Recentemente è stato pubblicato un articolo scientifico su un nuovo metodo di indagine che permette di stimare alcuni parametri di una popolazione statistica senza dover conoscere quello che riguarda i singoli individui (1). Per fare un esempio concreto, col detto metodo potremmo valutare quanti stiano guidando sotto l’influenza di droghe senza che sia necessario sapere chi stia guidando in tale stato. Sarà certo immediato a molti “addetti ai lavori” che il fatto di non conoscere i risultati relativi ai singoli soggetti può essere di grande facilitazione in tante situazioni di monitoraggio, in particolare se i controlli sono condotti in maniera casuale, e non per fondato sospetto. Come è facile intuire, i controlli casuali sono essenziali per conoscere in maniera non distorta lo stato delle cose; ma nel contempo (e questo è meno intuitivo) essi sono poco efficienti per identificare i conducenti pericolosi (2): non a caso, dopo l’introduzione del limite legale dell’alcolemia dei conducenti, l’Istituto Superiore di Sanità suggerì caldamente di seguire una procedura di controllo in due tempi (3), che fu adottata solo molti anni più tardi (si tratta di quelli che vengono oggi indicati come “controlli preliminari”). Per nostra fortuna, seguendo opportuni piani di campionamento, di controlli casuali non ne servono più di tanti: quindi, programmandoli bene, non si tolgono particolari risorse ai controlli di fondato sospetto. Tanto per dirla chiaramente, e sempre parlando di controlli casuali, seguendo questo nuovo metodo: non si creano dei problemi a chi al momento non ne sta creando; non si appesantisce ulteriormente il sistema giudiziario; si allocano risorse assai limitate, a importante ritorno, per conoscere correttamente lo stato delle cose (quello che rileviamo ha un solido significato statistico); si indirizzano meglio i controlli per fondato sospetto perché li si può poi basare su una conoscenza precisa, sempre aggiornata (ad esempio, concentrandoli là dove appaiono più necessari). Inoltre: aderire a questi controlli non comporta alcun rischio per il controllato, e quindi è presumibile vi possa essere un’adesione volontaria in pratica del 100%; non derivando da questi controlli conseguenze amministrative o penali, agli stessi possono facilmente contribuire, in parallelo alle FF.OO., altri operatori, come ad esempio quelli del Dipartimento di Prevenzione delle ASL. E’ chiaro, comunque, che se colui che viene fermato casualmente presenta stati alterati, allora scatta comunque un controllo di fondato sospetto. Sicché, possiamo “osservare” comodamente come stanno le cose, senza tuttavia tralasciare di intervenire in modo tradizionale laddove se ne ravvisi la necessità. Comprendere la solidità dell’informazione che l’ERM produce è fondamentale non solo per utilizzarlo con convinzione, ma anche per immaginarne ulteriori applicazioni. In questo, io credo che l’attenzione a questo metodo da parte delle FF.OO. che operano sulle strade sia della massima importanza: la loro esperienza è un capitale che deve essere quanto più possibile messo a frutto. A tal proposito, nel corso di una recente intervista al Centauro, ho chiesto al dott. Taggi, che ha proposto il metodo di cercare di spiegare in modo non complicato l’ERM.
Taggi ha preparato il “pezzo”, e mi scrive: “Caro Biserni, nel realizzare quanto promesso, mi sono reso conto che l’impresa non è facile, in quanto il tutto ha una complessità intrinseca. Tuttavia, siccome ogni promessa è un debito, non ho potuto non mantenerla. Cosa sarà venuto fuori? Non ne ho idea: spero, comunque, sia qualcosa di sufficientemente chiaro. Se sarò riuscito nell’intento, allora lodatemi pure; altrimenti, insultatemi, senza timore (peraltro, recenti sentenze hanno arricchito le possibilità in questo senso). Ma c’è di più. Leggendo quanto avevo scritto, il mio collega Marco Giustini (epidemiologo e antropologo, già noto ai tuoi lettori), ha sollevato molte obiezioni su punti che io ritenevo fossero “chiarissimi”. Confesso che di fronte alle pungenti osservazioni di Marco mi sono non poco indispettito, a tal punto che… l’ho sfidato a fare altrettanto. Per questo, adesso hai due spiegazioni dell’ERM, la mia e quella di Giustini. Quale delle due risulterà più chiara? Con Marco abbiamo fatto una scommessa: e la vincerà chi avrà avuto più consensi dai visitatori del sito www.asaps.it e dai lettori de il Centauro”.
In premio un codice con regolamento (Ed. Sapignoli) per i primi 10 argomentati commenti. Speriamo che molti di voi lettori vogliano vedere più da vicino questa nuova possibilità. In fondo, anche questo è un modo per costruire insieme quella nuova sicurezza stradale che tutti vorremmo per il nostro paese.
Giordano BISERNI
Bibliografia F.Taggi “Quantifying a phenomenon without knowledge of individual data: the Erased Respondent Method (ERM)”, Ann.Ig. 2007; 19: 193-202 F.Taggi, T.Macchia “La necessità dell’attuazione di controlli integrati per il contrasto della guida sotto l’influenza di alcol e di sostanze psicotrope”, in ‘Aspetti Sanitari della Sicurezza Stradale’, pp. 229-236. Ed. ISS-Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, 2003 (scaricabile dal sito www.iss.it/stra ) F. Taggi et al. “Alcol ed incidenti stradali: aspetti epidemiologici e problemi di rilevazione” , Alcologia 1, 207-15 (1989)
L’ERM secondo Franco Taggi - Reparto “Ambiente e Traumi”, Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità
L’ERM secondo Marco Giustini - Reparto “Ambiente e Traumi”, Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità
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