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Articoli 19/10/2007

Parlano gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità: la dose massima di vino per chi guida? La soluzione migliore è non bere affatto

Qualche considerazione sui “cecchini” della strada

(ASAPS) 19 ottobre 2007 – Sono stati giorni d’angoscia sulle strade: pirati ed ubriachi l’hanno fatta da padrona, lasciando dietro il loro passaggio una scia di sangue, paura e sgomento. Sull’onda emozionale della cronaca è tornata ad esprimersi la politica, ma si è ancora lontani – a nostro parere – dal poter modificare lo status-quo e portare la questione “strada” a livelli accettabili per uno stato che possa dirsi civile. Si avverte bisogno di sicurezza, ma anche di certezze: le nuove norme, per quanto poco valide in fatto di deterrenza, sono state accolte con diffidenza, in parte smontate dalle lobby di sballo e velocità: da una parte coloro che rivendicano il diritto di vendere alcolici a go-go, ad ogni ora del giorno e (soprattutto) della notte, continuando in larga parte a somministrare bevande anche oltre i nuovi limiti orari fissati dalle leggi, dall’altra coloro che si cercano di convincere (non si è capito “chi”) che la velocità più limitata non è la panacea di tutti i mali. Potremmo anche condividere, ma senz’altro le conseguenze degli impatti si aggravano col quadrato della velocità. Questa non è un’opinione: è fisica, ed il nostro Franco Taggi, direttore del reparto Ambiente e Traumi dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), lo ha confermato in molti degli articoli pubblicati a titolo di consulente su “Il Centauro”.
E proprio all’ISS i principali organi di stampa si sono rivolti per dare risposta ad una delle domande più ricorrenti degli ultimi tempi: “quanto alcol si può bere per non incorrere nel superamento della soglia legale?”. L’agenzia ANSA ha interpellato il dottor Piergiorgio Zuccaro, tossicologo presso l’Istituto, mentre Il Messaggero ha intervistato il direttore dell’Osservatorio nazionale sull’alcol dell’ISS, Emanuele Scafato. La risposta è semplice: bastano due bicchieri di vino per raggiungere la soglia legale di 0,5 g/l. “Un calice di vino, una lattina di birra, un aperitivo o un bicchierino di superalcolico – si legge sul Messaggero che cita Scafato – contengono rispettivamente 125, 330, 80 e 40 millilitri di liquido: in tutti i casi la quantità di alcol presente è 12 grammi, che corrisponde a un livello di alcol pari a 0,2 grammi per litro di sangue per cui sono necessarie due ore per riportare a zero la quantità di alcol presente nel sangue. Naturalmente – precisa il direttore dell’Osservatorio – il livello di alcol può aumentare più rapidamente quando si beve a stomaco vuoto, così come nelle donne (la cui capacità metabolica è la metà rispetto a quella di un uomo) e nelle persone più magre”. Meglio sarebbe, come fanno all’estero, non bere affatto quando si guida, designare un conducente sobrio (il cosiddetto capitano di serata) che riaccompagni la comitiva al termine del dopocena. Meglio ancora, fregandosene degli sguardi di sufficienza o di compatimento, ordinare al barman un bel succo di frutta, ma sembra proprio che una sorta di etichetta sociale in vigore nel dopocena (e durante i pasti) vieti categoricamente questo atteggiamento considerato eccessivamente salutistico o, nel peggiore dei casi, bollato come puritano. “Chi guida con un tasso alcolemico di 1,5 – osserva il tossicologo Piergiorgio Zuccaro, che si compiace con l’Ansa dell’inasprimento legislativo e delle varie fasce di trasgressione introdotte nel codice della strada – ha bevuto almeno uno o due litri di vino, anche se il tasso può variare a seconda del tempo trascorso dal momento in cui si beve e quello in cui ci si mette al volante. Persone con tassi così elevati, sono bombe che camminano, senza nessuna cognizione di quello che stanno facendo, vere e proprie macchine impazzite”. “Bombe”, “macchine impazzite”: è giusto che nel 2007, chi esce la sera debba mettere in conto di essere centrato da una di queste persone, al volante senza alcun controllo? La rassegnazione che ciascuno di noi, nonostante tutto, sembra aver metabolizzato, ci ricorda le interviste fatte ai superstiti dei cecchini del mercato di Sarajevo, durante la guerra in Bosnia. Ricordate? Tutti sapevano che da qualche palazzo uno sniper stava per tirare il grilletto, ma nessuno – o quasi – poteva rinunciare a fare la spesa. “Ci si può limitare a un bicchiere di birra o di vino, oppure a un bicchierino di whisky. Tuttavia – rileva Zuccaro – queste sono quantità approssimative e dettate dal buon senso, perché bisogna considerare anche il tempo che passa dal momento in cui si beve a quello in cui ci si mette alla guida. Inoltre non tutti reagiscono allo stesso modo alla stessa quantità di alcol e va tenuto conto del fatto che la sua assimilazione è proporzionale al peso”. L’esperto consiglia – a chi sospettasse di aver esagerato, col gomito – di acquistare uno dei tanti etilometri fai da te, che si possono comprare in farmacia, in qualche supermercato o su internet, ribadendo il concetto che meglio sarebbe non bere affatto. Il problema, secondo noi, è che colui che beve, ad un certo punto, non è più in grado di smettere. Avrebbe dovuto pensarci prima, ma non in Italia, dove non è affatto facile (o probabile) essere controllati per strada. La possibilità di vedere un poliziotto che ti porge il boccaglio di un etilometro, equivale a trovare un biglietto da cento euro per terra. La vera domanda del secolo, non è “quanto alcol possiamo bere per non superare la soglia legale”, ma “quante sono le possibilità, per un conducente, di incorrere in un controllo etilometrico”. Ovviamente, conosciamo la risposta, sapendo che sulle strade italiane l’utilizzo dell’etilometro è quasi irrilevante. La Polizia Stradale ed i Carabinieri riescono a mettere insieme circa 500.000 controlli l’anno (erano poco più di 200.000 fino allo scorso anno) che, spalmati su 35 milioni di patentati, significano una possibilità di controllo ogni 80/100 anni. Non possiamo considerare il contributo delle polizie locali, perché non vi è alcun dato statistico nel merito. Secondo uno studio dell’ETSC (European Transport Safety Control), nel periodo 2002/2004 solo il 3% dei patentati italiani è stato sottoposto a controllo (e solo l’1% è stato sottoposto a più di una verifica), rispetto al 16% della media europea e al 38% dei paesi con più alto tasso di controlli. Pare mancare la condivisione, sembra essere assente un’illuminata chiave di ragionamento. Chi specula sulla vita dei nostri giovani, ma non solo, è colui che riempie loro il naso di alcolici e superalcolici, affermando che non è il bere la causa di tanto sangue, dimenticando i quattrini che si fanno a servire un drink dopo l’altro a chi deve poi tornare a casa. Chi specula sulla vita di tutti, è colui che sventola i dispositivi di sicurezza passiva montati su questo e l’altro modello di auto, salvo poi alludere che al volante di quel mostro la strada è una conquista. Eh già. Una conquista sarebbe riuscire a tornare a casa, sani e salvi. (ASAPS)


Di Lorenzo Borselli

Emergenza alcol al volante
Venerdì, 19 Ottobre 2007
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