Foto
Coraggio – archivio Asaps Lo spessore globale del fenomeno criminale Quando si parla di sicurezza dei trasporti, è possibile affermare che essa si divide in due parti salienti: la sicurezza del conducente, dei passeggeri e dei pedoni, e quella del veicolo, riferendoci al rischio che esso venga rubato o che ne venga trafugato il carico(2). I "topi d’auto", oggi, costituiscono nel mondo occidentale il primo componente operativo di una lunga filiera criminale, capace di portare nelle casse della malavita organizzata tanti soldi forse più di quanti ne arrivano dal traffico di droga, dalla tratta di esseri umani, dal contrabbando in generale o dalla pirateria audiovisiva, senza parlare del racket e della macellazione clandestina(3). Una fonte di guadagno consistente, che reca alla società un danno medio calcolato, per ogni veicolo, di 7.580 euro(4), e che contribuisce a far perdere fiducia nelle forze di polizia, specialmente quando il veicolo non viene più ritrovato. Questo calcolo tiene conto di tutto: il danno per la proprietà, l’impegno assicurativo, quello investigativo e quello giudiziario. Non dimentichiamoci poi dell’allarme sociale suscitato e delle terribili conseguenze (non solo economiche, ma in termini di danni fisici ed esistenziali che reati di questo tipo comportano): per esempio, i cosiddetti assalti alle ville, spesso, sono finalizzati alla sottrazione di veicoli e molte rapine finiscono nel sangue. Il 16 maggio 2006, a Giugliano in Campania (Napoli), la giornalista Pietra Calanna, 52 anni - viene travolta ed uccisa da un ladro che aveva appena sottratto la Fiat Punto alla figlia Luisa. Il presunto colpevole, Franko Hadzovic, bosniaco 33enne, arrestato dai Carabinieri, ha collezionato 6 arresti per reati connessi al furto ed alla ricettazione in soli 13 anni di permanenza in Italia(5). Le stime dell’Unione Europea, redatte nel 2004, parlano di 1milione e 200mila furti all’anno nel solo territorio dei 15 (dunque, con l’allargamento, i conti sono ora da rivedere), con danni di circa 15 miliardi di euro(6), uno per ogni stato membro. Nel 2006, i veicoli rubati in Italia sono stati 171.293, di cui 91.594 recuperati (53,5%)(7). Ma quand’è che un veicolo sottratto alla legittima proprietà, "ritorna"? La domanda, per quanto semplice, non è affatto scontata: ciò dipende dal destino al quale la stolen car(8) viene avviata dal momento della sua sottrazione al proprietario: se sarà riciclata per prendere il posto di un veicolo già circolante (distrutto, per esempio, in un sinistro per il quale la riparazione risulti antieconomica), se assumerà la forma di un "clone" di un altro veicolo, se verrà "cannibalizzato" per ottenere pezzi di ricambio, o se sarà invece destinato al mercato estero attraverso una delle migliaia di reti illecite di vendita, costituitesi negli ultimi anni (molte conducono via terra o via mare, in quest’ultimo caso all’interno di container, nei paesi dell’Unione Europea o all’esterno, in quelli dell’est ed in Africa). La criminalità connessa con il furto di veicoli, infatti, è ormai stabilmente collegata a livello internazionale (si stima che il 30/40% dei furti sia gestito in questi ambiti(9)), in quanto estensione operativa naturale delle organizzazioni dedite ad altri loschi traffici. La forma di criminalità più vicina, e che ha spesso evidenziato relazioni strettissime, tanto da esserne ormai parte, è senz’altro quella specializzata in rapine e furti del carico di veicoli: in Italia, la camorra napoletana e casertana, detiene gli scettri del potere, condivisi - seppur in misura minore - dalla criminalità pugliese. Rilevante, il ricorso alla manovalanza straniera, in modo particolare