NEWSFOOD Notizie dai MinisteriCampagna Salute contro l’abuso di alcolVeicolato sulle principali emittenti radiofoniche commerciali a livello nazionale, lo spot andrà in onda fino al 6 settembre Roma, 16 Agosto 2007 - Anche per il 2007, in occasione dell’Alcohol prevention day, il Ministero della Salute - in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità - promuove una campagna di comunicazione per informare e responsabilizzare sui rischi alcol-correlati, sociali e di salute. La campagna contro l’abuso di alcol 2007 - rivolta al grande pubblico con diverse iniziative che ripetono un concetto molto chiaro: "se guidi non bere" - è indirizzata in particolar modo agli adolescenti. E’ per questo che lo spot radiofonico, in onda dal 13 agosto, ha scelto come testimonial i calciatori più conosciuti ed apprezzati dal pubblico giovane. Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro, Alessandro Del Piero, Francesco Totti e l’allenatore Marcello Lippi hanno infatti offerto gratuitamente la loro collaborazione e dato la loro voce agli spot, il cui claim finale è: non giocare con la vita, se guidi non bere. Lo spot sottolinea l’importanza di non bere se si guida e “gioca” con il ruolo dei calciatori nelle partite di pallone, sottolineando che si può ubriacare l’avversario con una finta, un dribbling, ma il calcio è un gioco mentre se si deve guidare non bisogna farsi ubriacare dall’ebbrezza del momento: un grande campione sa controllarsi sempre. Veicolato sulle principali emittenti radiofoniche commerciali a livello nazionale, lo spot andrà in onda fino al 6 settembre. ASAPS Stato di ebbrezza, da Torino un segnale allarmanteUbriaco piomba contro l’autobus, ma rifiuta di soffiare nell’etilometro e la Procura chiederà l’archiviazione “senza la prova non è possibile determinare il grado di colpevolezza” ALA DI STURA (TORINO) – Definirla grottesca, la vicenda, sembra addirittura un eufemismo. La recente modifica al codice della strada, in materia di guida stato di ebbrezza, ha introdotto 3 fasce di trasgressione, da applicare in relazione alla quantità di alcol ingerito dall’indagato. Questo particolare renderebbe impercorribile da parte della Polizia Giudiziaria, secondo la Procura di Torino, procedere alla contestazione sintomatologica dell’ebbrezza, nel caso la persona oggetto del controllo si rifiuti di soffiare nell’etilometro. In effetti, pur essendo anche la fattispecie di sanzione relativa al rifiuto di sottoporsi al test estremamente severa, quale delle tre diverse ipotesi di reato previste nel corpo dell’articolo 186 del codice della strada dovrebbe essere applicata in caso di accertamento sintomatologico? Insomma, un poliziotto ferma una persona con il fiasco in mano, che non si regge in piedi, e tuttavia non può segnalare niente all’Autorità Giudiziaria, perché impossibilitato a completare l’acquisizione delle fonti di prova. Un bell’escamotage per gli ebbri: rifiutarsi di soffiare nell’etilometro comporta infatti “solo” una sanzione amministrativa di 2.500 euro, che arriva a 3mila in caso di incidente, alla quale si devono comunque aggiungere la sospensione della patente per un minimo di 6 mesi ed il fermo amministrativo del veicolo per 180 giorni. Severa, certo, ma a questo punto la persona in stato di ebrietà avrà maggior convenienza a non soffiare: non dovrà pagarsi l’avvocato, non finirà sotto processo e, formalmente, nessuno potrà mai attribuirgli un precedente di quel tipo. La vicenda è divenuta di pubblico dominio nei giorni scorsi, quando il Pubblico Ministero incaricato della trattazione della pratica ha dato questa interpretazione alla notizia di reato inoltrata dalla Polizia Giudiziaria relativamente alla vicenda di un 41enne coinvolto in un incidente stradale ad Ala di Stura, nelle Valli di Lanzo (Torino). L’uomo, in evidente (ma non comprovabile) stato di ebbrezza alcolica, era finito in sella al proprio scooter contro un pullman di linea. Un incidente a seguito del quale era rimasto lievemente ferito, senza gravi conseguenze. Interviene