IL MESSAGGERO (Rieti)
Alcol, le discoteche
non rispettano le regole Vendita vietata
oltre le due di notte: chiusi quattro locali. Ritirate numerose
patenti Riccardo Bartoli, responsabile della divisione della
polizia amministrativa e sociale della Questura di Viterbo, non ha dubbi. «Per quanto riguarda la vendita degli
alcolici nei locali notturni - sottolinea - c’è da evidenziare l’irresponsabilità
dei gestori che si sono dimostrati del tutto noncuranti delle nuove norme in
materia di somministrazione di bevande alcoliche dopo le 2 di notte». Ci va giù pesante il funzionario della Questura promettendo per il futuro controlli
continui ed efficaci. Ed intanto si fa il resoconto dell’attività svolta
nella nottata tra mercoledì e giovedì. Numeri
da brivido e non per colpa della festa di Halloween. Un consistente numero
di agenti e dirigenti della Questura - coadiuvati dalla polizia stradale -
hanno passato al setaccio i locali d’intrattenimento. Delle cinque
discoteche controllate ben quattro sono risultate contravvenire la normativa
sulla somministrazione di alcolici. Per tre è scattata la chiusura dell’esercizio per un
periodo che va dai 7 ai 30 giorni mentre per una quarta sono state rilevate
infrazioni ben più gravi che hanno comportato, oltre alla chiusura del locale,
anche la denuncia alla Procura della Repubblica. Per tutti, comunque,
sicuramente delle conseguenze fiscali. E non è andata meglio sulle strade dove le pattuglie della
polizia hanno controllato numerosi giovani. Un dato sconcertante arriva dalla
Questura: il 100 per 100 delle
persone sottoposte all’alcol-test sono risultate in stato di alterazione
psico-fisica. Ovviamente numerose le patenti ritirate. «Ma questo non può bastare - afferma il dirigente della
divisione di polizia amministrativa e sociale - a fermare le stragi del sabato
sera. L’irresponsabilità dei gestori
dei locali notturni appare grave, diffusa e incancrenita. Poi non ci possiamo
lamentare se ci sono tanti morti sulle strade».
YAHOO.COM
Raitre:
’’Telecamere’’ Roma, 3 nov. (Adnkronos) - Il ministro dell’Ambiente e leader dei Verdi, Alfonso Pecoraio Scanio e
l’esponente di Alleanza Nazionale, Gianni Alemanno, ministro dell’Agricoltura
nei governi Berlusconi, saranno i protagonisti della puntata di ’’TeleCamere’’,
in onda su Raitre domani alle 12.45 e alle 24.45, dedicata ai giovani e
l’alcool. I dati che saranno
ricordati nel corso del programma offrono una scenario inquietante. L’Europa
e’ la regione in cui si beve di piu’ al mondo: birra per il 44%, vino 34%,
liquori 23%. 23 milioni di europei sono dipendenti dall’alcol. Il 90% degli
studenti europei di 15-16 anni ha bevuto alcol almeno una volta nella vita. E
le statistiche parlano ogni anno di 195.000 decessi, 17.000 morti per incidenti
di auto, 27.000 morti accidentali, 2.000 omicidi, 10.000 suicidi, 200.000 casi
di depressione per fattori riconducibili all’alcol. In Italia, primo paese al mondo per esportazione di vino,
la tradizione del bere era legata al pasto e alla dieta mediterranea. Oggi
l’uso di alcol e’ separato dal pasto e cresce tra i quattordicenni e le ragazze
che bevono senza la percezione del rischio, nonostante l’alcol sia la prima
causa di morte dei giovani italiani fra i 15 e i 29 anni. Nel corso della puntata, oltre ai giovani presenti in una
discoteca, esporranno le loro richieste
i rappresentanti dei gestori delle discoteche (*), mentre alcuni servizi
filmati racconteranno la storia di un alcolista che e’ stato capace di uscire
da questa pericolosissima dipendenza e l’impegno delle forze dell’ordine per controllare,
in particolare nelle notti del sabato, i giovani all’uscita dalle discoteche. (*) Nota: strano che manchi l’Associazione Italiana dei
Sommelier… Che a parlare di alcol e giovani chiamino Pecoraro Scanio
e Alemanno, per dare poi voce ai gestori delle discoteche, è davvero
paradossale, si potrebbe dire scandaloso. I primi, in qualità di Ministri alle Politiche Agricole,
hanno fatto di tutto per promuovere i consumi di alcol in Italia, rivolgendo il
loro interesse particolare proprio ai giovani, in spregio a tutte le
indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sottoscritte anche dal
nostro paese. Per i secondi parla da solo l’articolo del MESSAGGERO di
Rieti messo oggi a inizio rassegna.
Più volte, in questa rassegna, abbiamo ripreso il comportamento vergognoso di
Alemanno, al Vinitaly 2005, quando offese e calpestò la memoria di tutte le
migliaia di vittime da “alcol passivo” in Italia, forse il momento più basso ed
indecente della lotta ai problemi alcol correlati nel nostro paese (http://www.aicat.net/associazione_europea_familiari_e_vittime_della_strada_10_aprile_2005.htm
, http://www.aicat.net/alcol,_salute_e_interessi_di_bottega.htm
, http://www.aicat.net/lettera_sia_in_risposta_al_ministro_alemanno_10_aprile_2005.htm
).
