IL GAZZETTINO
I cattivi maestri
delle "ombrelonghe" di Mauro Corona Qualche anno fa mi imbattei in un libro edito da Bompiani
dal titolo: "La via del samurai" di Yukio Mishima, nel quale,
l’autore di "Cavalli in fuga" e "Neve a primavera", ci
spiega l’hagakure, un codice di
comportamento scritto tra il 1710 e il 1716 da un vecchio samurai: Jocho Yamamoto. Questo testo, di
un’attualità sconcertante, tra i tanti consigli di comportamento che offre, ne
contiene alcuni che riguardano il bere. Nel
paragrafo 12 (pag. 87), dal titolo "Corretto comportamento durante la
bevuta", Yamamoto dice: "Molti uomini sono falliti, in vita loro, per
il vizio del bere. Ciò è estremamente increscioso. Uno deve conoscere
la propria resistenza, e non bere mai oltre. Può capitare, ogni tanto, di
sbagliare il calcolo e non regolarsi ma questo deve succedere di rado". E
aggiunge: "Dove si servono bevande alcoliche all’aria aperta, ci sono
molti occhi che ti osservano, bisogna stare accorti". Ora, pretendere che un giovane, o i giovani, non bevano è
come pretendere che non piova o che non sorga il sole. Ma proibire o
demonizzare non risolve né migliora. Prova ne è il periodo del proibizionismo
americano, quando il consumo di alcol triplicò. E arricchì la malavita. Occorre
invece educare. Allo stesso modo che si insegna a leggere e scrivere, o si
insegna l’educazione, bisogna insegnare a bere, che è una forma di educazione.
Cosa che non si è mai fatta né ancora si fa. Con una sana educazione al bere,
impartita dalla scuola e dalla famiglia, è meno facile vedere giovani
abbruttiti dall’alcol, ciondolanti per le vie o caduti in terra fra il
disappunto dei cittadini che passano. Imparare a bere significa diventare
adulti giovani e quindi cauti, vuol dire conoscere l’alcol, saper tenere il
limite, divertirsi con misura (*). Insomma, significa farsi furbi nel senso
buono della parola. Il problema dei
giovani oggi non è la droga, ma l’alcol. Anche se la droga gioca un gran ruolo
nella rovina dei nostri ragazzi, il ruolo più rilevante lo gioca l’alcol. E per fortuna si comincia a
capirlo. Come si è detto, pretendere che un giovane non beva è come pretendere
che non ci becchi il raffreddore, ma da
qui a promuovere bevute collettive nelle città non mi pare una buona cosa,
inoltre è di cattivo gusto. Soprattutto perché i giovani che corrono
entusiasti alle "ombrelonghe" di turno non sono preparati al bere o
meglio non sono educati a farlo. È come mettere nelle mani di un bambino una
pistola carica. E poi c’è il branco. Il
branco nasconde il singolo, crea emulazione, infonde coraggio, aizza a osare.
Se poi c’è l’alcol di mezzo, spinge a esagerare e quasi sempre a combinare
guai. È pericoloso, il branco, quando beve. E allora bisognerebbe evitare nelle
città raduni a scopo libagionesco. I giovani bevono già per conto loro,
nelle birrerie, nelle discoteche, nei pub, dappertutto. Non occorre, credo, organizzare ombrelonghe di rinforzo. Quelle si
potrebbero fare, è vero, ma da qui a molti anni, quando le nuove generazioni
avranno imparato l’educazione al bere e allenata la forza di volontà a smettere
quando vogliono. Utopia? Forse. Anzi, utopia senza forse. Ma occorre almeno
provare, occorre incominciare a educare ed evitare raduni a ombrelonghe che
creano nei giovani la certezza che le istituzioni diano loro ragione nel fatto
del bere. Prima di tutto per la salute
ma, non da ultimo, per la dignità: la propria e quella dei genitori. I genitori soffrono sapendo i figli
rovesciati per strada, abbruttiti dall’alcol. Si perde dignità a bere
smodatamente ed è difficile ritrovarla. A bere smodatamente si perde tutto. Tornando a
Yamamoto, egli dice: "La società considera gli ubriaconi come dei falliti,
reietti con la bottiglia in mano, vacillanti come fantasmi agli angoli di
strade, o per le strade in cerca di altri alcolisti". (**)
Se proprio vogliamo bere, almeno impariamo a farlo. Soprattutto per noi, ma
anche per chi ci vuol bene. Il premio Nobel di letteratura Iosif Brodskij in
merito ai giovani che bevevano togliendo il sonno a papà e mamma disse:
"...non fate soffrire i vostri genitori perché, con ogni probabilità,
moriranno prima di voi, e quindi potreste risparmiarvi almeno un senso di
colpa, se non la causa del vostro dolore". Ma non sono soltanto i genitori
a volerci bene. A volerci bene sono anche altre persone ed è per
contraccambiare il loro affetto che dobbiamo imparare, non dico a non bere, ma
a bere bene. Certo, coloro che
organizzano e promuovono ombrelonghe di vario tipo senza prima aspettare tempi
migliori, quando i giovani saranno capaci ed educati a bere con prudenza, non
vogliono bene a nessuno né rispettano nessuno, solo il loro portafoglio.
Occorre insegnare ai giovani prima di tutto a volersi bene, e solo allora, se
qualcuno glielo spiega, impareranno a bere. Ma da qui a quel traguardo, che forse
non arriverà mai, ci vorranno ancora anni, nel frattempo molti giovani
pagheranno e molte anime fedeli soffriranno per loro. Chi scrive ne sa qualcosa
e non si stupirebbe se qualche lettore fosse mosso a dire, con un certo giusto
sarcasmo: "Senti da che pulpito viene la predica!". Sì, è vero, ma proprio perché ci sono passato e sono
ancora dentro, ma guido il vino come un cavallo domato e lo conduco dove dico
io, mi sono permesso questo intervento. (***) Mauro Corona (*) Nota: la gran parte dei giovani con problemi alcol
correlati sono figli di genitori, e di una cultura, che hanno coltivato la
speranza di poter “educare al bere”. Il radicale cambiamento culturale che si auspica è
piuttosto l’educazione al non bere,
che non significa “pretendere” che i giovani non bevano, ma dimostrare, prima
di tutto con l’esempio personale, la migliore qualità di una vita libera dalle
droghe, alcol in primis. Chissà perché, quando si fa un discorso analogo sulle
sigarette, questo appare ragionevole, quando si parla di bevande alcoliche si
viene accusati di essere “demonizzatori”, “proibizionisti” o “talebani”. (**) Nota: è un’immagine dell’alcolismo molto suggestiva,
perché scritta da un samurai tre secoli fa. Ma noi sappiamo che i problemi
alcol correlati non sono esclusiva di persone barcollanti negli angoli delle
strade, ma toccano trasversalmente tutte le fasce sociali: capi di stato e
parlamentari con problemi alcol correlati difficilmente possono essere
considerati come dei falliti, dei reietti. (***) Nota: con il dovuto rispetto, forse se Mauro Corona
è, come dice lui stesso, “ancora dentro”, è proprio perché nutre l’illusione di
domare il vino e condurlo dove dice lui, non avendo ancora accettato che, per
uscire dall’alcol, la prima – e non unica – cosa da fare è smettere di bere.
