Nota: al seguente link http://digilander.libero.it/MassimilianoGentile/festabirraceltica.jpg
potete vedere l’immagine del manifesto
che promuove una Festa della Birra Celtica, promettendo “birra gratis”. Siete tutti invitati a scrivere la vostra
opinione in merito al Comune di Calco http://www.comune.calco.lc.it/scrivi.jhtml
, a LA PROVINCIA DI LECCO letterelecco@laprovincia.it , oltre che ai
soliti recapiti di Alessandro e Roberto per la pubblicazione in rassegna. Potete scrivere anche a Massimiliano Gentile,
che ci ha segnalato l’iniziativa mgentile_gm@libero.it , il cui intervento in
merito è riportato a fine rassegna.
TGCOM
Finlandia,alcol
causa prima omicidi Lo
riporta uno studio statistico La causa
primaria degli omicidi in Finlandia è riconducibile all’abuso di alcol. E’ quanto emerge da
una serie di statistiche pubblicate a Helsinki dall’Istituto nazionale di
ricerca sulle politiche criminali. Secondo i nuovi dati anche l’emarginazione
sociale ha una sua incidenza su un trend lievemente in calo che nel 2006 ha
registrato 111 omicidi a fronte di una media di 130 casi nel corso dell’ultimo
decennio. Stando all’Istituto, nell’80 per cento dei casi gli omicidi sono opera di persone spesso
emarginate in preda agli effetti dell’alcol. Dalle statistiche emerge anche
che solo il 15 per cento dei delitti del 2006 sono stati commessi utilizzando
armi da fuoco nonostante la Finlandia venga al terzo posto dopo Usa e Yemen
nella graduatoria mondiale delle armi rapportate al numero di abitanti.
DROGHE.ADUC.IT
60%
morti ammazzati sotto l’influenza di droghe o alcol Australia.
Ricerca: 60% morti ammazzati era sotto l’influenza di droghe o alcol Quasi due terzi delle vittime di omicidi in
Australia, e il 60% di quelli che rimangono uccisi in una zuffa, sono sotto
l’influenza di alcool o di altre droghe al momento della morte. Lo rivela uno
studio del Centro nazionale di ricerche su droga e alcool dell’universita’ del
Nuovo Galles del sud, che ha esaminato
le autopsie di 485 vittime di omicidi in un arco di 10 anni. Secondo l’autore dello studio, Prof. Shane
Darke, chi e’ in stato di ubriachezza o
ha assunto droghe ha un rischio assai piu’ alto di essere ucciso perche’
reagisce in maniera differente a situazioni di pericolo. ’Le cose che accadono
quando si e’ sotto l’effetto di alcool o di droghe di solito non accadono
quando si e’ sobri. Le persone dicono cose che normalmente non direbbero, o si
offendono, o interpretano male qualcosa e scoppia una zuffa, e qualcuno finisce
morto’, ha detto. ’La grande tragedia e’ che le stesse persone probabilmente
sarebbero vive se in quelle circostanze fossero state sobrie’. Lo studio rivela che il 68% degli uomini
vittime di omicidi, al momento della morte avevano nel sangue una sostanza come
alcool, cannabis, eroina, cocaina o benzodiazepine: il 46% risultava positivo all’alcool, il 24% alla cannabis e il 10% a
stimolanti. ’Queste cifre sono
stratosferiche rispetto al resto della popolazione’, ha detto Darke alla radio
Abc. ’Solo il 9% circa della popolazione beve quotidianamente e il 2% usa cannabis
ogni giorno, ma in queste statistiche le proporzioni sono enormi’. Sempre secondo la ricerca, coloro che muoiono
in seguito a una rissa hanno una maggior probabilita’ di avere alcool o
cannabis nell’organismo, mentre l’eroina e le metanfetamine, che sono legate ad
ambienti particolarmente violenti. sono prevalenti in chi muore da ferite di
arma da fuoco. Quasi la meta’ delle
vittime di violenza domestica hanno alcool nel sangue, mentre per il 29%
sono risultate positive a droghe illecite, e in particolare il 27% alla
cannabis. ’Di solito una coppia comincia
a bere in casa e litiga. Hanno accesso a coltelli in cucina e qualcuno ci
lascia la pelle’, ha detto il prof. Darke.
L’ADIGE
L’uomo
ha poi cercato di ferire i carabinieri con una bottiglia rotta Ubriaco
picchia a sangue la moglie L’alcol,
spesso, è davvero una brutta bestia. Ci sono persone che quando bevono si
trasformano e diventano violente all’inverosimile. È quanto è capitato
ad un cittadino polacco di 32 anni residente ad Ala che nella tarda serata di
domenica, a causa delle eccessive
libagioni, ha assunto le sembianze di un mostro. L’uomo, infatti, rincasato
completamente ubriaco ha cominciato a picchiare la moglie. Le botte, tra
l’altro, in quella casa sarebbero una consuetudine quando il marito beve.
La donna, ferita e terrorizzata, è comunque riuscita a telefonare al «112»
riuscendo a far arrivare ad Ala una pattuglia del nucleo radiomobile dei
carabinieri. Quando i militari sono riusciti a farsi aprire la porta
dell’appartamento dalla moglie, il marito, ancora fuori di sé e intenzionato a
menare le mani, ha cercato di fuggire aiutandosi con una bottiglia di vetro
rotta e cercando di ferire i carabinieri che volevano bloccarlo. Dopo una breve
colluttazione, però, il cittadino polacco è stato immobilizzato e arrestato con
l’accusa di maltrattamenti in famiglia, resistenza e violenza a pubblico
ufficiale. La donna è stata invece medicata al pronto soccorso dell’ospedale
Santa Maria del Carmine.
TRENTINO
Violentata
alla fermata del bus Vittima
una studentessa. In carcere slovacco di 34 anni La ragazza, che era con una amica, è stata
salvata dai poliziotti della squadra volante TRENTO.