la Polizia Locale, che gli porge il boccaglio di un etilometro: il suo alito è fortemente vinoso, gli occhi sono lucidi ed arrossati, parla ingarbugliando le parole e si regge appena sulle gambe. Con molta cortesia, il sospetto rifiuta di soffiare, e allora l’agente redige un’annotazione nella quale rileva, sintomatologicamente, l’ebrietà dell’avvinazzato utente, procedendo alla redazione degli atti amministrativi ex articolo 186 comma 7° del codice della strada (Rifiuto di sottoporsi ad accertamenti). Il rapporto, inoltrato al magistrato di turno, non ottiene però il risultato sperato: quello di far applicare la legge. Del resto, lo aveva confermato anche la Corte di Cassazione, lo scorso 20 luglio: per certificare lo stato di ebbrezza di una persona non serve necessariamente l’etilometro, ma è sufficiente la testimonianza della Polizia Giudiziaria intervenuta. “Ok”, dicono alla Procura, ma con quale grado di colpevolezza? Insomma: è ebbro, ma quanto ebbro? Così, al PM non resta che chiedere l’archiviazione del caso e trasmettere gli atti in Prefettura. Un brutto colpo alla sicurezza stradale. Il legislatore non ci aveva pensato? CORRIERE DELLA SERA ’No Alcol Festival’BRESCIA - Al via questa sera ad Angolo Terme, in Valcamonica, il primo ’’No Alcol Festival’’ organizzato dall’assessorato ai servizi sociali della provincia di Brescia. L’iniziativa ha come obiettivo la sensibilizzazione di guidatori e non, sulle nuove norme e sanzioni previste per chi guida in stato di ebbrezza e sui pericoli derivanti dal consumo di sostanze alcoliche. Caipirinha, Caipiroska, Mohito, Cuba Libre e tanti altri cocktail amati dai giovani saranno serviti nella loro versione analcolica. ’’Vogliamo dimostrare che e’ possibile divertirsi senza ubriacarsi - ha commentato l’assessore ai servizi sociali della provincia di Brescia - quello di stasera e’ un evento che spero diventera’ d’esempio per altre realta’ non solo bresciane’’. NEWGOL Lettera aperta - DROGARSI DI ALCOLScrive un volontario impegnato nel recupero degli alcolisti16/08/2007 Spesso si sente dire "un bicchiere non ha mai ucciso nessuno", oppure che un consumo moderato di alcol, non è la fine del mondo. Ma cosa si intende per "consumo moderato»? Che lo faccia il contadino o che lo faccia l’industriale, è sempre una sostanza tossica; è stata dichiarata droga dall’organizzazione mondiale della salute. Perciò, sarà meglio parlare di quantità o di consumo "a baso o alto rischio", evidenziando che il rischio esiste a qualunque livello di consumo ed aumenta progressivamente con l’incremento delle quantità di bevande alcoliche consumate. Se io mi faccio una "pista di coca", cosa diciamo? Il fatto sicuro è che se uno beve uno o tre bicchiere e perché no? quattro bicchiere al giorno, "tutto va bene", "tutto sotto controllo"; se la persona comincia a dare qualche sintomo di "allegria", che magari col tempo diventerà quotidiana; chi lo conosce dirà, «si è vero, beve un può (ma allora beve moderatamente!?!) ma sapete, per fortuna non si droga». Quante volte abbiamo sentito questa frase "popolare" che nascondeva una tragica impotenza davanti ad una cosa che bisogna chiamare dipendenza da alcol. Nessuno ha cominciato una "carriera" di alcol-dipendente con 1, 2 o 3 litri di vino al giorno, ma proprio con un bicchiere. Certo, «un bicchiere non ha mai ucciso nessuno», ma chi beve sempre acqua o bibite non alcoliche non svilupperà mai una dipendenza alcolica, uno che beve uno o due bicchieri, invece potrà potenzialmente svilupparla. Il tunnel delle dipendenza non è solo "droga classica". Il numero di morti dovute all’alcol non ha nulla da invidiare a quello dei decessi dovuti all’assunzione di sostanze stupefacenti, tanto più che le statistiche riportano dati dai quali emerge come l’etilismo spesso coesista con la dipendenza da oppio-narcotici. Come mai, dunque, questo passaggio dal piacere all"inferno dantesco alcolico"? Qualcuno risponderà, «perché c’è stato "un abuso"». Se dice, (spesso addirittura nelle riviste mediche) che «un bicchiere