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Rassegna stampa Alcol e guida del 4 novembre del 2007

A cura di Alesandro Sbarbarda e Roberto Argenta

IL MESSAGGERO (Rieti)

Alcol, le discoteche non rispettano le regole
Vendita vietata oltre le due di notte: chiusi quattro locali.
Ritirate numerose patenti 

Riccardo Bartoli, responsabile della divisione della polizia amministrativa e sociale della Questura di Viterbo, non ha dubbi. «Per quanto riguarda la vendita degli alcolici nei locali notturni - sottolinea - c’è da evidenziare l’irresponsabilità dei gestori che si sono dimostrati del tutto noncuranti delle nuove norme in materia di somministrazione di bevande alcoliche dopo le 2 di notte».
Ci va giù pesante il funzionario della Questura promettendo per il futuro controlli continui ed efficaci. Ed intanto si fa il resoconto dell’attività svolta nella nottata tra mercoledì e giovedì. Numeri da brivido e non per colpa della festa di Halloween. Un consistente numero di agenti e dirigenti della Questura - coadiuvati dalla polizia stradale - hanno passato al setaccio i locali d’intrattenimento.

Delle cinque discoteche controllate ben quattro sono risultate contravvenire la normativa sulla somministrazione di alcolici. Per tre è scattata la chiusura dell’esercizio per un periodo che va dai 7 ai 30 giorni mentre per una quarta sono state rilevate infrazioni ben più gravi che hanno comportato, oltre alla chiusura del locale, anche la denuncia alla Procura della Repubblica. Per tutti, comunque, sicuramente delle conseguenze fiscali.
E non è andata meglio sulle strade dove le pattuglie della polizia hanno controllato numerosi giovani. Un dato sconcertante arriva dalla Questura: il 100 per 100 delle persone sottoposte all’alcol-test sono risultate in stato di alterazione psico-fisica. Ovviamente numerose le patenti ritirate.
«Ma questo non può bastare - afferma il dirigente della divisione di polizia amministrativa e sociale - a fermare le stragi del sabato sera. L’irresponsabilità dei gestori dei locali notturni appare grave, diffusa e incancrenita. Poi non ci possiamo lamentare se ci sono tanti morti sulle strade».


YAHOO.COM

Raitre: ’’Telecamere’’
Roma, 3 nov. (Adnkronos) - Il ministro dell’Ambiente e leader dei Verdi, Alfonso Pecoraio Scanio e l’esponente di Alleanza Nazionale, Gianni Alemanno, ministro dell’Agricoltura nei governi Berlusconi, saranno i protagonisti della puntata di ’’TeleCamere’’, in onda su Raitre domani alle 12.45 e alle 24.45, dedicata ai giovani e l’alcool. I dati che saranno ricordati nel corso del programma offrono una scenario inquietante. L’Europa e’ la regione in cui si beve di piu’ al mondo: birra per il 44%, vino 34%, liquori 23%. 23 milioni di europei sono dipendenti dall’alcol. Il 90% degli studenti europei di 15-16 anni ha bevuto alcol almeno una volta nella vita. E le statistiche parlano ogni anno di 195.000 decessi, 17.000 morti per incidenti di auto, 27.000 morti accidentali, 2.000 omicidi, 10.000 suicidi, 200.000 casi di depressione per fattori riconducibili all’alcol.
In Italia, primo paese al mondo per esportazione di vino, la tradizione del bere era legata al pasto e alla dieta mediterranea. Oggi l’uso di alcol e’ separato dal pasto e cresce tra i quattordicenni e le ragazze che bevono senza la percezione del rischio, nonostante l’alcol sia la prima causa di morte dei giovani italiani fra i 15 e i 29 anni.
Nel corso della puntata, oltre ai giovani presenti in una discoteca, esporranno le loro richieste i rappresentanti dei gestori delle discoteche (*), mentre alcuni servizi filmati racconteranno la storia di un alcolista che e’ stato capace di uscire da questa pericolosissima dipendenza e l’impegno delle forze dell’ordine per controllare, in particolare nelle notti del sabato, i giovani all’uscita dalle discoteche. 
(*) Nota: strano che manchi l’Associazione Italiana dei Sommelier…
Che a parlare di alcol e giovani chiamino Pecoraro Scanio e Alemanno, per dare poi voce ai gestori delle discoteche, è davvero paradossale, si potrebbe dire scandaloso.
I primi, in qualità di Ministri alle Politiche Agricole, hanno fatto di tutto per promuovere i consumi di alcol in Italia, rivolgendo il loro interesse particolare proprio ai giovani, in spregio a tutte le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sottoscritte anche dal nostro paese.
Per i secondi parla da solo l’articolo del MESSAGGERO di Rieti messo oggi a inizio rassegna.
Più volte, in questa rassegna, abbiamo ripreso il comportamento vergognoso di Alemanno, al Vinitaly 2005, quando offese e calpestò la memoria di tutte le migliaia di vittime da “alcol passivo” in Italia, forse il momento più basso ed indecente della lotta ai problemi alcol correlati nel nostro paese (http://www.aicat.net/associazione_europea_familiari_e_vittime_della_strada_10_aprile_2005.htm , http://www.aicat.net/alcol,_salute_e_interessi_di_bottega.htm , http://www.aicat.net/lettera_sia_in_risposta_al_ministro_alemanno_10_aprile_2005.htm ).


