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Rassegna stampa Alcol e guida del 25 settembre 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

Nota: al seguente link http://digilander.libero.it/MassimilianoGentile/festabirraceltica.jpg potete vedere l’immagine del manifesto che promuove una Festa della Birra Celtica, promettendo “birra gratis”.
Siete tutti invitati a scrivere la vostra opinione in merito al Comune di Calco http://www.comune.calco.lc.it/scrivi.jhtml , a LA PROVINCIA DI LECCO letterelecco@laprovincia.it , oltre che ai soliti recapiti di Alessandro e Roberto per la pubblicazione in rassegna.
Potete scrivere anche a Massimiliano Gentile, che ci ha segnalato l’iniziativa mgentile_gm@libero.it , il cui intervento in merito è riportato a fine rassegna.


TGCOM

Finlandia,alcol causa prima omicidi
Lo riporta uno studio statistico
La causa primaria degli omicidi in Finlandia è riconducibile all’abuso di alcol. E’ quanto emerge da una serie di statistiche pubblicate a Helsinki dall’Istituto nazionale di ricerca sulle politiche criminali. Secondo i nuovi dati anche l’emarginazione sociale ha una sua incidenza su un trend lievemente in calo che nel 2006 ha registrato 111 omicidi a fronte di una media di 130 casi nel corso dell’ultimo decennio.
Stando all’Istituto, nell’80 per cento dei casi gli omicidi sono opera di persone spesso emarginate in preda agli effetti dell’alcol. Dalle statistiche emerge anche che solo il 15 per cento dei delitti del 2006 sono stati commessi utilizzando armi da fuoco nonostante la Finlandia venga al terzo posto dopo Usa e Yemen nella graduatoria mondiale delle armi rapportate al numero di abitanti.


DROGHE.ADUC.IT

60% morti ammazzati sotto l’influenza di droghe o alcol
Australia. Ricerca: 60% morti ammazzati era sotto l’influenza di droghe o alcol

Quasi due terzi delle vittime di omicidi in Australia, e il 60% di quelli che rimangono uccisi in una zuffa, sono sotto l’influenza di alcool o di altre droghe al momento della morte. Lo rivela uno studio del Centro nazionale di ricerche su droga e alcool dell’universita’ del Nuovo Galles del sud, che ha esaminato le autopsie di 485 vittime di omicidi in un arco di 10 anni.
Secondo l’autore dello studio, Prof. Shane Darke, chi e’ in stato di ubriachezza o ha assunto droghe ha un rischio assai piu’ alto di essere ucciso perche’ reagisce in maniera differente a situazioni di pericolo. ’Le cose che accadono quando si e’ sotto l’effetto di alcool o di droghe di solito non accadono quando si e’ sobri. Le persone dicono cose che normalmente non direbbero, o si offendono, o interpretano male qualcosa e scoppia una zuffa, e qualcuno finisce morto’, ha detto. ’La grande tragedia e’ che le stesse persone probabilmente sarebbero vive se in quelle circostanze fossero state sobrie’.
Lo studio rivela che il 68% degli uomini vittime di omicidi, al momento della morte avevano nel sangue una sostanza come alcool, cannabis, eroina, cocaina o benzodiazepine: il 46% risultava positivo all’alcool, il 24% alla cannabis e il 10% a stimolanti. ’Queste cifre sono stratosferiche rispetto al resto della popolazione’, ha detto Darke alla radio Abc. ’Solo il 9% circa della popolazione beve quotidianamente e il 2% usa cannabis ogni giorno, ma in queste statistiche le proporzioni sono enormi’.
Sempre secondo la ricerca, coloro che muoiono in seguito a una rissa hanno una maggior probabilita’ di avere alcool o cannabis nell’organismo, mentre l’eroina e le metanfetamine, che sono legate ad ambienti particolarmente violenti. sono prevalenti in chi muore da ferite di arma da fuoco. Quasi la meta’ delle vittime di violenza domestica hanno alcool nel sangue, mentre per il 29% sono risultate positive a droghe illecite, e in particolare il 27% alla cannabis. ’Di solito una coppia comincia a bere in casa e litiga. Hanno accesso a coltelli in cucina e qualcuno ci lascia la pelle’, ha detto il prof. Darke.


L’ADIGE

L’uomo ha poi cercato di ferire i carabinieri con una bottiglia rotta
Ubriaco picchia a sangue la moglie 
L’alcol, spesso, è davvero una brutta bestia. Ci sono persone che quando bevono si trasformano e diventano violente all’inverosimile. È quanto è capitato ad un cittadino polacco di 32 anni residente ad Ala che nella tarda serata di domenica, a causa delle eccessive libagioni, ha assunto le sembianze di un mostro. L’uomo, infatti, rincasato completamente ubriaco ha cominciato a picchiare la moglie. Le botte, tra l’altro, in quella casa sarebbero una consuetudine quando il marito beve. La donna, ferita e terrorizzata, è comunque riuscita a telefonare al «112» riuscendo a far arrivare ad Ala una pattuglia del nucleo radiomobile dei carabinieri. Quando i militari sono riusciti a farsi aprire la porta dell’appartamento dalla moglie, il marito, ancora fuori di sé e intenzionato a menare le mani, ha cercato di fuggire aiutandosi con una bottiglia di vetro rotta e cercando di ferire i carabinieri che volevano bloccarlo. Dopo una breve colluttazione, però, il cittadino polacco è stato immobilizzato e arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. La donna è stata invece medicata al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Carmine.