albanese, romena e nordafricana. Ma di questo ulteriore spaccato, che in gergo informatico definiremmo una "sottodirectory" del furto di veicoli, parleremo più avanti, anche in futuri articoli. Non si dimentichi poi, che in questa compagine di delitti non c’è solo l’auto a far gola ai delinquenti: i ciclomotori, i motoveicoli, i mezzi pesanti e, non dimentichiamolo, i mezzi d’opera e le macchine operatrici, sono tutte prede ambite, ognuna delle quali richiama specifiche abilità e strutture organizzative. Per questa serie di motivi, l’Unione Europea ha disposto l’intensificazione della cooperazione tra i servizi di polizia dei vari stati (progetto S.I.S.(10) ed A.S.F./Stolen Motor Vehicle di Interpol), tra quelli di dogana e della motorizzazione. In ciascuno stato, sono stati individuati gli organismi di polizia giudiziaria specializzati in questo tipo di investigazione: per l’Italia è stata scelta la Specialità, che tramite la Terza Divisione del Servizio Polizia Stradale coordina egregiamente l’attività dei compartimenti e quella di altre forze di polizia. Ma restiamo sul tema principale. Gli ultimi anni, caratterizzati da una mutazione considerevole del successo criminale in questo specifico campo (si rileva una diminuzione quantitativa del fenomeno a vantaggio della sua qualità), hanno messo in luce da un lato la graduale perdita di rilievo del semplice ladruncolo, dedito al furto di veicoli di bassa categoria (necessari per la commissione di altri reati, ad esempio una rapina), dall’altra la crescente capacità criminale delle organizzazioni stabilmente dedite a questo tipo di attività: questo per dire che, se, da un verso, si rubano meno veicoli, l’evoluzione tecnologica dei sistemi antifurto e gli eccezionali progressi in campo investigativo, hanno costretto i criminali ad adeguarsi, rafforzando le proprie tecniche e consolidando la stabilità delle proprie organizzazioni. Oggi, il furto d’auto è inserito in un sofisticato sistema di ingranaggi, e costituisce di norma il primo atto di "un complesso disegno criminoso", inserito in una serie di illeciti tutti finalizzati al riciclaggio del veicolo.
Le figure criminali specializzate in questo tipo di reati, evidenziano una suddivisione in relazione alla tipologia di veicoli per i quali abbiano acquisito, nel corso della propria esperienza delinquenziale, una specifica competenza: il ladro di ciclomotori, lo specialista dei motoveicoli e poi il predatore di macchine, quello in grado di rubare un trattore stradale o il professionista che predilige "il ratto" dei rimorchi lasciati in sosta. A queste abilità, corrispondono successivi e rispettivi ruoli: chi deve munirli di titoli di circolazione falsi (targhe, documenti o bolle di trasporto), chi si occupa del taroccamento o dello stoccaggio, di proporli all’interno delle illecite reti di vendita e via di seguito. È, di certo, un mondo complesso ed in larga parte ancora inesplorato, perché è estremamente difficile ricondurre l’attività dell’unità operativa alla gestione delle sovrastrutture di tipo mafioso delle quali gli investigatori, visti anche gli strumenti di cui dispongono, riescono spesso solo a percepirne la presenza. In buona sostanza, una volta che una "batteria" viene individuata, diviene prioritario (e doveroso, da un punto di vista procedurale) assicurarla immediatamente alla giustizia, vista la mole di reati commessi, la pericolosità sociale e la capacità di delinquere dei soggetti, sempre al "lavoro", senza soluzione di continuità. L’interruzione dell’attività, comporta spesso la recisione dei canali informativi indispensabili per risalire alla "mente", impedendo così agli investigatori di andare oltre. Il risultato