IL MESSAGGERO (Ancona)

Sempre più incidenti per colpa dell’alcol
Conducenti ubriachi in tre schianti su cinque, oltre 2500 quelli in un anno 

di MARINA VERDENELLI
Tre incidenti su cinque causati da autisti ubriachi. Abusi alla base dei 2.500 scontri registrati nell’ultimo anno dal posto di polizia di Torrette dove gli agenti prendono visione di quasi 52 mila referti all’anno per 12 ore di servizio, esclusi gli extra, tutti i giorni. Un lavoro certosino, avviati quasi cinque anni fa, tra pratiche che vanno dagli infortuni sul posto di lavoro (1.600 casi nell’ultimo anno) alle ferite da morsi di animali (67 casi). A questi dati vanno ad aggiungersi le violenze sessuali su donne e maltrattamenti in famiglia riguardanti anche i minori (21 denunce sinora) e un preoccupante aumento dei soggetti vittime di incidenti stradali per abuso di alcol: su 2500 scontri registrati nell’ultimo anno il 60% si è verificato per un ubriaco al volante. E proprio il problema etilico ha portato all’avvio di una nuova procedura interna tra i medici, il laboratorio analisi e le forze dell’ordine per attestare con un margine di errore il più possibile vicino allo zero l’assunzione di sostante stupefacenti e di alcolici nei pazienti vittime di incidenti stradali. Per dare maggiore aiuto a medici, pazienti e utenti che quotidianamente gravitano a Torrette, il posto di polizia ha esteso anche il suo orario d’ufficio dove ogni giorno prendono servizio l’ispettore Vincenzo Talmi e il suo collaboratore l’agente Davide Baffa Scannelli.
Nuovi test - Ripetuti più volte, per verificare l’esatta assunzione di alcol o di droghe. «Sono già in sperimentazione da qualche settimana - spiega Stefano Polonara, primario del pronto soccorso dell’ospedale di Torrette - e a breve diventeranno definitivi. Serviranno per una maggiore tutela del cittadino. La novità consiste nella creazione di una vera catena di custodia della provetta con i prelievi che daranno esiti con margini di errori bassissimi e in tempi più rapidi». «Questo - aggiunge l’ispettore Talmi - soprattutto in vista delle modifiche del codice della strada e dell’inasprimento delle sanzioni. A volte può infatti succedere che dai prelievi risultino tracce di morfina o altre droghe contenute in farmaci che la persona utilizza come forma di cura. In questi casi non si può paragonare l’individuo ai soggetti che assumono spontaneamente sostante stupefacenti. Onde evitare ricorsi successivi e disagi per l’utente si cercherà cosi di fare test più sicuri e veritieri».

Nuovo orario - Nato per avvicinare il servizio ai cittadini, il posto di polizia di Torrette, che fa capo alla sezione Anticrimine della Questura, ha ampliato il suo servizio. «In alcuni giorni della settimana - spiega Giuseppe Ranieri, dirigente della divisione Anticrimine - arriva fino alla mezzanotte. Quattro ore in più rispetto al turno normale che va dalle 8 alle 20 e tutto su base volontaria. In genere vengono scelti i giorni del fine settimana o i periodi dove si riscontrano più esigenze per i controlli. Qui il poliziotto non è solo un uomo in divisa ma è anche colui che da un supporto psicologico ai familiari che hanno perso un figlio in un incidente stradale e che li deve sostenere quando li accompagna all’obitorio per il riconoscimento cadaverico».


L’ADIGE

Donna uccisa, colpa dell’alcol
La triste vicenda della donna barbaramente violentata e uccisa lascia davvero l’amaro in bocca. Ma rischia di essere pericolosamente strumentalizzata da destra e da sinistra. L’occasione è ghiotta per parlare di comunitari ed extracomunitari generalizzando su ogni aspetto. La cosa che lascia perplesso è come mai non si accenni (e comunque pochissimo) al fatto che ancora una volta l’alcol determina danni enormi lasciandoci sempre e comunque convinti che possiamo continuare a bere. La colpa secondo il nostro pensare è che si tratta di un romeno, di una persona sgradita, di un baraccato, che forse avrebbe aggredito e ucciso anche senza alcol in corpo. Ancora una volta ci difendiamo e difendiamo il nostro bere al di sopra di ogni cosa. Ma vorrei chiarire meglio la cosa. Sono dell’idea che la persona che uccide o determina lesioni al prossimo per guida o altro sia responsabile di ciò che ha fatto dal momento che sa benissimo quali sono i rischi e i danni dovuti al consumo di alcol. Senza scuse, se o ma a sua discolpa! Chi beve è responsabile. Che sia trentino o della Transilvania. Che abiti una villa o una baracca di periferia. Poi si può , anzi si deve discutere di regolamenti e leggi a riguardo dell’immigrazione ma considerando l’alcol come parte integrante dei comportamenti umani a qualunque latitudine e per qualunque razza , livello scolastico e stato sociale. E aggiungerei in qualunque «dose» consumata. Mentre scrivo mi viene alla mente il caso dell’autista del mezzo pubblico della TrentinoTrasporti che ha avuto l’incidente qualche settimana fa…. Che ne è stato? Si sa qualcosa? Avrà ancora la sua bella patente? Tanto per non coniugare sempre i consumi di alcolici con giovani e discoteche.
Franco Baldo , club delle famiglie con problemi di alcol


BRESCIAOGGI

IL CASO. La protesta di un legale emiliano
Costretta a tornare benché minacciata
La ragazza, che è malata, è di nuovo in Marocco anche se i suoi le hanno giurato di ammazzarla

BOLOGNA
La questura conferma: l’espulsione è stata effettuata, il 29 ottobre. E questo nonostante la documentazione sanitaria, e una richiesta, non accolta, di asilo politico. B.N., 24 anni, marocchina, era stata denunciata perché, in stato di ebbrezza, aveva dato in escandescenze in un bar. La ragazza è malata, ed era terrorizzata alla prospettiva di tornare in Marocco perché i familiari l’avevano minacciata di morte. La giovane nordafricana, irregolare, è stata trattenuta al Cpt di Bologna dal 22 ottobre. Secondo il garante bolognese dei diritti delle persone, la ventiquattrenne ha problemi di etilismo cronico e «disturbo borderline di personalità», e stava per essere ricoverata nella struttura Villa Rosa, a Modena.
Il ricovero - dice il garante, che è l’avvocato Desi Bruno - sarebbe dovuto avvenire entro il 3 novembre. La legale aveva chiesto a governo, prefetto e questore di attivarsi per verificare se la marocchina fosse in condizioni di sicurezza nel Paese di origine.


