CORRIERE ADRIATICO
Ieri mattina intanto
Corradetti è andato in tribunale per fare chiarezza sulla vicenda Oggi a Roma i
familiari dei “ragazzi del muretto” chiederanno leggi più dure per i pirati
della strada “Non accettiamo
soldi da chi lucra sul sangue” ASCOLI - Vanno a Roma per chiedere Giustizia e per
manifestare tutto il loro dolore a parlamentari e giudici che possono cambiare
le leggi ritenute troppo permissive o applicarle in modo più severo per porre
fine alle tragedie della strada. Sono i genitori, gli amici e i parenti dei
“ragazzi del muretto” uccisi il 23 aprile scorso da un furgone “impazzito”
guidato da un rom ubriaco. Arriveranno in piazza San Lorenzo in Lucina alle 11
di questa mattina poi proseguiranno in corteo per via del Corso fino a piazza
San Silvestro dove si trova la sala parlamentare di palazzo Marini. E lì che
nel pomeriggio tra le 16.30 e le 19 si svolgerà la conferenza “Giustizia per le
vittime della strada”. Ieri mattina, intanto, Luigi Corradetti, il padre di
Davide, è andato in tribunale per leggere l’ordinanza che stabilisce le regole
sugli arresti domiciliari a cui è sottoposto Marco Ahmetovic. Secondo alcuni
genitori delle giovani vittime, infatti, lo zingaro avrebbe avuto troppa
libertà di movimento e l’appartamento nel quale sconta la pena a sei anni e sei
mesi per la strage di Appignano del Tronto, si sarebbe trasformato in una sorta
di teatro utilizzato come trampolino per la scalata al successo mediatico dello
zingaro. “Dobbiamo fare chiarezza perché questa situazione appare a dir poco
strana in quanto - spiega Luigi Corradetti - ci sembra impossibile che un
manager, alcune Tv e almeno due riviste nazionali abbiano avuto accesso ai
locali dell’appartamento, situato in un residence di Porto D’Ascoli, e stiano
trasformando il rom in una specie di star. E’
vergognoso che ci sia gente che lucra sul sangue di quattro poveri innocenti.
Ahmetovic, in questa vicenda, è pilotato da persone che non hanno rispetto
della memoria dei nostri figli”. La rabbia del padre di Davide Corradetti è
ancora tanta e quando gli si chiede cosa
ne pensa della proposta del manager che intende devolvere una parte del
ricavato del libro alle famiglie delle vittime non usa mezzi termini. “Il signor Alessio
Sundas non deve avvicinarsi a casa nostra - minaccia Luigi Corradetti - I suoi
soldi non li vogliamo. Non ci interessano. Nessun risarcimento potrà mai
ridarci l’affetto dei nostri figli. Sono convinto - ironizza - che alla fine Marco Ahmetovic
farà parte dello staff dell’Isola dei Famosi visto che sta avendo una
visibilità non indifferente”. La vicenda relativa alla strage di Appignano del
Tronto è stata affrontata ieri pomeriggio anche a Radio Uno da Paolo De Nardis, preside della Facoltà di Sociologia
dell’Università La Sapienza di Roma, e Paolo Crepet, psicologo, pscichiatra e
scrittore. “Si tratta - ha detto De Nardis - di un grosso pasticcio
mediatico. Alla fine il rom è come se fosse un personaggio positivo Posta così anche la campagna contro l’alcol
di cui Ahmetovic dovrebbe essere il protagonista, diventa inutile”. “Un orrore degno dell’impero romano - ha aggiunto Crepet -
Penso soprattutto al dolore dei genitori di quei poveri ragazzi che non possono
assistere alla “scalata” dell’uomo che ha ucciso i loro figli. Si vergogni chi lucra sulla vicenda. Ci
saranno dei papà e delle mamme che hanno insegnato l’educazione a questi
manager. Ci vuole rispetto e riguardo
per chi soffre. Non si fa così la campagna contro l’alcol. Il ministro della
sanità cominci a dire che non si può bere a meno di 18 anni”. (*) MAURO GIORGI (*) Nota: fa piacere che oggi il Professor Crepet si
esprima in questi termini. In passato gli è capitato di mostrare una posizione su
giovani e alcol che appariva meno condivisibile. Ho messo mano al mio archivio. A fine rassegna trovate la bellissima lettera che gli
scrisse il 9 ottobre 2000 il mio amico Andrea
Mattei, ispiratore di questo servizio di rassegna stampa. Vi prego di leggerla, perché da’ la misura di come i
tempi stiano cambiando, di come la cultura stia cambiando: quello che scriveva
Andrea sette anni fa sull’alcol, sui morti alcol correlati, sugli incidenti
stradali, oggi è considerato normale; magari non tutti sono d’accordo, ma è
accettato. Vi assicuro che a quel tempo, pur non lontano, Andrea,
dicendo la verità, passava quasi per un visionario. Come sovente accade a chi anticipa i tempi.
RAINEWS24
Approvato il
pacchetto sicurezza: pene piu’ severe per chi guida ubriaco Il Consiglio dei ministri ha approvato il ’pacchetto
sicurezza’. Si tratta di 4 disegni di legge che intervengono con nuove misure
per la sicurezza urbana, per la certezza della pena, per l’istituzione della
banca dati del Dna e per il contrasto alla criminalita’ organizzata. Un quinto
ddl reintroduce di fatto il falso in bilancio. Approvate inoltre due norme - contro caporalato e
contraffazione - che saranno inserite in disegni di legge gia’ all’esame delle
Camere. Il pacchetto sicurezza e’ stato approvato all’unanimita’
dal Consiglio dei ministri con le astensioni del ministro Ferrero sui ddl testo
su certezza pena e sicurezza urbane e sull’emendamento sulla contraffazione,
nonche’ dei ministri Mussi e Pecoraro Scanio sul ddl sulla sicurezza urbana. "Chi guida
ubriaco e uccide qualcuno non può essere accusato di omicidio volontario,
perché questo non è previsto dal nostro codice - ha detto il ministro
dell’Interno giuliano Amato - Nel
pacchetto sicurezza c’è però un nuova norma che inasprisce le pene per la guida
in stato di ebbrezza e considera l’assunzione di alcol come un’aggravante della
pena". (*) (*) Nota: più in
dettaglio (da “Reuters”): FINO A 10 ANNI PER
UBRIACHI AL VOLANTE CHE UCCIDONO - Nel ddl sulla certezza della pena sono state inserite
modifiche al codice penale per inasprire le pene nei confronti degli
automobilisti ubriachi o drogati. Chiunque al volante sotto l’effetto di alcol
o droghe provoca un omicidio colposo è punito con la reclusione da tre a dieci
anni (oggi ci sono pene da uno a cinque anni).
