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Rassegna stampa 08/10/2004

Rassegna stampa del 8 Ottobre 2004

Rassegna stampa del 8 Ottobre 2004

 



Da “Il Tempo” del 8 ottobre 2004

LA POLIZIA è vita, quella vita che serve per aiutare e soccorrere il prossimo.


 

E il nostro fratello Mario ha fatto proprio questo. Le autorità e le istituzioni sono oggi qui riunite doverosamente per rendere giusto onore e riconoscimento a lui». Con queste parole di Giovanni Palatucci, che a Fiume sacrificò la vita per quella di tanti ebrei, il cappellano della polizia don Giuseppe Saia ha concluso l’omelia della messa per Mario Palombi, il sovrintendente della polstrada ucciso in servizio sulla via Pontina. Nella chiesa di san Vitale ieri mattina sono stati celebrati i funerali di Stato alla presenza del ministro dell’Interno, Pisanu, del sottosegretario, Mantovano, del capo della polizia De Gennaro; del comandante dei carabinieri Gottardo, del prefetto Serra e del questore Cavaliere. Commossi i familiari di Palombi: la moglie Miriam, i figli Vanessa e Manuel, la mamma Carmela; e il collega, l’agente Pietro Santillo, rimasto illeso nell’incidente di due giorni fa. Con loro tanti altri agenti della polizia stradale e della polizia di Stato hanno dato l’ultimo saluto all’amico e collega: «Addio Garibaldi»

 


Da “Il Messaggero”   del 8 ottobre 2004

Lo Stato prega per l’eroe della strada

Funerali solenni nella chiesa di San Vitale per il sovrintendente Palombi

di FRANCESCA FILIPPI


 

I gonfaloni dei comuni di Aprilia e Latina insieme a quelli della Regione Lazio e dell’associazione nazionale della polizia di stato. Il copribara tutto di rose rosse della moglie Miriam Locci e dei figli Manuel e Vanessa, di 14 e 21 anni. E poi il cuscino di mamma Carmela, tutto gerbere, lilium e rose rosa. Poco distanti le quattordici corone, tra le quali quelle dei colleghi di Aprilia, Albano, della questura di Latina, i cuscini del governatore Francesco Storace (lilium arancio e gerbere rosse) e del sindaco di Roma, Walter Veltroni (anturium arancio e verde, crisantemi gialli e bordeaux, cimpillium viola). Due picchetti d’onore, il feretro, avvolto nel tricolore con sopra il berretto e una rosa rossa, trasportato da dieci colleghi della stradale.

Funerali di Stato ieri mattina alle 10.30 nella Basilica seicentesca di San Vitale, a pochi passi dalla Questura di Roma, per Mario Palombi, 50 anni, il soprintendete capo della Polstrada di Aprilia morto tre giorni fa sulla via Pontina mentre sistemava il Telelaser (versione più sofisticata dell’Autovelox). Alle esequie, celebrate da monsignore Giuseppe Saia, coordinatore cappellano nazionale della polizia di stato, insieme ad altri 4 cappellani della polizia e ad un amico della famiglia Palombi, don Massimo Lapponi dell’Abbazia di Farfa, hanno partecipato il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, il sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano, il capo della Polizia, Giovanni De Gennaro, questore e prefetto di Roma, rispettivamente Nicola Cavaliere e Achille Serra, il comandante generale dei Carabinieri, Luciano Gottardo, il sindaco di Aprilia, Pompeo Paolo Verzili e l’assessore capitolino alla sicurezza, Liliana Ferraro. Tra i banchi anche l’amico e collega in servizio con Palombi al momento dell’incidente, l’agente Pietro Santillo. Dopo la recita della seconda lettera di San Paolo ai Corinzi e del Vangelo secondo Matteo, monsignore Saia ha ricordato, citando Giovanni Palatucci, il questore ucciso dai nazisti perché "colpevole" di aver salvato migliaia di ebrei, che «la polizia è vita, quella vita che serve per aiutare e soccorrere l’altro. Questo ha fatto il nostro fratello e per questo oggi (ieri, ndr) le istituzioni sono qui riunite per dare il giusto riconoscimento al suo valore e al suo dovere». Un agente della stradale legge una preghiera rivolta a San Michele Arcangelo, patrono della polizia di stato. Poi spetta al comandante Bruno Agnifili, dirigente della sezione di Latina ricordare l’amico Mario con una lettera che verrà pubblicata sul sito della polizia: «Non ci rassegniamo, come è possibile che non ti avremo più accanto? Questa volta non ho potuto darti il cambio. Il tuo servizio, purtroppo, non è finito... Non eri mai stanco. Anzi, eri disponibile con tutti, fiero del tuo lavoro e di appartenere al corpo. Da oggi i colleghi sapranno che la tua guida proseguirà dall’alto. Sarai sempre con noi, con il tuo toscanello tra le dita. Ciao».