IL MESSAGGERO (Ancona)
Sempre più incidenti
per colpa dell’alcol Conducenti ubriachi
in tre schianti su cinque, oltre 2500 quelli in un anno di MARINA VERDENELLI Tre incidenti su cinque causati da autisti ubriachi. Abusi
alla base dei 2.500 scontri registrati nell’ultimo anno dal posto di polizia di
Torrette dove gli agenti prendono visione di quasi 52 mila referti all’anno per
12 ore di servizio, esclusi gli extra, tutti i giorni. Un lavoro certosino,
avviati quasi cinque anni fa, tra pratiche che vanno dagli infortuni sul posto
di lavoro (1.600 casi nell’ultimo anno) alle ferite da morsi di animali (67
casi). A questi dati vanno ad aggiungersi le violenze sessuali su donne e
maltrattamenti in famiglia riguardanti anche i minori (21 denunce sinora) e un
preoccupante aumento dei soggetti vittime di incidenti stradali per abuso di
alcol: su 2500 scontri registrati
nell’ultimo anno il 60% si è verificato per un ubriaco al volante. E
proprio il problema etilico ha portato all’avvio di una nuova procedura interna
tra i medici, il laboratorio analisi e le forze dell’ordine per attestare con
un margine di errore il più possibile vicino allo zero l’assunzione di sostante
stupefacenti e di alcolici nei pazienti vittime di incidenti stradali. Per dare
maggiore aiuto a medici, pazienti e utenti che quotidianamente gravitano a
Torrette, il posto di polizia ha esteso anche il suo orario d’ufficio dove ogni
giorno prendono servizio l’ispettore Vincenzo Talmi e il suo collaboratore
l’agente Davide Baffa Scannelli. Nuovi test - Ripetuti più volte, per verificare l’esatta
assunzione di alcol o di droghe. «Sono già in sperimentazione da qualche
settimana - spiega Stefano Polonara, primario del pronto soccorso dell’ospedale
di Torrette - e a breve diventeranno definitivi. Serviranno per una maggiore
tutela del cittadino. La novità consiste nella creazione di una vera catena di
custodia della provetta con i prelievi che daranno esiti con margini di errori
bassissimi e in tempi più rapidi». «Questo - aggiunge l’ispettore Talmi -
soprattutto in vista delle modifiche del codice della strada e
dell’inasprimento delle sanzioni. A volte può infatti succedere che dai
prelievi risultino tracce di morfina o altre droghe contenute in farmaci che la
persona utilizza come forma di cura. In questi casi non si può paragonare
l’individuo ai soggetti che assumono spontaneamente sostante stupefacenti. Onde
evitare ricorsi successivi e disagi per l’utente si cercherà cosi di fare test
più sicuri e veritieri». Nuovo orario - Nato per avvicinare il servizio
ai cittadini, il posto di polizia di Torrette, che fa capo alla sezione
Anticrimine della Questura, ha ampliato il suo servizio. «In alcuni giorni
della settimana - spiega Giuseppe Ranieri, dirigente della divisione
Anticrimine - arriva fino alla mezzanotte. Quattro ore in più rispetto al turno
normale che va dalle 8 alle 20 e tutto su base volontaria. In genere vengono
scelti i giorni del fine settimana o i periodi dove si riscontrano più esigenze
per i controlli. Qui il poliziotto non è
solo un uomo in divisa ma è anche colui che da un supporto psicologico ai
familiari che hanno perso un figlio in un incidente stradale e che li deve
sostenere quando li accompagna all’obitorio per il riconoscimento cadaverico».
L’ADIGE
Donna uccisa, colpa
dell’alcol La triste vicenda della donna barbaramente violentata e
uccisa lascia davvero l’amaro in bocca. Ma rischia di essere pericolosamente
strumentalizzata da destra e da sinistra. L’occasione è ghiotta per parlare di
comunitari ed extracomunitari generalizzando su ogni aspetto. La cosa che lascia perplesso è come mai non
si accenni (e comunque pochissimo) al fatto che ancora una volta l’alcol
determina danni enormi lasciandoci sempre e comunque convinti che possiamo
continuare a bere. La colpa secondo il nostro pensare è che si tratta di un
romeno, di una persona sgradita, di un baraccato, che forse avrebbe aggredito e
ucciso anche senza alcol in corpo. Ancora una volta ci difendiamo e difendiamo
il nostro bere al di sopra di ogni cosa. Ma vorrei chiarire meglio la cosa. Sono dell’idea che la persona che uccide o
determina lesioni al prossimo per guida o altro sia responsabile di ciò che ha
fatto dal momento che sa benissimo quali sono i rischi e i danni dovuti al
consumo di alcol. Senza scuse, se o ma a sua discolpa! Chi beve è responsabile. Che sia trentino o della Transilvania. Che
abiti una villa o una baracca di periferia. Poi si può , anzi si deve
discutere di regolamenti e leggi a riguardo dell’immigrazione ma considerando
l’alcol come parte integrante dei comportamenti umani a qualunque latitudine e
per qualunque razza , livello scolastico e stato sociale. E aggiungerei in
qualunque «dose» consumata. Mentre scrivo mi viene alla mente il caso
dell’autista del mezzo pubblico della TrentinoTrasporti che ha avuto
l’incidente qualche settimana fa…. Che ne è stato? Si sa qualcosa? Avrà ancora
la sua bella patente? Tanto per non coniugare sempre i consumi di alcolici con
giovani e discoteche. Franco Baldo , club delle famiglie con problemi di alcol
BRESCIAOGGI
IL CASO. La protesta
di un legale emiliano Costretta a tornare
benché minacciata La ragazza, che è
malata, è di nuovo in Marocco anche se i suoi le hanno giurato di ammazzarla BOLOGNA La questura conferma: l’espulsione è stata effettuata, il
29 ottobre. E questo nonostante la documentazione sanitaria, e una richiesta,
non accolta, di asilo politico. B.N., 24 anni, marocchina, era stata denunciata perché, in stato di ebbrezza, aveva dato in
escandescenze in un bar. La ragazza è malata, ed era terrorizzata alla
prospettiva di tornare in Marocco perché i familiari l’avevano minacciata di
morte. La giovane nordafricana, irregolare, è stata trattenuta al Cpt di
Bologna dal 22 ottobre. Secondo il garante bolognese dei diritti delle persone,
la ventiquattrenne ha problemi di etilismo cronico e
«disturbo borderline di personalità», e stava per essere ricoverata nella
struttura Villa Rosa, a Modena. Il ricovero - dice il garante, che è l’avvocato Desi Bruno
- sarebbe dovuto avvenire entro il 3 novembre. La legale aveva chiesto a
governo, prefetto e questore di attivarsi per verificare se la marocchina fosse
in condizioni di sicurezza nel Paese di origine.
