(ASAPS) BRUXELLES, 19 settembre
2007 – Non c’è proprio niente da fare: la mobilità europea cresce (quella in
auto sembra avere ritmi davvero inarrestabili) ma potremmo essere vicini al
raggiungimento della soglia massima. Una ricerca della BIPE (società francese
di studi economici), ha fatto il punto
della situazione, prendendo in esame i dati provenienti da Francia, Regno
Unito, Italia, Germania e Spagna, accertando che, nello spazio di 10 anni
(1995-2005), la mobilità di passeggeri in auto è cresciuta mediamente dell’1,4%
annuo – tendenza identica a quella italiana – e che per il momento non si
assiste a nessuna vera inversione di tendenza, così come era stato invece
pronosticato dopo il 2003, quando i dati relativi a quell’anno avevano fatto
pensare ad un imminente stallo (che per alcuni sarebbe stato un vero e proprio “collasso”)
del sistema auto. Il paese europeo nel quale la crescita è effettivamente
clamorosa, è senz’altro la Spagna (+3,8%), seguito da Francia ed Italia
(+1,4%), Regno Unito (+1,1%) ed infine la Germania (+0,5%). La Spagna, dunque,
è quella che cresce di più. Alcuni parlano di “inseguimento”, nel senso che il
paese iberico si trova nella fase di recupero dell’offerta di mobilità
(parliamo sempre di auto) strettamente
legata alla crescita delle infrastrutture. Tra il 1995 ed il 2003, la lunghezza
della rete autostradale spagnola è cresciuta del 5% annuo, ed oggi l’estensione
chilometrica di tali percorsi è pari a quella della Francia, paese più grande
d’Europa. Tuttavia, la crescita del prezzo del petrolio, il miglioramento della
rete di trasporto pubblico (che in Spagna, per esempio, mostra i risultati
migliori), la concorrenza di molte tratte ferroviarie ad alta velocità rispetto
a voli low-cost, hanno messo in luce la
criticità della “gomma”. Dopo il 2004 – in concomitanza con il raggiungimento
dei prezzi più alti dell’oro nero da parte dell’OPEC – molti stati europei hanno
registrato modifiche comportamentali davvero rilevanti. Comincia a diminuire,
fortemente, l’uso dell’auto in città, a favore di mezzi pubblici, motoveicoli,
bicicletta. Dal 1995 ad oggi, però, il chilometraggio medio dei veicoli privati
è diminuito sensibilmente dappertutto (ma non in Italia). Infatti, mentre il
Regno Unito ha iniziato un progressivo decremento (-8%), seguito dalla Francia
(-7%) e dalla Germania (-4%). L’Italia si è distinta per aver iniziato, giusto
nel 1995, una parabola del tutto opposta, che oggi tende fortunatamente alla
diminuzione, ma nel 2006 si è tornati allo stesso livello di 10 anni prima. Le
stime future, inoltre, non ci vedono però in linea con gli altri cinque paesi
europei. Il chilometraggio medio del veicolo privato, infatti, continuerà a
scendere ovunque ma non Italia: qui i veicoli a benzina porteranno il dato a
+1,5% e quelli a gasolio allo 0,5%. (ASAPS)
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