L’ADIGE
Lettere Alcol e giovani,
diamoci da fare Ho letto con piacere l’articolo a firma di Matteo Girardi
su «Alcol e giovani: ecco una proposta» apparso sull’Adige. L’indicazione
fornita non è certo nuova visto che è stata reclamizzata tempo fa e che
comunque non risolverebbe il problema di un consumo smodato di alcol. Le
sanzioni per i patentati non sono certo un rimedio, ma possono farci riflettere
su un concetto di vita diverso. Il mondo
giovanile viene visto come un problema: perché non possiamo annoverarlo fra le
risorse, come l’Oms lo definisce, dandogli gli strumenti necessari per
crescere, per comprendere, per sbagliare e per rialzarsi. Oggi avere
l’autista «designato» comporta un rientro a casa sicuro delegando la propria
vita ad altri, ma non per questo si risolve il problema. Credo che non possiamo
affermare di essere «genitori tranquilli», di «sollevare» le Forze dell’Ordine
da innumerevoli impegni causa incidenti o altro, ma solo la consapevolezza di
non affrontare il problema. Sono
convinto che un approccio diverso verso un vivere sano eliminando stereotipi
culturali che da millenni ci seguono gioverà alla nostra salute. Il cercare
nuove modalità per una cultura diversa sono l’essenza delle nostre comunità. Oggi
vogliamo soluzioni a tutto e per tutti, senza però toccare noi stessi: questo è
il problema. Non ci rendiamo conto che avere un dialogo costruttivo con la
famiglia, con il vicino con la comunità porta a soluzioni insperate; però
dobbiamo crederci. Un buon esempio ci viene dato dai club degli alcolisti in
trattamento sparsi su tutto il nostro territorio: perché non aggregarci se
abbiamo un problema derivato da un uso non consono di bevande alcoliche? Remo Mengon
WINENEWS.IT
LEGGE FINANZIARIA -
LE STRADE DEL VINO A RISCHIO CHIUSURA IL PAESE NON INVESTE SULL’ENOTURISMO. ALLARME DELLE CITTÀ
DEL VINO La Legge Finanziaria non prevede misure di sostegno per
l’enoturismo e le Strade del Vino. Anzi, con il divieto per i Comuni, a partire
dal 2008, di sottoscrivere contratti a progetto per consulenze e lavori a
termine nei campi della cultura, del turismo e dei servizi in genere, gli
sforzi che le amministrazioni hanno fatto in questi anni per far crescere la
qualità dell’offerta ricettiva, della comunicazione e degli eventi rischiano
ora di essere vanificati. Potranno i piccoli Comuni italiani, a corto di risorse,
assumere nuovo personale a tempo indeterminato per organizzare una biennale
d’arte, un banco d’assaggio, una manifestazione estiva? Per giunta con il mancato rifinanziamento della legge
nazionale sulle Strade del Vino (Legge 268/99) l’Italia dei territori minori e
dei piccoli Comuni rischia di perdere capacità organizzativa anche nel campo
del turismo del vino e naturalmente migliaia di turisti che magari saranno
sollecitati verso altre rotte e destinazioni. (*) “Chiediamo - spiega a WineNews, Valentino Valentini,
presidente di Città del Vino - al Governo di non dimenticare l’enoturismo e le
difficoltà organizzative ed economiche del piccoli Comuni; organizzare attività
culturali, qualificare l’offerta ricettiva, gestire al meglio flussi
enoturistici non sono una spesa, ma un investimento sulla qualità
dell’ambiente, dell’occupazione e dei nostri prodotti tipici”. (*) Nota: spesse volte ci siamo trovati a contestare
l’abbinamento alcol-divertimento, tipico per esempio delle “Feste della Birra”. Altrettanto inaccettabile mi pare l’abbinamento tra
l’alcol e la strada, tipico delle “Strade del Vino”: alcol e strada devono
rimanere incompatibili tra loro. Il fatto è che in Italia i vari Governi, e le
amministrazioni locali, da decenni hanno continuato ad investire enormi somme
di denaro pubblico nella promozione del vino, e i produttori si sono abituati
bene. Salvo poi, parlo dei Governi, firmare documenti in sede Organizzazione Mondiale della Sanità in cui
ci si impegna a perseguire il calo dei consumi, per motivi di salute
pubblica.