L’ARENA di Verona
INVESTIMENTO VIA
MAMELI Le organizzazioni
sindacali difendono l’autista positivo all’alcol «Macché ubriaco, è
stata una leggerezza» di Alessandra
Vaccari Migliorano le condizioni
di Marta Bonfanti, la cinquantenne investita dall’autobus numero 31 in via
Mameli. La donna
è ricoverata in neurochirurgia. Ieri è stata sottoposta a un’ulteriore
tomografia assiale per verificare lo stato del versamento di sangue nella teca
cranica. Il resto del corpo non ha riportato lesioni, o fratture. «Mia moglie sta meglio, le sue condizioni non erano
critiche come sono state descritte», ha detto il marito Fausto Zanetti, «per quello che è successo è andata anche
bene. Marta stava andando in parrocchia e ha attraversato la strada, quando
l’autobus l’ha investita. Ma non si ricorda niente dell’incidente». Riguardo al fatto che l’autista sia risultato positivo
all’alcol test Zanetti non si sente di fare commenti: «Quello che so, l’ho
letto sul giornale, a me i vigili urbani non hanno detto alcunchè, quindi
ufficialmente non so niente». Sull’argomento invece è intervenuto Alberto Pallotti,
presidente dell’Associazione vittime della strada: «Il primo pensiero è stato per la signora, e siamo contenti che si stia
riprendendo. Quello che per noi resta inconcepibile è limite di tasso
alcolico per i conducenti di mezzi pubblici. Per loro deve essere 0, e
l’abbiamo ribadito con forza la settimana scorsa quando siamo stati ricevuti
dal ministro di Grazia e Giustizia, durante una manifestazione a Roma. E lui
stesso ha acconsentito, sottolineando che nel pacchetto che prevede
inasprimento di pene, terrà conto del nostro suggerimento. Coma fai a dire che
se uno ha 0.49 nel sangue non è ubriaco e se ha 0.50 invece lo è? Chi si
mette al volante, soprattutto per lavoro non deve bere. Non deve bere poco. Non
deve bere e basta». Dal canto suo, il direttore generale di Atv Luciano
Marchiori, ieri ha ribadito che la notizia dell’autista ebbro ha creato
allarmismo. Marchiori ha sottolineato che il parametro era davvero di poco
superiore a quello consentito, non per giustificare il conducente, per cui
verrà avviata un’indagine interna, ma per il fatto che nessuno per ora è in
grado di stabilire se vi sia nesso di causalità tra l’incidente e il tasso
alcolemico dell’autista. Chi invece difende a
spada tratta quest’ultimo sono i sindacalisti di tutte le sigle sindacali: «Il termine ubriaco usato negli
articoli è una forzatura che si poteva evitare», dicono, «si potevano usare termini
che oltre ad essere più realistici avrebbero avuto anche un impatto mediatico
meno forte. Questo non soltanto per rispetto a una categoria che adesso pagherà
le conseguenze di ogni piccolo errore, ma soprattutto nei confronti del
conducente coinvolto nel sinistro che già afflitto da un grave choc si è
trovato sbattuto in prima pagina come mostro da esibire. Il lavoratore», dicono i sindacalisti, «non è uno sprovveduto, è
semplicemente una persona che ha commesso una leggerezza e purtroppo si è trovato
al momento sbagliato nel posto sbagliato». (*) (*) Nota: la gran parte dei morti e dei feriti “da alcol
passivo” sulle strade, persone investite da conducenti ubriachi, sono vittime di “leggerezze”. Questo
non diminuisce il dolore provocato da questi eventi. Un sindacato che difende in questo modo un autista
colpevole di aver travolto una persona, conducendo un autobus pubblico in stato
di ebbrezza, offende tutti i lavoratori che fanno il loro dovere con coscienza
e responsabilità. Questa sottovalutazione del guidare dopo aver bevuto alcol
è vergognosa per chiunque, a maggior
ragione per un sindacato che si occupa di autotrasportatori pubblici. In certi casi si fa più bella figura a stare zitti.
IL GAZZETTINO (Vicenza)
QUESTA SERA SU RETE
4 Il sindaco in Tv
spiega il divieto di bere alcolici L’ordinanza
anti-alcol per le strade della città finisce sulla televisione nazionale. Nell’ambito di un servizio dedicato a Vicenza, il sindaco
Enrico Hllweck sarà ospite questa sera del rotocalco "Tempi moderni"
in onda su Rete 4. Il primo cittadino interverrà in merito all’ordinanza
comunale che vieta il consumo di sostanze alcoliche nelle aree pubbliche.
IL GAZZETTINO (Vicenza)
Oggi a Vicenza la
manifestazione organizzata da studenti e centri sociali contro l’ordinanza
anti-alcol. L’assessore alla
Sicurezza: «Guai se la Polizia non intervenisse» Spritz day, Comune e
Questura ai ferri corti Vicenza NOSTRO SERVIZIO Sale la polemica sullo spritz-day annunciato per oggi
pomeriggio davanti al Comune di Vicenza. «Se davvero la
Questura scegliesse la linea del non intervento, cosa che mi pare impossibile,
il Comune non firmerà più alcun protocollo sulla sicurezza, a meno che al suo
interno non si dica che la stessa Questura s’impegna a far rispettare la nostra
ordinanza». Sono le dure parole del vicesindaco e assessore alla sicurezza
di Vicenza, Valerio Sorrentino, alla
vigilia della protesta "alcolica" organizzata per oggi dal
Coordinamento Studentesco e da "Capannone Sociale" che si propone, con la distribuzione di
spritz e affini davanti ai cancelli del municipio, di violare pubblicamente
l’ordinanza no-alcol il 23 ottobre scorso dal sindaco Enrico Hullweck. Da
qui la presa di posizione di Sorrentino che, subito dopo l’annuncio
dell’iniziativa, è sceso in campo per chiedere un intervento della Questura per
far rispettare il provvedimento di divieto di consumo e detenzione di alcol
nelle zone pubbliche della città. La risposta? Si tratta di un’ordinanza
municipale, per il cui rispetto un qualsiasi primo cittadino non può esigere un
intervento di forza pubblica. Un sindaco può invece mettere in campo la propria
Polizia locale, per far sì che quella ordinanza del Comune sia applicata e
soprattutto, in un caso come questo, rispettata. Che tradotto significa: non
spetta alla Questura far rispettare l’ordinanza del sindaco. «Non credo sia
possibile che la linea della Questura sia questa - chiarisce subito Sorrentino
- Anche perché una posizione di questo tipo non avrebbe alcun fondamento
giuridico. Tanto che, a Firenze, la polizia di Stato è intervenuta per far
rispettare l’ordinanza comunale contro i lavavetri». E ancora. «Sul posto
saranno sicuramente presenti i nostri vigili ma, naturalmente, mi aspetto che
sia il funzionario della Questura in servizio ad intervenire qualora fosse
necessario».Intanto dalla questura nessun altolà per l’happy hour
anti-ordinanza. Ieri, uno degli organizzatori della manifestazione prevista per
questo pomeriggio, è stato convocato dai dirigenti della Digos per chiarire le
intenzioni che muovono i promotori della protesta, Capannone Sociale e
Coordinamento Studentesco. E dagli uffici della questura, dove gli
organizzatori si erano recati nei giorni scorsi per mettere al corrente
dell’iniziativa le autorità preposte, Teo Molin Fop è uscito con una
"buona notizia": nessuno stop alla manifestazione. «Non ci interessa creare problemi, ma dare
un segnale politico, sottolineare il valore simbolico dell’azione», è con
queste parole che Molin Fop ha spiegato che le ragioni e i modi del dissenso in
programma per oggi «non sono tali da scatenare problemi di ordine pubblico».
