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Rassegna stampa Alcol e guida del 1 novembre 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

CORRIERE.IT

CHI E’ L’UOMO ACCUSATO DELL’AGGRESSIONE

Il manovale della Transilvania fuggito dopo due condanne per furto Nicolae Mailat deve ancora scontare tre anni nel suo Paese. Da ragazzino è stato in riformatorio

ROMA — Ci sono ancora le bottiglie di birra appena scolate vicino alla sua baracca. (*) Più un foglio appeso con l’addio della figlia della sua donna, Narcisa, «ti voglio bene papà », scritto in rumeno prima di tornare in Romania. È il covo da cui è partito l’altra sera Nicolae Romulus Mailat, il rom di 24 anni venuto dalla lontana Vurpar. Un covo piuttosto orrendo, nella boscaglia residua tra l’ippodromo di Tor di Quinto e la stazioncina della Roma Viterbo degna del far west. Un rom, manovale a tempo perso, stanco forse dei pochi euro guadagnati andando la mattina al vicino magazzino edile dove si radunano i rumeni, fino all’altro giorno ufficialmente solo un ladro. Ora, accusato di essere massacratore di donne, assassino. Quando l’hanno bloccato ha esibito un passaporto rumeno privo di timbri.

Rilasciato il 24 luglio del 2004, una data a cavallo tra i suoi precedenti in Romania. Subito l’Interpol si è messa in contatto con la polizia rumena, attivando l’ufficiale di collegamento. Su Nicolae Mailat i nostri terminali infatti tacevano. Non restavano che le sue generalità: 24 anni, nato a Vurpar, un paesino di 2.500 abitanti in Transilvania, sulla strada tra Sibiu e Agnita, con una nutrita presenza di rom. Poi dalla Romania è venuta un’altra istantanea. A 14 anni Mailat è finito in riformatorio, dove è rimasto due anni. A tradirlo, un furto andato male. Poi ecco una successiva data legata a un nuovo furto, commesso nel 2005. Il 7 giugno 2006 Mailat viene condannato in appello a tre anni proprio per quel furto. Subito dopo si rende irreperibile. Un anno fa Mailat si è materializzato nella piccola baraccopoli di Tor di Quinto, un’enclave sorta di recente.

Con lui sono arrivati a Roma anche una donna con la sua figlioletta, il fratello sedicenne Gheorghiu, la madre Elena. Ad accoglierli in una favela di disperati altri transilvani, come Emilia, la rom che l’ha denunciato, col figlio Ilye. L’altra sera aveva bevuto a lungo con un tipo venuto da un’altra baraccopoli, forse un complice che la polizia sta cercando. Da tre giorni suo fratello Gheorghiu si è volatilizzato. Elena, la madre che vive in una baracca accanto, ha lo sguardo torvo. Dice: «Se ha fatto quello che dicono, ha sbagliato...». Ma le parole si stemperano nel buio di questo posto da lupi, nell’aria c’è ansia di vendetta.

(*) Nota: per chi è sensibile ai drammi dell’alcol è spontaneo pensare all’associazione tra episodi di violenza ed uso di alcolici. Non significa dare sempre la colpa agli alcolici, e nemmeno cercare di stabilire un nesso preciso di causa-effetto nei singoli eventi, ma vuol dire avere presente che se si vuole limitare le condizioni di rischio, l’uso degli alcolici è tra queste. Questa vicenda ha suscitato molto sdegno, provvedimenti legislativi e non mancheranno sicuramente nei giorni seguenti discussioni e polemiche. Ma in tutto questo l’alcol sarà, nella migliore delle ipotesi, appena citato. Sensibilizzazione non significa conoscere molte statistiche o sapere ogni cosa, ma è, prima di tutto, vedere e sentire in modo diverso le cose che sono sotto gli occhi di tutti.


IL GAZZETTINO (Treviso)

Rispondo in modo "pacato" alle ...
Rispondo in modo "pacato" alle domande che, da non so chi sia, sono state esternate sull’articolo di fondo del 24 ottobre u.s., con titolo "Caro Gentilini quanto ci costa la maratona alcolica?":

1) L’ignoto estensore (r.p.) si è mai domandato perché tutte le autorità comunali, provinciali, regionali indirizzino i loro sforzi a propagandare l’uso dei nostri vini? Mostre, convegni, simposi, stands lussuosi e sfarzosi sono continuamente promossi in tutto il mondo! Si è reso anche conto del grande orgoglio rappresentato da centinaia di milioni di bottiglie che vanno in tutti i continenti premiando così il lavoro, il sacrificio di tutti i nostri operatori del settore? Mi sembra proprio di no!

2) L’ignoto estensore, in simbiosi con il direttore della Motorizzazione, forse è convinto che queste iniziative del consumo del nostro vino in tutto il mondo favoriscano il ricorso all’alcool e quindi sono da distruggere tutte le piantagioni, bruciare tutte le cantine, colare tutti i milioni di bottiglie per farne medaglie da appendere ai loro colli? Estensore ignoto, ma in che mondo vive?