TRENTINO

Violentata alla fermata del bus 
Vittima una studentessa. In carcere slovacco di 34 anni 
La ragazza, che era con una amica, è stata salvata dai poliziotti della squadra volante 

TRENTO. Uno slovacco di 34 anni, Ladisslav Pis è stato arrestato per abuso sessuale, l’altro pomeriggio, da una pattuglia della squadra volante della Polizia che ha raccolto il grido d’aiuto di una studentessa di diciotto anni, che si trovava in via Pozzo alla fermata dell’autobus in compagnia di un’amica. Brutalmente ed improvvisamente l’uomo si è accanito sulla sua vittima, che non aveva mai visto in precedenza, e che certo non si aspettava una tale aggressione.
L’uomo dopo gli accertamenti di rito è stato trasferito in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ora rischia di pagare caro il suo gesto anche nell’eventualità che decida di patteggiare la pena. Codice alla mano, infatti, l’abuso sessuale prevede sino ad un massimo di dieci anni di reclusione.
Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, l’altro pomeriggio, l’uomo tutt’altro che sobrio si sarebbe avventato su una studentessa diciottenne, che stava aspettando l’autobus con un’amica in via Pozzo, nei pressi della stazione ferroviaria.
Impossibile capire che cosa abbia scatenato questa reazione. Quel che è certo è che l’uomo si è avvicinato da dietro alla ragazza ed ha infilato le mani dentro i pantaloni lasciandola impietrita. La ragazza si è messa ad urlare, naturalmente impaurita, mentre cercava di svincolarsi. Intanto l’amica ha subito avvertito la centrale operativa del «113», che ha girato la chiamata sulla squadra volante più vicina. Che in un baleno è arrivata in via Pozzo, interrompendo l’episodio di violenza ed arrestando l’uomo che appariva in stato di alterazione alcolica. Tra l’altro l’uomo, ora ospite del carcere di via Pilati, dovrà rispondere anche del reato di ingiurie, oltre a quello di violenza sessuale, per le pesantissime espressioni usate nei confronti della studentessa.


FAMIGLIA CRISTIANA

GIOVANI
SULLE STRADE DEL NORD ITALIA, TRA DISCOTECHE E BIRRERIE
NOTTI DA SBALLO

«Sono orgoglioso di essere ubriaco, non ho paura di morire in macchina. La vita durante la settimana fa schifo, volete toglierci anche la birra e il divertimento?».
Una pizza e una birra media. Sono le ore 22 di un venerdì. Siamo in una pizzeria di Bergamo. Con noi abbiamo un centinaio di test alcolemici che ci ha messi a disposizione la società Contralco, usati dalla polizia stradale. Dopo cena, lasciamo passare un quarto d’ora e poi eseguiamo il test su noi stessi. Si soffia in un palloncino e si osserva il beccuccio diventare verde: se supera il livello di 0,5 g/litro, non possiamo metterci alla guida.
Basta una birra media (660 ml) da 4,5 gradi per rischiare di superare il limite. La nostra birra aveva una gradazione di poco superiore (5 gradi) e in effetti il test ci dice che siamo appena sotto il limite (in ogni caso stasera non saremo noi a guidare). Lasciamo la pizzeria e andiamo a Casirate d’Adda, dov’è in corso un’affollatissima festa della birra. Molti giovani escono con un boccale vuoto da un litro in mano. Cerchiamo di avvicinare qualche ragazza all’uscita.
Secondo le ultime statistiche sono sempre più numerose le donne scoperte ubriache durante i controlli. Rita, 29 anni, accetta di sottoporsi al test: dice di aver bevuto mezzo boccale, più che sufficiente però per superare, anche se di poco, il limite di 0,5. Molto probabilmente dipende dal fatto che le donne hanno una capacità di assorbimento dell’alcol inferiore agli uomini. «È ancora presto, andremo in qualche locale e berremo un’altra birra», aggiunge Rita, «tanto, io stasera non guido. E comunque penso che anche se ne bevi un litro non sei "fuori"». Ripetiamo il test su altri ragazzi e ragazze: quasi tutti sono molto vicini o oltre il limite e si mostrano stupiti. «Io mi sento benissimo», dice Luca, 19 anni. Mario invece racconta che l’anno scorso suo cugino, mentre era in auto con lui, è stato fermato dai carabinieri. Quella sera aveva bevuto cinque birre e un cocktail. «Dopo il test, gli hanno ritirato la patente per due settimane, ha preso una multa di 950 euro e ha dovuto frequentare due incontri con l’associazione degli Alcolisti anonimi. Poche settimane fa ha dovuto fare anche un esame al fegato per verificare se era recidivo. Mi ha detto che adesso quando guida non beve più».

L’uomo con due boccali
All’uscita arriva ora un uomo dall’aria molto allegra: è qui con la moglie, la figlia e alcuni amici. In mano ha due boccali. Risponde sprezzante alla nostra richiesta di sottoporsi al test. «Che senso ha farlo? Questa è una festa della birra. Si viene qui per bere». E quando si metterà alla guida? «Io l’alcol lo reggo benissimo, non sono mica un ragazzino». Sospendiamo i test ed entriamo nel tendone. Notiamo un gruppo di ragazzi attorno a un apparecchio. Sembra un videogioco, ma è un test simile al nostro: pagando 50 centesimi si soffia in un tubicino e su un display appare la concentrazione alcolemica. Un segno di sensibilità da parte degli organizzatori.
«Il test? Lo facciamo solo per gioco»
Ma basta un’occhiata per avere fortissimi dubbi sulla sua attendibilità. Due ragazzi che dicono di aver bevuto due boccali di birra a testa si sottopongono al test: il primo fa registrare 0,32 g/litro, mentre il secondo appena 0,39 g/l. Potrebbe quindi tranquillamente mettersi a guidare. «È tutto sballato», aggiunge un altro, «molti di noi lo sanno e lo fanno solo per gioco».
Avviciniamo una coppia di carabinieri che gira tra i tavoli. «Il test che c’è all’uscita non ha alcun valore, ma anche quelli che usiamo noi con il palloncino non sono sempre affidabili, tanto che spesso portiamo i ragazzi in ospedale per sottoporli agli esami del sangue. Gli etilometri elettronici sono molto più precisi».
Decidiamo quindi di contattare Giansandro Caldara, presidente dell’associazione Polizia locale della provincia di Bergamo, e Luigi Marchesi, comandante della Polizia locale di Pedrengo e di darci appuntamento a venerdì prossimo con un etilometro. Questa volta ci troviamo nel parcheggio del ristorante-pizzeria "Maialvino", lungo la strada fra Treviglio e Caravaggio, dove a luglio tre ragazzi tra i 16 e i 26 anni sono morti schiantandosi con la loro auto contro un platano.
«Il giornale ha pubblicato la foto del "Maialvino"», dice Christian, il responsabile del locale, «ma io avevo visto quei ragazzi sbronzi e non gli avevo dato da bere. Il problema è che chi viene qui, di solito è già stato in qualche altro locale e quando va via andrà in un altro ancora. Al ritorno a casa sono tutti ubriachi fradici». I due ufficiali, in borghese, predispongono l’etilometro e in pochi minuti, attorno a noi, si crea una folla di ragazzi incuriositi che vogliono fare il test. La scena è identica a quella della scorsa settimana. Quasi tutti superano il limite di 0,5 g/l, si mostrano stupiti e assicurano che d’ora in poi faranno più attenzione.
All’improvviso, sentiamo un gran botto. Un’auto, facendo marcia indietro, ne ha tamponato un’altra. Scende un ragazzo e per farsi perdonare si sottopone al test. Dice di aver bevuto una bottiglia di champagne insieme con sei amici. Il display segna 1,12 g/l, il che significa, in caso di controllo, almeno 800 euro di multa, ritiro della patente per sei mesi e arresto fino a tre mesi. Si avvicinano poi due ragazzi con un bicchiere pieno di limoncello. Uno di loro, Luca, 23 anni, dice con aria spavalda: «Ne ho bevuti cinque, più altri bicchierini di vodka. Sono già stato in tre locali, in due mi hanno buttato fuori». Fa il test e il display segna il massimo: 3,61 g/l. «Sono orgoglioso del record, non ho paura di morire in macchina, al massimo di tumore. La vita durante la settimana fa schifo, volete toglierci anche questo divertimento?».