Uno slovacco di 34 anni, Ladisslav Pis è stato arrestato per abuso sessuale,
l’altro pomeriggio, da una pattuglia della squadra volante della Polizia che ha
raccolto il grido d’aiuto di una studentessa di diciotto anni, che si trovava
in via Pozzo alla fermata dell’autobus in compagnia di un’amica. Brutalmente ed
improvvisamente l’uomo si è accanito sulla sua vittima, che non aveva mai visto
in precedenza, e che certo non si aspettava una tale aggressione. L’uomo
dopo gli accertamenti di rito è stato trasferito in carcere a disposizione
dell’autorità giudiziaria. Ora rischia di pagare caro il suo gesto anche
nell’eventualità che decida di patteggiare la pena. Codice alla mano, infatti,
l’abuso sessuale prevede sino ad un massimo di dieci anni di reclusione. Secondo
una prima ricostruzione dell’accaduto, l’altro pomeriggio, l’uomo tutt’altro che sobrio si sarebbe avventato su una
studentessa diciottenne, che stava aspettando l’autobus con un’amica in via
Pozzo, nei pressi della stazione ferroviaria. Impossibile capire che cosa abbia scatenato
questa reazione. Quel che è certo è che l’uomo si è avvicinato da dietro alla
ragazza ed ha infilato le mani dentro i pantaloni lasciandola impietrita. La
ragazza si è messa ad urlare, naturalmente impaurita, mentre cercava di
svincolarsi. Intanto l’amica ha subito avvertito la centrale operativa del
«113», che ha girato la chiamata sulla squadra volante più vicina. Che in un
baleno è arrivata in via Pozzo, interrompendo
l’episodio di violenza ed arrestando l’uomo che appariva in stato di
alterazione alcolica. Tra l’altro l’uomo, ora ospite del carcere di via
Pilati, dovrà rispondere anche del reato di ingiurie, oltre a quello di
violenza sessuale, per le pesantissime espressioni usate nei confronti della
studentessa.
FAMIGLIA CRISTIANA
GIOVANI SULLE
STRADE DEL NORD ITALIA, TRA DISCOTECHE E BIRRERIE NOTTI DA
SBALLO «Sono
orgoglioso di essere ubriaco, non ho paura di morire in macchina. La vita
durante la settimana fa schifo, volete toglierci anche la birra e il
divertimento?». Una pizza e una birra media. Sono le ore 22 di
un venerdì. Siamo in una pizzeria di Bergamo. Con noi abbiamo un centinaio di
test alcolemici che ci ha messi a disposizione la società Contralco, usati
dalla polizia stradale. Dopo cena, lasciamo passare un quarto d’ora e poi
eseguiamo il test su noi stessi. Si soffia in un palloncino e si osserva il
beccuccio diventare verde: se supera il livello di 0,5 g/litro, non possiamo
metterci alla guida. Basta una birra media (660 ml) da 4,5 gradi
per rischiare di superare il limite. La nostra birra aveva una gradazione di
poco superiore (5 gradi) e in effetti il test ci dice che siamo appena sotto il
limite (in ogni caso stasera non saremo noi a guidare). Lasciamo la pizzeria e
andiamo a Casirate d’Adda, dov’è in
corso un’affollatissima festa della birra. Molti giovani escono con un boccale
vuoto da un litro in mano. Cerchiamo di avvicinare qualche ragazza
all’uscita. Secondo le ultime statistiche sono sempre più
numerose le donne scoperte ubriache durante i controlli. Rita, 29 anni, accetta
di sottoporsi al test: dice di aver bevuto mezzo boccale, più che sufficiente
però per superare, anche se di poco, il limite di 0,5. Molto probabilmente
dipende dal fatto che le donne hanno una capacità di assorbimento dell’alcol
inferiore agli uomini. «È ancora presto,
andremo in qualche locale e berremo un’altra birra», aggiunge Rita, «tanto, io
stasera non guido. E comunque penso che anche se ne bevi un litro non sei
"fuori"». Ripetiamo il test su altri ragazzi e ragazze: quasi
tutti sono molto vicini o oltre il limite e si mostrano stupiti. «Io mi sento
benissimo», dice Luca, 19 anni. Mario invece racconta che l’anno scorso suo
cugino, mentre era in auto con lui, è
stato fermato dai carabinieri. Quella sera aveva bevuto cinque birre e un
cocktail. «Dopo il test, gli hanno ritirato la patente per due settimane, ha
preso una multa di 950 euro e ha dovuto frequentare due incontri con
l’associazione degli Alcolisti anonimi. Poche settimane fa ha dovuto fare anche
un esame al fegato per verificare se era recidivo. Mi ha detto che adesso
quando guida non beve più». L’uomo
con due boccali All’uscita arriva ora un uomo dall’aria molto
allegra: è qui con la moglie, la figlia e alcuni amici. In mano ha due boccali. Risponde
sprezzante alla nostra richiesta di sottoporsi al test. «Che senso ha farlo?
Questa è una festa della birra. Si viene qui per bere». E quando si metterà
alla guida? «Io l’alcol lo reggo benissimo, non sono mica un ragazzino».
Sospendiamo i test ed entriamo nel tendone. Notiamo un gruppo di ragazzi
attorno a un apparecchio. Sembra un videogioco, ma è un test simile al nostro:
pagando 50 centesimi si soffia in un tubicino e su un display appare la
concentrazione alcolemica. Un segno di sensibilità da parte degli
organizzatori. «Il
test? Lo facciamo solo per gioco» Ma basta un’occhiata per avere fortissimi
dubbi sulla sua attendibilità. Due ragazzi che dicono di aver bevuto due
boccali di birra a testa si sottopongono al test: il primo fa registrare 0,32
g/litro, mentre il secondo appena 0,39 g/l. Potrebbe quindi tranquillamente
mettersi a guidare. «È tutto sballato»,
aggiunge un altro, «molti di noi lo
sanno e lo fanno solo per gioco». Avviciniamo una coppia di carabinieri che gira
tra i tavoli. «Il test che c’è all’uscita non ha alcun valore, ma anche quelli
che usiamo noi con il palloncino non sono sempre affidabili, tanto che spesso
portiamo i ragazzi in ospedale per sottoporli agli esami del sangue. Gli
etilometri elettronici sono molto più precisi». Decidiamo quindi di contattare Giansandro
Caldara, presidente dell’associazione Polizia locale della provincia di Bergamo,
e Luigi Marchesi, comandante della Polizia locale di Pedrengo e di darci
appuntamento a venerdì prossimo con un etilometro. Questa volta ci troviamo nel
parcheggio del ristorante-pizzeria "Maialvino", lungo la strada fra
Treviglio e Caravaggio, dove a luglio tre ragazzi tra i 16 e i 26 anni sono
morti schiantandosi con la loro auto contro un platano. «Il giornale ha pubblicato la foto del
"Maialvino"», dice Christian, il responsabile del locale, «ma io
avevo visto quei ragazzi sbronzi e non gli avevo dato da bere. Il problema è che chi viene qui, di solito
è già stato in qualche altro locale e quando va via andrà in un altro ancora.