Sulle note del silenzio la vedova Palombi fa scorrere le prime lacrime, fino all’ultimo trattenute da tanta compostezza. Poi il feretro, una volta fuori dalla Basilica, viene scortato da quattro agenti in motocicletta e da decine tra macchine della polizia e auto blu fino alla chiesa e al cimitero di Aprilia per l’ultimo saluto.

 


Da “Il Messaggero”   del 8 ottobre 2004

Funerali dell’agente morto sulla Pontina

Le note del “Silenzio”, poi sgorgano le lacrime

di FRANCESCA FILIPPI



Un altro caduto nell’adempimento del dovere. «Mi ricorda il maresciallo Emanuele Petri - ha detto il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano - ucciso dalle Br sul treno Roma-Firenze nel marzo 2003 mentre svolgeva con attenzione e solerzia il suo lavoro. A questi uomini, come cittadini, dobbiamo il massimo della nostra riconoscenza».

C’erano la moglie Miriam Locci, i figli (loro il copribara tutto di rose rosse), la mamma Carmela, ai funerali di stato di Mario Palombi, 50 anni, il soprintendete capo della Polstrada di Aprilia morto tre giorni fa sulla via Pontina mentre sistemava il Telelaser. Alle esequie, celebrate da monsignore Giuseppe Saia, coordinatore cappellano nazionale della polizia di stato, nella Basilica seicentesca di San Vitale, erano presenti il ministro degli Interni, Pisanu, il sottosegretario agli interni Mantovano, il capo della Polizia, De Gennaro, il questore Cavaliere, il prefetto Serra, il comandante generale dei Carabinieri, Gottardo, il sindaco di Aprilia, Verzili e l’assessore capitolino alla sicurezza, Ferraro. In chiesa anche Pietro Santillo, in servizio con Palombi al momento dell’incidente. «Quella dell’agente di Palombi è una morte orribile e assurda - ha commentato Serra - Carabinieri e polizia fanno tantissimo per garantire la sicurezza nelle strade, ora spetta a noi impegnarci affinché quelle strade siano più sicure per tutti. Questa morte non può restare vana». Sulle note del silenzio la vedova Palombi non riesce a trattenere più le lacrime.

 


Da “Il Messaggero”   del 8 ottobre 2004

Gli automobilisti non hanno più paura: incidenti in aumento per velocità e alcol

Finito l’effetto della patente a punti


 

ROMA. La patente a punti non fa più paura, di mese in mese va scemando l’effetto deterrente del sistema che avrebbe dovuto cambiare i comportamenti degli italiani al volante. Torna a salire il numero dei morti sulle strade: velocità e alcol le cause principali. Secondo i dati Asaps, a 15 mesi dall’introduzione della patente a punti gli incidenti sono diminuiti dell’11,8%, mentre solo un mese fa la percentuale era del 12,4. E’ questa tendenza che preoccupa. Tante le vittime dei pirati della strada e di chi guida dopo aver fatto abuso di alcol. «Mio figlio ucciso da un ubriaco», una mamma racconta.

 


Da “SanremoNews”   del 8 ottobre 2004

Camporosso: tenta di investire agente, fermato ubriaco

a.g.