L’ARENA di Verona

INVESTIMENTO VIA MAMELI
Le organizzazioni sindacali difendono l’autista positivo all’alcol
«Macché ubriaco, è stata una leggerezza»

di Alessandra Vaccari
Migliorano le condizioni di Marta Bonfanti, la cinquantenne investita dall’autobus numero 31 in via Mameli. La donna è ricoverata in neurochirurgia. Ieri è stata sottoposta a un’ulteriore tomografia assiale per verificare lo stato del versamento di sangue nella teca cranica. Il resto del corpo non ha riportato lesioni, o fratture.
«Mia moglie sta meglio, le sue condizioni non erano critiche come sono state descritte», ha detto il marito Fausto Zanetti, «per quello che è successo è andata anche bene. Marta stava andando in parrocchia e ha attraversato la strada, quando l’autobus l’ha investita. Ma non si ricorda niente dell’incidente».
Riguardo al fatto che l’autista sia risultato positivo all’alcol test Zanetti non si sente di fare commenti: «Quello che so, l’ho letto sul giornale, a me i vigili urbani non hanno detto alcunchè, quindi ufficialmente non so niente».
Sull’argomento invece è intervenuto Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione vittime della strada: «Il primo pensiero è stato per la signora, e siamo contenti che si stia riprendendo. Quello che per noi resta inconcepibile è limite di tasso alcolico per i conducenti di mezzi pubblici. Per loro deve essere 0, e l’abbiamo ribadito con forza la settimana scorsa quando siamo stati ricevuti dal ministro di Grazia e Giustizia, durante una manifestazione a Roma. E lui stesso ha acconsentito, sottolineando che nel pacchetto che prevede inasprimento di pene, terrà conto del nostro suggerimento. Coma fai a dire che se uno ha 0.49 nel sangue non è ubriaco e se ha 0.50 invece lo è? Chi si mette al volante, soprattutto per lavoro non deve bere. Non deve bere poco. Non deve bere e basta».
Dal canto suo, il direttore generale di Atv Luciano Marchiori, ieri ha ribadito che la notizia dell’autista ebbro ha creato allarmismo. Marchiori ha sottolineato che il parametro era davvero di poco superiore a quello consentito, non per giustificare il conducente, per cui verrà avviata un’indagine interna, ma per il fatto che nessuno per ora è in grado di stabilire se vi sia nesso di causalità tra l’incidente e il tasso alcolemico dell’autista.

Chi invece difende a spada tratta quest’ultimo sono i sindacalisti di tutte le sigle sindacali: «Il termine ubriaco usato negli articoli è una forzatura che si poteva evitare», dicono, «si potevano usare termini che oltre ad essere più realistici avrebbero avuto anche un impatto mediatico meno forte. Questo non soltanto per rispetto a una categoria che adesso pagherà le conseguenze di ogni piccolo errore, ma soprattutto nei confronti del conducente coinvolto nel sinistro che già afflitto da un grave choc si è trovato sbattuto in prima pagina come mostro da esibire. Il lavoratore», dicono i sindacalisti, «non è uno sprovveduto, è semplicemente una persona che ha commesso una leggerezza e purtroppo si è trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato». (*)
(*) Nota: la gran parte dei morti e dei feriti “da alcol passivo” sulle strade, persone investite da conducenti ubriachi, sono vittime di “leggerezze”. Questo non diminuisce il dolore provocato da questi eventi.
Un sindacato che difende in questo modo un autista colpevole di aver travolto una persona, conducendo un autobus pubblico in stato di ebbrezza, offende tutti i lavoratori che fanno il loro dovere con coscienza e responsabilità.
Questa sottovalutazione del guidare dopo aver bevuto alcol è vergognosa per chiunque, a maggior ragione per un sindacato che si occupa di autotrasportatori pubblici.
In certi casi si fa più bella figura a stare zitti.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

QUESTA SERA SU RETE 4 
Il sindaco in Tv spiega il divieto di bere alcolici

L’ordinanza anti-alcol per le strade della città finisce sulla televisione nazionale.
Nell’ambito di un servizio dedicato a Vicenza, il sindaco Enrico Hllweck sarà ospite questa sera del rotocalco "Tempi moderni" in onda su Rete 4. Il primo cittadino interverrà in merito all’ordinanza comunale che vieta il consumo di sostanze alcoliche nelle aree pubbliche.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

Oggi a Vicenza la manifestazione organizzata da studenti e centri sociali contro l’ordinanza anti-alcol.
L’assessore alla Sicurezza: «Guai se la Polizia non intervenisse» 
Spritz day, Comune e Questura ai ferri corti

Vicenza
NOSTRO SERVIZIO
Sale la polemica sullo spritz-day annunciato per oggi pomeriggio davanti al Comune di Vicenza.
«Se davvero la Questura scegliesse la linea del non intervento, cosa che mi pare impossibile, il Comune non firmerà più alcun protocollo sulla sicurezza, a meno che al suo interno non si dica che la stessa Questura s’impegna a far rispettare la nostra ordinanza». Sono le dure parole del vicesindaco e assessore alla sicurezza di Vicenza, Valerio Sorrentino, alla vigilia della protesta "alcolica" organizzata per oggi dal Coordinamento Studentesco e da "Capannone Sociale" che si propone, con la distribuzione di spritz e affini davanti ai cancelli del municipio, di violare pubblicamente l’ordinanza no-alcol il 23 ottobre scorso dal sindaco Enrico Hullweck. Da qui la presa di posizione di Sorrentino che, subito dopo l’annuncio dell’iniziativa, è sceso in campo per chiedere un intervento della Questura per far rispettare il provvedimento di divieto di consumo e detenzione di alcol nelle zone pubbliche della città. La risposta? Si tratta di un’ordinanza municipale, per il cui rispetto un qualsiasi primo cittadino non può esigere un intervento di forza pubblica. Un sindaco può invece mettere in campo la propria Polizia locale, per far sì che quella ordinanza del Comune sia applicata e soprattutto, in un caso come questo, rispettata. Che tradotto significa: non spetta alla Questura far rispettare l’ordinanza del sindaco. «Non credo sia possibile che la linea della Questura sia questa - chiarisce subito Sorrentino - Anche perché una posizione di questo tipo non avrebbe alcun fondamento giuridico. Tanto che, a Firenze, la polizia di Stato è intervenuta per far rispettare l’ordinanza comunale contro i lavavetri». E ancora. «Sul posto saranno sicuramente presenti i nostri vigili ma, naturalmente, mi aspetto che sia il funzionario della Questura in servizio ad intervenire qualora fosse necessario».Intanto dalla questura nessun altolà per l’happy hour anti-ordinanza. Ieri, uno degli organizzatori della manifestazione prevista per questo pomeriggio, è stato convocato dai dirigenti della Digos per chiarire le intenzioni che muovono i promotori della protesta, Capannone Sociale e Coordinamento Studentesco. E dagli uffici della questura, dove gli organizzatori si erano recati nei giorni scorsi per mettere al corrente dell’iniziativa le autorità preposte, Teo Molin Fop è uscito con una "buona notizia": nessuno stop alla manifestazione. «Non ci interessa creare problemi, ma dare un segnale politico, sottolineare il valore simbolico dell’azione», è con queste parole che Molin Fop ha spiegato che le ragioni e i modi del dissenso in programma per oggi «non sono tali da scatenare problemi di ordine pubblico». Dal canto suo, il rappresentante dei due movimenti che promuovono la protesta era tranquillo: «Non mi aspettavo bloccassero la nostra iniziativa perchè dal punto di vista dell’ordine pubblico non c’erano motivazioni perchè il presidio venisse vietato. Volevano soltanto conoscere le nostre intenzioni» Tutto pronto allora per questo pomeriggio: a partire dalle 17.30 i manifestanti dovrebbero portare sotto la sede del Comune i loro striscioni e volantini e offrire ai vicentini spritz e vin brulè, per protestare contro la recente ordinanza che vieta il consumo di alcolici negli spazi pubblici.

