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News 13/10/2007

ETSC - (European Transport Safety Council) - L’obiettivo – 50% degli incidenti entro il 2010 sarà raggiunto da Francia, Lussemburgo e Portogallo. L’Italia insegue nel gruppo di coda.

Si pensa già all’obiettivo di 20.000 vittime per il 2012



(ASAPS) BRUXELLES 11 ottobre 2007 – Il sospetto ci era venuto, ma l’ETSC (European Transport Safety Council) ci ha dato la conferma. L’Italia è purtroppo tra i paesi più lontani dall’obiettivo dell’UE di dimezzare la mortalità, anche se sulla sola rete autostradale i dati sono nettamente migliorati negli ultimi mesi. I risultati dello studio della ONG sono inequivocabili e confermano, almeno in parte, le impressioni degli studi Asaps sull’argomento. L’Italia, fanalino di coda (seguita solo dai paesi dell’est europeo), mentre Francia, Lussemburgo ed il sorprendente Portogallo hanno praticamente già centrato l’obiettivo e dovranno ora solo guardarsi dal pericolo sempre incombente di una recrudescenza della mortalità. Ancora una volta, però, dobbiamo osservare che l’Italia è l’unico paese a non essere stato in grado di fornire i dati relativi al 2006: mettendo insieme i dati provenienti dai vari stati dell’area continentale, le vittime complessive dello scorso anno sono state 39.200, dimostrando che i paesi più insicuri (almeno sulla strada) hanno finito col rallentare il previsto indice annuale di riduzione dell’incidentalità, oggi apparentemente stabile al –4,9% mentre – per centrare l’obiettivo e portare a 25.000 il numero totale di morti – avremmo dovuto tutti mantenere un indice del –7,4%. E pensare che a Bruxelles, nel 2001, si era addirittura pensato ad un secondo obiettivo, già fissato per il 2012: scendere a 20.000 morti. I vertici dell’ETSC dicono che dovremmo uniformemente imprimere un’accelerazione maggiore, ma oggettivamente ci sembra che il traguardo non possa più essere colto. Vorremo poter dire “pazienza”, vorremmo poter dire che le impressioni europee non sono reali, ma davanti alla statistica ci dobbiamo fermare. Qui non c’è alcuna strategia economica da difendere: c’è solo la matematica, e davanti all’evidenza scientifica – viziata anche dall’incapacità di elaborare in tempo reale i dati provenienti dalla strada – la realtà dei fatti è quella dei grafici e delle proiezioni. Il Lussemburgo ha ottenuto una riduzione della mortalità pari al 48%, che vale al principato il titolo di campione. Non c’è medaglia di bronzo, in questo podio immaginario, perché il secondo posto è condiviso dalla Francia – dalla quale ci aspettavamo una performance così buona – e dal Portogallo, entrambi stabili al 42%. –32% per la Svizzera, destinata ad avere migliori risultati in un prossimo futuro perché ha adeguato solo di recente (a 0.5 g/l) la soglia legale alcolica. Malta ha ottenuto il –31%, ma la situazione dell’isola non può essere preso ad esempio stabile, visto che in relazione alla scarsa popolazione, è sufficiente un solo incidente plurimortale ad incidere sulla statistica. Seguono Belgio (-29%) e Danimarca (-28%). Il resto dei paesi se la giocano fino al –19%: la Germania tiene ancora la nona posizione (-27%), ma sappiamo che insieme all’Austria, 12esima a –25% – salvo difficili recuperi nel secondo semestre di quest’anno – è destinata a denunciare una brusca battuta d’arresto quando si valuteranno anche i dati del 2007. La Spagna, dalla quale ci aspettavamo qualcosa di più, è undicesima a –26%. L’Italia è sedicesima con – 19%. Stati come o la Norvegia, piazzata al 18esimo posto con –11% o la Gran Bretagna, 21esima a –8%, sono virtualmente escluse dalla competizione. Chi si occupa di sinistrosità sa infatti benissimo che in questi luoghi si è praticamente raggiunto il livello minimo di rischio. Nei prossimi giorni prepareremo un accurato rapporto sullo studio ETSC, ma ci sembra evidente che per l’Italia, campione del mondo di calcio, nella gara per la vita non otterrebbe nemmeno la qualificazione ad un torneo di serie C. (ASAPS)


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Sabato, 13 Ottobre 2007
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