è una brillante operazione di PG, ma i soggetti saranno presto rimpiazzati da altri ed il livello superiore dell’organizzazione, uscirà indenne dall’azione repressiva della giustizia. Gli arrestati, terminata la custodia cautelare, tornano presto in libertà, pronti a rientrare in azione, con rinnovata scaltrezza e determinazione. Ciò nonostante, non mancano "i colpi" assestati ad organizzazioni, cosche, famiglie e clan (potremmo citare moltissime operazioni di rilievo internazionale), con interi indotti delinquenziali sgominati. In questo, l’Italia, ha senz’altro un ruolo fondamentale ed una fama "investigativa" consolidata a suon di rogatorie internazionali, nonostante la carenza di mezzi, una legge che non favorisce questo tipo di azione, e la continua riduzione degli organici dei pool giudiziari. Potremmo scrivere centinaia di pagine, sull’argomento, ma è prioritario affrontare la questione dal dato statistico. La dimensione del fenomeno: i dati ufficiali Il 2006 ci consente un certo ottimismo: infatti, il dato complessivo parla di 171.293 auto sottratte ai proprietari contro le 188.540 del 2005, unico anno nel periodo 2000/2006 che aveva evidenziato una recrudescenza (i veicoli spariti nel 2004 erano stati 182.470). {foto3c} Da tenere in debita considerazione anche il fatto che, in proporzione, aumentano i rinvenimenti da parte delle forze di polizia: 91.594 nel 2006, 91.358 nel 2005. È ovvio che ogni singolo recupero significa aver negato alla mala, quando il furto sia stato da essa commissionato o gestito, una considerevole prospettiva di guadagno. Illustrato il dato generale, è possibile analizzare il tema su quattro diversi versanti: a) il modello di autovetture prediletto dai topi d’auto (elemento fondamentale per l’attribuzione della portata criminale del fenomeno); b) la tipologia di reati (furto, rapina o appropriazione indebita); c) la localizzazione geografica degli eventi (su scala regionale e provinciale, elemento per fondare le nuove strategie di contrasto); d) la tipologia di veicoli trafugati (auto, ciclomotori, motoveicoli, caravan e veicoli commerciali). Cercando di interpretare la curiosità del lettore alla stregua di uno stereotipo (una fiammante auto di prestigio oggetto delle brame del ladro), cominciamo proprio dalla tipologia dei veicoli trafugati, per lasciarci andare ad una serie di considerazioni: l’auto prediletta dai ladri, di nuovo in testa alla classifica delle top 20, resta la Fiat Uno (21.041 esemplari scomparsi nel 2006), seguita dalla Fiat Punto (10.844), dalla Fiat Panda (8.486) e dalla Fiat 500 (7.082). Al quinto ed al sesto posto di questa classifica sono ancora stabilmente piazzate la vecchia Autobianchi Y10 (6.007) e la Ford Fiesta nei suoi vari modelli (5.667) che per la prima volta supera la Volkswagen Golf (5.212) per anni la straniera più rubata in Italia. Questo particolare è molto importante, perché indica che da un punto di vista quantitativo, certi segmenti della criminalità, quando hanno necessità di approvvigionarsi di un veicolo, scelgono ancora quello più facile da rubare. Queste auto, molto economiche ed ancora presenti sul mercato dell’usato, circolano in maniera preminente nel sud Italia, ed in particolare in Campania. Proprio in Campania, ancora una volta, il furto d’auto (anche se è improprio parlare di solo "furto", visto che in questa statistica sono inclusi tutti i tipi di reati contro il patrimonio, è decisamente piaga sociale: 31.239 episodi denunciati nel 2006. Ma non è solo all’ombra del Vesuvio, dove comunque è localizzata la centralità del traffico nazionale, che le auto vengono sottratte ai legittimi proprietari con tanta frequenza. Lazio e Lombardia (rispettivamente 30.935 e 28.606 notizie di reato) chiudono questo podio ideale e poco invidiabile del fenomeno, staccando notevolmente i più diretti inseguitori: Puglia (18.377), Sicilia (16.465) e Piemonte (12.725). Il diagramma stilato dal servizio Polizia Stradale evidenzia realtà di minor spessore come il settimo posto della Calabria (7.201), l’ottavo dell’Emilia Romagna (6.351), e poi a scalare fino all’invidiabile 20esimo posto della Valle d’Aosta, dove in un anno sono spariti soltanto 60 veicoli, quasi 5 volte meno del diretto concorrente, il Trentino Alto Adige (282 furti). La Campania, vanta però un altro poco invidiabile titolo: parliamo delle rapine di veicoli, evidenziando un numero di episodi denunciati (non è dunque detto che si tratti dell’effettiva portata del fenomeno) infinitamente più alto rispetto al resto d’Italia: nel 2006, l’articolo 628 del codice penale (rapina, appunto) è stato associato ai veicoli in ben 3.477 occasioni pari al 78% delle 4.459 rapine totali. La Lombardia, seconda anche in questa statistica, segue con appena 303 eventi. Come di vede, la differenza è abissale e, francamente, non trova nessun tipo di giustificazione, pur spiegando da sola perché, nei reati concernenti i veicoli, sia la criminalità campana ad essere onnipresente, anche nelle indagini condotte in altre regioni. A parziale difesa dei campani, giunge il dato rielaborato per provincia: Napoli surclassa tutti, con 22.523 eventi denunciati (in questo caso furti, rapine ed appropriazioni indebite), precedendo Caserta (4.254) e Salerno (3.335). Tornando al numero di rapine per regioni, è la Puglia a piazzarsi terza, con 164 procedimenti penali istituiti, seguita dal Lazio (139), e poi Sicilia (113), Piemonte (108) fino alla Valle d’Aosta, ultima in classifica senza che nessun reato del genere sia stato denunciato. Le tabelle rielaborate sui dati della Polizia Stradale, offrono uno spaccato inerente anche le appropriazioni indebite, reato che vede la Lombardia leader della classifica (486 denunce), seguita da Lazio (285), Piemonte (232), Emilia Romagna (202) e Veneto (159). La Valle d’Aosta, ci siamo abituati, chiude con 3 reati di questa fattispecie. Per concludere, la questione dei modelli d’auto vede all’ultimo posto, tra i veicoli censiti, la Volkswagen Passat (1.502 esemplari trafugati), preceduta da un nutrito gruppo di auto di media categoria: al 13esimo posto, per esempio, spicca l’Alfa Romeo 147 (1.994 denunce), al 14esimo l’Opel Astra (1.966 episodi) e la Ford Focus (1.637 veicoli scomparsi). Gli unici due veicoli commerciali presenti tra i 20 modelli più rubati, sono il Fiat Ducato, 11esimo con 2.098 esemplari spariti e l’Iveco Daily, classificato al numero 17 con 1.752 denunce presentate. La curiosità del lettore, quella alla quale abbiamo fatto riferimento poco sopra, sarà soddisfatta dal dettaglio dei dati statistici, dai quali potrà trarre tutte le informazioni che vorrà. I ciclomotori Soprattutto nelle grandi città, il fenomeno è estremamente sentito ed ha ormai raggiunto proporzioni allarmanti: il furto di ciclomotori è una realtà criminale di spicco nel nostro paese, che ha mostrato, nel 2006, una notevole ripresa: nel corso dello scorso anno, infatti, ne sono stati rubati 46.741, mentre nel 2005 gli episodi denunciati erano stati 43.166 (+7,6%). Peccato, perché la tendenza dei 6 anni precedenti era stata positiva; nel 2000 ne erano spariti 59.542, nel 2001 51.179. Il Lazio, in questo settore, è in testa a tutti con 7.608 furti, seguito a ruota dalla Lombardia (7.331), dalla Sicilia (5.972) e dalla Campania (4.900). Sorprendente, il dato della Toscana (4.844), mentre si distinguono anche l’Emilia Romagna (3.805), la Puglia (2.738) ed il Veneto (2.738).In totale, le forze di polizia hanno recuperato, nel corso del 2006, 12.198 ciclomotori rubati (26%): per questa categoria di veicoli, si è fatta sentire pesantemente l’assenza del PRA(11), fino all’adeguamento della norma ed al rilascio di un certificato di circolazione ad hoc, e la scarsità di sistemi di sicurezza presenti sui cinquantini, in larga parte destinati alla cannibalizzazione. Motoveicoli L’analisi pura dei dati relativi alla mortalità dei motociclisti, è a dir poco agghiacciante: si tratta dell’unica categoria, non solo in Italia, che evidenzia ad oggi una crescita continua in termini di sinistrosità e di episodi letali. Lo stesso accade nel fenomeno dei furti: nel corso del 2006, sono state rubate 45.969 moto(12), 7.926 in più dell’anno precedente (+20,8%), quando i reati denunciati (furto, rapina ed appropriazione indebita) erano stati 38.043. Il trend assume dimensioni ancor più preoccupanti se si rivolge lo sguardo all’ormai lontano 2000, anno nel quale vennero sottratti ai proprietari "appena" 18.890 motoveicoli. Anche se si deve ovviamente tenere conto dell’espansione del parco circolante considerevolmente aumentato, sfiorando i 5 milioni di motocicli. In egual misura, se può essere di conforto, crescono anche le operazioni di recupero delle due ruote di provenienza illecita: nel corso del dodici mesi del 2006, le forze di polizia hanno rinvenuto 16.233 (35,3%) esemplari, 3.271 in più rispetto al 2005 (12.962). Sette anni prima, nel 2000, i recuperi erano stati 6.624(13). La regione più colpita dal fenomeno, lo avevamo notato anche nel caso dei ciclomotori, è il Lazio (12.166 denunce), che registra un numero più o meno doppio di reati rispetto alla seconda regione della classifica, la Campania (6.951), ed alla terza, la Sicilia (6.830). Al quarto posto la Lombardia (5.932) e di seguito troviamo inaspettatamente la Liguria (4.751). All’ultimo posto, come al solito, la Valle d’Aosta la cui Procura della Repubblica ha ricevuto solo 9 notizie di reato specifiche. I veicoli commerciali Questo è un settore molto particolare, che esclude quasi totalmente l’occasionalità dell’evento isolato, inteso come iniziativa improvvisata: per rubare un camion, rapinarlo, custodirlo ed avviarlo prima al riciclaggio e poi al reinserimento in una rete di vendita, serve una "consorteria" che funzioni alla perfezione. Per questo motivo, l’iniziativa investigativa, soprattutto della Polizia Stradale, è particolarmente efficiente. La Terza Divisione presso la direzione della Specialità, con un lavoro veramente efficace, continua a raccogliere ed immagazzinare moltissimi dati, ed è possibile affermare, con ragionevole certezza, che ogni ladro o rapinatore di "tir" che si rispetti, ha un fascicolo che lo riguarda. 4.498 veicoli commerciali sono spariti nel corso del 2006, dato che evidenzia una sostanziale stabilità nel corso degli anni: a dire la verità, la tendenza è sempre stata all’aumento, visto che nel 2002 le denunce furono 3.909, nel 2003 salirono a 4.307, l’anno successivo, il 2004, se ne contarono 4.379 ed infine, nel 2005, arrivarono a quota 4.584. La leadership regionale spetta in questo caso alla Lombardia (884) - crocevia commerciale su cui confluiscono tutti i gruppi criminali impegnati nel settore - seguita dal Lazio (593) e dalla Campania (506). Nelle posizioni successive, seguono, a breve distanza, la Puglia (436) ed il Piemonte (432), mentre in sesta e settima posizione si sono stabilizzate la Sicilia (372) e l’Emilia Romagna (240). Ultima, tanto per cambiare, la Valle d’Aosta, con soli 3 casi di veicoli commerciali spariti. [Note] {foto4c} |
|
|
© asaps.it |