3) L’ignoto estensore dovrebbe sapere che il Comune deve essere sempre in prima linea quando il suo intervento può portare grandi vantaggi all’economia della città e della provincia, agli imprenditori del settore, agli agricoltori e a tutti quelli che danno un futuro alle comunità contadine ed ai loro discendenti. Quindi è da ridicolizzare la domanda: "Quanto ha speso il comune per l’evento?"

4) L’anonimo estensore poi parla, avendo forse letto dai giornali, o appreso quasi sicuramente dai giornalisti "di parte", di centinaia, migliaia di ubriachi! Che si dia una regolata! Io ho vissuto due ore e mezza in mezzo ai tremila giovani di tutta Europa e non mi sono accorto di questo! Quindi ciurla nel manico.

Poi altre esternazioni che non hanno bisogno di risposte.

Dott. Giancarlo Gentilini vicesindaco di Treviso


IL GAZZETTINO (Treviso)

Caro Gentilini, da direttore ...
Caro Gentilini,
da direttore del Gazzettino ho condiviso alcune delle sue contestate iniziative politiche, ma, tra noi due, se c’è qualcuno che deve darsi una regolata, questo è proprio lei. Non solo quando parla di vino. Comunque, poiché mi chiede in che mondo vivo, le risponderò che vivo in una regione in cui con cadenza pressoché quotidiana vedo morire giovani e meno giovani a causa dell’abuso di bevande alcoliche. Anzi: vivo in un mondo in cui la provincia di Treviso ha il triste primato di morti in auto per alcol. E per questa ragione guardo con preoccupazione e senso critico, come dovrebbe fare anche lei, tutte quelle manifestazioni che, partite magari con ottimi propositi, finiscono per incentivare, al di fuori di ogni controllo, l’abuso di alcol. Lasci da parte la demagogia e la difesa dei suoi orticelli (o vigneti) elettorali: i vini trevigiani e veneti sono diventati famosi nel mondo senza bisogno di chiassose Ombrelonghe, ma grazie all’impegno serio di tante persone. Noi non siamo contro l’alcol, ma contro gli eccessi, gli abusi e l’assenza di controlli. E crediamo anche che questo sia il mondo migliore per tutelare davvero i produttori e difenderli dalla furie proibizioniste. Stia tranquillo: non vogliamo distruggere nessuna bottiglia, vogliamo solo evitare che vengano, irresponsabilmente, distrutte vite umane. Quanto poi al fatto che lei si rifiuti di rispondere alla nostra richiesta di quanto ha speso il Comune per Ombralonga e anzi definisca la domanda "ridicola", non ci sorprende: è sola l’ennesima dimostrazione che l’arroganza non ha colore politico. E che non basta aver fatto carriera politica al grido di "Roma ladrona" per essere immuni dalle cattive abitudini della Prima e della Seconda repubblica. Forse le sfugge un piccolo dettaglio: i soldi di cui parliamo non sono i suoi, ma quelli dei cittadini di Treviso che hanno tutto il diritto di sapere come sono stati spesi. Anche perché molti di loro da una manifestazione come Ombralonga incassano solo i disagi. Infine una precisazione: non ho mai scritto che c’erano "migliaia" di ubriachi. Ma che la manifestazione "sforna centinaia di ubriachi". E i dati della Motorizzazione sono lì a dimostrarlo. Lei dice che non li ha visti? Temo che Le serva un buon paio di occhiali. Ammesso che bastino. (r.p)


CORRIERE ADRIATICO

S.Severino si mobilita
“Fermate la strage”
SAN SEVERINO - Riflettere sulle cosiddette “stragi del sabato sera” e capire l’importanza della prevenzione. È lo scopo di un’iniziativa cui sta lavorando il Comune di San Severino per coinvolgere e sensibilizzare i giovani, sempre più esposti ai rischi di gravi incidenti stradali a causa della guida in stato di ebbrezza o dell’eccessiva velocità. Il progetto è stato chiamato “…Per non dimenticare” ed è curato dagli assessorati ai Servizi alla persona, alle Politiche giovanili ed alla Cultura. Il mezzo scelto per avvicinare i ragazzi è quello dello spettacolo a teatro, preceduto dall’incontro con altri giovani divenuti disabili proprio a causa dei traumi riportati in incidenti stradali. L’incasso servirà a completare la costruzione e l’arredamento di una scuola nel villaggio di Lenda, in Etiopia. Lo spettacolo è proposto dalla Compagnia L’Arca di Porto Recanati e s’intitola “TBB (The Blues Brothers) il Musical”. Sarà rappresentato sabato 10 novembre. Info: 0733 638414).