IL GAZZETTINO
L’indagine Demos
mette in luce come gli atteggiamenti degli "under" 25 portino a
frequenti eccessi. Aumenta il consumo di birra Alcol a Nordest. Un
giovane su quattro ne abusa Più di metà della
popolazione di Veneto e Friuli VG beve abitualmente alcolici, il vino resta
sempre in testa alle preferenze Il vino rimane in cima
alle preferenze dei bevitori nordestini. Più di cinquanta persone su cento, intervistate da Demos
per Il Gazzettino, dichiarano di consumare abitualmente alcolici, e, fra
queste, quasi i due terzi prediligono la bevanda della tradizione: il vino. I
giovani scelgono però la birra e, in misura minore, i superalcolici. Il consumo
si trasforma talvolta in abuso, specie tra gli under 25: più di uno su quattro,
in questa fascia d’età, ammette di alzare un po’ troppo il gomito. Sono i dati
proposti, questa settimana, dall’Osservatorio sul Nord Est, che ha interrogato
un campione di oltre 1000 persone, fra i residenti nel Veneto e nel
Friuli-Venezia Giulia, sul loro rapporto con l’alcol. Il Nord Est è, senza dubbio, terra di rinomate cantine e
pregiate "etichette", ma anche di grandi degustatori e appassionati
dei prodotti della vigna. I numeri dell’Osservatorio sul Nord Est confermano
questa passione: il 22\%, fra le persone interpellate, consuma bevande
alcoliche ogni giorno; un altro 30\% con frequenza (almeno) settimanale. Ai
bevitori assidui, che nel complesso compongono oltre la metà della popolazione
(52\%), si aggiunge un 19\% di bevitori occasionali: persone che si concedono
un bicchiere solo di rado, magari in occasione di particolari festività o ricorrenze.
Si dichiara del tutto astemio, infine,
il residuo 29\% della popolazione adulta. I bevitori "giornalieri" tendono a concentrarsi
soprattutto nelle fasce anziane della popolazione. Sono il 38\%, fra chi ha
superato i 64 anni, e il loro numero si assottiglia, progressivamente,
spostandosi verso le classi più giovani. Le nuove generazioni sembrano optare,
tuttavia, per una fruizione più discontinua: meno legata, presumibilmente, ai
pasti, al classico bicchiere a tavola, e maggiormente alle uscite con gli
amici, alla frequentazione di locali (pub, birrerie, discoteche). Se appena il
5\%, fra i 15 e i 24 anni, dichiara di bere ogni giorno, il 48\% si concede
dell’alcol almeno una volta alla settimana. L’anno di nascita, allo stesso
tempo, si associa a preferenze diversificate in relazione al tipo di bevanda
alcolica. Il dato generale segnala una netta supremazia del vino. Lo predilige
il 65\%, tra i bevitori intervistati: la birra raccoglie il 24\% delle
indicazioni, mentre i superalcolici si fermano al 4\%. Al di sopra dei 55 anni,
il predominio del vino è netto ed esplicito, sancito dalle risposte di oltre
nove intervistati su dieci. Al di sotto di questa soglia, però, il dato
declina: si mantiene sopra la maggioranza assoluta tra chi supera i 25 anni d’età,
mentre tra i giovanissimi emergono gusti del tutto specifici. Tra i 15 e i 24
anni, la classica "ombra" deve così fare spazio ad altri tipi di
drink: addirittura il 46\% si esprime in favore della birra, e un altro 14\% -
il dato più elevato nei diversi segmenti anagrafici - per i superalcolici. Spesso, però, il consumo di alcool, in particolare tra i
giovani, si associa alla voglia di trasgressione e, quindi, all’eccesso.
Proprio nel Nord Est, il tema è stato di
recente al centro del dibattito pubblico: a causa della scia di polemiche
seguite alla tradizionale manifestazione dell’Ombralonga e, ancor più, del
ripetersi di incidenti stradali legati al consumo di alcol. Tanto da
spingere diverse amministrazioni locali - dalla regione ai comuni - a varare
misure restrittive in materia, intervenendo, di volta in volta, sugli orari di
apertura dei locali, sulla vendita delle bevande alcoliche, sul consumo nei
luoghi pubblici. Nel frattempo, a livello nazionale, anche il governo si
prepara a varare, proprio in questi giorni, nuove norme che prevedono un
inasprimento delle sanzioni per la guida in stato di ebbrezza. I dati della
rilevazione svolta da Demos offrono una conferma, indiretta, della salienza
della questione. Circa il 13\% della popolazione generale, infatti, ammette di
consumare alcolici più del dovuto almeno in qualche occasione. Il dato cresce
fino al 20\% fra gli uomini, mentre fra le donne - che in generale bevono meno
- si ferma appena al 6\%. Soprattutto, cresce in modo vistoso nei settori più
giovani: fino al 18\%, fra i 25 e i 34 anni, per poi salire al 28\% fra i 15 e
i 24. Fabio Bordignon
IL GAZZETTINO
Le famiglie non
restino sole in questa drammatica battaglia di Luigi Gallimberti
* Di fronte ai risultato dell’indagine sulle abitudini alcoliche
del Nordest cercherò di illustrare il punto di vista di un medico che ha sempre
avuto la curiosità e la passione di curare persone di ogni età con problemi
correlati all’uso di sostanze, soprattutto all’alcol. Le schede tratteggiano un quadro preoccupante, soprattutto
per quanto riguarda giovani ed anziani, che vanno considerati, tra le varie
classi d’età, quelli più fragili ed esposti. Il 57.7\% delle persone con più di
65 anni e il 53.4\% dei giovani tra i 15 e 24 anni bevono regolarmente, in
quantità decisamente superiore a quella di tutte le altre classi di età. In
particolare i giovani sembrano assumere molti più superalcolici, così come
appare decisamente loro il triste primato di bere troppo (28.1\%) soprattutto
durante i weekend. Per quanto riguarda i bevitori problematici anziani credo
che il fenomeno sia in espansione, espansione legata almeno in parte ad un
senso di solitudine e di abbandono crescenti, all’interno di una società sempre
più complessa e sempre meno solidale. Negli
ultimi anni ho cominciato a trattare alcolisti sia minori di 18 anni che
ultraottantenni, i primi assai più difficili da inattivare rispetto ai secondi.