Dal canto suo, il rappresentante dei due movimenti che promuovono la protesta
era tranquillo: «Non mi aspettavo bloccassero la nostra iniziativa perchè dal
punto di vista dell’ordine pubblico non c’erano motivazioni perchè il presidio
venisse vietato. Volevano soltanto conoscere le nostre intenzioni» Tutto pronto
allora per questo pomeriggio: a partire
dalle 17.30 i manifestanti dovrebbero portare sotto la sede del Comune i loro
striscioni e volantini e offrire ai vicentini spritz e vin brulè, per
protestare contro la recente ordinanza che vieta il consumo di alcolici negli
spazi pubblici. Roberta Labruna Laura Pilastro
IL GAZZETTINO (Vicenza)
Alcolici vietati.
Già quattro multe da 50 euro, tutte a giovani vicentini. Rosini: «L’ordinanza
verrà fatta rispettare» Ha già fatto quattro "vittime" l’ordinanza del
sindaco sul divieto di detenzione e consumo di alcolici nell’intera città,
entrata in vigore lo scorso 23 ottobre. Quattro ragazzi vicentini cui è stata
comminata dalla Polizia Locale una sanzione amministrativa di 50 euro, oltre
alla sanzione accessoria del sequestro degli alcolici in possesso. «Il numero
di contravvenzioni può apparire modesto», commenta il comandante della Polizia
Locale Cristiano Rosini, «ma bisogna considerare che in questo periodo di
festività gli agenti sono impiegati nelle manifestazioni che si svolgono in
città, nei cimiteri e nelle attività di rito che ci competono. Dalla settimana
prossima i controlli saranno certamente intensificati, perché riteniamo
fondamentale applicare la disposizione del sindaco di Vicenza fino in fondo. Occorre intelligenza nell’applicare le
norme, ma non si può ignorarne l’esistenza, specie quando si tratta di
ordinanze che servono a migliorare le condizioni di vita urbane». Il
comandante Cristiano Rosini evidenzia che non ci sono difficoltà particolari
nel far rispettare il dispositivo del sindaco Enrico Hllweck: «L’ordinanza è chiara e va applicata con
puntualità. L’unica difficoltà può essere dettata dal fatto che gli agenti si
trovino di fronte a gruppi di persone che, non curanti delle norme di
convivenza civile, si mettono a bere nei luoghi pubblici infastidendo i
passanti. Con il tempo riusciremo, sempre più efficacemente, ad intervenire
anche in questi casi, per garantire i cittadini da fastidi e soprusi». Non
è la prima volta che la città del Palladio si fa promotrice di azioni volte a
dirimere questi atti. Ricordiamo, infatti, l’ordinanza sui Call Center, la
tanto vituperata ordinanza sui mendicanti poi adottata da numerose altre città
italiane, quella antibivacco in Campo Marzo e quella, più recente, sul divieto
di detenzione e consumo di alcolici ai Giardini Salvi. Sulla recente lettera del vicesindaco ed assessore alla
Sicurezza Valerio Sorrentino, con la quale chiedeva a Questore e Prefetto di
Vicenza un impegno concreto nel far rispettare l’ordinanza del sindaco, tema su
cui la questura dice di non essere competente, Rosini è chiaro: «Il Questore
avrà le sue buone ragioni, ma non si può non considerare che in altre città,
come ad esempio a Firenze, per l’ordinanza sui lavavetri, le autorità sul
territorio hanno agito in coordinamento per il bene della città». Matteo Crestani
IL GAZZETTINO
MULTE IN AGGUATO Protesta dei preti
irlandesi: no alcoltest dopo la messa Nella cattolica
Irlanda i preti sono sul piede di guerra contro i forti limiti che saranno
imposti alla quantità massima di alcol ammessa per chi guida: temono di ritrovarsi
multati e processati solo perché hanno bevuto il vino della messa. A causa
della crisi delle vocazioni c’è carenza di clero e molti preti celebrano
diverse messe ogni giorno, nelle campagne, spostandosi in auto da una chiesa
all’altra: calcolano che dopo solo tre messe, potrebbero non superare più la
«prova del palloncino». Il problema si pone perché molti preti si sentono in
dovere di finire il vino nel calice; altri sacerdoti, però, rilevano che
l’officiante non è tenuto a berlo tutto e può anche farsi aiutare dai fedeli.
TRENTINO
Alcolisti in
trattamento l’interclub a Pozza POZZA. Alcol una catena... spezziamola insieme.
E’ il tema dell’appuntamento di domani (alle 14.30 alle scuole medie) con
l’interclub zonale di Fiemme e Fassa, organizzato dal Club San Nicolò di Pozza
presieduto da Giovanni Cincelli. Si confronteranno e
condivideranno gioie e fatiche del cammino impegnativo per affrancarsi dalla
dipendenza i partecipanti ai 14 club alcolisti in trattamento delle due valli,
con il coinvolgimento diretto di un centinaio di famiglie. Così come vuole il collaudato metodo del compianto dottor Hudolin che
nel mutuo aiuto ha il fondamento (*). “Una catena invisibile che deve
essere spezzata - dicono gli animatori dei club (**) - per ricominciare a
vivere e ritornare padroni della propria vita. La strada è in salita e il
sostegno dell’associazione è imprescindibile per arginare lo sgretolamento dei
valori. Una nuova realtà, il club, fatta di persone con i tuoi stessi problemi
che la tua famiglia vive con te, che con esperienze condivise ti fa capire
soprattutto che non sei più solo. Il club ha un’anima, l’anima di chi è fiero
della nuova “famiglia” dove ha trovato valido aiuto per uscire dal tunnel”.