«I genitori facciano i genitori»
Il comandante Caldara scuote la testa: «Sono sempre di più quelli che la pensano così. La sbronza è un valore, ti fa sentire grande e accettato dagli altri. E la birra ormai si trova ovunque: anche in alcuni oratori, durante le feste, te la danno. Il guaio è che l’età di chi beve si abbassa sempre di più. Ho visto ragazzini di 12-13 anni scolarsi bottiglie intere di vino. Ma se provo a dire alle loro madri che i figli frequentano brutte compagnie, molto spesso mi rispondono: "Come si permette? Mio figlio è un bravissimo ragazzo". Leggi più severe, controlli: è tutto inutile finché i genitori non torneranno a fare i genitori».
Un’ultima annotazione: in due serate abbiamo macinato centinaia di chilometri sull’autostrada e sulle statali tra Milano e Bergamo. Ma non abbiamo visto nemmeno un posto di blocco
.

Eugenio Arcidiacono
(ha collaborato Giuseppe Lupi)


 FAMIGLIA CRISTIANA

«UN DICIOTTENNE SU DUE MUORE COSÌ»
«Gli americani hanno avuto 3.200 morti in 4 anni di guerra: gli stessi morti che abbiamo avuto noi nelle stragi del sabato sera. Ogni due diciottenni che muoiono, uno muore in un incidente stradale. Eppure nel nostro Paese non c’è la volontà di fermare questa carneficina».
Parla chiaro l’ex ministro dell’Udc Carlo Giovanardi, da sempre in prima fila in quella che per lui è una vera guerra.

Cosa si sta facendo per contrastare queste stragi?
«Nulla, assolutamente nulla. Tre anni fa, quando ero ministro, ho presentato un disegno di legge in cui era previsto lo stop alla vendita di alcolici tra le ore 2 e le 6 del mattino e lo stop alla musica nei locali da ballo alle 4. Alle 3 si doveva abbassare il volume. Me l’hanno bocciato per pochi voti. Avevo tutto il Centrosinistra contro. E poi c’è una lobby trasversale, che non vuole sentire ragioni».
Troppi interessi in gioco, sulla pelle dei giovani?
«Certo, i locali vogliono continuare a vendere alcolici, perché ci guadagnano troppo. E il sindacato dei discotecari, il Silb, è potentissimo, ha sempre impedito qualunque iniziativa seria. Anche la proposta di designare il guidatore che non beve non serve. Quando devi stare "su di giri" da mezzanotte alle sei del mattino, per forza ti viene il colpo di sonno. E poi gira droga, perché hai bisogno di metterti in mostra, di tenerti su».
In aprile aveva organizzato la notte "a mortalità zero". Com’è andata?
«Ci ha aiutato anche Fiorello. Doveva essere una notte in cui tutti andavano a divertirsi in bici o coi mezzi pubblici, senza auto, per dimostrare che si può passare una serata senza morire. Per tutta risposta il Silb ha minacciato di citarci in giudizio per mancato guadagno. Quando abbiamo lanciato lo spot "Accorcia la notte, allunga la vita" loro hanno risposto con la campagna "Allunga la notte".
Col nuovo Governo è previsto qualcosa di più concreto?
«Nei nuovi provvedimenti del Codice della strada avevamo previsto un emendamento che proibiva la vendita di alcolici dalle due alle sei. Incredibilmente, in Senato ce l’hanno bocciato».