Al ritorno a casa sono tutti ubriachi fradici». I due ufficiali, in
borghese, predispongono l’etilometro e in pochi minuti, attorno a noi, si crea
una folla di ragazzi incuriositi che vogliono fare il test. La scena è identica
a quella della scorsa settimana. Quasi tutti superano il limite di 0,5 g/l, si
mostrano stupiti e assicurano che d’ora in poi faranno più attenzione. All’improvviso, sentiamo un gran botto.
Un’auto, facendo marcia indietro, ne ha tamponato un’altra. Scende un ragazzo e
per farsi perdonare si sottopone al test. Dice di aver bevuto una bottiglia di
champagne insieme con sei amici. Il display segna 1,12 g/l, il che significa,
in caso di controllo, almeno 800 euro di multa, ritiro della patente per sei
mesi e arresto fino a tre mesi. Si avvicinano poi due ragazzi con un bicchiere
pieno di limoncello. Uno di loro, Luca,
23 anni, dice con aria spavalda: «Ne ho bevuti cinque, più altri bicchierini di
vodka. Sono già stato in tre locali, in due mi hanno buttato fuori». Fa il test
e il display segna il massimo: 3,61 g/l. «Sono orgoglioso del record,
non ho paura di morire in macchina, al massimo di tumore. La vita durante la
settimana fa schifo, volete toglierci anche questo divertimento?». «I
genitori facciano i genitori» Il comandante Caldara scuote la testa: «Sono sempre di più quelli che la pensano
così. La sbronza è un valore, ti fa sentire grande e accettato dagli altri. E
la birra ormai si trova ovunque: anche in alcuni oratori, durante le feste, te
la danno. Il guaio è che l’età di chi beve si abbassa sempre di più. Ho visto ragazzini di 12-13 anni scolarsi
bottiglie intere di vino. Ma se provo a dire alle loro madri che i figli
frequentano brutte compagnie, molto spesso mi rispondono: "Come si
permette? Mio figlio è un bravissimo ragazzo". Leggi più severe, controlli: è tutto inutile finché i genitori non
torneranno a fare i genitori». Un’ultima
annotazione: in due serate abbiamo macinato centinaia di chilometri
sull’autostrada e sulle statali tra Milano e Bergamo. Ma non abbiamo visto
nemmeno un posto di blocco.
Eugenio
Arcidiacono (ha
collaborato Giuseppe Lupi)
FAMIGLIA CRISTIANA
«UN
DICIOTTENNE SU DUE MUORE COSÌ» «Gli americani hanno avuto 3.200 morti in 4
anni di guerra: gli stessi morti che abbiamo avuto noi nelle stragi del sabato
sera. Ogni due diciottenni che muoiono,
uno muore in un incidente stradale. Eppure nel nostro Paese non c’è la volontà
di fermare questa carneficina». Parla chiaro l’ex ministro dell’Udc Carlo
Giovanardi, da sempre in prima fila in quella che per lui è una vera guerra. Cosa si
sta facendo per contrastare queste stragi? «Nulla, assolutamente nulla. Tre anni fa,
quando ero ministro, ho presentato un disegno di legge in cui era previsto lo
stop alla vendita di alcolici tra le ore 2 e le 6 del mattino e lo stop alla
musica nei locali da ballo alle 4. Alle 3 si doveva abbassare il volume. Me
l’hanno bocciato per pochi voti. Avevo tutto il Centrosinistra contro. E poi
c’è una lobby trasversale, che non vuole sentire ragioni». Troppi
interessi in gioco, sulla pelle dei giovani? «Certo, i
locali vogliono continuare a vendere alcolici, perché ci guadagnano troppo. E
il sindacato dei discotecari, il Silb, è potentissimo, ha sempre impedito
qualunque iniziativa seria. Anche la proposta di designare il guidatore che non
beve non serve. Quando devi stare "su di giri" da mezzanotte alle
sei del mattino, per forza ti viene il colpo di sonno. E poi gira droga, perché
hai bisogno di metterti in mostra, di tenerti su». In
aprile aveva organizzato la notte "a mortalità zero". Com’è andata? «Ci ha aiutato anche Fiorello. Doveva essere
una notte in cui tutti andavano a divertirsi in bici o coi mezzi pubblici,
senza auto, per dimostrare che si può passare una serata senza morire. Per tutta risposta il Silb ha minacciato di
citarci in giudizio per mancato guadagno. Quando abbiamo lanciato lo spot
"Accorcia la notte, allunga la vita" loro hanno risposto con la
campagna "Allunga la notte". Col
nuovo Governo è previsto qualcosa di più concreto? «Nei
nuovi provvedimenti del Codice della strada avevamo previsto un emendamento che
proibiva la vendita di alcolici dalle due alle sei. Incredibilmente, in Senato
ce l’hanno bocciato».
Simonetta
Pagnotti
TRENTINO
Alcol ai
minori, giro di vite del Comune Controlli
nei supermercati. Happy hour, al via la campagna educativa Il
sindaco: «Ci preoccupa il consumo di superalcolici Potenzieremo la vigilanza» di
Chiara Bert TRENTO.