(c.g.) (*) Nota: beh, in verità – per la precisione - è stato
proprio il Professor Hudolin a escludere “aiuto” e “mutuo aiuto” dalla
terminologia dei Club e dell’approccio ecologico sociale. (**) Nota: ciascun componente del Club ne è “animatore”.
IL TIRRENO
Il tariffario del
pirata rom Il «perdono» in tv
costa 5 mila euro, un’intervista il doppio Così il killer dei
giovani di Appignano «pensa alla famiglia» ANCONA. Cinquemila
euro per «curare la figlia malata e pagare le spese del processo», diecimila
euro per un’intervista esclusiva, dal vivo. E’ il «prezzo del perdono» di Marco
Ahmetovic, il rom di 22 anni che il 23 aprile scorso, guidando ubriaco, ha
ucciso quattro ragazzi di Appignano del Tronto, falciandoli via con il suo
vecchio furgone. La trasmissione di
Rai Uno «La vita in diretta» ha mostrato ieri la trattativa telefonica,
intavolata per finta (il denaro non è mai stato promesso né corrisposto), da un
giornalista. All’altro capo del telefono, l’uomo che a San Benedetto del Tronto
ospita il rom agli arresti domiciliari, in un residence. Con il cronista della
«Vita in diretta», il mediatore puntualizza che né lui né il nomade, condannato
a sei anni e sei mesi per omicidio colposo plurimo, chiedono denaro in cambio
di riprese o interviste, ma che Ahmetovic deve pensare a sua figlia, e alla sua
vita. Una richiesta di perdono pura e semplice non avrebbe senso, «tanto per la
morte di quei ragazzi Appignano non lo perdonerà mai». L’interlocutore ammette
poi che una trattativa già avviata, per una somma doppia, 10 mila euro, è in
corso con un’altra trasmissione televisiva, che la settimana scorsa ha mandato
in onda alcune interviste ai familiari delle vittime. E che ora potrebbe dar
conto anche della versione di «questo povero ragazzo», il rom. La denuncia di
Rai Uno è destinata a scatenare nuove polemiche, così come l’annuncio che
Ahmetovic sta scrivendo un libro di memorie, e le indiscrezioni circolate da
ultimo su un contratto da 50 mila euro firmato con un’agenzia di promozione. Il rom si appresterebbe inoltre a diventare
testimonial di una campagna contro la guida in stato di ebbrezza. (*) (*) Nota: c’è un ragno che si chiama Latrodectus mactans,
uno dei ragni più velenosi che esistano (http://it.wikipedia.org/wiki/Vedova_nera
). Comunemente viene chiamato “Vedova nera”, perché una volta
terminato l’accoppiamento, la femmina uccide il maschio. Sembra che, nel regno dei ragni, qualcuno stia pensando di
scritturare la Vedova nera per farla diventare testimonial di una campagna a
favore dell’istituzione matrimoniale. Lo slogan? “Non fate come me”.
BRESCIAOGGI
LA CAMPAGNA.
Distretto sociosanitario in campo contro le stragi del sabato sera: il progetto
scatterà entro dicembre Sfida all’ebbrezza
killer Allarme autisti ubriachi.
Nel 2007, 68 patenti ritirate a Chiari e 72 a Rovato Da Coccaglio a Cazzago kit
gratuiti ai giovani per misurare l’alcol nel sangue Massimiliano Magli Un kit per prevenire
le stragi del sabato sera, uno strumento per responsabilizzare i giovani che
saranno privati di ogni alibi nel caso fossero sorpresi a guidare in stato di
ebrezza. Il
progetto è stato lanciato dalla Conferenza dei sindaci del Distretto
socio-sanitario 7, su iniziativa dell’assessore alle Politiche giovanili di
Chiari Fabiano Navoni. Prevede la
distribuzione di centinaia di etilometri nelle scuole e fuori dai locali
pubblici. APPROVATO DAL TAVOLO dei Comuni del distretto guidato
dal sindaco di Rudiano Pietro Vavassori, il nuovo progetto diventerà operativo
entro l’anno. «Si tratta di un’iniziativa che sentivo doverosa – spiega Navoni
– per la carica che ricopro. Un
etilometro monouso consente ai ragazzi di percepire il loro stato di lucidità e
certamente non potranno che sentirsi più responsabili e meno incentivati all’uso
dell’auto nel momento in cui dovessero riscontrare un parametro uguale o
superiore a 0,5 grammi per litro». Il valore aggiunto dell’operazione sarà
legato anche all’attendibilità della misurazione che, pur non avendo rilevanza
legale, è certamente più precisa di molti apparecchi a pagamento all’uscita dei
locali. A ispirare il progetto, oltre allo stillicidio di stragi nel Bresciano,
è la recrudescenza di casi di patenti ritirate. Un numero su tutti: sono 68 gli
automobilisti che nella prima metà del 2007 hanno perso la patente per guida in
stato di ebbrezza. Un dato preoccupante, se si considera che si tratta soltanto
dei residenti, cui vanno ad aggiungersi le centinaia di ritiri di tutto l’Ovest
bresciano, operati dalle forze dell’ordine e poi trasmessi alle relative
Polizie locali, che hanno l’incarico di seguire l’iter per la riconsegna della
patente, previa la conclusione del processo penale. Sempre per il 2007 sono da
aggiungere 72 conducenti di Rovato che, anche fuori dalla nostra provincia, si
sono visti contestare lo stato di ebbrezza e ritirare la patente dalle forze
dell’ordine. Un’altra decina di ritiri – e anche questo è un numero che
fa riflettere – è stata effettuata dalle polizie locali di Comezzano-Cizzago e
Castelcovati, limitatamente a quei controlli (poche ore di servizio) per i
quali è stata richiesta e ottenuta l’assistenza della polizia stradale. Facile
immaginare cosa sarebbe accaduto se in tutti i controlli settimanali promossi
dai due Comuni fosse stato disponibile l’etilometro, attualmente assente dai
comandi di Comezzano e Castelcovati. IL COMANDANTE DEI
VIGILI di Chiari,
che invece operano regolarmente con etilometro e rapiscan, giudica
positivamente l’iniziativa: «Tutto ciò
che può contribuire a ridurre le stragi del sabato sera va bene – spiega –.