IL GAZZETTINO (Padova)

CITTADELLA.
IN VIGORE L’ORDINANZA-BITONCI, MULTE DA 200 EURO E LATTINE CONFISCATE

Vietati gli alcolici nelle strade e nelle piazze

Basta bere alcolici in mezzo alla strada. D’ora in poi chiunque verrà pescato con una lattina in mano a trangugiare birra si beccherà 200 euro di multa e la bibita sarà confiscata. E’ già in vigore l’ordinanza promessa dal primo cittadino Massimo Bitonci, che la scorsa settimana aveva manifestato apprezzamenti per la linea dura contro l’abuso di alcol manifestata dal sindaco di Vicenza Enrico Hullweck, e si era impegnato, subito dopo la fiera, ad intervenire con la stessa severità anche nella città murata. Più precisamente, l’ordinanza in vigore da ieri proibisce di "detenere e consumare sul posto ogni genere di bevanda alcolica in tutte le aree e strade pubbliche, luoghi aperti al pubblico, aree private soggette a pubblico passaggio ovvero in aree verdi, parchi e giardini pubblici del territorio comunale di Cittadella".
Sono esclusi "i plateatici e le aree prospicienti gli esercizi pubblici (bar e ristoranti)". Per ora, nessun dissenso manifestato dai pubblici esercenti."E perché dovrebbero? Questo è un provvedimento contro il degrado urbano - sottolinea Bitonci -. Basta lattine abbandonate per terra, basta scene di ubriachezza nel centro storico e nei giardini pubblici. L’amministrazione comunale ha voluto dare una risposta alle sempre più frequenti segnalazioni e lamentele dei cittadini, soprattutto anziani, donne e bambini, che sono costretti ad assistere ai comportamenti incivili, maleducati e talvolta violenti degli ubriaconi, che provocano un accrescimento del senso di insicurezza nella popolazione". A vigilare sull’applicazione dell’ordinanza, l’intero Comando di Polizia Municipale di Cittadella, ma anche tutti i cittadini, invitati a collaborare segnalando tempestivamente alle Forze dell’Ordine la presenza di comportamenti molesti.
Giovanna Frigo


IL GAZZETTINO (Vicenza)

Manifestazione del Coordinamento studentesco e del Capannone sociale sabato sotto al Comune: «Offriremo ai cittadini anche vin brulè» 

Spritz di protesta davanti a palazzo Trissino 

«Vogliamo dire no all’ordinanza anti-alcol del sindaco, che non rende migliore la città ma ne nasconde i problemi»

Un "Happy hour" in corso Palladio per protestare contro l’ordinanza che vieta gli alcolici nelle aree pubbliche. È quel che annunciano Capannone sociale e Coordinamento studentesco che per sabato pomeriggio intendono organizzare «un aperitivo per la cittadinanza» davanti a palazzo Trissino, sede del Comune. Obiettivo, «violare tutti assieme e pubblicamente l’ordinanza comunale di Sorrentino», bollata come «provvedimento di facciata».

«Spritz e vin brulè per tutti a partire dalle 17.30», annunciano i rappresentanti dei due movimenti. Ma sembra ci sia poco cui brindare, stando a quanto fanno sapere: «Questa ossessione per il decoro e per la "città vetrina" mira a spostare i problemi o a nasconderli dalla vista dei cittadini, ma non li risolve di certo», si legge in un comunicato stampa dei due gruppi. «In una città tra le più inquinate d’Italia, dove vogliono costruire la base militare straniera più grande d’Europa e dove si fa fatica ad arrivare a fine mese, l’emergenza non è certo rappresentata da chi beve una birra per strada o al parco. Siamo stanchi di questa continua criminalizzazione di sempre più comportamenti sociali». (*) E Teo Molin Fop, rappresentante del Coordinamento studentesco precisa: «Che ci sia un problema di abuso di alcol è innegabile, ma non è con questi divieti che si risolve. La gente se vuole bere, si sposta o consuma gli alcolici a casa propria».

I giovani del Capannone sociale e del Coordinamento studentesco sono contrari al giro di vite che l’amministrazione comunale ha dato all’uso di alcolici con il divieto di consumarli negli spazi pubblici, uniche eccezioni i plateatici e le aree prospicienti i bar e i ristoranti durante gli orari di apertura e limitatamente alle bevande somministrate dagli stessi gestori. Contro l’ordinanza, che per i trasgressori prevede multe fino a 500 euro, gli organizzatori della protesta intendono mettere in scena una «violazione simbolica, sabato offriremo da bere alla gente. Non vuole essere un inno all’alcolismo, ma un invito al buonsenso».

Laura Pilastro

(*) Nota: ecco un buon esempio di “benaltrismo”. Togliere significato ad un problema ed a una soluzione perché i problemi e le soluzioni che si hanno in mente sembrano altri e, naturalmente, più importanti. Il risultato è che la discussione si sposta da quello che è utile fare a quello che è meglio fare prima. Tutto ciò ricorda la storiella del millepiedi che, da quando si è chiesto con quale zampa è meglio partire, non è riuscito più a camminare.


EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da ESPRESSO-REPUBBLICA.IT)

"I nostri cari uccisi da autisti ubriachi"

di Marzio Fatucchi

I parenti delle vittime all´apertura della nuova campagna per la sicurezza L´assessore: "I numeri continuano ad essere drammatici, dal 1998 contiamo 264 morti"

Dodicimila cartoline, vigili e operatori con alcol test davanti a quattro discoteche «Non vedo giustizia, vorrei giustizia. La cosa più bella della mia vita no, non c´è più. E chi l´ha uccisa, sotto effetto di droga, gira ancora per le strade». Frena le lacrime a stento, con coraggio riprende a parlare. «Vorrei che qualcuno, lo Stato, potesse cambiare queste cose». Filippo Arangio ha perso in un incidente stradale due mesi fa la figlia, Thamata. Il suo fidanzato è rimasto gravemente ferito. A colpirli, una Polo Wolkswagen guidata da un´altra ragazza, che ha invaso la corsia dove transitava la Cinquecento della coppia: l´investitrice aveva fumato una canna, procedeva a velocità elevata. Il padre della vittima, a soli due mesi da questa tragedia, ha affrontato la stampa per mettersi accanto a chi, prima di lui, si è trovato nella stessa situazione. Un modo per sostenere la campagna per la sicurezza stradale lanciata da Palazzo Vecchio.

Una campagna che ogni anno il Comune rinnova per convincere i giovani (e non solo) a non guidare sotto effetto di alcol e droga, a non correre, a rispettare il codice della strada. A rispettare sé stessi, la propria vita, quella degli altri.

Quest´anno testimonial, dopo Piero Pelù e Carlo Conti, è il giocatore della fiorentina Giampaolo Pazzini, che si dice «orgoglioso di poter fare qualcosa per i giovani. Quando mi è stato chiesto ho subito accettato. Basta scorrere le pagine dei giornali per leggere di incidenti in cui perdono la vita tanti giovani, molti della mia età. Per questo quando ho potuto dare il mio contributo per fare qualcosa per fermare questa tragedia l´ho fatto volentieri». Pazzini parteciperà anche ad alcune iniziative con studenti degli istituti superiori della città sempre sul tema della sicurezza stradale insieme all´assessore Cioni e al comandante della polizia municipale Alessandro Bartolini, per una campagna che vede la collaborazione e la sponsorazzazione di alcune discoteche fiorentine e di Fondiaria-Sai.

Ma sono loro, i testimoni della tragedia che esplode in una famiglia dopo un incidente mortale, il messaggio più efficace per i giovani. Sono loro a girare per le scuole, per cercare di convincere i ragazzi e le ragazze che «morire sulla strada è la cosa più inutile che ti possa succedere a 20 anni», come ripete da anni ormai Valentina Borgogni, che ha perso un fratello investito sul lungarno Colombo da un ubriaco sessantenne. La parola passa agli altri genitori. «Ho perso un figlio, ora ho paura per suo fratello». «Può succedere a tutti, anche se quando leggiamo pensiamo sempre possa succedere ad altri». «Dopo la morte delle mie due figlie, incontrare i giovani per parlar loro nelle scuole è stata un´esperienza devastante, ma serviva per fargli capire cosa significa entrare nel cammino del dolore». «Se sono morti dipende anche dal nostro modo di vivere, da come è fatta la nostra società». Oltre a Valentina, parlano Sergio Cianti dell´Associazione Europea familiari e vittime della strada, l´ex portiere della Fiorentina Giovanni Galli della Fondazione «Niccolò Galli» (il figlio vittima di un incidente mortale). Ma c´è anche Loretta Casini, che ha perso due figlie, Elisabetta e Maria Chiara.

Sono parole che inchiodano alla sedia più della pur utile campagna del Comune. Più dei 20 manifesti 6 metri per 3, più dei 200 gonfaloni che verranno posizionati in tutta la città, più delle 12mila cartoline che verranno distribuite con il messaggio che accompagna il volto dell´attaccante della Fiorentina: «Una partita si può perdere, la vita no. Se vuoi guidare, non bere».

La campagna non finisce con i manifesti. Ci saranno vigili e operatori dei servizi sociali, con alcol test, di fronte a 4 discoteche fiorentine (Tenax, Vipers, Marcanà e Space Electronics), proseguiranno gli incontri con i giovani. E poi la repressione, con i «pattuglioni» muniti di etilometro che, implacabile, ha colpito decine di automobilisti trovati con un tasso alcolico maggiore dei limiti di legge.