al pasto fa bene». Leggiamo sul n°36 di settembre del settimanale Gente: "Curarsi con il vino rosso". Capisco che bere vino faccia parte della nostra cultura "dominante", ma non dobbiamo inventarci effetti benefici sulla salute che non si possono dimostrare. Non è mai stato provato scientificamente che il vino fa bene, è provato scientificamente il contrario. Per esempio: 1o 2 bicchieri di vino al giorno aumentano di 25% la possibilità di avere un cancro alla gola (non parliamo di chi combina alcol e sigarette!!!). L’O.M.S elenca 60 malattie la cui insorgenza può essere favorita da un consumo anche "moderato" di alcol. Quando si afferma che qualcosa fa bene alla salute, occorrerebbe, peraltro, soffermarsi su cosa nuoce e in che misura a parità di consumo. In realtà non c’è fumo senza arrosto! Effettivamente nel vino rosso, ci sono delle sostanze chimiche che potrebbe fare bene all’organismo, ma questi giornalisti o peggio dottori, non dicono, per esempio se si parla del resveratrolo, che: "riguardo il resveratrolo, noto antiossidante, esistono numerose osservazioni (Università di Parma, studi Canadesi ecc.) che ridimensionano il ruolo svolto da tale sostanza. È stato osservato, ad esempio, che questa sostanza non venga assorbita dall’organismo quando veicolato dal vino o che siano necessarie quantità di vino veramente significative affinché si possa verificare a livello cellulare l’effetto protettivo tipico degli antiossidanti e dei flavonoidi in particolare (come il resveratrolo). In un litro di vino si registrano mediamente livelli di 0,6-0,8 milligrammi di resveratrolo; per ottenere gli effetti di "protezione" e per favorire un ridotto rischio vascolare, la quantità giornaliera assicurata dalla prescrizione medica (di almeno sei mesi) dei comuni farmaci che contengono principi attivi analoghi al resveratrolo è pari a 1000 mg. È facile calcolare che per raggiungere tali livelli terapeutici sarebbero necessari un migliaio di litri di vino". (Emanuele Scafato, dal 1999 è Responsabile dell’Osservatorio Alcol dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità. (Intervista a "Teatro Naturale" del 17.09.2006). Un pò di serietà! Andiamo a prevenire l’infarto per provocare una cirrosi epatica! O come dire, curiamo il mal di stomaco eliminando il pepe nero, con 1 chilo di peperoncino al giorno! Non si capisce perché questa miracolosa sostanza non viene data sotto forma di compressa, mentre invece si va a incoraggiare il consumo di vino! Non si tratta di fare del moralismo. Si tratta di vedere la realtà in faccia. Secondo il Word Health Report dell’O.M.S. l’alcol provoca direttamente o indirettamente il 10% di tutte le malattie, il 10% dei tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, ma anche il 41% degli omicidi ed il 45% degli incidenti, il 9% delle invalidità e delle malattie croniche. L’Istituto Superiore di Sanità sul PIL nazionale del 2003 (1.324 miliardi di euro) indica in circa 40 miliardi di euro annui tali costi. Per l’Italia, la cifra di 40.000 morti per alcol dovrebbe già far riflettere. L’Italia ha un altro record a parte quello del deficit, molto più pesante da un punto di vista umano e sociale, è quello dell’iniziazione all’uso di alcol, che avviene a 11e12 anni rispetto alla media europea e anche qui il "profondo veneto" arriva per primo! E qui siamo molto attenti, perché parliamo di essere umani che non hanno ancora l’apparato digerente in grado di "filtrare" l’alcol, perché il sistema enzimatico non è ancora sviluppato completamente. Nel corso del Vinitaly del 2005 Il Ministro Alemanno ha dichiarato niente di meno che il fumo passivo faceva male, ma non l’alcol passivo. (Alla faccia di tutte le vittime sulle strade, ci sono già in Italia 1.500 morti all’anno per "alcol passivo" cioè pedoni, ciclisti e automobilisti inconsapevoli ed innocenti, uccisi da guidatori che avevano bevuto: va ricordato che sul totale delle cause accertate o presunte d’ incidente stradale, quelle per stato di ebbrezza erano l’1,2% nel 2003, sono salite all’ 1,5% nel 