare un segnale forte di senso civico e di civiltà. La
struttura nazionale ha predisposto cartelli e locandine con i loghi dei
ministeri degli Interni e delle Politiche giovanili e attività sportive
(sostenitori dell’iniziativa) da apporre nei locali pubblici per ricordare ai
consumatori l’esistenza di una legge il cui rispetto potrebbe salvare vite
umane. Queste locandine sono disponibili da noi in associazione e stiamo già
cominciando a distribuirle. Presto, inoltre, saranno disponibili
anche le tabelle sulle conseguenze dell’ingestione di alcolici previsti dal
Ministero della Salute. “Ci è sembrato interessante –
conclude Malossi – il fatto che i pubblici esercizi siano molto attenti a
questa problematica. Questo dimostra che il gestore di un locale è colui in
grado di registrare meglio di chiunque altro dove sta andando la società. Ecco
perché è importante, per la politica, che la politica ci ascolti, non solo in
relazione alle “funzioni sociali” ma anche quando si discute la programmazione
delle nuove licenze e dei problemi di settore che riguardano i pubblici
esercizi”. (*) Nota: sostenere che con la
campagna “Tolleranza zero” verrà rispettato il codice penale è come
autodenunciarsi che prima veniva disatteso. IL GAZZETTINO (Venezia) CAMPAGNA ANTIALCOL Parte in tutta Italia la campagna
"Tolleranza Zero" voluta dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici
Esercizi) - Confcommercio, "Tolleranza Zero", contro l’eccessivo
consumo di alcolici, soprattutto da parte dei giovanissimi. L’Associazione
pubblici esercizi Fipe-Confcommercio di Vicenza, anticipando di qualche mese la
campagna nazionale, ha distribuito nel mese di giugno a tutti gli esercenti
vicentini un vademecum che ricorda la normativa vigente e una locandina, che
invita i minori di 16 anni a non chiedere alcolici. L’iniziativa ha raccolto
l’adesione di tutte le 4 Ulss del Vicentino. «Tutti dobbiamo fare la nostra
parte contro un fenomeno che, lo dicono i dati, è in crescendo - spiega Lorenzo
Rizzi, presidente della Fipe di Vicenza -. Va però fatta fin da subito una
precisazione: su questo tema noi ci sentiamo responsabilizzati, non
responsabili. Negli incontri che abbiamo organizzato per decidere come
affrontare la questione, è emerso che gli esercenti sanno di dover adottare un
livello di attenzione molto alto con i giovani, ma allo stesso tempo hanno
evidenziato che i pubblici esercizi sono le uniche strutture per le quali
esiste il divieto di somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni, poiché
la vendita di bevande alcoliche è libera. Il fatto è che tanti ragazzini
cominciano a consumare alcol a casa e hanno gioco facile nel farne abuso
acquistandolo dove meglio credono. Il nostro impegno - conclude Rizzi - è di
continuare ad applicare inflessibilmente i divieti imposti dalla legge. Posso
solo aggiungere che, considerata l’alta attenzione al fenomeno anche da parte
delle Autorità, non vedo secondo quale logica un esercente dovrebbe rischiare
una denuncia penale e addirittura la chiusura del locale per colpa di uno spritz
o di una birra. Si deve insomma intervenire sui comportamenti, educando e
informando sui rischi per la salute, di dipendenza da alcolici e da altre
sostanze, con messaggi quanto più possibile in linea con le giovani
generazioni». IL GAZZETTINO IL PROGETTO Ritorni a casa sicuri dopo la notte passata in discoteca (e.m.) Serata positiva alla
discoteca Riviera di Rosolina Mare, dove è stato di nuovo presentato il
progetto della "camera di decompressione", presenti i titolari
Porzionato e l’assessore alla Cultura e alle Politiche giovanili Franco Vitale,
che sta supportando l’azione dell’Aprosir tesa a combattere le stragi del
sabato sera sulle strade, creando un’educazione a partire dalle scuole
elementari e medie. È un progetto che già ha ottenuto il finanziamento del
ministero delle Politiche sociali ed è stato elaborato da Valentino Roma.