IL TIRRENO
È vietato bere alcol
nei parchi e per strada (*) Ad Altopascio da
domani scattano le multe Escluse solo le aree davanti a bar e ristoranti Il sindaco Marchetti
raddoppia dopo l’ordinanza contro bivacchi e mendicanti: «Bottiglie e lattine
abbandonate per strada, uno spettacolo che non vogliamo più vedere» ALTOPASCIO. Giro di
vite della giunta Marchetti contro il degrado. Da domani è vietato detenere e
consumare bevande alcoliche all’interno di aree verdi, vie e strade pubbliche. «Abbiamo deciso di
integrare il provvedimento anti-bivacchi che ha avuto una positiva accoglienza
da parte dei cittadini che ne hanno apprezzato i benefici effetti - spiega il
sindaco, esponente di Forza Italia e anche consigliere provinciale - operando
sull’aspetto legato al consumo di bevande alcoliche, fenomeno che va tenuto
sotto controllo per il duplice problema legato alla sicurezza e al decoro del
paese e anche per evitare che vengano disseminati sul suolo pubblico bottiglie
o lattine». Marchetti spiega:
«Agli esercizi pubblici abbiamo esteso la possibilità di apertura, quindi
possiamo dare un giro di vite e prevenire questi comportamenti certamente poco
virtuosi. In questo modo le forze dell’ordine dispongono di uno strumento
ulteriore per contenere e debellare questo fenomeno». L’ordinanza prevede il divieto della
detenzione e consumo sul posto di bevande alcoliche in tutte le aree pubbliche,
prevede l’applicazione di sanzioni da 25 a 500 euro e esclude le aree
prospicienti ai bar e ai ristoranti durante gli orari di apertura,
limitatamente alle bevande somministrate dagli stessi gestori. La stessa
ordinanza invita i gestori degli esercizi pubblici a collaborare con
l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine per segnalare eventuali
comportamenti scorretti e maleducati. Questa integrazione
segue i provvedimenti contro il bivacco e la mendicità che provengono dal
programma elettorale che è stato sottoposto agli elettori nella primavera 2006
e dalle continue lamentele che sono giunte all’amministrazione comunale per la
presenza di persone sulle strade e nei luoghi pubblici poco rispettose della
libertà e dignità altrui. «I luoghi dove si
registra il maggior numero di bottiglie e lattine abbandonate sono il parco
Moro e piazza Umberto - dice ancora il sindaco -. In genere dalle 6 del
pomeriggio vi si radunano persone, per lo più extracomunitari, che consumano
vino, birre e liquori e poi abbandonano i resti dei loro bivacchi. È una
situazione che non può e non deve durare. Non voglio più vedere certi brutti
spettacoli. La gente si lamenta, molti
hanno rinunciato a frequentare certe zone del paese per timore di avere guai.
Dobbiamo riappropriarci degli spazi pubblici, che sono stati espropriati
attraverso una lenta invasione silenziosa». I controlli saranno
affidati al comando della polizia municipale e, spiega il sindaco, anche alla
locale stazione dei carabinieri. (*) Nota: l’amico Marco Variara mi ha segnalato un
sondaggio di SKY TG24: “tra le misure a
favore del decoro urbano e della sicurezza, sei favorevole al divieto di
consumo di alcol in strada?”. Risultato: SI 81 % - NO
19 % .
IL GIORNALE DI VICENZA
FRA ORDINANZE E
BEVITORI INCALLITI. Raffica di
interventi del Suem anche in centro città Nottata di ubriaconi
Superlavoro per il 118 Ordinanza o non
ordinanza, il venerdì sera i vicentini con gli alcolici ci danno dentro. Eccome. Nella notte fra venerdì
e sabato, la centrale operativa del Suem è stata subissata di richieste di
intervento per soccorrere giovani e meno giovani che, dopo aver esagerato con
le bibite, si sono sentiti male, vomitando per strada o addirittura perdendo i sensi
per qualche minuto. Si tratta di routine durante le nottate del fine settimana
per gli operatori del 118, anche se la notte scorsa, complici le iniziative in
centro città che hanno richiamato molte persone, gli interventi si sono
concentrati proprio in centro sollecitati dagli amici di chi si era sentito
male, amici spesso in condizioni solo leggermente più lucide rispetto
all’ubriaco per cui avevano chiesto il soccorso. Fra il popolo dei
beoni del fine settimana l’ordinanza del Comune che vieta di bere alcolici in
luoghi aperti al pubblico diversi dal plateatico dei locali non ha sortito
molto effetto.
D’altronde, il rito dei brindisi a ripetizione del fine settimana è molto
diffuso nel Vicentino ed è difficile da estirpare; i controlli notturni, che dovrebbero
essere effettuati dalla polizia locale come da disposizione del vicesindaco
Sorrentino, sono piuttosto complessi visto anche l’affollamento delle vie e
delle piazze del centro in questo weekend di appuntamenti con la cioccolata e
le bancarelle alimentari. Proseguono comunque le multe da 25 a 500 euro. Gli interventi del 118 sono proseguiti dalle prime ore
della serata per tutta la notte, ed hanno interessato anche alcune località della
provincia vicentina, in particolare le vallate dell’Agno e del Chiampo e la
zona di Schio. Le persone soccorse e
portate in ospedale erano soprattutto giovani, alcuni anche minorenni, ma non
sono mancati degli adulti. Alcuni sono stati
aiutati dopo essere usciti di strada con l’auto, forse a causa dell’ebbrezza
alcolica, come
avvenuto in zona Saviabona. Il ferito ha riportato fortunatamente lesioni
lievi. Uno dei casi più difficili è stato un ragazzo recuperato vicino a piazza
dei Signori che aveva un tasso alcolico vicino a 3 milligrammi per litro (la
soglia massima per guidare è 0.5), che è stato tenuto in osservazione al pronto
soccorso dove ha passato la nottata in attesa di smaltire la sbornia. Ieri
mattina è tornato a casa, dove avrà dovuto giustificarsi del suo comportamento
con i genitori. D. N.
CORRIERE.IT – “ITALIANS” forum di Beppe Severgnini
Troppo alcol subito
prima delle 2 Caro Beppe, ti scrivo perchè ho colto la tua sensibilità e il tuo
interesse per la questione dell’eccessivo consumo di alcool nei giovani e
riscontro con piacere i tuoi tentativi di sensibilizzare l’opinione pubblica
sul problema. Ebbene, venerdi scorso sono andata a ballare con un gruppo di
amici in un famoso locale di Bologna, il GIOSTRA’. Ho notato all’ingresso
alcuni cartelli che segnalavano la possibilità di richiedere alla cassa il test
per la misurazione del tasso alcoolico e mi son datta "Bene, una nota
positiva". A mezzanotte è cominciato il concerto nella sala fumatori (si
respirava a malapena...) e verso l’1.30 il cantante del gruppo ha iniziato a
ricordare il fatto che dopo le 2 non si sarebbe più potuto bere alcolici. Mi
son detta nuovamente "Bene, forse è un messaggio positivo per segnalare di
non esagerare con l’alcool..". All’1.45
è arrivato il deejay. Da quel momento fino alle 2.00 il deejay ha regolarmente
ripetuto, ogni 2 MINUTI, le seguenti frasi "Ragazzi, avete ancora 10
minuti (8, 6, 4...) per bere, correte al bancone, dovete andare adesso!! Forza
ragazzi, avete ancora pochi minuti per bere, prendete il più possibile ora
che potete! Bevete ragazzi, forza, bevete!". Ero incredula e lo sono tutt’ora. Ma non ci sono dei controlli, non si
può in qualche modo segnalare questa prassi disgustosa che annulla
completamente il senso della nuova norma contro l’abuso di alcool? Barbara Bottalico, barbarabottalico@hotmail.it
Risposta di Beppe
Severgnini; Be’, qualcosa del
genere fanno anche nei pub inglesi.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Come aggirare la
legge sullo stop ... Come aggirare la
legge sullo stop all’alcol nei locali alle 2 di notte? Vendendo le bevande nei
baracchini all’esterno dei pub. Succede, secondo i residenti, in Fonderia, dove anche
venerdì notte sono stati compiuti i soliti vandalismi. Un lampione è stato
tranciato da una manovra delle auto (ed ora i 3000 euro per ripararlo spettano
agli abitanti dei condomini perchè il suolo è privato ad uso pubblico), e un
segnale stradale è stato divelto. Sul prato, dove comunque vengono parcheggiate
centinaia d’auto, ieri mattina Trevisoservizi ha portato via cocci di bottiglie
di vodka, bicchieri e cartoni di birra. «L’unico modo per bere ancora dopo le 2
è quello di portarsi le bibite da casa e lasciarle in auto, per recuperarle
nella notte e rientrare nei locali - dicono i residenti -. Oppure di affidarsi
ai baracchini autorizzati dal Comune fuori dai pub: per loro non c’è il divieto
di servire bevande alcoliche dopo le 2 di notte». S.Mas.