Roberta Labruna
Laura Pilastro


IL GAZZETTINO (Vicenza)

Alcolici vietati. Già quattro multe da 50 euro, tutte a giovani vicentini.
Rosini: «L’ordinanza verrà fatta rispettare»

Ha già fatto quattro "vittime" l’ordinanza del sindaco sul divieto di detenzione e consumo di alcolici nell’intera città, entrata in vigore lo scorso 23 ottobre. Quattro ragazzi vicentini cui è stata comminata dalla Polizia Locale una sanzione amministrativa di 50 euro, oltre alla sanzione accessoria del sequestro degli alcolici in possesso. «Il numero di contravvenzioni può apparire modesto», commenta il comandante della Polizia Locale Cristiano Rosini, «ma bisogna considerare che in questo periodo di festività gli agenti sono impiegati nelle manifestazioni che si svolgono in città, nei cimiteri e nelle attività di rito che ci competono. Dalla settimana prossima i controlli saranno certamente intensificati, perché riteniamo fondamentale applicare la disposizione del sindaco di Vicenza fino in fondo. Occorre intelligenza nell’applicare le norme, ma non si può ignorarne l’esistenza, specie quando si tratta di ordinanze che servono a migliorare le condizioni di vita urbane». Il comandante Cristiano Rosini evidenzia che non ci sono difficoltà particolari nel far rispettare il dispositivo del sindaco Enrico Hllweck: «L’ordinanza è chiara e va applicata con puntualità. L’unica difficoltà può essere dettata dal fatto che gli agenti si trovino di fronte a gruppi di persone che, non curanti delle norme di convivenza civile, si mettono a bere nei luoghi pubblici infastidendo i passanti. Con il tempo riusciremo, sempre più efficacemente, ad intervenire anche in questi casi, per garantire i cittadini da fastidi e soprusi». Non è la prima volta che la città del Palladio si fa promotrice di azioni volte a dirimere questi atti. Ricordiamo, infatti, l’ordinanza sui Call Center, la tanto vituperata ordinanza sui mendicanti poi adottata da numerose altre città italiane, quella antibivacco in Campo Marzo e quella, più recente, sul divieto di detenzione e consumo di alcolici ai Giardini Salvi.
Sulla recente lettera del vicesindaco ed assessore alla Sicurezza Valerio Sorrentino, con la quale chiedeva a Questore e Prefetto di Vicenza un impegno concreto nel far rispettare l’ordinanza del sindaco, tema su cui la questura dice di non essere competente, Rosini è chiaro: «Il Questore avrà le sue buone ragioni, ma non si può non considerare che in altre città, come ad esempio a Firenze, per l’ordinanza sui lavavetri, le autorità sul territorio hanno agito in coordinamento per il bene della città».

Matteo Crestani


IL GAZZETTINO

MULTE IN AGGUATO
Protesta dei preti irlandesi: no alcoltest dopo la messa
Nella cattolica Irlanda i preti sono sul piede di guerra contro i forti limiti che saranno imposti alla quantità massima di alcol ammessa per chi guida: temono di ritrovarsi multati e processati solo perché hanno bevuto il vino della messa. A causa della crisi delle vocazioni c’è carenza di clero e molti preti celebrano diverse messe ogni giorno, nelle campagne, spostandosi in auto da una chiesa all’altra: calcolano che dopo solo tre messe, potrebbero non superare più la «prova del palloncino». Il problema si pone perché molti preti si sentono in dovere di finire il vino nel calice; altri sacerdoti, però, rilevano che l’officiante non è tenuto a berlo tutto e può anche farsi aiutare dai fedeli.


TRENTINO

Alcolisti in trattamento l’interclub a Pozza 
POZZA. Alcol una catena... spezziamola insieme. E’ il tema dell’appuntamento di domani (alle 14.30 alle scuole medie) con l’interclub zonale di Fiemme e Fassa, organizzato dal Club San Nicolò di Pozza presieduto da Giovanni Cincelli.
Si confronteranno e condivideranno gioie e fatiche del cammino impegnativo per affrancarsi dalla dipendenza i partecipanti ai 14 club alcolisti in trattamento delle due valli, con il coinvolgimento diretto di un centinaio di famiglie. Così come vuole il collaudato metodo del compianto dottor Hudolin che nel mutuo aiuto ha il fondamento (*). “Una catena invisibile che deve essere spezzata - dicono gli animatori dei club (**) - per ricominciare a vivere e ritornare padroni della propria vita. La strada è in salita e il sostegno dell’associazione è imprescindibile per arginare lo sgretolamento dei valori. Una nuova realtà, il club, fatta di persone con i tuoi stessi problemi che la tua famiglia vive con te, che con esperienze condivise ti fa capire soprattutto che non sei più solo. Il club ha un’anima, l’anima di chi è fiero della nuova “famiglia” dove ha trovato valido aiuto per uscire dal tunnel”. (c.g.)
(*) Nota: beh, in verità – per la precisione - è stato proprio il Professor Hudolin a escludere “aiuto” e “mutuo aiuto” dalla terminologia dei Club e dell’approccio ecologico sociale.
(**) Nota: ciascun componente del Club ne è “animatore”.