«Se facciamo meno rumore possiamo divertirci più a lungo». Il Comune affronta
il problema happy hour e lancia una campagna rivolta ai giovani. «Va trovato un
equilibrio tra diritto al divertimento e diritti dei residenti», avverte il
sindaco. Ma l’amministrazione pensa
anche a una maggiore vigilanza sulla vendita di alcolici ai minori, soprattutto
nei supermercati: «Il fenomeno ci preoccupa - spiega Pacher - molti gestori dei
locali ci dicono che i ragazzini arrivano nei locali zeppi di superalcolici già
acquistati in negozio». L’azione sarà dunque su due fronti: da un lato
la sensibilizzazione dei giovani per garantire una pacifica convivenza con gli
abitanti del centro storico, dall’altra la
stretta sulla vendita di alcolici. Intervento quest’ultimo decisamente più
complicato. «Stiamo ancora studiando la normativa», ha spiegato ieri il
sindaco durante la conferenza stampa post giunta. «Non ci sono grandi margini
in cui muoversi, il divieto di vendita di alcol ai minori di 16 anni esiste
già, il problema è che spesso viene aggirato». Impensabile, prosegue Pacher, che le cassiere
chiedano la carta d’identità ogni volta che hanno un dubbio sull’età
dell’acquirente, magari mentre c’è la coda al supermercato. Il problema però
preoccupa, anche perché il consumo di superalcolici si sta diffondendo tra i
ragazzini soprattutto tra le ragazze. «L’obiettivo è trovare forme di vigilanza
più attenta che scoraggino la vendita», conclude il sindaco. Il
fenomeno degli happy hour, con annesso abuso di alcol, è tornato in primo piano
nelle ultime settimane: una nuova protesta dei residenti di via Mazzini e
dintorni alle prese con gli appuntamenti serali (con birra a basso costo) del
bar Fiorentina. Occasioni che diventano veri e propri assembramenti con decine
e decine di giovani sulla strada e nella vicina piazza d’Arogno. Ma il problema
si pone per tutti i pub del centro storico, che ciclicamente finiscono nel
mirino di chi vive nelle vicinanze e deve fare i conti con musica e vociare di
persone fino a tarda notte e con lo spettacolo poco edificante sulle strade
all’indomani degli happy hour. Così i
residenti sono tornati all’attacco con una raccolta firme per ottenere ascolto
dal Comune. «Non sono problemi che si risolvono manu militari, con chiusure
generalizzate dei locali - chiarisce Pacher - puntiamo piuttosto sul controllo
tra pari, crediamo che la maggioranza dei ragazzi che si comporta bene possa
condizionare positivamente la minoranza di maleducati. Va trovato un punto di
equilibrio tra l’offerta di divertimento di una città universitaria com’è
Trento e il diritto alla qualità della vita dei residenti, e questo equilibrio
sta nei comportamenti». Ecco
allora la scelta di una campagna educativa (con la collaborazione di Radio
Dolomiti). «Meno volume, più a lungo» è lo slogan scelto. «Abbassare il volume
di voce e musica e comportarsi in modo civile aiuta a vivere di più la notte».
La campagna partirà nei prossimi giorni con manifesti appesi nei locali
pubblici, nelle scuole e nelle facoltà universitarie e con spot trasmessi alla
radio.
CORRIERE ADRIATICO
Giovane
si schianta con la Mercedes vicino Porta Pia. L’etilometro
ha rivelato una presenza di alcol sei volte superiore ai limiti di legge Alza il
gomito e finisce fuori strada, barman denunciato ANCONA – Perde il controllo dell’auto mentre
affronta la curva di largo Caduti del mare, all’altezza di Porta Pia, e si
schianta distruggendo l’auto e procurandosi delle brutte ferite al viso. E’
accaduto nella notte tra sabato e domenica, alle ore 3.40. Coinvolto un barman
35enne anconetano che si trovava alla guida di una Mercedes e che si era messo al volante del tutto
ubriaco. Gli agenti della polizia stradale intervenuti successivamente per
effettuare i rilievi di legge, dopo aver soccorso l’anconetano, lo hanno
infatti sottoposto alla prova alcolimetrica dalla quale è emerso un risultato a dir poco da record: un tasso
etilico di 2,95, sei volte superiore rispetto al limite consentito dalla
legge. Il 35enne, che procedeva in direzione stazione,
a causa dello stato di ubriachezza e dell’eccessiva velocità all’altezza di
Porta Pia ha sbandato girandosi così di 180 gradi. L’auto era completamente
distrutta poiché aveva colpito a tutta velocità il cordolo del marciapiede per
poi schizzare nuovamente in mezzo alla carreggiata. Il barista alla guida della
vettura si è ferito al viso. Probabilmente il colpo violento che aveva avuto
con l’airbag gli aveva procurato una rottura alla cartilagine del naso. Ferite
che il 35enne si è fatto medicare al pronto soccorso di Torrette. Gli agenti della polizia stradale gli hanno
contestato la guida in stato di ebbrezza e l’eccesso di velocità. Risultato:
patente sospesa per un anno. Una misura dovuta se si pensa inoltre che a
quell’ora, nonostante fosse molto tardi, erano tanti i giovani che si trovavano
per le strade della città di ritorno dalla notte trascorsa nei locali o in
discoteca. Diverse infatti le persone che hanno notato lo schianto e lo stesso
ragazzo sanguinante in viso. L’auto è stata poi rimossa dalla sede stradale
dopo circa un’ora e l’asfalto è stato ripulito dai pezzi della vettura sparsi
in strada. Chissà
dunque che lo stesso barista non si sia ubriacato nello stesso suo locale,
magari bevendo insieme ai suoi clienti ma sperando di non averli mandati a
casa, anche loro, alticci. Un incidente che per fortuna non ha avuto ulteriori
persone coinvolte e che, tutto sommato,
ha avuto conseguenze spaventose ma senza feriti gravi. E probabilmente si
tratta solo di un caso se si pensa a tutte le tragedie contate solo
quest’estate e causate da persone ubriache alla guida. A tal proposito, proprio il procuratore della
Repubblica, Vincenzo Luzi, aveva deciso di iniziare ad usare il pugno di ferro,
sequestrando la patente di chi guidava ubriaco per evitare drammatiche
repliche. Un giro di vite deciso soprattutto perché succedeva spesso che chi si
vedeva ritirare la patente per appena 25 giorni a causa della guida in stato di
ebbrezza, capitava che ci ricascasse successivamente. Un senigalliese, addirittura, era stato trovato tre volte, a distanza
di qualche anno, ubriaco alla guida. La prima volta, in preda sempre ai fumi
dell’alcol, aveva addirittura investito ed ucciso una persona. Sempre
sabato notte, un’altra ragazza è finita con l’auto fuori strada. Soccorsa, è
stata trovata alla guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Anche per lei
inevitabile il ritiro della patente.