2004, lo stato di ebbrezza rappresenta, nel 2004, il 72% del totale delle cause dovute allo stato psicofisico del conducente, con 4.140 casi rilevati (contro 3.548 del 2003). "Emerge un quadro desolante dall’identikit dei teenager italiani nel X Rapporto Annuale dell’Osservatorio adolescenti della Società Italiana Pediatri (Sip) presentato ieri a Milano e condotto su 1.251 ragazzini dai 12 ai 14 anni. Il loro motto è «vivere come i grandi». E nel tentativo di imitare gli adulti scelgono i modelli più sbagliati: fumano, bevono alcolici e fanno sesso non protetto. Come tanti grilli parlanti riconoscono i comportamenti a rischio poi però si trasformano in altrettanti lucignoli e razzolano male: il 75% circa (79,9% dei maschi e 69,5% delle femmine) infatti si mostra sprezzante del pericolo e solo il 24% (30% delle femmine) assicura di non fare mai cose che considera rischiose. Addirittura, il 13% (17% dei maschi) confessa di farle spesso. «I nostri teenager fanno gli adulti senza esserlo» denunciano gli esperti. «Autonomia e indipendenza sono desideri normali a questa età» ammettono, ma «il processo di adultizzazionè cresce e ci allarma», spiega il past president Sip, Giorgio Rondini. In generale, dunque, i baby-italiani sanno cosa può far male: fumare canne (87,1% degli intervistati), ubriacarsi (86,8%), guidare senza patente (86,6%), rubare (86,2%) o avere rapporti sessuali a rischio (84,9%). Eppure aumentano i ragazzi che fumano sigarette (28,8% contro il 25,7% del 2005) e che bevono vino (47,5% contro 46%), birra (53% contro 48,3%) o liquori (23,2% contro 22,5%). Crescono anche le testimonianze su amici che fumano spinelli (44,3% contro 40,1%) o si ubriacano (37,4% contro 35,8%), e il 41% ha persino compagni che rubano. Le minacce per la salute sono in agguato, e così il 44% del campione è finito almeno una volta al pronto soccorso". (Il Tempo. 22 NOVEMBRE 2006). Quotidianamente sui nostri giornali, si possono leggere articoli di vera "cronaca nera", ciò che sembra sfuggire ai giornalisti, ai politici, che spesso volentieri, tracciano spesso della giovinezza un quadro disperato e patologico, è che essi, con il loro catastrofico, alimentano una rappresentazione sociale negativa di questa fascia d’età che si ritorce inevitabilmente contro i giovani stessi. I giovani sono una categoria estremamente eterogenea, ma non fuori della società. Ogni adulto dovrebbe essere in grado di comprendere le necessità biologiche dell’età dell"adolescenza" e rispettarla. Nella realtà, spesso, il genitore non si comporta secondo logica ed è incredibile notare con quanta facilità l’adulto rimuova dalla propria memoria il periodo della propria adolescenza. Non resisto a citare il filosofo greco Esiodo che (attenti!) più di 700 anni a-C diceva: «Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo se il futuro deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi. Perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa e saputa. Quando ero giovane mi sono state insegnate le buone maniere e il rispetto per i genitori. La gioventù di oggi vuole sempre dire la sua, è sfacciata e maleducata». Incredibile! I giovani, non sono altro che il prodotto più rappresentativo del mondo adulto; è il "distillato" finale di tutte le paure, le incoerenze, i disagi, le tensioni, l’aggressività, la superficialità, le debolezze di uomini e donne che li hanno preceduti e che offrono loro costanti modelli di riferimento e gesta da imitare. I giovani d’oggi, più di altre generazioni, soffrono del disagio generalizzato dell’inserimento nei contesti di una vita sempre più "banale" e crea nei giovani un sentimento di smarrimento, di inquietudine e di malessere generalizzato che in qualche modo devono essere compensati. I nostri ragazzi sono pronti nel nostro mondo del consumismo ad affrontare o superare "l’alta marea"?, siamo in grado, noi, di promuovere una "cultura" del tempo libero, intenso come tempo della crescita, della stima di sé stessi? (io sono, io mi relaziono, e soprattutto: io valgo). Chissà