Non mi era mai capitato negli anni precedenti. Concentrando l’attenzione sui giovani, va premessa una
considerazione di ordine biologico che esula, sì, da valutazioni sociali,
economiche o culturali ma solo in quanto le precede. Il cervello dell’adolescente, di tutti i mammiferi compreso l’uomo, non
è in grado di sopportare il contatto con l’alcol senza rimanerne danneggiato.
In particolare una serie di studi scientifici hanno evidenziato lesioni
anatomiche e funzionali tali da determinare, in alcuni adolescenti, disturbi
della memoria, dell’impulsività, una maggior sensibilità a stimoli
pubblicitari, l’assunzione di comportamenti a rischio quali sport estremi,
guida spericolata e così via fino a giungere ad una dipendenza alcolica vera e
propria. Sulla base di questi dati sarebbe
doveroso da parte del mondo degli adulti fare ogni sforzo possibile per aiutare
i giovani a tenersi lontani dall’alcol almeno fino all’età di 16-18 anni,
periodo in cui il cervello si avvia ad una maturazione completa. (*) Nel
mio lavoro di psichiatra ho modo di constatare con sempre maggior frequenza la
fragilità di molti genitori che sembrano essere colti da un importante disagio,
se non da una vera e propria angoscia, quando si tratta di dire no ai loro
figli. Sarebbe di vitale importanza che i giovani fossero educati a comprendere
fin da piccolissimi che desiderare una cosa non può significare necessariamente
averla e tanto più averla subito. Questa modalità pedagogica dovrebbe
rappresentare un valore assoluto ed irrinunciabile. Se essa infatti fallisce,
fallisce anche la possibilità di porre limiti e divieti, di indicarli con
fermezza, fino ad imporli come valori, che dovrebbero essere trasmessi da una
generazione alla successiva. Questa fragilità del mondo degli adulti espone il
mondo giovanile, nel suo complesso, alla mercè del principio del piacere ed a
tutte le sue potenzialità devastanti, esponendolo in qualche modo agli stessi
rischi cui verrebbe esposto un territorio al quale venissero tolti argini e
dighe. Ma il
disorientamento e la fragilità appaiono diffusi anche a livello istituzionale. Pochi giorni fa ho ricevuto una
telefonata di un madre con figli ormai grandi. Voleva riferirmi un episodio avvenuto durante l’ultimo
sciopero studentesco. Mentre faceva la spesa al supermercato che ha visto
entrare molti giovani venuti a far incetta di vino birra e superalcolici.
Incredula si è rivolta alla direzione del supermercato, facendo notare che era
vietato per legge vendere alcolici ai minori di 16 anni. Le è stato risposto
che non avevano mai avuto disposizioni in merito. (**) Le stesse forze di
polizia ed i vigili urbani, presenti in città per controllare la manifestazione
hanno risposto con evasività. Così questa madre rientrava a casa sconsolata
mentre i primi giovani cominciavano ad ubriacarsi ed a vomitare per le strade
di Padova. Non più di qualche mese prima, era apparso un articolo in cui il
Prefetto, giustamente scandalizzato, segnalava un analogo incredibile episodio:
due carabinieri avevano accompagnato a
casa dai loro genitori i figli quindicenni ubriachi e per tutta risposta
venivano minacciati di denuncia "per violazione della libertà
personale". Sono due, e non tra i più eclatanti, esempi di fragilità
genitoriale ed istituzionale. La modalità più diffusa (e costosa) messa in atto dalle
istituzioni, ma anche da alcuni genitori, per cercare di difendere i giovani
dall’alcol, sembra limitarsi ad un’attività meramente informativa. Io credo fermamente che il problema vada
affrontato in maniera più incisiva. A sostegno di questa mia opinione si
sta rivelando interessante un progetto di prevenzione denominato "Che
piacere..." iniziato lo scorso anno grazie al sostegno del Rotary Club
Padova, un progetto di prevenzione rivolto allora a oltre 500 ragazzi delle
scuole medie inferiori e superiori della provincia di Padova. Semplicemente,
metà di loro sono stati informati sui rischi che correvano assumendo alcol, gli
altri sono stati fattivamente coinvolti in un percorso che prevedeva, da parte
loro, l’elaborazione di una sceneggiatura avente per oggetto il loro rapporto
con l’alcol. Alla fine della sperimentazione abbiamo potuto verificare che i ragazzi
"informati" avevano mantenuto inalterate le loro abitudini alcoliche
mentre gli altri le avevano ridotte ed in maniera statisticamente
significativa. Limitarsi ad
informare i ragazzi sui rischi che corrono assumendo alcol credo serva
sostanzialmente a rassicurare il mondo degli adulti. In questo progetto la metà
dei giovani non ha avuto bisogno di capire ma si è sentita capita, si è sentita
sostenuta, si è sentita soprattutto protagonista e in grado di promuovere
attivamente la propria salute. Le due classi vincitrici stanno girando presso gli studi
televisivi di una TV privata a diffusione nazionale lo spot per i quali hanno
ricevuto il primo premio. Da dicembre saranno diffusi come messaggi di
promozione sociale. I loro insegnanti hanno molto apprezzato l’intervento dello
scorso anno ed hanno chiesto in molti di poter aderire al progetto che
quest’anno è stato esteso ad oltre 2000 ragazzi. Anche le città di Bologna e di
Napoli si stanno organizzando per realizzarne uno analogo. Un piccolo spiraglio di speranza che, proprio perché parte dai giovani,
dovrebbe rappresentare l’inizio di un profondo cambiamento etico e culturale. Luigi Gallimberti (*Università di Padova) (*) Nota: non è solo una questione di cervello, ma anche
di enzimi, non sviluppati in giovane età. Ma il problema è soprattutto culturale. (**) Nota: la signora sbaglia, ha ragione la direzione del
supermercato: in Italia non esiste alcun limite per la vendita di alcolici ai
minori. Il limite dei 16 anni riguarda la somministrazione, non la
vendita.
IL GAZZETTINO
Toffolo: «Pensare
che un tempo il vino era considerato un integratore calorico dagli operai. E
bevevano solo i giovani figli di papà» «La modernità vuota
porta dentro lo sballo» Brass: «Non c’è da
meravigliarsi: cinema e tv enfatizzano l’assenza d’amore da riempire con una
bottiglia» I giovani che bevono troppo sono un fenomeno contemporaneo
oppure una storia che si ripete? Due uomini di spettacolo veneti parlano del
come ’eravamo’ e come siamo diventati nel rapporto con l’alcol. E il filo
conduttore è unico: esisteva altro oltre al vino per divertirsi. E non erano
certo le droghe. Tinto Brass, regista. "I ragazzi un
tempo non bevevano tutti i giorni - spiega - né per tutto il fine settimana. Si
assumevano alcolici, ma di rado. Non esisteva una regola di periodicità. E la
ragione è molto semplice: avevamo altri sfoghi, altri itinerari del
divertimento e non il calice sempre pieno per arrivare allo stordimento". "Quando assisto alle cronache che narrano le nuove
generazioni - aggiunge - e le loro smanie di bere e drogarsi, mi stupisco.
