La nuova edizione dell’indagine campionaria condotta dal Centro Studi
3M, patrocinata dal Ministero dei Trasporti, è stata presentata in prima al
Salone Internazionale della Sicurezza Stradale, e ne è emersa una diagnosi
infausta. Quello che più preoccupa è che dal 1998, data della prima ricerca, i
risultati peggiorano e siamo passati dal 34% circa dei segnali non a norma al
45,8% dei segnali censiti che presentano uno o più fattori di irregolarità, con
un sensibile peggioramento rispetto al precedente screening. Certo è corretto
precisare che sono variati i parametri, in sintesi circoscrivendo il territorio
a 7 province dal nord al sud, ma con una considerazione più ampia dei parametri
che vede la segnaletica orizzontale particolarmente penalizzata. La prima
indagine aveva evidenziato la diffusione preoccupante di non conformità al
Codice della Strada e al ricorrente cattivo stato di manutenzione dei segnali
stradali. Oggi la conclusione dell’indagine porta a definire lo stato della
segnaletica italiana in piena emergenza e a chiedere da parte degli Enti
proprietari delle strade, le Province in primis, il ripristino di un parco
segnaletico a norma di legge. Interventi di giornalisti di
"Quattroruote" e de’ "L’automobile" hanno evidenziato
bizzarrie non più tollerabili in linea con lo stop alla segnaletica di fantasia
denunciato dal Centro studi 3M. Tra gli argomenti di un percorso che ormai da
anni l’azienda prosegue, anche se finora poco ascoltata sia a livello di
Governo centrale che di amministrazioni locali, la conformità, la corretta
installazione, la manutenzione nel rispetto del ciclo di vita del segnale a
seconda del contesto ambientale climatico e dell’esposizione alla luce e
l’eventuale rimozione del segnale scaduto’; mentre in primo piano emerge la
questione delle sanzioni mancate. Sono infatti previste le sanzioni per gli
enti proprietari che non ottemperano ad una o più operazioni legate ad una
segnaletica adeguata ma sono spesso disattese e, come anche i colleghi della
stampa hanno evidenziato, non esiste neppure un monitoraggio al riguardo. Non
c’è dubbio - e il dibattito su questo tema si è acceso - che gli enti locali,
in particolar modo le Province, si sono trovati con un patrimonio enorme ma,
nello stesso tempo, con un fardello da gestire: chilometri di strade trasferite
senza adeguate risorse, né trasferimento di competenze tecniche precise e
aggiornate. Anzi le amministrazioni locali negli ultimi anni hanno visto
decurtare in Finanziaria i fondi destinati anche se si stanno avanzando ipotesi
di nuovi fondi reperibili da destinare almeno alla manutenzione straordinaria,
ad esempio nel caso un segnale cada o si usuri. E’ il caso ad esempio dei
proventi derivanti dalle multe che dovrebbero trovare un impiego cogente nella
sicurezza stradale: cogente vuol dire non solo obbligatorio ma controllato da
enti e persone con l’autorità di commissionare ammende. Sotto il profilo
normativo per altro è stato ricordato che il Ministero delle Infrastrutture e
trasporti, oggi nuovamente smembrato, sotto il Ministro Pietro Lunardi aveva
dato vita ad un gruppo di lavoro per l’omologazione su tutto il territorio
nazionale della segnaletica conforme a quanto già previsto dal Codice. Il
risultato di un lavoro che sarebbe dovuto essere quasi solo un’operazione
culturale è stata una Circolare pubblicata il 30 aprile 2006 (la legislatura
Berlusconi era già finita) che dovrebbe essere accorpata nel Disegno di legge
Nicolais per la revisione del Codice della strada ma al momento è tutto in
stand by. L’altro versante della normativa, rappresentato dalla Finanziaria,
come ormai noto, se prevede per tre anni degli stanziamenti dedicati alla
sicurezza stradale, vero è che sono molto contenuti rispetto ai bisogni reali.
Un segnale importante però può venire proprio da questo paradosso, secondo il
Vice Ministro ai Trasporti Cesare De Piccoli che, intervenendo al dibattito, ha
espresso il convincimento dell’inutilità di disperdere fondi modesti sulle
infrastrutture, a vantaggio di fare informazione e cultura della sicurezza
stradale. L’auspicio è che i piani di segnalamento e la corretta comunicazione
della strada possa essere uno degli aspetti di un programma di informazione più
ampio. Tra l’altro i rappresentanti parlamentari intervenuti, rispettivamente
il presidente della Commissione trasporti alla Camera, Michele Meta e Mauro
Fabris della stessa Commissione, hanno ribadito l’importanza di questa
dotazione tecnico-logistica di sicurezza interattiva con l’utente, forse sotto
valutata negli stessi lavori parlamentari. Oggi che la segnaletica non è un
argomento di discussione ma un’emergenza ha tutte le carte in tavola per essere
affrontata in sede parlamentare e governativa. Meglio tardi che mai. Sul fronte
delle amministrazioni locali, che sono state chiamate più volte in causa, è
emersa la volontà di fare squadra anche per offrire un supporto tecnico di
intervento, a cominciare almeno dalla messa in sicurezza dei black point,
grazie ad un lavoro di concertazione tra associazioni di consumatori, polizia
stradale e aziende del settore per gli aspetti che a ognuno competono. da "il Centauro n.114"
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