IL TIRRENO

Il tariffario del pirata rom 
Il «perdono» in tv costa 5 mila euro, un’intervista il doppio
Così il killer dei giovani di Appignano «pensa alla famiglia» 

ANCONA. Cinquemila euro per «curare la figlia malata e pagare le spese del processo», diecimila euro per un’intervista esclusiva, dal vivo. E’ il «prezzo del perdono» di Marco Ahmetovic, il rom di 22 anni che il 23 aprile scorso, guidando ubriaco, ha ucciso quattro ragazzi di Appignano del Tronto, falciandoli via con il suo vecchio furgone.
La trasmissione di Rai Uno «La vita in diretta» ha mostrato ieri la trattativa telefonica, intavolata per finta (il denaro non è mai stato promesso né corrisposto), da un giornalista. All’altro capo del telefono, l’uomo che a San Benedetto del Tronto ospita il rom agli arresti domiciliari, in un residence. Con il cronista della «Vita in diretta», il mediatore puntualizza che né lui né il nomade, condannato a sei anni e sei mesi per omicidio colposo plurimo, chiedono denaro in cambio di riprese o interviste, ma che Ahmetovic deve pensare a sua figlia, e alla sua vita. Una richiesta di perdono pura e semplice non avrebbe senso, «tanto per la morte di quei ragazzi Appignano non lo perdonerà mai». L’interlocutore ammette poi che una trattativa già avviata, per una somma doppia, 10 mila euro, è in corso con un’altra trasmissione televisiva, che la settimana scorsa ha mandato in onda alcune interviste ai familiari delle vittime. E che ora potrebbe dar conto anche della versione di «questo povero ragazzo», il rom. La denuncia di Rai Uno è destinata a scatenare nuove polemiche, così come l’annuncio che Ahmetovic sta scrivendo un libro di memorie, e le indiscrezioni circolate da ultimo su un contratto da 50 mila euro firmato con un’agenzia di promozione. Il rom si appresterebbe inoltre a diventare testimonial di una campagna contro la guida in stato di ebbrezza. (*)
(*) Nota: c’è un ragno che si chiama Latrodectus mactans, uno dei ragni più velenosi che esistano (http://it.wikipedia.org/wiki/Vedova_nera ).
Comunemente viene chiamato “Vedova nera”, perché una volta terminato l’accoppiamento, la femmina uccide il maschio.
Sembra che, nel regno dei ragni, qualcuno stia pensando di scritturare la Vedova nera per farla diventare testimonial di una campagna a favore dell’istituzione matrimoniale.
Lo slogan?
“Non fate come me”.


BRESCIAOGGI

LA CAMPAGNA. Distretto sociosanitario in campo contro le stragi del sabato sera: il progetto scatterà entro dicembre
Sfida all’ebbrezza killer
Allarme autisti ubriachi. Nel 2007, 68 patenti ritirate a Chiari e 72 a Rovato Da Coccaglio a Cazzago kit gratuiti ai giovani per misurare l’alcol nel sangue

Massimiliano Magli
Un kit per prevenire le stragi del sabato sera, uno strumento per responsabilizzare i giovani che saranno privati di ogni alibi nel caso fossero sorpresi a guidare in stato di ebrezza. Il progetto è stato lanciato dalla Conferenza dei sindaci del Distretto socio-sanitario 7, su iniziativa dell’assessore alle Politiche giovanili di Chiari Fabiano Navoni. Prevede la distribuzione di centinaia di etilometri nelle scuole e fuori dai locali pubblici.
APPROVATO DAL TAVOLO dei Comuni del distretto guidato dal sindaco di Rudiano Pietro Vavassori, il nuovo progetto diventerà operativo entro l’anno. «Si tratta di un’iniziativa che sentivo doverosa – spiega Navoni – per la carica che ricopro. Un etilometro monouso consente ai ragazzi di percepire il loro stato di lucidità e certamente non potranno che sentirsi più responsabili e meno incentivati all’uso dell’auto nel momento in cui dovessero riscontrare un parametro uguale o superiore a 0,5 grammi per litro». Il valore aggiunto dell’operazione sarà legato anche all’attendibilità della misurazione che, pur non avendo rilevanza legale, è certamente più precisa di molti apparecchi a pagamento all’uscita dei locali. A ispirare il progetto, oltre allo stillicidio di stragi nel Bresciano, è la recrudescenza di casi di patenti ritirate. Un numero su tutti: sono 68 gli automobilisti che nella prima metà del 2007 hanno perso la patente per guida in stato di ebbrezza. Un dato preoccupante, se si considera che si tratta soltanto dei residenti, cui vanno ad aggiungersi le centinaia di ritiri di tutto l’Ovest bresciano, operati dalle forze dell’ordine e poi trasmessi alle relative Polizie locali, che hanno l’incarico di seguire l’iter per la riconsegna della patente, previa la conclusione del processo penale. Sempre per il 2007 sono da aggiungere 72 conducenti di Rovato che, anche fuori dalla nostra provincia, si sono visti contestare lo stato di ebbrezza e ritirare la patente dalle forze dell’ordine.
Un’altra decina di ritiri – e anche questo è un numero che fa riflettere – è stata effettuata dalle polizie locali di Comezzano-Cizzago e Castelcovati, limitatamente a quei controlli (poche ore di servizio) per i quali è stata richiesta e ottenuta l’assistenza della polizia stradale. Facile immaginare cosa sarebbe accaduto se in tutti i controlli settimanali promossi dai due Comuni fosse stato disponibile l’etilometro, attualmente assente dai comandi di Comezzano e Castelcovati.