Rimango sconcertato e colpito per le tragedie del fine settimana sulle strade
spesso provocate da un’incapacità di governare il proprio relazionarsi con
l’alcol. Forse sono ragazzi convinti che anche i loro padri e i loro nonni
abbiano sempre agito così: falso. Adolescenti
e ventenni oggi soffrono molto più di noi allora di un vuoto che angoscia
l’esistenza. Lo riempiono di birra, vino e super alcolici. Vorrei dire e
suggerire - dice Brass - che c’è
dell’altro a cui dedicare il proprio tempo e le proprie energie. Ci si
appassionava molto di più al gentil sesso che alle chimere di Bacco. Ora
pare quasi che l’uomo sia intimorito dalle donne. Ho l’impressione che tra
adolescenti e ventenni venga prima lo sballo della femmina. Non c’è dubbio,
comunque, le nuove generazioni hanno molto da imparare. Ma non c’è da
meravigliarsi. Piccolo e grande schermo non fanno che enfatizzare questo vuoto
e questa assenza d’amore da riempire con lo sballo. Gli esempi sono sempre
negativi e l’immagine di Venere ne esce sempre più confusa; complice una
generazione di narcisisti che ammette solo il compiacimento del proprio
esistere, con le smanie rivolte all’estetica al proprio ego. E Lino Toffolo,
attore e scrittore? "Mezzo secolo
fa i giovani non facevano incidenti perché non avevano auto. Non bevevano
perché non c’erano i soldi per farlo. E non si drogavano perché non esistevano
stupefacenti - è il suo commento - Ora i ragazzi possono accedere a qualsiasi
forma di esasperazione del divertimento comprese quelle che portano alla
tragedia e alla morte. Un tempo il vino non era considerato alla stregua di una
formula magica per evadere, bensì un vero e proprio ’integratore’ del pasto. Mi
riferisco ai tempi in cui nelle fabbriche
gli operai, che non avevano da mangiare a sufficienza per poter arrivare alla
fine del turno, cercavano di bere più alcol come sostituzione del cibo. Il vino
era un sostegno per riempire lo stomaco fino a sera" (*) "I giovani, però, non bevevano - assicura - A farlo,
casomai, erano solo i figli di papà. Pochi. Oggi mi pare che questa fascia di
popolazione si sia estesa, mi sembra che tutti, o quasi, siano figli di papà. E
come tali, tutti o quasi, sono alla ricerca disperata di un problema che non
hanno e che vogliono crearsi. esagerano per cercare qualcosa di cui
compiacersi, qualche argomento per vantarsi. Certo è una realtà tragica.
Purtroppo, però, è questa l’immagine che esce dai comportamenti delle nuove
generazioni. E non c’è da accusare la tv o gli altri mezzi di comunicazione
come complici nella creazione di tali distorsioni giovanili - conclude - Perché
i media non precorrono i tempi nè danno esempi: sono specchio della vita. Quei
modelli sociali talora negativi che vengono rappresentati siamo noi. E’ la
società contemporanea a fare da sceneggiatore ai loro copioni". Annamaria Bacchin (*) Nota: a questo proposito va ricordato che, con il
passare dei decenni, in Italia è
cresciuta la consapevolezza, ma i problemi alcol correlati sono diminuiti,
di pari passo con il calo dei consumi.
L’ARENA di Verona
ALLARME SBALLO. Dopo
il nostro viaggio nel mondo della notte, un’altra realtà inquietante: studenti
che si addormentano in classe sotto l’effetto di bevute mattutine Birra e vino al bar
prima della scuola Segnalazione degli
insegnanti all’Osservatorio. I ragazzi veronesi sono i più dipendenti da alcol
del Veneto Se non entri in
discoteca ubriaco sei out, e le feste private sono fuori controllo Anna Zegarelli Si beve birra ancora
prima di entrare a scuola. Diversi gli insegnanti che hanno segnalato il fatto
all’Osservatorio delle dipendenze diretto da Giovanni Serpelloni evidenziando
casi che vedono giovani studenti entrare in classe ed addormentarsi sul banco o
rimanere imbambolati di fronte al professore che spiega la lezione. I bar vicini alle
scuole superiori dispensano quindi bicchieri fin dalle prime ore del mattino. Una situazione allarmante quella che vede i nostri ragazzi
alla ricerca dello sballo continuo, supportata dai dati che per altro li
mettono in testa alla classifica regionale sulle dipendenze per uso di sostanze
alcoliche. Su un campione veneto di 4.917 giovani di 16 anni il 59 per cento
beve birra, il 52 vino e il 37 superalcolici. A Verona su un campione di 794
ragazzi sempre di 16 anni a bere vino sono il 52,6 per cento, birra il 59,4 e
superalcolici il 37,6 per cento. Il viaggio nel mondo
della notte pubblicato ieri nell’inchiesta che ha fatto emergere come ci si
possa ubriacare al di là dei divieti imposti dalla legge, ci ha portato a
scoprire una realtà vicina, reale, ma che forse in pochi ancora si rendono
conto che esista o forse meglio si tende a sminuire. Che il consumo di alcol sia in forte aumento Serpelloni
sono anni che lo dice, e senza tanti giri di parole accusa le aziende
produttrici di aver adottato forme di marketing proprio per invogliare i
giovanissimi a bere sempre di più. Non risparmia nemmeno il mondo delle
discoteche che per il loro passato hanno aperto «la strada allo sballo». Anche
se precisa che oggi la colpa non è da imputarsi a loro e puntualizza il fatto
che ci sono gestori e gestori delle sale da ballo. «I mea culpa non servono, ma
c’è bisogno di strategie vere e la legge nazionale è il primo passo», dichiara.