(*) L’impiego di questi pre-test, come si definiscono in gergo, non può che
servire a responsabilizzare il giovane. L’efficienza degli apparecchi è
assoluta, tanto che anche la Polizia stradale si è dotata di questi strumenti
che consentono di accertare subito se sia il caso o meno di sottoporre il
guidatore all’etilometro». (*) Nota: probabilmente non sono in molti a pensarla come
me, ma io resto convinto che campagne di prevenzione della guida in stato di
ebbrezza centrate sulla distribuzione di etilometri non solo siano inutili, ma
proprio dannose. Trasmettono il
messaggio che si può bere alcol prima di guidare, si può guidare dopo aver
bevuto alcol. Basta
stare sotto il limite di legge. Lo considero un errore gravissimo, oltre che lo specchio
che, nonostante le mille parole e dichiarazioni di intenti, manca la
convinzione profonda, anche negli operatori e negli amministratori, che il
messaggio giusto da lanciare è di non
bere alcol prima di guidare. Chi non beve non ha bisogno di un etilometro per saperlo,
che beve vino, birra o alcolici prima di guidare sbaglia: questa è la cultura
da promuovere. Non è che, sotto sotto, chi promuove e organizza queste
campagne, magari senza rendersene conto, sta difendendo anche una sua abitudine
di guidare dopo avere bevuto? Il salto culturale che si chiede è un passaggio difficile,
e necessario, per TUTTI. Alessandro Sbarbada
IL TIRRENO
Se bevi non puoi
andare neanche in bici Ciclista ubriaco in
sella: ora rischia il ritiro della patente dell’auto Le analisi hanno
confermato: l’alcol nel sangue era tre volte il limite di legge. Codice
applicato alla lettera di Sabrina
Chiellini PONTEDERA. All’apparenza è un banale incidente, in una
sera di pioggia. Un quarantenne in bicicletta lascia il luna park della città
della Piaggio e viene urtato da una macchina, lungo la Tosco Romagnola, intorno
alle 22. Finisce all’ospedale Lotti anche se non ha niente di grave. Il peggio
per lui - ma ancora non lo sa - ha da venire: sta andando incontro a una
denuncia per guida in stato di ebbrezza. D’altra parte i medici capiscono
subito che il ciclista ha bevuto più del dovuto; la prova dell’alito è anche
più sicura dell’etilometro in certe situazioni. Le successive analisi del
sangue non lasciano spazio a dubbi. Il quarantenne ha nel sangue un tasso
alcolemico tre volte superiore a quello consentito per legge. Che fare? È pur sempre il conducente di un
veicolo (sia pure di un velocipede) rimasto coinvolto in un incidente stradale.
L’ospedale segue l’iter classico, consegna il referto agli agenti intervenuti
per i rilievi nello scontro tra auto e bici. La polizia, con gli
atti in mano, ripensando bene alla dinamica e ricordando che l’automobilista non aveva potuto evitare il ciclista che
andava in qua e là, deve avere soppesato bene il referto e quel dato sulle
condizioni psicofisiche del conducente della bicicletta. Alla fine, dopo alcuni
giorni di valutazioni, con tanto di codice stradale alla mano, gli agenti del
commissariato hanno concluso che non c’era altro da fare. Bisognava informare
l’autorità giudiziaria. Incredibile, non ci
si salva: sembra quasi una moda mettersi alla guida dopo una notte brava. Ma la
legge non ammette deroghe. Gli unici che possono circolare tranquillamente per
strada pur drogati o ubriachi sono i pedoni. S.P., 40 anni,
residente a Ponsacco, è quindi stato denunciato. Ovviamente non gli è stata
ritirata la patente (che non serve per la bici...) e neppure rischia di perdere
i classici dieci punti che scattano per questa violazione. Tuttavia non potrà
sottrarsi alla comunicazione alla prefettura. Quest’ultima, a sua
volta, potrà sottoporlo a visita medica davanti alla commissione provinciale
per vedere se ha ancora i requisiti psicofisici per guidare un veicolo. Il quarantenne,
come ha spiegato la polizia, non ha precedenti specifici: è la prima volta che
viene trovato alla “guida” in condizioni alterate. E l’articolo 186 del codice della strada non fa particolari distinzioni
rispetto ai mezzi (se bici, motocarri, auto o camion oppure carretti). Ma è
molto chiaro sul punto in questione: è vietato guidare in stato di ebbrezza.
La bicicletta, sempre stando al codice, è classificata come un veicolo.
Applicando questa semplice equazione il ciclista è finito nei guai. Non deve essere
stata una decisione facile, quella degli agenti del commissariato, abituati a
denunciare automobilisti, ma non i ciclisti alticci. Ma c’è sempre una prima
volta! Del resto, la sera dell’incidente i poliziotti la ricordano bene: erano
stati a lungo nel quartiere della stazione ferroviaria dove una ragazzina di 14
anni era stata aggredita da un giovane straniero che aveva cercato di
violentarla. Poi erano passati alle incombenze dei rilievi stradali. Routine con epilogo
imprevisto. Quel ciclista che andava a
zig-zag si è rivelato un uomo da primato. (*) (*) Nota: un primato, forse, ma locale. In Italia di
episodi simili ce ne sono stati già moltissimi.