 

Invece di fermarsi al controllo di polizia accelera e cerca di investire gli agenti: è accaduto a Camporosso Mare, l’altra notte intorno all’una, quando un agente della volante del Commissariato di confine, in servizio durante un normale posto di blocco, ha intimato l’alt ad una Fiat Uno che stava procedendo a zig-zag. Il conducente dell’auto, completamente ubriaco, in un primo tempo sembrava stesse accostando a lato della carreggiata, ma, giunto all’altezza degli operatori, ha improvvisamente accelerato e, sterzando bruscamente, ha cercato di investire l’agente, costringerlo a cadere rovinosamente sull’asfalto. A quel punto, il poliziotto, una volta rialzatosi da terra, è risalito immediatamente in auto insieme ad un collega, e messosi all’inseguimento dell’investitore, lo ha raggiunto in breve tempo. L’uomo, M.G., 34enne genovese, residente nel capoluogo ligure, una volta fermato, per l’elevato tasso alcolico in circolo, non è riuscito nemmeno a soffiare nell’etilometro. Ne è conseguito il ritiro immediato della patente, oltre alla contestazione delle numerose infrazioni al codice della strada.

 


Da “Il Secolo XIX”    del 8 ottobre 2004

Torna l’autovelox delle polemiche

SANT’ILARIO Sull’A12 fioccano le multe all’altezza della stazione di servizio
La polizia stradale: è necessario.

Gli automobilisti: troppo pericoloso

E. M.


 

Il tam tam tra gli automobilisti è partito qualche settimana fa. «Occhio all’autovelox di Sant’Ilario», hanno iniziato a passarsi parola i pendolari del levante. E il ricordo è andato subito a un paio d’anni fa, quando i controlli a tappeto avevano caratterizzato una dura stagione di multe; ovviamente per chi ha il vizio di schiacciare il pedale dell’acceleratore e non osserva minimamente la segnaletica stradale. D’altra parte, il limite degli ottanta chilometri orari, fissati per il tratto della carreggiata a monte, all’altezza dell’area di servizio di Sant’Ilario, viene superato troppo spesso.

Dunque, le multe sono nuovamente tornate a falcidiare gli automobilisti, mentre fa discutere la presenza del gabbiotto sistemato nell’area di servizio, che, sempre secondo il solito tam tam, nasconderebbe un apparecchiatura laser fissa. «Non è così. Anzi, quella struttura non viene praticamente più utilizzata, perché i controlli sono effettuati con apparecchiature più moderne - conferma Valter Trovò, comandante della sottosezione di polizia stradale di Sampierdarena - anche a me è giunta la voce che in quel tratto sarebbe stato installata una postazione fissa, ma posso garantire che non è affatto vero». Al contrario, risponde a verità il fatto che lì le multe fioccano e gli automobilisti continuano a non rispettare il codice e le più elementari norme di sicurezza: «Ogni volta che facciamo controlli, come è accaduto ultimamente, troviamo molte vetture lanciate a velocità superiore agli ottanta all’ora - conferma la polstrada - ma quel limite non è stato deciso per un capriccio. Quel tratto è molto pericoloso: un’area di servizio all’uscita dalla galleria, la presenza di uno svincolo d’accesso con difficile velocità e di uno stop, rendono il limite necessario».
La conseguenza dei controlli e del passaparola, oltre alle multe, si traduce in una serie di comportamenti alla guida, che sono altrettanto pericolosi dell’alta velocità. In molti, infatti, arrivano lanciati sul rettilineo nel tunnel che precede Sant’Ilario e schiacciano di colpo il pedale del freno per abbassare la velocità. A volte si tratta di vere e proprie inchiodate che, di fatto, creano ulteriori rischi. Insomma, c’è chi, per evitare di incappare nei controlli, finisce per costringere gli automobilisti che seguono a pericolose manovre per evitare il tamponamento.