Serpelloni non si nasconde dietro un dito quando afferma
che la situazione che si è venuta a
creare e che di anno in anno degenera è colpa degli adulti e della loro
spregiudicatezza nel voler fare affari sulla pelle dei giovani. E partendo
da questo punto dice: «Molti sono i giovani insensati ma non vanno dimenticati
gli adulti che lo sono altrettanto». Manca una politica di educazione vera,
fatta di sorveglianza e aiuto a superare le età critiche. «Si inizia a bere già
all’età di 12 anni», spiega, «il bere si associa allo sballo. E all’alcol il consumo
di droghe». Un quadro certo non edificante per i giovani veronesi. «Le collette
per acquistare il bere si sono sempre fatte», spiega Serpelloni, «oggi è
cambiato però l’atteggiamento. Si entra
in discoteca ubriachi altrimenti si è out e le feste private stanno diventando
il vero problema perché qui non c’è alcun controllo». I dati lo confermano. Su 112 controlli notturni di un
venerdì sera qualsiasi al fianco delle forze dell’ordine, 35 sono risultati
positivi all’alcol, il 20 per cento alle droghe. Il tasso alcolemico medio
trovato nel sangue è stato dell’1,03: il doppio di quello consentito dalla
legge. E qui scatta un’altra nota dolente. «In tutto il mondo non c’è nessuna
tolleranza, il tasso alcolemico è zero.
Per non parlare di stati come la California dove è lecito bere dai 21 anni.
Questo perché è comprovato il metabolismo epatico non è efficiente prima». Che
fare? «Applicare la legge che vieta la vendita di alcolici ai minori di 16 anni
e innalzare l’età. Responsabilizzare i giovani e le loro famiglie».
L’ARENA di Verona
Ma la vera scommessa
è il ruolo dei genitori La legge nazionale
che impone il divieto di vendita degli alcolici nei locali da ballo a partire
dalle due, per Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento delle
Dipendenze, è «solo il primo passo che
valeva la pena di fare». Ma c’è ancora molto da stabilire e da mettere a
punto per l’incolumità dei giovani e per il loro diritto alla salute. Proprio per quest’ultimo punto l’esperto sta tessendo le
basi con il sindaco Tosi per far sì che le leggi in vigore vengano rispettate,
a partire dal divieto di vendita e somministrazione ai minori. Allo studio c’è
anche una forma di tutela giovanile che affonda le radici in quella che
dovrebbe essere la responsabilità genitoriale. Si tratta di questo: se un
minore viene trovato positivo a droga o alcol nel corso dei controlli
effettuati dalle forze dell’ordine, alla famiglia viene per la prima volta
fatto un avviso bonario. A un successivo controllo, vale a dire la seconda
volta che il minore viene trovato positivo, sempre alla famiglia viene inviata
una segnalazione scritta. La terza volta
che il minore risulta positivo ai test, si mette in discussione la capacità
genitoriale e si fanno intervenire i servizi sociali. «Questo perché il diritto alla salute è sancito
dalla legge», sottolinea Serpelloni, «per salvare le future generazioni
occorre dare vita a un’anagrafe dove vengono registrati i nomi e di conseguenza
è possibile intervenire subito». Ma non è finita. Pochi sanno che è ancora
possibile applicare un regio decreto, ripreso nell’aprile del 2004
nell’articolo 25 a tutela dei minori, che affianca i genitori nel controllo dei
figli particolarmente esposti a situazioni di rischio. A.Z.
TRENTINO
MEZZOCORONA Una sedicenne
«battezza» il vestito dedicato al Teroldego ANNA TAVA MEZZOCORONA. Il vestito dedicato al Teroldego,
confezionato dal Centromoda Canossa, scelto per diventare uno dei simboli di
Mezzolombardo ha ora un nome: “Gioia di
vite - sorso di vita”. Chi l’ha inventato è Maddalena Bertolla, classe
1991, di Mezzocorona, che ha vinto il
concorso d’idee “L’abito interpreta il vino... dai un nome al vestio”,
indetto dal Comune. Non molti i partecipanti, ma interessanti i nomi proposti,
che dovevano richiamare il territorio, i vigneti, il Teroldego e la gioia di
vivere. Tutto in una parola non era facile, ma chi si è cimentato ha dato prova
di creatività. Luisa Tava ha proposto “Mezzoldego”, un gioco di parole fra
Teroldego e il nome del paese ed anche “In.ter.mezzo” da indossare-teroldego-Mezzolombardo.
Lucia Malfatti ha proposto “Ebrezza rotaliana”, Maria Carla Grandi “Autunno in
campagna” e Dora Fernandez “Telovivo”. Il battesimo del vestito che rappresenta
l’“oro rosso” del paese, si inseriva nella serata che si è svolta in municipio
“Insieme per la promozione di Mezzolombardo” con la musica del quartetto
“Quartetours” e brindisi finale col Teroldego. «Il Teroledgo Riserva ha
recentemente vinto l’ambito premio “Tre bicchieri del Gambero Rosso”, che solo
due vini rossi trentini hanno conquistato», ha ricordato il sindaco Rodolf
Borga. «Questo riconoscimento frutto del lavoro contadino e della capacità
della Cantina cooperativa è un orgoglio per tutto il paese». Ma lo scopo della
serata era soprattutto quello più ampio di dire un grazie a tutte le
associazioni che hanno creato e sostenuto le iniziative estive 2008 che hanno
registrato tanto successo di pubblico. «Sono stati eventi che hanno visto
muoversi insieme molte associazioni, creando una sinergia di intenti e di
azioni che ha permesso di dar vita a iniziative di alta qualità», ha commentato
l’assessore Annamaria Helfer. È stato quindi presentato il video confezionato
da “Latocreativo” di Denise Cattani, che racconta i quattro eventi grossi con
cui il paese si promuove anche sul proprio sito internet www.comune.mezzolombardo.it “Concerti in villa”, “Mercoledì lunari”,
Calici di stelle” e “Fine estate a Mezombart”. L’assessore provinciale Franco
Panizza ha elogiato le feste che mostrano il Trentino in maniera autentica. È
stato quindi presentato il concorso fotografico “Mezzolombardo nelle stagioni
dell’anno”, che durerà appunto un anno perché lo scopo è raccogliere fotografie
del paese durante le varie stagioni. Il concorso si divide in due categorie: a
ragazzi fino a 15 anni e adulti, i premi vanno da 300 fino a 50 euro. Occorre
presentare entro il 30 ottobre 2008 fotografie a colori o in bianco e nero in
misura 20x30 su scorci, panorami, monumenti, momenti di vita. Sarà allestita una
mostra finale. Il presentatore Livio Fadanelli ha ricordato che sono ben 61 le
associazioni locali e l’amministrazione ha voluto anche in questo modo
riconoscerne l’impegno.
