Una
terribile immagine di un impatto letale, in Brasile (dalla rete)
(ASAPS) BRASILE, 03 ottobre 2007 – Volete
un’idea di quanto sia elevata la violenza stradale in Brasile? Eccola qua: nel
fine settimana più sanguinoso dell’anno, quello tra il 23 ed il 24 giugno,
sulle strade carioca sono state registrate 74 vittime e 697 feriti, in 990
incidenti rilevati dalla polizia stradale federale. Nei primi 6 mesi del 2007,
nel paese della Samba e del carnevale, le vittime sono state 3.088, con 34.221
feriti. Considerato che il paese conta circa 186 milioni di abitanti, sembrerà
scontato pensare che – tutto sommato – si tratta di una cifra perfettamente in
linea con l’Italia, ma il fatto è che si tratta di uno stato dalle fortissime
contraddizioni: è il quinto paese più popoloso al mondo, ma ha una densità
infima rispetto ad un suo ipotetico diretto concorrente. Nel paese ci sono
appena 5.000 km
di autostrade e 224mila di arterie ordinarie, la gran parte delle quali completamente
sterrate. La conferma dei timori arriva dalla statistica criminale: tra le
cause di morte, quella per incidente stradale svetta ai primissimi posti,
seconda solo alla morte per atti di violenza. La notizia, reperita sul sito
francese della “Prevenzione Stradale”, è a dir poco sconvolgente: gli uccisi in
eventi infortunistici sono stati, nel 2003, 26,5 ogni 100mila abitanti. Il 30%
delle vittime appartiene alla categoria dei pedoni, falciati nei sobborghi
delle grandi città come nelle piste della foresta pluviale. Le cause? Al
solito, il mancato rispetto delle norme di comportamento, la velocità eccessiva
e l’abuso sconsiderato di alcol. Un particolare per chiudere: a differenza
delle vittime di aggressione (solitamente maschi in età compresa tra i 16 ed i
40 anni), le vittime di incidenti stradali sono nella maggior parte dei casi
femmine o persone anziane. Il problema più diretto è il costo sociale, in
termini di perdita di risorse da destinare alla crescita di un paese dalle
grandi contraddizioni: dove svettano i grattacieli di San Paolo e di Brasilia,
e dove si costruiscono ancora capanne tribali. Dove si danza festosi nelle
strade di Rio, e dove si muore per una sigaretta. Sui blog della “segurança rodoviaria”,
cominciano ad essere consistenti i primi movimenti d’opinione, già consolidati,
per esempio, in Argentina. (ASAPS)
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