 


Da “SanremoNews”   del 8 ottobre 2004

Imperia: nuovi strumenti anti ubriachi per la Polstrada

Carlo Alessi


 

Uno si chiama “Breath alcol detector”, l’altro semplicemente “Alcool test”, ma entrambe le apparecchiature, della grandezza di un sigaro e quindi tascabili, assolvono alla stessa funzione: stabilire se un automobilista sta guidando, o meno, in stato di ebbrezza. Da poco tempo, le due nuovissime strumentazioni, chiamate in gergo “precursori” (perché propedeutiche al più classico alcol test), sono entrate a far parte della dotazione della polizia stradale di Imperia. Il loro impiego si rivela molto utile per diversi motivi. Innanzitutto, perchè essendo poco ingombranti, possono essere facilmente custodite anche in tasca. Inoltre, perchè possono essere sottoposti a questo tipo di esame tutti gli automobilisti, a differenza del tradizionale alcool test il cui utilizzo è necessario o consigliato: in caso di incidenti stradali o quando sussistano fondati motivi sullo stato di ubriachezza del conducente. Ad esempio, barcolla, straparla, ha gli occhi lucidi e così via. Il “Breath alcool detector” è composto da una “pipetta” di plastica, contenente un liquido reagente e un palloncino, dentro il quale l’automobista viene invitato a soffiare. Se dopo un paio di minuti, il liquido contenuto assume una colorazione verde scura, significa che è positivo e, quindi, scatta il vero e proprio alcol-test per stabilire il tasso di alcol nel sangue; se è verde chiaro, vuol dire che il tasso alcolemico è nei limiti previsti dalla legge e se, in ultimo, è giallo significa che è negativo. Il secondo strumento funziona allo stesso modo, ma è composto soltanto da una pipetta che contiene un gel reagente. In provincia di Imperia il loro utilizzo ha dato finora ottimi risultati, riuscendo a smascherare numerosi automobilisti che guidavano sotto l’effetto dell’alcool, ma che all’apparenza sembravano sobri.

 


Da “Il Messaggero”   del 8 ottobre 2004

Operazione della Polstrada di Viterbo insieme ai colleghi di Roma e Siena.

A novembre del 2003 i primi 19 arresti

Sgominata la banda delle auto riciclate

I veicoli servivano anche per produrre pezzi di ricambio. In carcere dodici persone


 

Nuovo colpo di scena nell’inchiesta avviata dalla polizia stradale di Viterbo contro il riciclaggio di auto rubate. La squadra di polizia giudiziaria della Polstrada di Viterbo, coadiuvata dai colleghi del Compartimento ”Lazio” di Roma, ha individuato e smantellato una organizzazione criminale con base a Roma e ramificazioni nell’alto Lazio, Toscana, Sicilia e appoggi logistici anche in Germania. Nella notte tra mercoledì e giovedì sono state eseguite dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di autovetture. Nel corso dell’operazione, che ha visto impegnati un centinaio di poliziotti appartenenti ai compartimenti di Viterbo, Roma e Siena, sono state eseguite anche 24 perquisizioni domiciliari.

L’operazione Halloween - questo il nome convenzionale dato a questa ultima inchiesta - è la diretta conseguenza dell’operazione Meccano coordinata dal sostituto procuratore di Viterbo, Paola Conti, e portata a termine dalla polizia stradale di Viterbo nel 2003 al termine della quale diciannove persone finirono in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al furto e al riciclaggio di autovetture e parti di esse. L’organizzazione era specializzata in furti di auto di grossa cilindrata nella capitale. Auto che poi venivano smontate e riciclate come pezzi di ricambio attraverso la commercializzazione nella quale intervenivano alcune carrozzerie viterbesi e negozi di autoricambi. Uno di questi ubicato proprio nel capoluogo della Tuscia.