IL TIRRENO
La sbornia in classe
arriva su You tube È una moda anche a
Grosseto mandare su internet le bravate fatte a scuola GROSSETO. Le solite bravate compiute a scuola, riprese con
il cellulare e riversate su You Tube, il portale dei filmati amatoriali. Ora
anche Grosseto ha i suoi sciocchi bulletti. Lo testimoniano diversi video:
ragazzi che scherzano pesantemente in classe, che si ubriacano con vodka e rhum, che mettono sotto-sopra un aula
mentre il professore di matematica interroga o, peggio ancora, simulano un
attacco (con caschi e passamontagna in testa) al povero insegnante. Le cadute. Il video più interessante,
diciamo così, è girato in un istituto superiore non identificabile e racconta
quelle che i protagonisti definiscono “divertenti cadute”, ma in mezzo c’è
dell’altro: atti di autolesionismo, simulazioni di cadute da una finestra, un
pugno sul muro che danneggia una parete. Il tutto, si capisce, costruito
proprio per essere destinato al pubblico della Rete. Emulazione-imitazione di
cose già viste e condannate. Il video si intitola «Jackass Scuola Grosseto» e
dura quasi tre minuti. Si tratta di un estratto di riprese molto più lunghe.
Cinque-sei ragazzi sono gli attori. Location: un’aula di informatica, i
corridoi e i bagni della scuola. Sullo sfondo si sentono anche le voci di
compagne che invitano a smetterla. Le cadute (provocate da spinte, sgambetti,
etc) sono il leit motiv. Tra i coinvolti c’è anche un giovane con un braccio
ingessato. Che forse ha già dato. Sbornia in classe. Colonna sonora trascinante per
il video che racconta la sbornia coltivata in classe da un gruppetto di
studenti grossetani, a fine anno. Sulle note di The lion sleeps tonight si festeggia con vodka, rhum e altri
superalcolici già alle 8 del mattino. Tutto inizia prima dell’arrivo dei
docenti e prosegue, facendo girare tra i banchi bicchierini di plastica
bianchi, durante le ore di lezione. A-weema-weh, a-weema-weh,
a-weema-weh, a-weema-weh a-weema-weh, a-weema-weh, a-weema-weh, a-weema-weh. E giù a trincare. Poi, al cambio
d’ora, i postumi si manifestano. Ormai riprendere le bravate compiute tra le
mura scolastiche e inserirle su Internet è moda. E i ragazzi, anche in questo
caso, sono tutti facilmente riconoscibili. (*) Sciocchezze varie E’ una galleria di
filmati quasi mai divertenti, spesso esagerati. All’Alberghiero, per esempio,
giocano a farsi male con un carrello della spesa. Al commerciale Fossombroni
nel mirino ci finisce un professor (identificabile, perchè citato per cognome),
vittima di un finto-attentato da parte dei suoi alunni, alcuni appostati sopra
la porta d’ingresso, altri sotto la cattedra. Tutti con volto coperto da
passamontagna o casco. L’insegnante la prende bene, ma non urla. Si capisce che
i ragazzi, in fondo, gli vogliono bene. Che è uno scherzo... Anche allo
Scientifico You Tube è gettonato. Si filma prevalentemente in palestra. Nulla
di grave, solo qualche caduta un paio di “tuffi” da tre metri di altezza, dal
tabellone che regge il canestro. Scene “buffe” (si fa per dire) sono girate
anche nei bagni di altri istituti grossetani: si fuma una sigaretta, si fa la
gara dei rutti. Tutto sommato peccatucci veniali. (*) Nota: potete vedere quest’opera d’arte al seguente
link: http://it.youtube.com/watch?v=idG_fFXc86Y
ASAPS.IT
Isoradio Sondaggio tra gli
ascoltatori sulla guida in stato di ebbrezza da alcol e stupefacenti Il 95% degli
intervistati pretende pene più dure: sequestro dell’auto e trasformazione del
reato di omicidio da colposo a doloso (ASAPS) ROMA, 30 ottobre 2007 – Gli ascoltatori di
Isoradio vogliono pene e sanzioni più dure per chi viene sorpreso alla guida di
un veicolo in stato di ebbrezza: lo rivela un’inchiesta demoscopica realizzata
dall’emittente radiofonica lo scorso 22 ottobre sulla scia dei numerosi fatti
di sangue avvenuti sulle strade del nostro paese. Isoradio, che da tempo è
impegnata tout-court a favore della sicurezza stradale – sia con consigli spot
che con trasmissioni di approfondimento molto apprezzate dall’utenza – ha
rilevato che gli ascoltatori vorrebbero a carico degli ebbri il Sequestro
dell’auto e la trasformazione del reato da omicidio colposo a omicidio doloso.
“Il risultato del sondaggio non lascia
spazio agli equivoci – ha detto all’Adnkronos il direttore di Isoradio
Riccardo Berti – visto che il 95% degli
ascoltatori ha chiesto un inasprimento delle pene contro chi, ubriaco al
volante, provoca gravi incidenti della strada”. “Il dato – ha concluso
Berti – deve far riflettere quanti, proprio in questi giorni, si stanno
adoperando, anche sul piano legislativo, per ricercare soluzioni contro il
dilagare del fenomeno legato all’uso indiscriminato di alcool e di droghe”.