Simonetta Pagnotti


TRENTINO

Alcol ai minori, giro di vite del Comune 
Controlli nei supermercati. Happy hour, al via la campagna educativa 
Il sindaco: «Ci preoccupa il consumo di superalcolici Potenzieremo la vigilanza»  

di Chiara Bert 
TRENTO. «Se facciamo meno rumore possiamo divertirci più a lungo». Il Comune affronta il problema happy hour e lancia una campagna rivolta ai giovani. «Va trovato un equilibrio tra diritto al divertimento e diritti dei residenti», avverte il sindaco. Ma l’amministrazione pensa anche a una maggiore vigilanza sulla vendita di alcolici ai minori, soprattutto nei supermercati: «Il fenomeno ci preoccupa - spiega Pacher - molti gestori dei locali ci dicono che i ragazzini arrivano nei locali zeppi di superalcolici già acquistati in negozio».
L’azione sarà dunque su due fronti: da un lato la sensibilizzazione dei giovani per garantire una pacifica convivenza con gli abitanti del centro storico, dall’altra la stretta sulla vendita di alcolici. Intervento quest’ultimo decisamente più complicato. «Stiamo ancora studiando la normativa», ha spiegato ieri il sindaco durante la conferenza stampa post giunta. «Non ci sono grandi margini in cui muoversi, il divieto di vendita di alcol ai minori di 16 anni esiste già, il problema è che spesso viene aggirato».
Impensabile, prosegue Pacher, che le cassiere chiedano la carta d’identità ogni volta che hanno un dubbio sull’età dell’acquirente, magari mentre c’è la coda al supermercato. Il problema però preoccupa, anche perché il consumo di superalcolici si sta diffondendo tra i ragazzini soprattutto tra le ragazze. «L’obiettivo è trovare forme di vigilanza più attenta che scoraggino la vendita», conclude il sindaco.
Il fenomeno degli happy hour, con annesso abuso di alcol, è tornato in primo piano nelle ultime settimane: una nuova protesta dei residenti di via Mazzini e dintorni alle prese con gli appuntamenti serali (con birra a basso costo) del bar Fiorentina. Occasioni che diventano veri e propri assembramenti con decine e decine di giovani sulla strada e nella vicina piazza d’Arogno. Ma il problema si pone per tutti i pub del centro storico, che ciclicamente finiscono nel mirino di chi vive nelle vicinanze e deve fare i conti con musica e vociare di persone fino a tarda notte e con lo spettacolo poco edificante sulle strade all’indomani degli happy hour.
Così i residenti sono tornati all’attacco con una raccolta firme per ottenere ascolto dal Comune. «Non sono problemi che si risolvono manu militari, con chiusure generalizzate dei locali - chiarisce Pacher - puntiamo piuttosto sul controllo tra pari, crediamo che la maggioranza dei ragazzi che si comporta bene possa condizionare positivamente la minoranza di maleducati. Va trovato un punto di equilibrio tra l’offerta di divertimento di una città universitaria com’è Trento e il diritto alla qualità della vita dei residenti, e questo equilibrio sta nei comportamenti».
Ecco allora la scelta di una campagna educativa (con la collaborazione di Radio Dolomiti). «Meno volume, più a lungo» è lo slogan scelto. «Abbassare il volume di voce e musica e comportarsi in modo civile aiuta a vivere di più la notte». La campagna partirà nei prossimi giorni con manifesti appesi nei locali pubblici, nelle scuole e nelle facoltà universitarie e con spot trasmessi alla radio.


CORRIERE ADRIATICO

Giovane si schianta con la Mercedes vicino Porta Pia.
L’etilometro ha rivelato una presenza di alcol sei volte superiore ai limiti di legge
Alza il gomito e finisce fuori strada, barman denunciato

ANCONA – Perde il controllo dell’auto mentre affronta la curva di largo Caduti del mare, all’altezza di Porta Pia, e si schianta distruggendo l’auto e procurandosi delle brutte ferite al viso. E’ accaduto nella notte tra sabato e domenica, alle ore 3.40. Coinvolto un barman 35enne anconetano che si trovava alla guida di una Mercedes e che si era messo al volante del tutto ubriaco. Gli agenti della polizia stradale intervenuti successivamente per effettuare i rilievi di legge, dopo aver soccorso l’anconetano, lo hanno infatti sottoposto alla prova alcolimetrica dalla quale è emerso un risultato a dir poco da record: un tasso etilico di 2,95, sei volte superiore rispetto al limite consentito dalla legge.
Il 35enne, che procedeva in direzione stazione, a causa dello stato di ubriachezza e dell’eccessiva velocità all’altezza di Porta Pia ha sbandato girandosi così di 180 gradi. L’auto era completamente distrutta poiché aveva colpito a tutta velocità il cordolo del marciapiede per poi schizzare nuovamente in mezzo alla carreggiata. Il barista alla guida della vettura si è ferito al viso. Probabilmente il colpo violento che aveva avuto con l’airbag gli aveva procurato una rottura alla cartilagine del naso. Ferite che il 35enne si è fatto medicare al pronto soccorso di Torrette.
Gli agenti della polizia stradale gli hanno contestato la guida in stato di ebbrezza e l’eccesso di velocità. Risultato: patente sospesa per un anno. Una misura dovuta se si pensa inoltre che a quell’ora, nonostante fosse molto tardi, erano tanti i giovani che si trovavano per le strade della città di ritorno dalla notte trascorsa nei locali o in discoteca. Diverse infatti le persone che hanno notato lo schianto e lo stesso ragazzo sanguinante in viso. L’auto è stata poi rimossa dalla sede stradale dopo circa un’ora e l’asfalto è stato ripulito dai pezzi della vettura sparsi in strada.
Chissà dunque che lo stesso barista non si sia ubriacato nello stesso suo locale, magari bevendo insieme ai suoi clienti ma sperando di non averli mandati a casa, anche loro, alticci
. Un incidente che per fortuna non ha avuto ulteriori persone coinvolte e che, tutto sommato, ha avuto conseguenze spaventose ma senza feriti gravi. E probabilmente si tratta solo di un caso se si pensa a tutte le tragedie contate solo quest’estate e causate da persone ubriache alla guida.
A tal proposito, proprio il procuratore della Repubblica, Vincenzo Luzi, aveva deciso di iniziare ad usare il pugno di ferro, sequestrando la patente di chi guidava ubriaco per evitare drammatiche repliche. Un giro di vite deciso soprattutto perché succedeva spesso che chi si vedeva ritirare la patente per appena 25 giorni a causa della guida in stato di ebbrezza, capitava che ci ricascasse successivamente. Un senigalliese, addirittura, era stato trovato tre volte, a distanza di qualche anno, ubriaco alla guida. La prima volta, in preda sempre ai fumi dell’alcol, aveva addirittura investito ed ucciso una persona. Sempre sabato notte, un’altra ragazza è finita con l’auto fuori strada. Soccorsa, è stata trovata alla guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Anche per lei inevitabile il ritiro della patente.