Mira, come detto, a sensibilizzare i giovani e a creare una solida cultura
civile, supportata dal binomio "locale sicuro e divertimento sano".
Questo motto è pure citato negli attestati che l’Aprosir conferisce a locali,
istituzioni e scuole nelle quali si insegna a rapportarsi con il problema
alcol, con maturità e saggezza. Partner della serata è stata la Banca di
credito cooperativo Santa Maria Assunta di Porto Viro. Con l’occasione sono
stati distribuiti dei cd di fonoterapia, utilissimi, offerti dalla Banca
stessa. «Speriamo - auspica Roma - che continui l’aiuto del Comune di Rosolina,
che ha patrocinato il progetto, per divulgare l’iniziativa anche in altri
locali d’intrattenimento del luogo». Roma ha poi concluso dicendo che «la parte
del progetto della camera di decompressione che verrà messa a disposizione
della clientela del Riviera prevede, all’uscita del locale, uno spazio
attrezzato nel quale i giovani possano trovare tutti quei presìdi che li
rendano consapevoli se possano o no mettersi al volante». (*) (*) Nota: per prevenire gli
incidenti alcol correlati del dopo discoteca basterebbe un provvedimento molto
semplice: stabilire l’ingresso a pagamento, come in qualsiasi altro locale di
intrattenimento, e togliere la famigerata consumazione obbligatoria. Finché il
reddito delle discoteche deriva unicamente dalle consumazioni non è realistico
sperare in un cambiamento significativo. Ben vengano iniziative volte a
limitare i danni, ma diventa una fatica di Sisifo non intervenire
contemporaneamente anche sul perverso meccanismo “più alcol più profitti”. BRESCA OGGI IL CASO. Le misure rientrano nel pacchetto
«estate sicura» varato dall’Amministrazione comunale di centro destra Ospitaletto da «bere» Ora scatta il coprifuoco Ordinanza municipale: dalle ore 23 sarà vietato vendere bevande alcoliche
Il primo cittadino: «Tolleranza zero per il popolo dei maleducati della notte»
Previsto un giro di vite anche sulle bibite da asporto Bottiglie in vetro
bandite dai bar Cesare Mariani Ospitaletto sarà un paese più
sobrio, anzi più sicuro. Con l’inoltrarsi dell’estate, una stagione a rischio
per la quiete pubblica, il Comune ha impresso un nuovo giro di vite contro il
popolo dei maleducati. Dopo aver intensificato i controlli anti prostituzione,
che proseguono anche di notte grazie alla collaborazione tra i vigili guidati
dal comandante Giacomo Romeo, la polizia provinciale e i carabinieri,
l’Amministrazione civica ha dichiarato guerra agli ubriachi della notte e alle
persone che abbandona le bottiglie di birra, alcolici e bibite sui marciapiedi
in prossimità dei luoghi di ritrovo e dei locali pubblici. L’offensiva è
racchiusa nell’imminente ordinanza del sindaco Giorgio Prandelli che ha
raccolto le proteste dei cittadini che ogni mattina si ritrovano a far la conta
e a raccogliere le bottiglie di vetro, soprattutto di birra, abbandonate sui
marciapiedi. «Vieteremo a tutti gli esercenti
dei locali pubblici di vendere alcolici dopo le 23, anche se i clienti sono
maggiorenni - spiega il sindaco -. Inoltre, non sarà più possibile vendere le
bevande nelle bottiglie, per evitare il triste spettacolo che ogni mattina i
cittadini sono costretti ad ammirare, con decine dio bottiglie abbandonate.