Le indagini che hanno fatto seguito all’operazione Meccano hanno portato quindi all’individuazione di un’altra organizzazione. Da qui è nata l’operazione Halloween che ha permesso di smascherare una seconda struttura che si avvaleva della collaborazione di carrozzieri, meccanici e concessonari di autovetture della capitale e che reperiva sul mercato a bassissimo costo veicoli incidentati, non più adatti a circolare, presi soprattutto nella provincia di Viterbo, in molti casi con la compiacenza di carrozzieri locali. Dopodichè le auto venivano distrutte mentre venivano recuperate targhe originali e documenti di immatricolazione. La documentazione illecitamente ottenuta veniva poi applicata ad altri veicoli, ovviamente rubati, aventi le stesse caratteristiche di quelle incidentate e distrutte. L’auto, così ripulita, passava attraverso compiacenti concessionarie della capitale che ne publicizzavano la vendita su siti internet o giornali specializzati. Poi la vendita a prezzo di mercato agli ignari acquirenti.

Le indagini della polizia stradale hanno portato al sequestro di 25 auto rubate, tutte di grossa cilindrata, e all’individuazione di altri 200 veicoli sui quali sono in corso accertamenti.

 


Da “L’Unione Sarda”  del 8 ottobre 2004

Inchiesta condotta dalla Polizia stradale

Riciclaggio di auto, alla sbarra in dodici

p. m.


 

Undici rinvii a giudizio e una richiesta di rito abbreviato. L’inchiesta sul traffico di auto rubate nella penisola e trasferite nell’Oristanese è arrivata ieri davanti al Gup del Tribunale che ha mandato a processo Salvatore, Aniello, Pasquale e Antonio Boccia (tutti di San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli), Gianfranco e Marco Fois (di Sassari), Mauro Nonnis (di Oristano), Giulio e Teresa Caria, Stefano Falchi (di Santa Giusta) e Secondo Orrù, di San Gavino, (difesi dagli avvocati Francesco Pilloni, Pinuccio Motzo, Raffaele Miscali, Piero Aroni, Dino Milia e Pasquale Federici): dovranno comparire davanti ai giudici il 4 aprile. Attraverso il suo difensore Elio Meloni, Giovanni D’Avino ha, invece, chiesto e ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato. Devono difendersi dall’accusa di riciclaggio in concorso. Durante l’udienza di ieri c’è stata la costituzione di parte civile dell’Assitalia, tutelata dall’avvocato Francesco Campanelli. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Luca Forteleoni e svolta dagli uomini della polizia stradale di Oristano, era partita tre anni fa, quando a un posto di blocco era stata fermata una Ford Fiesta che aveva destato l’attenzione dei poliziotti. In particolare gli agenti si erano soffermati sulla targa e sul numero di telaio. Ulteriori accertamenti consentirono agli inquirenti di scoprire un traffico di auto rubate nella penisola e fatte arrivare in provincia per essere messe in circolazione. Gli accertamenti andarono avanti per mesi, controlli ai posti di blocco e verifiche incrociate hanno permesso di chiudere il cerchio su un giro di auto non proprio pulite. Mettendo insieme le tessere del mosaico gli inquirenti hanno tirato le somme su un giro d’affari fra la Sardegna e la penisola. Secondo l’ipotesi sostenuta dall’accusa (rappresentata ieri in aula dal sostituto procuratore Maria Luisa Ferracane), a organizzare tutto sarebbero stati Salvatore, Aniello e Pasquale Boccia e Giovanni D’Avino, mentre gli altri otto indagati avrebbero acquistato quelle auto, ma, sempre secondo la contestazione, sarebbero stati consapevoli che l’affare non era proprio regolare. I furti sarebbero stati compiuti nella penisola e le auto trasferite in provincia. Sarebbero stati acquistati i pezzi dello stesso tipo e sarebbe stata sostituita la parte del telaio dell’auto rubata. Successivamente le vetture sarebbero state messe in vendita in modo del tutto normale. Finché i controlli della polstrada non hanno bloccato questo traffico e, al termine degli accertamenti, hanno denunciato dodici persone. Ieri l’inchiesta è arrivata davanti al Gup Alessandra Angioni che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per undici indagati, fissando a febbraio l’udienza per il rito abbreviato chiesto da D’Avino. Stando ai numeri diffusi dalle statistiche, il fenomeno delle auto rubate si sta allargando sensibilmente in città e provincia e per questo le forze dell’ordine hanno deciso di incrementare i controlli. Recentemente gli uomini della polizia giudiziaria del compartimento della Stradale di Cagliari con i colleghi di Oristano, Nuoro e Sassari avevano dato vita a un servizio mirato. La polstrada regionale aveva seguito due filoni, il primo sulle auto di piccola cilindrata che venivano rubate e smontate e i pezzi messi in vendita. Le auto di grossa cilindrata venivano, invece, ripulite di targa e libretto e poi cedute.