Un impegno che ha visto diminuire tendenzialmente (ma lentamente) gli incidenti in città, anche grazie ad alcuni accorgimenti come i cordoli che separano i viali, gli autovelox collocati nei posti dove statisticamente succedono più incidenti, i fotored ai semafori. Non basta, non è mai sufficiente. «I numeri degli incidenti continuano ad essere drammatici: dal 1998 ad oggi le persone decedute a seguito di un sinistro stradale sono state complessivamente 264 e i feriti 47.400. L´anno scorso si sono registrati 5.582 incidenti che sono costati la vita a 22 cittadini mentre ben 4.803 hanno causato ferite alle persone coinvolte. E anche quest´anno il bilancio degli incidenti è sempre più simile a un bollettino di guerra: già oggi abbiamo superato i 4.400 incidenti con 17 morti e oltre 3.700 feriti. Si tratta di dati che ci convincono, una volta di più, della necessità di proseguire con le campagne di sensibilizzazione sui temi della sicurezza stradale per promuovere in tutti i cittadini, e in particolar modo nei più giovani, l´importanza del rispetto delle regole» dice Cioni.

La statistica è implacabile. Se dovessimo darle retta, dovremmo rassegnarci ad altri 3, 4 morti entro la fine dell´anno.


IL TIRRENO

Emergenza alcol tra i giovanissimi 

Controlli a tappeto nei locali montani e un progetto per prevenire 
CARLO BARDINI 
SAN MARCELLO. Il fenomeno dell’assunzione di alcolici tra i giovanissimi è sempre più diffuso sulla Montagna pistoiese. Il problema nasce soprattutto perché il bere è diventato un “fattore culturale”, un modo per sentirsi importanti: se sei in compagnia, se ti trovi in una discoteca o in un pub, e non fai uso di bevande di un certo tipo allora il “branco” non ti vuole.
Di questo problema se ne sta occupando l’amministrazione comunale di San Marcello che, assieme all’Acat locale e alle forze dell’ordine, organizzerà a breve dei controlli a tappeto nei locali in cui vengono somministrate bevande alcoliche. La prevenzione, quindi, rimane l’arma vincente per cercare di arginare questo fenomeno ogni giorno sempre più radicato.
«Crediamo che la piaga dell’alcolismo - spiegano Lorenza Puccianti e Mario Burattini, rappresentanti dell’Associazione club alcolisti in trattamento in montagna - sia una costante dei nostri giorni. Quello che rattrista è che sono proprio i giovanissimi a farne un uso scorretto, e questo è dannoso perché è un modo facile per allevare futuri alcolisti. Il problema si è ripresentato in questi ultimi giorni, perché non è molto che siamo stati fermati da alcuni genitori che hanno chiesto il nostro aiuto perché sono venuti a conoscenza che i propri figli o i loro amici sono tornati a casa, dopo essersi divertiti in alcuni locali della zona, un po’ alticci. Da parte nostra ci siamo subito attivati coinvolgendo l’amministrazione comunale per capire cosa fare per arginare il pericolo alcol, e abbiamo trovato terreno molto fertile».
In effetti, voci sul problema erano arrivate anche all’orecchio del vicesindaco Luisa Soldati, assessore alle politiche sociali: «Prima solo qualche sentore, ma quando ho fatto per informarmi meglio allora ho scoperto che da noi ci sono anche giovanissimi sotto i 16 anni che bevono tranquillamente alcolici quando escono a divertirsi nei locali».
A questo punto è scattato l’allarme. Soldati ha interessato polizia municipale (con cui ha già parlato), polizia stradale e carabinieri di S. Marcello, con i quali si incontrerà a breve. «La mia intenzione - spiega - è quella di fare un lavoro di concerto che parte dai controlli capillari in tutti i locali in cui vengono somministrati alcolici, per vedere se le leggi vengono rispettate. In secondo luogo, organizzare una tavola rotonda a cui dovranno partecipare, oltre a noi dell’amministrazione, gli esponenti delle forze dell’ordine, i rappresentanti dell’Acat e della scuola. E mi piacerebbe coinvolgere anche i dottori del Sert di Pistoia. Con loro vorrei avviare un percorso, oltre che di controllo, anche di educazione all’uso dell’alcol, spiegando i rovesci della medaglia che spesso sono sottaciuti pensando solo all’ebbrezza della “sbronza”. Per capire meglio cosa succede nei locali, abbiamo chiesto alcune informazioni anche agli stessi gestori di quelli in cui si fa uso di bevande alcoliche. Certo il fenomeno nei vari locali si presenta con caratteristiche diverse, a seconda del tipo di locale, ma generalmente la risposta è stata affermativa».
«Il giovane o giovanissimo - spiegano alcuni gestori - secondo il suo modo di pensare deve fare uso di alcolici perché altrimenti non si sente del gruppo. Il sabato sera è quasi obbligatorio ubriacarsi, altrimenti non c’è divertimento. Ceri giovani chiedono apposta il liquore più forte che il locale possiede».
Per informare tutti gli interessati del progetto contro l’alcolismo, a breve l’amministrazione comunale farà pervenire una lettera a tutti i soggetti e i locali interessati.