CORRIERE ADRIATICO
Presto potrebbero
essere introdotte le nuove norme sulla sicurezza stradale Question-time per
rispondere ad un’interrogazione del deputato Giampiero Catone Pene più dure per
chi guida ubriaco Il caso dello
zingaro finisce sul tavolo del ministro Mastella ASCOLI – L’interminabile e tragica sequenza d’incidenti
stradali causati da conducenti in stato d’ebbrezza o alterati in seguito
all’assunzione di stupefacenti, non ultimo quello del rom Ahmetovic (*) è
approdata anche a Montecitorio nel corso del consueto question-time, grazie al
deputato Giampiero Catone (capogruppo vicario della DC per le Autonomie) che ha
posto la delicata questione all’attenzione del ministro Clemente Mastella. “In
questi ultimi mesi - ha spiegato Catone nel corso della sua interrogazione - si
sono verificati, con cadenza quotidiana, incidenti stradali causati, per una
considerevole percentuale, da persone che guidavano in stato di ebbrezza o
sotto l’effetto di droghe. Non si tratta solo dell’annoso problema legato alle
cosiddette “stragi del sabato sera”, che riempiono le pagine di cronaca nera
dei fine settimana, ma di un altro fenomeno che sta prendendo sempre più piede
nel nostro Paese e che può definirsi “strage del quotidiano”. Anche in questi
ultimi giorni si sono verificate tragedie che hanno visto come vittime dei
bambini”. Contro chi o che cosa puntare il dito? “Come è noto c’è un problema
concernente i controlli riguardanti il rispetto del codice della strada,
controlli che in questo periodo sono, peraltro, aumentati in maniera
considerevole. Ma c’è, altresì, un problema di giustizia giuridica e sociale
verso i responsabili di reati contro il codice stradale che, con il loro
comportamento, come ad esempio la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto
di droghe, provocano quotidianamente vittime innocenti, senza che sia loro
comminata una giusta pena o addirittura alcunché”. E qui la richiesta di
Catone: “Il ministro ritiene opportuno
intervenire immediatamente ed in che modo al fine di sanare quest’evidente
lacuna, fonte di ingiustizie, nel nostro sistema legislativo?”. La replica
del Guardasigilli è stata molto concreta e soddisfacente. Infatti, potrebbero essere introdotte nel pacchetto
sicurezza le nuove norme sulla sicurezza stradale, più severe nel punire la
guida in stato di ebbrezza. “I necessari interventi legislativi - ha
rilevato Mastella - sono attualmente in avanzata fase di studio da parte del
mio dicastero, che intende proporli alle altre amministrazioni interessate in
vista di una possibile introduzione nel cosiddetto pacchetto sicurezza che sarà
prossimamente esaminato dal Consiglio dei ministri”. È, infatti, all’esame
tecnico “l’opzione tra le varie possibilità di selezionare e sanzionare con la
necessaria severità - ha detto il Guardasigilli - le più intollerabili tra le
condotte in questione, come l’omicidio realizzato mediante la guida in stato di
ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Questo è dunque l’intento:
adeguare la risposta punitiva, che non dovrà mai più essere equivoca o
addirittura incomprensibile ai cittadini di fronte a tanto scempio”. Dunque si
valuterà, ha spiegato ministro, “se sia più adeguato un nuovo concetto di colpa
“grave” o “cosciente” con un irrigidimento serio, qualitativo, della sanzione rispetto
ai casi ordinari di colpa, o se invece non sia più consono alla stessa natura
di queste condotte ed allo spregio ludico della vita che esse esprimono, il
concetto di dolo eventuale”. FRANCESCO PETRELLI (*) Nota: è sempre bene ricordare a chi si scandalizza –
giustamente – per l’esiguità della pena cui è stato condannato Ahmetovic, che è
comunque la condanna più grave mai comminata in Italia per eati di questo tipo.
Altre stragi stradali analoghe hanno portato a sentenze molto più scandalose.
IL GAZZETTINO (Belluno)
Blitz dei
carabinieri sulle strade del Comelico: cinque denunciati per alcol e droga. Una scritta a
Dosoledo: «Il vostro etilometro non fermerà la nostra sete» Fermato camionista
ubriaco, era la quarta volta L’uomo, che stava
tornando a Belluno, è stato segnalato da un operaio della ditta di Portogruaro
dove aveva appena scaricato San Vito di Cadore Aveva il vizietto di guidare ubriaco, un camionista di San
Vito di Cadore è stato bloccato in tempo dai Carabinieri a Portogruaro, nel
Comelico, prima che fosse troppo tardi. Negli
ultimi otto anni è già stato scoperto altre quattro volte ubriaco alla guida,
con una media di una volta ogni due anni. A lanciare l’allarme al 112 è
stato un magazziniere dell’azienda dove il sanvitese aveva da poco consegnato
la merce. È accaduto l’altro pomeriggio a Summaga di Portogruaro, nella zona
industriale. G.S., 53 anni, era giunto nella ditta portogruarese con il suo
autotreno già alticcio. Se n’era accorto
anche il magazziniere quando, nel ricevere la merce, ha sentito l’alito
nauseabondo del camionista che aveva anche gli occhi lucidi. A nulla sono
serviti gli inviti dell’operaio di non mettersi alla guida. Dopo la
consegna il bellunese è salito sul suo "bisonte" della strada dirigendosi
verso la A4. Il senso civico del
magazziniere ha fatto sì che l’uomo non rimanesse coinvolto in un probabile
incidente, allertando subito il 112. (*) In poco tempo è infatti
sopraggiunta la Gazzella dei Carabinieri che ha bloccato in tempo il sanvitese,
mentre imboccava la tangenziale. Sottoposto al "palloncino", l’uomo
aveva un tasso alcolico di un grammo per litro, il doppio del limite fissato
per legge, ma la successiva prova ha evidenziato un valore ben più alto, segno
che l’alcol non aveva manifestato appieno i suoi effetti. Immediatamente gli è
stata ritirata la patente e quindi denunciato per guida in stato d’ebbrezza.
