Un
tragico impatto sulle strade spagnole (foto El Mundo – EFE)
(ASAPS) MADRID, 28 agosto 2007 – Il 2007 è
stato un anno critico, per la sicurezza stradale, in tutta Europa, ed anche
stati come Francia e Spagna sono alle prese con una fortissima recrudescenza di
un fenomeno che sembrava in procinto di essere messo all’angolo. Eppure, in agosto,
gli incidenti stradali sono costati carissimo, soprattutto in Spagna, dove la
mortalità autostradale è aumentata addirittura del 150%. Il prestigioso
quotidiano spagnolo El Mundo, parla di “dati preoccupanti”, visto che solo
nella prima quindicina del mese sono stati contabilizzati 126 incidenti
mortali, con ben 158 vittime rimaste sull’asfalto ispanico: 31 decessi in più
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Federico Fernández, numero
due della Direzione Generale del Traffico (guidata da Perez Navarro) ha
qualificato i dati con il termine di “immane tragedia”, resa possibile da un
insieme di fattori presenti nella società spagnola, per il momento non del
tutto identificabili, ricordando però che l’azione di contrasto alla mortalità
continua, senza sosta, ed il regno è ancora uno degli enfants prodige europei: il numero giornaliero di vittime è sceso
dalle 12 del 2000 alle attuali 7, consentendo al paese di vantare una
diminuzione media della mortalità del 20%. Lontano ancora dai parametri di Bruxelles e
Strasburgo, che impongono agli stati membri di dimezzare le vittime entro il
2010, ma la strada è quella giusta. Il conto dei primi 15 giorni di agosto ha
fatto però gridare all’allarme generale, visto che i decessi sulla rete
autostradale, in queste due settimane, sono cresciuti del 150%: 40 persone
uccise in 28 incidenti, contro le 16 perite nei 10 sinistri del 2006. Una spiegazione, a questa congiuntura, ancora
non c’è: le pattuglie sono state aumentate (quasi raddoppiate), così come i
controlli alcolemici e sulla velocità, con un altissimo tributo di punti
lasciato “per strada” dai conducenti. È probabile che nel computo abbiano
giocato a sfavore alcuni incidenti plurimortali, ma alla DGT tengono a
precisare che le strade più pericolose restano quelle secondarie, dove si è
consumato il 66% degli incidenti e dove ha perso la vita il 61% delle vittime. L’uscita di strada è considerata, ancora una
volta, il pericolo pubblico numero uno, con un incremento del 34.6% rispetto al
2006: nei primi 15 giorni di agosto, gli eventi mortali di questo genere sono
stati 47, mentre nel precedente periodo di raffronto se ne erano contati 35.
Nel complesso, la perdita di controllo del veicolo ha provocato il 37% degli
incidenti mortali. Questa fattispecie d’incidente è strettamente legata alla
velocità, per cause che la generano e per quelle che l’aggravano. Già nei
primissimi giorni del mese, il dato era evidente: la sola Guardia Civil, tra il
6 ed il 19 agosto, è stata capace di monitorare la velocità di oltre 1milione e
300mila veicoli: 34.088 conducenti sono stati denunciati per eccesso di
velocità, evidenziando che questa violazione viene commessa dal 2,56% dei
patentati. Ciò significa che il 97% dei veicoli era in
regola e questo, senza dubbio, è l’aspetto migliore che oggi si rileva in Spagna: le campagne di
sensibilizzazione e quelle di repressione, hanno dato i loro frutti. La seconda causa di incidente sulla strada, è
invece classificata come “scontri fronto-laterali”, nei quali velocità e
condizioni psicofisiche del conducente costituiscono un cocktail letale: 22
eventi di questo tipo sono stati mortali, con 27 persone uccise. L’eccesso di velocità in sé, è stato causa
diretta di 30 dei 126 incidenti mortali rilevati, il doppio rispetto al 2006:
seguono la distrazione, la stanchezza ed i colpi di sonno. Il ministro dell’interno Alfredo Pérez
Rubalcaba, ha espresso un giudizio molto severo sulla situazione evidenziata
sulle strade delle vacanze ed ha chiesto formalmente alla DGT di studiare nuove
strategie che si aggiungano alla patente a punti, visto che “da sola, non può
funzionare”. Molte critiche sono giunte anche dal RACE, il Real Automóvil Club
de España – il nostro ACI – che vuole chiarezza, chiedendo una revisione
urgente dei punti neri e puntando il dito sulla situazione delle infrastrutture
secondarie, evidenziano molti punti in comune con le osservazioni italiane del
nostro Automobil Club. Dall’analisi dei dati, emerge però una certa
speranza. “Due milioni di persone che prima non facevano uso della cintura di
sicurezza o del casco – dice Fernandez alla stampa – ora lo indossano, visto
che abbiamo rilevato un abbassamento della trasgressività in questo specifico
settore”. Secondo il vice di Navarro, gli ebbri sopra la soglia legale sono
praticamente dimezzati e la velocità media si è abbassata di 3 km/h. “Questi dati –
commenta Fernandez – ci consolano: ad ogni chilometro orario in meno sulla
velocità media, corrisponde un abbassamento della mortalità del 4%. Ciò
significa che la società spagnola risponde correttamente ai richiami sulla
sicurezza stradale”. (ASAPS)
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