EMERGENZA ALCOLISMO (Tratto da GENOVAPRESS.COM)

Fatti guidare dal buon senso
ALCOOL FATTI GUIDARE DAL BUON SENSO ALCUNE INDICAZIONI FONDAMENTALI
L’happy hour è ormai una moda diffusa, il superalcolico bevuto con gli amici dopocena mentre si chiacchiera al pub è un’abitudine, birra e vino consumati fuori pasto sono una prassi consolidata per molti ragazzi.
Il consumo esagerato o scorretto di alcol è alla base di problemi di ordine sanitario e sociale. E se i giovani rappresentano in generale una categoria particolarmente a rischio, sono quelli italiani a correre i maggiori pericoli, visto che sono i più precoci consumatori di alcol nell’ambito della Comunità europea.
Sotto accusa non solo il consumo cronico, che nuoce gravemente alla salute soprattutto in termini di danni epatici e neurologici ed interferisce pesantemente sugli aspetti relazionali e sociali, ma anche il consumo occasionale, particolarmente pericoloso se associato alla guida di mezzi di trasporto e in grado di favore atti di violenza o esperienze sessuali a rischio.
Appare dunque sempre più opportuno creare una rete informativa completa e mirata, in grado di fornire a tutti, ma soprattutto ai giovani, un’educazione corretta ed imparziale sulle conseguenze del consumo di bevande alcoliche e, in caso di necessità, un aiuto per conoscere modalità di trattamento e di assistenza accessibili.
E’ la stessa Regione Liguria ad aver dato mandato alle Aziende Sanitarie Locali di attivare interventi di prevenzione, promozione della salute e educazione sanitaria in questo settore.
Non si tratta di demonizzare il vino o la birra, ma solo di informare sulle modalità con cui agisce l’alcol su organismo e psiche in seguito alla quantità assunta e alle modalità stesse di assunzione.
L’esperienza genovese
Sono 1637 i pazienti con problemi alcol-correlati trattati presso i Ser.t o presso gli ambulatori alcologici nel 2004. Questi sono i dati allarmanti diffusi dal Dipartimento delle Dipendenze e dei Comportamenti di abuso, che dal 1996 ad oggi ha visto incrementarsi di più di 20 di venti volte il numero di persone desiderose di trovare un valido aiuto per liberarsi da questa dipendenza.
Da tempo il Dipartimento Dipendenze si è attivato in progetti di prevenzione sul territorio, con le scuole e con le autoscuole. Ma il Ser.T. non può e non deve essere l’unico punto di riferimento: gruppi di autoaiuto, comunità, servizi di Salute Mentale, Medici di Medicina generale, ecc. possono entrare in gioco in maniera autonoma o integrata con il nostro Servizio.

COMUNE DI SEREGNO

ALCOL, UNA STORIA LUNGA VENT’ANNI

Venerdì 16 novembre convegno del Gruppo Alcolisti Anonimi, in occasione del 20esimo anniversario. Tra i relatori Don Antonio Mazzi.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’ Italia paga un tributo di 25mila morti ogni anno sicuramente causate dall’alcol. E sempre per l’alcol ogni anno, 120mila persone finiscono in ospedale. L’ Istat sostiene che il 75 per cento degli italiani consuma alcol (l’ 87 per cento degli uomini e il 63 delle donne). Si beve il primo bicchiere a 11-12 anni, l’età più bassa dell’intera Unione europea (media Ue: 14,5 anni). Sono 3 milioni i bevitori a rischio ed 1 milione gli alcolisti; 817mila giovani di età inferiore ai 17 anni hanno consumato bevande alcoliche e circa 400mila bevono in modo problematico. Un decesso su quattro dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni è legato all’abuso di alcol. Ancora. Si stima che dei circa 940mila infortuni sul lavoro, denunciati ogni anno all’ Inail, il 4-20 per cento sia correlato all’alcol. L’ Oms valuta che i costi annuali sociali e sanitari sostenuti a causa di problemi legati all’alcol sono pari al 2-5 per cento del Prodotto interno lordo. Per l’ Italia (1.844 milioni di euro, il Pil 2006, dati della Banca mondiale) significa dai 36 ai 90 milioni di euro. Sono sufficienti, questi dati, per dare la dimensione drammatica del fenomeno? Se ne parlerà venerdì 16 novembre in Sala “Monsignor Gandini” (via XXIV Maggio). Alle 21 il Sindaco Giacinto Mariani aprirà il convegno “Il coraggio di chiedere aiuto. Vent’anni di storia in racconti e testimonianze”, organizzato in occasione del 20esimo anniversario del Gruppo Alcolisti Anonimi.