CASERTASETTE.COM
CASERTA, LOTTA
ALL’ALCOLISMO PROTOCOLLO CON ITER
DEL CAPOLUOGO Consentire alle persone con problemi di alcolismo di
usufruire di un sostegno psicoterapeutico gratuito. E’ l’obiettivo del
protocollo d’intesa per la realizzazione di un progetto di contrasto al
fenomeno dell’abuso di sostanze alcoliche, siglato tra l’assessora alle
Politiche Sociali Adriana D’Amico ed il direttore dell’I.Te.R., Istituto di
Terapia Relazionale di Caserta. L’I.Te.R. è una Scuola di Specializzazione in
Psicoterapia sistemico relazionale, riconosciuta dal M.I.U.R. . Il progetto prevede l’individuazione di
venti utenti per anno da parte del referente comunale del programma S.o.S
Alcolismo, congiuntamente agli operatori degli Alcolisti Anonimi e previa
verifica tecnica dei terapeuti dell’I.Te.R.; gli utenti individuati potranno
fruire di consulenza e psicoterapia individuale e familiare gratuita per
problemi di alcolismo. (*) L’obiettivo finale è consentire alle persone
affette da alcolismo cronico di integrare il proprio percorso di recupero con
un sostegno psicoterapeutico realizzando un intervento congiunto, per un pieno
recupero psico-sociale del paziente. “Con questo progetto – ha spiegato Adriana
D’Amico – intendiamo dare seguito all’azione di contrasto all’abuso di sostanze
alcoliche, intrapresa con la sottoscrizione di un primo protocollo d’intesa con
l’Asl Ce1 e con il successivo coinvolgimento dell’associazione Alcolisti
Anonimi. Ora si aggiunge il sostegno di una importante scuola di psicoterapia
che offrirà il contributo dei suoi professionisti e non possiamo che esserne
estremamente soddisfatti”. (*) Nota: se la psicoterapia fosse efficace nel risolvere
i “problemi di alcolismo”, questa sarebbe una bella notizia.
CORRIERE ADRIATICO
I titolari di
discoteche raccolgono firme “Alcol, un
divieto-autogol” ANCONA - Le
discoteche proprio non ci stanno. Il divieto di alcol dalle due di notte, “è
ritenuto una norma inefficace e contestata da tutti, pure dai clienti”. Per
darne concreta dimostrazione, fanno sapere le associazioni di categoria
Fipe-Silb, aderenti a Confcommercio, i gestori dei locali da ballo stanno
raccogliendo le firme sia online, sia a livello cartaceo. “Non si tratta di
mettere in discussione il principio di tutela della salute, su cui la categoria
si era attivata già da anni - si legge in una nota -, ma di rendere palese il
fatto che il divieto farà riversare le persone sulle strade dalle due di notte,
con il rischio di peggiorare la situazione”. (*) (*) Nota: se questa è la realtà, significa che i gestori
delle discoteche si devono interrogare sul fatto che l’unico motivo che tiene i
giovani dentro ai loro locali è il bere alcol. Bella tutela della salute! Ad ogni modo, si è visto che, almeno per ora, questo
contestatissimo, migliorabilissimo, provvedimento si sta dimostrando efficace nel ridurre la morte e la sofferenza
sulle strade italiane. Lo sarà ancora di più quando questo divieto verrà esteso a
tutti i rivenditori di alcol e verrà fatto seriamente rispettare.
AGI.IT
VARESE - DENUNCIATI
DUE BUTTAFUORI RISSA FUORI DA UNA
DISCOTECA, GRAVE UN RAGAZZO Torna alla ribalta delle cronache la discoteca Nautilus di
Cardano al Campo (Varese), troppo spesso al centro di gravi episodi di violenza
come quello avvenuto attorno alle quattro di ieri notte quando due ragazzi sono stati picchiati a sangue,
uno dei quali ridotto in condizioni decisamente gravi tanto che e’
ricoverato con prognosi riservata all’ospedale di Gallarate. Secondo quanto
finora ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Gallarate, i due ragazzi sarebbero stati buttati fuori
dalla discoteca perche’ piuttosto alticci e avrebbero infastidito il resto
della clientela. Dopo essersi allontanati, sarebbero tornati piu’ tardi
innescando una violenta lite con i buttafuori, probabilmente perche’ volevano
rientrare non ritenendo giusto l’allontanamento. Fatto sta che sono volate
botte da orbi e i due giovani sono finiti in ospedale. Pare che la scintilla
sia stata la decisione di uno dei due di sedersi su un vaso di fiori. Per ora i
carabinieri non hanno ancora potuto raccogliere la versione del piu’ grave,
mentre i responsabili della discoteca declinano ogni responsabilita’ pur
promettendo che se dovessero emergere colpe da parte degli addetti alla
sicurezza saranno presi i dovuti provvedimenti. Per ora sono stati denunciati
per lesioni gravissime due buttafuori. Molto spesso questa discoteca e’ al
centro di gravi episodi con protagonisti i buttafuori: il piu’ grave di tutti
risale alla notte del sette dicembre 2000, quando
un pizzaiolo di Fermo, dopo aver visto come erano stati ridotti i suoi due
figli, uno ancora minorenne, prese la pistola che teneva in pizzeria per difesa
personale, ando’ alla discoteca e ammazzo’ due buttafuori, uno dei quali
residente nel Comasco e piu’ volte processato (e condannato) per aver avuto
troppo spesso il vizio di picchiare violentemente i ragazzi per un nonnulla.
(AGI)
IL MESSAGGERO (Rieti)
Scontro, positivi al
test alcolico entrambi gli automobilisti Scontro tra due auto i cui conducenti sono stati trovati
entrambi in stato di ebbrezza. Risultato: a entrambi è stata ritirata la
patente. E’ accaduto l’altra notte in via Santa Lucia, a Fonte Nuova: un
frontale tra una Opel condotta da F.V.D. ventitreenne di Guidonia e la Polo di
C.G. un ventunenne di Fonte Nuova, con il quale era amico di Monterotondo, pure
lui in preda ai fumi dell’alcol. Secondo una prima ricostruzione sarebbe stata la Polo ad invadere la corsia opposta. Sull’asfalto
non sono stati rinvenuti segni di frenata dai carabinieri del nucleo
radiomobile di Monterotondo. L’impatto dunque è stato violento e ha causato
gravi danni alle auto. I due conducenti sono stati trasportati all’ ospedale di
Monterotondo dove sono stati medicati: sette giorni di guarigione per C.G. e
cinque per F.V.D.. Entrambi sono risultati positivi al test etilomtrico. Il tasso alcolico riscontrato era di molto
superiore alla norma. Oltre al ritiro della patente, a carico dei
conducenti è stata inoltrata informativa alla procura della Repubblica presso
il tribunale di Tivoli per guida in evidente stato di ebbrezza. M.Iz.
IL GAZZETTINO (Treviso)
LA CURIOSITÀ Festa di classe in
pullman per evitare di guidare ubriachi Una festa di classe in pulmann per evitare, dopo i
bagordi, pericolosi rientri in automobile. Ad organizzarla a Montebelluna la
classe del 1977 che ha programmato l’avvenimento dei trent’anni per il prossimo
7 dicembre coinvolgendo non meno di 100 coscritti. Artefici di questa
iniziativa tre personaggi locali, tutti e tre titolari di un bar, di una
birreria e di una osteria a Montebelluna, Vanio, Moreno e Michele.