se in mezzo a tutti gli impegni, gli adulti hanno ancora il tempo per comunicare, per esprimere le proprie emozioni, per capire e farsi capire, per ascoltare, per trovare semplicemente il tempo di dialogare? La nostra società è talmente "grande e forte", che sempre rende quello che è alla base della specie umana (il lavoro e il linguaggio), una vera proprio alienazione sociale e un mutismo. Si! Mutismo! Mutismo nelle famiglie, sul lavoro, fra ragazzi. Parliamo, ma come? "Basta pensare all’Internet Addiction Disorder (IAD) o alla dipendenza da telefono cellulare, due patologie evidentemente figlie dei nostri tempi purtroppo sovente sottovalutate e non diagnosticate". (Cesare Guerreschi. New addictions. le nuove dipendenze. Edizioni San Palo). La società fa di noi dei ... numeri. Non sarà un caso tutte queste depressioni, tutte queste forme di dipendenza da gioco, sempre in aumento, l’uso sempre in aumento di sciroppi e pastiglie che ridanno la voglia non di vivere, ma semplicemente, di "sopravvivere". Per i non "specializzati" può sembrare esista una netta differenza fra le dipendenze estreme (le droghe e dunque l’alcol) e quella delle "nuove dipendenze" (internet, lavoro, cellulare...), eppure la radice è sempre la stessa, ed è sempre autodistruttiva: è il bisogno primario, inarrestabile, indifferibile ed irrinunciabile di compiere una determinata azione, che riduce l’essere umano ad essere uno schiavo impotente delle proprie pulsioni, una patologia grave, che condiziona la vita di milioni di persone e delle loro famiglie, in modo traumatico e purtroppo spesso violento Ovviamente, si capirà dalla mia lettera che bisogna cambiare modo e stile di vita, vale per l’alcol ovviamente, ma per tutto il resto della nostra vita. Quando si parla di stile di vita, di modo di vivere, vuol dire partire da se. Fossilizzarsi sulla pietà o sullo sdegno non aiuta a crescere e ogni individuo oggi, ha il diritto e il dovere di vivere e non sopravvivere. Tutti questi problemi non possono essere risolti nel breve tempo, ma devono stimolare ad una riflessione su di noi e la società ... noi e la vita. Per una vita e uno stile di vita diverso, estraneo a qualsiasi "droga" di tipo culturale o ... psicoattivo! Distinti saluti Schio: Agosto 2007 LUC THIBAULTIL TRENTINO L’INTERVENTO Qualcosa si sta muovendo nella lotta al consumo d’alcolComunque se ne parla e questo è positivo. Qualche anno fa era impensabile leggere o ascoltare “cose” riguardanti il consumo di alcolici. Ora se ne parla molto. Lasciamo stare se il motivo sono gli incidenti stradali, le discoteche, gli infortuni sul lavoro, i giovani o gli adulti. Parlarne fa bene perché aumenta la sensibilizzazione normalizzando e rendendo possibili le varie forme di ripensamento sul consumo personale (e famigliare) della sostanza. Che ripensiamo in termini di paura del ritiro patente, della paura di fare stragi o perché abbiamo le analisi non buone, va bene comunque. L’importante è riconoscere che questa sostanza ha in sé solo rischi. I benefici che detiene sono esclusivamente commerciali. Questa cosa deve farci riflettere, senza se e senza ma, sull’importanza di stare bene senza inventarci luoghi comuni e strategie difensive su culture o altro che sono in definitiva solo il frutto del nostro disagio a smettere la sostanza. In poche parole difendiamo il nostro bere. Il ripensamento sulle abitudini al consumo di alcolici sta sensibilizzando anche gli organizzatori di feste e sagre tant’è che spesso richiedono la presenza alle serate di persone sensibilizzate alle problematiche alcolcorrelate (club delle famiglie con problemi di alcol, pullmino con l’alcoltest, ecc.). Per inciso, questo va benissimo purché sia accompagnato da forme di incentivazione all’”altro bere “nel senso che sarebbe assurdo invitare tali persone e poi svendere la birra a metà prezzo favorendo sempre e comunque l’assunzione di alcolici. La nota altrettanto positiva è che anche qualche Comune (diversi in Vallagarina) sta metabolizzando la cosa e trova il coraggio di imitare