Intanto nel blitz antialcol dei carabinieri fatto in Comelico l’altra sera sono
cadute cinque persone, ma tutte del Padovano e del Trevigiano (*) Nota: va sottolineato davvero il comportamento di
questo magazziniere, se tutti i cittadini dimostrassero altrettanto senso
civico e collaborassero spontaneamente con le Forze dell’Ordine si potrebbe
evitare molta sofferenza sulle nostre strade.
CORRIERE ADRIATICO
Il manager: “Il
denaro incassato servirà al rom per rifarsi una vita, ma una parte di quei
soldi li vorremmo destinare alle famiglie delle vittime” Ancora polemiche sui
guadagni dello zingaro per i diritti sul libro e quelli d’immagine Pronti centomila
euro per Ahmetovic ASCOLI - “Centomila euro. E’ quanto incasserà Marco
Ahmetovic per la cessione dei diritti sul libro che parla della strage di
Appignano e per quelli di immagine legati
ad una campagna promozionale contro l’uso dell’alcol”. Lo ha detto il suo manager, il toscano Alessio Sundas, che
da sette giorni lavora a stretto contatto con la Gutenberg, la casa editrice
europea che pubblicherà il racconto del giovane Rom dal titolo: “Anch’io sono
un essere umano”. “Ho deciso di lavorare con Marco perché merita un’altra
opportunità - spiega al telefono l’agente dello zingaro noto per essere da anni
stretto collaboratore di Lele Mora - Vogliamo rivalutare una persona finita
nell’occhio del ciclone per l’incidente che è costato la vita a quattro
giovani, ma anche perché è uno straniero. Per molti italiani, infatti, questa è
già una colpa ed io non lo trovo giusto. Poteva
capitare anche ad un nostro connazionale di investire ed uccidere qualcuno. In
Italia, purtroppo, c’è sempre questa forma di razzismo. E’ sufficiente che
nella vicenda sia implicato un nomade perché accada il finimondo”. Parole di fuoco, quelle di Alessio Sundas destinate, a loro volta, a generare nuove
polemiche ed a suscitare indignazione soprattutto nei genitori di Alex Luciani,
Danilo Traini, Davide Corradetti ed Eleonora Allevi morti nell’incidente
causato dal rom che guidava ubriaco. “Per Ahmetovic - prosegue il manager -
questo è un modo come un altro di guadagnare qualche soldo”. Poi l’agente fa una
nuova rivelazione: “Il denaro incassato
servirà allo zingaro per rifarsi una vita, ma una parte di quei soldi li
vorremmo destinare alle famiglie delle vittime”. Sundas svela altri dettagli. Il libro di Ahmetovic sarà
corretto e rivisto sia da lui che dalla casa editrice. Inoltre nell’operazione
commerciale sarà coinvolta anche la famiglia del rom. Infine l’agente risponde a chi lo accusa di essere uno sciacallo. “Non è colpa mia se
le disgrazie fanno audience. Noi vendiamo quello che la gente chiede”. (*) E mentre la vita di Ahmetovic sembra essere una svolta,
quelle della mamma di Eleonora Allevi, del papà di Alex Luciani e di quello di
Davide Corradetti si sono fermate nella notte del 23 aprile. “Quando passo
davanti alla sua camera da letto - ha detto ieri in televisione a
“Verissimo” la signora Carmine - fingo
che mia figlia sia ancora lì oppure mi illudo di vederla rientrare a casa da un
momento all’altro. Non mi si venga a dire che quello è un bravo ragazzo -
si sfoga - Sappiamo tutti chi era anche ai tempi in cui frequentava le
elementari con Eleonora”. Dei “ragazzi del muretto” ha parlato davanti alle
telecamere di Canale 5 anche Timoteo Luciani. “Erano tutti miei figli. Alex,
Danilo, Davide ed Eleonora uscivano sempre insieme. Mio figlio mi chiedeva
qualche euro per ricaricare il cellulare e adesso... poi la voce dell’uomo si
rompe. Adesso non c’è più. Non chiedetemi di perdonare Ahmetovic”. MAURO GIORGIE GIANNI
BERNARDI (*) Nota: come dire che conferma di essere uno sciacallo. Di questo squallore etico sarà corresponsabile chi poi
acquisterà questo stupido libro.