 


Da “Emilia Net”  del 8 ottobre 2004

9000 pasticche di ecstasy , quattro arresti
La polstrada dopo un banale incidente ha sventato il traffico di droga


 

RAVENNA. Novemila pasticche di ecstasy sequestrate e quattro arresti per detenzione e spaccio di stupefacenti: è il bilancio di un’operazione antidroga partita grazie a un banale incidente sull’E45. A insospettire gli agenti, ieri sera, il nervosismo di uno degli automobilisti coinvolti: a bordo della sua BMW, la Polstrada ha trovato 28mila euro in contanti. I quattro ospiti della macchina, tre uomini e una donna, sono stati fermati e le loro abitazioni perquisite.

A casa della donna, la 25enne Sandra Chieregato, a Mezzano di Ravenna, sono apparse le 9000 pastiche, che secondo gli investigatori erano destinate ai locali della riviera romagnola, oltre ad altri 2500 euro sotto il sedile di un’auto parcheggiata sotto casa. Arrestati anche il 24enne Stefano Gardinella, di Termoli, in provincia di Campobasso, e due napoletani 25enni, Luca De Luca e Rosario Cultrera.

 

 


Da “L’Arena”  del 8 ottobre 2004

Il conducente di un pullman si rifiuta di pagare la multa di duemila euro.

E le passeggere se la prendono con gli agenti della polstrada

Turiste georgiane aggrediscono i poliziotti

di Roberto Vacchini


 

Violenta aggressione nel deposito Aci della Lepanto, in Zona industriale. A farne le spese sono stati due poliziotti, circondati e malmenati da una ventina di donne infuriate: entrambi hanno dovuto far ricorso alle cure dei medici e c’è voluto l’intervento di altre pattuglie per riportare la situazione alla normalità. Due donne hanno però dovuto rispondere del loro gesto davanti al giudice. Si tratta di Maya Hall, 41 anni, e Tsiuri Chicua, 54, entrambe di Tiblisi, in Georgia.

Il prologo della vicenda culminata con l’aggressione si è avuto intorno alle 1.30 del mattino sulla carreggiata sud dell’Autobrennero, dove la pattuglia della polstrada di Verona sud ha notato un pullman con targa georgiana fermo sulla corsia di emergenza; all’interno c’erano una ventina di passeggeri, tutte donne. Come da prassi, gli agenti hanno proceduto a un controllo dei documenti e hanno notato che mancava una delle previste autorizzazioni al trasporto di passeggeri. Prima di fare la contravvenzione, però, i poliziotti hanno dovuto far spostare il pullman, che si trovava parcheggiato in un tratto pericoloso.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti, il torpedone è stato accompagnato al vicino casello. E lì sono nate le prime proteste. Ed è arrivata la multa, 2.000 euro, che il conducente ha detto di non voler pagare. L’autobus è stato accompagnato alla Lepanto, dove avrebbe dovuto sostare fino a quando la sanzione non fosse stata pagata. E a quel punto due donne hanno cominciato a dare in escandescenze. Una ha schiaffeggiato un agente, l’altra ha aggredito un altro poliziotti a calci e pugni. In breve si è scatenato un furibondo parapiglia: altre donne hanno circondato gli agenti: uno è stato morso, all’altro è stata sfilata la pistola dalla fondina e gettata sull’asfalto. Solo l’intervento di tre volanti e una pattuglia di vigili ha consentito di riportare la calma.