ALBERTO BIGNAMI


IL GAZZETTINO (Treviso)

Pugni, coltellate e sangue in piazza Pola 
Un giovane importuna due ragazzine e aggredisce un quindicenne che le difende, ma resta ferito da un punteruolo.
Massacrato di botte, per aver cercato di prendere le difese di due sue coetanee, ha cercato di sottrarsi ai pugni e alle gomitate afferrando un punteruolo, ferendo infine il suo aggressore. È accaduto ieri sera in piazza Pola, ad un quindicenne di Povegliano.
Una brutta storia, ancora al vaglio della Polizia, maturata nel "cortile" del centro storico, solitamente frequentato, all’imbrunire, da ragazzi e ragazze. Perché erano da poco trascorse le 19, quando la piazzetta era ancora animata dal brusio scandito da crocchi di adolescenti. Chissà di cosa discutevano le due ragazzine sedute su una panchina: le solite questioni, cellulari che messaggiano a più non posso. Fatti loro. Non certo di chi, improvvisamente, si è messo là davanti, bottiglia di birra in una mano, a renderle inquiete, oltremodo. Perché anche una parola di troppo, uno sguardo di troppo, incute ansia, se non paura vera e propria. Paura più che giustificata, e raccolta da un amico delle due ragazzine. «Lasciale in pace...».Il coraggio c’entra ad un certo punto, perché mai, quel ragazzo, avrebbe potuto immaginare le conseguenze del suo ardire. Perché l’energumeno ha girato la sua attenzione verso quell’adolescente, assai meno robusto e che non conosceva l’uso improprio delle mani. Così, si è ritrovato quelle del molestatore sul suo collo, fra lo sguardo atterrito delle due amichette e di tanti altri adolescenti rimasti paralizzati dalla violenza che si è subito innescata. Il quindicenne ha cercato di difendersi, inutilmente, perché è finito schiena al selciato, sotto una raffica di pugni e gomitate da fare impressione - come avrebbero raccontato quanti erano presenti alla scena - e da aprirgli uno squarcio su un sopracciglio. Botte a più non posso, con gli amici ad urlare, a gridare a quell’energumeno di smetterla, di finirla. Chissà come, chissà perché, a terra c’era un punteruolo, di quelli usati nei cantieri, o nelle falegnamerie, vecchio e coperto di ruggine. Il ragazzo lo ha visto, e lo ha afferrato, riuscendo di scatto a sottrarsi alla furia dell’aggressore. E ha tentato di tenerlo lontano, stringendo in un pugno quel rudimentale coltello. Da far paura forse ad un coetaneo, non a chi si ritrovava di fronte. Perché l’adulto non si è intimorito, salvo quando ha sentito la punta sul ventre, lacerargli pochi centimetri di pelle. Così se ne è andato, sanguinante, mentre un carabiniere avvisava il Suem che mandava in città una delle sue ambulanze. E, contemporaneamente, piombavano in piazza Pola due Volanti. Che non avevano difficoltà a bloccare l’uomo, ancora sanguinante, scortandolo fino al pronto soccorso. Gli agenti individuavano anche il ragazzo che, ancora sotto choc, aveva iniziato a vagare nella vicina via Barberia.
In Questura, i poliziotti - che avevano recuperato il punteruolo, privo di tracce di sangue - cercavano di ricostruire i fatti. Identificando innanzitutto l’uomo, un trentenne pregiudicato, di nazionalità italiana, ma che non era noto alle forze dell’ordine locali, in quanto residente altrove, e che lasciava il pronto soccorso con un referto che parlava di dieci giorni di prognosi, inferiore rispetto a quella rilasciata per le ferite riportate dal ragazzo, che non tengono conto della sua paura. Prognosi deboli, per poter agire d’ufficio e perseguire l’assalitore. Eventualmente, se la vedranno gli avvocati.

Giancarlo D’Agostino


IL GAZZETTINO (Treviso)

«Abbiamo provato a tirarlo via, ...
«Abbiamo provato a tirarlo via, ma non ce la facevamo, era alterato e più grosso di noi...». Sono ancora sconvolti da quanto accaduto, gli amici del quindicenne aggredito da chi stava importunando due ragazzine, in piazza Pola. Sono ancorta lì, mentre gli agenti delle Volanti effettuano i primi accertamenti.
«Si vedeva che aveva bevuto, aveva una bottiglia in mano: tutto è accaduto sotto i nostri occhi. Quel ragazzo ha cercato, con le dovute maniere, di dirgli di lasciare stare le due ragazze. Ma ogni parola è stata inutile. Non lo ha provocato, assolutamente, ma "quello" gli ha detto: "vuoi fare a botte?" e gli messo le mani sul collo, e poi gli è saltato addosso, scaraventandolo a terra». Il racconto si fa sempre più intenso, e chi parla è stretto in gola da una comprensibile emozione: «Gli dava pugni e gomitate, e non potevamo fare nulla, i "grandi" si sono guardati bene dall’intervenire». Fino a quando il ragazzo non ha afferrato il punteruolo: «Lo aveva quello là - dicono riferendosi al trentenne pregiudicato - e gli è caduto a terra: il nostro amico è riuscito a raccoglierlo e a gridargli "stai indietro! stai indietro!", fino a quando l’altro ha tentato di avvicinarlo, ed è in questo modo che è rimasto ferito. Non l’avesse trovato, quel punteruolo, sarebbe finito male, ci avrebbe rimesso la pelle».
Impressionata per quanto avvenuto, anche una residente: «Nessuno, qua attorno, ha avuto il coraggio di intervenire: come se nulla stesse accadendo. Da vergognarsi!».
G.D’A


IL GAZZETTINO (Belluno)