ASAPS.IT
Ahmetovic, il killer
stradale, diventa personaggio televisivo (a pagamento) “Non fate come me”: un
appello di cui non si sentiva il bisogno Un appello vero,
forse, lo lancerebbero i 4 poveri ragazzi: “Non fate finire altri come noi, per
colpa di incoscienti carnefici affogati nell’alcol” Ma che Paese è questo che
celebra i criminali e non le giovani vittime! Giordano Biserni e
Lorenzo Borselli (ASAPS) - Che il killer vada sempre di moda, ce n’eravamo
accorti da un pezzo. C’è una sorta di fascino perverso che ci attira, anche se
non lo ammettiamo, e che ci spinge a cercare sui motori di ricerca, a spulciare
le cronache di qualche noir italiano, che porta l’uomo della modernità attuale
ad appassionarsi tra il colpevole e l’innocente. Nella fioritura dei thriller della strada, che solo la
nera e la giudiziaria possono al momento veicolare, spicca il viso familiare di
Marco Ahmetovic, ritratto con un bel paio di occhiali da sole, una t-shirt
aderente che risalta sul fisico minuto e che maneggia un telefono cordless da 9
euro e 90. Ahmetovic ha ammazzato quattro ragazzi, senza nemmeno
sceglierli tra una lista di potenziali bersagli, come fanno i serial killer,
così inspiegabilmente attraenti nel panorama criminale. Alla guida del suo
furgone, ubriaco fradicio, li ha semplicemente travolti ed uccisi, senza un movente classico, senza
nemmeno volerlo direttamente. È un delitto
assurdamente stupido, che sembrava aver attirato qualche attenzione solo per il
fatto che le vittime erano quattro, tutte giovanissime, e che al volante del
furgone che le ha travolte ci fosse un rom. Così le telecamere hanno ripreso una caserma assediata al
momento dell’arresto, hanno documentato le minacce giunte all’avvocato
difensore, al pubblico ministero ed al giudice. Hanno aspettato il giorno del
processo per filmare l’atteso linciaggio, scongiurato dal cordone di poliziotti
e carabinieri, e poi hanno chiuso il collegamento quando l’udienza si è tolta,
con una condanna esemplare per il nostro ordinamento giudiziario (ma
irragionevolmente mite per poter dire giustizia è fatta). Lui, imputato di un delitto commesso e documentato in
flagranza, si è beccato 6 anni e mezzo, da trascorrere ai domiciliari.
Probabilmente, tra qualche mese, l’illustre sconosciuto – che ora non lo è più
– tornerà libero di fare tutto quello che ha sempre fatto. È così che si
esplica la funzione rieducativa della pena? Oppure, se il
personaggio piace, ce lo vedremo apparire in televisione ad invitare i giovani
a non fare ciò che ha fatto lui, chiamato ad esempio di ravvedimento – non
certo operoso – per riempire le tasche di un agente pubblicitario che ha visto,
in questo thriller della strada, il modo di tirare su qualche quattrino, magari
cercando pure di dare ad un sanguinoso gossip l’alone di un messaggio sociale
da dispensare ai giovani. Insomma, Marco Ahmetovic è pentito di ciò che ha fatto,
vuol scrivere le sue memorie (per venderle), vuol mostrarsi per quello che è
(con foto da piazzare) e vuole – per l’interposta persona del proprio agente –
rendere un servigio alla società prestando (a pagamento) il suo volto ad una
campagna sociale del tipo “non fate come me”. Eh no, questa
proprio non deve passare. Semmai bisognerebbe lanciare un virtuale appello dei
poveri quattro ragazzi: “Non fate finire
altri come noi, per colpa di incoscienti carnefici affogati nell’alcol...” Marco Ahmetovic è
“ristretto” agli arresti domiciliari (?) per aver ucciso 4 persone e gli si
consente di dare pure spettacolo? Di più: gli si
permette di lucrare su ciò che ha fatto, rendendo alla fine “conveniente”, per
lui, aver sterminato una compagnia di amici? Riflettiamo: prima del 23 aprile 2007, Ahmetovic era
semplicemente uno sconosciuto, con qualche grana giudiziaria (le sue impronte
digitali sarebbero state rinvenute su un’auto fuggita ai Carabinieri dopo una
rapina), afflitto da etilismo cronico, senza il becco di un quattrino. Poi, uccide. In un colpo solo, in
quel mattatoio che è la strada, condanna a morte Eleonora (19 anni), Danilo (17
anni), Alex e Davide (entrambi di 16) ed esegue la sentenza sul posto. Si becca
una condanna leggerissima e diventa anche ricco per raccontare come ha fatto? Ma che paese è questo? Che razza di paese può mai essere
quello che vede costruire villaggi con le parabole televisive attorno alla
scena di un crimine, che investiga mettendo sotto pressione gli inquirenti, che
inquina le indagini millantando fonti, citando informatori, ricostruendo negli
studios le personalità dei killer già condannati prima di un processo (che non
potrà mai essere giusto)? In che razza di epoca viviamo se, per diventare
famosi, si può anche uccidere? Perché a nessuno interessa ricordare, invece, Eleonora,
Danilo, Alex e Davide e raccontare le loro storie, portare le loro vite
stroncate nei salotti della televisione? Perché non citare loro ad esempio di
ciò che può accadere, invece di arricchire chi vuole insegnarci quello che già
sappiamo: che è un omicida e che ha ucciso quattro ragazzi. Sappiamo anche come
e perché. Che cosa vogliono
ancora, Ahmetovic ed il suo agente, da noi? Siamo così smarriti da dover necessariamente riempire il vuoto
dei valori – dei quali sentiamo la necessità – con dei personaggi a casaccio?
Oppure c’è un meccanismo perverso che decide per noi cosa adorare, cosa
comprare, cosa leggere? Basta con le domande. L’Italia è un paese che ha fondato
il mondo, ne ha creato in larga parte le basi. Basta ragionare. No Marco Ahmetovic, il
tuo esempio non ci piace, non lo vogliamo. Torna nell’ombra e lascia che
sbattiamo in prima pagina chi vogliamo noi. La tua storia ci fa schifo, oltre
che paura, e non è per un fatto personale. È una questione di causa ed effetto:
la causa della morte di quattro ragazzi sei tu e l’effetto lo possiamo capire
benissimo da soli, senza l’intermediazione di un sistema idiota. Non ci servi
tu, non ci servono le tue memorie. Se servono quattrini, a te ed al tuo agente,
trovatevi un lavoro vero. (ASAPS) Per Asaps Giordano Biserni Lorenzo Borselli
CORRIERE ADRIATICO
Corradetti: “Se
qualcuno mi è antipatico mi sbronzo e lo ammazzo con l’auto tanto al massimo mi
mandano in un residence” (*) In Tv il dolore e la
rabbia della mamma di Eleonara Allevi. Luciani: “Erano tutti figli miei” “E’ stata uccisa
mentre si affacciava alla vita” ASCOLI - “Si stava
affacciando alla vita proprio ora e quella notte le hanno spezzato i sogni e
distrutto la mia e la sua esistenza”. Carmine, la mamma di Eleonora
Allevia, una delle quattro vittime della strage di Appignano del Tronto, non
vuole ancora credere che sua figlia sia morta in quel tragico incidente. “Quando passo davanti alla sua camera da letto - ha detto
ieri in Tv a “Verissimo” - fingo che sia ancora lì oppure mi illudo di vederla
rientrare a casa da un momento all’altro”. La donna non riesce a trattenere le
lacrime, la rabbia ed il dolore. Sei mesi sono passati per tutti, ma non per i
genitori ed i parenti dei “ragazzi del muretto”. “Per me - continua Carmine - Eleonora era tutto: una
sorella, un’amica, una confidente e una figlia. Non posso credere che non ci sia più per colpa di un ubriaco”. Poi la mamma della vittima guarda una fotografia che ritrae
la classe della ragazza dove si vede anche un Marco Ahmetovic giovanissimo. “Non mi si venga a dire che quello è un bravo ragazzo - si
sfoga - Sappiamo tutti chi era anche ai tempi in cui frequentava le elementari
con mia figlia”. In quella stanza il tempo si è fermato. Vicino alla donna
ci sono ancora tutti gli oggetti che appartenevano ad Eleonora. Sui mobili
nessuno ha ancora avuto il coraggio di spostare neppure i giocattoli ed i
peluche. “Non ho potuto
toccare nulla. Vedere queste cose mi fa credere che lei sia ancora con noi”.