IL COMANDANTE DEI VIGILI di Chiari, che invece operano regolarmente con etilometro e rapiscan, giudica positivamente l’iniziativa: «Tutto ciò che può contribuire a ridurre le stragi del sabato sera va bene – spiega –. (*) L’impiego di questi pre-test, come si definiscono in gergo, non può che servire a responsabilizzare il giovane. L’efficienza degli apparecchi è assoluta, tanto che anche la Polizia stradale si è dotata di questi strumenti che consentono di accertare subito se sia il caso o meno di sottoporre il guidatore all’etilometro».
(*) Nota: probabilmente non sono in molti a pensarla come me, ma io resto convinto che campagne di prevenzione della guida in stato di ebbrezza centrate sulla distribuzione di etilometri non solo siano inutili, ma proprio dannose.

Trasmettono il messaggio che si può bere alcol prima di guidare, si può guidare dopo aver bevuto alcol. Basta stare sotto il limite di legge.
Lo considero un errore gravissimo, oltre che lo specchio che, nonostante le mille parole e dichiarazioni di intenti, manca la convinzione profonda, anche negli operatori e negli amministratori, che il messaggio giusto da lanciare è di non bere alcol prima di guidare.
Chi non beve non ha bisogno di un etilometro per saperlo, che beve vino, birra o alcolici prima di guidare sbaglia: questa è la cultura da promuovere.
Non è che, sotto sotto, chi promuove e organizza queste campagne, magari senza rendersene conto, sta difendendo anche una sua abitudine di guidare dopo avere bevuto?
Il salto culturale che si chiede è un passaggio difficile, e necessario, per TUTTI.

Alessandro Sbarbada


IL TIRRENO

Se bevi non puoi andare neanche in bici 
Ciclista ubriaco in sella: ora rischia il ritiro della patente dell’auto 
Le analisi hanno confermato: l’alcol nel sangue era tre volte il limite di legge. Codice applicato alla lettera 

di Sabrina Chiellini 
PONTEDERA. All’apparenza è un banale incidente, in una sera di pioggia. Un quarantenne in bicicletta lascia il luna park della città della Piaggio e viene urtato da una macchina, lungo la Tosco Romagnola, intorno alle 22. Finisce all’ospedale Lotti anche se non ha niente di grave. Il peggio per lui - ma ancora non lo sa - ha da venire: sta andando incontro a una denuncia per guida in stato di ebbrezza. D’altra parte i medici capiscono subito che il ciclista ha bevuto più del dovuto; la prova dell’alito è anche più sicura dell’etilometro in certe situazioni. Le successive analisi del sangue non lasciano spazio a dubbi. Il quarantenne ha nel sangue un tasso alcolemico tre volte superiore a quello consentito per legge.
Che fare? È pur sempre il conducente di un veicolo (sia pure di un velocipede) rimasto coinvolto in un incidente stradale. L’ospedale segue l’iter classico, consegna il referto agli agenti intervenuti per i rilievi nello scontro tra auto e bici.
La polizia, con gli atti in mano, ripensando bene alla dinamica e ricordando che l’automobilista non aveva potuto evitare il ciclista che andava in qua e là, deve avere soppesato bene il referto e quel dato sulle condizioni psicofisiche del conducente della bicicletta. Alla fine, dopo alcuni giorni di valutazioni, con tanto di codice stradale alla mano, gli agenti del commissariato hanno concluso che non c’era altro da fare. Bisognava informare l’autorità giudiziaria.
Incredibile, non ci si salva: sembra quasi una moda mettersi alla guida dopo una notte brava. Ma la legge non ammette deroghe. Gli unici che possono circolare tranquillamente per strada pur drogati o ubriachi sono i pedoni.
S.P., 40 anni, residente a Ponsacco, è quindi stato denunciato. Ovviamente non gli è stata ritirata la patente (che non serve per la bici...) e neppure rischia di perdere i classici dieci punti che scattano per questa violazione. Tuttavia non potrà sottrarsi alla comunicazione alla prefettura.
Quest’ultima, a sua volta, potrà sottoporlo a visita medica davanti alla commissione provinciale per vedere se ha ancora i requisiti psicofisici per guidare un veicolo.
Il quarantenne, come ha spiegato la polizia, non ha precedenti specifici: è la prima volta che viene trovato alla “guida” in condizioni alterate. E l’articolo 186 del codice della strada non fa particolari distinzioni rispetto ai mezzi (se bici, motocarri, auto o camion oppure carretti). Ma è molto chiaro sul punto in questione: è vietato guidare in stato di ebbrezza. La bicicletta, sempre stando al codice, è classificata come un veicolo. Applicando questa semplice equazione il ciclista è finito nei guai.
Non deve essere stata una decisione facile, quella degli agenti del commissariato, abituati a denunciare automobilisti, ma non i ciclisti alticci. Ma c’è sempre una prima volta! Del resto, la sera dell’incidente i poliziotti la ricordano bene: erano stati a lungo nel quartiere della stazione ferroviaria dove una ragazzina di 14 anni era stata aggredita da un giovane straniero che aveva cercato di violentarla. Poi erano passati alle incombenze dei rilievi stradali.
Routine con epilogo imprevisto. Quel ciclista che andava a zig-zag si è rivelato un uomo da primato. (*)
(*) Nota: un primato, forse, ma locale. In Italia di episodi simili ce ne sono stati già moltissimi.