Bottiglie che, in alcuni casi, possono diventare anche pericolose». «Da mesi - continua il sindaco -
cerchiamo di sensibilizzare i giovani attorno ai temi dell’educazione e del
rispetto degli altri, ma, evidentemente, con l’estate il problema si è
aggravato. Mi auguro che l’ordinanza possa arginare questo comportamento,
altrimenti interverremo in modo più deciso con contravvenzioni salate a chi
vende e a chi acquista o abbandona i contenitori per terra». Si aggiunge dunque lavoro ai
tutori dell’ordine che, con il pattugliamento pressante del territorio, hanno
sensibilmente ridotto la presenza di viado e prostitute sulla circonvallazione
del paese: «È un intervento doveroso nei confronti dei cittadini, che hanno
sempre più bisogno di sentirsi sicuri». LA REPUBBLICA La casa nipponica sta avviando i test per un nuovo
etilometro di bordo, in grado di rilevare il tasso alcolico tramite il respiro
e di conseguenza disattivare l’avviamento dell’auto Sei ubriaco al volante? La Nissan non parte 9 agosto 2007 - Una nuova
tecnologia per prevenire la guida in stato di ebbrezza. A firmare il progetto è
Nissan, che in collaborazione con le autorità locali in madrepatria, ha
annunciato proprio in questi giorni l’avvio di una serie di test. Di che si tratta? Facile. Di un
nuovo etilometro di bordo in grado di rilevare il livello di alcol contenuto
nel respiro del guidatore. Se il sistema rileva una concentrazione alcolica
superiore al livello indicato, un meccanismo di "interblocco"
disattiverà l’accensione dell’auto. I test verranno condotti in
collaborazione con la città di Kitakyushu nella prefettura di Fukuoka, con il
governo della prefettura di Tochigi e la città di Kaminokawa e con la città di
Atsugi nella prefettura di Kanagawa. Il sistema verrà installato su
veicoli utilizzati quotidianamente, dove i conducenti analizzeranno diversi
fattori come la funzionalità e l’affidabilità del sistema di rilevamento del
tasso alcolico. IL TIRRENO Controlli raddoppiati e sempre l’alcol test La Polstrada attua la linea dura
grazie anche a nuovi strumenti GROSSETO. Posti di blocco
raddoppiati e test alcolico a ogni macchina fermata. A cinque giorni
dall’entrata in vigore del decreto legge del Governo, con conseguente
inasprimento delle pene per gli automobilisti, la Polizia Stradale di Grosseto
fa sul serio. Sono circa 40 gli alcol test effettuati al giorno, anche grazie
all’utilizzo di uno strumento più rapido e meno ingombrante in dotazione agli
agenti: il precursore. Piccolo come una telefono cordless o radiolina, con una
imboccatura per inserire il beccuccio usa e getta, permette di sapere in tempo
reale se il guidatore fermato è ubriaco o no. La macchinetta infatti reagisce
qualora si superi il tasso alcolemico massimo concesso, 0,5. Ciò consente di
avere una prima indicazione di massima e sapere dunque se c’è la necessità di
utilizzare poi l’etilometro, strumento ben più grande che necessità un uso
particolare. Nell’etilometro infatti bisogna soffiare molto a lungo e ogni
giorno va pulito all’interno, ma è indispensabile sia per lo scontrino che
rilascia, la prova giuridica che l’automobilista quando è stato fermato era in
stato di ebrezza, sia per rilevare esattamente di quanto si è superata la
soglia massima. Insomma l’etilometro sembra passare ormai in secondo piano a
favore di uno strumento sicuramente più rapido e maneggevole. Ma non si pensi
che tali macchinari siano un’esclusiva della Polizia. In farmacia i precursori
vengono venduti al pubblico al modesto prezzo di 2,50 euro. L’unica
controindicazione è che sono monouso, ma permetterebbero a molti giovani che
spesso si mettono al volante in cinque in macchina di sapere se il guidatore
supera o no il tasso alcolico permesso e, in tal caso, far guidare un altro.