Non si placa l’ira dei genitori delle quattro vittime
ancora sconvolti per quello che è successo il 23 aprile scorso. Il padre di
Alex Luciani, Timoteo, si asciuga le lacrime con un fazzoletto. “Erano tutti miei figli. Alex, Danilo, Davide ed Eleonora
uscivano sempre insieme. Mio figlio mi chiedeva qualche euro per ricaricare il
cellulare e adesso... poi la voce dell’uomo si rompe. Adesso non c’è più”. I
familiari delle quattro vittime non accettano che Marco Ahmetovic sconti la sua
pena in un residence di Porto D’Ascoli e che, addirittura, ora diventi una
“star”. “Se tutto questo è
possibile - aggiunge Luigi Corradetti, il padre di Davide - allora domani
mattina, se incontro una persona antipatica, torno a casa, prendo la macchina e
dopo aver bevuto un whiskey la investo e la uccido. Tanto che può succedermi? -
si domanda - Al massimo mandano anche me in un appartamento di San Benedetto
del Tronto a prendere il sole”. Da tempo anche amici e parenti dei giovani
investiti e uccisi dal rom ubriaco lo scorso 23 aprile invocano leggi più
severe e soprattutto la “certezza della pena”. Appelli che hanno trovato
terreno fertile nell’opinione pubblica già provata da altre stragi che hanno
visto come protagonisti guidatori in stato di ebrezza. GIANNI BERNARDIE
MAURO GIORGI (*) Nota: i più fedeli “abbonati” a questa rassegna forse
ricordano come, alla pubblicazione di sentenze in processi per omicidi da guida
in stato di ebbrezza, già diversi anni fa scrivevo il mio stupore per la
consuetudine dei killer di ostinarsi ad uccidere con pistole e coltelli, quando
con un’auto rischierebbero molto meno.
L’ADIGE
Brilli alle 10 del
mattino Non si sono accontentati di «un giro» di birre, ma hanno
fatto il bis (e forse bevuto qualcos’altro) i tre roveretani prelevati dai
carabinieri in un bar del centro e portati in caserma perché creavano troppo
caos. Sono stati multati per ubriachezza molesta (dovranno pagare 103 euro a
testa) e hanno smaltito la sbornia al comando provinciale di via Barbacovi.
Fatto curioso, è che i tre amici caciaroni (ed evidentemente molto assetati) si aggiravano ubriachi per la città alle 10
del mattino. A chiamare i carabinieri è stato lo stesso gestore del locale,
il bar Pasi, dove il gruppetto aveva fatto tappa per «un giro» di birre. E non
erano i primi boccali quelli ordinati nel bar del centro: i tre amici erano
entrati nel locale già visibilmente alterati. Dapprima è intervenuto il
carabiniere di quartiere, poi è stata chiamata in ausilio la pattuglia del Radiomobile.
I militari hanno caricato in auto i tre e li hanno portati in caserma per
l’identificazione: sono di Rovereto, hanno 28, 29 e 31 anni, già noti alle
forze dell’ordine.
BRESCIA OGGI
CASTREZZATO.
L’episodio risale ad agosto: venerdì è scattato l’ordine di custodia ai
domiciliari Minorenne violentata
Impresario nei guai Lei, 13 anni,
sarebbe stata sedotta, ubriacata e stuprata dal 27enne conosciuto a una festa
in casa di amici L’ARRESTO È giunto
al termine di una delicata inchiesta coordinata dal pm Simone Marcon e condotta
nella massima discrezione dai carabinieri di Castrezzato e Chiari. Le indagini
sono scattate dalla denuncia della famiglia della vittima: la minorenne ha
confessato fra le lacrime alla madre di aver avuto un rapporto sessuale completo
contro la sua volontà. I carabinieri, attraverso le testimonianze di alcune
persone presenti al party, avrebbero trovato riscontri oggettivi al racconto
della ragazzina. L’episodio risale ad agosto: l’imprenditore ha avvicinato la
minorenne che già conosceva. Gli è bastato poco per capire che la ragazzina si
era infatuata di lui. A quel punto
sarebbe scattato il piano del 27enne che ha cominciato a fare bere alcolici
alla minorenne. Un sistema per far cadere le barriere inibitorie della vittima
che ubriaca non è riuscita ad opporsi alle avance sempre più intime
dell’impresario. Una volta tornata a casa e smaltiti gli effetti dell’alcol, la
13enne ha preso coscienza dell’accaduto confessando tutto alla mamma. Fra le
lacrime ha raccontato come il principe azzurro si fosse trasformato nell’orco. IL PRESUNTO autore della violenza sessuale non potrà
appellarsi al fatto che l’adolescente fosse consenziente: il Codice penale
considera violenza sessuale tutti i rapporti consumati con minori di 14 anni. La madre della ragazza non ha avuto esitazioni e dopo aver
fatto sottoporre la figlia a una visita medica si è rivolta ai carabinieri. Le
indagini, come detto sono state lunghe e delicate, soprattutto perchè i
militari hanno voluto verificare ogni dettaglio del racconto contattando, una
per una, tutte le persone presenti alla festa. Ci sarebbero molti indizi a
carico dell’impresario che a quanto pare avrebbe ammesso di avere trascorso
parte della serata con la minorenne sostenendo anche però di aver pensato che
la ragazzina avesse qualche anno in più. Quando gli elementi probatori sono
apparsi sufficienti, il pm Simone Marcon ha chiesto e ottenuto l’arresto del
27enne.