CASERTASETTE.COM

CASERTA, LOTTA ALL’ALCOLISMO
PROTOCOLLO CON ITER DEL CAPOLUOGO

Consentire alle persone con problemi di alcolismo di usufruire di un sostegno psicoterapeutico gratuito. E’ l’obiettivo del protocollo d’intesa per la realizzazione di un progetto di contrasto al fenomeno dell’abuso di sostanze alcoliche, siglato tra l’assessora alle Politiche Sociali Adriana D’Amico ed il direttore dell’I.Te.R., Istituto di Terapia Relazionale di Caserta. L’I.Te.R. è una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia sistemico relazionale, riconosciuta dal M.I.U.R. . Il progetto prevede l’individuazione di venti utenti per anno da parte del referente comunale del programma S.o.S Alcolismo, congiuntamente agli operatori degli Alcolisti Anonimi e previa verifica tecnica dei terapeuti dell’I.Te.R.; gli utenti individuati potranno fruire di consulenza e psicoterapia individuale e familiare gratuita per problemi di alcolismo. (*) L’obiettivo finale è consentire alle persone affette da alcolismo cronico di integrare il proprio percorso di recupero con un sostegno psicoterapeutico realizzando un intervento congiunto, per un pieno recupero psico-sociale del paziente. “Con questo progetto – ha spiegato Adriana D’Amico – intendiamo dare seguito all’azione di contrasto all’abuso di sostanze alcoliche, intrapresa con la sottoscrizione di un primo protocollo d’intesa con l’Asl Ce1 e con il successivo coinvolgimento dell’associazione Alcolisti Anonimi. Ora si aggiunge il sostegno di una importante scuola di psicoterapia che offrirà il contributo dei suoi professionisti e non possiamo che esserne estremamente soddisfatti”.
(*) Nota: se la psicoterapia fosse efficace nel risolvere i “problemi di alcolismo”, questa sarebbe una bella notizia.


CORRIERE ADRIATICO

I titolari di discoteche raccolgono firme
“Alcol, un divieto-autogol”

ANCONA - Le discoteche proprio non ci stanno. Il divieto di alcol dalle due di notte, “è ritenuto una norma inefficace e contestata da tutti, pure dai clienti”. Per darne concreta dimostrazione, fanno sapere le associazioni di categoria Fipe-Silb, aderenti a Confcommercio, i gestori dei locali da ballo stanno raccogliendo le firme sia online, sia a livello cartaceo. “Non si tratta di mettere in discussione il principio di tutela della salute, su cui la categoria si era attivata già da anni - si legge in una nota -, ma di rendere palese il fatto che il divieto farà riversare le persone sulle strade dalle due di notte, con il rischio di peggiorare la situazione”. (*)
(*) Nota: se questa è la realtà, significa che i gestori delle discoteche si devono interrogare sul fatto che l’unico motivo che tiene i giovani dentro ai loro locali è il bere alcol. Bella tutela della salute!
Ad ogni modo, si è visto che, almeno per ora, questo contestatissimo, migliorabilissimo, provvedimento si sta dimostrando efficace nel ridurre la morte e la sofferenza sulle strade italiane.
Lo sarà ancora di più quando questo divieto verrà esteso a tutti i rivenditori di alcol e verrà fatto seriamente rispettare.


AGI.IT

VARESE - DENUNCIATI DUE BUTTAFUORI
RISSA FUORI DA UNA DISCOTECA, GRAVE UN RAGAZZO

Torna alla ribalta delle cronache la discoteca Nautilus di Cardano al Campo (Varese), troppo spesso al centro di gravi episodi di violenza come quello avvenuto attorno alle quattro di ieri notte quando due ragazzi sono stati picchiati a sangue, uno dei quali ridotto in condizioni decisamente gravi tanto che e’ ricoverato con prognosi riservata all’ospedale di Gallarate. Secondo quanto finora ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Gallarate, i due ragazzi sarebbero stati buttati fuori dalla discoteca perche’ piuttosto alticci e avrebbero infastidito il resto della clientela. Dopo essersi allontanati, sarebbero tornati piu’ tardi innescando una violenta lite con i buttafuori, probabilmente perche’ volevano rientrare non ritenendo giusto l’allontanamento. Fatto sta che sono volate botte da orbi e i due giovani sono finiti in ospedale. Pare che la scintilla sia stata la decisione di uno dei due di sedersi su un vaso di fiori. Per ora i carabinieri non hanno ancora potuto raccogliere la versione del piu’ grave, mentre i responsabili della discoteca declinano ogni responsabilita’ pur promettendo che se dovessero emergere colpe da parte degli addetti alla sicurezza saranno presi i dovuti provvedimenti. Per ora sono stati denunciati per lesioni gravissime due buttafuori. Molto spesso questa discoteca e’ al centro di gravi episodi con protagonisti i buttafuori: il piu’ grave di tutti risale alla notte del sette dicembre 2000, quando un pizzaiolo di Fermo, dopo aver visto come erano stati ridotti i suoi due figli, uno ancora minorenne, prese la pistola che teneva in pizzeria per difesa personale, ando’ alla discoteca e ammazzo’ due buttafuori, uno dei quali residente nel Comasco e piu’ volte processato (e condannato) per aver avuto troppo spesso il vizio di picchiare violentemente i ragazzi per un nonnulla. (AGI)


IL MESSAGGERO (Rieti)

Scontro, positivi al test alcolico entrambi gli automobilisti
Scontro tra due auto i cui conducenti sono stati trovati entrambi in stato di ebbrezza. Risultato: a entrambi è stata ritirata la patente. E’ accaduto l’altra notte in via Santa Lucia, a Fonte Nuova: un frontale tra una Opel condotta da F.V.D. ventitreenne di Guidonia e la Polo di C.G. un ventunenne di Fonte Nuova, con il quale era amico di Monterotondo, pure lui in preda ai fumi dell’alcol.
Secondo una prima ricostruzione sarebbe stata la Polo ad invadere la corsia opposta. Sull’asfalto non sono stati rinvenuti segni di frenata dai carabinieri del nucleo radiomobile di Monterotondo. L’impatto dunque è stato violento e ha causato gravi danni alle auto. I due conducenti sono stati trasportati all’ ospedale di Monterotondo dove sono stati medicati: sette giorni di guarigione per C.G. e cinque per F.V.D..
Entrambi sono risultati positivi al test etilomtrico. Il tasso alcolico riscontrato era di molto superiore alla norma. Oltre al ritiro della patente, a carico dei conducenti è stata inoltrata informativa alla procura della Repubblica presso il tribunale di Tivoli per guida in evidente stato di ebbrezza.

M.Iz.