Ovviamente i precursori venduti in farmacia non hanno le stesse caratteristiche
di quelli in dotazione agli agenti, ma attraverso dei cristalli che si
illuminano o meno se si è alticci, permettono di sapere se si rischia una
sospensione della patente qualora il poliziotto sventoli la paletta mentre si
percorre la strada.Il pattugliamento, come spiega la Polizia Stradale, avviene
sopratutto nei tre giorni del fine settimana e riguarda tutte le ore del
giorno, con particolare attenzione però a quelle notturne. Le zone più
controllate, oltre alle “solite” via Aurelia e Senese, sono quelle frequentate
sopratutto dai giovani, ovvero le strade della riviera con i suoi locali e bar
che vanno da Follonica a Orbetello. L’obbiettivo del ministero dei Trasporti è
di arrivare a 1 milione di controlli complessivi alla fine dell’anno, una cifra
che potrebbe presto essere raggiunta se la Stradale in ogni città continuasse a
fermare 30-40 persone al giorno, come sta accadendo in questi giorni. Del resto,
come spiega lo stesso sostituto commissario De Santis, “l’intento della Polizia
è sensibilizzare i guidatori, e in primis i giovani, che il rischio di avere
pene più alte ora è ben più forte che prima”. Andrea Nardini VIRGILIO NOTIZIE Ubriaco recidivo omicida,condannato Due anni e 6 mesi carcere,era stato pizzicato gia’ tre volte MILANO, 9 AGO - Condannato al
massimo della pena perche’, ubriaco alla guida per la 4/a volta, aveva ucciso
un pensionato nel 2006 in via Canonica a Milano. La notte del 2 settembre
Daniele B. a bordo della sua Fiat Panda in fase di retromarcia aveva investito
il pensionato Antonio C., rimasto ucciso nell’impatto. La pena elevata, 2 anni
e 6 mesi di reclusione, si deve al fatto che l’imputato aveva gia’ riportato
tre condanne per aver guidato ubriaco IL GAZZETTINO L’uomo che avrebbe provocato
l’incidente, presumibilmente ebbro, si è rifiutato di sottoporsi al test
alcolimetrico, evitando così la denuncia penale Frontale al Marango, ferito il parroco di San Stino San Stino Coinvolto in un incidente il
parroco di San Stino di Livenza don Emilio Pupulin. Uno schianto frontale tra
la Ford Focus di don Emilio e una Golf. A provocare l’incidente, come hanno
accertato i carabinieri di Portogruaro, intervenuti sul posto, sarebbe stato
proprio, il conducente di quest’ultima, un romeno, I.B. di 24 anni, residente a
Motta di Livenza. L’uomo secondo i militari avrebbe potuto essere ebbro. In
ogni caso, faticava a reggersi in piedi. Gli è stato chiesto di sottoporsi al test
alcolimetrico, ma lui si è rifiutato, evitando di fatto la denuncia penale.
Tutto è accaduto l’altra sera verso le 23 sulla Provinciale 42 a Marango di
Caorle. "Stavamo tornando da Bibione - spiega la perpetua di don Emilio,
Genoveffa Mattiuzzo - io mi trovavo nel sedile posteriore della Ford Focus
condotta dal parroco con al suo fianco il cappellano don Stanislao. In una
curva un’altra auto ha invaso la nostra corsia, don Emilio ha cercato di
evitare l’impatto senza riuscirsi. È stato un botto molto forte, abbiamo temuto
per la nostra vita". Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che
hanno trasferito tutti al Pronto soccorso di Portogruaro. Fortunatamente
nessuno è rimasto ferito gravemente e le prognosi per traumi cervicali sono
lievi. Le auto sono da buttare. All’attenzione dei Carabinieri sono rimasti
solo i provvedimenti per il giovane rumeno. Con la precedente normativa l’uomo
sarebbe stato denunciato con le conseguenze analoghe a quelle per chi guida in
stato d’ebbrezza. Ora, invece, a carico del cittadino rumeno quindi ci saranno
solo conseguenze amministrative. Toccherà ora al Prefetto decidere la sanzione
che varia da 3 a 12mila euro e la sospensione della patente da 6 mesi a 2 anni.