Il giorno prima di essere stato arrestato…
PONTE NELLE ALPI - Il giorno prima di essere stato arrestato per tentata rapina ai danni della madre si era preso pure una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e minaccia nonché per rifiuto di indicazione sulla propria identità personale.
Domenica pomeriggio una pattuglia della Polizia di Stato è intervenuta in un’abitazione di Ponte nelle Alpi in quanto un cittadino aveva poco prima segnalato delle urla provenire dall’appartamento attiguo al suo.
Giunti sul posto gli agenti avevano constatato che un’anziana signora, in evidente stato di agitazione e sanguinante ad un braccio, era stata poco prima percossa dal proprio figlio al quale la stessa non aveva voluto cedere del denaro.
L’uomo, che all’arrivo della pattuglia si era già allontanato, aveva poco dopo fatto ritorno nell’abitazione della madre per richiedere nuovamente del denaro.
R.M. ha perfino confermato agli agenti di essere stato proprio lui a picchiare l’anziana madre.
Vista la pericolosità del soggetto e i numerosi precedenti di polizia a suo carico gli agenti lo hanno arrestato l’uomo.
Ma già nel tardo pomeriggio di sabato 22 gli agenti della Squadra Volante avevano avuto a che fare con lui quando lo stesso R.M., in evidente stato di ubriachezza aveva dato in escandescenze poiché la barista gli aveva negato la somministrazione di altre bevande alcoliche.


IL MESSAGGERO

Serrarosa di Colli di Serrapetrona, rosé fresco perfetto sulla “tartare”
di FABIO TURCHETTI
Il "vino erectus", nientepopodimeno: non si tratta di fantascienza a luci rosse, ma del vino tratto da un vitigno "umanizzato", a detta del suo creatore, presentato sabato scorso a Vinci (terra d’inventori, indubbiamente), nell’ambito di un convegno sull’eros e il vino nella vita dell’uomo. Il riferimento sarebbe a meccanismi vitali vegetali comparabili alla sessualità umana, per la crescita e lo sviluppo della vite: ma durante l’incontro, organizzato fra gli altri dall’Università di Firenze e dalla Cantina di Vinci, si è fatto il punto anche su alcuni aspetti salutistici, oggi immancabili, fino ad arrivare ad uno studio osservazionale legato alla sessualità femminile nelle consumatrici del nettare di Bacco. "Dove andremo a finire..." ebbe a dire qualcuno: in ogni caso, prima di avventurarsi in degustazioni da Kamasutra, rimaniamo con i piedi ben saldi in terra assaggiando un rosato delizioso, piacevolissimo. (*) Il Serrarosa 2006 di Colli di Serrapetrona (6,50 euro), da uve vernaccia nera, ricorda la rosa e la viola, unite a ciliegia e frutti di bosco. In bocca è fresco, sapido, dalla piena corrispondenza fra naso e palato. Su una bella tartare di tonno o di ricciola sarà una chicca.
(*) Nota: dove finisce la goliardia, e inizia la scienza, è bene ricordare che il vino, a motivo della sua componente alcolica, è nemico del sesso, tanto per l’uomo quanto per la donna.


IL GIORNALE DI VICENZA

INCONTRO. Nell’aula magna dell’ospedale
«Come recuperare gli alcolizzati»

È in programma stasera, con inizio alle 20, nell’aula magna dell’ospedale S. Bassiano, in via dei Lotti, una riunione organizzata dall’associazione Alcolisti anonimi gruppo Rinascita che fa capo proprio al nosocomio cittadino (telefono 339-8026083), aperta a tutti.
I temi che verranno affrontati e discussi saranno i seguenti: «Problemi correlati all’alcolismo» e «Metodo di recupero adottato dagli alcolisti anonimi».
Saranno ospiti e relatori alcuni medici dell’Ulss 3 di Bassano, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze politiche sociali.
All’incontro porteranno la loro testimonianza di vita vissuta con il problema dell’alcolismo alcolisti che sono riusciti ad uscire dal tunnel della dipendenza, famigliari e figli che hanno diviso con i genitori la piaga di questa malattia.

È proprio dal confronto con chi ha vissuto in prima persona il dramma dell’etilismo che tanti alcolisti sono riusciti a vincere la battaglia contro il «bicchiere» e a riconquistare fiducia nella vita e nelle persone più care.
Il problema dell’alcolismo, purtroppo, è molto vivo anche nella nostra città e crea situazioni spesso difficili.


IL GAZZETTINO (Rovigo)

CRITICHE ALL’INIZIATIVA 
Guarnieri: «Spritz da Guinness? Una scelta irresponsabile»

Chioggia
(M.Biol.) L’ex sindaco e consigliere comunale Fortunato Guarnieri critica aspramente la manifestazione organizzata da un privato domenica prossima e patrocinata dal Comune di Chioggia, che mira a preparare in Piazza Italia mille litri di spritz per conquistare il record mondiale ed entrare così nel Guinness dei primati. Mi sembra una scelta irresponsabile da parte dell’amministrazione spiega Guarnieri. Il Veneto e in particolare Chioggia in questi ultimi anni ha visto una escalation dei tumori al fegato, di cirrosi epatica e di tutti gli altri tipi di malattie legate al troppo bere. Questo senza contare i tanti morti sulle strade causati da persone che siedono al volante completamente ubriachi. Incentivare quindi una manifestazione che di fatto farà bere ai giovani un numero imprecisato di spritz visti i tanti litri che ne verranno preparati trovo sia poco educativo da parte di un’amministrazione comunale e il fatto che a promuoverla, seppur mascherata dietro beneficenza e uso di etilometri, siano gli assessori alla cultura e al turismo sia quanto meno discutibile. Questi dovrebbero piuttosto dedicarsi anziché ai mille litri di spritz, ai mille interventi culturali, ai mille interventi turistici, alle mille iniziative di solidarietà che dovrebbero e potrebbero fare come amministratori della città.


