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Gran Bretagna - Altro giro di vite sulla sicurezza stradale

Dopo anni trascorsi a dare la caccia ai velocisti, nel mirino della legge finiscono il telefono cellulare ed il navigatore GPS: ergastolo per chi provoca incidenti mortali



(ASAPS) LONDRA (GB), 10 settembre 2007 – Uno dei primi segnali che in Gran Bretagna la linea prediletta, in tema di violenza stradale, era quella della Tolleranza Zero, ci arrivò grazie ad una corrispondenza del Tg1 di Antonio Caprarica: il giornalista, oggi alla direzione del Giornale Radio Rai, raccontò che oltre la metà dei detenuti nelle carceri di Sua Maestà era ristretta per reati commessi al volante o in sella. Sapevamo, perché l’analisi delle informazioni ce lo confermava, che la severità era stata messa in testa alle soluzioni per limitare morti e feriti e questo aveva già consentito al Regno Unito di distinguersi a livello assoluto nella lotta alla sinistrosità: nel paese che aveva in qualche modo inventato la “privacy” (termine anglosassone inizialmente riferito alla sfera privata e successivamente evolutosi fino all’indicazione del diritto al controllo sui propri dati personali) le telecamere, i radar e gli etilometri la facevano da padrone  ormai da un pezzo. Nessuno, salvo sporadici ed estemporanee sortite, ha mai pensato in Inghilterra di considerare questi strumenti quali mezzo di vessazione. La causa, del resto, è quella di riportare a casa quante più persone possibile, ed il sistema funziona. Oggi, però, non c’è solo la velocità o l’ebbrezza a provocare morti sulla strada. Secondo gli analisti britannici, che studiano da tempo i fenomeni connessi alla road-safety, in testa ai comportamenti rischiosi ci sono anche l’uso disinvolto del telefonino (composizione di numeri, osservazione del display e scrittura/lettura degli SMS, conversazioni senza auricolare o kit vivavoce) e l’utilizzo dei navigatori GPS. Sir Ken MacDonald, procuratore-capo per l’Inghilterra ed il Galles, li ha definiti – in maniera sarcastica e dispregiativa, come si conviene ad un’etichetta decisamente anglosassone – “aggeggi elettronici”, passando poi ad illustrare quali contromisure – senza troppi dibattiti strillati sui media, come si conviene invece in Italia – sono ormai in procinto di entrare in vigore. Il prossimo 24 settembre, infatti, chi risulterà aver provocato un incidente mortale guidando e telefonando, maneggiando tastiere o schermi di GPS, rischierà pene detentive fino all’ergastolo. I principali portali britannici non ne fanno menzione, e quindi non siamo in grado di esprimersi sul dettaglio della normativa, ma la possibilità di finire in carcere per simili comportamenti sembra confermata dall’ampio risalto fornito dall’agenzia Ansa, che ha pubblicato un’intervista al procuratore MacDonald. Del resto, la differenza con l’Italia è evidente: in Gran Bretagna, la guida pericolosa prevede due anni di reclusione anche se non sfocia in incidenti stradali. Chi viene sorpreso a telefonare guidando, va già incontro ad una sanzione da 60 a 2.500 sterline, ma se l’illecito integra appunto un atteggiamento negligente, allora si apriranno le porte di una cella. Per verificare la correlazione tra un sinistro e l’uso del cellulare da parte del conducente, la polizia richiede puntualmente i tabulati telefonici, ma dal 23 settembre provocare vittime significherà essere condannati ad almeno 14 anni di carcere. Ovviamente, le associazioni inglesi hanno dato il proprio benestare, comprese quelle dei consumatori. (ASAPS)

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Lunedì, 10 Settembre 2007
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