(ASAPS)
AGI
MEDICO PRONTO
SOCCORSO VARESE A PROCESSO PER OMICIDIO COLPOSO (AGI) - Varese, 30 ott. - Si era presentato al Pronto
Soccorso dell’ospedale di Varese con ferite alla testa rimediate durante una
lite. La dottoressa di guardia lo avrebbe rispedito a casa frettolosamente,
senza adeguate visite e consigliandogli riposo e ghiaccio sul bernoccolo. Mori’
la mattina successiva. Per questo il medico e’ ora a processo con l’accusa di
omicidio colposo. I fatti, secondo
quanto ricostruito in aula, risalgono al 2002 quando Sandrino Zanet, 35enne di
Caronno Varesino, in preda ai fumi
dell’alcol, litigo’ con un compaesano in piazza. L’avversario lo
colpi’ con un pugno in faccia facendolo cadere a terra dove picchio’
violentemente il capo. L’uomo si reco’ poco piu’ tardi in ospedale per farsi
curare ma, stando alle accuse contestate dal Sostituto procuratore Sara
Arduini, la dottoressa di guardia si sarebbe limitata a una radiografia e a
praticare alcuni punti di sutura. Una volta giunto a casa, il 35enne si
corico’. Da quel letto non si e’ piu’ rialzato e fu dichiarato morto la mattina
successiva. I famigliari si sono costituiti parte civile anche contro
l’ospedale e, assistiti dagli avvocati Giuseppe e Luca Carignola, sono convinti
che se il congiunto fosse stato
trattenuto almeno durante la notte, viste le sue ebbre condizioni, si sarebbe
salvato. Il processo nei confronti del camice bianco riprendera’ l’8
novembre. Tempo fa, con rito abbreviato, fu condannato per omicidio
preterintenzionale a 4 anni e mezzo il giovane che sferro’ il pugno rivelatosi
mortale. (AGI)
LA TRIBUNA DI TREVISO
Il weekend con la
chiusura alle 3 ha avuto effetti immediati. I gestori: «E’ la fine
di un’epoca». Si studiano contromosse, i turnisti a rischio Coprifuoco,
discoteche in ginocchio Nuovi orari, crollo
di presenze e incassi: - 30%. Partono i licenziamenti Il primo weekend con la chiusura
anticipata alle 3 mette in ginocchio le discoteche trevigiane. «Siamo al collasso economico» denunciano
i titolari dei locali più noti, che hanno visto confermate le loro fosche
previsioni: affluenza dei clienti e gli introiti sono crollati del 20-30%. E’
già allarme rosso, tanto che scattano anche i primi licenziamenti del
personale. Una mazzata per un settore che già da alcuni anni non navigava in
buone acque: al tracollo delle presenze dovuta alla crisi finanziaria (che,
come si sa, va a colpire soprattutto il settore divertimento), ora si
aggiungono anche le nuove leggi regionali e nazionali che impongono a locali da
ballo la chiusura anticipata di un ora e il limite alla vendita dell’alcol alle
2. «E’ la fine di un’epoca», dicono alcuni gestori delle più
famose discoteche della provincia, che ora hanno convocato d’urgenza, domani
sera al Margot di Silea, locale di Federico Ochs, un summit per decidere come
muoversi di fronte alle prospettive di un autentico crac del settore che fino a
qualche anno fa era il simbolo del divertimento giovanile e uno dei fiori
all’occhiello dell’economia trevigiana. Il problema è stato subito
quantificato: c’è chi lamenta una perdita del 20% degli introiti sul consumo
dell’alcol e sui biglietti d’entrata. Altri arrivano a denunciare anche un 30%,
ma c’è chi sta peggio. Mauro Ferraro, titolare dello Jamila in viale della
Repubblica. «Ho dovuto lasciare a casa 8 persone - sbotta - Quello che manca è
il giro di persone, e subire sono i miei dipendenti turnisti. Con la chiusura
alle 3 la gente non viene più in discoteca perché non conviene più. Fino all’
1.00-1.30 tutti stanno nei bar e poi è difficile che si spostino, perché c’è
troppo poco tempo». Le leggi cambiano.
Ma anche le abitudini della clientela. Fatto sta che l’era delle serate in
discoteca sembra essere arrivata a un passo dal tramonto. Altri gestori
denunciano questo nuovo corso. «Ci sono piccoli locali alla moda che di fatto
hanno preso il nostro posto - sostiene Giannino Venerandi, titolare
dell’Odissea di Spresiano - E questi però non sono soggetti ai provvedimenti a
cui siamo sottoposti noi. Il fatto è che il nostro settore è sempre stato visto
in ottica negativa. E adesso, anche con le ultime leggi sulla chiusura
anticipata e sul limite al consumo dell’alcol, ne paghiamo tutte le
conseguenze». Una crisi, sostengono i gestori, che non riguarda solo l’attività
delle discoteche, ma tutta la catena alle spalle: dal personale, sempre meno
richiesto, ai distributori di alimenti e bevande. Fino alla pubblicità e agli
arredi specializzati. «Diamo lavoro ad artigiani, distributori e produttori -
sbotta Venerandi - E’ un’intera filiera quella che viene messa in crisi. Non so
se i legislatori si rendano conto di questo. Penalizzando noi, pensano di porre
fine alle stragi del sabato sera. Ma questo non avverrà. Voglio vedere in
futuro si darà tanta enfasi alle stragi del sabato sera: non lo faranno perché
non è opportuno per loro dire che hanno adottato misure sbagliate, e che a
pagare siamo stati solo noi». Al Margot i titolari delle discoteche si
riuniranno con gli esponenti del sindacato della categoria: si studiano
contromosse per arginare il problema. Non sono escluse iniziative forti, di
fronte a una situazione imprevista. «A cambiare è l’atmosfera dentro il locale - continua
Ferraro - La discoteca era per
tradizione il posto dell’incontro e della comunicazione. (*)
Quante coppie si sono formate negli anni passati nelle sale da ballo?
Moltissime. Con i limiti all’alcol e all’orario viene eliminato il simbolo di
intere generazioni». (*) Nota: considerato quanti soldi stanno perdendo – a
loro dire – per la restrizione sulla vendita di alcolici, viene da chiedersi
quale fosse la qualità di questi incontri e di questa comunicazione. Ricordiamo che fino a poco tempo fa molti locali erano
anche delle specie di camere a gas, a causa del fumo. Non solo di sigaretta.
CORRIERE ADRIATICO
La protesta di
Castelli Conti interroga tre
ministri ASCOLI - “Mi sembra
davvero inaccettabile che qualcuno stia organizzando una sorta di attività
imprenditoriale finalizzata allo sfruttamento economico della vicenda”. Lo
afferma il consigliere regionale di An Guido Castelli riferendosi
all’esposizione mediatica di Marco Ahmetovic, il rom che, ubriaco alla guida
del suo furgone, uccise quattro ragazzi ad Appignano del Tronto. Secondo
Castelli, anche la Regione Marche dovrebbe “far sentire la propria voce di
sdegno nei confronti di un simile mercimonio”. Castelli, dopo “l’incredibile
notizia” della prossima pubblicazione di un memoriale a firma del rom, ha
annunciato che nella seduta di domani del consiglio regionale chiederà che la
mozione a suo tempo presentata sulla vicenda venga modificata “alla luce delle
ultime circostanze, investendo il presidente della giunta del compito di
bloccare, con ogni mezzo lecito, la strumentalizzazione a fini di lucro della
tragedia di Appignano del Tronto”. Intanto l’onorevole Giulio Conti, di
Alleanza Nazionale, ha presentato
un’interrogazione ai ministri della Famiglia, della Giustizia e degli Interni
sul caso Ahmetovic. “Il senso di vergogna dovrebbe attanagliare chi usa una
tragedia caratterizzata da quattro giovani morti ammazzati da un guidatore
ubriaco e rapinatore reo confesso per fini economici, sfruttando il dolore
perenne di quattro famiglie con la motivazione di utilizzare l’immagine di un
assassino bevitore abituale addirittura per una campagna anti-alcol. Ai
ministri chiedo: risponde al vero che agli organizzatori della trasmissione “
Verissimo” è stato permesso di visitare l’abitazione dove viene trattenuto in
stato di arresto il signor Marco Ahmetovic, autore della strage, filmando i
luoghi abitativi che frequenta, dalla cucina, al frigorifero e alle cibarie? Se
è vero che durante la “ carcerazione” è stato permesso all’assassino di apporre
la firma su di un contratto che lo lega alla “ Company & communication
model agency” per pubblicizzare la sua
immagine e che quindi il frutto della strage da lui commessa gli frutterà tale
guadagno; infine chi ha autorizzato
tale visita televisiva nel residence in riva al mare e quando l’Ahmetovic verrà
trasferito in galera come la condanna prevede”.