ALBERTO
BIGNAMI
IL GAZZETTINO (Treviso)
Pugni,
coltellate e sangue in piazza Pola Un giovane importuna due ragazzine e
aggredisce un quindicenne che le difende, ma resta ferito da un punteruolo. Massacrato di botte, per aver cercato di
prendere le difese di due sue coetanee, ha cercato di sottrarsi ai pugni e alle
gomitate afferrando un punteruolo, ferendo infine il suo aggressore. È accaduto
ieri sera in piazza Pola, ad un quindicenne di Povegliano. Una brutta storia, ancora al vaglio della
Polizia, maturata nel "cortile" del centro storico, solitamente
frequentato, all’imbrunire, da ragazzi e ragazze. Perché erano da poco
trascorse le 19, quando la piazzetta era ancora animata dal brusio scandito da
crocchi di adolescenti. Chissà di cosa discutevano le due ragazzine sedute su
una panchina: le solite questioni, cellulari che messaggiano a più non posso.
Fatti loro. Non certo di chi, improvvisamente, si è messo là davanti, bottiglia di birra in una mano, a
renderle inquiete, oltremodo. Perché anche una parola di troppo, uno sguardo di
troppo, incute ansia, se non paura vera e propria. Paura più che giustificata,
e raccolta da un amico delle due ragazzine. «Lasciale in pace...».Il coraggio
c’entra ad un certo punto, perché mai, quel ragazzo, avrebbe potuto immaginare
le conseguenze del suo ardire. Perché l’energumeno ha girato la sua attenzione
verso quell’adolescente, assai meno robusto e che non conosceva l’uso improprio
delle mani. Così, si è ritrovato quelle del molestatore sul suo collo, fra lo sguardo atterrito delle due
amichette e di tanti altri adolescenti rimasti paralizzati dalla violenza che
si è subito innescata. Il
quindicenne ha cercato di difendersi, inutilmente, perché è finito schiena al
selciato, sotto una raffica di pugni e gomitate da fare impressione - come
avrebbero raccontato quanti erano presenti alla scena - e da aprirgli uno
squarcio su un sopracciglio. Botte a più non posso, con gli amici ad urlare, a
gridare a quell’energumeno di smetterla, di finirla. Chissà come, chissà
perché, a terra c’era un punteruolo, di quelli usati nei cantieri, o nelle
falegnamerie, vecchio e coperto di ruggine. Il ragazzo lo ha visto, e lo ha
afferrato, riuscendo di scatto a sottrarsi alla furia dell’aggressore. E ha
tentato di tenerlo lontano, stringendo in un pugno quel rudimentale coltello.
Da far paura forse ad un coetaneo, non a chi si ritrovava di fronte. Perché l’adulto non si è intimorito, salvo
quando ha sentito la punta sul ventre, lacerargli pochi centimetri di pelle.
Così se ne è andato, sanguinante, mentre un carabiniere avvisava il Suem
che mandava in città una delle sue ambulanze. E, contemporaneamente, piombavano
in piazza Pola due Volanti. Che non avevano difficoltà a bloccare l’uomo,
ancora sanguinante, scortandolo fino al pronto soccorso. Gli agenti
individuavano anche il ragazzo che, ancora sotto choc, aveva iniziato a vagare
nella vicina via Barberia. In Questura, i poliziotti - che avevano
recuperato il punteruolo, privo di tracce di sangue - cercavano di ricostruire
i fatti. Identificando innanzitutto l’uomo, un trentenne pregiudicato, di
nazionalità italiana, ma che non era noto alle forze dell’ordine locali, in
quanto residente altrove, e che lasciava il pronto soccorso con un referto che
parlava di dieci giorni di prognosi, inferiore rispetto a quella rilasciata per
le ferite riportate dal ragazzo, che non tengono conto della sua paura.
Prognosi deboli, per poter agire d’ufficio e perseguire l’assalitore.
Eventualmente, se la vedranno gli
avvocati.
Giancarlo
D’Agostino
IL GAZZETTINO (Treviso)
«Abbiamo
provato a tirarlo via, ... «Abbiamo provato a tirarlo via, ma non ce la
facevamo, era alterato e più grosso di noi...». Sono ancora sconvolti da quanto
accaduto, gli amici del quindicenne aggredito da chi stava importunando due
ragazzine, in piazza Pola. Sono ancorta lì, mentre gli agenti delle Volanti
effettuano i primi accertamenti. «Si
vedeva che aveva bevuto, aveva una bottiglia in mano: tutto è accaduto
sotto i nostri occhi. Quel ragazzo ha cercato, con le dovute maniere, di dirgli
di lasciare stare le due ragazze. Ma ogni parola è stata inutile. Non lo ha
provocato, assolutamente, ma "quello" gli ha detto: "vuoi fare a
botte?" e gli messo le mani sul collo, e poi gli è saltato addosso,
scaraventandolo a terra». Il racconto si fa sempre più intenso, e chi parla è
stretto in gola da una comprensibile emozione: «Gli dava pugni e gomitate, e non potevamo fare nulla, i "grandi"
si sono guardati bene dall’intervenire». Fino a quando il ragazzo non ha
afferrato il punteruolo: «Lo aveva quello là - dicono riferendosi al trentenne
pregiudicato - e gli è caduto a terra: il nostro amico è riuscito a
raccoglierlo e a gridargli "stai indietro! stai indietro!", fino a
quando l’altro ha tentato di avvicinarlo, ed è in questo modo che è rimasto
ferito. Non l’avesse trovato, quel
punteruolo, sarebbe finito male, ci avrebbe rimesso la pelle». Impressionata per quanto avvenuto, anche una residente:
«Nessuno, qua attorno, ha avuto il
coraggio di intervenire: come se nulla stesse accadendo. Da vergognarsi!». G.D’A
IL GAZZETTINO (Belluno)
Il
giorno prima di essere stato arrestato… PONTE NELLE ALPI - Il giorno prima di essere stato arrestato per tentata rapina ai
danni della madre si era preso pure una denuncia per resistenza a pubblico
ufficiale e minaccia nonché per rifiuto di indicazione sulla propria
identità personale. Domenica pomeriggio una pattuglia della
Polizia di Stato è intervenuta in un’abitazione di Ponte nelle Alpi in quanto
un cittadino aveva poco prima segnalato delle urla provenire dall’appartamento
attiguo al suo. Giunti sul posto gli agenti avevano constatato
che un’anziana signora, in evidente
stato di agitazione e sanguinante ad un braccio, era stata poco prima percossa
dal proprio figlio al quale la stessa non aveva voluto cedere del denaro. L’uomo, che all’arrivo della pattuglia si era
già allontanato, aveva poco dopo fatto ritorno nell’abitazione della madre per
richiedere nuovamente del denaro. R.M. ha perfino
confermato agli agenti di essere stato proprio lui a picchiare l’anziana madre. Vista la pericolosità del soggetto e i
numerosi precedenti di polizia a suo carico gli agenti lo hanno arrestato
l’uomo. Ma già nel tardo pomeriggio di sabato 22 gli
agenti della Squadra Volante avevano avuto a che fare con lui quando lo stesso
R.M., in evidente stato di ubriachezza
aveva dato in escandescenze poiché la barista gli aveva negato la
somministrazione di altre bevande alcoliche.