TRENTINO

Oggi summit sulla punibilità delle rilevazioni senza etilometro 
Ebbrezza, procura spaccata 

TRENTO. E’ spaccata la procura in tema di guida in stato di ebbrezza. La frattura nasce dopo l’emanazione del nuovo decreto legge che inasprisce le pene per chi si mette al volante dopo aver bevuto. Qual è la materia del contendere? Secondo una parte della procura, il nuovo decreto eliminerebbe di fatto la punibilità per chi non subisce l’alcoltest ma solo la denuncia in seguito alla cosiddetta verifica sintomatica (occhi lucidi, alito vinoso, ecc). Secondo alcuni pm, alla luce della nuova normativa, questi casi non sarebbero punibili in quanto non è possibile stabilire con esattezza il tasso di alcol nel sangue, misurazione indispensabile per applicare le nuove sanzioni. Secondo un’altra parte della procura, invece, il nuovo decreto salverebbe comunque la verifica sintomatica e così ritiene anche il giudice Ancona che di recente ha condannato un automobilista. Oggi in procura si terrà un summit per stabilire una linea comune.


L’ADIGE

Chi rifiuta il test potrebbe evitare la condanna. C’è anche la scappatoia per non pagare
Ebbrezza, reato «fantasma»
Pm divisi sull’interpretazione della nuova legge

L’ultimo decreto legge che ha inasprito le pene per chi viene pizzicato a guidare un’auto in stato di ebbrezza era stato presentato come un giro di vite. Peccato che, come troppo spesso accade in Italia, la norma sia stata scritta male e abbia messo nei guai sia magistratura che forze dell’ordine chiamate ad applicarla. Insomma, il test dell’etilometro forse dovevano farlo a chi ha scritto il testo di un decreto che lascia ampi spazi di impunità. Il problema si pone per i casi in cui ci sia la sintomatologia classica della guida in stato di ebbrezza (conducente con alito vinoso, pupille dilatate), ma poi il guidatore rifiuti l’alcol test. In passato questo comportamento era penalmente perseguibile, inoltre i sintomi erano sufficienti per portare ad una condanna per guida in stato di ebbrezza. Il nuovo decreto, invece, ha depenalizzato il rifiuto (introducendo invece sanzioni amministrative molto pesanti), ma ha "dimenticato" di prevedere una norma specifica per chi appare ebbro al volante pur in assenza dei risultati del test. Questo significa che basta rifiutare l’etilometro (e pagare la sanzione) per evitare la condanna? Forse. Alcuni pm ritengono che in caso di rifiuto il procedimento per guida in stato di ebbrezza debba essere archiviato, almeno finché rimarrà in vigore l’attuale decreto (ma ci si augura che il 4 ottobre, in sede di conversione, la norma venga emendata e corretta). Altri magistrati invece, cercando aiuto nelle norme del Codice della strada sostenendo che la condanna è ancora possibile anche se più complicata da motivare. Oggi in procura si terrà un vertice con il procuratore Stefano Dragone per trovare una linea comune da applicare. Intanto pare che la legge abbia una falla che, forse, può consentire ai furbi di farla franca: basta sottoporsi al primo alcoltest ma non al secondo adducendo motivi di salute, così non si incorre nella sanzione per il rifiuto e non si rende valida la misurazione perché la legge prevede due test consecutivi.


ASAPS.IT

Treviso, fermato in stato di ebbrezza fa l’autostop mentre gli agenti lo denunciano a piede libero “mi avevano contestato l’ebbrezza prima ancora di soffiare nell’etilometro”: condannato
(ASAPS) CASTELFRANCO VENETO (Treviso), 25 settembre 2007 – Chi lavora in pattuglia, è abituato a tutto: ai “lei non sa chi sono io”, ai “guardi che ho bevuto solo una birra” ed alle tante “va beh, ammetto di aver sbagliato ma non mi dia la multa”, come se gli agenti disponessero di libero arbitrio nell’esercizio delle loro funzioni e non dovessero poi rispondere delle proprie omissioni. Ma l’avventura vissuta a Treviso dall’equipaggio di una pattuglia della Polizia Stradale, è effettivamente singolare e merita di essere raccontata. È l’una e mezzo di una notte d’ottobre, nel 2004. Nei pressi di Villarazzo, frazione del comune di Castelfranco Veneto (Treviso), due agenti della Specialità stanno effettuando controlli di routine quando, davanti a loro, un’auto sfreccia a tutta velocità. La inseguono e quando riescono a bloccarla, decidono di sottoporre il conducente ad etilometro: l’odore di alcol è fortissimo ed anche l’atteggiamento del “sospetto”, un 49enne di Noale (Venezia), lascia intendere che la serata doveva essere stata caratterizzata da una colossale bisboccia. Lui però non ci sta: partono le offese, le ingiurie e le minacce. Niente di strano, capita praticamente ogni giorno ed ogni notte, ma l’ebbro non si limita a questo. Sul crocevia le auto rallentano, qualcuno si ferma a godersi lo spettacolo ed è a questo punto che l’automobilista chiede un passaggio e se ne va, lasciando auto, patente e verbali ai poliziotti increduli. Nei giorni scorsi, il Tribunale di Treviso ha discusso il caso, condannando alla fine lo “spiritoso” – e non è un eufemismo – a 10 giorni di arresto per guida in stato di ebbrezza ed a risarcire gli agenti con 1.500 euro ciascuno per danni morali. Le offese, visto che aveva deciso si andarsene, poteva anche risparmiarsele: inutile il suo tentativo di addossare la colpa ai poliziotti, quando in aula ha dichiarato che la contestazione dello stato di ebbrezza era avvenuta ancor prima di ottenere la conferma dall’etilometro. L’articolo 186 prevede del resto anche l’accertamento sintomatologico: alito vinoso (o alcolico), occhi lucidi ed arrossati, difficoltà a mantenere l’equilibrio e ad articolare il linguaggio. Tutti particolari rilevati ed annotati. (ASAPS)


DIRE

Niente alcol agli under 16: "ricordate la legge"
Ferrara. Niente alcol agli under 16: "ricordate la legge"

