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Editoriali 03/09/2007

Sicurezza stradale e provvedimenti legislativi: gli intenti lodevoli non bastano più


Foto Coraggio

Anche quest’estate ha visto l’incidentalità stradale “classificarsi” al primo posto tra le emergenze che da tempo colpiscono gli italiani. Si tratta, in verità, di emergenza stagionata, al pari degli incendi boschivi, a cui molti italiani dedicano buona parte delle discussioni estive. Quest’anno, però, l’emergenza si è arricchita di nuove, particolari gravità, perché è stata preceduta da provvedimenti legislativi urgenti, che avevano introdotto notevoli inasprimenti delle sanzioni ed erano stati presentati come misure capaci di sconfiggere quei comportamenti pericolosi che, invece, si sono ripresentati con la stessa frequenza del passato. Poiché questo rituale di modifiche legislative, con relativo inasprimento di sanzioni, si ripete da molto tempo senza portare ad alcun miglioramento, sarebbe quanto mai saggio chiedersi perché e se non sia il caso di cambiare registro. Noi riteniamo che sia giunta l’ora di operare scelte razionalmente coraggiose, che introducano, non tanto nuove pene e maggiori sanzioni pecuniarie o interdittive come la sospensione o la perdita della patente, quanto la certezza delle punizioni previste dalla legge. È questo, infatti, il nodo su cui va incentrata la discussione e che mette in risalto come sia perfettamente inutile portare l’arresto per guida in stato di ebbrezza, o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, da un mese a tre o sei mesi, per il semplice motivo che mai nessun conducente, trovato a guidare in quelle condizioni, farà un solo giorno di carcere! Questa, allo stato attuale, è l’unica certezza determinata dalle norme procedurali che, innanzitutto rinviano il momento punitivo a dopo la sentenza che sarà (se ci sarà!) in tempi molto lontani e calcolabili almeno a lustri e, per questo anche la patente di guida sospesa e ritirata, in attesa del giudizio verrà restituita. Tutto ciò determina la situazione paradossale, denunciata dagli organi d’informazione, che vede conducenti già trovati a guidare nelle suddette condizioni, che perpetuano i loro comportamenti sino a generare quelle tragedie che si verificano sulle strade e riempiono le pagine dei giornali. Non sono necessarie nuove misure che non fanno nessuna paura a chi è eticamente portato a violare le regole della civile convivenza, ma si impone la necessità di rendere effettive quelle che già esistono. Su questo tema “effettività delle regole”, saremo sempre più determinanti e sicuramente in buona compagnia. Anche il Ministro Guardasigilli, infatti, nel presentare la riforme del Codice Penale in una lettera inviata ad un grande quotidiano, pubblicata il 13 agosto del corrente anno, così si esprimeva: “La riforma del Codice Penale prevede pene certe, escludendo in radice la possibilità della sospensione condizionale delle pene pecuniarie e per quelle prescrittive ed interdittive. Misure particolarmente importanti per la repressione di reati come la guida in stato di ebbrezza, che possono generare altri più gravi reati. In sede di conversione del Decreto Legislativo sulla riforma del Codice Stradale, approvata recentemente dal Consiglio dei Ministri, si potrebbero anticipare alcune delle misure proposte dalla commissione”. Sarebbe un segnale nuovo ed importante per orientare tutti verso una cultura della legalità vissuta mediante l’osservanza di regole fondamentali non solo per la sicurezza della strada, ma anche per la civile convivenza.

*Presidente Asaps

da "il Centauro n.115

© asaps.it

di Giordano Biserni*

Lunedì, 03 Settembre 2007
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