IL MESSAGGERO
Serrarosa
di Colli di Serrapetrona, rosé fresco perfetto sulla “tartare” di FABIO
TURCHETTI Il
"vino erectus", nientepopodimeno: non si tratta di fantascienza a luci
rosse, ma del vino tratto da un vitigno "umanizzato", a detta del suo
creatore, presentato sabato scorso a Vinci (terra d’inventori, indubbiamente), nell’ambito di un convegno sull’eros e il
vino nella vita dell’uomo. Il riferimento sarebbe a meccanismi vitali
vegetali comparabili alla sessualità umana, per la crescita e lo sviluppo della
vite: ma durante l’incontro, organizzato fra gli altri dall’Università di
Firenze e dalla Cantina di Vinci, si è
fatto il punto anche su alcuni aspetti salutistici, oggi immancabili, fino
ad arrivare ad uno studio osservazionale
legato alla sessualità femminile nelle consumatrici del nettare di Bacco.
"Dove andremo a finire..." ebbe a dire qualcuno: in ogni caso, prima
di avventurarsi in degustazioni da Kamasutra, rimaniamo con i piedi ben saldi
in terra assaggiando un rosato delizioso, piacevolissimo. (*) Il Serrarosa 2006
di Colli di Serrapetrona (6,50 euro), da uve vernaccia nera, ricorda la rosa e
la viola, unite a ciliegia e frutti di bosco. In bocca è fresco, sapido, dalla
piena corrispondenza fra naso e palato. Su una bella tartare di tonno o di
ricciola sarà una chicca. (*) Nota: dove finisce la goliardia, e inizia
la scienza, è bene ricordare che il vino, a motivo della sua componente
alcolica, è nemico del sesso, tanto per l’uomo quanto per la donna.
IL GIORNALE DI VICENZA
INCONTRO.
Nell’aula magna dell’ospedale «Come
recuperare gli alcolizzati» È in
programma stasera, con inizio alle 20, nell’aula magna dell’ospedale S.
Bassiano, in via dei Lotti, una riunione organizzata dall’associazione
Alcolisti anonimi gruppo Rinascita che fa capo proprio al nosocomio cittadino
(telefono 339-8026083), aperta a tutti. I temi che verranno affrontati e discussi
saranno i seguenti: «Problemi correlati all’alcolismo» e «Metodo di recupero
adottato dagli alcolisti anonimi». Saranno ospiti e relatori alcuni medici
dell’Ulss 3 di Bassano, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze
politiche sociali. All’incontro porteranno la loro testimonianza
di vita vissuta con il problema dell’alcolismo alcolisti che sono riusciti ad
uscire dal tunnel della dipendenza, famigliari e figli che hanno diviso con i
genitori la piaga di questa malattia. È
proprio dal confronto con chi ha vissuto in prima persona il dramma
dell’etilismo che tanti alcolisti sono riusciti a vincere la battaglia contro
il «bicchiere» e a riconquistare fiducia nella vita e nelle persone più care. Il
problema dell’alcolismo, purtroppo, è molto vivo anche nella nostra città e
crea situazioni spesso difficili.
IL GAZZETTINO (Rovigo)
CRITICHE
ALL’INIZIATIVA Guarnieri:
«Spritz da Guinness? Una scelta irresponsabile» Chioggia (M.Biol.) L’ex sindaco e consigliere comunale
Fortunato Guarnieri critica aspramente la manifestazione organizzata da un
privato domenica prossima e patrocinata dal Comune di Chioggia, che mira a
preparare in Piazza Italia mille litri di spritz per conquistare il record
mondiale ed entrare così nel Guinness dei primati. Mi sembra una scelta
irresponsabile da parte dell’amministrazione spiega Guarnieri. Il Veneto e in particolare Chioggia in
questi ultimi anni ha visto una escalation dei tumori al fegato, di cirrosi
epatica e di tutti gli altri tipi di malattie legate al troppo bere. Questo
senza contare i tanti morti sulle strade causati da persone che siedono al
volante completamente ubriachi. Incentivare quindi una manifestazione che di
fatto farà bere ai giovani un numero imprecisato di spritz visti i tanti litri
che ne verranno preparati trovo sia poco educativo da parte di
un’amministrazione comunale e il fatto che a promuoverla, seppur mascherata
dietro beneficenza e uso di etilometri, siano gli assessori alla cultura e al
turismo sia quanto meno discutibile. Questi dovrebbero piuttosto dedicarsi
anziché ai mille litri di spritz, ai mille interventi culturali, ai mille
interventi turistici, alle mille iniziative di solidarietà che dovrebbero e
potrebbero fare come amministratori della città.
TRENTINO
Oggi
summit sulla punibilità delle rilevazioni senza etilometro Ebbrezza,
procura spaccata TRENTO.