"Abbiamo voluto - spiega Michele Santinon - titolare del bar Garibaldi in
piazza J. Monnet organizzare una festa
completa nel vero senso della parola. Tutti in pulmann appassionatamente
pertanto, niente auto e quant’altro, per assicurarci una festa vera e propria
senza pericoli. Non vogliamo assolutamente contribuire all’aumento di
"croci" lungo le nostre strade. Abbiamo pertanto scelto questa
soluzione che ci aiuterà ad evitare ulteriori tragedie nelle strade. L’idea è
partita da un gruppo composto dai coscritti del 1977 Simone Battaglia, Dino
Marini, Elena Sanvido, Monica Baseggo che subito si sono attivati per
sensibilizzare tutti i nostri coscritti. Il successo è stato immediato a
testimonianza che da parte dei giovani montebellunesi c’è una grande
disponibilità nel rispondere a messaggi che le istituzioni inviano. I nostri coscritti per evitare problemi saliti
recentemente gli onori della cronaca anno pertanto deciso di accantonare i loro
mezzi e salire su un pulmann anche se la trasferta non supera i 20 chilometri
in quanto, dopo il tradizionale spritz all’osteria "Ae Cavaine" ci
recheremo a Treviso in un noto locale. Potremo
così divertirci al massimo senza avere poi il problema di ritornare a
casa. Saremo più di 100 con una grande voglia di festeggiare nella massima
sicurezza questo importante traguardo raggiunto". E ad imitare quelli del
1977, una settimana dopo saranno quelli del 1976. Luciano Beltramini
LA SICILIA
SPERANZE RIDOTTE AL
LUMICINO Ha ingerito vino al
metanolo romena in coma
irreversibile Si procederà all’espianto degli organi, qualora dovesse
andare, come prevedono i sanitari, in arresto cardiaco, della donna romena, in
coma irreversibile per ingestione di metanolo, ricoverata in Rianimazione al
"Civile" del capoluogo? Si sta tentando, da parte dei medici del reparto,
tutta la trafila burocratica, a cominciare dal consenso del coniuge che però ha
fatto perdere le sue tracce. E poi, dicono i medici, bisognerà accertare anche
il tasso di guasti provocati dal metanolo sui singoli organi. «Purtroppo per la
poveretta non c’è proprio nulla da fare - aggiungono i medici della
Rianimazione -; si trova in uno stato cerebrale piatto, ovvero in coma
irreversibile. Potrebbe andare in arresto cardiaco da un momento all’altro». E da parte degli uomini del Commissariato di Ps si
continua ad indagare per cercare di ricostruire le giornate di domenica e di
lunedì della coppia romena occupata nelle campagne. Proprio domenica la donna,
in occasione del suo compleanno (presenti alcuni connazionali), avrebbe alzato il gomito, bevendo birra e
vino, con il rafforzamento di alcool denaturato che contiene, come si sa, del
metanolo. Di tutto ciò sono state trovate tracce nella baracca da lei
occupata. Il marito, non condividendo
tale comportamento, l’avrebbe malmenata. Ma l’uomo, prima di rendersi irreperibile,
ha negato ciò sostenendo che la moglie era stata aggredita da due rapinatori. G. P.
CORRIERE ADRIATICO
Si era sentito male
già due giorni fa mentre era a Roma per i lavori dell’Osservatorio
sull’infanzia ma aveva deciso di tornare a Rimini Don Benzi stroncato
da un infarto L’altra notte nella
sua abitazione nella parrocchia della Resurrezione a Rimini, RIMINI - “Io non ho
fondato nulla, sono stati i poveri che spesso ci hanno rincorso e ci hanno
impedito di addormentarci. Sono stati gli emarginati, le persone con problemi
fisici e psichici che hanno dato vita alla Comunità Papa Giovanni XXIII: io e i
miei collaboratori abbiamo solo messo a disposizione le nostre vite”. E’
sempre stato dalla parte degli “ultimi” don Oreste Benzi, il sacerdote romagnolo
morto la scorsa notte a 82 anni nel suo alloggio, nella parrocchia della
Resurrezione a Rimini, per un attacco cardiaco. Don Oreste si era sentito male
già due giorni fa, mentre era a Roma per partecipare ai lavori
dell’Osservatorio sull’ infanzia, ma aveva voluto fare comunque ritorno a
Rimini per un incontro a Mercatino Conca con i giovani della Diocesi di San
Marino-Montefeltro. Un medico gli aveva consigliato riposo, e proprio ieri
mattina avrebbe dovuto fare alcuni controlli al cuore in ospedale. Invece, poco
prima delle 2, un attacco lo ha stroncato. Il sacerdote che abita con lui, don
Elio Piccari, ha subito chiamato il 118, ma inutilmente. “E’ morto con il sorriso sulle labbra”, ha confidato chi
gli è stato vicino fino all’ultimo. Il Vescovo, mons.Francesco Lambiasi, ha
proclamato il lutto cittadino per lunedì, quando alle 10.30 saranno celebrati i
funerali nel Duomo, ma già dalla tarda mattinata tante persone - molti i suoi
“ultimi” - hanno voluto rendergli omaggio alla camera ardente, allestita in
modo semplice, com’è sempre stata la sua vita, nella sua parrocchia. Nato a San Clemente, nell’entroterra romagnolo, il 25
settembre 1925 da una famiglia di operai, settimo di nove figli, don Oreste ha
insegnato a lungo nelle scuole riminesi, seguendo i giovani e dedicandosi poi
sempre più agli emarginati. E’ del ’72 l’apertura della prima casa-famiglia a
Coriano, poi la sua attività è cresciuta in maniera esponenziale, fino ai
numeri di oggi ricordati sul suo sito: 200 case-famiglia, 6 case- preghiera, 7
case di fraternità, 14 coop sociali per l’ inserimento di persone svantaggiate,
sei centri diurni per valorizzare chi ha gravi handicap, 32 comunità
terapeutiche, la ’Capanna di Betlemmè per assistere i poveri. Un impegno che
dall’Italia si è ramific
Lunedì, 05 Novembre 2007
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