Tra i relatori, oltre alle testimonianze di ex alcolisti, sarà presente Don Antonio Mazzi, sacerdote, pedagogista, presidente della Fondazione Exodus Onlus. Collaboratore di numerosi giornali e riviste, tre lauree ad honorem in pedagogia, Don Mazzi è da sempre impegnato sui temi del disagio giovanile. Interverranno anche il dottor Giovanni Luca Galimberti, responsabile del NOA (Nucleo Operativo Alcologia) di Seregno dell’ASL MI3 e il dottor Attilio Cocchini, responsabile del GOC (Gruppo Operativo Carcere) dell’ASL MI3, Monsignor Silvano Motta e l’assessore alle politiche Giovanili Nicola Viganò.

“Purtroppo l’abuso di alcol – spiega l’assessore Nicola Viganò - oggi è diffusissimo soprattutto tra i giovanissimi e ciò che rende ancor più grave questa situazione è la diversa percezione del fenomeno da parte loro: molti di questi ragazzi non si ritengono ‘alcolisti’ pur facendo uso di alcol. Per questo ho deciso di sostenere, come in altre numerose occasioni, questa iniziativa del Gruppo Alcolisti Anonimi. Una scelta che ho fatto sia come assessore sia come neo padre, perché ritengo che lo strumento educativo in grado di arginare il fenomeno dell’abuso di droghe in tutti i suoi diversi sviluppi debba esser la famiglia, come centro del dialogo, dell’informazione, della prevenzione e quindi del controllo”.

Obiettivo della serata è, dunque, informare l’opinione pubblica, soprattutto giovanile, sul problema dell’alcolismo. L’organizzazione di un convegno con esperti e testimonianze personali con un linguaggio semplice e diretto, è sicuramente un strumento utile, un messaggio di prevenzione per far crescere la conoscenza del problema e la consapevolezza dei pericoli che possono derivare dall’abuso di alcol, soprattutto tra i giovani.

L’assessore conclude sottolineando come sia indispensabile una grande azione di prevenzione e educazione anche attraverso i media: l’alcol infatti rappresenta da sempre la porta di ingresso alle droghe illegali, la sostanza di iniziazione più usata dai giovani per sperimentare lo sballo, la sensazione di ebbrezza per poi arrivare, spesso, alle droghe vere e proprie.


L’ARENA

Peschiera: «Io che vedo mio padre nel tunnel»
«È un problema che sta distruggendo le famiglie; e, piano piano, distrugge fino a portare alla morte chi sta soffrendo di questo male: l’alcolismo». Sono parole di Chiara (nome fittizio, ndr); come la realtà con cui convive e che combatte da anni: da quando ha visto suo padre scivolare lentamente, dentro un tunnel di cui ancora non si vede l’uscita.
Sembrava non ci fosse un dolore peggiore. Invece qualche settimana fa, un giovane parente di Chiara è morto in uno dei tanti, incidenti causati da chi guida ubriaco. È stata la goccia che ha fatto traboccare una rabbia troppo a lungo compressa.
«Sono tutte vittime: quelli che restano sull’asfalto e quelli che bevono. Non sanno che l’alcol è come un mostro che alla fine disintegra il corpo e la mente. E non puoi farne a meno, diventa potente fino a controllare la tua vita, i tuoi passi, le tue azioni, le emozioni; finisce per comandare ogni cosa di te». «Uccide giorno dopo giorno», rimarca. «E tu, figlia, padre o madre, rimani a guardare impotente perché la legge non impone a questi soggetti un servizio di comunità se non siano consenzienti. Allora si riempiono i reparti psichiatrici, perché nessun altro vuole il paziente alcolista: ma anche lì questa figura portatrice di problemi viene allontanata presto.Se va bene, durante il ricovero, gli si somministrano tranquillanti e qualche nuovo farmaco per curare le nevrosi, depressioni: l’alcolista è il soggetto più adatto perché il più debole».
Chiara sottolinea come a volte gli stessi sanitari non vedono nell’alcolista un malato in grado di riprendere in mano la vita. «Troppe volte manca la speranza negli occhi di chi assiste un alcolista. E ciò provoca disagio e insicurezza. I familiari cominciano a temere il momento in cui si sentiranno dire «il paziente non collabora, domani viene dimesso". E allora ritorna la disperazione perché sappiamo benissimo che da soli non ce la faremo mai e, questione di giorni al massimo, l’alcolista tornerà a bere».
Chiara sa di cosa parla: le è capitato di chiedere a medici e forze dell’ordine se si potesse mandare il padre in comunità. «Ma la risposta è la stessa: non si può imporre senza il suo consenso. Io so che mio padre si sta consumando perché ha deciso di morire; e lo sta facendo in un modo sottile, dietro a una bottiglia: nessuno gli può imporre di non farlo».
Dopo l’ultimo lutto in famiglia per lei era impossibile reprimere la rabbia: «Chissà anche quanti giovani si nascondono così. E poi leggiamo sui giornali come va a finire. Non si vuole vedere la gente che muore, e affare d’altri. Siamo circondati da leggi individualistiche e inefficaci. Ma tutto viene a galla: abbandonare questi alcolisti non aiuta loro ma nemmeno la società. Perché loro, poi, uccidono i nostri figli sulle strade o in famiglia. Dobbiamo costringerci a guardare questa realtà: se non ne siamo capaci», conclude Chiara, «vuol dire che non siamo realmente capaci di vivere»G.B.