Le due donne sono state arrestate, con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, e trattenute in camera di sicurezza in attesa del giudizio per direttissima, che si è tenuto ieri mattina in Tribunale.

Davanti al giudice, difese dall’avvocato Pasquale Galluccio del foro di Verona, hanno raccontato di essere partite con il pullman dalla Georgia per un giro turistico in alcuni paesi europei. Dalla Germania, erano diretti in Italia. E hanno concluso il racconto dicendo, che dopo la contravvenzione, sarebbero state aggredite dai poliziotti. Una versione che evidentemente non ha convinto il giudice che le ha condannate: Ghicua ha preso tre mesi e quindici giorni, Hall due mesi e venti giorni. Entrambe sono tornate immediatamente in libertà per effetto della sospensione condizionale della pena e hanno potuto riprendere il loro viaggio dopo aver pagato la multa comminata dal giudice.

 


Da “L’Arena”  del 8 ottobre 2004

Persi 25 punti

La Polstrada ritira la patente a un giocatore del Chiedo

d.n.


 

La bisboccia notturna alla festa di Alena Seredova gli costa carissima: il binomio calciatore-modella non ha girato, stavolta, per il verso giusto. Riccardo Allegretti, 26 anni, milanese, centrocampista del Chievo in serie A, con un passato a Como e a Modena, si è visto ritirare la patente e togliere 25 punti per una guida a dir poco spericolata mentre tornava a casa con un amico dopo aver festeggiato con la bella top-model. Ma, prima di consegnare i suoi documenti ai poliziotti della stradale, ne ha combinate davvero di tutti i colori. La vicenda risale alla notte scorsa. Al "Mah nà Mah nà", noto locale di Isola, era in programma la visita della Seredova, che presentava il suo nuovo calendario sexy. Un appuntamento irrinunciabile per gli amanti del genere, che si sono ritrovati numerosissimi. Fra di loro, anche alcune ex glorie del Vicenza calcio, con gli attuali giocatori di qualche squadra di serie A, come Atalanta e Chievo Verona. Fra di loro anche Allegretti, che era arrivato nel Vicentino con alcuni amici e compagni di squadra.

Quello che è avvenuto all’interno del locale è una festa in grande stile. il centricampista della Diga, come gli altri presenti, ha ballato, scherzato e brindato con qualche coppa di champagne al fisico statuario della miss da calendario.

La serata di divertimento, però, so è conclusa molto peggio di com’era iniziata. Al volante della sua Daimler Chrysler è ripartito in piena notte per tornare a Verona, percorrendo prima la statale 46 del Pasubio, e successivamente ha imboccato viale del Sole.

La fretta lo ha spinto a compiere un sorpasso azzardato, destando l’attenzione di una pattuglia della polizia stradale di Vicenza che lo ha seguito per intimargli l’alt. Gli agenti hanno faticato non poco, perchè, in base ad alcune testimonianze, la Chrysler sfrecciava al 160 chilometri orari. Da quanto è emerso, però, il calciatore non si è fermato subito: ha rallentato quando è stato in prossimità del casello autostradale di Vicenza ovest, ma ha comunque imboccato l’A4 con al seguito la pattuglia della polstrada.

L’inseguimento ad alta velocità è proseguito per alcune centinaia di metri: forse Allegretti temeva di essere fermato, o semplicemente non si era accorto della pattuglia. Quando gli agenti lo hanno bloccato, ha spiegato loro della festa precisando di aver fretta di tornare. I poliziotti hanno deciso di sottoporlo all’alcoltest, e tutti i brindisi sono spuntati impietosi sul display. A quel punto per Allegretti non c’erano più speranze di salvare la patente: sorpasso azzardato, eccesso di velocità e guida in stato di ebbrezza significano, in termini di punti, un meno 25 che si ricorderà a lungo, oltre ad una multa ancora da quantificare e alla denuncia per l’alcol. Tutta colpa delle curve della Seredova.


Venerdì, 08 Ottobre 2004
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