IL GAZZETTINO (Treviso)

LA CURIOSITÀ 
Festa di classe in pullman per evitare di guidare ubriachi

Una festa di classe in pulmann per evitare, dopo i bagordi, pericolosi rientri in automobile. Ad organizzarla a Montebelluna la classe del 1977 che ha programmato l’avvenimento dei trent’anni per il prossimo 7 dicembre coinvolgendo non meno di 100 coscritti. Artefici di questa iniziativa tre personaggi locali, tutti e tre titolari di un bar, di una birreria e di una osteria a Montebelluna, Vanio, Moreno e Michele. "Abbiamo voluto - spiega Michele Santinon - titolare del bar Garibaldi in piazza J. Monnet organizzare una festa completa nel vero senso della parola. Tutti in pulmann appassionatamente pertanto, niente auto e quant’altro, per assicurarci una festa vera e propria senza pericoli. Non vogliamo assolutamente contribuire all’aumento di "croci" lungo le nostre strade. Abbiamo pertanto scelto questa soluzione che ci aiuterà ad evitare ulteriori tragedie nelle strade. L’idea è partita da un gruppo composto dai coscritti del 1977 Simone Battaglia, Dino Marini, Elena Sanvido, Monica Baseggo che subito si sono attivati per sensibilizzare tutti i nostri coscritti. Il successo è stato immediato a testimonianza che da parte dei giovani montebellunesi c’è una grande disponibilità nel rispondere a messaggi che le istituzioni inviano.
I nostri coscritti per evitare problemi saliti recentemente gli onori della cronaca anno pertanto deciso di accantonare i loro mezzi e salire su un pulmann anche se la trasferta non supera i 20 chilometri in quanto, dopo il tradizionale spritz all’osteria "Ae Cavaine" ci recheremo a Treviso in un noto locale. Potremo così divertirci al massimo senza avere poi il problema di ritornare a casa. Saremo più di 100 con una grande voglia di festeggiare nella massima sicurezza questo importante traguardo raggiunto". E ad imitare quelli del 1977, una settimana dopo saranno quelli del 1976.

Luciano Beltramini


LA SICILIA

SPERANZE RIDOTTE AL LUMICINO
Ha ingerito vino al metanolo
romena in coma irreversibile

Si procederà all’espianto degli organi, qualora dovesse andare, come prevedono i sanitari, in arresto cardiaco, della donna romena, in coma irreversibile per ingestione di metanolo, ricoverata in Rianimazione al "Civile" del capoluogo? Si sta tentando, da parte dei medici del reparto, tutta la trafila burocratica, a cominciare dal consenso del coniuge che però ha fatto perdere le sue tracce. E poi, dicono i medici, bisognerà accertare anche il tasso di guasti provocati dal metanolo sui singoli organi. «Purtroppo per la poveretta non c’è proprio nulla da fare - aggiungono i medici della Rianimazione -; si trova in uno stato cerebrale piatto, ovvero in coma irreversibile. Potrebbe andare in arresto cardiaco da un momento all’altro».
E da parte degli uomini del Commissariato di Ps si continua ad indagare per cercare di ricostruire le giornate di domenica e di lunedì della coppia romena occupata nelle campagne. Proprio domenica la donna, in occasione del suo compleanno (presenti alcuni connazionali), avrebbe alzato il gomito, bevendo birra e vino, con il rafforzamento di alcool denaturato che contiene, come si sa, del metanolo. Di tutto ciò sono state trovate tracce nella baracca da lei occupata. Il marito, non condividendo tale comportamento, l’avrebbe malmenata. Ma l’uomo, prima di rendersi irreperibile, ha negato ciò sostenendo che la moglie era stata aggredita da due rapinatori.
G. P.


CORRIERE ADRIATICO

Si era sentito male già due giorni fa mentre era a Roma per i lavori dell’Osservatorio sull’infanzia ma aveva deciso di tornare a Rimini
Don Benzi stroncato da un infarto
L’altra notte nella sua abitazione nella parrocchia della Resurrezione a Rimini,

RIMINI - “Io non ho fondato nulla, sono stati i poveri che spesso ci hanno rincorso e ci hanno impedito di addormentarci. Sono stati gli emarginati, le persone con problemi fisici e psichici che hanno dato vita alla Comunità Papa Giovanni XXIII: io e i miei collaboratori abbiamo solo messo a disposizione le nostre vite”. E’ sempre stato dalla parte degli “ultimi” don Oreste Benzi, il sacerdote romagnolo morto la scorsa notte a 82 anni nel suo alloggio, nella parrocchia della Resurrezione a Rimini, per un attacco cardiaco. Don Oreste si era sentito male già due giorni fa, mentre era a Roma per partecipare ai lavori dell’Osservatorio sull’ infanzia, ma aveva voluto fare comunque ritorno a Rimini per un incontro a Mercatino Conca con i giovani della Diocesi di San Marino-Montefeltro. Un medico gli aveva consigliato riposo, e proprio ieri mattina avrebbe dovuto fare alcuni controlli al cuore in ospedale. Invece, poco prima delle 2, un attacco lo ha stroncato. Il sacerdote che abita con lui, don Elio Piccari, ha subito chiamato il 118, ma inutilmente.
“E’ morto con il sorriso sulle labbra”, ha confidato chi gli è stato vicino fino all’ultimo. Il Vescovo, mons.Francesco Lambiasi, ha proclamato il lutto cittadino per lunedì, quando alle 10.30 saranno celebrati i funerali nel Duomo, ma già dalla tarda mattinata tante persone - molti i suoi “ultimi” - hanno voluto rendergli omaggio alla camera ardente, allestita in modo semplice, com’è sempre stata la sua vita, nella sua parrocchia.
Nato a San Clemente, nell’entroterra romagnolo, il 25 settembre 1925 da una famiglia di operai, settimo di nove figli, don Oreste ha insegnato a lungo nelle scuole riminesi, seguendo i giovani e dedicandosi poi sempre più agli emarginati. E’ del ’72 l’apertura della prima casa-famiglia a Coriano, poi la sua attività è cresciuta in maniera esponenziale, fino ai numeri di oggi ricordati sul suo sito: 200 case-famiglia, 6 case- preghiera, 7 case di fraternità, 14 coop sociali per l’ inserimento di persone svantaggiate, sei centri diurni per valorizzare chi ha gravi handicap, 32 comunità terapeutiche, la ’Capanna di Betlemmè per assistere i poveri. Un impegno che dall’Italia si è ramific

Lunedì, 05 Novembre 2007
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