CORRIERE ADRIATICO

A Piandimeleto
Halloween al Castello fioccano le polemiche

Piandimeleto – Festa di Halloween sì o festa di Halloween no? Due, ma anche di più, correnti di pensiero. Il portavoce, del gruppo Orientarsi per Cambiare, Alessandro Rosati, ha fatto pervenire la seguente nota: “Premetto che non voglio passare per puritano e moralista, ma ribadisco la contrarietà del Gruppo Orientarsi per Cambiare e mia personale, riguardo all’ennesima concessione da parte della Giunta e della maggioranza del Castello di Piandimeleto e degli spazi antistanti per celebrare la Festa di Halloween, dopo che a seguito delle polemiche degli ultimi anni, l’anno scorso la stessa Giunta aveva detto che sarebbe stata l’ultima volta. Per l’ennesima volta il concedere tali spazi da parte dell’amministrazione pubblica, non fa altro che rappresentare l’avallo ad un consumo indiscriminato di alcolici ed altro, somministrati forse anche a minori. Penso che compito degli amministratori pubblici sia quello di dissuadere i giovani da tali fenomeni, mi chiedo perchè con la stessa forza di volontà manifestata nel concedere nuovamente il Castello, non invitiamo tutti i consigli comunali vicini ad un’iniziativa comune contro”.


TGCOM

Halloween, a Napoli muore 23enne
Fatale un mix di droghe a una festa
Doveva essere una festa e invece quella di Halloween è stata una tragedia: un ragazzo di 23 anni è morto all’alba a Napoli dopo aver ingerito un cocktail di droghe, farmaci e alcol, durante una party. Il giovane, incensurato, è stato soccorso dall’ambulanza alla Mostra d’oltremare, e trasportato all’ospedale San Paolo, dove è arrivato già deceduto. Il ragazzo aveva assunto un miscuglio di marijuana, antidepressivi, anfetamine e alcol.
Secondo quanto riferiscono i carabinieri, il giovane di 23 anni, residente nel centro storico di Napoli, stava assistendo ad un concerto in uno dei padiglioni della Mostra d’Oltremare organizzato per la notte di Halloween. Non si esclude che la festa si sia trasformata, almeno per una parte dei presenti, in una sorta di rave party durante il quale è circolata la droga. Molti di coloro che assistevano al concerto non si sarebbero accorti di quanto stava accadendo al giovane. I suoi amici hanno chiesto il soccorso del 118 ma il ventitreenne era già in gravi condizioni ed è morto mentre veniva trasportato in ospedale.

IL TIRRENO

Ubriaco col tir in Fi-Pi-Li 

Carico con 400 quintali di sassi, poteva fare una strage 
EMPOLI. A zig zag, a folle velocità, completamente ubriaco.
E con quattrocento quintali di pietre nel Tir che stava guidando. Una “bomba” lanciata sulla superstrada, fra Empoli Est ed Empoli, nel cuore della notte.
Poteva fare una strage l’autista bulgaro. E anche la pattuglia della polizia ha rischiato, tentando di superarlo, di essere schiacciata contro il guard-rail. Alla fine l’hanno fermato e denunciato. E gli hanno ritirato la patente. Per un bel po’ non correrà il rischio di far del male agli altri.
È successo la scorsa notte, intorno alle 2, in direzione Pisa. La pattuglia si è trovata davanti il Tir. Andava a zig-zag. L’ha seguito per un po’, ma l’andatura non cambiava. Così ha tentato di sorpassarlo per fermarlo. Un primo tentativo è andato a vuoto. La pattuglia è stata stretta a sinistra e per poco non viene schiacciata contro il new-jersey.
Così, facendo accendere i pannelli segnalatori, la polizia ha rallentato tutto il traffico. A quel punto ha sorpassato il grosso camion e l’ha costretto ad entrare nella stazione di servizio di San Miniato. Qui i controlli hanno evidenziato un tasso alcolico nel sangue di 1,90, quasi quattro volte il consentito (0,50, ndr). Sono scattate le denunce e il ritiro della patente. Il bulgaro, 37 anni, dipendente di una ditta di Ravenna, non porterà sassi a giro l’Italia per parecchi mesi.
Sempre la stradale ha ritirato la patente ad un altro autista di un Tir per un sorpasso non consentito all’altezza di Montelupo.
Ed ha multato un altro trasportatore perché aveva il furgone da 35 quintali caricato con 63 quintali di merce: «Con quello più grande - si è giustificato - non mi fanno entrare a Firenze». Ha avuto oltre 1100 euro complessivi di multa.
(g.fior.)

Venerdì, 02 Novembre 2007
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