(DIRE) Ferrara, 25 set. - Il logo ha la forma di un tappo di bottiglia e il disegno di un divieto, con un messaggio rivolto ai più giovani: "Se hai meno di 16 anni non chiedere bevande alcoliche". È il cartello di "Zeroalcol Menosedici", la campagna di comunicazione diffusa su tutta la provincia di Ferrara per limitare l’uso degli alcolici tra i più giovani. Lo scopo è di far rispettare la disposizione di legge che vieta la somministrazione di alcol ai minori di 16 anni, troppo spesso trascurata, ma anche quello di far passare un messaggio corale perché partecipato da enti pubblici e privati di tutto il territorio.
L’uso di alcol tra gli adolescenti "è un problema sociale
", afferma il direttore di Promeco Alberto Tinarelli, illustrando l’iniziativa presa insieme a tutti i Comuni della provincia, Usl, operatori di strada, forze dell’ordine, Sert, Provincia, Ascom, Confesercenti, Silb, Confartigianato e Cna. Spetterà ai sindaci inviare una lettera a tutti i gestori di locali pubblici, chiedendo loro di rispettare le disposizioni di legge e di affiggere il cartello di "Zeroalcol Menosedici", mentre le lettere raggiungeranno anche le famiglie con figli tra gli 11 e i 16 anni e l’attività nelle scuole riguarderà i ragazzi tra i 13 e i 15 anni. "Troppo spesso - dice il dirigente per la Sicurezza del Comune di Ferrara Ivano Guidetti - ci si dimentica che i divieti hanno un senso, e ci sono abitudini che soppiantano le normative repressive incluse nel codice".
Si tratta allora non tanto di reprimere, ma di "ragionare su come sostenere la posizione dei gestori di fronte a una questione che sta prendendo corpo - dice Tinarelli -: A Ferrara si beve troppo". Lo dimostra, ad esempio, la ricerca "Fiftheen" svolta da Promeco negli istituti superiori: tra i ragazzi intervistati, il 74% ha bevuto birra, il 60,6% superalcolici. E il 32,8% si è ubriacato almeno una volta.


IL GAZZETTINO (Treviso)

Sulle strade della Marca è sbronzo il 10 \% di chi guida
(gd’a) Tre ritiri della patente, e sempre per lo stesso motivo: guidava con qualche bicchiere di troppo in corpo. Evidentemente non c’è verso di farglielo capire, all’automobilista - un 32enne trevigiano - che lo scorso week end è stato pizzicato per l’ennesima volta per guida in stato di ebbrezza: 0,96 (ben oltre lo 0,50 consentito) la percentuale rilevata, che colloca l’infrazione nella cosiddetta "seconda fascia", ma che comunque censurabile stante la recidiva commessa dal 32enne, il cui veicolo è stato sottoposto a fermo amministrativo. È uno dei ventisei casi registrati dalla Polizia stradale di Treviso, durante i servizi di controllo della viabilità predisposti fra venerdì sera e domenica notte sulle strade della Marca, e che hanno visto impegnate ben cinquanta pattuglie. Ventisei denunce per guida in stato di ebbrezza rappresentano una cifra che inquieta, se si pensa che rappresenta oltre il dieci per cento delle persone sottoposte all’esame dell’alcoltest: perché su 236 automobilisti, 25 dovranno vedersela con la Giustizia. (*) Anche il 40enne che, in possesso di foglio rosa, aveva già dimenticato come ci si deve comportare alla guida, essendo pure lui "pescato" alticcio al volante; ergo, doppia denuncia: per la guida in stato di ebbrezza e per le false attestazioni rese alla pattuglia, avendo cercato di mascherare la propria identità, senza dimenticare che al suo fianco avrebbe dovuto avere una persona patentata, che non c’era.
I numeri dicono anche che i conducenti sottoposti a controllo generico sono stati complessivamente 740, mentre quattro veicoli sono stati sottoposti a fermo amministrativo: oltre al caso del trevigiano alticcio, da annotare anche quello di un extracomunitario che viaggiava privo di assicurazione, in quanto il tagliando era stato pacchianamente contraffatto.
I punti ritirati sono stati 473, molti per il mancato utilizzo delle cinture (26 le multe elevate). Sedici gli incidenti rilevati, con 17 feriti. In tema di velocità, 48 le foto scattate.
(*) Nota: la buona, buonissima notizia è che in 3 giorni, in una sola provincia, 236 automobilisti sono stati sottoposti ad alcoltest. Se tutta Italia tenesse questa media - per tutto l’anno – potremo finalmente avvicinare i milioni di controlli che fa la Francia.
Con i risultati in termine di prevenzione che la Francia ha dimostrato si possono ottenere.


L’ADIGE

Pergine, denunciato operaio trentenne. Servizio mirato dei carabinieri contro gli incidenti e le «spaccate»
Guidava brillo con la patente revocata due anni fa
Brillo, era uscito di strada con l’auto a Zivignago. Quando i carabinieri gli hanno chiesto la patente non hanno ottenuto risposta: il documento non c’era e non per una dimenticanza del conducente. La patente, come risultava da un controllo approfondito, gli era stata revocata a dicembre del 2005. Per l’automobilista, un operaio 29enne di Pergine, i guai sono appena iniziati: innanzitutto c’è la denuncia per guida in stato d’ebbrezza (i sintomi era chiari, secondo i militari che hanno proceduto con l’accertamento) poi il giovane dovrà pure aprire il portafoglio. Il controllo avvenuto sabato sera a Zivignago fa parte di un servizio mirato dei carabinieri della compagnia di Borgo contro gli incidenti e le «spaccate» notturne. In sei giorni sono state denunciate ben otto persone, fra cui alcuni giovani trovati ubriachi al volante, e soprattutto non si sono verificati raid. Due patenti sono state ritirate per la velocità, mentre fra gli automobilisti denunciati per guida in stato d’ebbrezza ci sono un macedone fermato alle tre di sabato con un tasso alcolico doppio rispetto al limite ed un operaio di Trento di 17 anni «pizzicato» a Pergine. Fra sabato e domenica è stato denunciato un 25enne di Bor

Mercoledì, 26 Settembre 2007
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