E’ spaccata la procura in tema di guida in stato di ebbrezza. La frattura nasce
dopo l’emanazione del nuovo decreto legge che inasprisce le pene per chi si
mette al volante dopo aver bevuto. Qual è la materia del contendere? Secondo
una parte della procura, il nuovo decreto eliminerebbe di fatto la punibilità
per chi non subisce l’alcoltest ma solo la denuncia in seguito alla cosiddetta
verifica sintomatica (occhi lucidi, alito vinoso, ecc). Secondo alcuni pm, alla
luce della nuova normativa, questi casi non sarebbero punibili in quanto non è
possibile stabilire con esattezza il tasso di alcol nel sangue, misurazione
indispensabile per applicare le nuove sanzioni. Secondo un’altra parte della
procura, invece, il nuovo decreto salverebbe comunque la verifica sintomatica e
così ritiene anche il giudice Ancona che di recente ha condannato un
automobilista. Oggi in procura si terrà un summit per stabilire una linea
comune.
L’ADIGE
Chi
rifiuta il test potrebbe evitare la condanna. C’è anche la scappatoia per non
pagare Ebbrezza,
reato «fantasma» Pm
divisi sull’interpretazione della nuova legge L’ultimo
decreto legge che ha inasprito le pene per chi viene pizzicato a guidare
un’auto in stato di ebbrezza era stato presentato come un giro di vite. Peccato
che, come troppo spesso accade in Italia, la norma sia stata scritta male e
abbia messo nei guai sia magistratura che forze dell’ordine chiamate ad
applicarla. Insomma, il test dell’etilometro forse dovevano farlo a chi ha
scritto il testo di un decreto che lascia ampi spazi di impunità. Il problema
si pone per i casi in cui ci sia la sintomatologia classica della guida in
stato di ebbrezza (conducente con alito vinoso, pupille dilatate), ma poi il
guidatore rifiuti l’alcol test. In passato questo comportamento era penalmente
perseguibile, inoltre i sintomi erano sufficienti per portare ad una condanna
per guida in stato di ebbrezza. Il nuovo
decreto, invece, ha depenalizzato il rifiuto (introducendo invece sanzioni
amministrative molto pesanti), ma ha "dimenticato" di prevedere una
norma specifica per chi appare ebbro al volante pur in assenza dei risultati
del test. Questo significa che basta rifiutare l’etilometro (e pagare la
sanzione) per evitare la condanna? Forse. Alcuni pm ritengono che in caso
di rifiuto il procedimento per guida in stato di ebbrezza debba essere
archiviato, almeno finché rimarrà in vigore l’attuale decreto (ma ci si augura
che il 4 ottobre, in sede di conversione, la norma venga emendata e corretta).
Altri magistrati invece, cercando aiuto nelle norme del Codice della strada
sostenendo che la condanna è ancora possibile anche se più complicata da
motivare. Oggi in procura si terrà un vertice con il procuratore Stefano
Dragone per trovare una linea comune da applicare. Intanto pare che la legge abbia una falla che, forse, può consentire ai
furbi di farla franca: basta sottoporsi al primo alcoltest ma non al secondo
adducendo motivi di salute, così non si incorre nella sanzione per il rifiuto e
non si rende valida la misurazione perché la legge prevede due test consecutivi.
ASAPS.IT
Treviso,
fermato in stato di ebbrezza fa l’autostop mentre gli agenti lo denunciano a
piede libero “mi avevano contestato l’ebbrezza prima ancora di soffiare
nell’etilometro”: condannato (ASAPS) CASTELFRANCO VENETO (Treviso), 25
settembre 2007 – Chi lavora in pattuglia, è abituato a tutto: ai “lei non sa
chi sono io”, ai “guardi che ho bevuto solo una birra” ed alle tante “va beh,
ammetto di aver sbagliato ma non mi dia la multa”, come se gli agenti
disponessero di libero arbitrio nell’esercizio delle loro funzioni e non
dovessero poi rispondere delle proprie omissioni. Ma l’avventura vissuta a
Treviso dall’equipaggio di una pattuglia della Polizia Stradale, è
effettivamente singolare e merita di essere raccontata. È l’una e mezzo di una
notte d’ottobre, nel 2004. Nei pressi di Villarazzo, frazione del comune di
Castelfranco Veneto (Treviso), due agenti della Specialità stanno effettuando
controlli di routine quando, davanti a loro, un’auto sfreccia a tutta velocità. La inseguono e quando riescono a
bloccarla, decidono di sottoporre il conducente ad etilometro: l’odore di alcol
è fortissimo ed anche l’atteggiamento del “sospetto”, un 49enne di Noale
(Venezia), lascia intendere che la
serata doveva essere stata caratterizzata da una colossale bisboccia. Lui
però non ci sta: partono le offese, le ingiurie e le minacce. Niente di strano,
capita praticamente ogni giorno ed ogni notte, ma l’ebbro non si limita a
questo. Sul crocevia le auto rallentano, qualcuno si ferma a godersi lo
spettacolo ed è a questo punto che l’automobilista chiede un passaggio e se ne
va, lasciando auto, patente e verbali ai poliziotti increduli. Nei giorni
scorsi, il Tribunale di Treviso ha discusso il caso, condannando alla fine lo
“spiritoso” – e non è un eufemismo – a 10 giorni di arresto per guida in stato
di ebbrezza ed a risarcire gli agenti con 1.500 euro ciascuno per danni morali.
Le offese, visto che aveva deciso si andarsene, poteva anche risparmiarsele:
inutile il suo tentativo di addossare la colpa ai poliziotti, quando in aula ha
dichiarato che la contestazione dello stato di ebbrezza era avvenuta ancor
prima di ottenere la conferma dall’etilometro. L’articolo 186 prevede del resto
anche l’accertamento sintomatologico: alito vinoso (o alcolico), occhi lucidi
ed arrossati, difficoltà a mantenere l’equilibrio e ad articolare il
linguaggio. Tutti particolari rilevati ed annotati. (ASAPS)
DIRE
Niente
alcol agli under 16: "ricordate la legge" Ferrara.