Non verrà sottoposto al fermo amministrativo invece il veicolo del rumeno,
perché con la nuova normativa è previsto esclusivamente solo se si è provocato
l’incidente, come nel caso specifico, ma si è anche il proprietario del mezzo,
che in questo caso era di un conoscente del rumeno. Non finirà quindi in carcere
il giovane automobilista, che secondo un primo sommario controllo dei
Carabinieri avrebbe potuto trovarsi alla guida sotto l’effetto dell’alcol. Marco Corazza INTOSCANA.IT Ubriaco in moto, si schianta contro guard rail GROSSETO, 8 AGO - Senza patente,
ubriaco e sotto l’effetto di droghe, alla guida della sua moto e’ andato a
sbattere contro un guard rail, a Grosseto. L’uomo, 33 anni, e’ in prognosi
riservata all’ospedale di Grosseto, la ragazza che era con lui a bordo e’ stata
giudicata guaribile in 40 giorni. Sottoposto ad alcuni accertamenti, il
motociclista e’ risultato positivo sia all’alcol sia a sostanze stupefacenti.
Viaggiava senza patente: gli era stata ritirata qualche mese fa. KATAWEB Ubriaco si schianta con l’auto, denunciato Si schianta contro un muro con l’auto, e all’arrivo dei
carabinieri appare così ubriaco da non riuscire quasi a stare in piedi. È accaduto a Termini Imprese
(Palermo), dove un uomo è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. I
militari erano intervenuti per i rilievi, dopo che al volante di un’utilitaria
sulla strada statale113 tra Termini e Trabia, l’uomo aveva urtato violentemente
un muro di sostegno che costeggia la carreggiata. Oltre che la denuncia alla
Procura della Repubblica, per l’automobilista è scattato il ritiro della
patente di guida. IL SECOLO XIX Rabbia ai funerali di Mirco L’addio Ieri mattina in cattedrale a
Vado l’ultimo saluto al motociclista centrato da un ubriaco. Polemiche di
parenti e amici Vado. Una folla composta, che ha
trattenuto la rabbia soffocandola nel dolore. Tanto dolore per una vita
spezzata per una "sciocchezza", qualche bicchiere di troppo e un
piede troppo pesante sull’acceleratore da parte di un altro giovane che neppure
conosceva. Erano in molti, forse un migliaio
di persone, compresi il sindaco Carlo Giacobbe e i colleghi dell’Infineum,
azienda in cui lavorava dal 1994 e in cui era delegato sindacale, ieri mattina
nella chiesa di San Giovanni Battista per dare l’ultimo saluto a Mirco
Torterolo, il motociclista che domenica sera stava tornando a casa, per
riabbracciare la moglie ed il figlioletto, quando è stato centrato da un’auto
piombata come un proiettile sulla sua moto e sulla sua vita. «Giovani da proteggere», ha detto
il parroco don Nicola Lorini durante l’omelia. Da proteggere dal rischio di
perdere la vita semplicemente andando per la strada, ma anche dal rischio di
uccidere qualcuno mettendosi al volante dopo aver bevuto. E di pagarne le
conseguenze per tutta la vita. Non chiedono vendetta gli amici
di Mirco, chiedono solo giustizia. La chiedono con grinta, con la forza che può
avere chi ha perso una persona cara. Un gruppo di colleghe della
moglie, Antonella Nicoletti, con alcuni amici stanno pensando di rivolgersi ad
un avvocato per valutare la possibilità di collaborare e far sì che queste
disgrazie non accadano più. Lei li ha ringraziati tutti, uno per uno,
all’uscita dalla chiesa. Li ha abbracciati, ha sentito la
stretta di persone che non la abbandoneranno. «Il piccolo Gabriele sarà la sua forza per andare avanti - commentano alcuni amici - È una donna fort Venerdì, 10 Agosto 2007
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