CORRIERE ADRIATICO
Oggi a Roma la
manifestazione dei genitori delle vittime della strage causata dal rom Marco
Ahmetovic Situazione fuori
controllo, il sindaco di Appignano Nazzarena Agostini pensa di lasciare “Hanno minacciato il
mio bambino” ASCOLI - “Dal 23
aprile scorso continuo a ricevere lettere minatorie. Hanno minacciato anche mio
figlio, che compie sei anni a novembre”. Il sindaco di Appignano svela un’agghiacciante retroscena. Maria
Nazzarena Agostini, che oggi sarà a Roma alla manifestazione nazionale delle
vittime della strada a cui partecipano, fra gli altri, alcuni dei genitori dei
ragazzi uccisi dal rom Ahmetovic, si sfoga. “Sono alla frutta, sono stanca - confessa, specialmente
dopo la richiesta di uno dei genitori di dimettersi - Sono pronta a fare un
passo indietro o comunque a riflettere per dare alla vicenda una giusta
prospettiva”. Attaccata da più parti per non aver risolto in tempo la questione
del campo nomadi a Valle Orta, la Agostini confessa: “Non so come salvare il mio paese. Dopo la strage del 23 aprile scorso
tutto si è amplificato e sfugge di mano. Questa spettacolarizzazione non ha
nulla della reale partecipazione al dolore dei familiari”. Oltre al primo cittadino di Appignano, questa mattina i
familiari di Alex Luciani e Davide Corradetti, due dei quattro ragazzi morti
nell’incidente causato da un rom, Marco Ahmetovic, che guidava ubriaco un
furgone, parteciperanno a Roma alla manifestazione nazionale dei familiari
delle vittime della strada. Ieri mattina, intanto, sono stati a Palazzo di
Giustizia ad Ascoli per avere chiarimenti, dopo l’esposizione mediatica del
giovane nomade in queste ultime settimane, sulle restrizioni cui è sottoposto. Timoteo Luciani non ha voluto dire quale sia stato l’esito
dell’iniziativa, finalizzata a capire se gli arresti domiciliari che Ahmetovic
sta scontando in un residence a San Benedetto del Tronto, siano compatibili con
gli exploit che lo hanno visto in questi giorni protagonista diretto o
indiretto. Da quel che si è appreso, al rom è stato imposto il
divieto di colloquio con persone (salvo con i genitori, due volte a settimana
per un’ora) in relazione alla sola misura cautelare per l’omicidio colposo
plurimo, mentre per la tentata rapina alle poste di Maltignano non avrebbe
restrizioni particolari. I Luciani e i Corradetti stanno comunque valutando con i
propri legali quali iniziative adottare. Oggi saranno invece presenti in Piazza
Santi Apostoli a Roma (un’ottantina le persone che partiranno da Appignano) e
la Lega Nord ha annunciato che sarà al loro fianco. Luciani ha fatto sapere che
dovrebbero incontrarsi con Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie
nazionali della Lega Nord. Poi vedranno parlamentari e giudici ai quali
chiederanno leggi più severe per i pirati della strada. GIANNI BERNARDIE
MAURO GIORGI
LA TRIBUNA DI TREVISO
Consigliere comunale
ubriaco al volante Vittorio Veneto,
patente e auto ritirata a Emanuele Gentile Vittorio Veneto Al controllo con l’etilometro gli è stato riscontrato un tasso alcolico pari a 3,60 grammi per litro
di sangue, ben sette volte superiore al limite di legge 0,50 grammi/l. Così
sabato sera, per il consigliere comunale della lista Civica Emanuele Gentile,
47 anni proprio domani, è scattato il ritiro della patente e il sequestro
dell’automobile. Ma non solo, in base alle nuove regole, Gentile rischia una
multa fino a 6mila euro, con possibilità di arresto fino a sei mesi. E rischia
la sospensione della ptente da 1 a 2 anni. “Mi difenderò, farò valere le mie ragioni”
è l’unico commento che si è sentito di fare Gentile.
IL TIRRENO
E’ grave a
Careggi Ubriaco omicida
picchiato in cella FIRENZE. E’ ricoverato nel reparto di rianimazione
dell’ospedale di Careggi Rodolfo Bonavolta, 33 anni, di Carpi, l’agente immobiliare
che il 13 ottobre, sotto l’effetto di alcol e cocaina, a San Casciano provocò
un incidente stradale nel quale perse la vita un’anziana. L’uomo è stato ricoverato dopo una lite a
calci e pugni con il compagno di cella. Il garante fiorentino dei detenuti, Franco Corleone, ha
spiegato che le condizioni di Bonavolta, che in un primo momento erano apparse
gravi, stanno migliorando. «Bonavolta - ha
spiegato Corleone - ha avuto uno scontro fisico con il compagno di cella, nel
centro clinico del carcere di Sollicciano. Anche l’altro detenuto ha riportato
qualche ferita». Bonavolta è accusato di omicidio volontario.
IL GAZZETTINO (Padova)
La proposta
provocatoria di Contin che nel suo bar proporrà la nutriente bevanda con un
po’ di rum Domani happy hour
con il latte Il gestore: «È per
far capire ai giovani che ci si può divertire anche senza alcol» (M.A.) Happy hour con il "latte più" domani per
l’ennesima serata del popolo degli spritz. Un’autentica finezza
cinematografica, lanciata come bonaria provocazione da Federico Contin
presidente del comitato "Vivere per Padova" e gestore del bar
"Mocassino" in piazza delle Erbe. Gli universitari dalle 22.30 alle
23.30 potranno bere l’energetica ed eccitante bevanda, che i violenti Drughi
trangugiavano prima di ogni misfatto nel film capolavoro del regista inglese
Stanley Kubrick. Ovviamente il bibitone promosso da Contin non sarà fatto con
la droga, ma con latte, rum, ghiaccio e
canna da zucchero. Provare per credere. «Tanto latte e poco rum. Non occorre essere ubr
Mercoledì, 31 Ottobre 2007
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