l’iniziativa di Rovereto con iniziative di rilievo. I rimandi positivi su come stanno andando le feste sono molti (Rafanass compreso) e questo fa pensare che siamo tutti più attenti al nostro star bene che somma la voglia di non fare male a sé o agli altri guidando in stato di ebbrezza alla scoperta che senza alcol (o meno) si sta meglio con sé e con gli altri. Fatte salve alcune regolamentazioni sacrosante, esclusa tassativamente ogni ipotesi proibizionista resta da considerare la nostra personale sensibilizzazione e riflessione sul nostro bere in sinergia con l’impegno etico di chi può e deve favorire il benessere della comunità come mandato istituzionale. Alla fine di tutto, informato su rischi e danni sono solo io a decidere del mio benessere. Perché io valgo! Club delle famiglie con problemi di alcol MORILA REPUBBLICA L’incidente più grave in Sicilia, dove un serbo ha investito una famiglia Sul litorale romano muore una 16enne, in Liguria un 40enne di Sanremo Ubriachi al volante, continua l’emergenza Tre morti a Palermo, Ostia e Imperia 16 agosto 2007 - PALERMO - Ancora ubriachi al volante e nuove vittime sulle strade italiane. Tre gravissimi incidenti, a Palermo, Ostia e Imperia, hanno provocato la morte di tre persone e cinque feriti. I responsabili sono un 37enne serbo, un romano di 47 anni e un 27enne torinese, risultati positivi ai test alcolemici. Intanto rimarrà in carcere il liberiano che domenica, guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, si è scontrato con un’auto provocando la morte di una bambina di tre mesi. Lo scontro in provincia di Palermo. L’episodio più grave si è verificato in provincia di Palermo. Sulla statale 121, all’altezza del bivio di Misilmeri, un 37enne serbo ubriaco, senza patente e già raggiunto da un decreto di espulsione dall’Italia, ha causato un incidente in cui un uomo è morto e quattro persone sono rimaste ferite. Milovan Radosavljevic, alla guida di una Fiat Croma, si è scontrato frontalmente con la Fiat Tempra condotta dal 45enne palermitano Giuseppe Zeccone, che viaggiava in direzione del capoluogo siciliano con la moglie e le tre figlie. L’uomo è morto sul colpo, mentre le quattro passeggere sono rimaste ferite in modo non grave. Dopo l’incidente, Radosavljevic ha abbandonato l’auto e ha cercato di fuggire, ma è stato rintracciato quasi subito dagli uomini della Polizia stradale. Ferito e in stato confusionale, si era nascosto tra la vegetazione ad alcune centinaia di metri di distanza. Sottoposto al test alcolemico, l’immigrato è risultato positivo con un tasso di 1,32 , ben superiore al limite di legge di 0,5. Il serbo è stato arrestato e si trova piantonato nell’ospedale Civico di Palermo in condizioni non gravi. Dovrà rispondere di omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. A Ostia muore una 16enne. Qualche ora prima, intorno alle 3 di notte, un altro incidente si è verificato a Ostia, sul litorale romano. Un 47enne di Pomezia (Roma), alla guida di una Bmw, ha tamponato uno scooter con a bordo due giovani. Una ragazza di 16 anni è morta, mentre il suo amico 17enne è stato ricoverato con fratture al femore, alla clavicola destra e al costato. L’automobilista, risultato positivo al test alcolemico con un tasso di 1,2 ,è stato denunciato per omicidio pretereintenzionale e guida in stato di ebbrezza. Imperia, ucciso un padre di famiglia. A causare l’incidente in provincia di Imperia, a Santo Stefano al Mare, è stato invece il 27enne torinese Francesco Pescetto. Intorno alle 6.40, il giovane, che viaggiava con un amico, ha perso il controllo della sua Fiat Punto e ha invaso la carreggiata opposta investendo Giovanni Costante, un 40enne sanremese che stava viaggiando sul suo scooter. L’uomo, sposato e padre di una bambina, è stato sbalzato oltre il guard rail finendo su un’ex strada ferrata ed è praticamente morto sul colpo. Sottoposto al test del palloncino, l’automobilista è risultato completamente ubriaco, con un tasso alcolemico di 1,95 , ed è stato denunciato a piede libero. A quanto