IL TIRRENO
Vino, proposte
etichette “intelligenti” Niente frasi choc ma
un invito al consumo moderato Gli esperti dal
Salone di Torino: un bicchiere al giorno fa bene e ritarda l’invecchiamento
«Con lo sballo del sabato non c’entra niente» Etichette “intelligenti”, senza messaggi choccanti, ma
educativi al consumo moderato e responsabile del vino. Dal Salone di Torino,
ieri alla seconda giornata, parte una proposta di mediazione tra chi vorrebbe
imporre sulle bottiglie moniti del tipo di quelli stampati sui pacchetti delle
sigarette e chi invece vede proprio nel vino una leva per fare conoscere la necessità e i benefici dell’appropriato
consumo delle bevande alcoliche. Medici ed esperti
hanno rilanciato le proprietà salutistiche del vino. Ed è stato sottolineato
con fermezza che «il vino non c’entra
nulla con lo sballo dei giovani». «Il vino ha ormai effetti benefici confermati
da molteplici studi e le sue proprietà hanno maggiore effetto, anche tra gli
anziani, se il consumo è sistematico», ha affermato il geriatra Carmine
Macchione, dirigente nazionale dell’Acsa (Associazione cardiologi e specialisti
ambulatoriali). «Il vino, meglio ancora se rosso, ha
proprietà anti-ossidanti che ritardano l’invecchiamento, il suo consumo
protegge il cuore, contrasta il morbo di Alzheimer, ed ha benefici effetti
psicologici», ha aggiunto il geriatra. A dispetto dei tanti studi favorevoli, non
sono rare le voci contrarie, è stato sottolineato. «Da due-tre anni si sta assistendo a un attacco senza precedenti nei
confronti del vino», ha esordito il critico enogastronomico Paolo
Massobrio, «un sociologo francese ha detto che è un veleno e che provoca
esclusione sociale, il ministro Ferrero ha affermato che è meglio uno spinello
di un bicchiere di vino mentre ci sono quotidiani che pubblicano foto con una
bottiglia di vino accanto alla cocaina come immagine correlata a servizi sulla
droga». Il senatore Tomaso
Zanoletti, presidente
dell’Osservatorio nazionale sulle proprieta salutistiche del vino, ha
ricordato che «appena due giorni fa
abbiamo dovuto contrastare, a Palazzo Madama, la proposta di una norma che
vuole impedire le degustazioni di vino al di fuori di ristoranti e bar. Con
questo principio, non sarebbe stato neppure possibile aprire il Salone del
vino». Pietro Caviglia, presidente dell’Ugivi (Unione giuristi della vite e del
vino) propone, tuttavia, di incollare
sulle bottiglie etichette che ricordino i possibili danni provocati dall’alcol.
«Non frasi choccanti, sarebbe una catastrofe per il settore vitivinicolo - ha
affermato - ma un avvertimento se non altro rivolto ai rischi per chi guida. Il
settore può arrivare a un compromesso con il legislatore». Mino Taricco,
assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte, ha invitato a non coinvolgere il vino nella «cultura dello sballo che
caratterizza i giovani: se abusano di alcol, lo fanno bevendo fino a 5-6 litri
di birra e cocktail di superalcolici tra sabato e domenica». (*) (*) Nota: le etichette “intelligenti” sarebbero, guarda un
po’, quelle proposte dai produttori? Che cosa troveremmo scritto oggi sui pacchetti di
sigarette, se a suo tempo avessimo lasciato decidere ai produttori di tabacco? Le scritte sulle bottiglie non possono essere scelte da
chi produce il vino - né da qualche medico amico e compiacente - tutti con le
loro solite ricerchine riciclate (e smentite) mille volte, ma vanno decise da
chi si occupa di problemi alcol correlati e di salute pubblica. E’ vero che il vino ha un ruolo solo marginale sugli
incidenti che coinvolgono i giovani il sabato notte, ma il vino in Italia ha un
ruolo centrale e predominante in tutti gli altri problemi alcol correlati,
compresi quelli relativi agli incidenti stradali che avvengono nel resto della
settimana.
IL SECOLO XIX
Santa Margherita
Ligure Pensionato ubriaco
investe moto È rimasto ferito a una gamba, il motociclista di 35 anni,
originario di Recco, che nella tarda serata di venerdì è stato travolto da
un’auto sull’Aurelia, all’altezza di San Lorenzo della Costa (nei dintorni di
Santa Margherita Ligure). Al volante della
macchina, un pensionato sammargheritese di 69 anni, trovato ubriaco ai
successivi controlli. Il ferito è stato accompagnato all’ospedale San Martino di
Genova, mentre l’automobilista è stato denunciato e s’è visto ritirare la
patente.
IL GIORNALE
Ubriache: la
investono e fuggono Ieri i vigili del nucleo del reparto radiomobile hanno
arrestato due clandestine di origine peruviana, una 41enne e una 33enne, entrambe ubriache: la più giovane delle
due, infatti, si era messa alla guida della sua Lancia Y anche se il suo tasso
alcolico, una volta controllato, è risultato cinque volte superiore al limite
consentito. Ed è così che ha investito una milanese di 47 anni che si trovava sulle strisce pedonali (*)
di un attraversamento semaforico all’incrocio tra via Porpora e piazza Monte
Titano (zona Lambrate). Ma non basta: anziché soccorrere la donna che aveva appena
falciato con la sua vettura, la peruviana è scappata. Due intraprendenti
cittadini testimoni del fatto, però, si sono messi subito all’inseguimento
della Lancia Y. E hanno bloccato le due donne in una strada chiusa per lavori
dove poi sono state arrestate dai vigili. La donna investita, un’italiana di 47 anni, è attualmente
ricoverata in ospedale. «Chi vive nella nostra città come clandestino - commenta
il vice sindaco Riccardo De Corato - non ha alcuna intenzione di rispettare le
norme del buon vivere civile. Ed è
dunque portato a non rispettare le regole fondamentali, come non bere quando si
guida o prestare soccorso in caso di incidente». (**) (*) Nota: anche questa signora ha una sua parte di
responsabilità, avendo scelto di praticare in centro città uno “sport estremo”,
quale attraversare una strada sulle strisce pedonali. (**) Nota: solo una piccolissima parte delle infrazioni
per guida in stato di ebbrezza e omissione di soccorso sono imputabili a
persone “clandestine”.
Lunedì, 29 Ottobre 2007
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