Niente alcol agli under 16: "ricordate la legge" (DIRE) Ferrara, 25 set. - Il logo ha la forma
di un tappo di bottiglia e il disegno di un divieto, con un messaggio rivolto
ai più giovani: "Se hai meno di 16
anni non chiedere bevande alcoliche". È il cartello di "Zeroalcol
Menosedici", la campagna di comunicazione diffusa su tutta la provincia di
Ferrara per limitare l’uso degli alcolici tra i più giovani. Lo scopo è di far
rispettare la disposizione di legge che vieta la somministrazione di alcol ai
minori di 16 anni, troppo spesso trascurata, ma anche quello di far passare un
messaggio corale perché partecipato da enti pubblici e privati di tutto il
territorio. L’uso di
alcol tra gli adolescenti "è un problema sociale", afferma il
direttore di Promeco Alberto Tinarelli, illustrando l’iniziativa presa insieme
a tutti i Comuni della provincia, Usl, operatori di strada, forze dell’ordine,
Sert, Provincia, Ascom, Confesercenti, Silb, Confartigianato e Cna. Spetterà ai
sindaci inviare una lettera a tutti i gestori di locali pubblici, chiedendo
loro di rispettare le disposizioni di legge e di affiggere il cartello di
"Zeroalcol Menosedici", mentre le lettere raggiungeranno anche le
famiglie con figli tra gli 11 e i 16 anni e l’attività nelle scuole riguarderà
i ragazzi tra i 13 e i 15 anni. "Troppo spesso - dice il dirigente per la
Sicurezza del Comune di Ferrara Ivano Guidetti - ci si dimentica che i divieti hanno un senso, e ci sono abitudini che
soppiantano le normative repressive incluse nel codice". Si tratta allora non tanto di reprimere, ma di
"ragionare su come sostenere la posizione dei gestori di fronte a una
questione che sta prendendo corpo - dice Tinarelli -: A Ferrara si beve troppo". Lo dimostra, ad esempio, la ricerca
"Fiftheen" svolta da Promeco negli istituti superiori: tra i ragazzi
intervistati, il 74% ha bevuto birra, il 60,6% superalcolici. E il 32,8% si è
ubriacato almeno una volta.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Sulle
strade della Marca è sbronzo il 10 \% di chi guida (gd’a)
Tre ritiri della patente, e sempre per
lo stesso motivo: guidava con qualche bicchiere di troppo in corpo. Evidentemente
non c’è verso di farglielo capire, all’automobilista - un 32enne trevigiano -
che lo scorso week end è stato pizzicato per l’ennesima volta per guida in
stato di ebbrezza: 0,96 (ben oltre lo 0,50 consentito) la percentuale
rilevata, che colloca l’infrazione nella cosiddetta "seconda fascia",
ma che comunque censurabile stante la recidiva commessa dal 32enne, il cui
veicolo è stato sottoposto a fermo amministrativo. È uno dei ventisei casi registrati dalla Polizia stradale di Treviso,
durante i servizi di controllo della viabilità predisposti fra venerdì sera e
domenica notte sulle strade della Marca, e che hanno visto impegnate ben
cinquanta pattuglie. Ventisei denunce
per guida in stato di ebbrezza rappresentano una cifra che inquieta, se si
pensa che rappresenta oltre il dieci per cento delle persone sottoposte
all’esame dell’alcoltest: perché su 236 automobilisti, 25 dovranno vedersela
con la Giustizia. (*) Anche il 40enne che, in possesso di foglio rosa,
aveva già dimenticato come ci si deve comportare alla guida, essendo pure lui
"pescato" alticcio al volante; ergo, doppia denuncia: per la guida in
stato di ebbrezza e per le false attestazioni rese alla pattuglia, avendo
cercato di mascherare la propria identità, senza dimenticare che al suo fianco
avrebbe dovuto avere una persona patentata, che non c’era. I numeri dicono anche che i conducenti
sottoposti a controllo generico sono stati complessivamente 740, mentre quattro
veicoli sono stati sottoposti a fermo amministrativo: oltre al caso del
trevigiano alticcio, da annotare anche quello di un extracomunitario che
viaggiava privo di assicurazione, in quanto il tagliando era stato
pacchianamente contraffatto. I punti ritirati sono stati 473, molti per il
mancato utilizzo delle cinture (26 le multe elevate). Sedici gli incidenti
rilevati, con 17 feriti. In tema di velocità, 48 le foto scattate. (*) Nota: la buona, buonissima notizia è che
in 3 giorni, in una sola provincia, 236 automobilisti sono stati sottoposti ad
alcoltest. Se tutta Italia tenesse questa media - per tutto l’anno – potremo
finalmente avvicinare i milioni di controlli che fa la Francia. Con i risultati in termine di prevenzione che
la Francia ha dimostrato si possono ottenere.
L’ADIGE
Pergine,
denunciato operaio trentenne. Servizio mirato dei carabinieri contro gli
incidenti e le «spaccate» Guidava
brillo con la patente revocata due anni fa Brillo,
era uscito di strada con l’auto a Zivignago. Quando i carabinieri gli hanno
chiesto la patente non hanno ottenuto risposta: il documento non c’era e non
per una dimenticanza del conducente. La patente, come risultava da un controllo
approfondito, gli era stata revocata a dicembre del 2005. Per l’automobilista,
un operaio 29enne di Pergine, i guai sono appena iniziati: innanzitutto c’è la
denuncia per guida in stato d’ebbrezza (i sintomi era chiari, secondo i
militari che hanno proceduto con l’accertamento) poi il giovane dovrà pure
aprire il portafoglio. Il controllo avvenuto sabato sera a Zivignago fa parte
di un servizio mirato dei carabinieri della compagnia di Borgo contro gli
incidenti e le «spaccate» notturne. In sei giorni sono state denunciate ben
otto persone, fra cui alcuni giovani trovati ubriachi al volante, e soprattutto
non si sono verificati raid. Due patenti sono state ritirate per la velocità,
mentre fra gli automobilisti denunciati per guida in stato d’ebbrezza ci sono
un macedone fermato alle tre di sabato con un tasso alcolico doppio rispetto al
limite ed un operaio di Trento di 17 anni «pizzicato» a Pergine. Fra sabato e domenica
è stato denunciato un 25enne di Bor
Mercoledì, 26 Settembre 2007
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