pare, il ragazzo rientrava da una serata nei locali notturni della zona. Drogato causò incidente: resta in carcere. Arresto confermato dal gip di S.Maria Capua Vetere per il 31enne liberiano Roy Jacobson, che domenica sera, guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ha causato un grave incidente nei pressi di Castelvolturno (Caserta). L’immigrato, che viaggiava ad alta velocità su una Nissan Micra, si era scontrato frontalmente con una Fiat Punto sulla quale viaggiava una famiglia napoletana. Nello schianto era morta la piccola Annalisa Filippone, che oggi avrebbe compiuto tre mesi, ed erano rimasti feriti i genitori e le due sorelline di cinque anni e due anni e mezzo. IL TRENTINO San Michele. La donna era sabato a bordo dell’auto guidata dal marito Francesco Filippi. Erano sposati da 58 anni Tamponata da un ubriaco, muore anzianaGisella Moser, di 81 anni, si è spenta tre giorni dopo l’incidenteMARCO WEBER SAN MICHELE ALL’ADIGE. Non ce l’ha fatta Gisella Moser, 81 anni che sabato scorso è stata vittima di un incidente stradale, a pochi metri dalla propria abitazione, mentre rientrava a casa da messa. Era in macchina con il marito Francesco Filippi, 87 anni, che era alla guida della loro Volkswagen Polo. L’investitore è risultato positivo all’alcoltest e gli è stata ritirata la patente. Si tratta di un giovane ucraino - H. M., 27 anni, le iniziali - residente anche lui a San Michele all’Adige. Francesco Filippi e la moglie stavano rientrando a casa dopo essere andati a messa. L’abitazione dei due anziani coniugi, che qualche mese fa hanno festeggiato i 58 anni di matrimonio, è a cento metri dal luogo dell’indicente, in Località Masetto al numero 3, nei pressi del noto ristorante “La Cacciatora”. Giunto nei pressi della stradina che porta a casa loro, Francesco Filippi, così come ha fatto centinaia di volte nella sua vita, ha rallentato ed ha svoltato a sinistra per lasciare la strada statale 12 e raggiungere la propria abitazione. L’utilitaria con a bordo i coniugi Filippi, entrambi seduti sui sedili anteriori, aveva appena iniziato a svoltare quando è stata tamponata fortemente dalla Nissan Murano nera alla guida della quale c’era l’ucraino. L’urto improvviso con il potente fuoristrada ha fatto roteare alcune volte sull’asfalto la Polo. Il potente fuoristrada, invece, dopo una lunga frenata della quale apparivano chiaramente i segni sull’asfalto, si è fermato ai bordi della carreggiata destra un centinaio di metri più avanti, in direzione San Michele. I soccorritori, giunti sul posto poco dopo, hanno provveduto a prestare le prime cure ai due anziani coniugi, dopodiché Francesco Filippi è stato portato in ospedale con l’ambulanza della Croce Bianca Rotaliana di Mezzolombardo, mentre la moglie è stata caricata sull’elicottero del 118 Trentino Emergenza che si è diretto subito verso il Santa Chiara. I carabinieri di Roverè della Luna hanno provveduto a sottoporre il giovane investitore all’alcoltest. Ed essendo egli risultato positivo ad entrambe le prove di legge, gli è stata immediatamente ritirata la patente. EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da LIBERTA’.IT) Guida ubriaco coi due figli a bordo(ma. mot.) È finito fuori strada con la sua jeep in via Einaudi, "volando" a un centinaio di metri dalla carreggiata. A bordo aveva la moglie e i due figli piccoli, di 3 e 8 anni. Nel sangue aveva sei volte il tasso alcolico consentito dalla legge, era quasi alla soglia del coma etilico. I due piccoli, seduti sul sedile posteriore della jeep, sono usciti miracolosamente illesi dalle lamiere mentre per la moglie i sanitari del Polichirurgico di Piacenza hanno diagnosticato 15 giorni di prognosi. È una delle prime vittime dell’inasprimento della legge 186 del codice della strada (v. box a lato) l’indiano di 30 anni, da tempo residente a Piacenza, che sull’orlo del coma etilico si è messo alla guida dell’auto con a bordo due bambini piccoli e la moglie. Il maresciallo dei carabinieri Alessio Federici, a bordo della pattuglia che ha effettuato i rilevamenti sull’incidente, ieri ha riferito che l’uomo aveva 3 milligrammi di alcol nel sangue per litro. Il limite di legge è di 0,5 e il coma etilico, per una persona di media costituzione, si raggiunge a 3,6. Per lui è scattata una denuncia a piede libero per guida in stato di ebbrezza e una sanzione amministrativa molto "salata" per eccesso di velocità. Un’infrazione rilevata dai militari calcolando la distanza dell’auto finita fuori strada con la carreggiata stradale. All’indiano è stata subito ritirata la patente (in prefettura decideranno in merito alla durata della sospensione) e il veicolo è stato posto in fermo amministrativo per 180 giorni. Inoltre l’uomo in questione è recidivo. Questa è la terza volta che viene "pizzicato" alla guida in stato di ebrezza. Rischia fino a 4 anni di carcere per l’inasprimento della pena (raddoppiata) atta a punire chi guida ubriaco e provoca incidenti. Al giudice spetterà l’ultima parola su questo punto. Di certo c’è che il suo tasso alcolemico lo colloca in una brutta posizione legale. Ossia nella fascia "C" della nuova legge, che comprende coloro che hanno un tasso alcolico superiore all’1,5 milligrammi per litro, per gli automobilisti di fascia "C", secondo il comma 2 bis della nuova stesura della 186, può essere prevista una pena fino a quattro anni di carcere. CONTROLLI Saranno oltre 90 i militari e 45 le pattuglie dei carabinieri che sulle strade veglieranno durante questo ferragosto 2007. Sotto la lente dei controlli saranno soprattutto le arterie stradali da e per i locali da ballo. Inoltre, sempre per ferragosto, è attivo chiamando il 112 il servizio di "denunce a domicilio" da parte dell’Arma dei carabinieri. In caso di bisogno (soprattutto per anziani e disabili rimasti soli) una pattuglia arriverà direttamente a casa per far sporgere una denuncia a domicilio. Misure speciali annunciate ieri nel corso di una conferenza stampa presso la compagnia provinciale dal colonnello provinciale Giovanni Dragotta e dal capitano Andrea Zapparoli. «Con le tre compagnie di Bobbio, Fiorenzuola e Piacenza - ha detto Dragotta - metteremo in campo un grande controllo delle arterie stradali, soprattutto nei pressi degli esercizi pubblici e nei luoghi del divertimento, per far sì che sia un ferragosto sereno e di vero divertimento per tutti. Il nostro obiettivo è sempre quello di prevenire - ha detto il colonnello - e invitiamo sempre i giovani a non guidare sotto l’effetto di alcol o in qualsiasi altro stato di alterazione. Tuttavia stiamo riscontrando un inversione di tendenza e soprattutto nei giovani c’è più consapevolezza. Tutto questo grazie alla campagna mediatica e agli sforzi delle forze dell’ordine sulla prevenzione». L’ECO DI BERGAMO Alcol e guida, 13 patenti ritirateFerragosto di pattugliamenti sulle strade per i carabinieri della Compagnia di Zogno, impegnati in particolare nella prevenzione dei reati commessi in violazione delle norme del Codice della strada. I militari hanno denunciato 13 persone (tutte tra i 19 e i 40 anni, alcune recidive) e ritirato altrettante patenti per guida in stato di ebbrezza in appena sei ore di posti di blocco effettuati in Valle Brembana ed in Valle Imagna ove si svolgeva l’ennesima festa della birra. In due casi i Carabinieri sono dovuti intervenire per rilevare incidenti stradali, per fortuna senza conseguenze per le persone, causati proprio da automobilisti risultati positivi al test dell’alcol e che oltre alla patente, in base alle nuove norme, si sono visti portar via anche l’auto (che in simili casi viene sequestrata). In un caso, uno dei fermati è risultato con un tasso alcolico di ben 5 volte superiore al limite sfiorando i 3,0 g/l. In un altro caso, un automobilista, dopo aver urtato un’altra autovettura in fase di sorpasso, ha cercato di darsi alla fuga, ma i carabinieri, dopo la segnalazione del danneggiato, lo hanno bloccato dopo un breve inseguimento: l’uomo alla guida è risultato con un tasso alcolico di 2,20 g/l. | |
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